La "Canzone dell'Eterno Rimpianto" (長 恨 歌 "cháng hèn gē") è una celebre poesia di Bái Jūyì 白 居 易 dedicata all'amore tra l'imperatore Xuánzōng 唐 玄 宗 e la bella Yáng Guìfēi 楊 貴 妃
LA CANZONE DELL'ETERNO RIMPIANTO
Il Signore degli Hàn (1) cercava una bellezza impareggiabile.(2)
Regnava da tempo sul mondo ed ancora non l'aveva trovata,
quando una fanciulla appena adolescente della famiglia Yáng,
cresciuta nella sua cameretta, lontana dagli occhi di tutti,
ma ricca di un fascino celestiale, che non si poteva celare,
fu prescelta per essere condotta al palazzo dell'imperatore.
Un suo sguardo, un suo sorriso valevano cento incantesimi.
Impallidirono di fronte a lei i belletti e le ciprie delle dame. (3)
Alla fresca brezza di primavera si bagnò nel Laghetto Fiorito (4)
e le sorgenti termali soffusero di rosa le sue candide membra.
Il tepore l'illanguidiva; un'ancella l'aiutò ad uscire dall'acqua.
La vide in quel momento il sovrano e subito la colmò di favori.(5)
Come nuvole erano i suoi capelli, come un fiore il suo viso, (6)
il suo incedere flessuoso era comparabile allo sfavillio dell'oro.
Cortine di fiori di loto li proteggevano dal freddo notturno.
Fresche erano le notti di primavera, ma troppo presto finivano.
L'imperatore cominciò allora a trascurare le udienze mattutine
ed a passare le intere giornate con lei in feste e divertimenti.
Ella era per lui la fata delle primavere, la signora delle notti.
Tremila bellissime fanciulle affollavano il gineceo imperiale,
ma una sola di esse monopolizzava l'amore che spettava a tutte.
Quando finiva di acconciarsi, nella camera dorata (7), era già sera.
Dopo le feste nella Sala di Giada (8) si ritiravano ebbri (9) e felici.
Fratelli e sorelle, senza eccezioni, ricevettero titoli ed onori. (10)
Avendo reso, per affetto, illustre e prospera la propria famiglia
fece sì che, da allora in poi, nel vasto territorio dell'impero,
padri e madri preferissero una figlia femmina anziché un maschio.
Il Palazzo del Cavallo Nero (11) si innalzò fino a raggiungere le nuvole
e dovunque si udiva fluttuare al vento il suono di divine melodie,
di dolci canzoni e di danze eleganti (12) al ritmo di liuti e tamburelli.
Il sovrano non si stancava di ammirarla finché non giungeva la notte,
ma un giorno, da Yùyáng (13), il rullo dei tamburi ribelli scosse la terra
interrompendo brutalmente il canto del "Vestito color dell'arcobaleno".(14)
Cháng'Ān fu avvolta e sommersa dalle nuvole di polvere che sollevavano
migliaia di carrozze ed innumerevoli cavalli in fuga verso il Sud-Ovest.(15)
Gli stendardi imperiali, spiegati al vento, avanzavano con difficoltà.
Quando si fece tappa a trenta miglia dalle porte occidentali della capitale,
i soldati della guardia (16) rifiutarono di proseguire e pretesero, implacabili,
che la bella dalle ciglia di falena venisse a morire dinanzi ai loro cavalli.
Caddero a terra gli splendidi monili intarsiati d'oro. Nessuno li raccolse.
Chi si curò delle piume smeraldine, degli uccellini dorati, degli spilloni di giada?
Il sovrano, disperato, si coprì il volto. Non poteva fare più nulla per lei.
Quando riaprì gli occhi, lacrime e sangue erano stati versati insieme,
arida polvere ricopriva il terreno ed il vento soffiava triste e desolato.
Inoltrandosi lentamente tra le nuvole si inerpicò fino alla Torre della Spada. (17)
Quando il corteo scese dal Monte Éméi (18) pochi ormai erano rimasti accanto a lui.
Bandiere e stendardi perdono i loro vivaci colori al giungere del crepuscolo,
ma i torrenti di Shŭ sono sempre limpidi, le montagne di Shŭ sempre azzurrine.
Così l'amore del divino sovrano, mattina e sera, non subiva alcun cambiamento.
Dal suo padiglione di viaggio egli contemplava il volto afflitto della luna, (19)
e, nella pioggia della sera, i rintocchi delle campane gli trafiggevano il cuore.(20)
Ma il cielo ruotava, la terra girava (21), ed il Figlio del Drago risalì sulla carrozza.(22)
Quando ripassò per il luogo fatale, esitava incerto, non poteva allontanarsene.
La fa cercare sul pendio di Măwéi (23), in mezzo al fango, tra i cumuli di polvere,
ma non riescono più a ritrovare il volto di giada, la dimora della morte è vuota.(24)
Il sovrano ed i cortigiani si guardavano a vicenda, senza trattenere il pianto,
mentre i fedeli cavalli trottavano in direzione dell'oriente verso la capitale.
Nella cinta del Palazzo, notarono che laghetti e giardini erano rimasti identici.
Il Tàiyè era ancora pieno di ninfee (25) ed i salici fiancheggiavano i viali del Wèiyāng.(26)
Ma nei fiori di loto scorgeva il suo volto, nei rami di salice vedeva le sue ciglia.
Quando li guardava, che cos'altro avrebbe potuto fare che non fosse piangere?
La brezza della primavera portava alla fioritura gli alberi di pesco e di susino,
poi platani e pioppi perdevano le loro foglie sotto gli acquazzoni dell'autunno,
ma le erbacce invadevano i saloni di rappresentanza ed i padiglioni imperiali
e le foglie morte, che nessuno spazzava più, inondavano di rosso le scalinate.
A poco a poco, i Ragazzi del Giardino dei Peri (27) cominciarono ad incanutire
e diventarono grigie le sopracciglia degli eunuchi là nel Palazzo delle Spezie.(28)
La sera, nelle sale deserte, volavano le lucciole. L'imperatore meditava
ed era ancora sveglio quando la candela, agli sgoccioli, stava per spegnersi.
Solo e malinconico nel suo letto, avvolto nelle fredde coperte verdazzurre,(29)
sentiva campane e tamburi scandire lenti le interminabili ore della notte
e vedeva le stelle della Via Lattea brillare nel cielo ormai prossimo all'alba,
mentre strati di gelo si addensavano sulle anatre di terracotta dei tetti.(30 )
Molto tempo era trascorso dal momento in cui era morta la sua amata,
ma nessuno spirito era mai venuto a cercarlo, a visitare i suoi sogni.
Soggiornava a quel tempo nella capitale un maestro taoista di Lín Qióng (31)
che era capace di evocare gli spiriti dei defunti con la forza del pensiero.
I cortigiani, turbati dal vedere il loro sovrano sempre triste ed insonne,
pregarono il religioso affinché si sforzasse di rintracciare Yáng Guìfēi.
Egli volò nell'aria, attraversò gli spazi dell'etere rapido come un lampo,
s'innalzò fino al cielo, penetrò sottoterra, la cercò ovunque senza sosta.
In alto percorse le azzurre distese, in basso esplorò le sorgenti gialle,(32)
ma nonostante questo non era ancora riuscito a trovarla in nessun luogo,
quando, un certo giorno, sentì parlare della Montagna degli Immortali,
un'isola fatata nascosta in mezzo all'oceano, indistinta e misteriosa,(33)
dove meravigliosi palazzi si stagliano sullo sfondo di un cielo iridato
e schiere di Immortali trascorrono il loro tempo in un ozio spensierato.
Venne a sapere che tra i Beati c'era una donna che chiamavano Tàizhén,(34)
la cui pelle era candida come la neve, il cui viso era bello come un fiore.
Nel Padiglione Occidentale della Città d'Oro (35), bussò alla Porta di Giada
e pregò Xiăo Yù, l'ancella, di annunciarlo alla Signora della Perfezione.(36)
Quando la dama sentì che era giunto il messaggero del Figlio del Cielo,
si svegliò di soprassalto dal suo sognare in mezzo alle tendine fiorite,
stese le mani verso i suoi abiti, spinse via il cuscino, si levò sorpresa,
scostò le cortine iridate ed il paravento d'argento, aprì la porta della stanza
e si precipitò nella sala con i morbidi capelli ancora spettinati dal sonno
e con la cuffietta ricamata a fiori gettata di sghimbescio sulla testa.
Una leggera brezza faceva lievemente ondeggiare le maniche della tunica
proprio come se stesse danzando al ritmo delle sue melodie preferite.
Le tracce di lacrime che si potevano ancora scorgere sul suo bel volto
erano simili a gocce di pioggia primaverile su un fiorito ramo di pero.(37)
I suoi occhi ardevano di passione quando disse di ringraziare il sovrano
del quale non aveva più saputo nulla fin dal giorno del loro addio:
"Affetto ed amore lo hanno lasciato solo nel palazzo di Zhāoyáng (38)
ma anche nelle sale di Pénglái (39) giorni e notti mi paiono interminabili.
Quando contemplavo ,laggiù in basso, il vasto mondo degli uomini,
polvere e nebbia mi hanno sempre impedito di scorgere Cháng'Ān".
Profondamente commossa, promette il ritorno dell'antica passione
e gli manda, in pegno d'amore, uno scrigno smaltato, uno spillone d'oro,
conservando per sé la punta dello spillone, un pezzetto dello scrigno.
"Il nostro amore" dice" è simile a quest'oro, a questi gioielli.
Forse ci potremo ancora ritrovare, un giorno, nel mondo dei viventi"
e, nel congedare l'inviato del sovrano, gli affida questo messaggio,
ripetendo le promesse che soltanto il cuore dei due amanti conosceva:
"Il settimo giorno del settimo mese lunare (40), nel Palazzo della Longevità,(41)
soli insieme, nel più profondo della notte, ci confidammo in segreto
che saremmo stati in cielo una coppia inseparabile di uccelli alati,
che saremmo stati in terra come due rametti strettamente intrecciati.
Il cielo e la terra sembrano dover durare per sempre, ma avranno fine.
Ciò che invece non avrà mai fine sarà questo nostro eterno rimpianto".
Note
1) "Il Signore degli Hàn" ( 漢 皇 “hàn huáng”) è l'Imperatore della Cina, nel caso specifico Xuánzōng.
2) "Una bellezza impareggiabile" è, nel testo cinese, "qīng guó" 傾 國 ("colei che rovescia i regni"), citazione da una poesia di Lĭ Yánnián 李 延 年 dell'epoca Hàn intitolata “Il Canto della Bella”( 佳 人 曲 “jiā rén qū”)
3) "Le dame" sono indicate, nel testo cinese, con il termine "liù gōng" 六 宮 ("i sei palazzi"), che si riferisce alle residenze dell'imperatrice e delle concubine imperiali.
4) Il "Limpido Laghetto Fiorito" ( 華 清 池 " huá qīng chí") era uno stagno alimentato da una sorgente termale nelle vicinanze di Xī'ān 西 安 . La località era già stata frequentata fin dai tempi della dinastia Zhōu 周 朝 ed i padiglioni ivi costruiti a quel tempo erano stati successivamente restaurati da imperatori delle dinastie Qín 秦 朝 , Hàn 漢 朝 e Suì 隋 朝 . Le fonti termali erano allora conosciute come le “Sorgenti calde del Líshān “( 驪 山 湯 泉 " Líshān tāng quán”), perché sorgevano ai piedi del Líshān, il Monte del Cavallo Nero. L’imperatore Tàizōng 唐 太 宗 vi aveva fatto costruire nel 644 d.C. una residenza imperiale, chiamata dapprima il “Palazzo delle Sorgenti Calde” ( 湯 泉 宮 “tāng quán gōng”) e, più tardi , il “Palazzo delle Sorgenti Tiepide” ( 溫 泉 宮 “wēn quán gōng”). Fu l’imperatore Xuánzōng, che visitò le sorgenti termali ben 36 volte, a chiamare il laghetto da esse formato Huáqīngchí 華 清 池..
5) La scena del bagno allude forse alla leggenda preferita di Xuánzōng e Yáng Guìfēi, la storia d’amore tra Niúláng 牛 郎 e Zhínŭ 織 女 , che nacque appunto quando i due si incontrarono mentre la bella faceva il bagno.
6) "Come nuvole erano i suoi capelli, come un fiore il suo viso" è una citazione quasi letterale da "Una pura, serena melodia" (清 平 調 “qīng píng diào") di Lĭ Bái 李 白 .
7) Secondo alcuni commentatori (ai quali s’è ispirata anche la traduzione del Bynner, che ho seguito in questo caso) il verso nasconde un gioco di parole basato su un riferimento colto all'imperatrice Chén Jiāo 陳 嬌 per la quale l'imperatore Wŭ della dinastia Hàn 漢 武 帝 s'era detto disposto a far costruire una “dimora d'oro”.(金 屋 “jīn wū”). L’espressione “jīn wū chén jiāo” 金 屋 陳 嬌, vale a dire “Chén Jiāo in una casa dorata”, usata dapprima per indicare un grande amore, assunse a poco a poco una diversa sfumatura di significato, dando origine al detto popolare “jīn wū cáng băo” 金 屋 藏 寶 (“tesoro nascosto in una casa dorata), che voleva dire avere un’amante. Bái Jūyì trasforma la frase in 金 星 妝 成 嬌 侍 夜 “jīn xíng zhuăng chèng jiāo shì yè (“ quando la stella dorata finiva di acconciarsi era ormai notte”) che suona un po’ come la frase originariamente riferita all’imperatrice.
8) Con il termine "Sala di Giada" (玉 堂 "yùtáng") si designava il palazzo dell'Imperatore Celeste o Imperatore di giada ( 玉 帝 "yùdì"). Sulla terra tale termine designava la sala centrale del palazzo imperiale.
9) Si può immaginare che i due amanti fossero ebbri ( 醉 “zuì”) di passione, ma l’uso di questo termine lascia pensare che le loro feste fossero anche caratterizzate da un’abbondante consumazione di bevande alcoliche. Una volta, come racconta la famosa opera “Guìfēi zuìjiŭ” 貴 妃 醉 酒 ( “La concubina ubriaca” ).Yáng Guìfēi attese invano ad un banchetto l’imperatore, che era stato distratto da un’altra donna, e, per il disappunto, si ubriacò.
10) Si veda, a questo riguardo, il "Canto delle belle fanciulle" (麗 人 行 “lì rén xíng”) di Dù Fŭ 杜 甫 .
11) Il "Palazzo del Cavallo Nero" ( 驪 宮 "lí gōng") era un'antica residenza imperiale presso lo Huáqīngchí 華 清 池, ai piedi della Montagna del Cavallo Nero ( 驪 山" líshān”), al cui posto fu poi costruito il "Palazzo delle Sorgenti Tiepide" (( 溫 泉 宮 "wēn quán gōng"), che ospitò Xuánzōng e Yáng Guìfēi. Il poeta usa l'antica denominazione per indicare in realtà quest'ultimo palazzo. Il Líshān si chiamava così forse perché la regione circostante era stata abitata in tempi remoti da una tribù detta Lírong 驪 戎 che aveva per emblema uno stallone nero ( 驪 "lí”). Giocando sull’omofonia tra “lí”( 驪”cavallo nero”) e “lì”( 麗 ”bello”), l’imperatore Shì Huáng Dì 秦 始 皇 帝 soleva dire che gli piaceva la “bella montagna” e vi si era fatto costruire un palazzo.
12) Le danze dell’epoca Táng si distinguevano in “danze gentili” e “danze vigorose”. Queste ultime traevano origine dalle danze marziali ( 武 舞 “wŭwŭ) e portavano nomi come la “Danza della Spada 舞 劍 器 (“wŭ jiàn qì”), menzionata da Dú Fŭ, o la “Danza del Principe di Qín che irrompe sul nemico”( 秦 王 破 陣 樂 , “Qín wáng pò zhèn yuè” ), che ricordava le imprese giovanili di Tàizōng, il secondo imperatore della dinastia Táng.
13) Yùyáng 漁 楊 , nei pressi di Pechino, è la località da cui partì nel 755 d.C. la rivolta del generale Ān Lùshān 安 祿 山 .
14) "Il vestito color dell'arcobaleno e il mantello di piume" ( 霓 裳 羽 衣 “ní cháng yú yì”) è il titolo di una “danza gentile” ( 文 舞 “wénwŭ” ) che fu creata per Yáng Guìfēi dallo stesso Xuánzōng, il quale aveva anche buone doti di musicista e coreografo. Questa danza non fu mai più eseguita dopo la rivolta di Ān Lùshān e, col passare del tempo, se ne perse ogni traccia. Solo nel 1186, sotto la dinastia dei Sòng Meridionali 南 宋 朝 , il poeta Jiāng Báishí 姜 白 石 scoprì, in un manoscritto trovato a Chángshā 長 沙 , un pezzo dello spartito, e precisamente il preludio della danza. Verso la fine del secolo scorso, la danza è stata fatta rivivere ricreandone i movimenti sulla scorta di affreschi dell’epoca Táng, ritrovati nelle grotte di Mògāo 莫 高 e di Dūnhuáng 敦 煌 nel Gānsù 甘 肅 , che descrivono scene di danza. Secondo la leggenda, Xuánzōng l’avrebbe composta per farla danzare da Yáng Guìfēi, dopo aver sognato una notte di trovarsi sulla luna, in mezzo a nuvole colorate ed a deliziose fanciulle vestite di abiti piumati dei più vivi colori. In realtà, il tema della danza sembra essere stato tratto da un’antica favola cinese riportata nella raccolta “Il giardino delle favole”, in cui si narra di un pescatore che, scoperta una creatura celeste mentre faceva il bagno in un laghetto, le avrebbe sottratto l’abito piumato e , per restituirglielo, avrebbe preteso che la fata danzasse per lui una meravigliosa danza. Questo tema ha inoltre numerosi punti di contatto con un altro mitico racconto d’amore, la vicenda del bovaro Niúláng 牛 郎 e della tessitrice celeste Zhínŭ 織 女 . La storia è l’oggetto di uno dei più famosi “nō ”能 giapponesi intitolato “Hagoromo” ( 羽 衣 “L’abito di piume” ) composto da Zeami Motokiyo 世 阿 弥 元 清 nel XV° secolo d.C.
15) Il Sud-Ovest è la direzione geografica in cui si trova, rispetto a Cháng'Ān, la regione di Shŭ 蜀 (attuale Sìchuān 四 川 ) in cui cercò rifugio l'imperatore Xuánzōng.
16) "I soldati della guardia" sono indicati, nel testo cinese, con il temine "liù jūn" 六 軍 ("le sei divisioni"), perché ogni armata di quell'epoca era abitualmente composta da sei divisioni.
17) "La Torre della Spada" (檢 閣 "jiàn gé") era la prima città del Sìchuān a cui si giungeva dopo aver attraversato il "Valico della Porta della Spada" (檢 門 關 "jiànménguān").
18) Il Monte Éméi 峨 嵋 山 , alto 3.099 metri, si trova sulla strada che conduce al Sìchuān ed è, fin dall’antichità, una delle quattro montagne sacre del Buddhismo.
19)La vista della luna non poteva non ricordare all’imperatore la povera Yáng Guìfēi, che, per il suo viso pienotto, era stata soprannominata “Yuèmiān” 月 面 (“faccia di luna”).
20) È qui introdotto il tema del rimpianto che dà il titolo alla poesia. La sosta di Xuánzōng a Jiàngé ha fornito lo spunto ad un altra celebre poesia “Ascoltando di notte il suono delle campane a Jiàngé” ( 夜 听 剑 阁 闻 铃 ” yè tíng jiàngé wénlíng” ), composta sotto la dinastia Qīng 清 朝 dal poeta Hán Xiăochuāng 韓 小 窗 (1830-1895).
21) Se l’affermazione che il “cielo ruotava” non ci stupisce perché era comune a tutte le dottrine astronomiche dell’epoca, ci sorprende invece la frase successiva “la terra girava” (地 轉 迴 “dì zhuăn huí”) perché lascia supporre concezioni astronomiche diverse da quelle dominanti nello stesso periodo in Europa dove la dottrina tolemaica, che fu generalmente accettata fino all’epoca di Galileo, sosteneva che la terra si trova al centro dell’universo ed è assolutamente immobile. Occorre ricordare che l’astronomia cinese fu influenzata dalle opere del matematico ed astronomo indiano Aryabatha (476 d.C.-550 d.C.), il quale insegnava che la terra gira intorno al proprio asse e che il movimento dei corpi celesti, i quali hanno essi pure le proprie orbite, è in parte illusorio perché la loro posizione nella volta celeste ci appare variabile anche a causa degli spostamenti dell’asse terrestre.
22) "Il Drago" (龍 “lóng”) era un termine allegorico usato per indicare l'imperatore e la sua famiglia. La frase "Il Figlio del Drago risalì sulla carrozza" si riferisce al fatto che agli inizi del 757 d.C. l'esercito imperiale cominciò a prendere il sopravvento sui ribelli e l'imperatore ( il quale nel frattempo aveva abdicato in favore del principe ereditario) poté ritornare a Cháng'Ān.
23) Măwéi 馬 巍 è la località in cui morì Yáng Guìfēi. Xuánzōng ci ripassò nel suo viaggio di ritorno verso la capitale.
24) "La dimora della morte è vuota". Il mancato ritrovamento del corpo di Yáng Guìfēi quando Xuánzōng, di ritorno a Cháng'Ān, ne fece cercare il cadavere per offrirgli onorata sepoltura, diede origine a numerose voci e leggende, di cui Bái Jūyì profitta qui, a fini poetici, per affermare che la bella non è morta, ma si è rifugiata in una delle misteriose Isole degli Immortali. La grande diffusione della storia di Yáng Guìfēi e del poema di Bái Jūyì in Giappone,portò, con il trascorrere dei secoli, alla nascita di una leggenda secondo cui Yáng Guìfēi, conosciuta in Giappone con il nome di Yokihi, si sarebbe rifugiata nell’isola, dove alcuni templi le sono stati dedicati.
25) Il Tàiyèchi 太 液 池 ("Lo stagno delle acque celesti") era un lago artificiale che riproduceva nei giardini imperiali l'oceano in mezzo al quale si credeva fossero situate le Isole degli Immortali. Gli imperatori cinesi si interessarono infatti sin dai tempi più antichi alla questione dell’immortalità. Se Qín Shì Huándì 秦 始 皇 帝 , il Primo Imperatore, inviò invano numerose spedizioni alla ricerca delle misteriose isole, nascoste secondo la leggenda in mezzo al Mare Settentrionale, dove si credeva crescesse un’erba miracolosa capace di prolungare oltre misura la durata della vita umana, Wŭdì 漢 武 帝 risolse il problema in modo simbolico, facendo scavare, accanto al palazzo imperiale, un lago artificale, il Tàiyèchi, che divise in tre laghetti: il Béihăi 北 海 (Mare Settentrionale), il Zhōnghăi 中 海 (Mare Centrale) ed il Nánhăi 南 海 (Mare Meridionale), in ciascuno dei quali fece poi disporre delle isolette ad imitazione delle Isole degli Immortali. Questa tradizione fu seguita da tutte le dinastie successive.
26) Il Wèiyāng 未 央 ("Il Palazzo senza fine") era un enorme palazzo fatto costruire da Gāozŭ 高 祖 , il primo imperatore della dinastia Hàn. Il nome fu poi usato dai poeti per indicare in generale il palazzo imperiale.
27) I Ragazzi del Giardino dei Peri ( 梨 園 子 弟 “líyuán zĭdì”) erano gli allievi della scuola di musica, canto e danza istituita da Xuánzōng, i cui corsi si tenevano nel Giardino dei Peri, all'interno del palazzo imperiale. Oggi il termine designa gli artisti dell'Opera di Pechino.
28) Il Palazzo delle Spezie ( 椒 房 “jiāo fáng”) era, sotto la dinastia Hàn, il palazzo dell'imperatrice. Il nome deriva probabilmente dal fatto che le sue camere erano profumate con spezie aromatiche.
29) Il colore verdazzurro (翠 “cuì”) fu considerato uno dei colori imperiali, perché i pennacchi degli stendardi imperiali erano fatti con piume di martin pescatore 翡 翠 鳥 (“fĕi cuì niáo”).
30) Le anatre mandarine erano tradizionalmente considerate simbolo di amore e di fedeltà. Il gelo è allegoria dell'amore perduto.
31) A Lín Qióng 臨 邛 , nell'attuale Sìchuān 四 川 , era diffusa la setta taoista del Signore Celeste.( 天 師 道 “tiān shī dào”), fondata nel 142 d.C. da Zhāng Dàolíng 張 道 陵 .
32) Le "Sorgenti Gialle"( 黃 泉 “huáng quán”) erano, nella mitologia cinese, la sede dei defunti.
33) Gli antichi Cinesi credevano che gli Immortali abitassero isole misteriose sperdute in mezzo all'oceano. Questa credenza spiega perché più tardi i Giapponesi identificassero queste isole con il loro arcipelago e creassero addirittura una leggenda secondo cui Yáng Guìfēi si sarebbe rifugiata in Giappone.
34) "Tàizhén" ( 太 真 "Sincerità Suprema") è il nome assunto da Yáng Guìfēi quando, all'inizio della sua relazione con Xuánzōng e su suggerimento di quest'ultimo, si fece monaca taoista per liberarsi dal vincolo di un precedente matrimonio contratto con un figlio dello stesso imperatore. I voti religiosi di uno dei coniugi comportavano infatti lo scioglimento del matrimonio.
35) "La Città d'Oro" è la città degli Immortali, che i Cinesi chiamavano "La Porta d'Oro"( 金 闕 "jīn quē") con riferimento ad una delle porte che davano accesso al Palazzo dell'Imperatore di Giada.
36 I nomi Xiăo Yù ( 小 玉 "Piccola Giada") e Shuāng Chéng ( 雙 成 "Doppia Perfezione") si riferiscono a due creature celesti. Alcuni commentatori, che ho seguito nella mia traduzione, ritengono però che qui il termine "Doppia Perfezione" o "Perfezione Assoluta" si riferisca a Yáng Guìfēi. Ho quindi tradotto “Shuāng Chéng” con “Signora della Perfezione”.
37) "Gocce di pioggia primaverile su un fiorito ramo di pero". Nel capitolo 21 del suo libro "Makura no sōshi"( 枕 草 子"Le note del cuscino"), la scrittrice giapponese Sei Shōnagon 清 少 納 言 ( 966 circa d.C.-1017 d.C.) cita questo verso per ricordare che il fiore di pero, ritenuto insignificante dai Giapponesi, è invece molto stimato dai poeti cinesi.
38) Il Palazzo di Zhāoyáng 昭 楊 era il palazzo di Zhào Hédé 趙 合 德 , consorte dell'imperatore Chéng 成 degli Hàn 漢 朝 e sorella della famosa imperatrice Zhào Fēiyàn. 趙 飛 燕 .Qui il nome è usato per indicare il palazzo in cui risiede Xuánzōng.
39) Pénglái 蓬 萊 è, secondo la tradizione, una delle Isole degli Immortali.
40) "Il settimo giorno del settimo mese lunare" (七 月 七 日 “qī yuè qī rì”) è collegato alla mitica storia d'amore del Bovaro e della Tessitrice Celeste (storia che fornì il tema alla danza del "Vestito color dell'arcobaleno"). Solo nella notte che fa seguito al settimo giorno del settimo mese, infatti, i due amanti possono attraversare la Via Lattea, che li separa da tempi immemorabili, e trascorrere insieme qualche ora.
41) Il Palazzo della Longevità (長 生 殿 "cháng shéng diàn"), che sorgeva sulle rive del laghetto di Fúróng 芙 蓉 nei pressi dello Huáqīngchí. 華 清 池, fu il teatro degli amori di Xuánzōng e Yáng Guìfēi. ”Chángshéngdiàn” è anche il titolo di un’opera composta nel 1704 da Hóng Shēng 洪 昇 .che mette in scena i due celebri amanti.