46
Il furto della spada regalata dal re
Olaf e Osvif rimasero amici nonostante i dissapori che erano sorti fra i giovani. Quell’anno, due settimane prima che giungesse l’inverno, Olaf tenne una festa. Anche Osvif aveva organizzato una festa per il solstizio d’inverno. Ciascuno dei due invitò l’altro a partecipare alla festa da lui organizzata con tutto il seguito che ritenesse consono alla propria dignità.
Poiché la festa di Olaf si svolgeva prima dell’altra, Osvif si presentò a Hjardarholt il giorno convenuto, accompagnato da Bolli, da Gudrun e dai suoi figli.
Il mattino dopo mentre le donne entravano nella sala, si accese fra di loro una discussione sui posti che sarebbero stati loro assegnati a tavola secondo il loro rango. In quel momento Gudrun stava passando accanto all’alcova in cui Kjartan era solito dormire. Kjartan si stava vestendo ed era in procinto di indossare una tunica scarlatta.
Allora, prima che chiunque altro potesse rispondere, Kjartan si rivolse alla donna che si era chiesta quale sarebbe stato l’ordine dei posti a tavola:” Hrefna avrà il primo posto e sarà sempre la più onorata finché io sarò vivo.”
Fino a quel giorno era stata Gudrun ad occupare sempre il primo posto a Hjardarholt e altrove. Gudrun udì e guardò fisso Kjartan ed il suo viso si imporporò, ma non disse una parola.
Il dì successivo Gudrun pregò Hrefna di mettersi in capo il diadema e di lasciar così ammirare alla gente il più bel gioiello che fosse mai giunto in Islanda. Kjartan si trovava vicino, anche se non proprio accanto alle donne, ed avendo inteso ciò che Gudrun aveva detto, fu più rapido di Hrefna nel risponderle: “ Hrefna non si mostrerà ornata del diadema, perché mi sembra importante che lo possieda non che lo faccia vedere alla gente.”
La festa autunnale offerta da Olaf doveva durare una settimana. Il giorno seguente Gudrun insistette in privato con Hrefna perché le mostrasse il diadema. Hrefna promise che lo avrebbe fatto e il giorno dopo le due donne si recarono al ripostiglio in cui erano custoditi i gioielli. Hrefna aprì uno scrigno e ne trasse una borsa di velluto, da cui tirò fuori il diadema, che mostrò a Gudrun. Gudrun spiegò il diadema e lo osservò per un po’, senza fare alcun commento, né buono né cattivo. Dopo di ciò Hrefna ripose il diadema nello scrigno e le due donne ritornarono ai loro posti in sala.
La festa continuò allegramente. Il giorno previsto per la partenza degli ospiti Kjartan stava preparando i cavalli per coloro che dovevano fare un lungo viaggio di ritorno e si occupava di tutti i dettagli organizzativi. Per attendere a questi compiti Kjartan aveva messo da parte la spada che gli era stata regalata dal re, sebbene fosse sua abitudine portarla sempre cinta al fianco. Ma quando ritornò nella sua stanza ,dove aveva lasciato la spada, non la trovò più.
Andò subito da suo padre a raccontargli questo strano fatto.
Olaf rispose: “Dobbiamo evitare uno scandalo, ma darò disposizioni per sorvegliare discretamente tutti i gruppi di ospiti che se ne stanno andando.”
E così fece. An il bianco fu incaricato di accompagnare il convoglio di Osvif e di controllare che nessuno se ne allontanasse o rimanesse indietro. Cavalcarono attraverso il bosco di Ljar e, giunti alle fattorie che vengono chiamate le Case del bosco, si fermarono e smontarono da cavallo. Thorolf, figlio di Osvif, ed alcuni altri fecero alcuni passi per sgranchirsi le gambe. Si inoltrarono fra i cespugli, mentre il resto della compagnia si riposava ai margini del bosco.
An accompagnò il gruppo fino al punto in cui il Fiume dei salmoni sbocca dalla valle di Saeling e giunto colà disse che pensava di ritornare a casa. Thorolf gli rispose che non sarebbe stato necessario accompagnarli neppure fino a quel punto.
La notte precedente c’era stata una leggera nevicata cosicché era facile seguire le tracce. An ritornò indietro e, ritrovate le tracce di Thorolf, le seguì fino ad uno stagno o ad un terreno paludoso. Cercando a tastoni sotto la superficie dell’acqua incontrò l’elsa di una spada. An però voleva avere dei testimoni del ritrovamento e così corse a cercare Thorarin, che abitava sulla Punta di Saelingsdal, e lo portò con sé a recuperare la spada.Poi An riportò la spada a Kjartan, che l’avvolse in un pezzo di tessuto e la depose in una cassapanca. Il posto dove Thorolf e i suoi avevano nascosto la spada si chiamò da allora Svertskelda, cioè la palude della spada.
Tutta la faccenda fu messa a tacere. Il fodero della spada non fu però mai ritrovato e Kjartan non attribuì più alla spada lo stesso valore che le aveva attribuito prima. Egli fu molto amareggiato da questa storia e non voleva che le cose finissero in questo modo.
Olaf gli disse: “ Non prendertela troppo. Ti hanno fatto un brutto scherzo, ma non hai subito danni. Ci faremmo ridere dietro se ci mettessimo a litigare con i nostri parenti ed amici per una sciocchezza di questo genere.”
In seguito all’intervento di suo padre Kjartan si mise l’animo in pace e lasciò perdere.
In seguito venne il turno di Olaf di recarsi a Laugar per il solstizio d’inverno ed egli chiese a Kjartan di accompagnarlo.Kjartan non ne aveva voglia, ma alla fine si dichiarò pronto a cedere alle insistenze di suo padre.
Hrefna, che doveva partecipare anche lei alla festa, voleva lasciare a casa il diadema, ma sua suocera Thorgerd osservò:” Quando mai indosserai questo magnifico gioiello, se lo tieni chiuso nel suo scrigno allorché vai ad una festa?.”
Hrefna rispose:” Avrò occasione di recarmi a feste nelle quali susciterò meno invidie che a Laugar.”
Thorgerd replicò": “ Noi non abbiamo l’abitudine di preoccuparci dei pettegolezzi.”
Convinta da Thorgerd, Hrefna portò quindi con sé il diadema e Kjartan non trovò nulla da obiettare, visto che lo aveva fatto su consiglio di sua madre.
Dopo di ciò si misero in viaggio e, sul far della sera, giunsero a Laugar dove furono calorosamente accolti. Thorgerd e Hrefna depositarono i loro abiti eleganti nel guardaroba, ma, il mattino dopo, quando dovevano indossarli, Hrefna, che cercava il diadema, si accorse che questo non si trovava più dove lo aveva lasciato. Si misero a cercarlo con cura, ma non lo trovarono. Gudrun osservò che forse Hrefna lo aveva dimenticato a casa oppure lo aveva impacchettato con negligenza e lo aveva perso per strada. Hrefna riferì a Kjartan che il diadema era sparito. Kjartan le rispose che il caso era delicato, le disse di non far nulla per il momento e poi si recò ad informare suo padre di ciò che era accaduto.
Olaf gli disse:” Ancora una volta preferirei che tu facessi finta di nulla e lasciassi perdere questo incidente. Farò io discretamente qualche indagine perché vorrei evitare che si rompesse la tua amicizia con Bolli. Come dice il proverbio, è più facile bendare dove non ci sono piaghe.”
Replicò Kjartan:” Sappiamo tutti, padre mio, che tu desideri che tutti escano bene da questa faccenda, ma io non sono sicuro che mi piaccia essere trattato come mi sta trattando la gente di Laugar.”
Il giorno della partenza degli ospiti, Kjartan prese la parola e disse: “ Ti invito, cugino Bolli, ad essere più corretto nei miei confronti di quanto tu non sia stato finora. Non posso trattenermi dal dirtelo, poiché ormai tutti sanno che mi sono sparite alcune cose che potrebbero essere finite in casa tua. Quest’autunno, quando abbiamo fatto festa a Hjardarholt, mi è stata sottratta la spada, che è stata poi ritrovata, ma senza fodero. Ora, qui, è scomparso un ornamento di grande valore. Desidero che mi sia restituito tutto ciò che mi è stato portato via.”
Bolli rispose:” Non siamo colpevoli delle cose che ci rimproveri, Kjartan, e non ci saremmo mai aspettati che tu ci accusassi di furto.”
Replicò Kjartan:” Sono convinto che i responsabili dei furti siano persone talmente vicine a te che tu, se volessi, potresti chiedere scusa per il loro comportamento. Ci avete provocati troppo a lungo. Abbiamo sopportato per troppo tempo il vostro malanimo, ma ora vi dichiaro apertamente che non lo tollereremo oltre.”
Allora Gudrun gli si rivolse direttamente con queste parole: “ Tu, Kjartan, stai alimentando un incendio che sarebbe meglio cercare di spegnere. Anche se, come tu dici, c’è qui qualcuno che s’è dato da fare per far sparire il diadema,questo qualcuno potrebbe semplicemente essersi preso ciò che gli era dovuto. Pensa quello che vuoi sulla fine che può aver fatto il diadema; ma io non provo alcun dispiacere nel pensare che forse Hrefna non potrà mai più fregiarsene d’ora in poi.”
La partenza degli ospiti avvenne in un’atmosfera piuttosto tesa. La gente di Hjardarholt tornò a casa sua e da quel momento non vi furono più inviti reciproci, ma apparentemente il dissidio non ebbe altre conseguenze. Del diadema non fu più trovata alcuna traccia, ma alcuni pensarono che Thorolf lo avesse bruciato su richiesta di sua sorella Gudrun.
All’inizio dell’inverno morì Asgeir Testacalda ed i figli ne ereditarono i beni mobili ed immobili.
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La rappresaglia di Kjartan
Passato il Natale, Kjartan raccolse intorno a sé una sessantina di uomini armati, senza dire a suo padre che cosa intendesse fare. Olaf, da parte sua, non glielo domandò. Kjartan prese con sé tende e provviste e si diresse verso Laugar.
Là giunto fece smontare gli uomini di sella ed ordinò ad alcuni di prendersi cura dei cavalli, ad altri di montare le tende.
A quei tempi era molto frequente che le latrine fossero situate in un capanno non molto lontano dall’abitazione e così avveniva anche a Laugar. Kjartan pose allora delle sentinelle dinanzi a tutte le porte della fattoria per impedire a chiunque di uscire e li obbligò a stare chiusi in casa tre giorni e tre notti. Dopo di ciò ritornò a Hjardarholt ed i suoi compagni ritornarono ciascuno alla propria casa. Olaf disapprovò questa impresa, ma Thorgerd disse che non v’era alcuna ragione di dispiacersene e che la gente di Laugar avrebbe meritato molto di peggio.
Hrefna domandò: “Hai parlato con qualcuno a Laugar, Kjartan?”
"Non ce n’era proprio bisogno” rispose Kjartan, ma aggiunse che lui e Bolli avevano scambiato qualche parola.
Allora Hrefna osservò con ironia: “M’è stato riferito da fonte sicura che tu hai parlato con Gudrun e mi è stato persino raccontato che aveva in capo un certo diadema con cui stava veramente bene.”
Kjartan diventò rosso in volto e fu chiaro a tutti che non aveva apprezzato lo scherzo. “Non ho visto proprio niente di quel che tu dici, Hrefna” replicò con rabbia “ e sappi che Gudrun non ha bisogno di diademi per essere la più bella di tutte.”
Hrefna tacque e passò ad altri argomenti.
Quelli di Laugar si infuriarono per l’umiliazione subita e si offesero assai di più di quanto si sarebbero offesi se Kjartan avesse ucciso uno o due dei loro. I più furiosi erano i figli di Osvif e Bolli fece fatica a calmarli. Gudrun finse di non dare alcuna importanza al fatto, ma dalle poche parole che si lasciò sfuggire alcuni credettero di capire che nessun altro ne era stato colpito altrettanto profondamente. La freddezza che era sorta tra la gente di Laugar e quella di Hjardarholt si trasformò ora in aperta ostilità.
Sul finire dell’inverno Hrefna partorì un figlio maschio, cui fu dato il nome di Asgeir.
Thorarin, quello che abitava sul promontorio, mise in vendita la fattoria di Tunga, sia perché aveva bisogno di soldi sia perché si rendeva conto che era sorta una grave inimicizia tra i suoi vicini ed egli non voleva parteggiare né per gli uni né per gli altri. Bolli pensò che l’acquisto della fattoria sarebbe stato un buon affare per lui perché la gente di Laugar aveva molto bestiame e pochi pascoli. Su consiglio di Osvif, Bolli e Gudrun si recarono a Tunga. Sembrava loro che sarebbe stato molto vantaggioso comprare una fattoria così vicina a casa loro ed Osvif li consigliava di non lasciarsi sfuggire una così bella occasione. Bolli e Gudrun discussero con Thorarin dell’affare e si misero d’accordo con lui sul prezzo e sulle modalità della vendita. Tuttavia, poiché c’era poca gente nella fattoria, l’accordo fu concluso senza che fosse presente il numero di testimoni richiesto dalla legge. In seguito, Bolli e Gudrun tornarono a casa.
Quando Kjartan, figlio di Olaf, venne a saperlo, prese con sé undici uomini e partì subito per Tunga, dove arrivò di primo mattino. Thorarin lo accolse con cortesia e lo invitò a trattenersi a casa sua. Kjartan rispose che doveva tornare a casa entro sera, ma che si sarebbe trattenuto un momento.
Avendogli Thorarin domandato il motivo della sua visita, Kjartan rispose: “ Sono venuto a parlare della compravendita che tu hai negoziato con Bolli perché non mi piace che tu venda la tua terra a Bolli e a Gudrun.”
Thorarin disse che gli dispiaceva di non poter fare altrimenti “ ma Bolli mi ha offerto una bella cifra per la fattoria e me la paga subito.”
“Non ci perderai niente se non vendi a Bolli” replicò Kjartan” Compro io la fattoria per lo stesso prezzo e non ti conviene opporti al mio desiderio perché sai che sono io che comando in questa zona e sai che non sono amico della gente di Laugar.”
Thorarin rispose: “Capisco che questa è “la voce del padrone”, ma ti confesso che preferirei tener fede all’accordo concluso con Bolli.”
Kjartan replicò: “La vendita è nulla perché non è stata conclusa in presenza del numero legale di testimoni. Mi pare quindi che ti rimangano due sole possibilità: vendermi la fattoria al medesimo prezzo che hai pattuito con Bolli o continuare a gestirla tu stesso.”
Thorarin scelse di vendergli la fattoria e l’accordo questa volta fu concluso in presenza di un adeguato numero di testimoni. Ciò fatto, Kjartan ritornò a casa.
La notizia si sparse rapidamente in tutte le valli del Breidafjörd e la gente di Laugar ne venne a conoscenza la sera stessa.
Gudrun osservò seccamente: “ Mi pare, Bolli, che Kjartan ti abbia imposto una scelta ancor più difficile di quella che ha imposto a Thorarin: ti obbliga infatti a cedere dopo aver subito un grave affronto oppure ad accettare la sua sfida ed a mostrare un po’ più di coraggio di quanto ne hai mostrato fino a questo momento.”
Bolli non rispose e sviò subito il discorso. Non vi fu più alcun avvenimento degno di rilievo per tutta la Quaresima.Il martedì dopo Pasqua Kjartan partì di casa in compagnia di An il nero e giunse quel giorno stesso a Tunga,dove chiese a Thorarin di accompagnarlo nella zona di Saurby a riscuotere alcuni crediti, perché Kjartan aveva prestato molto denaro agli abitanti di quella zona. Ma Thorarin era in visita ad un’altra fattoria, così Kjartan si fermò un momento ad aspettarne il ritorno. Quello stesso giorno era giunta alla fattoria Thorhalla la pettegola, che chiese a Kjartan dove volesse andare. Kjartan rispose che intendeva recarsi verso ovest, alle fattorie di Saur.
Allora Thorhalla gli domandò: “Quale cammino seguirai?"
“All’andata. passerò dalla valle di Saeling” disse Kjartan “ e al ritorno dalla Svinadal.”
Thorhalla gli chiese quando sarebbe tornato.
"È probabile che ritorni fra cinque giorni “ rispose Kjartan.
"Puoi farmi un favore?” gli chiese Thorhalla “Ho un parente che abita nella Valle Bianca presso Saur. Ha promesso di fornirmi del cardato per un valore di un marco. Potresti passare da lui a ritirarlo?.”
Kjartan acconsentì.
Poco dopo Thorarin ritornò a casa e si preparò a partire con Kjartan. Cavalcarono verso ovest, attraversando la brughiera di Saelingdal, e la sera giunsero a Hol dove viveva la sorella di Kjartan. Kjartan fu accolto con gioia perche lì tutti erano suoi amici.
Quella stessa sera Thorhalla la pettegola ritornò a Laugar ed i figli di Osvif le domandarono chi avesse incontrato durante il giorno. Rispose che aveva incontrato Kjartan Olafsson. Le chiesero dove fosse diretto. Thorhalla raccontò tutto ciò che sapeva ed aggiunse “era più splendido che mai; non mi sorprende che un uomo simile si consideri al di sopra di tutti.”
E continuò: “ Mi sembra che non volesse parlare d’altro che del suo acquisto della fattoria di Thorarin.”
Gudrun osservò:” Può ben mostrarsi orgoglioso quanto gli pare perché ormai è chiaro che può architettare qualsiasi prepotenza senza che nessuno osi metterglisi contro.”
Bolli e i figli di Osvif assistevano a questa conversazione fra Gudrun e Thorhalla. Ospak e i suoi fratelli si limitarono ai loro abituali commenti sprezzanti nei confronti di Kjartan. Bolli finse di non sentire, come faceva abitualmente quando si sparlava di Kjartan. In quelle occasioni, egli taceva oppure si opponeva alle maldicenze.
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L’imboscata
Kjartan trascorse il mercoledì di Pasqua a Hol in mezzo alla gioia e all’ allegria. La notte successiva An il nero si agitò molto durante il sonno e si svegliò. Gli domandarono che cosa stesse sognando.
Rispose: “Mi si è accostata una donna d’orribile aspetto e mi ha spinto verso il bordo del letto. In una mano teneva un coltello, nell’altra sterpi. Mi ha piantato un coltello nel petto e mi ha aperto il ventre., mi ha strappato le viscere e mi ha riempito la pancia di sterpi. Poi se n’è andata via.”
Kjartan e gli altri risero molto di questo sogno e dissero che d’ora in poi avrebbero dovuto chiamarlo An Panciadilegno.Lo afferrarono e schiamazzando gli toccavano la pancia per controllare, dicevano, se c’erano dentro degli sterpi.
Aud intervenne e li fece tacere: “Non occorre fare tanto chiasso per questo sogno. Sono però del parere che Kjartan si trattenga un po’ più a lungo presso di noi oppure che, se veramente intende tornare a casa, ci torni con una buona scorta.”
Kjartan osservò: “Mi sembra che tu dia troppa importanza a ciò che ti racconta An Panciadilegno, quando sta a conversare con te tutto il giorno, se prendi come oro colato tutti i sogni che fa. Sia come sia, io partirò il giorno che avevo previsto prima di questo sogno.”
Kjartan partì il mattino del Giovedì Santo insieme con Thorkel Hvelp e suo fratello Knut, che si erano uniti a lui su richiesta di Aud. In tutto erano dodici uomini. Kjartan passò dalla Valle Bianca e ritirò le pezze di tessuto per Thorhalla la pettegola, come aveva promesso. Poi si diresse a sud, verso la Svinadal.
A Laugar, nella Saelingsdal, Gudrun - a quanto si racconta - si alzò presto, non appena sorto il sole, e, recatasi nella stanza dove dormivano i suoi fratelli, si mise a scuotere Ospak. Ospak e la maggior parte dei fratelli si svegliarono subito.
Quando Ospak vide che era sua sorella che l’aveva svegliato le chiese per quale motivo si fosse tirata su così presto.
Gudrun gli domandò che cosa lui e i fratelli pensassero di fare durante il giorno ed Ospak rispose che pensavano di riposarsi “perché non c’era molto lavoro da fare.”
Allora Gudrun replicò: “Hai veramente l’animo di una contadinotta, indifferente a qualsiasi cosa. Nonostante le umiliazioni e le offese che Kjartan vi ha arrecato, tu ed i tuoi fratelli continuate tranquillamente a dormire persino quando lui passa accanto alla nostra fattoria con un solo uomo di scorta. Uomini come voi non valgono più dei maiali. Sarei pazza a pensare che voi osiate mai attaccare Kjartan a casa sua, quando non avete nemmeno il coraggio di affrontarlo ora che è lontano da casa, con uno o due compagni, non di più. Voi siete numerosi, ma state rintanati nelle vostre stanze, ed avete pure la sfrontatezza di ritenervi “uomini".”
Ospak le rispose che stava esagerando, ma ammise che non aveva tutti i torti. Saltò su dal letto e si vestì, imitato, l’uno dopo l’altro, da tutti i fratelli. Poi andarono a tendere una imboscata a Kjartan.
Gudrun invitò Bolli ad accompagnarli. Bolli rispose che non riteneva giusto farlo per la grande amicizia che aveva avuto con Kjartan e ricordò con quanto affetto Olaf lo aveva allevato.
"È vero” replicò Gudrun “ma purtroppo ti ritrovi in una situazione in cui non hai più la possibilità di essere amico di tutti. Se rifiuti di partecipare a questa azione, considera terminato il nostro matrimonio.”
Stimolato e pungolato da Gudrun Bolli si ricordò di tutti i torti che gli aveva fatto Kjartan ed armatosi rapidamente si unì agli altri. Erano nove in tutto. Cinque erano i figli di Osvif: Ospak, Helgi, Vandrad, Torrad e Thorolf. Bolli era il sesto. Il settimo era Gudlaug, nipote di Osvif, un giovane di grande valore. Gli ultimi due erano Odd e Stein, figli di Thorhalla la pettegola.
Cavalcarono fino alla Svinadal e smontarono di sella presso un burrone chiamato Hafragil. Legarono i cavalli e si misero a sedere. Bolli rimase taciturno tutto il tempo, disteso in alto sul bordo del burrone.
Quando Kjartan e i suoi compagni furono giunti a Myosyndi, dove la valle comincia ad allargarsi, Kjartan disse a Thorkel ed ai suoi uomini che potevano rientrare, ma Thorkel rispose che lo avrebbe accompagnato sino allo sbocco della vallata.
Quando, avanzando verso sud, ebbero superato l’ovile che chiamano Nordursel, Kjartan invitò nuovamente Thorkel e Knut a ritornare indietro: “ Non voglio che quel ladro di Thorolf possa andare in giro a raccontare che non oso muovermi senza scorta.”
Thorkel rispose:"Faremo come tu vuoi e torneremo indietro. Ma avremo sempre il rimorso di non averti accompagnato se tu oggi dovessi aver bisogno di aiuto.”
Kjartan lo rassicurò:” Mio cugino Bolli non cercherà mai di assassinarmi. E se i figli di Osvif mi attaccassero da soli, non so chi andrebbe poi in giro a diffondere la notizia dello scontro, anche se io sembro in condizioni di inferiorità.”
Detto questo si separarono ed i due fratelli tornarono indietro verso occidente.
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La fine di Kjartan
Kjartan continuò a discendere la vallata andando verso sud con due soli compagni, An il nero e Thorarin.
C’era un uomo chiamato Thorkel che, a quel tempo, possedeva a Hafratind nella Svinadal una fattoria, oggi abbandonata.
Quel giorno era andato ai pascoli ad accudire i suoi cavalli insieme con il suo garzone. Dall’alto del pendio essi videro l’intera scena: gli uomini di Laug in agguato ed il gruppo costituito da Kjartan e dai suoi due compagni che scendevano giù per la valle. Il ragazzo suggerì di correre incontro a Kjartan per avvertirlo, perché sarebbe stato un gran bene se fossero riusciti ad evitare la disgrazia che stava per accadere, ma Thorkel replicò:” Sta’ zitto! Credi veramente di poter salvare qualcuno se il suo destino è già segnato? A dirti la verità, per quel che me ne importa di loro, possono benissimo ammazzarsi a vicenda. La cosa più saggia da fare, a mio parere, è cercare un punto da cui si veda bene che cosa faranno quando si incontreranno e goderci lo spettacolo senza correre rischi. Si dice che Kjartan sia il migliore di tutti nel maneggio delle armi. Credo che avrà bisogno di sfruttare tutta la sua abilità ora perché mi sembra che si troverà in una situazione di netto svantaggio” e lo costrinse a non far nulla.
Kjartan ed i suoi compagni si avvicinavano ora ad Hafragil.
Nel frattempo i figli di Osvif avevano cominciato a domandarsi perché Bolli si fosse sistemato in cima al burrone, in un posto in cui chiunque venisse da ovest l’avrebbe inevitabilmente visto da una certa distanza. Si consultarono fra loro e si convinsero che Bolli intendeva far fallire l’agguato. Si arrampicarono su per il pendio e gli si gettarono addosso. Bolli resistette e lottò con loro, finché, afferratolo per le gambe, riuscirono a trascinarlo giù.
Kjartan e i suoi compagni si stavano avvicinando rapidamente perché andavano al trotto e, quando ebbero superato il burrone andando verso sud, si accorsero dell’imboscata e riconobbero gli uomini in agguato. Kjartan balzò fulmineamente giù dal cavallo e si preparò ad affrontare i figli di Osvif. C’era là una grande roccia e Kjartan ordinò ai suoi compagni di accostarsi ad essa per avere le spalle coperte. Prima che si giungesse al corpo a corpo, Kjartan scagliò la sua lancia e colpì lo scudo di Thorolf proprio al di sopra dell’impugnatura, proiettandolo contro il corpo di Thorolf.
La punta della lancia attraversò lo scudo e il braccio di Thorolf, sopra il gomito, recidendogli il bicipite. Thorolf lasciò cadere lo scudo e si ritirò dal combattimento, perché il suo braccio era divenuto inerte.
Poi Kjartan estrasse la spada, ma, per sua sfortuna, non aveva portato con sé la spada ben temprata che gli aveva regalato re Olaf.
Ai figli di Thorhalla era stato affidato il compito di eliminare Thorarin. Essi si gettarono quindi su di lui, ma l’impresa era ardua perché Thorarin era molto forte, sebbene anch’essi fossero vigorosi, e l’esito dello scontro appariva incerto.
Intanto, i figli di Osvif e Gudlaug affrontavano Kjartan e An. Erano sei contro due. An lottava con vigore e cercava di rimanere sempre accanto a Kjartan per non lasciargli scoperto il fianco. Bolli se ne stava in disparte con la sua spada “Tagliagambe.” Kjartan menava grandi fendenti, ma la spada, che non era ben temprata, si piegava ed egli doveva spesso farla passare sotto il piede per raddrizzarla. I figli di Osvif e An ricevettero alcune ferite. Solo Kjartan era ancora illeso e si batteva con tale coraggio e maestria che i figli di Osvif furono costretti ad indietreggiare e preferirono concentrare il loro attacco su An. Quest’ultimo, sebbene ferito al ventre e con le budella che gli uscivano fuori, resistette tuttavia qualche minuto prima di cadere.
Nello stesso momento Kjartan ferì mortalmente Gudlaug, con un gran fendente che gli tranciò di netto la gamba sopra il ginocchio.
A questo punto, i figli di Osvif si lanciarono di nuovo su Kjartan, che li affrontò con estrema determinazione, senza cedere un solo pollice di terreno.
Kjartan si rivolse a Bolli: “ Non è possibile, cugino, che tu sia venuto fin qui solo per ammirare questo spettacolo. Decidi, finalmente, da quale parte vuoi stare e mostraci che cosa sai fare con “Tagliagambe.”
Bolli finse di non aver sentito.
Ma quando Ospak si accorse che, senza l’aiuto di Bolli, non sarebbero riusciti ad aver la meglio su Kjartan, cercò in tutti i modi di convincerlo ad intervenire, facendogli presente che sarebbe stata una cosa troppo vergognosa se, dopo aver promesso di collaborare alla loro vendetta, non avesse mantenuto il suo impegno. “Kjartan ci ha fatto dei torti molto più gravi di quelli che noi avevamo fatto a lui “diceva” e ,se questa volta riesce a scampare, la pagheremo cara non solo noi, Bolli, ma anche tu, e molto presto.”
Allora, Bolli impugnò “Tagliagambe” e si fece avanti.
Kjartan gli disse:” Ciò che stai per fare è veramente ignobile, cugino, ma preferisco morire per mano tua anziché essere io ad ucciderti.”
Detto questo lasciò cadere le armi e non volle più difendersi. Non era ferito, ma era completamente esausto.
Senza dire una parola, Bolli gli tirò un solo colpo, mortale.
Mentre Kjartan cadeva, Bolli si lanciò a sostenerlo e così Kjartan morì tra le braccia di Bolli.
Bolli si pentì subito di ciò che aveva fatto, ma se ne assunse, lui solo, la piena responsabilità. Rimandò a casa i figli di Osvif e rimase con Thorarin a vegliare i cadaveri.
I figli di Osvif, giunti a Laugar, diedero notizia dell’accaduto. Gudrun se ne mostrò compiaciuta. Il braccio di Thorolf fu bendato, ma guarì assai lentamente e non recuperò mai per intero la sua funzionalità.
Il corpo di Kjartan fu riportato dai suoi, a Tunga.
Quando Bolli tornò a Laugar, Gudrun gli si fece incontro e gli domandò che ora fosse. Bolli rispose che doveva essere più o meno mezzogiorno.
"Questa mattina ci siamo dedicati ad attività molto varie.” disse Gudrun” Io ho filato dodici spole e tu hai ucciso Kjartan.”
“Non hai bisogno di ricordarmi un misfatto di cui mi vergognerò a lungo” replicò Bolli.
“Non ritengo proprio che sia stato un misfatto” ribattè Gudrun “Mi sembrava che tu godessi di maggior prestigio quell’inverno in cui Kjartan rimase in Norvegia. Da quando era tornato in Islanda non faceva altro che calpestarti. E ti dico ancora che ciò che mi fa maggior piacere è il pensiero che Hrefna passerà una brutta notte.”
Bolli, che cominciava ad irritarsi sempre di più, le rispose: “Non so proprio se la persona che la morte di Kjartan ha addolorato di più è lei oppure sei tu ed ho il sospetto che saresti stata più contenta se io fossi rimasto sul terreno e se Kjartan fosse venuto a darti notizia della mia morte.”
Gudrun capì allora che doveva cercare di ammansirlo e si affrettò a dirgli: “ Sii certo che ti sono grata di quello che hai fatto. Ora ho capito che mi vuoi bene.”
I figli di Osvif si nascosero in un rifugio sotterraneo che era stato preparato in segreto per loro, mentre i figli di Thorhalla furono inviati ad Helgafell da Snorri il sacerdote per informarlo dell’accaduto e pregarlo di proteggere la gente di Laugar dalle rappresaglie di Olaf e di coloro cui toccava vendicare Kjartan.
Si racconta che un fatto curioso accadde alla Punta di Saelingsdal la notte successiva all’assassinio di Kjartan: An il nero, che tutti avevano creduto morto, si tirò su e si mise a sedere. Coloro che vegliavano i cadaveri si spaventarono e pensarono ad un prodigio.
"Vi scongiuro, in nome di Dio, di non credere che io sia un fantasma” disse loro An “ Per tutto il tempo in cui mi avete creduto morto sono sempre stato vivo e cosciente, ma incapace di muovermi e di parlare. Poi mi sono assopito ed ho sognato che quella stessa donna che mi aveva riempito la pancia di sterpi ora li toglieva e rimetteva gli intestini al loro posto. Devo confessare che, dopo questa operazione, mi sento molto, molto meglio.”
Le ferite di An furono bendate; egli guarì perfettamente e da allora in poi fu chiamato An Panciadilegno..
Quando Olaf seppe che suo figlio era stato assassinato, ne soffrì enormemente, ma sopportò la sventura con virile fermezza.
Ai figli, che volevano subito vendicare Kjartan, uccidendo Bolli, disse: “ Non voglio vendette. La morte di Bolli non riporterebbe comunque in vita mio figlio. Amavo Kjartan più di chiunque altro, ma non desidero che sia fatto del male a Bolli. Piuttosto ho un compito da affidarvi: inseguite i figli di Thorhalla, che sono stati inviati ad Helgafell a chiedere appoggi contro di noi, e quando li avrete presi, fatene quel che volete; avete il mio beneplacito.”
I figli di Olaf si imbarcarono subito su uno dei battelli che appartenevano al padre e costeggiarono lo Hvammsfjörd a gran forza di remi. Erano sette in tutto. Per navigare più veloci avevano anche issato la vela, in modo da sfruttare una leggera brezza che spirava verso il largo. Giunti all’isola di Skor, vi fecero sosta per chiedere alla gente del posto se avessero visto passare delle imbarcazioni. Proprio in quel momento scorsero una barca che stava attraversando il fiordo da ovest e riconobbero, a bordo di essa, i figli di Thorhalla. Halldor e i suoi si lanciarono all’inseguimento.Non vi fu resistenza perché la barca fu abbordata prima ancora che i suoi occupanti si rendessero conto di che cosa stava accadendo. Stein ed il fratello furono immobilizzati ed immediatamente decapitati.
I figli di Olaf ritornarono a casa e la loro spedizione venne considerata un’ impresa magistralmente condotta.
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La veglia funebre
Olaf andò incontro al corpo di Kjartan. Mandò messaggeri verso sud, a Borg, perché informassero Thorstein Egilsson di ciò che era accaduto e chiedessero il suo appoggio per l’azione penale che intendeva avviare. Voleva avere tutto sotto controllo qualora i figli di Osvif riuscissero ad ottenere appoggi contro di lui. Mandò messaggeri pure verso nord, a suo genero Gudmund, che abitava nella Vididal, e alla famiglia di Asgeir, cui apparteneva sua nuora, per far loro sapere che aveva denunciato per omicidio tutti coloro che avevano partecipato all’uccisione di Kjartan, salvo Ospak, che era già stato condannato al bando per aver rapito una donna di nome Aldis. Questa donna era figlia di Ljot il duellante, che abitava a Ingjaldssand. Ospak ne ebbe un figlio di nome Ulf che in seguito divenne maresciallo di campo del re Harald Sigurdarsson. Ulf sposò Jorunn, figlia di Thorberg, da cui ebbe un figlio di nome Jon che generò Erlend il flaccido, padre di Eystein l’arcivescovo.
Olaf aveva inoltrato la sua denuncia all’assemblea di Thorsnes, che fungeva da tribunale penale.
Fece riportare a casa il corpo di Kjartan e lo mise a giacere sotto un baldacchino, perché a quell’epoca non era ancora stata costruita alcuna chiesa nella regione delle valli.
Quando Olaf seppe che Thorstein non aveva sprecato tempo ed aveva raccolto un folto gruppo di armati e che i suoi parenti che abitavano nella Vididal avevano fatto lo stesso, si affrettò a raccogliere anche lui armati in tutta la regione delle Valli. e, formata una numerosa schiera la inviò subito a Laugar con questo incarico” Desidero che proteggiate Bolli, se ne avrà bisogno, con lo stesso zelo con cui servite me. Temo infatti che i miei parenti vogliano chiudere i conti con lui ed i loro uomini stanno già arrivando.”
Non appena ebbe disposto questo, arrivarono con le loro bande Thorstein, Gudmund e i figli di Asgeir. Erano furiosi e desiderosi di vendetta. Hall Gudmundsson e Kalf Asgeirsson erano i più accesi nel proporre di uccidere Bolli e di aprire la caccia ai figli di Osvif che, secondo loro, non potevano essere andati lontano. Tuttavia, poiché Olaf fece tutto il possibile per ridurli a più miti consigli, fu tentata una transazione con la gente di Laugar. Per quanto riguardava Bolli non ci furono difficoltà perché egli si rimise al volere di Olaf. La stessa cosa fece Osvif, visto che da Snorri non gli era giunto alcun aiuto.
Un incontro per giungere ad una transazione fu organizzato nel bosco di Ljar e ad Olaf fu riconosciuta la facoltà di stabilire a sua discrezione le pene per gli assassini di Kjartan: multe o condanne all’esilio.
L’accordo raggiunto al termine di questo incontro, al quale, su consiglio di Olaf, Bolli non aveva.assistito, prevedeva che la sentenza fosse pronunciata da Olaf in occasione dell’assemblea di Thorsnes.
Dopo di ciò i Myramenn, cioè la famiglia della madre di Kjartan, e gli uomini della Vididal tornarono a casa.
Per alleviare la tristezza di Hrefna Thorstein Kuggason si offrì di prendere con sé Asgeir, figlio di Kjartan.
Hrefna ritornò a nord con i suoi fratelli, ma era terribilmente abbattuta. Ciononostante si comportò sempre con cortesia e non rifiutò mai di parlare con nessuno. Non si risposò più dopo l’assassinio di Kjartan. Morì poco tempo dopo il suo ritorno alla casa paterna e si dice sia morta di crepacuore.
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Il processo per l’uccisione di Kjartan
Il corpo di Kjartan rimase una settimana a Hjardarholt.Poi Thorstein, figlio di Egil, che aveva fatto costruire una chiesa a Borg, vi fece portare il cadavere di Kjartan, che fu colà seppellito.
La chiesa era appena stata consacrata e le pareti erano ancora bianche di calce.
Giunse l’epoca dell’assemblea che si teneva a Thorsnes. Vi si svolse il processo contro i figli di Osvif, che furono tutti condannati al bando. Fu depositato del denaro per pagare loro la traversata oltremare e fu loro vietato di ritornare in Islanda finché fossero in vita i figli di Olaf e Asgeir, figlio di Kjartan. Nessun risarcimento fu accordato per la morte di Gudlaug, nipote di Osvif per parte di madre, che era stato ucciso mentre partecipava all’imboscata contro Kjartan né per le ferite ricevute nella stessa occasione da Thorolf, figlio di Osvif. Olaf non volle che Bolli fosse condannato al bando e lo invitò a pagare invece un’ammenda. Ciò dispiacque ad Halldor, a Steinthor ed agli altri figli di Olaf, i quali obiettarono che avrebbero mal sopportato la presenza di Bolli nelle vicinanze, ma Olaf rispose che così voleva che fosse, finché fosse rimasto in vita.
Era ormeggiata a Bjarnarhöfn una nave appartenente ad Audun detto il tricheco. Audun, che assisteva al processo, osservò: “ È probabile che questi uomini non ricevano una buona accoglienza in Norvegia, se sono ancora vivi gli amici di Kjartan.”
Ma Osvif replicò:” Tu, tricheco, stai sbagliando predizioni, perché i miei figli saranno bene accolti dai nobili norvegesi, mentre tu sarai già nel regno degli spiriti prima che finisca l’estate.”
Ed infatti, quando Audun il tricheco salpò durante l’estate, la sua nave fece naufragio presso le Faer Øer e tutto l’equipaggio annegò. Si disse allora che Osvif aveva ben saputo prevedere il futuro.
I figli di Osvif partirono in esilio durante l’estate e nessuno di essi tornò mai più in Islanda.
Si ritenne che Olaf avesse molto accresciuto il suo prestigio con quel processo perché aveva ottenuto una dura condanna là dove era necessario, cioè per i figli di Osvif, mentre era riuscito a far trattare con mitezza Bolli, che era suo parente. Egli ringraziò i suoi amici per il sostegno che gli avevano offerto durante il processo.
Su consiglio dello stesso Olaf Bolli comprò la fattoria di Tunga.
Si racconta che Olaf visse ancora tre anni dopo l’assassinio di Kjartan. Quando morì, i suoi figli si divisero le sue proprietà. Halldor ereditò la fattoria di Hjardarholt e la madre Thorgerd rimase a vivere con lui. Thorgerd non aveva perdonato a Bolli e lo accusava di aver ripagato nel peggiore dei modi l’amore con cui era stato allevato.
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La punizione di Thorkel di Hafratind
In primavera Bolli e Gudrun si trasferirono nella fattoria sulla Punta di Saelingsdal, e la rimisero rapidamente in ordine.Ebbero un figlio che fu battezzato e chiamato Thorleik, un ragazzo bello ed intelligente.
Halldor Olafsson viveva a Hjardarholt, come s’è già detto, ed era il più autorevole tra i figli di Olaf.
Nella primavera dell’anno in cui Kjartan fu ucciso Thorgerd, figlia di Egil, aveva piazzato un ragazzo, suo lontano parente, come pecoraio da Thorkel di Hafratind. Il ragazzo, come tutti gli altri, era stato molto turbato dalla morte di Kjartan, ma non poteva mai parlarne in presenza di Thorkel perché quello subito cominciava a sbeffeggiare Kjartan, a dire che era stato un vigliacco ed a mimare con gesti e sberleffi il modo indecoroso in cui, secondo lui, era andato incontro alla morte. Il ragazzo ne soffriva molto e, recatosi a Hjardarholt, pregò Halldor e Thorgerd di riprenderlo subito con loro. Thorgerd lo invitò a resistere fino all’autunno.
Il ragazzo rispose che non ce la faceva più a restare ad Hafratind ed aggiunse “ né voi mi invitereste a restare ancora laggiù se sapeste che cosa devo sopportare.”
Thorgerd si commosse per le sofferenze del ragazzo e gli disse che, da parte sua, era disposta a riprenderlo con sé.
Halldor allora le disse: “Non prestargli attenzione, è solo un ragazzino.”
“Certo, è solo un ragazzino” replicò Thorgerd” ma ciò non toglie che Thorkel si sia comunque comportato in modo ignobile perché aveva scoperto l ‘imboscata tesa a Kjartan dagli uomini di Laugar e si è ben guardato dall’avvertirlo, anzi si è divertito ad assistere di lontano allo scontro come se fosse un bello spettacolo. Per di più, da allora, s’è messo a sparlare di Kjartan.
Sarà ben difficile per te e per i tuoi fratelli compiere una vendetta su persone importanti, se non siete nemmeno in grado di punire una mezzacalzetta come Thorkel.”
Halldor non seppe che cosa rispondere e si affrettò a dire a Thorgerd di fare ciò che volesse con il ragazzo. Pochi giorni dopo Halldor, presi con sé alcuni uomini, uscì di casa e si recò ad Hafratind, dove sorprese Thorkel in casa. Ordinò di trascinarlo fuori e di ucciderlo. Thorkel morì da vigliacco. Halldor proibì ai suoi di saccheggiare la casa e ritornò subito a Hjardarholt. Thorgerd fu soddisfatta di questa impresa e ritenne che fosse già meglio di niente.
L’estate trascorse apparentemente nella calma più completa, ma i rapporti tra Bolli e i figli di Olaf erano estremamente tesi. I figli di Olaf erano sempre rigidi nei confonti di Bolli, mentre quest’ultimo cercava sempre di essere accomodante nei limiti in cui poteva permetterselo perché era un uomo orgoglioso e cosciente della propria dignità. Bolli aveva molti domestici e viveva con molto lusso perché non gli mancavano i mezzi.
Steinthor Olafsson abitava a Dönusstad, nella Valle dei salmoni. Aveva sposato Thurid, figlia di Asgeir, che era stata moglie di Thorkel Kuggi. Suo figlio Steinthor ebbe il soprannome di Groslappi.
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Thorgerd incita i figli alla vendetta
Verso la fine dell’inverno successivo alla morte di Olaf Höskuldsson Thorgerd, figlia di Egil, mandò a dire a suo figlio Steinthor che venisse a trovarla. Quando si incontrarono, ella gli disse che intendeva recarsi ad ovest in visita alla sua amica Aud, che abitava a Saurby. Pregò anche Halldor di accompagnarla. Erano in tutto cinque persone.
Halldor cavalcava accanto alla madre. Ad un certo punto passarono dinanzi alla fattoria di Saelingsdal. Allora Thorgerd voltò il suo cavallo verso la fattoria e chiese: “Come si chiama quella fattoria?”
“Me lo domandi, come se tu non lo sapessi già, madre?.”:si stupì Halldor “È la fattoria di Tunga.”
“Chi ci abita?” chiese ancora Thorgerd.
“Sai bene anche questo, madre” replicò Halldor.
Thorgerd sospirò e disse: “Certo che lo so. Ci abita Bolli, l’assassino di vostro fratello. E mi pare che voi abbiate veramente tralignato dai vostri valorosi antenati se avete rinunciato a vendicare un così nobile fratello come era Kjartan. Mio padre Egil non si sarebbe mai comportato come voi. Che tristezza avere dei figli indegni!. Sarebbe stato meglio che, al vostro posto, avessi avuto delle figlie e le avessi maritate fuori casa. Il vecchio detto che “ogni famiglia ha le sue magagne” si adatta perfettamente alla nostra situazione, Halldor. Che disgrazia ha avuto il mio povero Olaf a concepire dei figli come voi! Sto parlando a te Halldor perché mi sembra che tu abbia un particolare ascendente sui tuoi fratelli. Torniamo pure a casa, ora. Vi ho portati fin qui per questa sola ragione: ricordarvi qualcosa che rischiate di dimenticare.”
“Se dovessimo dimenticarcene, madre,” osservò Halldor “ non potremmo certamente dire che è perché tu non ce lo hai ricordato” e non aggiunse altro, ma il suo cuore si gonfiò di odio per Bolli.
Passò l’inverno e giunse l’estate; venne il momento di recarsi all’assemblea annuale. Halldor ed i suoi fratelli fecero sapere che avrebbero partecipato all’assemblea. Vi si recarono con un largo seguito e drizzarono le tende là dove Olaf aveva costume di farlo. L’assemblea si svolse tranquillamente e senza avvenimenti degni di nota.
All’assemblea prendevano parte anche i figli di Gudmund Sölmundsson che abitavano nella Vididal. Bardi Gudmundsson aveva allora diciott’anni ed era un ragazzo alto e robusto. I figli di Olaf insistettero molto con Bardi perché li accompagnasse nel viaggio di ritorno dall’assemblea. ( Suo fratello Hall si trovava a quell’epoca fuori d’Islanda).
Bardi accettò l’invito perché voleva molto bene ai suoi zii e fece il viaggio di ritorno con i figli di Olaf. Giunsero a Hjardarholt, dove Bardi trascorse l’estate.
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Halldor e Bardi preparano la vendetta
Halldor confidò di nascosto a Bardi che lui e i suoi fratelli intendevano uccidere Bolli perché non potevano più tollerare i rimproveri della loro madre. “Non ti nasconderò” aggiunse “caro Bardi, che la principale ragione per cui ti abbiamo invitato qui è che desideriamo avere il tuo aiuto ed il tuo appoggio in questa impresa.”
Bardi rispose: “In primo luogo mi sembra riprovevole violare un accordo stipulato con i propri parenti; in secondo luogo, mi sembra che Bolli non sia facile da raggiungere. È sempre accompagnato da molti uomini ed è lui stesso un uomo abile nell’uso delle armi. Inoltre è difficile attirarlo in un agguato, con due consiglieri come Gudrun e Osvif al suo fianco. Tenuto conto di tutto ciò, mi pare un’impresa molto difficile da realizzare.”
Halldor replicò: “Non esageriamo le difficoltà! Non avrei nemmeno sollevato il problema se noi non fossimo già da tempo impegnati con tutte le nostre forze a preparare la vendetta contro Bolli. Ed sono sicuro, nipote, che tu non esiterai ad unirti a noi.”
Bardi rispose: “So che non ti farebbe piacere che io mi tirassi indietro. E non lo farò, se non riuscirò a convincervi a lasciar perdere.”
“Molto bene” disse Halldor “Proprio questo mi aspettavo da te.”
Bardi aggiunse però che avrebbero dovuto agire con molta prudenza.
Halldor riferì che gli era stato detto che Bolli aveva lasciato partire le sue guardie del corpo, che aveva mandato alcuni uomini a nord alla sua nave che era ormeggiata nello Hrutafjörd, altri a pesca lungo le spiagge. “ Mi è pure stato raccontato “ aggiunse” che Bolli si trova ora all’alpeggio nella Saelingsdal, accompagnato soltanto da un paio di garzoni, che raccolgono il fieno. Non troveremo di certo un’occasione migliore di questa per liberarci di lui.”
In questo modo Halldor e Bardi definirono il piano d’azione.
Nella Valle di Hund, una delle valli che si aprivano sul Breidafjörd, viveva un contadino capace e ricco chiamato Thorstein il nero, che era stato amico di Olaf. Sua sorella si chiamava Solveig. ed aveva per marito Helgi Hardbeinsson, uomo alto e forte, che viaggiava molto per commercio e che in quel momento era appena tornato da un viaggio all’estero ed era ospite del cognato.
Halldor li invitò a Hjardarholt e, non appena giunsero, li informò del suo progetto e di come intendeva realizzarlo e li invitò ad unirsi a lui.
Thorstein disapprovò l’idea: “ È triste che voi dobbiate continuare ad uccidervi tra parenti. Non ci sono più molti uomini del valore di Bolli nella vostra famiglia”,ma le sue obiezioni non furono tenute in alcun conto.
Halldor mandò a chiamare suo zio Lambi Thornbjörnsson e, quando giunse, informò pure lui di che cosa intendeva fare. Lambi approvò con entusiasmo l’idea. Anche la padrona di casa, Thorgerd, li sollecitava a muoversi dicendo che avrebbe considerato Kjartan vendicato solo quando avesse saputo che Bolli era morto.
Si prepararono quindi a partire. C’erano i quattro figli di Olaf, cioè Halldor, Steinthor, Helgi e Höskuld, il loro nipote Bardi Gudmundsson, Lambi, Thorstein e Helgi, suo cognato, ed infine An Panciadilegno: in tutto nove uomini. Thorgerd volle accompagnarli, sebbene essi tentassero di dissuaderla dicendo che non era cosa per donne. Ma Thorgerd rispose che voleva accompagnarli “ perché so bene, figli miei, che avete bisogno di essere stimolati.”
Essi lasciarono quindi che facesse come voleva.
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La morte di Bolli
Si mossero così da Hjardarholt, nove uomini più Thorgerd, e, cavalcando lungo il fiordo, giunsero nelle prime ore della notte al bosco di Ljar, ma non vi si fermarono e continuarono sino a Saelingsdal dove giunsero all’alba. A quei tempi le valli erano ricoperte di boschi. Bolli si trovava nell’ ovile, proprio come era stato riferito a Halldor. Lo stazzo si trovava accanto ad un ruscello nella località che oggi è chiamata Bollatoptir. Sopra lo stazzo si erge un pendio che va sino a Stakkagill; tra il pendio e la montagna c’è un ampio pianoro che si chiama Barmi, dove stavano lavorando i garzoni di Bolli.
Halldor e i suoi compagni passarono oltre Oxnagrof, attraversarono il pianoro di Ranar e giunsero al prato di Hamar, che si trova di fronte a dove stava l’ovile, oltre il ruscello. Sapevano che alcuni uomini si trovavano ancora all’ovile, perciò smontarono dai cavalli e decisero di aspettare finché tutti i garzoni si fossero recati a falciare il fieno.
Quel mattino il pastore di Bolli aveva lasciato molto presto l’ovile con il gregge.
Vide gli uomini nascosti fra gli arbusti ed i cavalli legati ai tronchi e capì subito che gente che aveva viaggiato di notte non doveva essere venuta con intenzioni amichevoli. Corse a perdifiato verso l’ovile, prendendo una scorciatoia, per avvertire Bolli.
Halldor che aveva la vista molto acuta scorse il ragazzo che correva giù dal pendio verso l’ovile e disse agli altri che doveva trattarsi del pastore di Bolli “ che ci ha scoperti.” “Dobbiamo tagliargli la strada e bloccarlo prima che giunga all’ovile.”
Gli altri fecero come aveva detto. An Panciadilegno, che era il più veloce, riuscì a raggiungere il ragazzo e, afferratolo, lo gettò a terra con tanta forza che gli ruppe la schiena.
Poi cavalcarono verso l’ovile, che era costituito da due capanne: quella in cui dormivano gli uomini e quella in cui si lavorava il latte. Bolli s’era alzato presto il mattino per dare gli ordini ai garzoni, ma poi era ritornato a letto.
Nella capanna erano rimasti solo in due: lui e Gudrun. Si svegliarono quando sentirono il rumore degli uomini che smontavano da cavallo e che stavano decidendo chi sarebbe entrato il primo per colpire Bolli. Bolli riconobbe le voci di Halldor e di molti dei suoi compagni. Si rivolse a Gudrun e le ordinò di uscire dalla capanna perché ciò che stava per accadere non sarebbe stato un bello spettacolo. Gudrun rispose che non pensava che potesse succedere nulla a cui ella non avesse il coraggio di assistere ed aggiunse che il suo aiuto non poteva fargli danno. Bolli insistette perché Gudrun lo lasciasse solo e così alla fine Gudrun uscì dalla capanna. Scese lungo il pendio che portava al ruscello e cominciò a lavare la sua biancheria.
Bolli, rimasto solo nella capanna, si armò: indossò l’elmo, prese uno scudo ed afferrò la spada “Tagliagambe”. Non aveva portato con sé la cotta di maglia.
Halldor e i suoi stavano ancora discutendo sul da farsi perché nessuno di loro era ansioso di irrompere per primo nella capanna.
Allora An Panciadilegno disse: “ Io non sono un parente stretto di Kjartan come alcuni di voi, ma nessuno ricorda meglio di me come fu ucciso. Quando io fui riportato a Tunga più morto che vivo, dopo che ebbero ucciso Kjartan, l’unica cosa che riuscivo a pensare era che lo avrei vendicato se mai ne avessi avuto l’occasione. Perciò sarò il primo ad entrare nella capanna.”
Gli rispose Thorstein:” Hai parlato da uomo coraggioso, ma non dobbiamo precipitarci nella capanna senza riflettere. Dobbiamo muoverci prudentemente, perché Bolli sa che lo attaccheremo e ci sta aspettando. È solo, ma puoi star sicuro che si difenderà con vigore perché è forte e ben addestrato all’uso delle armi. Ed ha una spada che è un’arma particolarmente efficace.”
An si gettò di slancio nella capanna, proteggendosi con lo scudo che teneva sopra la testa con la parte appuntita in avanti. Bolli menò un gran fendente con “Tagliagambe” e la spada, tagliando di netto la parte alta dello scudo, aprì la testa di An fino alle spalle. An morì sul colpo.
Dietro An si era lanciato Lambi. Si proteggeva con lo scudo e aveva la spada in mano. In quel momento Bolli stava ritirando la spada dal corpo di An e aveva lasciato scivolare lo scudo un po’ di lato. Lambi ne approfittò per tirare un colpo alla coscia di Bolli e ferirlo in modo abbastanza grave. Bolli replicò con un colpo alla spalla e la spada scese lungo il fianco di Lambi. La ferita fu così grave che Lambi dovette tirarsi indietro e rinunciare al combattimento.
Da quel giorno il braccio gli diede dei problemi per tutto il resto della sua vita.
Mentre Lambi si ritirava, Helgi Hardbeinsson corse avanti con una lancia lunga quasi tre metri dotata di una punta di ferro Quando Bolli se ne accorse gettò la spada e afferrato lo scudo con le due mani si gettò verso la porta per affrontare Helgi. Helgi si scagliò contro Bolli con la lancia, che attraversò lo scudo e colpì Bolli. Bolli ricadde indietro contro la parete ed allora tutti gli altri, Halldor e i suoi fratelli, irruppero nella capanna, seguiti da Thorgerd.
Bolli disse: “Avvicinatevi pure, amici, ormai non c’è più pericolo.”
Thorgerd gli rispose dicendo che ormai bisognava finire il lavoro incominciato e chiudere la partita. Bolli era ancora in piedi, addossato alla parete, tenendo la camicia premuta contro il ventre perché non ne fuoriuscissero gli intestini. Steinthor Olafsson balzò allora su Bolli e gli menò un gran colpo d’ascia sul collo giusto sopra le spalle. La testa fu mozzata di netto.
"Sia benedetta la tua mano” esclamò Thorgerd ed aggiunse che ora Gudrun avrebbe avuto dei capelli rossi da pettinare.
Poi uscirono dalla capanna.
Gudrun risalì dal ruscello e, dopo essersi avvicinata a Halldor e agli altri, domandò loro come fosse andato il loro incontro con Bolli. Essi le raccontarono come si erano svolte le cose. Gudrun indossava una tunica con un corsetto aderente ed un gran nastro le teneva fermi i capelli. Intorno alla vita portava uno scialle a fiocchi a larghe strisce blu.
Helgi Hardbeinsson le si avvicinò e, preso un lembo dello scialle, ci asciugò la punta della lancia con cui aveva appena trafitto Bolli.
Gudrun lo guardò e sorrise.
"È stata una crudeltà inutile” lo rimproverò Halldor.
Helgi gli rispose di non preoccuparsi, “ perché sento che sotto questo scialle c’è già chi mi ucciderà.”
Rimontarono a cavallo e si allontanarono. Gudrun li accompagnò a piedi per un tratto, conversando con loro, e poi tornò indietro.
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Gudrun si trasferisce a Helgafell
I compagni di Halldor osservarono che Gudrun non sembrava molto addolorata per l’uccisione di Bolli visto che li aveva accompagnati per un pezzo di strada e aveva conversato con loro come se non avessero fatto nulla che potesse dispiacerle.
Rispose Halldor:” Non penso proprio che Gudrun sia rimasta indifferente di fronte alla morte di Bolli. Penso che ci abbia accompagnati perché voleva vedere bene le facce di coloro che avevano partecipato a questa impresa. Non è esagerato dire che Gudrun è molto più intelligente delle altre donne. Ci possiamo aspettare che Gudrun non dimentichi la morte di Bolli perché in realtà la morte di un uomo come era Bolli è una gran perdita, anche se noi suoi parenti non abbiamo avuto la fortuna di poter vivere in pace con lui.”
Dopo di ciò ritornarono a Hjardarholt.
La notizia della morte di Bolli si sparse rapidamente e fece grande impressione. Egli fu molto compianto.
Gudrun mandò subito dei messaggeri a Snorri il sacerdote, nel quale Osvif e i suoi avevano la massima fiducia. Snorri rispose subito alla preghiera di Gudrun e si presentò a Tunga con sessanta uomini. Gudrun lo accolse con gioia. Snorri si offrì come paciere, ma Gudrun era riluttante ad accettare per conto del figlio Thorleik un risarcimento per la morte di Bolli.
"Il miglior aiuto che tu mi possa dare, Snorri” gli disse” è di scambiare le nostre case in modo che io non sia più costretta a vivere nelle vicinanze di Hjardarholt.”
Snorri, che in quel momento aveva grandi difficoltà con la gente di Eyr, rispose che era disposto ad accettare lo scambio per l’amicizia che lo legava a Gudrun, ma che Gudrun avrebbe dovuto rimanere a Tunga ancora un semestre.
Al momento della partenza di Snorri, Gudrun gli fece doni preziosi. Snorri tornò a casa e tutto rimase calmo per il resto dell’anno.
Durante l’inverno successivo alla morte di Bolli, Gudrun partorì un figlio maschio che chiamò Bolli. Il bambino crebbe bello e vigoroso. Gudrun lo amava molto.
Trascorso l’inverno e giunta la primavera, la permuta delle case e delle terre fra Snorri e Gudrun ebbe luogo secondo i precedenti accordi. Snorri si trasferì a Tunga dove passò il resto della sua vita. Gudrun si trasferì a Helgafell con la famiglia di Osvif e creò là una fattoria gestita in modo eccellente. Intanto i suoi figli crescevano. Thorleik aveva quattro anni quando gli fu ucciso il padre.
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Thorgils Hölluson e Thorkel Eyolfsson vogliono entrambi sposare Gudrun
Thorgils era conosciuto come il figlio di Halla perché la madre era vissuta molto più a lungo del padre, che era Snorri, figlio di Alf delle Valli. Halla, la madre di Thorgils, era invece figlia di Gest Oddleifson. Thorgils possedeva nella Hördadal una fattoria chiamata Tunga. Era un uomo robusto, di bell’aspetto, ma molto orgoglioso ed arrogante agli occhi della gente. Non era in buoni rapporti con Snorri che lo riteneva intrigante e superficiale.
Thorgils visitava spesso la zona di Helgafell e non mancava mai di rendere visita a Gudrun offrendole il suo aiuto, ma Gudrun si limitava a ringraziarlo cortesemente della sua disponibilità.
Thorgils invitò a casa sua il figlio di Gudrun, Thorleik Bollason, che fu suo ospite a Tunga per molto tempo ed imparò da lui il diritto perché Thorgils era un fine giurista.
In quel tempo effettuava viaggi di commercio Thorkel Eyolfsson, uomo stimato e di nobile famiglia, grande amico di Snorri. Quando si trovava in Islanda, Thorkel soggiornava regolarmente presso suo cugino Thorstein Kuggason.
Una volta che la nave di Thorkel era ancorata a Vadil, sulla spiaggia di Barda, accadde che il figlio di Eid di As fu ucciso nel fiordo di Borg dai figli di Helgi di Kropp., Grim e Njal,il secondo dei quali annegò poco dopo nel Fiume Bianco. Grim fu bandito per il suo delitto e si diede alla macchia. Era un uomo grande e grosso. Eid era molto vecchio quando gli fu ucciso il figlio e non fu più in grado di cercare Grim per punirlo, ma Thorkel fu molto criticato per non aver riparato i torti fatti alla sua famiglia.
La primavera successiva Thorkel, armata la sua nave, salpò verso sud in direzione del Brejdafjörd e, giuntovi, saltò a cavallo e cavalcò da solo, senza pause, fino as As, dove abitava il suo parente Eid. Eid lo accolse cordialmente. Thorkel gli disse che aveva intenzione di mettersi alla ricerca di Grim, il bandito con cui aveva un conto in sospeso ,e chiese ad Eid se avesse un’idea di dove potesse nascondersi.
Eid gli rispose: “Ti sconsiglio dal far questo. Mi sembra che tu corra un gran rischio ad inseguire un farabutto come Grim. Ma se vuoi proprio metterti alla caccia di questo bandito, prendi con te qualche uomo in modo da avere sempre la situazione sotto controllo.”
“Non mi sembra una grande impresa mettersi in molti per attaccare un uomo solo” ribattè Thorkel “ Piuttosto, vorrei che tu mi prestassi la spada “Sköfnung”, con la quale sono sicuro di poter battere qualunque fuorilegge, per quanto forte egli sia.”
“Fa’ come vuoi” concluse Eid “Ma non sarei sorpreso se tu dovessi rimpiangere questa decisione affrettata. Tuttavia poiché tu intendi fare questo per me, non ti negherò quanto mi chiedi e sono sicuro che Sköfnung sarà in buone mani. Ricordati però che non bisogna mai lasciare che il sole batta sulla sua elsa e che non bisogna mai estrarla in presenza di una donna. Se qualcuno è ferito da questa spada, la ferita non guarirà finché non sarà strofinata con la pietra risanatrice che accompagna la spada.”
Thorkel disse che se ne sarebbe ricordato e, presa la spada, chiese ad Eid di indicargli il cammino verso il nascondiglio di Grim. Eid gli rispose che, secondo lui, Grim doveva nascondersi molto probabilmente a nord nella zona di Tvidaegra presso il lago di Fisk. Thorkel cavalcò verso nord, tra le paludi, sul cammino che Eid gli aveva indicato e, dopo aver percorso un lungo tratto fra le paludi, scorse una grande capanna presso il lago e vi si diresse.
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Thorkel e Grim
Quando Thorkel giunse alla capanna vide un uomo che stava pescando, seduto in riva al lago presso lo sbocco di un ruscello. L’uomo portava in testa un cappuccio.
Thorkel smontò di sella e legò la sua cavalcatura alla parete della capanna. Poi si avvicinò alla riva del lago, dove era seduto il pescatore. Grim vide l’ombra di un uomo riflessa nell’acqua e balzò in piedi di scatto. Thorkell, che gli era già quasi addosso, menò un fendente e riuscì ancora a colpirlo al braccio, proprio sopra il polso, ma non in modo grave.
Grim si gettò contro Thorkell e lo strinse: la differenza di corporatura divenne presto determinante e Thorkel cadde a terra sotto Grim.
Allora Grim gli domandò chi fosse e Thorkel rispose che non erano affari suoi.
Grim gli disse: “Le cose sono andate in modo diverso da come avevi immaginato. Adesso sono io che posso ucciderti.”
Thorkel rispose che gli era andata male, ma che non avrebbe chiesto pietà.
Grim disse che aveva già abbastanza guai senza doverci aggiungere un altro omicidio.
“ Tu sei destinato ad una sorte diversa da quella di morire in questo scontro. Ti faccio dono della vita; ricambiami come crederai meglio.”
Si rialzarono entrambi e si diressero verso la capanna. Thorkel, avendo visto che Grim perdeva sangue, prese la pietra di Sköfnung e con essa strofinò il braccio, poi lo bendò, e tutto il dolore e l’infiammazione cessarono subito.
Trascorsero lì la notte. Il mattino seguente Thorkel si preparò a partire e domandò a Grim se volesse andare con lui.
Grim rispose di sì. Thorkel si diresse subito verso ovest, senza ripassare da Eid, e non si fermò finché non fu giunto alla punta di Saelingsdal. Snorri il sacerdote lo accolse con gran gioia e Thorkel gli raccontò che la sua spedizione era finita male, ma Snorri non fu dello stesso parere: “ Grim mi sembra una persona di buone qualità e ritengo giusto che tu lo ricompensi debitamente quando vi separerete. Per il resto, amico, ti consiglio di abbandonare il commercio, di fissare la tua residenza, di trovarti una moglie e di diventare una persona di riguardo, come è tradizione della tua famiglia.”
Thorkel fu d’accordo. “Spesso m’hai dato buoni consigli” gli disse “ Conosci per caso anche qualche donna alla quale potrei fare una proposta di matrimonio?”
Snorri gli rispose: “Dovresti fare una proposta alla donna che è il miglior partito di questa regione:Gudrun Osvifsdottir.”
Thorkel ammise che Gudrun era un eccellente partito, “ma il suo carattere e il suo temperamento mi spaventano. Inoltre vorrà che io vendichi il suo defunto marito Bolli. Infine c’è già Thorgils Hölluson che le ronza intorno e che non sarà molto contento di avere un rivale. Ma, nonostante tutto ciò, Gudrun mi piace.”
Snorri disse allora: “Per quanto riguarda Thorgils, m’impegno a fare in modo che non ti dia noia. Quanto alla vendetta per la morte di Bolli, credo che qualcosa sarà già stato fatto prima della fine dell’anno.”
Rispose Thorkel: “ Ciò che tu dici può ben essere vero, ma vendicare Bolli non sarà più facile adesso di quanto non lo fosse prima, a meno che non ci si metta qualcuno di molto potente.”
Snorri replicò: “Sarebbe bene che tu facessi ancora un ultimo viaggio durante l’estate. Intanto vedremo che cosa succederà.”
Thorkel rispose che avrebbe fatto ciò che gli veniva suggerito e con questo si separarono. Thorkel si diresse ad ovest, lungo il Breidafjörd, verso la sua nave. Portò con sé nel viaggio anche Grim. Essi fecero una buona traversata durante l’estate ed approdarono nel sud della Norvegia.
Allora Thorkel disse a Grim: “ Tu hai ben presenti le circostanze che ci hanno portati ad incontrarci e non è ora il momento di ricordarle. Vorrei però che ci separassimo in modo più amichevole di come ci siamo conosciuti. Ho capito che sei un uomo coraggioso e, per questo motivo, voglio che ci congediamo l’uno dall’altro come se tra noi non ci fosse mai stato alcun malanimo. Ti regalerò una quantità di merci sufficiente a permetterti di far parte di una società mercantile. Ricordati però di non stabilirti nella parte settentrionale di questo paese, che è frequentata da molti mercanti islandesi, parenti e amici di Eid, i quali non ti vogliono certamente bene.”
Grim lo ringraziò per queste parole e disse che non avrebbe mai osato chiedere quanto Thorkel gli aveva spontaneamente offerto. Quando si congedarono l’uno dall’altro, Thorkel diede a Grim un’ampia scorta di merci e molti osservarono che era stato veramente assai generoso. In seguito Grim si diresse ad est, verso il fiordo di Oslo, dove si stabilì ed acquistò molto prestigio e questo è tutto ciò che sappiamo di lui.
Thorkel trascorse l’inverno in Norvegia, dove godeva di grande reputazione per le sue ricchezze e per la sua ambizione.
Ma ora dobbiamo lasciarlo solo un momento per ritornare in Islanda ed ascoltare che cosa vi era accaduto durante la sua assenza.
59
Gudrun prepara la vendetta
Quell’estate Gudrun, figlia di Osvif, si mise in viaggio da casa sua verso le Valli e cavalcò sino a Thykkvaskog. Suo figlio Thorleik soggiornava a quel tempo ora a Thykkvaskog con i figli di Armod, Halldor e Örnolf, ora a Tunga con Thorgils. La sera stessa Gudrun inviò uno dei suoi uomini da Snorri il sacerdote per avvertirlo che desiderava vederlo con urgenza il giorno dopo. Snorri non perse tempo e, con un solo accompagnatore, cavalcò subito verso il Fiume della Valle del falco. A nord del fiume si stende una pietraia chiamata Höfdi, che si trova nella zona del bosco di Laekjar: là Gudrun aveva dato appuntamento a Snorri. I due arrivarono quasi contemporaneamente. Anche Gudrun aveva un accompagnatore: suo figlio Bolli Bollason, che a quell’epoca aveva appena compiuto dodici anni ma era già così maturo di corpo e di mente come non lo erano ancora molti adulti. Bolli cingeva la spada “Tagliagambe.”
Snorri e Gudrun cominciarono subito a parlare tra di loro, mentre Bolli ed il compagno di Snorri, seduti su una roccia, controllavano la zona. Dopo che Snorri e Gudrun si furono scambiati le ultime novità, Snorri domandò a Gudrun che cosa fosse successo per indurla a chiedergli un appuntamento così urgente.
Gudrun rispose:” Per dirlo con sincerità, ciò di cui voglio parlarti è successo dodici anni fa, ma per me è come se fosse appena accaduto: Bolli è stato assassinato ed io voglio vendicarlo. Non credo che ne sarai sorpreso, perché te ne ho parlato di tanto in tanto. Mi ricordo pure che tu mi avevi promesso il tuo aiuto purché io fossi disposta ad aspettare con pazienza. Ma, a questo punto, mi sembra vano aspettare ancora che tu ti occupi dei miei problemi. Ho aspettato tanto a lungo quanto ho potuto, ma ora vorrei almeno sapere che fine farà la mia vendetta.”
Snorri le domandò che cosa pensasse di fare.
Replicò Gudrun:” Non voglio che i figli di Olaf restino impuniti.”
Snorri obiettò che non avrebbe tollerato un attacco contro persone che godevano di grande prestigio nella regione “ i cui parenti avrebbero proseguito la catena delle vendette” ed aggiunse che era ormai tempo di porre fine a queste faide familiari.
Rispose Gudrun: “ Allora uccidiamo Lambi. Così ci libereremmo del peggiore di loro.”
"Lambi merita di certo la morte” osservò Snorri “ ma non mi sembra che con ciò Bolli sarebbe vendicato. La morte di Lambi non basterebbe a compensare quella di Bolli se le due dovessero essere confrontate in sede di giudizio.”
Rispose Gudrun:” Può anche essere vero che nessuno degli uomini della Valle dei salmoni è così importante da compensare con la sua morte quella di Bolli, ma qualcuno dovrà pur pagare, in quella valle o altrove. Pensiamo allora a Thorstein il nero che ha svolto un ruolo di primo piano nell’assassinio di mio marito.”
Snorri obiettò: “ Thorstein è solo un complice dell’assassinio: ha fatto parte del gruppo che ha assalito Bolli, ma non è uno di quelli che lo hanno colpito. Tu ne dimentichi uno che ha contribuito in modo determinante all’uccisione di Bolli, ferendolo gravemente: Helgi Hardbeinsson.”
“È vero” rispose Gudrun” Ma non riesco a sopportare l’idea che tutti questi uomini per i quali ho sempre nutrito un odio mortale continuino a vivere indisturbati.”
"Mi sembra di aver trovato una soluzione” ribattè Snorri “ Lambi e Thorstein dovranno unirsi ai tuoi figli nella spedizione punitiva contro Helgi e con questo riscatteranno convenientemente le loro colpe. Se non lo faranno, io mi disinteresserò della loro sorte e lascerò che tu li punisca come meglio credi.”
"Come faremo a convincerli?” chiese Gudrun.
"Toccherà al capo della spedizione” rispose Snorri.
“ Allora dovrai consigliarmi chi dovrà preparare e guidare la spedizione” replicò Gudrun.
Snorri sorrise ed osservò: “ Hai già sotto mano l’uomo adatto.”
"Intendi dire Thorgils?” domandò Gudrun.
"Sì’, proprio lui” confermò Snorri.
Gudrun cominciò a riflettere: “Ne ho già parlato con Thorgils, ma senza successo, perché egli ha posto una condizione che io non ero pronta ad accettare: era disposto a vendicare Bolli se io avessi acconsentito a sposarlo. Poiché non ho alcuna intenzione di diventare sua moglie, sarebbe pena perduta chiedergli di nuovo di capeggiare questa spedizione
Snorri disse allora: “ Posso trovare una soluzione, perché non ho nessuna voglia di guidare io la spedizione. Lasciagli balenare l’idea del matrimonio, promettendogli che non sposerai nessuno di tutti gli altri uomini che stanno in Islanda. Questa promessa, non farai fatica a mantenerla perché l’uomo che tu desideri sposare, Thorkel Eyolfsson, in questo momento si trova lontano dall’Islanda.”
Gudrun rimase perplessa. “ Thorgils si accorgerà certamente del trucco”, osservò dubbiosa.
"No, non se ne accorgerà di certo” le rispose Snorri “ Thorgils è più impulsivo che saggio. Fagli questa promessa alla presenza di pochi testimoni. Halldor Armodsson, suo fratello di latte, va bene, ma non deve esserci Örnolf che è più sveglio e subodorerebbe l’inganno. Sii certa che funzionerà, e se non funziona dammene pure tutta la colpa.”
Detto questo Snorri e Gudrun si separarono: Snorri tornò a casa e Gudrun ritornò a Thykkvaskog. Il mattino dopo Gudrun e i suoi figli montarono a cavallo e si allontanarono da Thykkvaskog. Mentre passavano accanto alla spiaggia del bosco si accorsero che alcuni cavalieri li seguivano al galoppo, avvicinandosi rapidamente. Quando furono vicini, videro che si trattava di Thorgils Hölluson e dei suoi . Si salutarono con grandi effusioni e proseguirono tutti insieme verso Helgafell, dove giunsero quello stesso giorno.
60
L’astuzia di Gudrun
Pochi giorni dopo il suo ritorno a casa, Gudrun chiamò i figli in cucina per parlare con loro. Quando i figli giunsero, videro che una camicia ed un paio di pantaloni di lino erano stati stesi sul pavimento. Questi indumenti erano tutti macchiati di sangue ormai raggrumato.
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"Questi stessi indumenti che voi vedete qui “ disse allora Gudrun “ vi incitano a vendicare vostro padre. Non ho bisogno di aggiungere altro perché se non riuscissero a commuovervi oggetti e ricordi come questi, allora ancor meno riuscirebbero a commuovervi le parole.”
I fratelli furono molto colpiti dalle parole di Gudrun, ma le ricordarono che non avevano potuto cercare vendetta perché erano ancora troppo giovani e non avevano chi li guidasse né erano in grado di elaborare piani d’azione per sé o per altri. “ Tuttavia” aggiunsero “non abbiamo dimenticato ciò che abbiamo perso.”
Gudrun rispose che le sembravano più interessati alle lotte di cavalli e agli sport e così finì il colloquio.
Durante la notte i ragazzi non riuscirono a dormire. Thorgils se ne accorse e domandò loro che cosa li agitasse. Gli raccontarono tutta la conversazione che avevano avuto con la madre e gli spiegarono che non potevano più sopportare il tormento che avevano nell’animo ed i rimproveri della madre.
“ Vogliamo vendicarci “ disse Bolli “ Ormai siamo cresciuti e la gente comincia a rimproverarci per la nostra lentezza nel vendicare nostro padre.”
Il giorno dopo, incontrando Thorgils, Gudrun gli disse: “ Mi sembra che i miei figli non vogliano più rimanere inerti e che stiano cominciando a pensare al modo di vendicare il padre. Mi ero finora astenuta dall’incitarli soprattutto perché mi pareva che Thorleik e Bolli fossero troppo giovani per avventurarsi in un’impresa di questo genere. Ma è da lungo tempo ormai che bisognerebbe fare qualcosa.”
"Non contare su di me dopo aver respinto la mia proposta di matrimonio” rispose Thorgils “Non ho assolutamente cambiato idea rispetto al nostro ultimo colloquio: se mi sposerai, sono disposto ad uccidere non solo uno, ma anche due di quelli che sono maggiormente implicati nell’assassinio di Bolli.”
"Mi sembra che Thorleik non si ritenga ancora capace di guidare una spedizione punitiva in cui occorrerà prendere decisioni che richiedono esperienza e risolutezza” osservò Gudrun “ Tuttavia, non intendo nasconderti che i ragazzi pensano comunque di attaccare quell’energumeno di Helgi Hardbeinsson, che abita nella sua fattoria a Skorradal e che si sente così sicuro che non ha disposto alcuna sorveglianza intorno a casa sua.”
Thorgils rispose: “ Non mi fa paura né Helgi né alcun altro. Chiunque sia mi sento in grado di farlo fuori. Per quanto mi riguarda i patti sono chiari: andrò con i tuoi figli a vendicare Bolli se tu prometti, dinanzi a testimoni, di sposarmi.”
Gudrun lo assicurò che avrebbe mantenuto ogni promessa fatta anche se non c’era il numero legale di testimoni e gli espose le modalità della promessa solenne, per cui suggeriva di chiamare come testimoni il fratello di latte di Thorgils, Halldor Armodsson, ed i suoi propri figli.
Thorgils propose che fosse chiamato anche Örnolf, ma Gudrun manifestò delle riserve, lasciando cadere dei sospetti sulla effettiva lealtà di Örnolf nei confronti di Thorgils e quest’ultimo non insistette.
Si riunirono quindi Gudrun e Thorgils più i figli di Gudrun e Halldor Armodsson in qualità di testimoni. Di fronte ad essi Gudrun disse: “ Thorgils ha promesso di guidare la spedizione voluta dai miei figli contro Helgi Hardbeinsson per vendicare Bolli. Per far ciò Thorgils ha posto la condizione che io consenta a sposarlo. Io dichiaro ora solennemente dinanzi a voi testimoni che prometto a Thorgils di non sposare nessun altro degli uomini che stanno in Islanda e che non intendo sposarmi in un altro paese.”
A Thorgils questa promessa sembrò accettabile e non si accorse del cavillo. Dopo la dichiarazione di Gudrun Thorgils si preparò, come d’accordo, a svolgere la missione che gli era stata affidata. Partì da Helgafell con i figli di Gudrun, cavalcò giù per le Valli e giunse dapprima a Tunga nella Hördadal.