Chén Zĭlóng 陳 子 龍 (1608-1647) , poeta e uomo politico dell’epoca Míng 明 朝 , nacque l’ottavo mese del ventisettesimo anno dell’era Wànlì 萬 歷﹐ nella contea di Huātíng 華 亭 縣 , prefettura di Sòngjiāng 松 江 ( oggi un quartiere di Shànghăi 上 海 ), che faceva allora parte del Nánzhìlì 南 直 隸, territorio della Cina Meridionale direttamente sottoposto all’amministrazione centrale dell’Impero.
La sua famiglia era una famiglia di agricoltori, probabilmente agiati, perché il padre Chén Suŏwén 陳 所 聞 aveva potuto compiere buoni studi e accedere al pubblico impiego. Era una persona di vasta cultura, tanto che nel 1620 riuscì a conseguire il diploma di 進 士 (“jìnshì”).
Chén ricevette dapprima il nome di Jiè 介﹐che fu tuttavia cambiato in Zĭlóng 子 龍, quando la madre raccontò al padre di aver sognato, la sera della sua nascita, un “drago fiammeggiante”.
Aveva solo cinque anni allorché la madre morì di malattia.
A sei anni cominciò a studiare, dimostrando particolare interesse per i libri classici e per la storia e leggendo con entusiasmo gli antichi testi.
Nel 1623, appena sedicenne, partecipò all’esame prefettorale (童 試 “tóngshì” o 院 試 “yuánshì”), dopo essersi classificato secondo all’esame della contea ( 縣 試 “xiànshì”) e tra i primi all’esame distrettuale ( 府 試 “fŭshì”), ma non lo superò. Ritentò, senza successo, l’anno seguente, e riuscì infine, al terzo tentativo, nel 1625, a ottenere il titolo di “shēngyuán” 生 員 o “xiùcái” 秀 才 .
Lo stesso anno in cui ottenne il diploma, denunciò pubblicamente le malefatte di Zhū Guóshèng 朱 國 盛 , membro della famiglia imperiale e alleato politico dell’eunuco Wéi Zhōngxián 魏 忠 賢 , che aveva l’abitudine di sedurre le oneste fanciulle della regione di Sōngjiāng ingannandone le famiglie con ricchi regali di fidanzamento e finte promesse di matrimonio. Ciò fu prova di grande coraggio in quanto, proprio in quel periodo, Wéi Zhōngxián, che godeva della fiducia personale dell’imperatore, aveva fatto uccidere o arrestare numerosi funzionari che si opponevano alle sue prepotenze.
Anche il padre di Chén Zĭlóng, Chén Suŏwén, che faceva parte del Dōnglín Táng 東 林 堂 ﹐ un gruppo di funzionari ostili alla politica di Wéi Zhōngxián, fu costretto a richiedere un congedo di malattia e a ritirarsi in casa propria abbandonando il servizio attivo. L’esempio del padre stimolò Chén Zĭlong a distinguere nettamente tra il bene e il male, il giusto e l’ingiusto.
Sempre nel corso di quell’anno , Chén Zĭlóng visitò Sūzhōu 蘇 州 , Jiāxīng 嘉 興 e altre città e conobbe numerosi letterati, tra cui Xià Yúnyì 夏 允 彝 , Xù Fúyuán 徐 孚 遠 , Zhōu Lìxūn 周 立 勛 e Sòng Zhēngbì 宋 征 壁 , con alcuni dei quali fece amicizia, intavolò discussioni accademiche, parlò di politica .Più tardi, la maggioranza di costoro formò il nucleo del “Gruppo della regione a sud del fiume” (明 季 江 南 堂 “míng jì jiāng nán táng”).
Nel 1626 morì Chén Suŏwén e Chén Zĭlóng trascorse il periodo di lutto chiuso in casa, dedicandosi alla lettura e, in particolare, allo studio della poesia antica.
Trascorso il periodo di lutto, sposò, nel 1628, la figlia di Zhāng Guĭduān 張 軌 端 , magistrato della contea di Shàoyáng 邵 陽, prefettura di Băoqìng 寶 慶 , nella regione allora chiamata Húguăng 湖 廣, composta dalle province di Húbĕi 湖 北 e di Húnán 湖 南 .
Nel 1628 fondò con Xià Yúnyì 夏 允 彝, Dù Línzhēng 杜 麟 征, Zhōu Lìxūn 周 立 勛, Xú Fúyuán 徐 孚 遠 e altri il circolo letterario “Società della Speranza” (幾 社 “jìshē”).
Nel 1630 superò l’esame di jŭrén 舉 人 e celebrò l’avvenimento con una festa tra amici che si svolse su un battello nel canale Qínhuái 秦 淮 , accanto alle vecchie mura di Nanchino 南 京 .
L’anno successivo si recò a Pechino 北 京 , per tentare l’esame di jìnshì 進 士 , ma non ebbe successo a quanto pare perché il capo degli esaminatori Zhōu Yánrú 周 延 儒 non voleva essere accusato di favorire in modo eccessivo i membri della “Società di Restaurazione” (復 社 “fùshē”), un’associazione di letterati creata qualche anno prima di cui entrambi facevano parte.
Nel 1633 Chén Zĭlóng incontrò Liú Rúshì 劉 如 是 e, sebbene fosse già sposato, ebbe con lei una travolgente storia d’amore. I due vissero insieme per oltre un anno a Shéshān 佘 山 , finché, nel 1635, le pressioni della famiglia di lui non li costrinsero a separarsi. (Sembra che, durante un’assenza di Chén, la moglie fosse andata a trovare Liú Rúshì e le avesse fatto una scenata così terribile, che alla poveretta non sarebbe rimasto altro scampo che la fuga). Liú Rúshì pianse la fine del suo amore con numerose poesie, che formarono poi la famosa raccolta intitolata “Sognando la regione a sud del fiume” ( 夢 江 南 “mèng jiāng nán”).
Nel 1634 Chén tentò di nuovo, senza successo, l’esame nazionale per il diploma di jìnshì, che si svolgeva ogni tre anni.
Nel 1637 ci riprovò per la terza volta , conseguendo finalmente l’ambito titolo e il grado di “bĭngkē” (丙 科 “funzionario di terzo rango”).
Fu assegnato come giudice (司 里 “sīlĭ”) alla prefettura di Huizhōu 惠 州 nel Gŭangdōng 廣 東 , ma prima che prendesse servizio, fu informato della morte della matrigna e ritornò a casa per il periodo di lutto.
Nel 1638, pubblicò, con un gruppo di amici, un imponente lavoro di documentazione scientifica e amministrativa intitolato” Raccolta di documenti sull’arte di governo della dinastia Míng”(皇 明 經 世 文 編 “huáng míng jīng shì wén biān”).
In questo periodo, Chén pensò, per qualche tempo, di abbandonare la funzione pubblica per dedicarsi completamente ai suoi studi, ma, di fronte alle difficoltà crescenti in cui si dibatteva il paese, ritenne suo dovere riprendere servizio e nel 1640 fu nominato giudice nella prefettura di Shàoxìng 紹 興 nello Zhèjiāng 浙 江 e cominciò ad esercitare le funzioni di “dàilĭ” 代 理 (“rappresentante del governo”) nella contea di. Zhūjì 諸 暨 .
Nell’esercizio dei suoi successivi incarichi pubblici, Chén Zĭlóng assisté con crescente angoscia alla rapida disgregazione dell’Impero
Nel 1642 Chén Zĭlóng condusse mille soldati a Suīchàng 遂 昌 , per pacificare le province di Zhèjiāng 浙 江 , Jiāngxī 江 西 e Fújiàn福 建 e partecipò attivamente alla repressione della rivolta che era divampata per molti anni tra i montanari del Tíngzhōu 汀 州 , sotto la guida di Qiū Língxiāo 邱 凌 霄 e di suo figlio.
Durante la primavera del 1643, le truppe del capo ribelle Lĭ Zìchéng 李 自 成 assalirono e devastarono la città di Chéngdé 承 德 , situata circa 160 chilometri a nord-ovest di Pechino.
La notizia destò grande emozione a Nanchino e Chén Zĭlóng fu incaricato di organizzare la difesa della capitale del sud contro possibili attacchi da parte dei rivoltosi. Egli fece fortificare Yúháng 餘 杭 nel Zhèjiāng 浙 江 e altre città, restaurare i fossati intorno alle mura di numerose fortezze, fabbricare cannoni, preparare depositi di salnitro, accumulare provviste nei magazzini di Nanchino.
Per far fronte alle sempre più gravi minacce di attacchi da parte dei ribelli, egli tentò inoltre di promuovere la formazione di milizie locali, ma l’iniziativa non ebbe successo. Il capo della milizia di Dōngyáng 東 楊 , Xŭ Dū 許 都 , si rivoltò e Chén Zĭlóng riuscì a fargli deporre le armi solo promettendogli il perdono delle autorità. Tuttavia quando Xŭ Dū si arrese, agli inizi del 1644, il governatore del Zhèjiāng, Zuŏ Guāngxiān 左 光 先 , ignorò i ripetuti appelli alla clemenza fattigli pervenire da Chén e il ribelle fu giustiziato. Chén Zĭlóng fu molto amareggiato da questa vicenda che lo fece apparire, a torto, come una persona che non aveva mantenuto la parola data.
Avendo inoltre appreso che la nonna si era gravemente ammalata, rinunciò al nuovo incarico che gli era stato affidato e, il 25 aprile 1644, ritornò a Sōngjiāng.
Nel periodo trascorso come incaricato delle questioni militari, Chén Zĭlóng aveva persuaso il governatore di Nanchino a proporre che il principe ereditario si trasferisse in quella città per organizzare la difesa del Sud contro gli eserciti ribelli.
Una volta ritornato a casa, ignorando che, nel frattempo, Lĭ Zìchéng era entrato in Pechino con le sue truppe e l’imperatore Chóngzhēn 崇 禎 si era suicidato, continuò a perfezionare i piani per il viaggio via mare del principe ereditario da Pechino a Nanchino, che però dovette abbandonare quando gli giunse la notizia della caduta della dinastia Míng.
Dopo la morte dell’imperatore Chóngzhēn 崇 禎 , i Manciù, con l’aiuto del generale cinese Wú Sānguì 吳 三 桂 , che si era loro sottomesso, sconfissero le forze di Lĭ Zìchéng nella battaglia del Passo di Shānhăi 山 海 關 (27 maggio 1644) e marciarono su Pechino.
Una volta che ebbero occupato la capitale il 5 giugno 1644, i Manciù estesero progressivamente il loro controllo a tutto il paese.
Chén Zĭlóng si oppose fin dall’inizio ai nuovi dominatori e raggiunse ben presto le file di coloro che erano rimasti fedeli ai Míng.
La sua profonda ostilità nei confronti degli invasori è testimoniata da alcune poesie che, in quel periodo, egli dedicò a Jīng Kē 荊 軻 , l’avventuriero che nel 227 a.C. aveva cercato invano di salvare la Cina dalla tirannia, attentando, senza successo, alla vita di Zhèng, re di Qín 秦 王 政 , il futuro imperatore Qín Shĭ Huángdì 秦 始 皇 帝.
Su raccomandazione di Huáng Dàozhōu 黃 道 周 , già Ministro dell’Educazione, Zhū Yúsōng 朱 由 崧 , principe di Fú 福 王 , che , durante l’estate del 1644, si era proclamato imperatore nel Sud con il nome di Hóngguāng 弘 光 , offrì a Chén Zĭlóng il posto di “censore” 給 事 中 (“jĭshìzhōng”) per l’amministrazione militare, carica che il poeta aveva già ricoperto negli ultimi anni del regno di Chónzhēn.
In tale qualità, Chén Zĭlóng cercò di convincere l’imperatore a prendere l’iniziativa militare e a guidare personalmente una vigorosa controffensiva. Egli riteneva giustamente che solo in questo modo sarebbe stato possibile bloccare l’avanzata dei Manciù, i quali stavano ormai dilagando in tutte le regioni della Cina, e salvare quanto restava della dinastia Míng.
I ministri dissuasero tuttavia l’imperatore da questa idea , invocando motivi di sicurezza,e Chén Zĭlóng , profondamente deluso sia dall’inerzia di Hóngguāng sia dalle lotte di potere che dividevano la Corte, tra la fine d’ottobre e l’inizio di novembre del 1644 rinunciò all’incarico e ritornò a Sōngjiāng ,dove si mise a sovrintendere alla costruzione del mausoleo di famiglia.
Nella primavera del 1645 si trasferì a Qīngpú, con la famiglia allora composta dalla nonna, dalla moglie, da tre concubine e da un figlio.
L’8 giugno 1645 Nanchino 南 京 aprì le porte ai Manciù, che in breve tempo occuparono quasi tutte le città del Jiāngnán 江 南 .
Mentre Chén Zĭlóng si trovava sulle rive del fiume Măo 泖 , un suo vecchio amico, Chén Hóngfàn 陳 洪 范, che aveva già giurato fedeltà alla dinastia Qíng 清 朝 , inviò degli emissari a lui e a Xià Yŭnyì 夏 允 彝 per convincerli a cambiare bandiera, ma entrambi rifiutarono.
Anche un ex comandante dell’esercito dei Míng, Hóng Ēnbĭng 洪 恩 炳 , che dichiarava di aver aderito al nuovo governo nell’intento di “salvare la pace del Paese”, passando per Sōngjiāng, chiese di incontrare Chén Zĭlóng, ma quest’ultimo non volle riceverlo.
Per breve tempo sembrò che i Manciù riuscissero ad imporre il loro dominio anche alla Cina Meridionale senza troppe difficoltà.
Tuttavia, la decisione del principe reggente Aisin-Gioro Dorgon 愛 新 覺 羅· 多 爾 袞 di imporre ai Cinesi l’obbligo di rasarsi la fronte e il cranio, lasciando solo un ciuffo di capelli raccolti in una coda secondo l’uso manciù (decisione che era già stata annunciata e poi sospesa l’anno precedente e che ora veniva adottata in via definitiva) provocò quasi immediatamente tumulti e ribellioni in tutta la Cina meridionale. Quest’obbligo era infatti incompatibile con la tradizione confuciana, che considerava atto di pietà filiale mantenere integro il corpo che si era ricevuto alla nascita. Erano perciò considerati indegni di un gentiluomo tutti i tipi di mutilazione, fra cui veniva fatto rientrare, con una certa esagerazione, il taglio dei capelli. Nella cultura delle classi inferiori la suddetta tradizione si era trasformata in una superstizione che collegava il taglio dei capelli alla perdita della virilità. La reazione fu di conseguenza violentissima in tutti gli strati della popolazione.
Il 1° agosto 1645 gli abitanti di Sōngjiāng manifestarono per le strade della città portando in processione il ritratto dell’imperatore Míng Taizŭ 明 太 祖 , il fondatore della dinastia Míng 明 朝 . Secondo alcune fonti, che però non trovano conferma nelle biografie del poeta, Chén Zĭlóng avrebbe arringato la folla incitandola a ribellarsi. I funzionari del nuovo governo furono uccisi e la città cadde nelle mani dei lealisti, che ne affidarono il comando militare a Shĕn Yóulóng 沈 猶 龍 .
Gli avvenimenti di quel periodo portarono alla formazione di una nuova linea di fronte che seguiva i confini delle regioni controllate dai lealisti: questa linea partiva dal Zhèjàng 浙 江 , sulla costa, dove governava il principe di Lŭ 魯 王 , proseguiva per il Fújiàn 福 建 , dove si era proclamato imperatore, con il nome di Lóngwŭ 隆 武 , Zhū Yùjiàn, principe di Táng 唐 王 朱 聿 鍵, toccava Gànzhōu 贛 州 nel Jiāngxī 江 西 , controllata dalla “Società della Lealtà e della Perfetta Sincerità” (忠 誠 社 “zhōng chéng shē”), e terminava nel Húnán 湖 南 , controllato dalle Tredici Guarnigioni.(十 三 鎮 “shísān zhèn”).
Chén Zĭlóng, accettò il posto di commissario militare censore, agli ordini di Shĕn Yóulóng, anche se risulta dalla sua corrispondenza che non riponeva molta fiducia nella milizia cittadina, composta di persone entusiaste, ma prive di qualsiasi esperienza militare.
Da parte sua, egli cercò invece di allargare l’appoggio di cui godevano i lealisti nella regione, contattando a tale scopo i numerosi letterati e notabili da cui era conosciuto e stimato nelle città di Sūzhōu 蘇 州 , Chángzhōu常 州 e Sōngjiāng 松 江 .
Numerose forze lealiste si raccolsero nella zona e tentarono un attacco contro Shànghăi, ma il loro tentativo fallì e ben presto le truppe dei Qíng misero in difficoltà i ribelli anche nei dintorni di Sōngjiāng.
La città fu ripresa il 22 settembre 1645.
Chén Zĭlóng riuscì a fuggire e trovò riparo dapprima a Kūnshān 昆 山 , poi a Jīnzé 金 澤 , nella contea di Qīngpú 青 浦. e infine a Táozhuāng 陶 庄, nella contea di Jiāshàn 嘉 善 .
Nel maggio del 1646 Chén Zĭlóng, che allora viveva a Jiāshān, lasciò la città per raggiungere le forze lealiste che operavano nella zona del Lago Tài 太 湖 al comando di Wú Yì 吳 易 . Egli entrò con due collaboratori a far parte del segretariato (幕 府 “mùfŭ”) di Wú Yì, ma fu ben presto deluso da questa esperienza sia perché Wú Yì gli sembrava privo di una valida strategia sia perché i ribelli parevano attratti più dalla violenza e dai saccheggi che da un’azione politica di largo respiro.In ogni caso, Wú Yì, troppo sicuro di sé, cadde presto in un tranello che gli era stato teso dai Qíng sotto pretesto di un incontro segreto con alcuni funzionari simpatizzanti dei Míng, fu catturato e venne in seguito giustiziato.
Nella speranza di pacificare il territorio, le autorità Qíng proclamarono un’amnistia e Chén Zĭlóng poté ritornare a casa senza essere disturbato.
Agli inizi di maggio del 1647, il generale Wú Shèngzhào 吳 勝 兆 , che comandava la guarnigione della prefettura di Sōngjiāng , temendo di essere destituito dai superiori, i quali dubitavano della sua fedeltà, preparò un’insurrezione contro i Manciù, che sarebbe dovuta scoppiare il 20 maggio, con l’appoggio di una flotta inviata dal principe di Lŭ 魯 王. Chén Zĭlóng promise a Wú Shèngzhào l’appoggio dei notabili della zona, dei quali era uno dei maggiori esponenti, e servì probabilmente da intermediario tra il generale e Huáng Bīnqīng 黃 斌 卿 , il comandante della flotta lealista di Zhōushān 舟 山 , che avrebbe dovuto appoggiare la rivolta con azioni di disturbo e sbarchi di truppe.
Il piano insurrezionale fallì. La congiura venne scoperta, la flotta di Huáng Bīnqīng fu in gran parte dispersa da una tempesta, i tentativi di sbarco furono respinti dalle truppe governative, che erano state poste in allarme, Wú Shèngzhào fu catturato e le forze dei Qíng, guidate dai generali Chén Jĭn 陳 錦 e Bāshān 巴 山 , si lanciarono alla caccia dei cospiratori.
La repressione fu diretta soprattutto contro gli intellettuali, che vennero considerati , forse in ragione della loro fama e della loro particolare visibilità, come i principali ispiratori della rivolta. Il generale Chén Jĭn dichiarò pubblicamente che intendeva “sterminare i famosi letterati della regione dei tre Wú”.(1)
Chén Zĭlong riuscì, in un primo momento, a sfuggire all'arresto, nascondendosi nella città di Sūzhōu sotto il falso nome di Lĭ Dàzūn 李 大 樽.
Sebbene la partecipazione del poeta alla congiura fosse stata abbastanza marginale, la sua notorietà convinse i due generali che egli fosse uno dei capi della rivolta e le ricerche furono intensificate.
Cinquecento soldati rastrellarono per alcuni giorni la zona in cui si sospettava che si fosse nascosto.
Chén Zĭlóng, che si era dapprima rifugiato in casa di un amico, Hòu Qízēng 候 岐 曾 , fu costretto a cambiare in fretta numerosi nascondigli e fu infine catturato a Wúxiàn 吳 縣 , un quartiere di Sūzhōu.
Interrogato, si comportò con molta dignità, limitandosi ad ammettere che era stato funzionario al tempo dell’imperatore Chóngzhēn. Quando gli fu chiesto perché portasse i capelli lunghi ( segno evidente di opposizione al regime manciù) rispose che lo faceva “ per poter servire con decoro l’imperatore nell’altro mondo”.
Poiché questa risposta lo classificava automaticamente come un ribelle, fu disposto il suo trasferimento da Sūzhōu 蘇 州 a Nanchino 南 京 , dove le autorità pensavano di processarlo e di giustiziarlo.
La notte del 15 giugno 1647, mentre la barca che lo trasportava passava sotto il ponte di Kuàtáng 跨 塘 橋 , riuscì a eludere la sorveglianza dei custodi e a gettarsi nel fiume, proprio come aveva fatto un famoso patriota dei tempi antichi , il poeta Qū Yuán 屈 原 .
Quando i soldati lo ripescarono, era già morto per annegamento. Allora, gli tagliarono la testa e buttarono il cadavere in acqua.
Aveva 39 anni.
Il giorno successivo, lo studente Wáng Yún 王 澐 e il portantino Wú Yŏu 吳 酉 ritrovarono il corpo di Chén Zĭlóng in un’ansa del fiume , tra i bambù, e gli diedero sepoltura.
Curiosamente, nel secolo successivo si cominciò a dimenticare l’esatto contesto storico della ribellione di Sōngjiāng, mettendo invece in evidenza la lealtà dei rivoltosi nei confronti del governo cui avevano giurato fedeltà, cosicché nel 1784 a Qīngpú fu addirittura eretto, in pieno regime manciù, un altare in ricordo degli uomini “leali e giusti” che erano insorti sotto la guida di Chén Zĭlóng.
Chén Zĭlóng fu un letterato molto versatile che si distinse sia come poeta sia come prosatore.
Nella sua opera poetica egli si conformò ad una antica tradizione che permetteva di trasmettere messaggi politici sotto forma di liriche amorose, utilizzando immagini come l’indifferenza dell’amata o la fine di un amore per esprimere la sofferenza dinanzi alle delusioni della politica o alla decadenza del paese. Amore e patriottismo si intrecciano quindi strettamente nei suoi versi e il primo diventa in sostanza un’allegoria del secondo. Ciò appare particolarmente evidente nella poesia intitolata “Il Canto del Cuculo”(杜 鵑 行 “dù juān xíng”) che termina con queste parole: “Vorrei solo stringere le mani della Dea dellaTerrazza Risplendente e scrivere sulle mura di Chŭ le domande che rivolgo al Cielo”( 惟應攜手陽台女,楚壁淋漓一問天 ”wéi yìng xié shŏu yáng tài nǚ, chŭ bì lín lí yī wèn tiān”).(2)
Egli ridiede inoltre vita al "cí" ( 詞 “canzonetta”), un genere che era stato molto in voga sotto i Sòng, ma che era caduto in desuetudine da oltre trecento anni, trasformandolo in una genuina espressione delle emozioni.Si possono ricordare , a questo riguardo, i numerosi appassionati “cí” che egli scambiò con la sua amante ,la poetessa Liú Rúshì. Anche nei suoi “cí” , Chén Zĭlóng supera però spesso l’ambito ristretto dei sentimenti amorosi per innalzarsi alla sfera degli ideali patriottici. È stato notato ad esempio che il tema della “fine della primavera”, da lui così frequentemente evocato , può facilmente essere inteso come un accenno alla decadenza dell’Impero.Dal punto di vista stilistico, egli si ispirò ai modelli forniti da famosi poeti dei Táng Meridionali 南 唐 朝 come Lĭ Yù 李 煜 (937-978) e dei Sòng Settentrionali 北 宋 朝 come Qín Guān 秦 觀 (1049-c.1100).
Per promuovere il “cí”, Chén fondò, con gli amici Lĭ Wén 李 雯 e Sòng Zhēngyŭ 宋 征 與, un gruppo letterario chiamato “La scuola di poesia ‘cí’ delle nuvole” (雲 間 詞 牌 “yún jiān cí pái”) , che esercitò una grande influenza nel periodo di transizione tra i Míng e i Qíng. In quegli anni, Chén, Lĭ e Sòng vennero denominati “I Tre Maestri della Scuola delle Nuvole” (雲 間 三 子 “yún jiān sān zĭ”).
Per quanto riguarda la prosa, Chén Zĭlóng, che ha lasciato un’opera molto voluminosa, è considerato uno degli ultimi rappresentanti dello stile classico fiorito verso la metà dell’epoca Míng.
Sono notevoli le sue prose rimate (賦 “fù”), che hanno quasi sempre per tema la decadenza della dinastia Míng e descrivono le angosce e le incertezze degli anni in cui visse il loro autore.
Nel cercare uno stile che fosse al tempo stesso chiaro e complicato, semplice e raffinato, egli ritornò ai maestri dei primordi della dinastia, che avevano imitato le forme arcaiche e astruse dei periodi più antichi. A suo parere lo stile dell’epoca Sòng era vago e semplicistico, insipido come “un cibo troppo cotto”. Nel 1630, entrò perciò in polemica con Ài Nanyīng 艾 南 英 , (1583-1646), che aveva lodato il periodare dimesso e più moderno di Guī Yŏuguāng 歸 有 光 (1506-1571), al quale Chén contrapponeva la prosa complicata di Wáng Shìzēn 王 世 貞 (1520-1596), membro di un movimento letterario, il“gŭ wén” 古 文, secondo il quale “non si doveva leggere nulla che fosse posteriore ai Táng”.
Chén Zĭlóng si distinse anche per importanti pubblicazioni di carattere politico e sociale.
Con la collaborazione di una ventina di amici, originari come lui della prefettura di Sōngjiāng, compilò, negli anni tra il 1629 e il 1637, un’imponente “Raccolta di documenti sull’arte di governo della dinastia Míng”(皇 明 經 世 文 編 “huáng míng jīng shì wén biān”. (3)
Si tratta di 528 memoriali e scritti politici, selezionati dalle opere di 430 personalità, che forniscono un quadro dettagliato e approfondito della società cinese durante l’epoca Míng (1368-1644), affrontando i temi più svariati: balistica, irrigazione, ingegneria idraulica, tattica militare, censimenti, topografia, contabilità, provviste alimentari, lotta al banditismo, migliorie agricole, rimboschimento, edilizia sacra, costruzione di ponti, geografia, cartografia, organizzazione dei mercati, monopoli commerciali, educazione, censura.
L’intenzione di Chén Zĭlóng e dei suoi amici nel raccogliere e sistemare questo ricchissimo materiale era quella di attirare l’attenzione sui problemi politici e sociali in un momento di gravissima crisi dell’Impero.
Gli anni in cui fu compilata la raccolta furono anni tumultuosi in cui tutto sembrava sul punto di crollare ( come in effetti avvenne nel decennio successivo). Il susseguirsi di cattivi raccolti provocò terribili carestie che ebbero per conseguenza aumenti spropositati dei prezzi, rivolte dei contadini ridotti alla miseria e alla fame e crollo del sistema fiscale con devastanti ripercussioni sull’amministrazione dello Stato. Come se non bastasse, s’erano fatti sempre più frequenti, ai confini dell’Impero, gli attacchi dei Manciù, che un esercito indebolito e disorganizzato non riusciva più a contenere. Non per nulla, l’accento dell’opera è posto sui problemi pratici dell’amministrazione, con una particolare attenzione per la difesa del paese.
Nel 1630, Chén Zĭlóng incontrò a Pechino il celebre studioso Xú Guāngqĭ 徐 光 啟 (4), noto, tra l’altro, come amico e collaboratore del missionario gesuita Padre Matteo Ricci, il quale gli confidò che stava scrivendo un “libro sull’agricoltura” (農 書 “nóng shū”). Xú, allora già sessantanovenne, temeva di non riuscire più a condurre a termine tale progetto e disse a Chén che in tal caso “ si sarebbe dovuto trovare uno specialista che completasse l’opera”.
Nel 1635, due anni dopo la morte di Xú, Chén rese visita alla famiglia del defunto e il nipote di Xú, Xú Ĕrjué 徐 爾 爵 , gli consegnò il manoscritto del lavoro.
Nel 1639 Chén mostrò il testo, da lui rielaborato e completato, al governatore di Yìngtiān 應 天 , Zhāng Guówéi 張 國 維 , e al prefetto di Sōngjiāng, Fāng Yuègòng 方 岳 貢 , affermando che sentiva il “dovere civico” di pubblicarlo in quanto l’opera intendeva “consolidare la base sociale dell’Impero, alleviando la povertà e la miseria”, premessa indispensabile per la riforma del sistema fiscale e il rafforzamento dell’esercito.
Zhāng e Fāng promisero che lo avrebbero aiutato a pubblicare l’opera, non appena questa fosse stata pronta per la stampa.
Chén si fece aiutare nella revisione dai nipoti di Xú, Xú Ĕrjué 徐 爾 爵 e Xú Ĕrdòu 徐 爾 斗 , e da altri sette giovani studiosi, tutti ardenti patrioti e sostenitori della dinastia Míng ( 愛 明 “aīmíng”), cosicché, quello stesso anno, potè essere pubblicato il “Compendio di Agricoltura” (農 政 全 書 “nóng zhèng quán shū”).
Si tratta di un libro diviso in dodici capitoli:
- Fondamenti dell’agricoltura (農 本 “nóng bĕn”)
- Coltivazione dei campi (田 制 “tián zhì”)
- Attività agricole (農 事 “nóng shì”)
- Irrigazione (水 利 “shuĭ lì”)
- Strumenti agricoli (農 器 “nóngqì”)
- Silvicultura (樹 藝 “shù yì”)
- Sericultura (蠶 桑 “cán sāng”)
- Piante tessili (蠶 桑 廣类 “cán sāng guăng lèi”)
- Coltivazione delle piante (種 植 “zhòngzhí”)
- Allevamento del bestiame (牧 養 “mùyăng”)
- Lavorazione dei prodotti agricoli ( 制造 “zhì zào”)
- Lotta contro le carestie 張 (荒 政 “huāng zhèng”).
Esso può essere considerato come un’enciclopedia delle conoscenze agricole tradizionali nella Cina del 17° secolo ed è comprensibile che Chén Zĭlóng vedesse nella conservazione e nella diffusione di questo vasto patrimonio tecnico-culturale una notevole utilità sociale.
Sono infine da menzionare quattro quaderni intitolati “Note di Viaggio” (漫 游 紀 錄 “mànyóu jìlù”), nei quali però non predominano le classiche descrizioni di località e paesaggi, bensì appunti di carattere politico e sociale.
NOTE
1) Con il termine 三吳 (“sān wú”) si designava il territorio degli antichi mandamenti di Wúxīng 吳 興 , Wújùn 吳 郡 e Kuaìjī 會 稽 ( 吳 縣 Wúxiàn), che corrisponde grosso modo alla zona in cui si trovano le città di Húzhōu 湖 州 e Sūzhōu 蘇 州 , sulle rive del lago Tài 太 湖 .
2) La famosa Donna della Terrazza Risplendente ( 陽 臺 女 ), immortalata nel Gāotángfù 高 唐 賦 di Sòngyù 宋 玉 (290 a.C-223 a.C.) , è per tradizione il modello dell’amore sognato e sfuggevole. Qui essa assume allegoricamente le fattezze della Patria, che consola il poeta disperato e deluso dai tristi avvenimenti che sconvolgono la Cina.
Anche le “domande rivolte al Cielo”hanno un’implicazione patriottica. L’espressione rimanda infatti alla leggenda secondo cui Qū Yuán 屈 原, poeta e dignitario del Regno di Chŭ 楚 國 , condannato ingiustamente all’esilio in seguito alle calunnie e agli intrighi dei nemici del paese, avrebbe scritto sulle pareti del tempio ancestrale del sovrano una poesia intitolata “Domande al Cielo” (天 問 “tiān wèn”) in cui esprimeva la propria angoscia e la propria amarezza.
3) L’espressione “jīng shì”(經 世 “dirigere il mondo”) figura in antiche frasi come “jīng shì jì mín”( 經 世 濟 民 “dirigere il mondo e aiutare il popolo”), attribuita all’imperatore Cáo Pī 曹 丕 (187 d.C-226 d.C.), e “jīng shì jì sú” (經 世 濟俗 “dirigere il mondo e migliorare i costumi”). La combinazione dei due termini 經 (“jīng” “dirigere”) e 濟 (“jì” “aiutare”,”migliorare”) ha dato vita, nella letteratura classica, al termine 經 濟 (“jīng jì”) che ha assunto il significato di “politica”,”arte di governo”. In tempi più recenti la combinazione di caratteri 經 濟 è stata utilizzata dai Giapponesi per esprimere il concetto di “economia di un Paese” (in giapponese “keizai”) e, in tale senso, è attualmente utilizzata anche in Cina.
4) Xú Guāngqí 徐 光 啟 (1562-1633), che assunse dopo la conversione al cattolicesimo il nome di Paolo ( 保 祿 “băo lù”)﹐ fu un celebre studioso e uomo politico cinese. Fu amico e collaboratore del missionario gesuita Padre Matteo Ricci, insieme al quale tradusse in cinese gli “Elementi di Geometria” di Euclide (i primi sei libri) e in latino numerosi testi confuciani.