Una scenetta di vita quotidiana si trasforma improvvisamente in una questione metafisica, ma il poeta sfugge all’insidia concentrando la propria attenzione sulla bellezza del paesaggio. Una poesia divertente e un po’ironica che non sembra rientrare nel registro abituale di Dù Fŭ, caratterizzato dalla serietà e dalla malinconia.
LA CANZONE DEI POLLI LEGATI
Il garzone lega i polli
per venderli sul mercato.
I pollastri starnazzano,
strepitano, si beccano.
Mi dava noia vederli
mangiare vermi e formiche (1)
ma non avevo pensato
che finiranno arrostiti. (2)
Se mai fossero persone, (3)
meglio i polli o i vermi? (4)
“Slegali e lasciali andare”
urlo al giovane garzone. (5)
Polli o vermi? Vita o morte?
Situazione senza sbocco. (6)
Dal padiglione montano
ammiro il gelido fiume. (7)
NOTA
1) Nell’originale c’è l’espressione 家 中 (“jiā zhōng”) che può essere interpretata come “a casa”, “mentre ero in casa”, “guardando da casa”. Non l’ho riportata per ragioni metriche.
2) Il termine 不 知 (“bù zhì”), letteralmente “non sapevo”, non significa ovviamente che il poeta non sapesse che i polli venduti al mercato sarebbero stati mangiati, ma vuol solo dire che non ci aveva pensato.
3) La preposizione 於 (“yú”) ha, nell’antico cinese, un uso molto largo e generico. Nel presente contesto l’espressione 於 人 (“yú rén”) si può intendere come “in rapporto agli uomini”, cioè “ammesso che fossero uomini”, “se fossero persone”.
4) Senza accorgersene il poeta si è lasciato impegolare in una questione filosofica: in che misura e per quali fini l’uomo può interferire sul corso della natura e che legittimazione ha per farlo? Favorire (厚 “hòu”) i polli rispetto alle formiche oppure danneggiarli (薄 “bó”) è lo stesso tipo di problema che si pone nella società umana quando ci si domanda se sia giusto intervenire a favore di una persona o di una parte a scapito di un’altra persona o di un’altra parte.
(5) Dù Fŭ sceglie la neutralità e fa liberare i polli.
(6) La soluzione di comodo così adottata non risolve evidentemente il problema. Il poeta ha evitato, nel caso specifico, di scegliere tra polli e vermi, ma la vita è tutta una scelta.Ogni decisione è un sì o un no, prendere ( 得 “dé”) o lasciare ( 失 “shī”), essere nel giusto o sbagliare, vincere o perdere, vivere o morire, permettere di vivere o far morire. E ogni decisione deve essere motivata, avere una sua giustificazione. Ma quali sono alla fine i princìpi, i criteri, i valori che devono guidare la nostra condotta? Dù Fŭ riconosce che non c’è via d’uscita. 無 了 時 (“wú liăo shì” o “wú le shì”): il momento della comprensione o il momento conclusivo, in cui tutto diventa chiaro, non arriverà mai.
(7) Per la seconda volta Dù Fŭ ricorre a un “escamotage”. Invece di mettersi a riflettere profondamente sulle leggi della natura e sulle ragioni dell’esistenza, si lascia distrarre dallo splendido paesaggio di montagna e si ritrova ad ammirare lo spettacolo del fiume che scorre in fondo alla valle. L ‘aggettivo 寒 (hán”) significa “freddo”, “gelido”, “invernale”. Non è tuttavia necessario immaginare che la scena si svolga d’inverno: l’acqua dei torrenti di montagna è sempre particolarmente fresca, quasi gelida, in qualsiasi stagione.
縛 雞 行 fú jì xíng
小 奴 縛 雞 向 市 賣 xiăo nú fú jì xiàng shì mài
雞 被 縛 急 相 喧 爭 jì béi fú jí xiāng xuān zhēng
家 中 厭 雞 食 蟲 蟻 jiā zhōng yàn jì shí chóng yĭ
不 知 雞 賣 還 遭 烹 bù zhī jì mài hái zāo pēng
蟲 雞 於 人 何 厚 薄 chóng jì yú rén hé hòu bó
吾 叱 奴 人 解 其 縛 wú chì nú rén jiĕ qí fú
雞 蟲 得 失 無 了 時 jì chóng dé shì wú liăo shí
注 目 寒 江 倚 山 閣 zhù mù hán jiāng yĭ shān gé