IL DIARIO DI UN MATTO
Due fratelli, di cui ora non dirò il nome, erano diventati miei amici al tempo delle scuole medie, ma poi ciascuno di noi era andato per la propria strada e, col passare degli anni, a poco a poco ci eravamo persi di vista. Alcuni giorni fa ho saputo accidentalmente che uno di loro era stato molto malato. Mentre ritornavo alla mia città di origine, ho interrotto il viaggio ed ho fatto un salto a casa loro, ma ne ho incontrato soltanto uno.
Mi ha detto che il malato era il fratello minore. “Ti sei scomodato a venire di lontano” ha aggiunto “ma mio fratello s`è ristabilito già da parecchio tempo ed è stato inviato a fare una supplenza in provincia”. Poi si è messo a ridere e mi ha mostrato due quaderni, di quelli che si usano per tenere un diario, spiegandomi che da quei quaderni si poteva capire chiaramente la natura della malattia e che non c’era niente di male nel mostrarli ad un vecchio amico.
Ho preso con me i quaderni e, nel viaggio verso casa, li ho letti attentamente. Mi sono allora reso conto che il mio amico aveva sofferto di una forma di “ delirio di persecuzione”.
Il diario è scritto in modo confuso e disordinato ed è pieno di frasi senza senso. Inoltre non vi è menzionata alcuna data e solo qualche differenza nel colore dell’inchiostro o nella forma dei caratteri, ora scarabocchiati ora tracciati con un po' più d’attenzione, permette di comprendere che l’autore non l’ha redatto tutto nello stesso posto e nello stesso momento.
Di tanto in tanto vi compare anche qualche considerazione più o meno ragionevole.
Ho copiato alcuni brani del diario, che intendo utilizzare come materiale per uno studio scientifico. Ho riportato tutto, anche gli svarioni, senza cambiare una sola parola.
Tuttavia ho modificato i nomi delle persone, anche se si tratta sempre di gente di campagna, individui sconosciuti e senza importanza.
Quanto al titolo, è il titolo che lui stesso ha dato ai suoi appunti dopo la guarigione ed io non l’ho cambiato.
In data 4 aprile del settimo anno dell’era repubblicana.
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