Quattro grandi liriche di Dù Fŭ 杜 甫 : "I carri da guerra", "Le belle fanciulle", "Il lamento in riva al fiume" ed "Il principe sventurato" ci descrivono diversi aspetti e momenti del regno di Xuánzōng 玄 宗 (712-756 d.C.).
La poesia intitolata "Canto dei carri da guerra" 兵 車 行 ("Bīng chē xíng") dipinge le disastrose conseguenze che la politica espansionistica dell'imperatore ha avuto sulle condizioni di vita dei contadini, costretti a contribuire incessantemente con uomini e con denaro alle interminabili guerre di conquista.
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IL CANTO DEI CARRI DA GUERRA
Rombano le ruote dei carri, nitriscono i cavalli,
gli uomini si mettono in fila, ciascuno con arco e faretra.
Ah! Le madri, le mogli, i figli accorrono a salutarli.
La polvere che sollevano è tanta da oscurare il ponte di Xiányáng.(1)
Li trattengono per le maniche, cercano di fermarli, piangono.
I passanti curiosi interrogano gli uomini in marcia,
ma questi sanno solo rispondere: "Ci mandano lontano, lontano".
A quindici anni sono già spediti al nord a difendere le frontiere,
a quaranta sono ancora trattenuti nelle colonie militari dell'ovest. (2)
Al momento di partire il capovillaggio li ha aiutati
ad avvolgersi il turbante intorno alla testa.
Avanti, indietro, le teste sono ormai canute
ed essi sono ancora là, di guardia ai confini,
in quelle guarnigioni di frontiera dove il sangue scorre a fiumi.
Il bellicoso imperatore ama le conquiste
e non intende fermarsi.(3)
Non hai sentito?
Ad est delle montagne, nella terra degli Hàn, ci sono duecento distretti,(4)
ma in innumerevoli villaggi crescono ormai solo rovi e piante selvatiche.
Anche se donne coraggiose hanno preso in mano le zappe e gli aratri,
non spunta più grano nei campi, né ad oriente, né ad occidente.
Ancora una volta i soldati dei Qín affrontano aspre, atroci battaglie.
Li comandano come se fossero bestie senz'anima.(5)
Potrebbero chiederne ragione ai loro capi,(6)
ma oseranno mai i poveri soldati lamentarsi della loro sorte?(7)
Ed ora, ad esempio, in pieno inverno, invece di lasciarli riposare,
li spediscono in gran fretta ad ovest dei valichi.(8)
Le autorità locali fanno a gara nell'imporci gabelle.
Da dove tireremo fuori i soldi per pagare imposte e tasse?(9)
Abbiamo imparato che è davvero una disgrazia avere un figlio maschio
e che, invece, puoi considerarti fortunato se ti nasce una femmina.
Almeno, una femmina riuscirai ancora a maritarla in casa del vicino,
mentre un maschio lo seppelliranno tra gli sterpi.
In riva al Lago Azzurro, nessuno più raccoglie le bianche ossa.(10)
I nuovi fantasmi si lamentano del loro amaro destino, i vecchi piangono.
Nel cielo nuvoloso, umido di pioggia, si odono flebili gemiti.
NOTE
1) Xiányáng 咸 陽 , antica capitale della dinasta Qín 秦 朝 sorgeva alcuni chilometri ad ovest di quella che fu poi la capitale dei Táng 唐 朝 : Cháng’Ān 長 安 . Il suo nome significava “pienezza dello yáng” perché la sua posizione a sud di una montagna ( il monte Jiŭzōng 九 嵕 山 ) ed a nord di un corso d’acqua ( il fiume Wèi 渭 河 ) comportava una particolare concentrazione del principio attivo “yáng” 楊 .Il ponte di Xiányáng che, attraversando il fiume Wèi, univa Cháng’Ān a Xiányáng si trovava sulla strada percorsa dalle truppe che uscivano dalla capitale marciando verso occidente per combattere i barbari. Nell’aprile 2012 gli archeologi cinesi hanno scoperto in un sobborgo di Xī’ān 西 安 , attuale capitale dello Shănxī 陝 西 , corrispondente alla storica Cháng’Ān, i resti di un antico ponte di legno di enormi dimensioni (300 metri di lunghezza e 20 metri di larghezza).
2) Il sistema delle colonie militari, praticato pure dai Romani per garantire la sicurezza e lo sviluppo delle zone di frontiera, consisteva nel creare nelle zone occupate una rete di villaggi, abitati da militari ai quali venivano attribuite terre da dissodare e da coltivare. Si mirava così a formare nelle regioni di recente conquista una vera e propria struttura sociale, che ne avrebbe agevolato la difesa e favorito l’integrazione nell’impero, ed a risolvere, incrementando la produzione agricola locale, il grave problema dei rifornimenti. Questo sistema iniziato ai tempi dell’imperatore Wŭdì degli Hàn 漢 武 帝 (141 a.C.-87 a.C.), fu largamente utilizzato anche all’epoca dei Táng. Esso implicava tuttavia l’allontanamento definitivo di molti soldati dalle loro famiglie e dai loro villaggi d’origine. Il termine 營 田 “yíng tián” impiegato da Dù Fŭ si riferisce, a rigor di termini, alle colonie agricole civili, mentre per quelle militari si sarebbe piuttosto dovuto usare il termine 軍 屯 田 “jŭn tún tián”.
3) Per ovvie ragioni di prudenza, i poeti ambientavano spesso le poesie che contenevano elementi di critica politica o sociale, in epoche antiche. Il termine 武 皇 “wŭ huáng”“l’imperatore bellicoso”, sembra infatti richiamare“ 武 `帝 “Wŭdì”, il famoso imperatore guerriero della dinastia Hàn. La stessa spiegazione si può fornire con riferimento ad espressioni quali 漢 家 “hàn jiā”(“la casa degli Hàn”) e 秦 兵 “qín bīng” (“i soldati dei Qín”).
4) Il termine Shāndōng 山 東 è usato genericamente da Dù Fŭ per indicare i territori situati ad est della catena dei monti Tàiháng 太 行 山 . Generico mi sembra anche il riferimento a duecento prefetture ( 二 百 州 ér bái zhōu) che appare in questo verso, come lo è quello a “mille villaggi e diecimila borgate” (千 村 萬 落 qiān cūn wàn luò) che figura nel verso successivo. La riforma amministrativa messa in atto nel 639 d.C. dall’imperatore Tàizōng 唐 太 宗 suddivideva il paese in 10 circuiti ( 道 dào ), diventati 15 durante il regno di Xuánzōng 唐 玄 宗 , 43 mandamenti ( 都 督 府 dūdūfŭ ) e 358 prefetture ( 州 zhōu), ma i versi di Dù Fŭ non forniscono alcun elemento che permetta un calcolo preciso. Ciò che il poeta ha inteso dire è che le regioni più grandi e popolose dell’Impero sono cadute in uno stato di miseria e di desolazione.
5) Letteralmente : “Sono comandati come se fossero cani e galline”(犬 與 雞 “quăn yŭ jī”). I soldati sono tenuti in così poca considerazione dai loro capi che questi sono abituati a dar loro ordini con grida, gesti e percosse, proprio come i contadini fanno con i cani e gli animali da cortile. Ma i soldati, che sono esseri dotati di raziocinio, non avrebbero almeno il diritto di sentirsi spiegare le ragioni per cui si richiedono loro i più gravosi sacrifici ed è loro imposto di affrontare le più terribili sofferenze?
6) L’uso del termine 長 者 (“zhăng zhĕ”) che designa il capovillaggio si spiega con il fatto che, nelle regioni di frontiera, i soldati erano spesso installati in colonie militari nelle quali i superiori svolgevano contemporaneamente le funzioni di ufficiali e quelle di capivillaggio.
7) Anche il termine usato per designare i soldati ( 役 夫 “yì fū”) esprime la loro triste condizione. 役 (“yì”) indica infatti il lavoro obbligatorio non retribuito, cioè quel tipo di servizio imposto ai contadini che in Europa era chiamato “corvée”. 役 夫 (“yìfū”) è chi presta un’ attività coatta ed è quindi, per definizione, un poveretto, di solito un contadino strappato con la forza al proprio villaggio, ben diverso dal funzionario di professione o dal militare di carriera.
8) I soldati sono veramente considerati come “carne da cannone”. Così loro generali, anziché lasciarli riposare nella stagione invernale, meno adatta alle campagne militari, dopo averli fatti combattere tutto il resto dell’anno, ordinano loro di marciare oltre i confini occidentali per tentare qualche improvvisa ed inaspettata offensiva contro i barbari delle steppe. MI sembra infatti che si debba interpretare in questo modo la seconda parte del verso 關 西 窣 (“guān xī cù” “in fretta oltre i valichi occidentali”).
9) Con un rapido volo pindarico, il poeta ritorna ai poveri villaggi, dove i pochi contadini rimasti non riescono più a produrre abbastnza per soddisfare la fame insaziabile degli esattori fiscali che devono reperire i mezzi per finanziare le sempre più costose guerre di conquista.
10) Il termine 青 海 (“qīng hăi” “mare azzurro”) indica il Kokonur, il grande lago dell’Asia Centrale intorno a cui si scontrarono per secoli i Cinesi ed i popoli delle steppe. Esso è detto “mare” per le sue enormi dimensioni e per la salinità delle sue acque.