Liào Yìwŭ 廖 亦 武 , nato nel 1958 a Yántíng 盐 亭nel Sìchuān 四 川 , dedicò agli avvenimenti di piazza Tiānānmén un lungo poema intitolato ”Il Grande Massacro” 大 屠 杀 (“dà túshā”), gesto che gli costò quattro anni di carcere.
Il Grande Massacro
Parte Prima
Piangi! Piangi! Piangi! Piangi! Piangi !
Tu, uomo di questi tempi che solo spazzano via chi piange,
uomo di questi tempi che solo esaltano chi si pone al di fuori del genere umano,
uomo di questi tempi che solo osano opprimere chi segue la corrente della storia!
Piangi! Piangi! Piangi! Piangi! Piangi!
Su! Dai!
Piangi, piangi, piangi,piangi, piangi, piangi, piangi, piangi!
Tu , uomo di questo secolo che solo sa disprezzare la propria madre, odiare il proprio sangue, maledire la propria discendenza, incrudelire sui propri amici.
Tu,che sei una merda! Tu, l’intellettuale! Tu, il contadino!
Piangi, piangi, piangi!
Tu, mito infranto! Tu, bestione selvaggio lacerato in milioni di pezzi.
Alla fine dovrai morire, soffocato dalle tue stesse lacrime.
Hai sbagliato in questo tuo non appartenere alla tua epoca.
Il tuo solo nascere è stato un perfetto errore.
Spalanca gli occhi lacrimosi e il terzo occhio che hai sulla schiena per guardarti ben bene intorno.
Il pesce non vola sui bordi delle nuvole,
la barca non segue le picchiate sul dorso degli uccelli,
la roccia non ama il canto, ma è silenziosa,
gli uomini non si ubriacano fino a morirne,
ma muoiono ebbri di spada, facendo promesse,
la bellezza di una donna ti fa risorgere e morire.
Tu sei solo capace di ricordare, di fantasticare, anzi, di emaciarti nella memoria e nel sogno.
Tu sai solo incollarti come un parassita ad una nazione, ad una famiglia, ad una patria, ad una madre, ad un posto di lavoro, ad un’idea, ad un biglietto del tram, e nella sorte della vita futura non potrai scegliere altro che un gigantesco romanzo realista.
Epoca, luogo, personaggi, motivazioni, passioni e banalità, tutto curato nei minimi dettagli e ben pianificato.
Addio sogni! Addio sogni! Addio sogni!
Questi figli di cagna mescolano di notte le loro insonnie per mettere in scena le loro trame.
Sei forse Xiàng Yŭ? Sei forse Qū Yuán?
Ti sei forse, dopo aver sperimentato cento vite e mille metamorfosi, reincarnato da eroe nel mondo degli uomini?
Peccato!
La capitale non sa chi tu sia.
Lo studente che protesta facendo lo sciopero della fame non ti conosce.
Non ti conoscono né la città in stato d’assedio né i soldati che la pattugliano.
Non ti conosce neppure la donna che ieri è stata con te.
Tu che esci deciso di casa e poi fai bene attenzione a non metterti nei pasticci.
Ma guarda! Non ti conosci nemmeno tu.
Enormi ratti s’inseguono e si mordono l’un l’altro.
Tu ti ritrovi sulla piazza Tiān Ān Mén e ora vuoi sapere chi sei.
Prendi per il bavero un passante e gli chiedi di dirti se sei Xiàng Yŭ, se sei Qū Yuán.
Hai cambiato testa? Pretendi di essere una scorreggia di Liào Yìwŭ?
Domani potresti ruzzolare verso il paese di Chŭ.
Dopo la terza grande guerra mondiale tu sarai qualcuno nella pacifica Chŭ.
Porti sulla schiena un’arma che uccide senza motivo.
Tu afferri te stesso in questa profonda, perpetua disgrazia.
Ogni palo della luce incollato alla capitale cerca ispirazione.
Tu affondi e marcisci nella corruzione della borghesia.
Fermi per strada un agente di polizia e lo preghi di dirti se sei diventato Qū Yuán, se sei diventato Xiàng Yŭ.
Sei diventato responsabile?
Dante, Bach, Van Gogh, Beethoven, Mozart.
Hai percorso le case da gioco dei cinque continenti e hai afferrato i loro criminali?
Dimmi! Tutti questi sono pseudonimi. I miei attuali pseudonimi sono il dollaro, la sterlina, il franco, il marco e il rublo.
Indagare e rimuovere, spiare e rimuovere, arrivare alla banca, alla borsa, al bordello, al palazzo imperiale, ad altre ville private, 33 gironi infernali.
Vorresti liberarti di coloro che ti rubano a te stesso!
Piangi! Piangi! Piangi, piangi, piangi!
Questa non è la tua epoca!
Riunire il suono dei tuoi pianti non ti appartiene. Sarebbe mettere una taglia su te stesso.
Un primo tu, un secondo, un terzo, un quarto, un quinto...
Un sesto che segue la sua separazione da te. Piangi!
Parte Seconda
(La Parte Seconda, è molto più lunga e, a mio avviso, assai meno significativa. Mi riservo, eventualmente, di aggiungerla in seguito)
Parte Terza
Ed un altro massacro comincia proprio nel cuore del Paese di Utopia.
Quando il Primo Ministro prende freddo, il popolo deve tossire.
Come tante altre volte, viene imposto lo stato d’assedio.
La burocrazia di uno Stato decrepito e sdentato infierisce su coloro che osano resistere alla malattia.
A migliaia cadono i dimostranti disarmati.
I professionisti dell’assassinio, rivestiti d’armature d’acciaio, nuotano in un mare di sangue, appiccano il fuoco a finestre e porte sprangate, puliscono i loro stivali di cuoio d’ordinanza strofinandoli sulle gonne delle ragazze uccise.
Non hanno fremiti.
Questi automi privi di sentimenti umani non hanno fremiti.
I loro cervelli sono programmati a fare una sola cosa, si muovono sulla base di un solo documento ufficiale che fa acqua da tutte le parti.:
“Invochiamo la Patria per massacrare la Costituzione.
Invochiamo la Costituzione per massacrare la Giustizia.
Invochiamo le madri per soffocare i figli.
Invochiamo i figli per sodomizzare i padri.
Invochiamo le mogli per ammazzare i mariti.
Invochiamo i cittadini per bombardare la città.”
Aprite il fuoco! Aprite il fuoco!
Sparate ai vecchi,alle donne e ai bambini!
Sparate agli studenti, agli operai, agli insegnanti, ai venditori ambulanti.!
Falciateli! Fateli fuori!
Mirate a quei volti arrabbiati, a quei volti sorpresi,a quei volti convulsi. Sparate anche ai volti sorridenti, ai volti disperati, ai volti sereni e rilassati.
Fuoco a volontà!
Quanto son belli questi volti che vengono avanti di slancio come le onde di un lago e che, fra un attimo , non esisteranno più!
Quanto son belli questi volti che, fra un istante, vedranno il paradiso e l’inferno.
Che bellezza!
Come è bello prendere un uomo e trasformarlo in una bestia.
Come è bello indurre la gente a far violenza, a diffamare, a opprimere, a sporcarsi.
Basta con la bellezza!
Basta con i fiori, e con i boschi, e con le università, e con l’amore, e con le chitarre, e con l’eccesso d’aria pura.
Via queste fantasie balorde!
Sparate! Sparate!
Che sensazione di benessere!
È come farsi una canna, andar bene di corpo, fottersi, in caserma, una donna piangente.
Sparate! Sparate! Sparate!
Come ci si sente bene!
Spaccate le teste! Bruciate loro la pelle del cranio! Fatene schizzar fuori il cervello! Fatene uscire l’anima!
Spiaccicateli sui ponti, sulle torri,sulle ringhiere!
Spargeteli sui grandi viali!
Lanciateli verso il cielo per trasformarli in stelle! Stelle che fuggono correndo su due lunghe gambe umane.
Cielo e terra sono capovolti.
Tutti indossano copricapi rilucenti, elmi brillanti.
Una schiera di soldati venuti dalla luna si lancia al massacro.
Fuoco! Fuoco! Fuoco a volontà!
Che bellezza! Uomini e stelle cadono insieme, fuggono insieme.Non è possibile separarli.
Inseguiteli fin sulle nuvole! Cacciateli in ogni anfratto del terreno e in ogni piega della loro pelle finché non li avrete distrutti!
Fate ancora un buco nelle loro anime.
Fate ancora un buco nelle stelle.
Anime che portano camicie vermiglie.
Anime che portano cinture bianche.
Anime che indossano le scarpe da ginnastica per fare gli esercizi trasmessi dalla radio.
Dove potete scappare?
Vi tireremo fuori anche se vi sarete nascosti nel fango.
Vi tireremo fuori dalla vostra stessa pelle.
Vi tireremo giù dall’aria e su dall’acqua.
Fuoco! Fuoco! Fuoco a volontà!
Che sensazione di benessere!
Un massacro nei tre mondi.
Si massacra sulle ali degli uccelli, nelle viscere dei pesci, tra i microscopici granelli di polvere.
Si massacra sulla base di innumerevoli orologi biologici.
Salta! Urla! Vola! Corri!
Non riuscirai ad aprirti un cammino oltre il muro di fuoco, non riuscirai a nuotare nella palude di sangue.
Che sensazione di benessere!
Quanto è bella la libertà e quanto si gode a soffocarla!
Il potere trionfa sempre. Eternamente. Di generazione in generazione.
Ma anche la libertà rinasce dalle sue ceneri. Di generazione in generazione, come il tenue chiarore che precede l’alba.
No. Non c’è alcun chiarore.
Non può esserci alcuna luce nel cuore del Paese di Utopia.
I nostri cuori sono neri come la pece.
Neri e arroventati come un forno crematorio.
Un esile traccia di corpi svaniti.
Ma noi continueremo ad esistere.
E continuerà ad esistere il governo che ci domina.
Il giorno è passato presto.
Come ci si sente bene! Si sta veramente bene!
I massacratori stanno ancora esultando.
I bambini! Il corpo dei bambini è ormai divenuto freddo per sempre, le loro mani stringono le pietre del selciato.
Andiamo a casa!
Le fanciulle hanno le labbra livide.
Andiamo a casa!
I corpi dei nostri fratelli e delle nostre sorelle giacciono sparsi sul terreno.
Andiamo a casa!.
Ce ne andiamo senza far rumore, senza fermarci. Nell’allontanarci, camminiamo senza toccar terra.
Sempre dritto! Ci sarà pure un posto dove si possa riposare in pace. Ci sarà pure un posto dove non si senta il crepitare della mitraglia.
Come vorremmo poterci nascondere sotto un filo d’erba, sotto una foglia.
Zietto, zietta, nonnino, nonnina, papà, mamma, quanto manca per arrivare a casa?
Non abbiamo nessuna casa.
Lo sanno tutti che i Cinesi non hanno una casa.
La casa è una dolce speranza. Lasciateci morire cullati da questa speranza.
Sparate, forza, sparate! Fateci morire nella libertà, nella giustizia, nell’uguaglianza, nell’amore, nella pace, in tutti questi sogni confusi. Trasformateci nei nostri sogni. Piazzatevi all’orizzonte e attirate verso la morte quanti più uomini potete.
Ha cominciato a piovere. Non so se sia pioggia o fiocchi di cenere.
Corri, mamma!
Corri, figlio!
Corri, fratello grande!
Corri, fratellino!
Disgraziato! L’unica cosa che potremo fare sarà morire insieme, come fratelli.
Gli assassini non conoscono riposo!
Assassino, assassino misericordioso, tu che hai il cuore tenero,
risparmia queste donne e questi bambini,
risparmia, ti prego, queste donne e questi bambini.
Consenti ai Cinesi di lasciare un seme, soltanto un seme!
Te ne imploro umilmente, o assassino!
Non sarai mica indeciso?
Sta per sorgere un altro giorno d’orrore.
Spara! Spara! Spara!
Come ci si sente bene! Oh, come ci si sente bene!
Parte Quarta
Piangi! Piangi! Piangi! Dai, piangi! Su, piangi, piangi, piangi, piangi, piangi, piangi, piangi!
Mentre non sei ancora stato completamente circondato, senza più vie di scampo.
mentre ti rimane ancora un briciolo di forza per succhiare il latte dai seni,
dai, piangi! Piangi! Piangi!.
Lascia che il suono del tuo pianto si allontani da te, fa’ che si trasformi in onda radio, in segnale televisivo, in messaggio radar, per dare ripetutamente testimonianza del massacro.
Lascia che il suono del tuo pianto si allontani da te, fa’ che si fonda nella vegetazione, negli antozoi e nei microrganismi, per poi sbocciare in file di candidi fiori, per manifestare, anno dopo anno, il lutto dei defunti , per farsi esso stesso lamento funebre.
Lascia che il suono del tuo pianto sia alterato e distorto dal tumulto di una guerra santa.
I macellai arrivano dall’est e dall’ovest, dal nord e dal sud.
I loro elmetti di metallo mandano barbagli di luce.
Cantano in coro: “Il sole sorge in oriente, il sole sorge in occidente, il sole sorge nel settentrione, il sole sorge nel meridione...”
Estate intensa, riempita dell’odore di decomposizione.
Uomini e fantasmi cantano in coro:
“Tu non arriverai in oriente né in occidente, non giungerai al settentrione né al meridione”.
Stiamo in mezzo ad una luce abbagliante, ma siamo tutti ciechi.
Stiamo in mezzo ad un grande viale, ma nessuno di noi sa camminare.
Stiamo in mezzo al vocio, ma siamo tutti muti.
Soffriamo la sete, ma rifiutiamo tutti di bere.
Siamo uomini che non capiscono i tempi in cui vivono,
uomini che sentono dappertutto i canti di Chŭ,
uomini che scagliano frecce per uccidere il sole.
Tu non sai far altro che piangere. Stai ancora piangendo. Tu piangi, piangi, piangi, piangi,piangi, piangi, piangi!
Piangi,piangi! Piangi!
Tu sei avvilito a morte, rinsecchito a morte dal sole, arso in tutto il tuo corpo! Eppure piangi.
Sali sul palcoscenico a recitare una farsa, vieni trascinato nelle strade come oggetto di ludibrio, e piangi.
Gli occhi ti scoppiano, bruciano la folla degli spettatori , e tu piangi.
Tu poni una taglia su te stesso, ti spii da solo, ti denunci da solo.
Ammetti di aver sbagliato, di non aver compiuto in questa breve esistenza altro che errori, e piangi.
Ti pestano bene bene, come si pesta una cotoletta, e tu piangi.
Poi fanno di te carne macinata e tu piangi.
Un cane lecca la carne macinata e tu finisci, piangendo, nella pancia del cane.
Piangi! Piangi! Piangi pure!
In questo massacro senza precedenti nella storia, i figli di cagna saranno gli unici che riusciranno in qualche modo a sopravvivere.