Riporto qui di seguito alcune notizie sulla concessione italiana di Tientsin (1902-1943) tratte dalla voce 天津意 租界 (“Tiānjīn yì zūjiè”) nelle enciclopedie on-line Băidú Băikē百度百科 e Zhōngwén Wéijī Băikē (Wikipedia Cinese) 中文维基百科
La concessione italiana di Tientsin
天津意租界 Tiānjīn yì zūjiè
La concessione italiana di Tientsin fu una delle nove concessioni accordate agli Stati membri dell’Alleanza delle Otto Nazioni (1) e al Belgio nella città di Tientsin e fu l'unica concessione italiana in Cina. (2).
Essa era situata all'estremità meridionale del distretto cittadino di Hébĕi ed aveva la forma di un quadrilatero delimitato da quattro strade: Wŭjīng Lù, Bó’aì Dào, Shénglì Lù e Jiānguó Dào.
Il quartiere in cui sorgeva la concessione ha conservato un gran numero di costruzioni in stile italiano ed esercita oggi un notevole richiamo turistico.
I quasi duecento edifici della concessione costituiscono l’unico grande complesso edilizio italiano esistente fuori dall’Italia. (3)
Molte delle ville allora edificate furono scelte come abitazione da importanti personalità politiche cinesi che trovarono rifugio a Tientsin negli anni turbolenti compresi tra la proclamazione della Repubblica e la seconda guerra mondiale. (4)
Origine della concessione
Il 21 gennaio dell’anno 1901, il ministro plenipotenziario Giuseppe Salvago Raggi (5) ordinò alle truppe italiane che avevano partecipato alla spedizione contro i Boxer (6) di occupare la sponda nord-orientale del fiume Hăi, ad ovest della zona già controllata dai Russi, al fine di proteggere efficacemente gli interessi del commercio italiano.
L’area in questione copriva una superficie di 700 acri (7) in una zona abbastanza degradata della città, dove qualche centinaio di baracche sorgevano in mezzo a saline, acquitrini e discariche.
Nell’ambito dei negoziati di pace tra la Cina e le Potenze, che furono condotti, per conto del governo imperiale, da Lĭ Hóngzhāng (8) e che culminarono il 7 settembre 1901 nel trattato noto come “Il Protocollo dei Boxer”, venne, tra l’altro, riconosciuto ad un certo numero di Stati, tra cui figurava anche l’Italia, il diritto ad una concessione nella città di Tientsin.(9)
Tale diritto doveva trovare attuazione mediante accordi specifici da stipulare tra le autorità cinesi e le singole Potenze.
Nel gennaio dell’anno 1902 l’incaricato d’affari ad interim Camillo Romano Avezzana (10) dichiarò che, se non si fosse giunti rapidamente alla conclusione di un accordo tra l’Italia e la Cina, le truppe italiane avrebbero confiscato i depositi di sale esistenti nella zona di Tientsin da esse occupata.
Il 7 giugno 1902, il sovrintendente delle Dogane marittime di Tientsin Táng Shàoyí 唐 紹 儀 firmò con il nuovo ministro plenipotenziario italiano , Giovanni Gallina (11), un “Accordo sullo statuto della concessione italiana."
In base al suddetto accordo, la concessione italiana risultava compresa tra la concessione austro-ungarica ad est e la concessione russa ad ovest. A sud, fronteggiava il fiume Hăi, al di là del quale si trovavano le concessioni francese e giapponese. A nord, attraversava la ferrovia di Jīnshān, a poca distanza dalla stazione centrale di Tientsin.
Sviluppo edilizio della concessione
La prima costruzione italiana nella zona fu la caserma Savoia, destinata ad ospitare le truppe che vigilavano sulla concessione.
Per alcuni anni la concessione dovette provvedere a sé stessa dal punto di vista finanziario e la mancanza di mezzi fece sì che, nonostante l’elaborazione di un piano regolatore, assai poco fosse fatto contro la situazione di degrado in cui versava la zona.
Soltanto a partire dal 1912, importanti finanziamenti concessi dal governo italiano consentirono alle autorità locali di intraprendere una risoluta azione di risanamento e di sistemazione edilizia.
Nel 1914, il capitano Vincenzo Fileti (12), governatore della concessione e console italiano a Tientsin, diede l’avvio, dopo attento studio e accurata pianificazione, ad importanti lavori per la realizzazione delle infrastrutture (vie e piazze, giardino pubblico, mercato coperto, consolato, stazione di polizia), anche se, a causa delle piccole dimensioni della concessione, per l’acqua e l’elettricità ci si allacciò alle reti create nelle concessioni vicine, più grandi.(13)
Lo stesso anno venne data in appalto alla Mobil Corporation l’asfaltatura della Via Nazionale, che fu la prima strada asfaltata dell’intera città di Tientsin. In seguito vennero asfaltate tutte le strade della concessione.
Numerosi edifici di rilievo vennero costruiti negli anni successivi Fra di essi spiccano il Municipio (1919), l’Ospedale del Sacro Cuore ( 1922), la Caserma “Ermanno Carlotto”(1926), il circolo ricreativo e sportivo “Forum” (1934), la “Casa degli Italiani” (1936).
Poiché il commercio tra l’Italia e la Cina era limitato, mancarono nel quartiere costruzioni di tipo industriale. (14) Viceversa si sviluppò un’elegante architettura residenziale destinata ai funzionari e commercianti italiani e ai ricchi Cinesi che a poco a poco si stabilirono nella zona. Ciò valse alla concessione italiana, da parte della popolazione locale, il nomignolo di “concessione aristocratica”. (15)
Numero di abitanti
Nel 1906, abitavano la concessione italiana a Tientsin 251 Italiani e 12.419 Cinesi. Nel 1943 vi si contavano 965 residenti di origine non cinese e 13.642 residenti cinesi.
Storia della concessione
Durante gli ultimi mesi della prima guerra mondiale giunsero a Tientsin, dopo infinite peripezie, circa 900 militari “irredenti” ( si designavano con questo nome gli Italiani sudditi dell’Impero Austro-Ungarico che erano stati arruolati nell’esercito austriaco), provenienti dai campi di prigionia russi.
Essi furono successivamente inquadrati nella cosiddetta Legione Redenta di Siberia e, uniti ad alcuni contingenti di Alpini, formarono il Corpo di Spedizione Italiano in Estremo Oriente, che combatté in Russia nell’estate del 1919 per difendere dalle truppe sovietiche la ferrovia transiberiana. (16)
Il 5 marzo 1925 fu costituito a Tientsin il “Battaglione Italiano in Cina”, articolato in tre compagnie (“San Marco”, “Libia” e “San Giorgio”), con una forza di 300 uomini. Il battaglione fu acquartierato nella nuova caserma “Ermanno Carlotto”, inaugurata nel mese di aprile del 1926.
Il 18 aprile 1928, l’ex-imperatore Pŭ Yí (17), che risiedeva allora a Tientsin sotto la protezione dei Giapponesi, rese una visita privata al Battaglione San Marco nella Caserma Carlotto ed assistette alla sfilata delle truppe.
Il 3 giugno 1928, temendo che gli scontri in corso tra diverse fazioni militari cinesi (18) portassero a violenze e saccheggi nella città di Tientsin, il Battaglione San Marco si schierò a difesa della concessione italiana, occupando nel contempo anche l’adiacente ex-concessione austriaca, mentre inviava altresì un distaccamento in rinforzo ai reparti internazionali che presidiavano la Centrale Elettrica. Veniva così inglobata di fatto nella concessione italiana l’ex-concessione austro-ungarica, che gli Italiani avevano già tentato vanamente di accorpare alla fine della Prima Guerra Mondiale. (19) La concessione italiana raggiunse di conseguenza una superficie di 1,04 kmq.(20)
Il 10 settembre 1943, due giorni dopo la firma dell’Armistizio tra il Regno d’Italia e le Potenze Alleate, i Giapponesi occuparono la concessione e circondarono la Caserma Carlotto, costringendo alla resa il Battaglione San Marco, che la presidiava.
Questo avvenimento segnò materialmente la fine della concessione italiana di Tientsin.
Il 27 luglio 1944, la Repubblica Sociale Italiana, a cui i Giapponesi avevano riconosciuto la titolarità giuridica della concessione, si adeguava alla realtà cedendo la concessione stessa al governo fantoccio della Repubblica di Cina, creato dal politico collaborazionista Wāng Jīngwèi. (21)
Un’analoga rinuncia, anch’ essa superflua alla luce dei fatti, ma richiesta dalla Repubblica di Cina (22) per ottenere un riconoscimento giuridico formale e definitivo della nuova situazione, veniva compiuta dalla Repubblica Italiana che, nell’art.25 del Trattato di pace di Parigi del 10 febbraio 1947, dichiarava:
“ L’Italia accetta l’annullamento del contratto ottenuto dal governo cinese in virtù del quale è stata accordata la concessione italiana di Tien-tsin [Tianjin] e accetta di rimettere al governo cinese tutti i beni e archivi appartenenti alla municipalità di detta concessione.”.
NOTE
1) L'Alleanza delle Otto Nazioni ( 八国联军 “bāguó lián jūn”) fu una alleanza composta da Austria-Ungheria, Francia, Germania, Italia, Giappone, Russia, Regno Unito e Stati Uniti , costituita con lo scopo di inviare in Cina una forza internazionale che liberasse il quartiere delle Legazioni a Pechino dall’assedio dei Boxer (1900).
2) Il governo italiano aveva tentato, senza successo, nel 1899, di ottenere dalla Cina una concessione nella baia di Sānmén 三 門 灣 o, come si scriveva allora nei giornali occidentali, San Mun.
3) Importanti realizzazioni furono compiute anche in altri territori allora sotto sovranità italiana (ad es. in Libia e in Eritrea), ma il complesso edilizio di Tientsin è probabilmente il più ampio e il meglio conservato.
4) Poiché i politici cinesi dell’epoca non rifuggivano dalla eliminazione fisica degli avversari sconfitti, l’ ”esilio”in una concessione straniera rappresentava per questi ultimi una buona garanzia di sopravvivenza.
5) Giuseppe Salvago Raggi (1866-1946), fu ministro plenipotenziario a Pechino durante l’Assedio delle Legazioni. Nel 1901 fu uno dei firmatari del “Protocollo dei Boxer”, nome con cui è conosciuto il trattato di pace tra la Cina e le Potenze.
6) Nell’ambito dell’Alleanza delle Otto Nazioni, l’Italia inviò in Cina un corpo di spedizione composto da 83 ufficiali e 1883 uomini, tra sottufficiali e truppa. Parteciparono alle operazioni militari contro i Boxer anche alcuni contingenti di marinai.
7) La zona occupata dagli Italiani aveva una lunghezza di circa un chilometro per una larghezza di circa 400 metri, cioè una superficie corrispondente a circa 447.000 metri quadrati.
8) Lĭ Hóngzhāng (1823-1901) fu un importante uomo politico e comandante militare del tardo impero Qīng. Incaricato nel 1901 di condurre i negoziati con le potenze straniere che avevano occupato Pechino, concluse il 7 settembre dello stesso anno un compromesso assai svantaggioso per la Cina, conosciuto come “Il Protocollo dei Boxer”, con il quale riuscì comunque ad ottenere la partenza delle truppe straniere. Morì pochi mesi dopo.
9) L’art.IX del Protocollo dei Boxer recita: “The Chinese Government conceded the right to the Powers in the Protocol annexed to the letter of the 16th January, 1901, to occupy certain points, to be determined by an Agreement between them for the maintenance of open communication between the capital and the sea. The points occupied by the Powers are:- Huang-tsun, Lang-fang, Yang-tsun, Tien-tsin, Chun-liang-Cheng, Tong-ku, Lu-tai, Tong- shan, Lan-chou, Chang-li, Chin-wang Tao, Shan-hai Kuan.”
10) Camillo Romano Avezzana (1867-1949), allora agli inizi della sua carriera, fu più tardi ambasciatore a Parigi e, successivamente, a Washington.
11) Giovanni Gallina (1852-1936) fu ministro d’Italia a Pechino dal dicembre 1901 al giugno 1904.
12) Il capitano Vincenzo Fileti, giunto in Cina nel 1902 come ufficiale del Battaglione San Marco, fu governatore della Concessione italiana di Tientsin dal 1912 al 1920.
13) La concessione italiana era, in quanto a dimensioni, una delle più piccole tra le concessioni europee di Tientsin, fatta eccezione per la concessione belga.
14) Nel 1930 si contavano, nell’area della concessione, 102 negozi e 2 fabbrichette.
15) Questo sviluppo come “area residenziale” piuttosto che come “zona industriale e commerciale” fu, in parte, determinato anche dal fatto che la necessità di fondi acutamente avvertita nel decennio 1902-1912 indusse gli amministratori della concessione a qualificare molti terreni come edificabili a fini di abitazione privata vendendoli in seguito a ricchi commercianti della città.
16) I soldati della “Legione Redenta”, che raggiunsero in seguito un totale di circa 2.500 uomini, combatterono sino al giugno 1919 in Siberia contro i bolscevichi nelle regioni di Irkutsk, Harbin e Vladivostok. Furono rimpatriati in Italia, via mare, tra la fine del 1919 e gli inizi del 1920.
17) Aisin Gioro Pŭ Yí 愛新覺羅 溥儀 (1906-1967), l’ultimo imperatore della Cina, regnò dal 1908 al 1912 come “imperatore dell’Era Xuāntŏng” (宣統皇帝 ” xuāntŏng huángdì”). Costretto ad abdicare il 28 febbraio 1912, continuò a vivere con la sua corte nella Città Proibita, da cui fu espulso il 5 novembre 1924. Nel mese di febbraio del 1925, Pŭ Yì si trasferì a Tientsin, dove visse fino al 1931 sotto la protezione dei Giapponesi. Dal 1934 al 1945 fu imperatore del Manchukuo o Impero di Manciuria 滿洲帝國 (“mānzhōu dìguó”), lo Stato fantoccio creato dai Giapponesi in Manciuria.
18) Nel 1926 l’esercito del Kuomintang (国民党 “guómíndăng) lanciò, partendo da Canton, una campagna militare, la cosiddetta “Spedizione dell’Esercito Nazionale Rivoluzionario verso il Nord” ( 國民革命軍北伐 “guómín gémìng jūn běifá”), contro il governo della Repubblica di Cina, che aveva sede in Pechino. Verso la metà del 1928, il teatro della guerra raggiunse la regione di Tientsin. La città fu occupata dalle truppe del Kuomintang il 12 giugno 1928.
19) Il 12 luglio 1919 la delegazione italiana alla Conferenza di Pace di Parigi aveva chiesto che fosse consentito all’Italia di accorpare alla sua concessione di Tientsin l’adiacente area della ex-concessione austro-ungarica. Di fronte all’opposizione degli altri Stati vincitori, la delegazione aveva allora proposto che l’ex-concessione austro-ungarica fosse restituita alla Repubblica di Cina e che quest’ultima ne attribuisse in seguito una parte all’Italia, ma anche questa proposta era stata respinta dalla Commissione Speciale competente in materia.
20) L’area della ex concessione austro-ungarica misurava circa 600.000 metri quadrati
21) Wāng Jīngwèi 汪精卫 (1883-1944) guidò dal 1940 al 1944 il cosiddetto “Governo nazionale riorganizzato della Repubblica di Cina”, che collaborò con i Giapponesi nei territori controllati da questi ultimi.
22) La Repubblica di Cina ( 中华民国 “zhōnghuá mínguó”) aveva ripreso nel 1945 il controllo della maggior parte dei territori occupati dai Giapponesi durante la guerra.
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