Capitolo 5
Molte città si schierano con Cáo Cāo, che ha diffuso un falso editto imperiale
Sconfitti i soldati che difendono i valichi, i tre eroi affrontano Lǚ Bù
I. Mentre stava per ammazzare Cáo Cāo, Chén Gōng ebbe un improvviso ripensamento.“ Io mi son lasciato convincere a seguire fin qui quest’uomo per il bene del Paese.” si disse “ Ora non posso ucciderlo. Il meglio che posso fare è lasciarlo al suo destino ed andarmene per conto mio”.
Rinfoderò la spada, montò a cavallo e, senza attendere l’alba, si diresse da solo verso il distretto di Dōng.
Quando Cāo si risvegliò e non vide più Chén Gōng pensò: “Quest’uomo mi ha sentito dire alcune parole e ne
ha dedotto che sono un uomo privo di scrupoli. Perciò mi ha lasciato solo e se n’è andato per conto suo. Mi conviene partire subito, senza por tempo in mezzo”.
La sera di quello stesso giorno Cāo giunse a Chénliú e si mise in cerca di suo padre. Trovatolo, gli raccontò
ciò che era successo e gli spiegò che era sua intenzione utilizzare le risorse finanziarie della famiglia per reclutare dei mercenari.
Suo padre obiettò: “ Noi non disponiamo di grandi mezzi e temo che non avremo molto successo. Però,
l’amministratore locale, che si chiama Wèi Hóng e che appartiene ad una famiglia ricchissima, sembrerebbe disponibile a finanziare una causa che gli paia legittima. Se riuscissimo a farci aiutare da lui, potremmo
realizzare i nostri piani”.
II. Cāo organizzò allora, in casa sua, un ricevimento al quale invitò Wèi Hóng e, durante la festa, gli disse: “Oggi la Casa degli Hàn è priva di un capo ed il vero potere è esercitato da Dōng Zhuó, che inganna l’imperatore ed opprime il popolo. La gente sopporta i suoi abusi a denti stretti. Io vorrei mettere tutte le mie energie al servizio del Paese, ma, purtroppo, le mie risorse sono insufficienti. So che siete un funzionario leale
e devoto ed oso pertanto chiedere il vostro aiuto”.
Wèi Hóng gli rispose: “È da tempo che sto facendo le stesse riflessioni che avete appena fatto voi, ma non ho
mai trovato nessuno che avesse il coraggio di agire. Se siete veramente deciso a prendere l’iniziativa, Mèngdé, sono disposto a fornirvi i finanziamenti di cui avete bisogno”.
Cāo ne fu estremamente contento.
Per prima cosa, fece distribuire in fretta, dappertutto, un falso editto imperiale, poi cominciò ad arruolare
soldati, innalzando uno stendardo bianco, sul quale figuravano due caratteri: "Lealtà e fedeltà”, ed in pochi giorni raccolse un’imponente massa di volontari.
III. Un giornò si presentò a Cāo un uomo del regno di Wèi, nella regione di Yángpíng, che si chiamava Yuè Jìn e
che portava il nome di cortesia di Wénqiān. Un altro volontario fu Lĭ Diăn, che si faceva chiamare Wănchéng , originario di Yùyé nel Shānyáng. Cáo Cāo affidò a ciascuno di essi il comando di una divisione.
Si arruolò poi anche un uomo del regno di Pèi, nella regione di Qiáo, che si chiamava Xiàhóu Dūn e che portava il nome di cortesia di Yuánràng. Costui era un discendente di Xiàhóu Yīng (1) e si era addestrato, fin da piccolo, all’uso delle armi. All’età di quattordici anni aveva seguito un maestro d’armi perché gli insegnasse le
tecniche del combattimento. Avendo in seguito ucciso un uomo che aveva insultato il suo maestro, era stato costretto a fuggire ed a nascondersi altrove. Sentito che Cáo Cāo stava formando un esercito, si era presentato, insieme con un suo parente più giovane, Xiàhóu Yuān, ciascuno alla testa di un contingente di mille uomini coraggiosi. Questi due uomini erano lontani parenti di Cāo, il cui padre Cáo Sōng era, in effetti, un membro della famiglia Xiàhóu che era successivamente entrato a far parte, per adozione, della famiglia Cáo.
IV. Qualche giorno dopo, si presentarono altri due membri della famiglia Cáo, Cáo Rén e Cáo Hóng , ciascuno alla guida di una schiera di oltre mille uomini. Il nome di cortesia di Cáo Rén era Zĭxiào, quello di Cáo Hóng era Zĭlián. Erano entrambi soldati capaci e sperimentati.
Cāo fu contentissimo della loro venuta e cominciò ad addestrare le reclute nel villaggio.
Wèi Hóng spese importanti somme per fornire alle truppe armi ed equipaggiamento. Si raccolse anche, da ogni parte, un’enorme quantità di viveri.
V. Quando Yuán Shào ricevette il falso editto imperiale, riunì tutti i militari ed i civili che aveva ai propri ordini,
per un totale di trentamila persone, e con essi partì da Bóhăi per andare incontro a Cāo ed unirsi a lui.
Cāo redasse un ordine di mobilitazione che fu diffuso in numerosi distretti ed il cui tenore era il seguente:
VI. “Cāo e coloro che aderiscono alla sua iniziativa, nel solo interesse del rispetto della legalità, comunicano ai cittadini dell’impero quanto segue:
‘Dŏng Zhuó ha violato tutte le leggi divine ed umane, manda in rovina il nostro popolo ed ha assassinato il nostro ex-imperatore. Ha sconvolto l’amministrazione e terrorizza i cittadini. È crudele come una belva e privo di qualsiasi sentimento di umanità. I suoi crimini hanno ormai superato ogni misura.
Oggi, un editto segreto dell’imperatore legittima la nostra azione.
Abbiamo raccolto un numeroso esercito e ci impegniamo a liberare il Paese ed a sterminare la banda di criminali che lo opprime.
Viva l’esercito che lotta per il ristabilimento della giustizia!
Noi facciamo nostra l’indignazione dell’opinione pubblica, ci dichiariamo fedeli alla Casa Imperiale e non
dimentichiamo il bisogno di sicurezza della popolazione.
Questo ordine di mobilitazione è esecutivo il giorno stesso della sua ricezione.’
VII. Ricevuto l’ordine di mobilitazione spedito da Cāo, i comandanti militari di ogni città cominciarono le operazioni di reclutamento nella zona di loro competenza.
VIII. Aderirono all’insurrezione i seguenti governatori:
1. Yuán Shù, governatore di Nányáng, generale della retroguardia.
2. Hán Fù, governatore di Jìzhōu.
3. Kŏng Zhòu , governatore di Yùzhōu.
4. Liú Dài, governatore di Yănzhōu.
5. Wáng Kuāng, governatore di Hénèi.
6. Zhāng Miăo, governatore di Chénliú.
7. Qiáo Mào, governatore di Dōng.
8. Yuán Yí, governatore di Shányáng.
9. Bào Xìn , primo ministro del regno di Jĭbĕi.
10. Kŏng Róng, governatore di Bĕihăi.
11. Zhāng Chāo, governatore di Guănglíng.
12. Táo Qiān, governatore di Xúzhōu
13. Mă Téng, governatore di Xīlián.
14. Gōngsūn Zàn, governatore di Bĕipíng.
15. Zhāng Yáng, governatore di Shàndăng.
16. Sūn Jiān , governatore di Chángshā, marchese di Wūchéng.
17. Yuán Shào , governatore di Bóhăi, marchese di Qíxiáng.
X. Da ogni direzione queste forze, quale di diecimila uomini, quale di ventimila, quale di trentamila, alcune .sotto la guida di funzionari civili, altre di comandanti militari, convergevano su Luòyáng.
XI. Gōngsūn Zàn , governatore di Bĕipíng, stava attraversando la contea di Píngyuán nella regione di Dézhōu , alla testa di quindicimila soldati scelti, quando scorse in lontananza, presso un boschetto di gelsi, delle bandiere gialle, sventolate da un drappello di cavalieri che si stava avvicinando.
Guardando bene, riconobbe Liu Xuándé e, quando furono vicini, gli domandò: “Mio giovane amico, qual buon vento ti porta qui?”.
Xuándé rispose: “Qualche tempo fa, voi mi avete fatto ottenere la nomina a governatore di Píngyuán. Ora, avendo saputo che stavate per passare di qui con un numeroso esercito, sono venuto espressamente ad aspettarvi per invitarvi ad entrare in città ed a far riposare i vostri cavalli.
Indicando con il dito Guăn e Zhāng, Zàn domandò: “Chi sono costoro?”.
“Guān Yŭ e Zhāng Fēi ” rispose Xuándé “ Abbiamo stretto insieme un patto di fratellanza”.
“Sono gli stessi che hanno sconfitto i Turbanti Gialli ?” chiese Zàn.
“Sì” rispose Xuándé “Quella vittoria fu tutta merito della loro forza”.
“Quale grado hanno adesso?” chiese Zàn.
Xuándé rispose: “ Guān Yŭ è arciere in un reparto di cavalleria e Zhāng Fēi è arciere in un reparto di
fanteria”.
“Non si può proprio dire che qualcuno si sia ricordato di questi valorosi.” sospirò Zàn “ Dŏng Zhuó ha instaurato un regime dittatoriale e tutti i governatori leali all’imperatore stanno muovendo contro il tiranno per rovesciarlo. Mio giovane amico, lascia perdere il tuo misero posto e vieni con me a punire i traditori ed
a restaurare la Casa degli Hàn”. Sei d’accordo?”.
Xuándé rispose senza esitare: “Vengo con voi”.
“Se quella volta mi avessi lasciato uccidere quel farabutto,” borbottò Zhāng “ non sarebbe accaduto nulla di tutto ciò che è successo, ma è inutile piangere sul latte versato. Andiamo a preparare i nostri bagagli e...in marcia”.
XI. Xuándé, Guăn e Zhāng, alla testa di un distaccamento di cavalieri, si misero al seguito di Gōngsūn Zàn.
Cáo Cāo li accolse, mentre le truppe dei diversi governatori continuavano ad affluire senza sosta. Gli accampamenti si susseguivano l’un l’altro su una distanza di più di cento chilometri.
Dopo aver sacrificato un bue ed un cavallo, Cāo convocò in seduta plenaria i vari comandanti per elaborare i piani dell’offensiva.
Il governatore Wáng Kuāng disse: “Noi che lottiamo per la giustizia dobbiamo anzitutto sceglierci un
comandante in capo che tutti si impegnino ad ubbidire. Solo dopo potremo far avanzare le nostre truppe”.
Cāo osservò: “La famiglia di Yuán Bĕnchū fornisce da quattro generazioni i più alti dignitari dello Stato ed è il punto di riferimento di un gran numero di funzionari e di sostenitori. Bĕnchū discende da famosi Cancellieri ed ha tutti i titoli per essere il nostro capo”.
Shào declinò ripetutamente l’offerta ed accettò, infine, solo quando fu acclamato all’unanimità.
Il giorno seguente fu eretta una tribuna a tre gradinate, affiancata da pennoni sui quali sventolavano le bandiere di tutte le regioni. Sul palco stesso fu innalzato uno stendardo bianco dal quale pendeva una coda di yak. Furono altresì esposti sul palco un’ascia dorata, l’ordine di mobilitazione ed il sigillo del comando.
Shào fu invitato a salire sul palco. Si rimboccò i lembi dell’abito, cinse la spada e salì solennemente. Bruciò incenso e si inchinò alle divinità.
Fu poi letto il manifesto dell’alleanza , che recitava come segue:
XII.“La Casa degli Hàn è incappata in gravi traversie ed il governo imperiale è sconvolto dal disordine. Un generale sleale, Dōng Zhuó, ha colto l’occasione per compiere crudeltà, far danno all’imperatore ed opprimere il popolo. Shào ed i suoi alleati, desiderosi di salvare la Nazione dal disastro, hanno raccolto un esercito per affrontare i mali che minacciano il Paese. Tutti coloro che cooperano con noi si impegnano, senza secondi fini, a fare tutto il possibile per ristabilire un’amministrazione onesta. Chiunque tradirà questo impegno sarà messo a morte e causerà la rovina della propria famiglia. Il Cielo e la Terra e gli spiriti dei nostri Antenati siano tutti testimoni di questo giuramento”.
XIII. Terminata la lettura di questo proclama, tutti si impiastricciarono la faccia di sangue.
Il tono appassionato della dichiarazione aveva commosso tutti i comandanti presenti.
Con il viso coperto di sangue, scesero dalla tribuna e riaccompagnarono Shào nella sua tenda, dove si sedettero su due file che si fronteggiavano, prendendo posizione secondo il rango, le funzioni e l’età.
Dopo aver brindato più volte al successo dell’impresa, Cāo cominciò a parlare:“ Ora che abbiamo un capo, ciascuno di noi dovrà seguire le istruzioni che gli saranno date. È nostro dovere operare per il bene dello Stato, senza sollevare questioni di influenza e di potere”.
Yuán Shào disse: “Nonostante le mie modeste capacità, sono stato nominato comandante in capo. In quanto tale vi assicuro che chi si mostrerà capace sarà premiato e chi si mostrerà inetto sarà punito. Come lo Stato ha il suo codice penale, così il nostro esercito avrà il suo codice disciplinare. Ciascuno di voi dovrà rispettare l’uno e l’altro e non saranno tollerate infrazioni”.
Tutti risposero: “Giuriamo sulla nostra vita di rispettarli”.
Shào aggiunse:” Mio fratello minore Yuán Shù si occuperà dell’intendenza. Gestirà tutti gli accampamenti e farà in modo che non vengano a mancare i viveri. Come prima mossa, occorre che qualcuno si ponga alla testa dell’avanguardia e cerchi di occupare il passo di Shìsuĭ, mentre gli altri si attesteranno per ora su posizioni strategiche per poter rispondere efficacemente ad eventuali attacchi”.
XIV. Sūn Jiān , governatore di Chángshā, si alzò in piedi e disse: “Sono pronto ad assumere il comando
dell’avanguardia”.
Shào gli rispose: “Voi siete fiero e coraggioso, Wéntái. Vi assegno volentieri questo incarico”.
Jiān si mise in marcia con le sue truppe verso il passo di Shìsuĭ.
I soldati che stavano a guardia del valico spedirono subito un corriere a Luòyáng con un messaggio urgente per il Cancelliere.
Da quando si era impadronito del potere assoluto, Dŏng Zhuó passava il tempo in feste e banchetti.
Il messaggio con la richiesta d’aiuto fu ricevuto da Lĭ Rú, che si recò subito a riferirne a Dŏng Zhuó. Quest’ultimo ne fu molto scosso e convocò una riunione urgente del suo stato maggiore per esaminare la situazione.
Il marchese di Wén, Lǚ Bù si alzò a parlare: “Non preoccuparti, padre mio. I notabili ribelli che si sono radunati
al di là del passo mi sembrano deboli ed insignificanti come fiocchi di cotone. Dammi una divisione di soldati sperimentati e ti porterò le loro teste per appenderle alle porte della capitale”.
Zhuó ne fu rincuorato: “ Finché sarai al mio fianco, Fèngxiān , non avrò nulla da temere”.
XV. Non aveva ancora finito di parlare che una persona seduta dietro Lǚ Bù esclamò ad alta voce: “Perché usare una mannaia per tagliare la testa ad una gallina? (2) Non c’è bisogno di scomodare il marchese di Wén. Posso andar io a tagliare la testa a quei notabili. Sarà come una passeggiata”.
Zhuó guardò in faccia l’uomo che aveva parlato. Era un colosso di oltre due metri, con un torace impressionante, una testa belluina e delle braccia enormi. Proveniva dal Guānxī, ad ovest del passo di Hángŭ,
e si chiamava Huá Xióng.
Zhuó fu d’accordo col suo suggerimento, lo promosse comandante della cavalleria corazzata e gli assegnò un corpo misto di ben cinquantamila uomini tra fanti e cavalieri.
Xióng, ai cui ordini erano stati posti Lĭ Sù , Hú Zhĕn e Zháo Cén, si diresse a marce forzate verso il passo di Shìsuĭ per affrontare il nemico.
Come abbiamo visto, uno dei notabili che avevano aderito all’insurrezione era Bào Xìn, primo ministro del regno di Jĭbĕi. Costui aveva mal sopportato che Sūn Jiān avesse ricevuto il comando dell’avanguardia e temeva che si prendesse tutta la gloria dell’impresa. Perciò mandò avanti di nascosto, per un sentiero defilato, suo fratello minore Bào Zhōng con un contingente di tremila fanti perché fosse il primo ad attaccare il passo.
Huá Xióng li caricò al galoppo dall’alto del passo, alla testa di cinquecento cavalli pesanti, urlando: “Banditi,
fermi!”.
Bào Zhōng fece subito dietro front, ma fu inseguito e raggiunto da Huá Xióng, che lo abbattè con un solo fendente.
Moltissimi ufficiali furono catturati vivi.
Huá Xióng inviò subito un messaggero alla capitale con l’incarico di portare al Cancelliere la notizia della vittoria e la testa di Bào Zhōng. Come premio, Dŏng Zhuó lo promosse al rango di governatore militare provinciale.
XVI. Sūn Jiān ed i quattro comandanti posti ai suoi ordini erano nel frattempo arrivati ai piedi del passo di
Shìsuĭ.
Il primo di questi comandanti era originario di Tŭyín, nel distretto di Yòubĕipíng, e si chiamava Chéng Pŭ.
Il suo nome di cortesia era Démóu. La sua arma preferita era una lunga lancia di ferro con la lama a serpentina.
Il secondo comandante si chiamava Huáng Gài. Il suo nome di cortesia era Gōngfù. Proveniva da Línglíng e la sua arma preferita era il mazzafrusto.
Il terzo si chiamava Hán Dāng e proveniva da Lìngzhī, nel distretto di Liáoxī. Il suo nome di cortesia era Yìgōng. La sua arma preferita era lo spadone.
Il quarto si chiamava Zŭ Mào ed il suo nome di cortesia era Dàróng. Era originario di Fùchūn, nel distretto di Wú, e soleva combattere con due spade, una per mano.
Sūn Jiān indossava un’armatura brillante, portava avvolta intorno alla testa una sciarpa rossa, brandiva una
spada con la lama di Gŭdíng (3) e cavalcava un cavallo dalla criniera pezzata. Indicò la cima del valico e
urlò ai nemici: “Soldati, voi state combattendo per una causa ingiusta. Siete ancora in tempo ad arrendervi”.
XVII. Hú Zhĕn, vicecomandante delle forze di Huá Xióng, guidò cinquemila uomini in una sortita fuori del passo. Chéng Pŭ gli galoppò incontro, lancia in resta. Dopo un breve combattimento, Chéng Pŭ colpì alla gola Hú Zhĕn, che cadde dal cavallo e morì.
Allora Sūn Jiān condusse le sue truppe all’assalto del valico fortificato, mentre frecce e pietre venivano giù come grandine, ma l’attacco fallì ed egli fu costretto a far retrocedere le sue truppe fino al margine orientale del pianoro, dove si trincerarono.
Sūn Jiān mandò un messaggero da Yuán Shào a riferire che aveva riportato una vittoria e poi da Yuán Shù
a chiedere di essere rifornito di viveri.
Qualcuno suggerì a Shù: “ Sūn Jiān è conosciuto come ‘La Tigre del Jiāndōng’. Se riesce ad arrivare fino a Luòyáng e ad uccidere Dōng Zhuó, non avremo fatto altro che eliminare un lupo per ritrovarci addosso
una tigre. Se invece, adesso, gli facciamo mancare i viveri, le sue truppe saranno certamente costrette a disperdersi”.
Shù approvò il suggerimento e non fece arrivare i viveri alle truppe di Sūn che, rimaste senza cibo, cominciarono a tumultuare.
Una spia riferì il fatto ai soldati che occupavano la cima del valico. Lĭ Sù discusse con Huá Xióng un piano d’attacco. “Questa notte” gli propose” condurrò giù un distaccamento per un sentiero defilato ed attaccherò alle spalle le forze di Sūn Jiān . Se tu, contemporaneamente, le attaccherai di fronte Sūn Jiān potrà essere
sconfitto”.
XVIII. Xióng seguì il consiglio ed ordinò di distribuire in anticipo il rancio alle truppe, in modo che potessero
approfittare delle prime ore della notte per scendere dal valico ed avvicinarsi di nascosto al campo di Sūn Jiān . Era una notte di luna e spirava una leggera brezza. Quando arrivarono di fronte all’accampamento era già mezzanotte.
Xióng fece rullare i tamburi ed ordinò l’attacco. Jiān indossò in gran fretta l’armatura e balzò a cavallo, giusto in tempo per affrontarlo. I due cavalli si scontrarono ed i due generali si scambiarono parecchi colpi, ma, intanto, stavano già arrivando alle spalle di Sūn Jiān le truppe di Lĭ Sù , che ordinò ai suoi soldati di dare fuoco
all’accampamento.
Le truppe di Sūn Jiān furono colte dal panico ed in attimo fu il si salvi chi può. Solo Zŭ Mào riuscì a rimanere ostinatamente accanto a Sūn Jiān ed a sfuggire con lui all’accerchiamento.
Huá Xióng li inseguiva da vicino. Sūn Jiān estrasse due frecce dalla faretra e le scoccò simultaneamente, ma Huá Xióng le evitò entrambe. Nello scoccare una terza freccia, Sūn Jiān tese troppo il suo arco, ornato di figure di gazza, e lo spezzò in due. Non gli rimase altro da fare che gettar via l’arco e spronare il cavallo per fuggire il più rapidamente possibile.
Zŭ Mào gli disse: “Eccellenza, la sciarpa rossa che portate in testa vi rende facilmente riconoscibile dai vostri nemici. Toglietevela e datela a me”.
Allora Sūn Jiān si tolse la sciarpa e la scambiò con l’elmetto di Mào, che, a sua volta, si mise in testa la sciarpa. Poi si separarono e ciascuno andò per conto suo.
Xióng ed i suoi continuarono ad inseguire colui che portava in testa la sciarpa rossa e così Jiān poté salvarsi, scappando per un sentiero nascosto.
Zŭ Mào, inseguito sempre più da vicino da Huá Xióng, appese la sciarpa rossa ad un pilastro di legno bruciacchiato, unico resto di una casa che era stata completamente distrutta, e si nascose nel bosco.
XIX. Alla luce della luna, i soldati di Huá Xióng potevano scorgere in lontananza il berretto rosso. Si avvicinarono con prudenza da tutte le parti, ma non osavano ancora farsi sotto. Solo quando cominciarono a colpire il berretto con le frecce s’accorsero che si trattava di uno stratagemma e si fecero avanti per raccoglierlo. In quel momento, Zŭ Mào uscì al galoppo dal bosco, con le due spade in pugno, deciso a gettarsi su Huá Xióng per ucciderlo. Lanciando un urlo selvaggio, Xióng si scagliò a sua volta su Zŭ Mào e, con un solo fendente, lo rovesciò a terra.
La strage dei fuggiaschi durò sino all’alba, quando Xióng ricondusse le sue truppe al valico.
Chéng Pŭ, Huáng Gài e Hán Dāng si misero tutti alla ricerca di Sūn Jiān finché non lo ritrovarono, poi
raccolsero le loro truppe e si accamparono.
Jiān fu sconvolto dalla perdita di Zŭ Mào ed inviò subito un messaggero ad informarne Yuán Shào.
Shào ne fu sconcertato. “Non avrei mai immaginato” osservò ”che Sūn Wéntái potesse essere sconfitto da Huá Xióng”. Poi convocò una riunione plenaria del consiglio di guerra per discutere la situazione. Tutti si
presentarono subito, salvò Gōngsūn Zàn , il quale arrivò un po’ più tardi.
Shào li invitò ad entrare nella sua tenda ed a prendere posto secondo il loro rango, poi cominciò: “L’altro ieri, il fratello minore del generale Bào Xìn non ha schierato le sue truppe dove gli era stato ordinato, ma è andato
avanti di propria iniziativa ed è stato ucciso con molti dei suoi soldati. Ora, Sūn Wéntái è stato a sua volta sconfitto da Huá Xióng . Abbiamo iniziato la campagna con due grossi insuccessi. Che cosa dobbiamo fare?.
Tutti i presenti tacevano.
XX. Shào alzò gli occhi e fissò lo sguardo su tre uomini che stavano in piedi dietro Gōngsūn Zàn . Avevano attirato la sua attenzione perché avevano delle fisionomie molto particolari e perché stavano ridendo. Shào domandò: “ Chi sono quelle persone che stanno in piedi dietro al governatore Gōngsūn Zàn ?”.
Zàn invitò Xuándé a farsi avanti e spiegò: “È un giovane collega che conosco da quando era bambino. Si chiama Liú Bèi ed è originario di Píngyuán”.
“È forse quello stesso Liú Xuándé che si è distinto nella campagna contro i Turbanti Gialli?” chiese Shào.
“Sì, è lui” confermò Zàn.
Zàn invitò Xuándé a presentarsi formalmente e spiegò in dettaglio che imprese avesse compiuto e da quale
famiglia provenisse.
Shào disse a Liú Bèi : “Visto che siete un membro della Casa degli Hàn, venite a sedervi con noi” e gli fece cenno di sedersi.
Bèi, per modestia, si schermì, ma Shào insistette: “Non preoccupatevi. Non sto onorando i vostri meriti o il vostro rango, ma rendo semplicemente omaggio alla famiglia imperiale, da cui voi discendete”.
Allora, Bèi accettò di sedersi all’ultimo posto. Guăn e Zhāng stavano in piedi, a braccia conserte, dietro di lui.
XXI. Improvvisamente un messaggero si presentò a riferire che Huá Xióng era sceso dal valico alla testa di un
distaccamento di cavalleria corrazzata, dopo aver fatto innalzare in cima ad una pertica la sciarpa rossa del governatore Sūn, e , che, giunto dinanzi all’accampamento nemico, sfidava ora a gran voce a singolar tenzone i generali avversari.
“Chi osa uscire ad affrontarlo?” domandò Shào.
Yú Shè, un coraggioso generale che stava alle spalle di Yuán Shù, si fece avanti dicendo: “Sono pronto ad andarci io”.
Shào ne fu lieto ad autorizzò Yú Shè ad accettare la sfida.
Poco tempo dopo fu riferito che, dopo soli tre assalti, Yú Shè era stato fatto a pezzi da Huá Xióng.
Tutti ne furono abbattuti, ma il governatore Hán Fù disse: “Un mio subordinato, il generale Pān Fèng è in grado di battere Huá Xióng ”.
Shào diede subito ordine che Pān Fèng montasse a cavallo ed uscisse incontro allo sfidante.
Pān Fèng si armò di una grande ascia di guerra e montò a cavallo.
Non passò molto tempo ed un cavaliere arrivò al galoppo con la notizia che anche Pān Fèng era stato ucciso da Huá Xióng.
Tutti furono colti dallo sconforto. Shào osservò: “Peccato che non ci siano qui i miei due subordinati Yán Liáng e Wén Chŏu. Se almeno uno dei due fosse presente, chi avrebbe paura di Huá Xióng ?”.
XXII. Non aveva ancora finito di parlare che una persona ai piedi del palchetto esclamò ad alta voce: “Io sono pronto a sfidare Huá Xióng , tagliargli la testa e portarvela qui”.
Tutti si voltarono verso colui che aveva parlato e videro un omaccione alto due metri, con una barbaccia di due spanne, occhi iniettati di sangue e foltissime sopracciglia. Il suo volto era del color rosso scuro che hanno le giuggiole e la voce era tonante come il rintocco di una campana. L’uomo si teneva ritto presso l’entrata della tenda.
Shào domandò chi fosse.
“È un collaboratore di Liú Xuándé” gli rispose Gōngsūn Zàn “Si chiama Guān Yŭ”.
“Che grado ricopre?” gli domandò Shào
“Presta servizio come arciere nel distaccamento di cavalleria di Liú Xuándé” gli spiegò Zàn .
Dalla piattaforma posta al centro della tenda Yuán Shù si mise ad inveire contro Guān Yŭ: “ Ci stai forse accusando tutti di non essere bravi soldati? Che falsità! Non sei altro che un arciere. Come ti permetti di dire tante sciocchezze? Cacciamolo via a calci nel sedere”.
Cáo Cāo si affrettò ad interromperlo: “Gōnglù, calmatevi, per favore. Se costui ha l’ardire di parlare così, deve essere certamente capace e valoroso. Perché non lo lasciamo provare? Se perde, potremo sempre cercare qualcun altro”.
Yuán Shù obiettò: “ Ma se mandiamo a combattere un soldato semplice, Huá Xióng ci prenderà certamente in
giro”.
“Quest’uomo ha un portamento imponente” osservò Cāo ” Come farà Huá Xióng a capire che è un semplice
arciere?.
Guān dichiarò deciso: “ Se non vinco, tagliatemi pure la testa”.
XXIII. Cāo diede ordine di far scaldare un po’di vino per Guān , mentre questi si preparava a montare a cavallo, ma Guān gli disse: “Non ho tempo per berlo, ma potete già versarlo nella coppa. Vado e torno”.
Uscì dalla tenda, afferrò la sua alabarda e balzò a cavallo.
Tutti tesero le orecchie.
Dal pianoro di fronte al valico giunse dapprima il rullo dei tamburi, poi un grande urlo, seguito da un’immensa
agitazione e confusione, come se il cielo stesse cadendo e la terra stesse aprendosi, come se le montagne crollassero e le colline si rovesciassero.
Tutti ammutolirono.
Proprio mentre si domandavano che cosa fosse successo, udirono risuonare le campanelle dei finimenti di un cavallo ed un cavaliere arrivò al galoppo dinanzi alla tenda del comandante in capo. Era Yúncháng.
Prese in mano la testa di Huá Xióng e la scagliò a terra.
Il vino era ancora caldo.
XXIV- I posteri composero in suo onore il seguente poema:
“Nel pacificare cielo e terra non fu superato da nessuno.
All’entrata del campo rullavano i tamburi variopinti.
Yúnchang depose la coppa per mostrare il suo valore.
Il vino era ancora caldo quando egli uccise Huá Xióng .
XXV.Cáo Cāo fu molto contento dell’accaduto.
Allora, Zhāng Fēi , che stava alle spalle di Xuándé, si fece avanti e disse ad alta voce: “Ora che mio fratello ha
ucciso Huá Xióng , perché non forziamo il passo e non piombiamo su Dŏng Zhuó. Che cosa stiamo ancora
aspettando?”.
Yuán Shù fu offeso da queste parole e replicò: “Noi generali ci siamo sempre comportati con rispetto verso il
comandante in capo ed ora arriva un soldato semplice, che serve agli ordini di un modesto funzionario, ed osa insegnarci la strategia. Cacciateli via tutti dalla tenda del comandante”.
Cāo obiettò: “È giusto riconoscere i meriti indipendentemente dal rango”.
“Se per voi signori” urlò Yuán Shù” sono importanti solo i piccoli funzionari, io posso anche andarmene”.
Cāo cercò di calmarlo: “È proprio il caso di fare tante storie per due parole senza importanza?”, poi pregò Gōngsūn Zàn di riaccompagnare subito Xuándé, Guān e Zhāng al loro accampamento.
La riunione si sciolse.
Cāo fece inviare di nascosto carne e vino ai tre amici per mostrare loro la sua solidarietà.
XXVI. Nel frattempo, le truppe di Huá Xióng , sconfitte, si erano ritirate dietro le fortificazioni del valico.
Lĭ Sù inviò subito a Dŏng Zhuó una richiesta urgente di rinforzi.
Zhuó convocò immediatamente Lĭ Rú, Lǚ Bù e gli altri suoi più stretti collaboratori per decidere il da farsi.
Rú suggerì: “ Con la sconfitta del generale Huá Xióng , la forza dei ribelli è molto aumentata. Il loro capo Yuán
Shào è il nipote del gran cancelliere Yuán Wĕi. Non dobbiamo permettere che Yuán Wĕi possa agire da quinta colonna perché sarebbe molto pericoloso per noi. Occorre liberarcene. Prendete personalmente il comando di un grosso distaccamento di truppe, fate circondare la sua residenza ed arrestatelo”
XXVII. Zhuó seguì il suggerimento e comandò a Lĭ Jué e a Guō Sì di prendere con sé cinquecento uomini e di circondare la residenza del gran cancelliere Yuán Wĕi. Tutti coloro che furono trovati all’interno della residenza furono massacrati, compresi i vecchi ed i bambini. La testa del gran cancelliere Yuán Wĕi fu subito spedita al passo di Shìsuĭ per essere mostrata ai ribelli.
Zhuó reclutò poi un esercito di duecentomila uomini e lo inviò al fronte per due strade diverse.
Una forza di cinquantamila uomini fu posta agli ordini di Lĭ Jué e Guō Sì , i quali dovevano limitarsi a rafforzare
le difese del passo di Shìsuĭ, senza accettare una battaglia campale.
Il grosso delle truppe, al comando dello stesso Dŏng Zhuó, ai cui ordini stavano Lĭ Rú, Lǚ Bù , Fán Chóu, Zhāng Jì ed altri generali, occupò il passo di Hŭláo, ad una distanza di circa venticinque chilometri da Luòyáng.
Quando le truppe arrivarono al valico, Dŏng ordinò a Lǚ Bù di prendere con sé trentamila uomini e di avanzare ancora, accampandosi nella vallata sottostante, mentre lui stesso si sarebbe trincerato in cima al passo.
XXVIII. Un esploratore a cavallo, che era stato inviato in avanscoperta dai ribelli, osservò di lontano questi
movimenti di truppe, poi ritornò al campo principale per riferirne a Yuán Shào, che riunì il consiglio di guerra.
Cāo disse: “ Occupando il valico di Hŭláo, Dŏng Zhuó blocca la nostra avanzata. Dovremmo prendere metà dell’esercito ed andare ad attaccarlo”.
Allora Shào ordinò ad otto comandanti – Wáng Kuāng, Qiáo Miáo, Bào Xìn, Yuán Yí, Kŏng Róng, Zhāng Yáng, Táo Qiān e Gōngsūn Zàn , di marciare verso il passo di Hŭlao per affrontare il nemico. Cāo li avrebbe seguiti con una divisione di riserva.
Ciascuno dei comandanti organizzò le proprie truppe.
Il primo a giungere al cospetto del nemico fu il governatore del Hénèi, Wáng Kuāng, contro il quale Lǚ Bù schierò in gran fretta tremila uomini della sua cavalleria corrazzata.
Anche Wáng Kuāng schierò i suoi soldati e, dopo averli disposti in formazione di battaglia, si fermò col suo cavallo in mezzo alle bandiere innalzate accanto all’entrata dell’accampamento. Guardandosi intorno, vide Lǚ Bù staccarsi dalle sue truppe e galoppare da solo in mezzo al campo di battaglia.
Lǚ Bù portava in testa una coroncina d’oro zecchino, fissata da tre pettini, ed indossava una casacca del
Xīchuān, fatta di broccato decorato con motivi floreali. Sopra di questa portava un’armatura, tenuta insieme con catenelle di giada, sulla quale era stata cesellata la figura di una belva che inghiotte una testa umana. S’era stretto intorno alla vita una splendida cintura di scaglie di tartaruga, ornata di immagini di leoni e di re barbari. Portava a tracolla arco e faretra e teneva in mano la sua alabarda a lame ricurve. Cavalcava il suo stallone “Lepre Rossa”, che nitriva con forza. Era innegabile che l’uno fosse il più bravo dei guerrieri e l’altro il più focoso dei cavalli.
XXIX. Wáng Kuāng si voltò indietro e domandò: “Chi di voi ha il coraggio di farsi avanti?”.
Un ufficiale spronò il cavallo ed uscì dalle file al galoppo, brandendo la lancia. Kuāng lo guardò e riconobbe Fāng Yuè, un ufficiale del Hénèi che aveva fama di valoroso.
I duellanti si affrontarono, ma, dopo non più di cinque assalti, Lǚ Bù colpì l’avversario con la sua alabarda e lo
disarcionò.
Subito dopo, Lǚ Bù levò in alto l’alabarda e guidò una carica travolgente contro il nemico. I soldati di Kuāng
non ressero all’urto e si dispersero in tutte le direzioni.
Lǚ Bù galoppava furiosamente su e giù per il campo di battaglia, facendo strage di nemici senza incontrare la minima resistenza. Fortunatamente, Qiáo Miáo e Yuán Yí erano nel frattempo arrivati anche loro e si lanciarono al soccorso di Wáng Kuāng, costringendo infine Lǚ Bù a ritirarsi.
I tre comandanti avevano perso un ingente numero di soldati e furono costretti a retrocedere di una quindicina di chilometri. Più tardi arrivarono anche le altre cinque divisioni, ed i generali si riunirono a consiglio. Tutti concordarono sul fatto che Lǚ Bù era un avversario estremamente temibile e che nessuno era in grado di resistergli.
XXX. Proprio mentre discutevano, un aiutante di campo venne a riferire che Lǚ Bù li sfidava a battaglia.
Gli otto comandanti corsero tutti insieme ai loro cavalli e ciascuno di essi si schierò alla testa dei suoi
uomini, mentre Lǚ Bù li osservava dall’alto di una collina. Egli stesso attaccò per primo, alla testa di un drappello di cavalieri, fra uno sventolio di bandiere.
Mù Shùn, un ufficiale al servizio di Zhāng Yáng, governatore dello Shàndăng, spronò il cavallo al gran galoppo, lancia in resta, per essere il primo ad affrontarlo, ma un solo fendente dell’alabarda di Lǚ Bù lo
disarcionò.
Tutti si sentirono raggelare. Wŭ Ānguó, un ufficiale agli ordini di Kŏng Róng, governatore di Bĕihăi, spronò a sua volta il cavallo ed uscì dai ranghi, brandendo una mazza ferrata. Lǚ Bù gli si fece incontro incitando il cavallo con il piatto dell’alabarda. Dopo che i due contendenti si furono scambiati più di una decina di colpi, un fendente d’alabarda tagliò via di netto la mano di Ānguó e la mazza cadde a terra. Ānguó si diede alla fuga. Vedendo che tutti i soldati nemici si facevano avanti per salvare Ānguó, Lǚ Bù si ritirò.
Ritornati all’accampamento, i generali si riunirono di nuovo.
Cáo Cāo osservò: “Lǚ Bù è un valoroso e noi non riusciamo a batterlo. Si dovrebbe convocare una riunione plenaria di tutti i diciotto comandanti per elaborare una strategia efficace. Se riuscissimo ad eliminare Lǚ Bù , Dŏng Zhuó non ci porrebbe più alcun problema”.
XXXI. Proprio mentre stavano consultandosi, Lǚ Bù li sfidò di nuovo a battaglia. Gli otto comandanti uscirono
di nuovo tutti insieme e Gōngsūn Zàn , brandendo la lancia, affrontò personalmente Lǚ Bù .
Dopo un breve scambio di colpi, Zàn voltò il cavallo e cercò scampo nella fuga. Lǚ Bù spronò “Lepre Rossa”
all’inseguimento. Questo cavallo era capace di percorrere più di quattrocento chilometri in un solo giorno ed era veloce come il vento.
Quando vide che stava per raggiungere il fuggiasco, Lǚ Bù levò in alto l’alabarda e si apprestò a piantarla nella schiena di Zàn.
In quel preciso momento, comparve al suo fianco un ufficiale con gli occhi spiritati ed i baffi ritti, che brandiva un’enorme lancia e che, venendogli addosso al gran galoppo, urlava: “Fermati, canaglia dai tre cognomi! Zhāng Fēi di Yān è qui”.(4)
XXXII. A questa vista, Lǚ Bù lasciò stare Gōngsūn Zàn e si gettò su Zhāng Fēi , che lo affrontò con grande valore, in uno scontro senza quartiere. Si scambiarono una cinquantina di colpi, senza che nessuno dei due riuscisse a prevalere. Allora Yuáncháng diede una pacca sul dorso al proprio cavallo, brandì la sua Alabarda a falce di luna del Drago Verde, che pesava quasi cinquanta chili, ed attaccò Lǚ Bù dall’altro lato. I tre cavalli formavano ora una specie di “T”. Ma, nemmeno in due, dopo trenta assalti, riuscirono a disarcionare Lǚ Bù . Allora Xuándé sguainò le sue due spade e spronò il suo cavallo dalla fulva criniera per correre in aiuto ai suoi
due amici.
XXXII. I tre circondarono Lǚ Bù e combatterono con lui in un modo che ricordava quelle lanterne giocattolo in cui una banda di carta dipinta con figure di cavalli viene fatta girare intorno al lume.
Le truppe dei notabili insorti assistevano mute allo scontro.
Lǚ Bù si difendeva e parava i colpi, ma a poco a poco la sua resistenza sembrava indebolirsi.
Puntando su Xuándé, tentò di colpirlo con l’alabarda, ma Xuándé schivò il colpo con destrezza.
Sentendosi sconfitto, Lǚ Bù spronò il cavallo passando come un fulmine in mezzo ai due schieramenti e si diede alla fuga, ma i tre amici non erano disposti a lasciarlo scappare ed incitavano i loro cavalli all’inseguimento.
A questo punto le truppe degli insorti lanciarono un poderoso urlo e si gettarono all’attacco.
Gli uomini di Lǚ Bù ripiegarono in disordine verso la cima del valico, mentre Xuándé, Guān e Zhāng continuavano ad inseguire il loro capo.
Gli antichi composero, in celebrazione del duello fra i tre amici e Lǚ Bù , il seguente poema:
XXXIV- “La fine della dinastia Hàn cominciò con Huán e Líng
quando il sole fiammeggiante si avviò al tramonto.
Il malvagio Dŏng Zhuó depose il giovane imperatore
ed il nuovo sovrano, Liú Xié , era debole e angosciato.
Cáo Cāo proclamò la mobilitazione in tutto l’impero
e la nobiltà offesa insorse tutta contro il malgoverno.
I ribelli nominarono Yuán Shào come loro condottiero
e fecero, in nome dell’imperatore, solenne giuramento
di riportare pace e sicurezza a tutta quanta la nazione.
Il marchese di Wén, Lǚ Bù , non aveva rivali per bravura.
Vennero gli eroi da ogni dove orgogliosi del loro ardire.
Lǚ Bù indossava un’armatura scolpita in lucido argento,
i cui tasselli ondulavano come le scaglie di un drago.
Teneva i capelli raccolti in una coroncina fatta d’oro
fissata con fibbie che terminavano in penne di fagiano.
Sulla cintura sbalzata era incisa l’immagine di una belva
che appariva intenta a divorare un’intera testa umana.
Figure di fenici in volo ornavano la casacca di broccato.
Il suo stallone galoppava come un uragano celeste.
La sua alabarda brillava come le limpide acque d’autunno.
Quando scendeva dal passo sfidando a tenzone i nemici,
chi avrebbe mai avuto l’inaudito coraggio di affrontarlo?
I nobili erano terrorizzati, i loro cuori battevano rapidi.
Ma si fece avanti un uomo di Yān, di nome Zhāng Yìdé.
Teneva in mano una lancia con la lama a serpentina.
I suoi baffi di tigre erano rivolti all’insù come fili d’oro,
mentre le sue pupille dilatate dal furore lanciavano lampi.
Combatterono furiosamente ed apparvero pari di forze.
Dinanzi alle schiere si levò allora, irato, Guān Yúncháng,
facendo brillare la sua famosa Alabarda del Drago Verde.
Come farfalla fluttuava la casacca ornata di pappagalli.
Quando il cavallo lanciato al galoppo batteva gli zoccoli
sembrava a tutti di sentir rimbombare l’urlo del demonio.
Chi si trovava di fronte alla sua collera non aveva scampo.
Xuándé, l’eroe, impugnò le due spade, con forza divina,
dimostrò la sua irruenza e fece prova del suo coraggio.
I tre circondarono Lǚ Bù e combatterono a lungo con lui,
attaccando e difendendosi senza un attimo di respiro.
Gli urli di guerra che lanciavano scuotevano cielo e terra
ed il furore della battaglia copriva la fredda volta stellata.
Lǚ Bù era esausto e si mise a cercare una via di scampo.
Vide lontano il suo accampamento sulla cima del valico
e spronò a tutta forza il cavallo per poterlo raggiungere.
Quando abbassò la punta della sua alabarda a due falci
le sue schiere fuggirono in disordine come metallo fuso
lasciandosi dietro per terra le loro variopinte bandiere.
Spezzò nella folle fuga le briglie di seta di Lepre Rossa,
mentre galoppava a rompicollo verso il valico di Hŭláo”.
XXXV- I tre inseguirono Lǚ Bù fin sotto il passo e, alzando gli occhi, videro in alto un parasole verdazzurro fluttuare al vento.
“Deve essere Dŏng Zhuó” esclamò Zhāng Fēi “ Che ci giova inseguire Lǚ Bù ?. Non sarebbe meglio catturare subito Dŏng Zhuó e strappare le radici stesse della malapianta?”.
Incitò il cavallo e galoppò verso il valico, intenzionato a piombare su Dŏng Zhuó.
È proprio così: “ Per distruggere una banda di criminali, occorre eliminarne il capo. Per vedere gesta straordinarie, occorre attendere la venuta di un uomo eccezionale”.
Non sapete ancora come andrà a finire? Continuate a leggere e lo vedrete.
NOTE
1) Xiàhóu Yīng, morto nel 172 a.C., sostenne Liú Bàng nella sua lotta contro Xiàng Yŭ e fu in seguito ministro sotto la dinastia Hàn.
2) “ Non occorre usare la mannaia per ammazzare una gallina” è una famosa massima di Confucio volta a
sottolineare la necessità di adeguare l’importanza dei mezzi utilizzati a quella dei risultati perseguiti. (“Dialoghi di Confucio” 17.4)
3) Le lame di Gŭdíng erano famose per la loro tempra.
4) Zhāng Fēi si riferisce qui al fatto che Lǚ Bù aveva portato nel tempo tre cognomi: il suo e quello delle due persone che lo avevano successivamente adottato Dīng Yuán e Dŏng Zhuó. Il tradimento di Lǚ Bù nei confronti del suo primo comandante permette al suo avversario di chiamarlo “canaglia”.
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