Una cartolina delle Missioni
Una cartolina postale edita dalla Casa della Missione “La Pace” di Chieri (Torino) verso il 1920 (v. voce "Foto di Ningpo") ritrae un gruppo di “fanciulli dell’Orfanatrofio cattolico di Ningpo”.
I bambini, sui 10-12 anni d’età, sono raggruppati intorno ad un tavolo e stanno mangiando la loro porzione di riso con l’aiuto delle tradizionali bacchette. Hanno la fronte rasata e portano ancora il codino secondo l’uso manciù, che si mantenne fra il popolo per alcuni anni anche dopo la caduta della dinastia Qíng.(v. foto in questo sito, prima del blog)
La cartolina non fornisce altre informazioni, ma è verosimile che i bambini siano ospiti di uno degli orfanatrofi creati in Cina dai missionari vincenziani. (1)
I primi Vincenziani giunsero in Cina nel 1699. Si trattava di Luigi Antonio Appiani e Johannes Müllener, che divennero più tardi i primi vescovi della loro congregazione nella Cina continentale e che formarono alcuni sacerdoti cinesi. Un altro missionario vincenziano, Teodorico Pedrini, fu ammesso alla corte dell’Imperatore per il suo talento musicale.
Purtroppo, i Vincenziani si alienarono le simpatie imperiali per la posizione da essi assunta nella Controversia dei Riti Cinesi e la loro attività declinò gradualmente fino a spegnersi del tutto intorno al 1760.
Una nuova missione vincenziana fu lanciata nel 1784 per sostituire i missionari gesuiti, il cui ordine era stato soppresso dal Sommo Pontefice nel 1773.
Tre missionari, i sacerdoti Nicolas -Joseph Raux e Jean-Joseph Ghislain e il coadiutore laico Charles Paris, cominciarono ad operare nella città di Pechino.
Durante un nuovo periodo di tensione, acutizzatosi nel 1811, l’Imperatore allontanò da Pechino tutti i missionari vincenziani, fatta eccezione per due di essi, che erano membri dell’Ufficio Matematico Imperiale, e per Louis-François Lamiaux, che svolgeva funzioni di interprete ufficiale del governo cinese.
Nel 1820, con l’espulsione del Lamiaux, non rimase più a Pechino alcun religioso straniero ed i compiti che prima erano stati svolti dai missionari vincenziani vennero presi in carico da sacerdoti autoctoni. Nel 1852 erano attivi in Cina 25 Vincenziani cinesi, distribuiti tra Pechino, la Mongolia, il Hénán, il Zhèjiāng ed il Jiāngxī. (2)
Nella seconda metà del XIX° secolo, quando la Cina, ripetutamente sconfitta in una serie di conflitti armati con alcune potenze occidentali, dovette riaprire le frontiere ai missionari stranieri, anche i Vincenziani tornarono. (3)
V’erano, tra di loro, sacerdoti francesi, polacchi, italiani (che si stabilirono nella prefettura di Jí’ān 吉安 nel Jiāngxī), olandesi e americani.
Un gruppo a parte fu costituito dai Vincenziani portoghesi che, partendo dalla colonia portoghese di Macao, dove erano stati chiamati nel 1784 per rimpiazzare i Gesuiti, si stabilirono a Pechino e in diverse altre località della Cina.
Essi continuarono ad operare in Cina anche nel periodo in cui l’attività missionaria era ufficialmente proibita, ma la loro attività subì un declino quando il Portogallo, in seguito alla vittoria dei liberali in una guerra civile durata dal 1828 al 1834, adottò una serie di misure restrittive nei confronti degli ordini religiosi. Nel 1835 v’erano, in tutto il continente cinese, 11 missionari vincenziani portoghesi, di cui ben 7 erano stabiliti a Macao e soltanto 4 in altre regioni della Cina.
I Vincenziani si mostrarono particolarmente attivi nella regione del Zhèjiāng 浙江.
Essi assicurarono la gestione del Vicariato Apostolico del Zhèjiāng, ricostituito nel 1846 con lo smembramento del precedente Vicariato Apostolico del Zhèjiāng e del Jiāngxī 江西.
Quello stesso anno, le Figlie di San Vincenzo aprirono un orfanatrofio femminile a Níngbō 宁波.
Dopo numerose vicissitudini, fra cui la rivolta dei Boxer nel 1900, ai missionari stranieri fu finalmente riconosciuta per una cinquantina d’anni piena libertà d’azione.
Cominciò allora un periodo di vigorosa espansione del Cattolicesimo che portò, il 10 maggio 1910, all’istituzione di un Vicariato Apostolico del Zhèjiāng Orientale con sede in Níngbō.
Quell’anno si contavano nella regione di Níngbō 26 preti vincenziani e 5 fratelli laici di origine straniera, oltre ai sacerdoti e ai coadiutori cinesi.
Níngbō ottenne poi un proprio Vicariato il 3 dicembre 1924 e divenne Diocesi l’11 aprile 1946.
I Vincenziani costruirono a Níngbō una cattedrale che è considerata uno dei monumenti più cospicui della città.
Dal 1900 al 1937 ebbe sede nella città un Seminario Maggiore Regionale.
I Vincenziani furono però presenti anche in altre regioni della Cina, formando, in tutto, ben 14 Vicariati Apostolici. Quando, nel 1926, Papa Pio XI consacrò i primi sei vescovi cinesi autoctoni, ben due di essi: Joseph Hu 胡若山, vescovo di Táizhōu 台州, e Melchior Souen 孫德禎, vescovo di Ānguó 安國, erano membri della Congregazione della Missione.
Nel 1942 v’erano in Cina 192 tra sacerdoti e fratelli vincenziani di origine cinese.
In seguito all’espulsione di tutti i missionari stranieri decretata nel 1951 dal nuovo governo comunista, l’opera missionaria e caritativa dei Vincenziani subì un duro colpo.
Non è possibile sapere che fine abbiano fatto gli orfanatrofi cattolici di Níngbō.
Se non furono chiusi, cambiarono senza dubbio nome e furono quasi certamente affidati alla gestione statale.
Del periodo missionario rimane qualche foto e qualche cartolina…
NOTE
1) Sono conosciuti come Vincenziani (ma anche come Lazzaristi, Signori della Missione o Preti della Missione) i membri della Congregazione della Missione, fondata nel 1625 a Parigi da San Vincenzo de’ Paoli per la predicazione delle missioni tra la gente di campagna. All’apostolato tra la popolazione rurale, i Vincenziani aggiunsero nel corso del tempo altre attività, tra cui ebbero particolare importanza le missioni estere.
2) Le notizie fin qui riportate sono riprese da R.G.Tiedemann “Reference Guide to Missionary Societies in China (from the 16th to the 20th centuries”, ed.Routledge, Londra e New York, 2009.
3) In realtà, molti missionari europei, tra i quali numerosi sacerdoti vincenziani, erano rimasti o erano entrati in Cina anche nel periodo in cui la loro presenza era ufficialmente illegale. Il sacerdote vincenziano Jean-Gabriel Perboyre, ad esempio, svolse il suo apostolato in Cina dal dicembre 1835 al settembre 1840, quando subì il martirio a Wŭhàn 武汉.