L’enciclopedia on-line Bāidù Băikĕ ha dedicato un articolo alla “Rivolta dei Tàipíng”.
Presento, qui di seguito, la mia traduzione della parte del suddetto articolo che narra la storia del “Regno Celeste”.
Ho leggermente rimaneggiato il testo originale per fornire al lettore l’esatta successione cronologica degli avvenimenti. Ho inoltre eliminato alcuni passaggi che mi sono sembrati di importanza marginale o superflui.
Ho cercato di integrare, con un ampio apparato di note, la descrizione delle vicende politiche e delle campagne militari che, per la sua estrema sinteticità, offre una visione d’insieme alquanto vaga e lacunosa. È comunque ovvio che per un’esposizione dettagliata dei fatti è indispensabile ricorrere alla letteratura storica specializzata.
Una parte altrettanto lunga e più complessa dell’articolo descrive dettagliatamente le credenze religiose dei Tàipíng, la loro ideologia, la loro dottrina sociale, le riforme da essi tentate, la loro organizzazione militare e la struttura istituzionale del “Regno Celeste”. Mi riservo di tradurla più tardi.
La Rivolta del Regno Celeste
Sintesi dell’Argomento
ll “Regno Celeste della Pace Suprema” ( 太平天国 “tàipíng tiānguó”) , successivamente ribattezzato “Regno Celeste del Signore Supremo” (上帝天国 “shàngdì tiānguó,”) e, più tardi ancora, “Regno Celeste della Pace Suprema del Padre Celeste, del Fratello Celeste e del Re Celeste“(天父天兄天王太平天国 “tiānfù tiānxiōng tiānwáng tàipíng tiānguó”) durò dal 1851 al 1864.
Tra la fine del 1850 e l'inizio del 1851, un gruppo di ribelli guidato da Hóng Xiùquán, Yáng Xiùqīng, Xiāo Cháoguì, Féng Yúnshān, Wéi Chānghuī, e Shí Dákāi lanciò una rivolta armata contro la dinastia Qīng nel villaggio di Jīntián, nel Guăngxī. Essi proclamarono, più tardi, il "Regno Celeste della Pace Suprema" e nel marzo 1853 conquistarono la città di Jiāngníng (ora Nanchino), in cui fissarono la loro capitale, che ribattezzarono Tiānjīng.
Nell'agosto 1864, Tiānjīng fu riconquistata dall'esercito del Húnán e il giovane re Hóng Tiānguìfú , figlio di Hóng Xiùquán , fu catturato.
Nel 1872, gli ultimi resti dell’esercito di Shí Dákāi , guidati da Lĭ Wéncǎi, furono sconfitti nel Guìzhōu.
Il Regno Celeste della Pace Suprema durò 14 anni e costituì il culmine di una serie di secolari rivolte contadine.
Non fu soltanto la prima rivolta contadina, nata nelle regioni meridionali, che si diffuse in tutto il paese, ma fu anche una rivolta contadina che assunse una scala senza precedenti nella storia mondiale. Essa mostrò caratteristiche originali (ad es. il ricorso a dottrine religiose occidentali per lanciare un’insurrezione, la natura antimperialistica e anticapitalistica del movimento, l’elaborazione di un complesso di programmi, istituzioni e politiche) e rappresentò un importante precedente per la rivoluzione contadina cinese. Significativamente, essa fu domata grazie all’azione congiunta di forze cinesi e straniere che per la prima volta operarono insieme.
Un Programma di Riforma del Paese
Prima della rivolta di Jīntián, da cui prese le mosse la vicenda del Regno Celeste della Pace Suprema, un programma politico era stato tracciato da Hóng Xiùquán , il quale aveva fissato come obiettivo della propria azione il conseguimento della “pace suprema”. In uno scritto del 1843, intitolato “Un modo originale per risvegliare il mondo” ( 原道醒世訓 “ yuán dào xǐng shì xùn”), Hóng aveva enunciato un progetto per la società ideale del futuro: "L’Impero sarà una sola famiglia, che condividerà la pace suprema. Un mondo turbato da innumerevoli conflitti e malvagità si trasformerà in un mondo equo e giusto”. L’ articolo finiva con un’ottava (1), il cui ultimo verso diceva: "Ciascuno vivrà in pace e godrà della pace".
Denominazione del nuovo Stato fondato dal movimento del Regno Celeste
L'11 gennaio 1851, più di 20.000 ribelli, organizzati in formazioni armate, si raggrupparono a Jīintián, inneggiarono ai loro capi, dichiararono l’insurrezione e proclamarono il “Regno Celeste della Pace Suprema". Sui loro stendardi le parole "Regno Celeste" erano scritte in modo particolare. Il carattere “Tiān” 天 ("Cielo”) aveva una forma allungata ed era posto sopra il carattere "Guó 国 (" Regno "), che, come si sa, contiene in sé il carattere “Wáng” 囯 (" Re”). (2)
Nel 1852, l'esercito del Regno Celeste invase il Húnán e, durante la sua marcia, fu emanato, in nome del “Principe dell’Est” Yáng Xiùqīng e del “Principe dell’Ovest” Xiāo Cháoguì (3), un proclama, conosciuto come "Spiegazione dei voleri del Cielo a proposito delle acconciature barbare” ( 奉天讨胡檄布四方谕 “fèngtiān tǎo hú xí bù sìfāng yù”) (4), che cominciava con le parole “Il Regno Celeste della Pace Suprema” sovrastate dall’espressione "(per) Autentico Mandato del Cielo” (真天命”zhēn tiān mìng”).
Tale espressione, con cui si intendeva significare che il Regno Celeste godeva del favore del Cielo, fu in seguito sistematicamente inserita negli atti ufficiali.
I tre caratteri che la formavano erano però una clausola di stile contenuta negli atti e non facevano parte del nome ufficiale del regno.
Successivamente, Hóng Xiùquán cambiò il nome del paese in “Regno Celeste, della Pace Suprema del Padre Celeste, del Fratello Celeste e del Re Celeste, e le parole "Autentico Mandato del Cielo" finirono per scomparire.
Il 26 gennaio 1861, Hóng Xiùquán emanò, all’improvviso, un editto che cambiava il nome del regno: "Il nome del regno sarà d’ora in poi “Regno Celeste del Signore Supremo”, il quale è insieme origine, padre e sovrano dell’intero universo. Sul sigillo di Stato sarà incisa la scritta “Gloria al Regno del Signore Supremo” e sul sigillo di giada sarà incisa la scritta “Regno Celeste del Signore Supremo”. Ogni altro sigillo riporterà la scritta “Il Signore Supremo”. Fu questa la prima modifica della denominazione ufficiale del Regno Celeste della Pace Suprema.
Una seconda modifica ebbe luogo con un editto di Hóng Xiùquán del 17 febbraio 1861 che istituì la denominazione ufficiale di “Regno Celeste della Pace Suprema del Padre Celeste, del Fratello Celeste e del Re Celeste”
Venne soppressa, come superflua, la menzione “Autentico Mandato del Cielo” in testa all’atto.
Tuttavia, il generale Shí Dákāi, dopo aver lasciato Tiānjīng senza essere trattenuto dal re celeste Hóng Xiùquán, continuò ad usare la denominazione originaria del regno fino alla sconfitta di Dàdùhé. (5)
In segno di rivolta contro i Manciù, che avevano imposto alla popolazione l’obbligo di radersi il capo e di portare la treccia, i Tàipíng portavano la barba lunga e non si tagliavano i capelli. Erano perciò chiamati " capelli lunghi". La corte Qīng, da parte sua, li chiamava "briganti dalle chiome lunghe ","briganti capelluti”, "briganti irsuti”, “ribelli scarmigliati", e così via.
Poiché il re celeste Hóng Xiùquán era nato a Huāxiàn nel Guăngdōng, regione in cui sorgeva un tempo il regno di Yuè, le autorità imperiali lo chiamavano il "brigante di Yuè", il “criminale di Yuè”, il "ribelle di Yuè”, il “bandito di Yuè", e così via.
I Tàipíng, da parte loro, definivano sprezzantemente i Manciù “demoni Qīng” o “diavoli barbari”.
Nel 1929, il governo nazionalista di Nanchino decise di vietare "l’uso di termini denigratorî con riferimento al Regno Celeste della Pace Suprema" e diede in proposito precise consegne al Ministero degli Interni e al Ministero della Pubblica Istruzione. Poco dopo fu ufficialmente sancito che, quando si menzionava la Rivolta dei Tàipíng, occorreva sostituire l’espressione "Banditi del Guăngdōng" con le espressioni “Regno Celeste della Pace Suprema” ed “Esercito del Regno Celeste”, che furono poi adottate anche dalla storiografia ufficiale.
La Rivolta di Jīntián
Il dominio di una casta feudale corrotta e il pesante sfruttamento della popolazione avevano portato all'intensificarsi dei conflitti di classe. Dopo la prima guerra dell'oppio, il governo manciù appesantì il carico fiscale per poter pagare le riparazioni di guerra. La corruzione diventò la regola. Funzionari venali, notabili locali e signorotti avvezzi agli abusi non persero l’occasione per taglieggiare anch’essi la gente. Le masse popolari, che non erano più in grado di sopportare tante angherie, si ribellavano in continuazione.
Nuovi disastri furono provocati dall’azione del capitalismo straniero.
Non mancarono inoltre gravi catastrofi naturali. Dal 1846 al 1850, nel Guāngdōng e nel Guăngxī, dove la gente era già naturalmente povera, inondazioni, siccità, invasioni di insetti ed altre incessanti calamità naturali causarono una carestia che provocò gran numero di morti di fame tra le masse lavoratrici.
L'importazione di oppio causò un grave deficit nella bilancia dei pagamenti.
La manodopera fu sempre più sfruttata e la vita della gente divenne sempre più difficile.
In conseguenza di tutto ciò si verificarono a metà del XIX° secolo l’insurrezione dei Tàipíng, la rivolta dei Niăn e la ribellione dei Huì dello Shănxī.(6)
Hóng Xiùquán
Hóng Xiùquán era originario della contea di Huāxiàn nel Guăngdōng (oggi distretto di Huādū a Canton).
Partecipò molte volte agli esami imperiali che si svolgevano a Canton, ma purtroppo non ebbe mai successo.
Nel 1844 (ventitreesimo anno di regno dell’imperatore Dàoguāng), lui e i suoi cugini Féng Yunshān e Hóng Réngān impararono alcune credenze cristiane da un libro di Liáng Fā (7) intitolato "Buone parole ad esortazione dell’’umanità" e in seguito si proclamarono cristiani (8).
Quello stesso anno Hóng Xiùquán e Féng Yúnshān si recarono a a predicare a Guìxiàn, nel Guăngxī. Hóng tornò subito dopo nel Guăngdōng. Féng continuò ad operare nel Guăngxī e il numero dei suoi seguaci aumentava di giorno in giorno.
Nel 1847, Hóng Xiùquán e Hóng Réngān andarono a Canton per studiare la Bibbia con Issachar Jacox Roberts (9), un missionario della Southern Baptist Church degli Stati Uniti. A causa degli intrighi di alcuni convertiti cinesi, Roberts negò il battesimo a Hóng Xiùquán , che lasciò Canton per il Guăngxī. (10)
Agli inizi del 1848, Féng Yunshān fu arrestato dal signorotto locale Wáng Zuòxīn nel villaggio di Shírén, situato nella contea di Méngchōng sulle montagne di Zījīng, sotto l'accusa di "radunata sediziosa”" e fu imprigionato a Yámén, nella contea di Guìpíng, Guăngxī.
Hóng Xiùquán si recò allora a Canton e pregò le sue conoscenze altolocate di intervenire per farlo rilasciare, invocando la “libertà di predicazione”. (11)
Successivamente, Féng Yunshān fu liberato grazie ai fondi raccolti dai suoi seguaci per corrompere Wáng Liè, il magistrato della contea di Guìpíng.
Nell'estate del 1850, Hóng Xiùquán ordinò ai suoi seguaci, organizzati in formazioni di tipo militare, di radunarsi nel villaggio di Jīntián, contea di Guìpíng, Guăngxī.
Alla fine dello stesso anno, gli insorti affrontarono le truppe imperiali a Sìwáng (12) e poi a Cáicúnjiăng. (13)
L’insurrezione armata fu chiamata dapprima “La Pace Suprema”, in seguito “Il Regno Celeste della Pace Suprema”. I ribelli istituirono, nelle zone da essi controllate, un sistema di proprietà comune delle terre.
L'11 gennaio 1851, giorno del suo compleanno, Hóng Xiùquán fu acclamato da decine di migliaia di persone nel villaggio di Jīntián. In seguito quel giorno fu ufficialmente considerato l’inizio della rivolta dei Tàipíng.
Il 23 marzo, Hóng Xiùquán salì al trono a Wŭxuān con il titolo di “Re della Pace Suprema”, poi trasformato in “Re Celeste”.
Sviluppi dell’Insurrezione
Nell'autunno del 1851, gli insorti occuparono la prefettura di Yǒng'ān (ora Méngshăn) nel Guăngxī.
Nel mese di dicembre, a Yǒng'ān fu stabilita la struttura istituzionale del movimento.
Struttura Istituzionale del Regno Celeste
Il comandante dell’esercito Yáng Xiùqīng, venne nominato ”Principe dell’Est", “Comandante in capo della Sinistra“ e “Signore dei Novemila Anni”.(14).
Il generale dell’avanguardia Xiāo Cháoguì venne nominato “Principe dell’Ovest”, “Comandante in capo della Destra” (15)" e “Signore degli “Ottomila Anni ”.
Il generale della retroguardia Féng Yúnshān venne nominato" Principe del Sud ”, “Comandante dell’Avanguardia” e “Signore dei Settemila Anni”.
Il generale dell’ala destra Wéi Chānghuī venne nominato “Principe del Nord” ,“ Comandante della Retroguardia” e “ Signore dei Seimila Anni”.
Il generale dell’ala sinistra Shí Dákāi ricevette il titolo di “Principe delle Ali”.
Tutti i principi erano subordinati al “Principe dell’Est”.
L’ideatore della struttura istituzionale, del sistema rituale e dell’organizzazione militare del nuovo Stato era il Principe del Sud Féng Yúnshān.
Il Regno Celeste della Pace Suprema adottò anche un proprio calendario, il “Calendario Celeste della Pace Suprema”. (16)
1852
Il 5 aprile 1852 (nel secondo anno di regno dell’imperatore Xiànfēng), i Tàipíng mossero da Yǒng'ān verso nord per assediare la capitale provinciale del Guìlín, ma, non essendo riusciti a conquistarla, continuarono la loro marcia verso settentrione, durante la quale furono intercettati dalle truppe imperiali, sotto la guida di Jiāng Zhōngyuán a Suōyīdù presso Quánzōu.
Féng Yúnshān fu ferito gravemente dallo scoppio di un proiettile di artiglieria e poco tempo dopo morì. (17)
I Tàipíng, lasciato il Guăngxī, entrarono nella provincia del Húnán il 19 maggio, occupando le prefetture di Dàozhōu e di Chénzhōu.
Nel mese di agosto, il Principe dell’Ovest Xiāo Cháoguì , avendo saputo che le truppe imperiali aveva lasciato sguarnita la città di Chángshā, condusse i suoi soldati ad assediarla, ma fu ucciso il 12 settembre , nel corso dell’assedio.
Dopo aver appreso la notizia, Hóng Xiùquán e Yáng Xiùqīng si precipitarono a Chángshā, ma nel frattempo il governo imperiale era riuscito a concentrare nella zona forti contingenti di truppe e i Tàipíng non riuscirono a conquistare Chángshā sebbene la tenessero sotto assedio per quasi tre mesi.
Abbandonarono quindi l’assedio di Chángshā e si diressero verso nord per conquistare Yuèzhōu.
1853
Il 12 gennaio 1853, i Tàipíng conquistarono Wŭchāng ed il governatore dell'Húbĕi Cháng Dàchún si suicidò con la sua famiglia.
L'esercito dei Tàipíng , che era seguito da schiere di profughi, aumentò di numero fino a comprendere 500.000 armati.
Jiāngníng (ora Nanchino) fu occupata il 19 marzo 1853. Il governatore del Liángjiāng , Lù Jiànyíng, fu ucciso in battaglia. (18)
Il 29 marzo 1853, Hóng Xiùquán e Yáng Xiùqīng entrarono a Jiāngníng tra le acclamazioni dei notabili e del popolo.
Dopo essersi sistemato temporaneamente in un’ala laterale del palazzo del governatore, Hóng diede subito inizio ai lavori per trasformare il palazzo in una residenza reale, che chiamò “Palazzo del Re Celeste”.
Ribattezzò Jīnlíng con il nome di Tiānjīng (“Capitale Celeste”) e ne fece la capitale del neocostituito “Regno Celeste della Pace Suprema”, un regime di ispirazione popolare e contadina che si opponeva alla dinastia Qīng.
Deciso a riconquistare la città, il ministro imperiale Xiàng Róng si accampò con un forte contingente di truppe a Xiàolíngwèi (19). Questo contigente fu in seguito conosciuto come “L’Armata del Jiāngnán”. Il 16 aprile 1853, il commissario imperiale Qí Shàn completò l’accerchiamento di Jiāngníng accampandosi, con altre truppe, fuori della città di Yángzhōu. (20) Questo contingente fu conosciuto come “L’Armata del Jiāngbĕi”.
Il 27 aprile 1853, arrivò a Jiāngníng, sulla corazzata britannica Hermes, il governatore britannico di Hong Kong, Bonham (21), che, accompagnato dal suo interprete Thomas Taylor Meadows, incontrò il Principe del Nord Wéi Chānghuī e il Principe delle Ali Shí Dákāi .
La Gran Bretagna assunse un atteggiamento neutrale, non pronunciandosi a favore né del Regno Celeste né della dinastia Qīng.
L'8 maggio 1853, un corpo di spedizione composto di oltre 20.000 uomini e guidato dai generali Lín Fèngxiáng e Lǐ Kāifāng nonché da altri comandanti, partì per le regioni settentrionali. (22)
Il 3 giugno 1853, Hú Yíhuǎng, Lài Hànyīng, Zéng Tiānyǎng, Lín Qǐróng e altri comandanti, ricevettero l'ordine di mettersi alla guida di oltre mille imbarcazioni armate e di effettuare una nuova spedizione verso il Jiāngxī. Nel corso di questa spedizione furono conquistate Ānqìng, Jiǔjiāng, Wǔchāng e altre località.
Alla fine dell'anno, anche il ministro francese in Cina, Bourboulon, visitò Tiānjīng.
1854
Nel 1854, il corpo di spedizione inviato nelle regioni occidentali incontrò la resistenza dell'appena costituito esercito del Húnán, che lanciò una controffensiva per riprendere Jiǔjiāng. (23)
Nello scacchiere settentrionale, i Tàipíng riuscirono per un certo periodo a minacciare Tiānjīn, ma rimasero isolati e dovettero subire i contrattacchi delle truppe imperiali. (24)
1855
Agli inizi del 1855, il Principe delle Ali , Shí Dákāi, sconfisse l'esercito del Húnán e riprese Wǔchāng.
Nel marzo 1855, Lín Fèngxiáng fu ferito e catturato a Liánzhèn, contea di Dōngguăng, provincia del Zhílì, e fu subito portato a Pechino per essere giustiziato.
Lǐ Kāifāng fu catturato a Féngguāntún, contea di Chípíng, nel Shăndōng, e giustiziato a Pechino nel mese di giugno.
1856
ll 5 aprile 1856, i Tàipíng riconquistarono Yángzhōu e distrussero l’"Armata del Jiāngbĕi". Nel giugno 1856 sconfissero l " Armata del Jiāngnán”, ponendo così fine, dopo tre anni, all'assedio di Tiānjīng. Il 9 agosto, il comandante delle truppe imperiali, Xiàng Róng, si suicidò. (25)
I disordini e i massacri di Tiānjīng.
Come s’è visto, nel Regno Celeste della Pace Suprema, fin dall’inizio l’organizzazione civile coincideva con l’organizzazione militare.
Ad un certo momento Hóng Xiùquán si ritirò dietro le quinte, cominciando a curarsi soprattutto degli affari religiosi. Si accrebbe così l’influenza del Principe dell’Est Yáng Xiùqīng.
Nel 1856, Yáng Xiùqīng, vedendo che l'esercito imperiale era stato sconfitto e che il triennale assedio di Tiānjīng era stato finalmente rotto, giudicò che fosse giunto il momento propizio per impadronirsi del potere. (26)
Dichiarò allora di aver visto il "Padre Celeste” (27) e chiese di essere chiamato anche lui “Signore dei Diecimila Anni”.
A quel punto, il Principe del Nord Wéi Chānghuī chiese al Re Celeste di punire il Principe dell’Est, ma Hóng Xiùquán esitava ad agire.
Più tardi, dopo che Chén Chéngróng (28) gli ebbe rivelato progetti di usurpazione del Principe dell’Est, Hóng Xiùquán ordinò segretamente al Principe del Nord Wéi Chānghuī, al Principe delle Ali Shí Dákāi e al Principe delle Ali di Giada Qín Rìgāng (29) di sopprimere Yáng Xiùqīng.
All’alba del 2 settembre 1856 Yáng Xiùqīng fu ucciso con tutta la sua famiglia. Furono sterminate con lui più di 20.000 persone: tutti i funzionari della sua amministrazione con le loro famiglie, i suoi soldati e i civili che lo seguivano. (30)
L’avvenimento passò alla storia come "L’incidente di Tiānjīng ".
Shí Dákāi , giunto a Tiānjīng dopo la strage, rimproverò aspramente Wéi Chānghuī per il massacro che aveva compiuto, e i due cessarono di essere amici.
Dopo la fuga di Shí Dákāi, Wéi Chānghuī , su ordine segreto del Re Celeste Hóng Xiùquán, fece sterminare tutta la sua famiglia. (31)
Shí Dákāi mobilitò, per affrontare il pericolo, le truppe dell’Ānhuī e scrisse al Re Celeste, chiedendogli di condannare a morte il Principe del Nord come se fosse un qualunque suddito resosi colpevole di crimini.
Vedendo che le truppe ed il popolo sostenevano Shí Dákāi, Hóng Xiùquán ordinò di uccidere Wéi Chānghuī. (32)
Nel novembre 1856, Shí Dákāi , venuto a conoscenza di ciò che era successo, fece ritorno alla capitale.
I soldati e il popolo, che lo ammiravano, lo chiamavano il “Principe della Giustizia”.
Nonostante i torti che aveva personalmente subito, Shí Dákāi si accontentò della punizione di Wéi Chānghuī, rinunciando a vendicarsi sui suoi subordinati e sui suoi familiari che, anzi, vennero protetti dalle rappresaglie e mantenuti nei loro incarichi.
In questo modo, ritornò presto la calma. (33)
1857
Sebbene Wŭcháng fosse caduta, poco dopo il suo ritorno alla capitale, per mancanza di cibo e di rinforzi, Shí Dákāi non si perse d’animo. Schierò con decisione l’esercito a difesa dei passaggi strategici ed attese l’occasione di contrattaccare.
Nel frattempo emersero nuovi abili comandanti come come Chén Yùchéng, Lǐ Xiùchéng, Yáng Fǔqīng e Shí Zhènjì, che ripresero l’iniziativa, e la disorganizzazione causata dalle lotte intestine venne gradualmente superata.
Nella primavera del 1857 Lǐ Xiùchéng e Chén Yùchéng sconfissero le truppe del generale Qín Dìngsān , marciarono a nord in direzione di Liù’ ān e Huòqiū e unirono le loro forze a quelle dei ribelli Nián, poi si diressero verso il Húbĕi.
Dopo l'incidente di Tiánjīng, Hóng Xiùquán chiese a Shí Dákāi di occuparsi del governo, ma avendo paura del suo talento e del suo prestigio, rifiutò di nominarlo comandante in capo dell’esercito, conferendogli soltanto il titolo di “Principe Giusto, Comandante dell’esercito ispirato dallo Spirito Santo”. (34)
Shí Dákāi temette che, una volta che la situazione fosse tornata alla normalità, Hóng ricominciasse a complottare contro di lui e capì che, per evitare una nuova crisi, non poteva far altro che lasciare Tiānjīng. Partì dunque per Ānqíng e migliaia di persone lo seguirono. (35)
L'incidente di Tiānjīng, che costò la vita a tre principi e costrinse il Principe delle Ali a lasciare la città, costituì una svolta determinante nella storia del Regno Celeste.
Nel settembre 1857, Hóng Xiùquán , preoccupato dal deterioramento della situazione militare, inviò un messo a Shí Dákāi per invitarlo a tornare nella capitale.
Shí Dákāi dichiarò che non sarebbe tornato di persona a Tiānjīng, ma che avrebbe inviato in soccorso a Hóng Xiùquán Chén Yùchéng, Lǐ Xiùchéng, Wéi Jùn e altri generali, promettendo che sarebbe rimasto "il principale generale dell'esercito” e che avrebbe continuato a combattere per il Regno Celeste. .
Hóng Xiùquán accettò tale proposta e le successive spedizioni militari di Shí Dákāi furono ufficialmente riconosciute come operazioni compiute in nome e per conto del Regno Celeste.
Shí Dákāi combatté in seguito, fuori della regione di Tiānjīng, nelle province di Fújiàn, Zhèjiāng e Jiāngxī , impegnando un gran numero di soldati imperiali e alleviando la pressione militare su Tiānjīng e l’Ānhuī.
1858
Nel 1858, l'esercito imperiale, approfittando dei contrasti interni fra i capi della ribellione, ricostituì le armate del Jiāngbĕi e del Jiāngnán.
Nell’aprile dello stesso anno, Hóng Réngān raggiunse Tiānjīng, e si vide attribuire il titolo di “Principe Protettore”. (36)
Nel settembre 1858 (ottavo anno di regno dell’imperatore Xiánfēng ) Chén Yùchéng e Lǐ Xiùchéng , alla testa delle loro truppe, sconfissero l’armata imperiale del Jiānbei catturando Pŭkŏu e Yángzhōu. (37)
Le truppe imperiali, da parte loro, muovendo da oriente, penetrarono nell’ Ānhuī, occuparono la zona del lago Tàihú e attaccarono Ānqíng (38), mentre l’esercito del Húnán (39)), sotto la guida di Lĭ Xùbīn, accerchiava una dopo l’altra le città di Qiánshān, Tóngchéng e Shūchéng, occupava Sānhé e avanzava verso Lúzhōu (oggi Héféi). (40)
Chén Yùchéng si affrettò verso sud per parare la minaccia e Lǐ Xiùchéng gli venne in soccorso con le sue truppe.
Il 14 novembre, i soldati di Chén Yùchéng ripresero Sānhé e il giorno seguente i due eserciti si affrontarono in una battaglia decisiva. I Tàipíng uccisero circa 6.000 soldati dell’esercito imperiale. I comandanti imperiali Lĭ Xùbīn e Zéng Guóhuá morirono (si dice che il primo si suicidò). (41)
In seguito a ciò, l'esercito imperiale si ritirò dai dintorni di Ānqíng.
1859
Nella primavera del 1859, Shí Dákāi penetrò nel Húnán.
La sua intenzione era quella di occupare la parte settentrionale del Húnán, per poi scendere nel Húbĕi e di qui, dopo aver operato la congiunzione con le truppe dell’Ānhuī, isolare le forze nemiche operanti nel Sìchuān. (42)
Proprio mentre Shí Dákāi entrava nel’Húnán, l’esercito del Húnán, avanzando su tre colonne, si preparava ad attaccare di nuovo Ānqíng.
Sorpreso dall’offensiva di Shí Dákāi nel Húnan occidentale, l’esercito del Húnán vide sconvolti i suoi piani e dovette ritornare indietro per far fronte alla situazione.
L’accanita resistenza dell’esercito del Húnán mise in difficoltà Shí Dákāi , che fu bloccato dinanzi a Băoqíng e, non potendo contare su alcun rinforzo per conquistare la città, fu costretto a ritirarsi nel Guăngxī. (43)
1860
Da febbraio a maggio del 1860, Lǐ Xiùchéng dopo aver sconfitto per la seconda volta l’armata del Jiāngnán, approfittò della vittoria per conquistare molte località del Jiāngsū meridionale. (44)
1861
Nel 1861 (45), il Regno Celeste organizzò una seconda spedizione verso ovest. Chén Yùchéng e Lǐ Xiùchéng avrebbero dovuto attaccare Wŭcháng dal nord e dal sud del Fiume Azzurro per allentare la pressione su Ānqíng, che era di nuovo assediata dalle truppe imperiali.
Chén Yùchéng avanzò rapidamente, conquistò d’impeto Huángzhōu e si avvicinò a Wŭcháng. (46)
A quel punto, il diplomatico britannico Parkes chiese di incontrarlo per invitarlo a ritirarsi. (47)
Le truppe di Lǐ Xiùchéng si raggrupparono invece assai più lentamente e la prospettiva di conquistare Wŭcháng in breve tempo venne così a svanire.
Nel frattempo, l'esercito del Húnán intensificava l'assedio di Ānqíng..
Chén Yùchéng ordinò allora al suo subordinato Lài Wénguāng di continuare il blocco di Wŭcháng con una parte delle truppe, aspettando l’arrivo di' Lǐ Xiùchéng, mentre lui , con il grosso dell’esercito, accorreva in soccorso di Ānqíng.
Lǐ Xiùchéng , aveva appena raccolto un’armata di 300.000 uomini nella parte sud-orientale del Húbĕi , quando fu informato, da una parte, che le truppe del Regno Celeste avevano subito una serie di sconfitte sul fronte orientale, dall’altra, che Chén Yùchéng stava tornando ad Ānqíng.
Rinunciò pertanto ad attaccare le tre città di Wŭhàn e marciò invece verso est, conquistando, con l’aiuto delle truppe di di Lǐ Shìxián vasti territori nella provincia del Zhèjiāng.
Il tentativo di Chén Yùchéng di salvare Ānqíng fallì nonostante l’aiuto di Hóng Réngān, Lín Shàozhāng, Wú Rúxiào, Huáng Wénjīn e altri generali.(48)
A giugno caddero il Passo di Jíxián e Chìgănglĭng.(49)
In agosto Chén Yùchéng e Yáng Fǔqīng attaccarono il Passo di Jíxián per sbloccare Ānqíng ed evitarne la caduta, ma furono respinti dalle truppe del generale manciù Dorongga. (50)
Il 5 settembre 1861, Zéng Guóquán (51) riuscì a penetrare in Ānqíng. Nell’ultima battaglia caddero i generali Tàipíng Yè Yúnlái e Wú Dìngcǎi e più di 16.000 soldati che difendevano la città. (52)
Quello stesso mese Shí Dákāi , spostatosi nel Guăngxī settentrionale, attraversò il Fiume Azzurro, e conquistò Chéngdū, stabilendo nel Sìchuān una base da cui condusse varie spedizioni in altre parti della stessa regione, nel Guìzhōu e nello Yúnnán.
1862
Nel gennaio 1862, Lǐ Xiùchéng guidò l’esercito Tàipíng all’attacco di Shànghăi. (53)
Le truppe imperiali resistettero e ricevettero l’aiuto degli stranieri. L'americano Frederick Townsend Ward (54) formò, per opporsi all’avanzata dei Tàipíng un contingente di mercenari stranieri, che fu in seguito ribattezzato:” L’ Esercito Sempre Vittorioso”. (55)
Nonostante ripetuti attacchi, i ribelli non riuscirono ad occupare Shànghăi.
L’offensiva dei Tàipíng incontrò l’opposizione delle Potenze occidentali che controllavano la città.
Le dottrine religiose dei Tàipíng non erano infatti conformi agli insegnamenti cattolici e protestanti e venivano percepite come un’eresia.
Ma, soprattutto, l’azione del Regno Celeste colpiva gli interessi che le Potenze europee e gli Stati Uniti d’America avevano in Cina.
A maggio, Chén Yùchéng fu arrestato a Shòuzhōu (56) dal traditore Miáo Pèilín e fu consegnato al comandante imperiale Shèngbăo , che lo fece giustiziare nel mese di giugno.
Nel giugno 1862 (primo anno di regno dell’imperatore Tòngzhì), Hóng Xiùquán ordinò alle truppe Tàipíng di tutto il paese di concentrarsi presso Tiānjīng. (57)
I Tàipíng riuscirono così a raccogliere circa 200.000 uomini che, nel mese di ottobre, affrontarono l'esercito del Húnán. La battaglia durò più di 40 giorni, ma i ribelli non riuscirono a respingere gli avversari. (58)
A dicembre, Lǐ Xiùchéng ricevette l’ordine di rientrare, attraversando a nord il Fiume Azzurro. (59)
Ancora nello stesso anno, Lĭ Hóngzhāng (60) attaccò il Jiāngsū meridionale e Zuǒ Zōngtáng (61) attaccò il Zhèjiāng.
1863
Nell'aprile 1863 Shí Dákāi attraversò il fiume Jīnshā e sfondò la linea di difesa predisposta dagli Imperiali sul Fiume Azzurro.
Tuttavia, non avendo in seguito potuto guadare il fiume Dàdù a causa di un’eccezionale piena (la più imponente nel corso di un secolo), fu circondato dalle truppe nemiche e non riuscì, nonostante molti tentativi, a rompere l'accerchiamento.
Luŏ Bĭngzhāng, allora governatore del Sìchuān, gli propose a quel punto di negoziare la resa.
Conclusa la capitolazione, quattromila soldati di Shí Dákāi furono disarmati e lasciati andare, mentre altri duemila conservarono le loro armi per fare da scorta al loro capo.
Quando furono giunti a Chéngdū, i comandanti imperiali non tennero fede all’accordo e li fecero massacrare tutti.
Il 27 giugno 1863, Shí Dákāi fu giustiziato con il metodo della "morte lenta" a Chéngdū .
I rimanenti soldati di Shí Dákāi, che si erano sbandati, ripresero azioni di guerriglia
Il 4 dicembre 1863, il comandante della piazzaforte di Sūzhōu Tán Shàoguăng fu ucciso a tradimento dai suoi subordinati e Sūzhōu si arrese. (62)
Il 21 dicembre 1863, caddero tutte le fortezze che controllavano l’accesso a Tiānjīng e il cibo in città cominciò a scarseggiare. Lǐ Xiùchéng suggerì di abbandonare Tiānjīng , ma Hóng Xiùquán non volle.
1864
L'11 maggio 1864, cadde la città di Chángzhōu. (63) Il comandante della guarnigione, Chén Kūnshŭ, fu catturato e giustiziato. L'esercito del fiume Huái e l'esercito del Xiáng operarono il loro ricongiungimento nei pressi della città. (64)
Il 1 giugno 1864, il Re Celeste Hóng Xiùquán morì di malattia dopo essersi nutrito per molti giorni di erbe selvatiche (65) e il giovane figlio Hóng Tiānguìfú gli succedette sul trono.
La Caduta di Tiānjīng
Tiānjīng cadde il 19 luglio e subito cominciò un massacro indescrivibile in cui perse la vita un enorme numero di cittadini..
Dopo che l'esercito del Húnán ebbe sfondato le mura della città, i Tàipíng appiccarono degli incendi per rallentarne l’avanzata. Ciò che restava ancora in piedi fu bruciato dagli Imperiali dopo il saccheggio.
Lǐ Xiùchéng e Hóng Réngān tentarono di rompere l’accerchiamento per portare in salvo il giovane re. Lǐ Xiùchéng gli diede un buon cavallo per fuggire, ma nel caos della battaglia non riuscì a seguirlo. Il 22 dello stesso mese, Lǐ Xiùchéng fu catturato a Făngshān nei dintorni di Tiānjīng e, dopo essere stato costretto a scrivere una lunga confessione, fu fatto giustiziare da Zēng Guófān il 7 agosto 1864.
Il 29 luglio 1864, il giovane re Hóng Tiānguìfú riuscì a raggiungere Guăngdé (66) e trovò poi temporaneo rifugio a Húzhōu (67), che era ancora in mano ai Tàipíng sotto il comando di Huáng Wénjīn.
Il 28 agosto, Huáng Wénjīn e Hóng Réngān tentarono una sortita per abbandonare la città assediata.
La fuga riuscì, ma, il 5 settembre 1864, i ribelli furono intercettati dalle truppe imperiali a Níngguó (68), mentre cercavano di raggiungere Chānghuà (69) nel Zhèjiāng e Huáng Wénjīn morì per le ferite riportate in battaglia.
Ad ottobre i resti dell’esercito Tàipíng furono annientati a Shíchéng (70) nel Jiāngxī.
Il giovane re Hóng Tiānguìfú fu catturato nascosto in una grotta di montagna intorno a Shíchéng e fu condotto a Nánchāng, dove venne giustiziato mediante “morte lenta” (71) il 18 novembre 1864.
Gli ultimi strascichi della rivolta
Forti contingenti di ribelli operavano ancora a sud del Fiume Azzurro.
Lǐ Shìxián (72), il “Principe Coadiutore”, passò dal Jiāngxī nel Fújiàn ed occupò Zhāngzhōu, ma fu sconfitto nell'aprile 1865.
Le truppe di Tán Tĭyuán (73) riuscirono ad aprirsi un varco in direzione del Guăngdōng, ma furono annientate presso Méizhōu agli inizi del 1866.
Le truppe ribelli del Jiāngbĕi, sotto il comando di Lài Wénguāng (74), si unirono alle bande dei Niăn (75) e nel 1865 uccisero in un’imboscata il famoso generale dell'esercito Qīng Sēnggè Línqìn.(76)
La resistenza dei ribelli Niăn durò fino al 1868.
Le bande Niăn del settore orientale furono spazzate via nella battaglia del Forte di Wǎyáo, a nord-est di Yángzhōu, il 5 gennaio 1868. Le bande del settore occidentale furono distrutte dall’esercito del Huái di Lĭ Hóngzhāng a Túhàihé, presso Chípíng, nello Shāndōng il 16 agosto dello stesso anno. (77)
Gli ultimi resti di quello che era stato l’esercito dei Tàipíng, le bande Niăn guidate da Yuán Dàkuí (78), furono annientati da Zuŏ Zōngtáng a Băo’ān nel nord dello Shănxi nel 1869.
Nell'aprile 1872, le forze di Lĭ Wéncǎi (79), ciò che ancora restava delle truppe di Shí Dákāi , furono annientate a Dàtáng nel Guìzhōu. (80)
Poiché era l’ultimo gruppo di ribelli anti Qīng che usava ancora la bandiera del Regno Celeste, esso è considerato come l’ultima formazione armata ufficialmente ascrivibile ai Tàipíng.
Molti studiosi ritengono dunque che la sconfitta di Lĭ Wéncǎi costituisca formalmente la fine della rivolta dei Tàipíng..
Dieci anni dopo la caduta del Regno Celeste nel 1874, Yáng Fŭqĭng, (81), che aveva ricoperto alti incarichi in seno all’esercito dei Tàipíng nell’ultimo periodo della rivolta e che era poi rimasto nascosto per molto tempo, tentò di suscitare un’insurrezione nel Fújiàn. Scoperto dal generale Mă Rónghé (82), fu arrestato a Jīnjiāng e tradotto sotto scorta a Fúzhòu, dove fu giustiziato mediante “morte lenta” per ordine di Lĭ Hènián (83), governatore del Fújiàn e del Zhèjiāng.
Secondo gli studi e le ricerche di molti esperti e studiosi, cinesi e stranieri, dopo la caduta del Regno Celeste della Pace Suprema, numerosi ribelli si rifugiarono all’estero, con le loro famiglie, per sfuggire alle persecuzioni del governo imperiale. Se ne trova traccia al di là dell’Oceano, in tutta l'America Latina e in numerose isole del Pacifico. (84)
Le sciabole usate dai generali dell'esercito Tàipíng e le medaglie d'oro commemorative coniate durante il periodo del Regno Celeste sono molto rare e ricercate in Cina. (85)
Estensione del territorio controllato dai Tàipíng durante la rivolta
Le forze del Regno Celeste della Pace Suprema giunsero, in progresso di tempo, a controllare, in tutto o in parte (anche se non contemporaneamente), le seguenti province: Guǎngxī, Húnán, Húběi, Jiāngxī, Ānhuī, Jiāngsū, Hénán, Shānxī, Zhílì, Shāndōng, Fújiàn, Zhèjiāng, Guìzhōu, Sìchuān, Yúnnán, Shǎnxī, Gānsù, Guǎngdōng. (86)
Esse conquistarono più di 600 città.
Dopo la fondazione del Regno Celeste della Pace Suprema, le circoscrizioni amministrative dell’Impero Qīng (provincia, prefettura, distretto e contea) furono modificate, nelle zone controllate dai ribelli, con la soppressione dei “distretti” e la trasformazione delle “prefetture” in “comanderie”. (87)
Hóng Réngān, uno dei dirigenti del Regno Celeste nell’ultimo periodo della sua esistenza, affermò più volte che i Tàipíng intendevano dividere l’Impero in 21 province, vale a dire le 18 province stabilite dalla dinastia Qing più le tre province nord-orientali. (88)
Tuttavia, vari documenti emanati dai Tàipíng in epoche diverse non si limitano a questo numero, ma menzionano ancora altre quattro province: Sŭfù, Tiānpǔ, Guìfú e Yīlí (Xīnjiāng). (89)
Hóng Réngān aveva anche preannunciato che il Regno Celeste avrebbe creato dodici contee nella provincia di Jjāngnán ed avrebbe suddiviso in undici contee ciascuna delle altre province, ma il progetto, completamente avulso dalla realtà della situazione, non fu posto in atto e non poté mai essere realizzato. (90)
NOTE
1) Il termine 七律 (qīlǜ) designa una composizione poetica di otto versi, ciascuno dei quali è composto di sette sillabe.
2) La disposizione dei caratteri aveva un chiaro significato simbolico. Essa intendeva porre l’accento sulla speciale protezione celeste di cui avrebbero goduto gli insorti e sulla funzione di mediatore tra Cielo e Terra che sarebbe stata esercitata dal loro capo.
3) Il sistema creato dai Tàipíng attribuiva i poteri civili e militari ad un capo supremo chiamato il “Re Celeste” ( 天王 “tiānwáng”) affiancato da altri quattro capi chiamati anch’essi “wáng” 王 e distinti secondo i punti cardinali ( ad es. “il Re dell’Oriente”: 东王 “dōng wáng”). Nel testo italiano, per sottolineare la differenza tra il capo supremo dei Tàipíng e i capi che gli erano subordinati, ho chiamato questi ultimi “principi”.
4) Si tratta di uno dei tre proclami pubblicati a Dàozhōu 道州con cui i Tàipíng incitavano il popolo a ribellarsi contro il dominio manciù . Esso attaccava in particolare l’obbligo di radersi il capo, di portare la treccia e di abbigliarsi alla moda dei Manciù.
5) Shí Dákāi 石達開 (1831-1863); conosciuto come il “Principe delle Ali” (翼王 ”yì wáng”) fu uno dei più abili generali dei Tàipíng. Sorpreso con le sue truppe dall’esercito imperiale mentre cercava di attraversare il fiume Dádú 大渡河 per entrare nel Sìchuān 四川, fu costretto alla resa e venne giustiziato.
6) La rivolta dei musulmani Huì 回 nello Shănxī 陝西 e in altre regioni durò dal 1862 al 1877.
7) Liáng Fā 梁发 (1789–1855), fu il secondo convertito al Protestantesimo in Cina ed il primo pastore e missionario protestante di origine cinese. Ricevette la sua ordinazione nel 1827 da Robert Morrison, il primo missionario protestante in Cina. La sua opera intitolata “Buone parole ad esortazione dell’umanità”( 勸世良言 ”quànshìliángyián”) fu pubblicata a Canton nel 1832.
8) Il testo cinese usa il termine “洗礼(“xĭlĭ”), che significa letteralmente “battista”. Molti dei missionari protestanti che operavano in Cina appartenevano infatti alla Chiesa
Battista.
9) Issachar Jacox Roberts (nome cinese: 罗孝全 Luó Xiàoquán) (1802–1871) fu un missionario della Chiesa Battista degli Stati Uniti. Fu attivo in Cina dal 1842 ed ebbe come discepolo durante alcuni mesi, nel 1847, Hóng Xiùquán, al quale negò il battesimo. Nel 1860 si recò a Tiānjīng, la capitale del Regno Celeste, dove rimase sino al 1862, ma fu deluso nel constatare che la religione dei Tàipíng era molto lontana dal Cristianesimo praticato in Occidente.
10) Alcuni convertiti cinesi indussero - forse per metterlo in cattiva luce presso il missionario - Hóng Xiùquán, a chiedere una somma di denaro al reverendo Roberts. Quest’ultimo dovette dedurne che Hóng stesse cercando di monetizzare la propria conversione. Gli negò quindi il battesimo e Hóng lasciò Canton.
11) Precise norme relative alla “libertà di predicazione” furono introdotte soltanto in seguito dai “trattati ineguali” che la Cina fu costretta a stipulare con le Potenze occidentali. È quindi più verosimile che Hóng Xiùquán invocasse, a favore dell’amico imprigionato, la tradizionale tolleranza del governo imperiale nei confronti delle manifestazioni dei diversi culti religiosi.
12) Il primo scontro tra i ribelli e le truppe imperiali avvenne presso il villaggio di Sīwàng 思旺 nel Huāzhōu 花洲 il 25 dicembre 1850.
13) Il 1° gennaio 1851, un contingente di truppe imperiali attraversò il ponte sul fiume Càicūn 蔡村江 per attaccare Jīntián 金田, ma cadde in un’imboscata dei ribelli e fu distrutto.
14) I titoli attribuiti a Yáng Xiùqīng attestavano che egli ricopriva il secondo posto nella gerarchia dei Tàipíng. L’acclamazione “Diecimila Anni di Vita” (“wàn suì” 万岁 ) era infatti tradizionalmente riservata al sovrano, che era chiamato anche “Il Signore dei Diecimila Anni”. Quando, nel 1856, Yáng Xiùqīng chiese di essere chiamato anche lui “Signore dei Diecimila Anni”, Hóng Xiùquán interpretò, non senza ragione, la richiesta come un tentativo di colpo di stato e lo fece uccidere.
15) Tradizionalmente, gli incarichi detti “della destra” comportavano un grado inferiore a quello dei corrispondenti gradi “della sinistra”. Si potrebbe quindi, in via approssimativa, considerare il “comandante della sinistra” come il “comandante in capo dell’esercito” e il “comandante della destra” come il “vicecomandante”.
16) I Tàipíng abolirono il tradizionale calendario lunare, che ritenevano legato all’idolatria, da essi combattuta, e lo sostituirono con un calendario solare. Abolirono anche la nozione di giorni fausti e di giorni infausti e dichiararono giorno festivo il sabato.
17) Il 25 maggio 1852, mentre le truppe dei Tàipíng passavano presso Quánzhōu 全州, una città situata nella parte nordorientale del Guăngxī 廣西 , dirette verso il Húnán 湖南, furono attaccate dalle forze imperiali ivi stanziate. Féng Yunshān fu gravemente ferito e morì qualche settimana dopo, nel mese di giugno. Per vendicarlo, i Tàipíng presero d’assalto Quánzhōu e ne massacrarono gli abitanti.
18) Lù Yànyíng 陸建瀛 (1776 – 1853), viceré del Liángjiāng 兩江 (regione costituita dal Jiāngnán 江南 e dal Jiāngxī 江東), fu ucciso dai Tàipíng quando essi conquistarono Nanchino. Il governo imperiale lo rimosse “post mortem” dall’incarico per non aver saputo difendere la città.
19) Xiàolíngwèi 孝陵卫 è una piccola città situata a poca distanza da Nanchino, in direzione sud-est, nella regione del Jiāngnán 江 南 (letteralmente: “la regione a sud del fiume”).
20) Yángzhōu 扬州 è una citta del Jiāngsū 江蘇 situata a nord di Nanchino e ad ovest del Fiume Azzurro, nella regione “a nord del fiume” ( Jiāngbĕi 江北).
21) Samuel George Bonham (1803-1863) fu governatore di Hong Kong dal 1848 al 1854.
22) La “Spedizione del Nord” ( 太平天國北伐 “tàipíng tiānguó běifá ) faceva parte di un complesso piano strategico volto a creare, da sud a nord, una fascia ininterrotta di territori controllati dai Tàipíng che separasse ed isolasse le une dalle altre le forze imperiali che ancora controllavano le regioni settentrionali, le regioni occidentali e le regioni costiere del paese. Tale spedizione avrebbe dovuto occupare Pechino e di lì ridiscendere verso il Sìchuān 四川, dove si sarebbe incontrata con la “Spedizione dell’Ovest” (太平天國西征 tàipíng tiānguó xīzhēng”), che nel frattempo avrebbe risalito il corso del Fiume Azzurro. Il piano d’accerchiamento era ben congegnato, ma richiedeva un’azione molto rapida, che i Tàipíng non riuscirono a realizzare. La lentezza della loro avanzata, consentì alle forze imperiali di riorganizzarsi e di respingere l’offensiva.
23) Il corpo di spedizione inviato verso ovest, pur avendo conquistato numerose città, non raggiunse gli obiettivi che gli erano stati fissati. Non riuscì infatti ad occupare il corso superiore del Fiume Azzurro e condusse per un paio d’anni una guerra di posizione finché, nel marzo del 1856, non fu richiamato a Nanchino, per rafforzare le difese della capitale che era sempre sotto assedio da parte delle forze imperiali.
24) Dopo aver marciato assai lentamente e tra enormi difficoltà, la “Spedizione del Nord” era comunque riuscita nell’ottobre 1853 ad avvicinarsi a Pechino, che il governo imperiale temeva potesse essere attaccata da un momento all’altro. Lǐ Kāifāng si diresse invece verso Tiānjīn, cui pose l’assedio, in attesa che l’arrivo di rinforzi dal sud gli permettesse di attaccare la capitale con un esercito più numeroso. Questo errore strategico determinò il fallimento della spedizione. Il mancato arrivo dei rinforzi, la penuria di rifornimenti, la rigidezza delle condizioni climatiche, la controffensiva delle forze imperiali rafforzate da contingenti fatti venire in tutta fretta dalla Manciuria e dalla Mongolia misero a durissima prova le truppe del Regno Celeste che, dopo aver resistito per più di un anno, furono quasi completamente distrutte nel marzo 1855. I loro capi furono catturati e giustiziati.
25) Agli inizi del 1856 la posizione dei Tàipíng appariva piuttosto difficile: impegnati in logoranti combattimenti sul fronte occidentale e duramente sconfitti sul fronte settentrionale, essi dovevano affrontare sul fronte orientale imponenti forze imperiali, che non soltanto bloccavano loro qualsiasi sbocco verso le regioni costiere, ma addirittura minacciavano da vicino la capitale.
La battaglia di Nanchino capovolse la situazione. Nel primo semestre del 1856, con una serie di brillanti operazioni militari, i generali Tàipíng distrussero le truppe nemiche che assediavano la capitale.
I sanguinosi contrasti che scoppiarono subito dopo tra i loro capi impedirono però ai ribelli di sfruttare il vantaggio così ottenuto.
26) Se non si vuole ridurre il conflitto tra i capi dei Tàipíng ad una pura lotta per il potere causata dall’ambizione personale, si può osservare che esistevano tra Hóng Xiùquán e Yáng Xiùqīng alcune divergenze “ideologiche”. Hóng Xiùquán, per esempio, era fieramente avverso al Confucianesimo e ne puniva severamente i seguaci, mentre Yáng Xiùqīng riteneva che la dottrina confuciana fosse compatibile con il “cristianesimo” propugnato dai Tàipíng.
27) I capi dei Tàipíng partecipavano spesso a sedute medianiche durante le quali sarebbero entrati in contatto immediato con Dio. Yáng Xiùqīng, che si faceva chiamare “il portavoce di Gesù Cristo”, era diventato famoso perché, durante queste sedute, denunciava, con abbondanti dettagli, i traditori della causa. È però probabile che le relative informazioni gli fossero fornite non tanto dalla voce divina, quando dall’efficace servizio di spionaggio di cui disponeva. Anche il suo tentativo di colpo di stato fu presentato da Yáng Xiùqīng come frutto di diretta ispirazione celeste.
28) Chén Chénróng 陈承瑢, generale e membro del governo del Regno Celeste, era stato messo al corrente dei piani eversivi di Yáng Xiùqīng, sebbene in precedenza avesse avuto forti contrasti con quest’ultimo. Nel giugno del 1856 rivelò a Hóng Xiùquán che il Principe dell’Est intendeva ucciderlo e fu incaricato di agire per sventare la congiura. Ritenuto corresponsabile dei massacri che fecero seguito al fallito colpo di stato, fu più tardi ucciso insieme con Wéi Chānghuī e Qín Rìgāng.
29) Qín Rìgāng 秦日綱 (1821-1856), generale del Regno Celeste, collaborò con Wéi Chānghuī nella sanguinosa repressione del tentativo di colpo di stato di Yáng Xiùqīng e partecipò in seguito al massacro della famiglia di Shí Dàkāi. Fu fatto uccidere dal Re Celeste Hóng Xiùquán verso la fine del 1856.
30) Per non essere ostacolato mentre nella preparazione del colpo di stato, Yáng Xiùqīng aveva allontanato dalla capitale i generali fedeli al Re Celeste, vale a dire Wéi Chānghuī, Shí Dàkāi e Qín Rìgāng, affidando loro degli incarichi in provincia. Resosi conto delle intenzioni di Yáng Xiùqīng , Hóng Xiùquán li richiamò in segreto, con grande urgenza, a Tiānjīng. Wéi Chānghuī e Qín Rìgāng giunsero per primi nella capitale il 1° settembre 1856. Il giorno successivo, assalirono Yáng Xiùqīng nel suo palazzo e lo uccisero con tutta la sua famiglia. In seguito diedero inizio al massacro dei suoi sostenitori, che si protrasse per alcuni mesi.
31) Shí Dàkāi giunse a Tiānjīng soltanto ai primi di ottobre e rimproverò aspramente Wéi Chānghuī per le stragi in corso. Wéi, a sua volta, lo accusò di essere un traditore. Temendo per la propria vita, Shí fuggì da Tiānjīng la sera stessa del giorno in cui vi era giunto. Wéi e Qín assaltarono allora la sua residenza, massacrando tutti i suoi familiari e la servitù. L’articolo indica che lo fecero su ordine secreto del Re Celeste, affermazione di cui non ho però trovato conferma in altre fonti.
32) Dopo il massacro della sua famiglia, Shí, raccolto un esercito di circa 100.000 uomini, marciò su Tiānjīng, chiedendo la testa di Wéi e Qín. Qín fu inviato ad affrontarlo, mentre Wéi, rimasto nella capitale studiava la possibilità di eliminare Hóng Xiùquán. Quest’ultimo, tuttavia, fu più rapido e lo fece uccidere dalla sua guardia del corpo, poi, richiamato Qín a Nanchino con un pretesto, lo fece giustiziare.
33) Il ritorno alla calma non significò il ritorno alla situazione anteriore. La dirigenza del Regno Celeste era infatti stata praticamente azzerata. Dei sei capi che erano stati nominati nel 1853 ai più alti incarichi, ne rimanevano ormai soltanto due: Hóng Xiùquán e Shí Dàkāi.
34) Nell’organigramma del Regno Celeste il comandante in capo dell’esercito portava l’antico titolo di “consigliere militare“ (軍師 “jūnshī”). Rifiutando di attribuire tale titolo a Shí Dàkāi e lasciando quindi vacante il posto di comandante supremo dell’esercito, Hóng Xiùquán dimostrava chiaramente la propria diffidenza nei confronti di Shí Dàkāi. Per impedire a Shí Dàkāi di assumere un ruolo preminente nella gerarchia dei Tàipíng, in cui, come si è già visto, si mescolavano le competenze civili e militari, Hóng Xiùquán conferì poi il titolo di principe ai propri fratelli.
35) Il comportamento subdolo e paranoico di Hóng Xiùquán fece capire a Shí Dàkāi che la propria vita era in pericolo. Non volendo provocare una nuova guerra civile, abbandonò la capitale con parecchie migliaia di suoi sostenitori. Da quel momento, pur continuando a professare lealtà al Regno Celeste, cominciò ad operare in piena autonomia. L’allontanamento di Shí Dàkāi è considerato da molti studiosi come un fattore importante nel processo di disgregazione che portò negli anni successivi alla caduta del Regno Celeste.
36) Hóng Réngān 洪仁玕 (1822-1864) fu uno dei capi più importanti dei Tàipíng. Lontano cugino di Hóng Xiùquán, era una persona istruita come quest’ultimo, ma, come quest’ultimo, non era riuscito a superare gli esami imperiali. Nel 1847 accompagnó Hóng Xiùquán a Canton, ma, nel 1850, quando scoppiò la ribellione armata, le circostanze non gli permisero di parteciparvi e dovette rifugiarsi a Hong Kong, dove incontrò il missionario svedese Theodore Hamberg e si convertì al cristianesimo. Durante il soggiorno ad Hong Kong, Hóng Réngān lavorò come assistente del famoso sinologo James Legge e collaborò alla redazione della prima rivista cinese pubblicata nella colonia britannica: “Gemme vicine e lontane”( 遐爾貫珍 “ xiáĕrguànzhēn”). Sebbene Legge lo avesse espressamente diffidato dall’unirsi ai ribelli, Hóng Réngān non gli diede retta e quando, nel 1858, gli giunse un invito di Hóng Xiùquán a cooperare con lui nel governo del Regno Celeste, lo accettò con entusiasmo. Giunto a Nanchino, gli furono affidate funzioni analoghe a quelle di un primo ministro con il titolo un po’ fantasioso di “Principe dello Scudo” o “Principe Protettore”( 干王 “gàn wáng”). Hóng Réngān promosse riforme di tipo moderno, che dovevano servire ad avvicinare il Regno Celeste alle Potenze Occidentali, ma la maggior parte di queste riforme non furono mai attuate e la simpatia che queste idee risvegliavano negli Occidentali svanì quando si scoprì che i Tàipíng continuavano ad essere fieramente avversi al commercio dell’oppio e che le loro operazioni militari (ad es. le offensive contro Shànghăi) minacciavano il traffico internazionale. Alla caduta del Regno Celeste, Hóng Réngān fu catturato e giustiziato.
37) Pŭkŏu 浦口 è situata di fronte a Nanchino, sulla riva occidentale del Fiume Azzurro. Yángzhōu 扬州 è situata circa un centinaio di chilometri a nord-est di Nanchino.
38) Il Lago Tàihú è situato a metà strada tra Shànghăi e Nanchino, a sud del fiume Giallo.
Ānqìng 安慶 è una città situata nella parte sud-occidentale dell’Ānhuī, che fu capitale della provincia durante il periodo Tàipíng. Attaccata una prima volta dalle truppe imperiali nel 1858, resistette sino alla fine dello stesso anno, quando la zona ritornò sotto il controllo dei Tàipíng. Assediata di nuovo nel settembre del 1860, fu conquistata dall’esercito del Húnán il 5 settembre 1861.
Le forze imperiali che muovevano da oriente miravano a ricongiungersi, a sud di Nanchino, con l’esercito del Húnan che avanzava da occidente, isolando così la capitale dei Tàipíng dal resto dei territori controllati dai ribelli.
39) L’Esercito del Húnán, conosciuto anche come l’Armata Xiáng (湘軍 “xiāng jūn), fu uno degli eserciti regionali creati in varie province dai notabili locali, partendo dalle milizie esistenti nei villaggi, per opporsi alla ribellione dei Tàipíng . Organizzato nel 1852 da Zēng Guófān 曾国藩, esso non faceva parte dell’esercito regolare e rispondeva unicamente all’autorità del proprio comandante.
40) Proveniendo da sud-ovest, l’esercito del Húnán, dopo aver semplicemente isolato le città di Qiánshān 潜山, Tóngchéng桐城 e Shūchéng桐城 per non rallentare la propria marcia, proseguì verso il nord attaccando Sānhé 三河 ed occupò Lúzhōu 庐州 (oggi Héféi合肥, capoluogo dell’Ānhuī), a circa duecento chilometri ad ovest di Nanchino.
41) Lĭ Xúbīn李续宾 (1816-1858) era un abile generale dell’esercito del Húnán, che aveva vinto in precedenza molte battaglie contro i Tàipíng. Nella fretta di avanzare verso Nanchino non si era preoccupato di eliminare tutte le sacche di resistenza dei Tàipíng ed aveva quindi dovuto lasciare indietro forti contingenti di truppe per controllare le retrovie. Fu perciò sorpreso con forze relativamente ridotte dalle armate Tàipíng che erano accorse verso il sud a marce forzate. Sconfitto e circondato si lanciò al galoppo nel folto delle schiere nemiche e fu ucciso (secondo un’altra versione si sarebbe suicidato gettandosi in un fiume).
Un altro generale caduto nella battaglia di Sānhé 三河 fu Zéng Guóhuá 曾国华 , fratello minore di Zéng Guófān 曾国藩, il comandante in capo dell’esercito del Húnán.
42) Nel 1859 il Regno Celeste occupava ancora la regione di Nanchino, l’Ānhuī, il Jiāngxī e il Zhèjiāng. Il piano strategico elaborato da Shí Dàkāi prevedeva che le sue truppe occupassero il Húnán, da dove sarebbero poi penetrate nel Húbĕi congiungendosi con le forze dei Tàipíng stanziate nel Ānhuī ed isolando così il Sìchuān dagli altri territori controllati dalle forze imperiali. Nell’estate del 1859 Shí Dàkāi fu però sconfitto dinanzi a Băoqínq e dovette ritirarsi sulle sue posizioni di partenza.
43) La battaglia di Băoqíng 宝请durò dal maggio all’agosto del 1859. Dopo aver assaltato due volte la città senza successo all’inizio e alla metà del mese di giugno, Shí Dàkāi decise di assediarla, ma, tra la fine del mese di giugno e gli inizi di luglio giunsero a Băoqíng forti contigenti dell’esercito del Húnan che lanciarono violenti attacchi contro le sue truppe. Il 14 agosto i Tàipíng abbandonarono l’assedio e ripiegarono a sud verso Dōng’ān.La battaglia di Băoqíng ha indotto alcuni a dubitare del genio strategico di Shí Dàkāi: assediando la città, egli diede infatti ai suoi nemici il tempo di concentrare le proprie forze e di bloccare la sua avanzata.
44) Nel giugno 1860 circa 20.000 Tàipíng, sotto la guida di Lài Wénguāng 賴文光 si spinsero fino ai sobborghi di Shànghăi, ma non riuscirono a penetrare nella città murata e, dopo alcuni mesi, si ritirarono.
Nel settembre 1860, Ānqíng fu di nuovo posta sotto assedio dall’esercito del Húnán . A novembre 1860 Chén Yùchéng marciò in soccorso della città assediata alla testa di un esercito di 100.000 uomini, ma a Tóngchéng si vide sbarrare la strada da un contingente di 20.000 cavalieri manciù e preferÌ svernare a Tóngchéng, anziché tentare di forzare il blocco.
45) L’anno 1860, sebbene non fosse stato caratterizzato da operazioni militari di particolare importanza, portò tuttavia con sé una svolta politica fondamentale nettamente svantaggiosa per il Regno Celeste. Le Potenze occidentali conclusero infatti la pace con l’Impero e, da quel momento, il loro atteggiamento, che era stato fino a quel punto neutrale, divenne sempre più favorevole al governo di Pechino. I Tàipíng cominciarono ad esser percepiti come un elemento di disordine, che rischiava soltanto di perturbare il commercio internazionale senza apportare alcun beneficio agli interessi occidentali (la loro ferma opposizione al traffico dell’oppio non era gradita alla Gran Bretagna, il loro “cristianesimo”, a dir poco eterodosso, non era certo tale da attirare le simpatie della Francia, la loro posizione riguardo ai rapporti internazionali non differiva molto da quella che era stata fino a qualche tempo prima la posizione altezzosa dell’Imperatore nei confronti degli stranieri). A poco a poco gli Occidentali si misero pertanto ad aiutare il governo imperiale e autorizzarono mercenari europei e americani a collaborare con quest’ultimo nella lotta contro i Tàipíng.
46) Nella primavera del 1861, Chén Yùchéng operò una diversione su Wŭcháng 武昌 (oggi un quartiere di Wŭhàn 武汉) nell’intento di distrarre le forze imperiali dall’assedio di Ānqíng. Avanzò rapidamente e, il 17 marzo 1861, conquistò Huángzhōu 黄州 (oggi parte della città di Huánguāng黄冈
) sul Fiume Azzurro, a meno di un centinaio di chilometri da Wŭcháng.
47) Harry Smith Parkes (1828-1885), console inglese a Canton, ebbe durante il primo semestre del 1861, alcuni incontri esplorativi con i capi dei Tàipíng per sondare la possibilità di un accordo tra la Gran Bretagna e il Regno Celeste. Dopo l’incontro con Parkes, Chén Yùchéng rinunciò ad attaccare subito Wŭcháng e tenne ferme le sue truppe a Huángzhōu per quattro mesi. Non è chiaro in che misura la sua inazione fu motivata dal desiderio di compiacere agli Inglesi e in che misura fu invece dovuta al mancato arrivo delle forze di Lǐ Xiùchéng, che avrebbero dovuto aiutarlo ad attaccare Wŭcháng. Le prospettive di un’intesa con gli Inglesi svanirono tuttavia rapidamente, perché la Gran Bretagna cominciò a sostenere in modo sempre più chiaro il governo imperiale.
48) I rinforzi che Hóng Réngān e gli altri generali di Tiānjīng portarono a Chén Yùchéng erano molto più esigui di quelli che avrebbe potuto offrirgli Lǐ Xiùchéng, il quale disponeva, come abbiamo visto di un’armata di 300.000 uomini. Il meno che si possa dire è che il coordinamento strategico tra i generali dei Tàipíng presentava molte lacune.
49) Il Passo del Jiíxián 集贤关, porta dall‘Ānhuī settentrionale ai sobborghi nord di Ānqíng. La sua occupazione da parte delle truppe imperiali bloccava qualsiasi contatto con i territori controllati dai Tàipíng. Chìgănglĭng 赤岗岭 era la
fortezza che controllava l’accesso al Passo del Jíxiáng.
50) Dorongga (in cinese Duōlóngā 多隆阿) (1817-1864) era un generale che comandava un contingente di cavalleria manciù. Aveva il grado di vicecomandante di guarnigione.
51) Zēng Guóquán 曾國荃 (1824-1890), uno dei numerosi fratelli di Zēng Guófān 曾國藩, comandava le truppe imperiali che assediavano Ānqíng. Dopo la conquista di Tiānjīng, nel 1864, gli fu dato il soprannome di Zēng il Macellaio ( 曾屠戶 “zēng túhù”) per aver lasciato alle sue truppe piena libertà di saccheggiare la città e di massacrarne la popolazione.
52) La caduta di Ānqíng rappresentò un’importante svolta strategica perché apriva l’accesso alla valle del Fiume Azzurro e permetteva alle truppe imperiali di marciare su Nanchino seguendo il corso inferiore del fiume.
53) Costretti ad arretrare su tutti i fronti, i Tàipíng lanciarono all’inizio del 1862 un’offensiva diretta contro un obiettivo che sembrava abbastanza facile da raggiungere Shàngăi. Shànghăi era una città popolosa e uno dei porti aperti al commercio internazionale, ma non aveva importanza strategica. Hóng Réngān si era perciò opposto all’idea di prenderla d’assalto, ma gli altri capi dei Tàipíng, che nel 1861 avevano ricevuto dalla Gran Bretagna e dalla Francia vaghe promesse di neutralità, furono di diverso avviso.
54) Frederick Townsend Ward (1831-1862), un soldato di ventura americano giunto a Shànghăi nel 1860, fu incaricato dalle autorità locali di reclutare un corpo di mercenari stranieri per combattere i ribelli. Egli organizzò il “Shanghai Foreign Arms Corps”, che nel 1860 e nel 1861, sostenne alcuni combattimenti contro i Tàipíng senza molto successo. Ammaestrato dall’esperienza, egli reclutò allora dei volontari cinesi e filippini, che furono addestrati e inquadrati da ufficiali occidentali, li armò con le armi più moderne, si procurò pezzi di artiglieria e comprò imbarcazioni a vapore per il trasporto fluviale. Affrontò poi importanti forze ribelli e le sconfisse in una serie di battaglie vittoriose. Ferito gravemente in combattimento il 21 settembre 1862, morì il giorno successivo.
55) Nel gennaio 1862 i volontari di Ward erano circa 1000 (a maggio erano già tremila e a settembre 5000). Dopo aver affrontato e sconfitto i Tàipíng in una serie di piccoli scontri, a marzo le truppe di Ward sbaragliarono una forza di circa 20.000 ribelli e ricevettero il soprannome di “Esercito Sempre Vittorioso” ( 常勝軍 “cháng shèng jūn”).
Le ripetute schiaccianti vittorie dei volontari di Ward su forze ribelli assai superiori di numero non devono stupire.
Gli eserciti dei Tàipíng erano composti di contadini male armati e male addestrati, con pochi reparti di fucilieri e con poca (o pochissima) cavalleria ed artiglieria.
L’”Esercito Sempre Vittorioso” era costituito da volontari che avevano ricevuto un addestramento di tipo europeo, erano forniti di un armamento moderno e disponevano di numerosi pezzi d’artiglieria. Essi erano inoltre comandati da ufficiali che avevano una buona formazione militare.
56) Sūzhōu 苏州 è un’importante città del Jiāngsū sud-orientale, situata un centinaio di chilometri ad ovest di Shànghăi.
57) Questa decisione di Hóng Xiùquán segna l’inizio della fase finale della guerra. Il capo dei Tàipíng si rendeva conto che era ormai necessario concentrare tutte le forze per resistere all’offensiva delle truppe imperiali, che, nel maggio 1862, avevano cominciato a cingere d’assedio la città.
58) L’esercito del Húnán si era già avvicinato a Tiānjīng nell’aprile del 1862, quando i Tàipíng stavano ancora cercando di conquistare Shànghăi. Le truppe dei TàIpíng effettuarono, nel corso del 1862, parecchi contrattacchi, ma, nonostante fossero molto più numerose, non riuscirono a sloggiare gli Imperiali dalle loro posizioni intorno alla città.
59) Lǐ Xiùchéng stava conducendo, in quel periodo, una serie di offensive nella regione del Zhèjiāng.
60) Lĭ Hóngzhāng 李鴻章 (1823-1901), il quale aveva già combattuto con successo contro i ribelli, raggiunse nel 1862 Shànghăi, navigando il Fiume Azzurro su navi inglesi che non furono attaccate dai Tàipíng per rispetto della “neutralità” della Gran Bretagna. A Shànghăi rafforzò le sue truppe, che passarono in due anni da 6.000 a 60-70.000 uomini, e cominciò a riconquistare la provincia del Jiāngsū.
61) Zuǒ Zōngtáng 左宗棠 (1812-1885), nominato governatore del Zhèjiāng nel 1861, riconquistò la provincia con l’aiuto di forze francesi ed inglesi.
62) Nel maggio 1862 Chén Yùchéng era stato tradito nei pressi di Sūzhōu 苏州 e consegnato agli Imperiali. Ciò tuttavia non aveva portato alla caduta di Sūzhōu oppure la città era stata ripresa dai Tàipíng nei mesi successivi.
63) Chángzhōu 常州 è una città del Jiāngsū settentrionale, situata tra Sūzhōu e Nanchino.
64) L’Esercito del Fiume Huái ( 淮軍 “huái jūn”), detto anche l’Armata dell’Ānhuī, creato da Lĭ Hóngzhāng 李鴻章 e forte di circa 25.000 uomini, ricevette il battesimo del fuoco a Shànghăi nel 1861. In seguito avanzò verso ovest, vincendo numerose battaglie e riconquistando vasti territori occupati dai ribelli.
L’Esercito del Húnán, conosciuto anche come l’Armata del Fiume Xiáng (湘軍 “xiāng jūn), era stato organizzato nel 1852 da Zēng Guófān 曾國藩 ed aveva raggiunto nel 1860 una forza di 360.000 uomini.
65) Hóng Xiùquán morì verosimilmente a causa di un avvelenamento causato dall’ingestione di erbe velenose. La fame che imperversava nella città di Tiānjīng, assediata da alcuni mesi, costringeva gli abitanti a cercare di sopravvivere mangiando qualsiasi cosa che sembrasse commestibile.
66) La città di Guăngdé 广德 è situata nella parte sud-orientale dell’Ānhuī, circa 200 chilometri a sud di Nanchino.
67) La città di Húzhōu è situata qualche decina di chilometri ad est di Guăngdé.
68) Níngguó 宁国 è una città dell’ dell’Ānhuī sud-orientale, situata a più di un centinaio di chilometri ad ovest di Húzhōu.
69) Chānghuà 昌化 è una città del Zhèjiāng, situata qualche decina di chilometri ad ovest di Hángzhōu 杭州, il capoluogo della regione.
70) Shíchéng 石城 è una contea situata nella parte sud-orientale del Jiāngxī 江西, ai confini con il Fújiàn 福建.
71) Ci si riferisce qui al sistema di esecuzione detto “língchí” 凌遲, letteralmente: ”lenta salita” o “shā qiān dāo” 殺千刀, cioè “uccisione mediante mille tagli”, praticato in Cina sino al 1905. Il condannato veniva ucciso, con un lungo e dolorosissimo procedimento, tagliando a brandelli il suo corpo. Se il carnefice era misericordioso il primo taglio tranciava la gola, cosicché i tagli successivi smembravano un corpo ormai senza vita. Il “língchí” divenne noto in Europa come l’esempio tipico di “tortura cinese”.
72) Lǐ Shìxián 李世贤 (1834-1865 ), cugino di Lǐ Xiùchéng, ebbe il titolo di Principe Coadiutore ( 侍王“shì wáng”) perché all’inizio svolgeva il ruolo di aiutante di campo di Lǐ Xiùchéng anziché un ruolo autonomo. Riuscito ad allontanarsi da Tiānjīng si rifugiò nel Fújiàn e nell’ottobre del 1864 occupò Zhāngzhōu, che tenne per alcuni mesi. In seguito si ritirò nel Guăndōng occidentale, dove parte delle sue truppe si arresero agli Imperiali. Lĭ riuscì a sfuggire alla cattura travestendosi da monaco, ma, quando, più tardi cercò di riprendere la lotta, fu tradito ed assassinato.
73) Tán Tĭyuán 谭体元 (1836-1866), aveva combattuto in precedenza sotto il comando di Shí Dākāi.
74) Lài Wénguāng賴文光 (1827-1868), generale dei Tàipíng, assunse nel 1866 il comando dell’Armata Orientale dei ribelli Niăn. Si arrese agli Imperiali il 5 gennaio 1868 e fu giustiziato nel febbraio successivo.
75) I Niăn (dal termine dialettale mandarino “niăn” 捻, che significa “gruppo”, ”banda armata”) costituirono un movimento ribelle che operò dal 1851 al 1868 nella Cina Settentrionale, collaborando in alcune occasioni con i Tàipíng. La mancanza di coordinamento tra le due grandi forze ribelli che, in generale, agirono ciascuna per proprio conto senza mai riuscire ad organizzare un’azione comune fu una delle ragioni per cui il governo imperiale riuscì alla fine a domare entrambe le ribellioni.
76) Sēnggè Línqìn 僧格林沁(1811-1865), principe della Bandiera Sinistra Posteriore di Kē’ĕrqìn (科尔沁左翼后旗 “kē'ěrqìn zuǒyì hòuqí”), fu un generale mongolo che partecipò alle battaglie dei Forti di Dàgū e alla battaglia di Bālĭqiào 八里橋durante la Seconda Guerra dell’Oppio. Fu ucciso in un’imboscata dai ribelli Niăn nel 1865.
77) Verso la fine del 1866, le forze dei Niăn si divisero in due gruppi. L’Armata Orientale, sotto il comando di Lài Wénguāng, continuò ad operare nella Cina Centrale, ma fu sconfitta a Wáyáo 瓦窑. L’Armata Occidentale comandata da Zhāng Zōngyŭ 张宗禹, nipote di Zhāng Lèxíng 張樂行, marciò su Pechino. Le truppe imperiali riuscirono a sconfiggere l’Armata Occidentale dei Niăn presso Chípíng 茌平nello Shāndōng nord-occidentale e poterono quindi lanciare una controffensiva. Negli ultimi mesi del 1867 Lĭ Hóngzhāng e Zuŏ Zōngtáng avevano riconquistato la maggior parte dei territori occupati dai Niăn.
78) Yuán Dàkuì 袁大魁, collaboratore di Zhāng Zōngyŭ, il capo dei ribelli Niăn, operò per qualche tempo insieme con le truppe dei Tàipíng che si erano rifugiate al nord dopo la caduta di Tiānjīng. Nel gennaio 1867 sconfisse le truppe imperiali a Bàqiáo 灞桥.In seguito conquistò e fortificò la città di Yúnyán云岩 nella contea di Yíchuān 宜川 , nel Hénán , ma fu costretto ad abbandonarla di fronte agli attacchi di un forte esercito imperiale. Datosi alla guerriglia, si rifugiò con i suoi uomini in una zona impervia, dove fu infine circondato e ucciso.
79) Nel 1863 Lǐ Wéncǎi 李文彩, che guidava alcuni contingenti dell’esercito Tàipíng, cercò rifugio presso Liŭ Tiānchéng 柳天成, capo dei ribelli Miáo 苗 nel Guìzhōu, e ne divenne consigliere militare. Nel giugno 1869 Liŭ Tiānchéng e
Lǐ Wéncǎi sconfissero l'ammiraglio del Guzhōu Zhāng Wéndé 张文德 a Yáng'ān 羊安, ma, nell'aprile dell’anno successivo furono, a loro volta, sconfitti e Liŭ Tiānchéng fu assassinato a tradimento. Lǐ condusse i superstiti ad unirsi alle bande ribelli di Mǎdēngkē 八寨马登科 nel Bāzhài 八寨 , le quali, tuttavia, si arresero agli Imperiali nel mese di luglio del 1871. Lĭ continuò da solo la lotta ma fu definitivamente debellato nel 1872.
80) Dàtáng 大塘è un villaggio del Guìzhōu sud-orientale nella zona abitata dalla minoranza etnica Miáo.
81) Yáng Fŭqīng 楊輔清, che, dopo la caduta di Tiānjīn, si era rifugiato a Shànghăi, da dove s’era poi imbarcato per gli Stati Uniti, qualche anno dopo ritornò di nascosto in Cina nella speranza di suscitare una nuova ribellione. Arruolatosi, sotto falso nome, nell’Armata verde, vi svolse opera di propaganda antimperiale, , ma fu scoperto, arrestato e giustiziato.
82) Mă Rónghé 馬融和, generale dei Tàipíng già agli ordini di Chén Yùchéng, cercò invano nel 1864 di recare soccorso alla città di Tiānjīng assediata dalle truppe imperiali. Dopo essersi arreso, fu utilizzato dal governo per combattere la guerriglia. Nel 1874, mentre lavorava negli uffici dell’ammiragliato del Fújiàn,
scoprì i maneggi di Yáng Fŭqīng e li denunciò alle autorità.
83) Lĭ Hènián 李鶴年fu, dal 1871 al 1876, viceré del Mĭnzhè 闽浙, regione che comprendeva il Fújiàn, il Zhèjiāng e l’isola di Tàiwăn.
84) L’emigrazione cinese verso le isole del Pacifico e il continente americano ( Stati Uniti e paesi dell’America del Sud) fu assai forte nel periodo successivo alla rivolta dei Tàipíng. È indubbio che essa fu largamente dovuta alle condizioni di miseria create da quindici anni di guerra, di disordini e di carestie. Per accertare quanti degli emigranti fossero spinti a questa scelta anche da ragioni di carattere politico sarebbero tuttavia necessari studi approfonditi.
85) Interessante è, ad esempio, la storia della sciabola di Lǐ Xiùchéng. Quando Lĭ si ritirò da Sūzhōu affidò a suo cugino Lǐ Shìxián la propria sciabola, che venne più tardi in possesso dell’avventuriero inglese Charles George Gordon. Quest’ultimo ne fece dono al duca di Cambridge, cugino della regina Vittoria. Nel 1981 la sciabola fu restituita alla Cina ed è attualmente esposta nel Museo Nazionale.
86) Il Regno Celeste della Pace Suprema rivendicava la sovranità su tutte le province dell’Impero. Il territorio da esso controllato variò continuamente, nel periodo compreso tra il 1851 e il 1864, in funzione delle vittorie riportate o delle sconfitte subite in una serie ininterrotta di operazioni militari che interessarono non meno di 18 province. Le province più o meno stabilmente occupate dai Tàipíng sino alla caduta di Tiānjīng furono tuttavia soltanto l’Ānhuī, il Húnán, il Zhèjiāng e il Jiāngxī.
87) Le suddivisioni amministrative dell’Impero erano le seguenti: provincia (省 “shěng)、prefettura (府 “fǔ”)、distretto (道 (“dào”) e contea (县 Xiàn”).
I Tàipíng soppressero i distretti e trasformarono le prefetture in “comanderie”( 郡 “jùn”).
88) Le tre province nord-orientali erano il Wūlóngjiāng烏隆江, corrispondente all’attuale Hēilóngjiāng黑龙江, il Jílín 吉林 e il Fèngtiān 奉添, corrispondente all’attuale Liáoníng 辽宁.
89) La provincia di Sūfù 蘇褔 corrispondeva alla parte meridionale dell’attuale Jiāngsū 江苏.
La provincia di Tiānpŭ 天浦 corrispondeva all’attuale distretto di Pŭkŏu 浦口 nell’area metropolitana di Nanchino.
La provincia di Yílí 伊犁corrispondeva all’attuale Xīnjiāng 新疆, che però non fu mai controllato dai Tàipíng.
Non è invece chiaro a quale territorio si riferisse il termine Guìfù 桂褔.
90) Le riforme sociali e amministrative ideate dai Tàipíng non furono realizzate che in minima parte perché il Regno Celeste non godette mai della stabilità indispensabile per porle in atto.
Il testo cinese dell’articolo è reperibile nell’enciclopedia on line Băidù Băikē alla voce 太平天国 (1851-1864年太平军建立的政权)