I Diari del Padre Matteo Ricci S.J. (1552-1610), primo missionario occidentale nel Celeste Impero, scritti in italiano, vennero ritrovati nel suo studio a Pechino dopo la sua morte e furono tradotti in latino dal Padre Nicolas Trigaut S.J., che li pubblicò nel 1615 ad Augusta (Augsburg) sotto il titolo "De Christiana expeditione ad Sinas suscepta ab Societate Jesus". Con la pubblicazione di questi diari furono diffuse per la prima volta in tutta l'Europa informazioni precise e corrette sulla Cina. Curiosamente, il manoscritto originale, in italiano, fu pubblicato soltanto all'inizio del XX° secolo dal Padre Pietro Tacchi Venturi S.J. sotto il titolo "Commentarj della Cina", come parte del libro "Opere storiche del Padre Matteo Ricci S.J.", 2 vol., Macerata, 1911 e 1913.
Ne riporto, qui di seguito, parte del secondo capitolo. La lingua è l’italiano del Seicento, che oggi appare un po’curioso, ma che è ancora di facile comprensione.
Capitolo II
Del nome, grandezza e sito della Cina
Questo ultimo regno orientale venne a notitia de’ nostri europei sotto diversi nomi.
Il più antico del tempo di Tolomeo fu di Sina. (1) Di poi, nel tempo di Tamorlano, come di poi chiaramente si vedrà, ci fu data notitia di essa da Marco Polo con nome di Cataio. (2)
Ma il più celebre di questi tempi è questo di Cina, divulgato da’ Portoghesi, che per lunghi e pericolosi viaggi per mare arrivorno ad essa e mercanteggiano nella sua parte più a mezzogiorno, nella provincia di Quantone, se bene i nostri Italiani et altre nationi pensino chiamarsi China (3), ingannati dalla pronunciatione e scrittura spagnuola, che non segue nel loro vulgare, in alcune lettere, la pronunciatione latina. Et è cosa degna da notare che tutti questi nomi forno apportati ai nostri con aggiuntione di grande, poscia che sogliono chiamarla Magna Sina, e Marco Polo la chiama il Gran Cataio e gli Spagnuoli la Gran Cina, da dove si vede l’essergli debita e connaturale la sua magnificentia e grandeza del suo nome.
Non v’è anco dubio d’esser questa terra il regno degli Hyppofagi (4) perché in tutta essa sino ai nostri tempi si mangia carne di cavalli come tra noi la vaccina.
E l’istessa anco è la Serica, poiché in nessuna di queste terre al ponente (5) vi è seta se non in essa, e questa in grandissima abondanza, tanto che non solo la vestono grandi e piccoli, poveri e ricchi, ma anche ne mandano molta a tutte le parti circonvicine, et i Portoghesi la miglior mercanzia di che caricano le sue navi, o per il Giappone o per l’India, è di seta e di pezze di seta. L’istesso avviene agli Spagnuoli che stanno nelle Filippine caricando le sue navi per la Nova Spagna. (6) E ritruovo nei suoi libri l’arte della seta 1636 anni (7) inanzi alla venuta di Christo benedetto al mondo, e pare che questa arte da questo regno si sparse al restante dell’Asia e a tutta l’Europa et Africa. Là onde non è meraviglia esser detta e tenuta per grande, giaché vediamo quattro o cinque regni al presente come uniti già in uno.
Quello che a me mi fece più meravigliare fu il sapere che tutti questi nomi sono alla stessa Cina incogniti et inauditi, e non sanno l’esser chiamati così, né la causa di tali nomi a loro imposti, avendone mutati molti e stando anco esposta ad altre mutanze.
La causa è per il loro antichissimo costume che, quando il regno si muta d’una famiglia in altra, si muta anche il nome del regno a voglia del primo Re, il quale ordinariamente elegge qualche bello e grave nome.
E così fu chiamata Than (8), che vuol dire Largo senza termine, Yu che vuol dire riposo, Hia che vuol dire grande, Sciam che vuol dire ornato, Ceu che vuol dire Perfetto, Han che vuol dire la via lactea nel Cielo con altri molti. E dall’anno del Signore 1236, (9) che regna la famiglia Ciu (10), si chiama Min che vuol dire chiarità e, per durare anche adesso in questa famiglia, gli aggiungono una sillaba Ta, che vuol dire grande, e si chiama Ta min, cioè grande chiarezza.
I popoli vicini puochi sono che sappino queste mutanze, e così la chiamano anco con varij nomi e penso che ciascheduno con il primo di cui hebbero notitia. I Cocincinesi, i Siami, di dove imparorno i Portoghesi, la chiamano Cin, i Giapponi la chiamano Than, i Tartari la chiamano Han et i Saraceni la chiamano Cathai.
Ne’ libri della Cina, oltre il nome di quel secolo corrente, si chiama Ciumquo, che vuol dire regno del mezzo (11), e Ciumhoa, che vuol dire Giardino del mezzo, et il Re che ottiene tutta la Cina lo chiamano signore di tutto il mondo, pensando che la Cina eminentemente tiene tutto l’universo; il che se paresse strano a qualcuno de’ nostri, imagini che più strano parrebbe alla Cina il chiamarsi i nostri antiqui imperatori con questo titolo senza essere signori della Cina.
NOTE
1) Il termine “Sina” è citato da Claudio Tolomeo, astronomo e geografo vissuto ad Alessandria d’Egitto nel II° secolo d.C., nella sua opera intitolata “Geografia” (“Γεωγραφικὴ Ὑφήγησις”). Tolomeo menziona tuttavia anche la “Serica”, paese a nord della “Sina”, da cui proverrebbe la seta. La questione di sapere a quali regioni si riferiscano esattamente i suddetti termini è ancor oggi assai controversa.
2) Il termine “Cataio” è una trascrizione di Kithai o Kithan (契丹“qìdān), nome di un popolo che fondò, nella Cina settentrionale, un regno durato dal 907 d.C. al 1125 d.C. Tale denominazione si è conservata in alcune lingue, tra cui il russo che usa il termine Китай per designare la Cina.
3) Una sopravvivenza linguistica di questo errore è il termine “inchiostro di China”.
4) Nella sua già citata “Geografia”, Tolomeo ricorda che alcuni popoli dell’Asia sono soliti nutrirsi di carne equina.
5) Deve trattarsi di una svista dell’autore o di un refuso di stampa ( l’edizione latina del Trigaut riporta in effetti “ad Orientem”), a meno di volersi intendere che, essendo la Cina l’ultimo paese dell’Estremo Oriente prima dell’oceano, gli altri paesi orientali si trovino a ponente rispetto ad essa, ma mi sembra un’interpretazione un po’ forzata.
6) L’espressione Nuova Spagna designava i territori del continente americano sottoposti alla sovranità spagnola.
7) Si tratta, manifestamente, di una svista dell’autore. Secondo la tradizione cinese, la seta fu scoperta dall’imperatrice Léizŭ 嫘 祖, moglie del leggendario Imperatore Giallo, nel 27° secolo a.C., cioè circa un millennio prima della data qui indicata.
8) Ci troviamo qui di fronte ai primi tentativi di riprodurre in alfabeto latino la pronuncia dei caratteri cinesi. Agli inizi del loro soggiorno in Cina, Ricci e il suo confratello Michele Ruggieri lavorarono infatti alla creazione di un dizionario portoghese-cinese, il Pú Hàn Cí Diăn ( 葡 漢 辭 典 ). Il manoscritto di quest'opera, che contiene la prima traslitterazione conosciuta di caratteri cinesi, andò purtroppo smarrito negli Archivi della Compagnia di Gesù a Roma e fu ritrovato soltanto nel 1934. Esso fu infine pubblicato nel 2001.
Riporto qui di seguito a fianco di ogni nome che figura nel testo il corrispondente carattere e l’attuale riproduzione in pīnyīn:
Than 唐 táng Yu 禹 yŭ Hia 夏 xià
Sciam 商 shāng Ceu 周 zhōu Han 漢 hàn
Ciu 朱 zhū Min 明 míng Ta 大 dà
Ciumquo 中国 zhōngguó Ciumhoa 中华 zhōnghuá .
Il nome 禹 yŭ non si riferisce ad una dinastia bensì ad un leggendario imperatore del 3° millennio a.C.
9) Matteo Ricci incorre a questo riguardo in un errore cronologico. La dinastia Míng cominciò infatti a regnare nel 1368 d.C.
10) L’Imperatore Hóngwŭ 洪 武 (vale a dire “il grande guerriero”), capostipite della dinastia Míng, il quale regnò dal 1368 d.C. al 1398 d.C., si chiamava Zhū Yuánzhāng 朱元璋.
11) Nella versione latina del Trigaut figura il seguente passaggio, che è evidentemente, un’osservazione dello stesso Trigaut, in quanto non ve n’è traccia nell’originale italiano: “I Cinesi ritengono infatti che il cielo sia sferico e la terra piatta ed immaginano che il loro regno sia posto proprio al centro della terra. È per questa ragione che, quando , le prime volte, furono loro mostrate carte geografiche europee, si irritarono nel constatare che il loro paese non era collocato al centro della terra, bensì alla sua estremità orientale. Visto ciò, il Padre Matteo Ricci, quando disegnò un mappamondo con i nomi delle regioni scritti in cinese, ritenne opportuno spostare la Cina al centro della carta. Oggi, tuttavia, gli stessi Cinesi, per la più parte, riconoscono il proprio errore e ci ridono sopra “. (“Huius nomini causa audio esse, quod Sinae caelum quidem rotundum, terram vero quadratam esse arbitrentur, in cuius medium regnum situm esse sibi fingunt, qua ex causa, cum initio geographicas nostras descriptiones in piano positas aspicerent, substomachabantur, regnum suum non in medium, sed ad extremum Orientem demonstrari. Hanc ob causam, cum Pater Matthaeus Ricius orbem terrarum sinicis nominibus expresseret, ita disposuit ut Sinarum regnum in medio videretur. Verum ipsi nunc plerique errorem illum suum et agnoscunt et irrident. »
A rifletterci bene, mi sembra che anche la “centralità” dell’Europa nelle carte geografiche occidentali fosse pura “convenzione”, né più né meno che la “centralità” della Cina nelle carte geografiche del Celeste Impero. Il presunto ”errore” dei Cinesi dipende quindi semplicemente dalla diversità dei punti di vista.
Matteo Ricci disegnò durante la sua permanenza in Cina alcune carte geografiche che riportavano in caratteri cinesi i nomi dei diversi paesi del mondo. L’unica che ci è pervenuta è la Kŭnyŭ Wànguó Quántú 梱 與 萬 國 全 圖 (" La grande mappa di tutti i paesi del mondo"), stampata nel 1602, la prima mappa cinese conosciuta che prenda in considerazione il continente americano. Due precedenti mappe disegnate dallo stesso Ricci nel 1584 e nel 1600 sono andate perdute.
licca qui per modificare.