IL MONACO CON L'OMBRELLO
Al termine di un’intervista-fiume rilasciata al giornalista americano Edgar Snow (1) il 18 dicembre 1970, Máo Zédōng 毛泽东 avrebbe confidato al suo interlocutore: “Che cosa sono stato nella mia vita? Un monaco questuante che va in giro sotto un ombrello bucato”. (2)
Questo, almeno, fu il senso attribuito da Snow all’espressione “héshang dăsān, wúfā wútiān”, che significa letteralmente “un monaco sotto un ombrello, senza capelli e senza la vista del cielo”. (3)
La frase fu ripresa, in esergo ad un suo libro autobiografico intitolato”Le vagabond qui passe sous une ombrelle trouée”, Ed. Gallimard, Parigi, 1978, dallo scrittore Jean d’Ormesson, accademico di Francia, che le affiancò due altre interpretazioni diverse da quella di Snow, il quale aveva visto nelle parole di Mao una dichiarazione di umiltà ed un’affermazione della disponibilità della Cina a collaborare lealmente con gli altri protagonisti della scena internazionale.
Occorre constatare, in proposito,che Edgar Snow, nonostante i suoi ripetuti viaggi in Cina, non aveva una conoscenza particolarmente approfondita della lingua cinese e non era manifestamente in grado di cogliere i sottili giochi di parole che essa permetteva.
Simon Leys (4), citato da Jean d’Ormesson, osserva, a questo riguardo, quanto segue:
“Snow aveva una conoscenza molto rudimentale della lingua cinese, che non era migliorata dopo trent’anni di assenza dalla Cina e che non gli consentiva certamente di cogliere eventuali giochi di parole. Non c’è dunque da stupirsi del fatto che egli non abbia saputo riconoscere nell’immagine del monaco sotto l’ombrello un arcinoto calembour. Le parole “wúfā wútiān” possono infatti riferirsi a due espressioni omofone, ma di significato completamente diverso l’una dall’altra: “senza capelli e senza possibilità di vedere il cielo”( 和尚打伞, 无发无天) oppure ”senza legge e senza fede”( 和尚打伞, 无法无天). (5)
La frase di Máo assumerebbe allora una portata completamente differente: non significherebbe “sono un uomo semplice e schietto come un monaco questuante”, ma vorrebbe invece dire, con celata ironia, “nella mia vita ne ho viste e no ho fatte di tutti colori”, come sembrerebbe più consono ad una persona che ha affrontato nel corso della sua esistenza situazioni politiche che richiedevano estrema determinazione e totale assenza di scrupoli.
Jean d’Ormesson riporta infine una terza interpretazione, che gli è stata suggerita dalla scrittrice Hán Sùyīn 周光瑚 (6) nel corso di alcune conversazioni e che appare come uno sviluppo della seconda.”La frase di Máo Zédōng alla quale Snow attribuisce il significato di “ vagabondo che va in giro con l’ombrello bucato” e Simon Leys il significato di “uomo senza legge e senza fede” sembrerebbe piuttosto significare “non temo niente e nessuno né in cielo né in terra, non ho paura né di Dio né di un padrone, sono un uomo libero”.
Questa terza interpretazione non è però inconciliabile con la seconda: un uomo che non si sente legato da alcuna legge né da alcun vincolo, che non ha il concetto del sacro, che non si sente tenuto al rispetto di alcuna regola è al tempo stesso un uomo assolutamente libero ed un individuo di un cinismo assoluto.
Sorge il sospetto che Máo abbia così inteso fornire sinteticamente in una sola battuta, cruda ma sincera, il proprio ritratto.
Ci si può domandare se lo abbia fatto perché sopravvalutava le capacità linguistiche di Snow o se invece si sia divertito, come sembra più probabile, a permettersi una confidenza di cui sapeva che il suo interlocutore non era in grado di cogliere la portata. Questa domanda, ovviamente, resterà senza risposta.
NOTE
1) Edgar Snow visitò per la prima .volta la Cina nel 1928. Incontrò in seguito Máo Zédōng a Băo’ān 保安 presso Yán’ān 延安 nel 1936. Ritornato negli Stati Uniti nel 1941, si rifugiò in Svizzera nel 1959 per evitare i procedimenti avviati contro le persone accusate di attività antiamericane durante il periodo del maccartismo. Fu di nuovo in Cina nel 1960 e nel 1964. Nel corso di un ultimo viaggio in Cina nel dicembre del 1970 si vide accordare dal Presidente Máo un’intervista della durata di cinque ore, durante la quale Máo espresse il desiderio di incontrare il Presidente degli Stati Uniti Richard Nixon. Snow morì il 15 febbraio 1972, pochi giorni prima che la visita di Nixon in Cina avesse luogo.
2) In un articolo relativo all’intervista qui citata, pubblicato su Life Magazine nel 1971, Snow scrive:
“As he courteously escorted me to the door, he said he was not a complicated man, but really very simple. He was, he said, “only a lone monk walking the world with a leaky umbrella". … I believe China will seek to cooperate with all friendly states, who welcome her full participation in world affairs”.
3) L'espressione “héshang dăsān, wúfā wútiān”dipinge l’immagine tradizionale del monaco buddhista che andava abitualmente in giro con un ombrello per ripararsi dal sole e dalla pioggia, aveva la testa completamente rasata e non poteva guardare il cielo a causa dell’ombrello che teneva sul capo. In questo caso essa si scrive: 和尚打伞, 无发无天. Il senso allegorico di questa immagine è aperto a diverse interpretazioni.
4) Simon Leys è lo pseudonimo di Pierre Rycmans (1935-2014), noto scrittore e sinologo belga, che dedicò particolare attenzione alla figura di Máo Zédōng ed alla grande rivoluzione culturale del 1966, di cui fu molto critico.Tradusse in francese i "Dialoghi" di Confucio.Il passaggio citato da Jean d'Ormesson suiona come segue nell'originale francese::
« La connaissance très rudimentaire que Snow avait de la langue chinoise et qui n'inclut sans doute jamais l'art de la contrepèterie ne s'était certes pas améliorée après un intervalle de quelque trente années passées loin de la Chine. Il n'y a donc rien d'étonnant à ce qu'il n'ait pas su reconnaître dans ce moine sous un parapluie évoqué par le Président un calembour archiconnu. L'expression par homophonie (wu fa wu t'ien) appelle plutôt le sens : je n'ai ni foi ni loi. «
5) Il sinologo americano Victor Mair osserva che “un monaco sotto un ombrello”( 和尚打伞) è la parte iniziale di uno “xiēhòuyú” 歇 后 语 , cioè di un gioco di parole basato sull’omofonia, la cui conclusione può assumere due sensi diversi secondo che la si ricolleghi pedissequamente all’immagine tradizionale del monaco o che si voglia invece dare all’intera espressione un significato assai meno innocente. (Cfr. Victor Mair under Idioms, Languages and Politics, Language Reforms, Proverbs, Writing System. Linkedin Post by Martin Otero Johansson).
6) Hán Súyīn è lo pseudonimo di Rosalie Matilda Kuanghu Chou (1917-2012) , scrittrice cinese di origine euroasiatica, autrice di libri scritti in francese e in inglese sulla Cina moderna. Il suo atteggiamento fu in genere favorevole alla rivoluzione comunista e alla Repubblica Popolare Cinese