Il territorio che costituisce oggi la parte settentrionale del Vietnam fu conquistato dall’imperatore Wŭdì 武 帝 della dinastia Hàn 漢 朝 nel 111 a.C. in seguito ad una guerra che portò alla sottomissione del regno di Nányuè 南 越 , il quale comprendeva anche vaste regioni dell’attuale Cina meridionale.
La dominazione cinese durò per più di un millennio, nonostante numerose rivolte, come quelle delle sorelle Tru’ng (dal 40 al 43 d.C.) e della signora Triḝu (nel 248 d.C.), ed un breve periodo di indipendenza (dal 544 d.C. al 622 d.C.), sotto la dinastia Lý.
Soltanto nel 938 d.C. il ribelle Ngô Quyền riuscì a battere le truppe della dinastia degli Hàn Meridionali 朝 南 韓 nella battaglia del fiume Bạch Đằng e ad ottenere la piena indipendenza del paese, proclamandosi, l’anno successivo, re dell’Annam.
Il multisecolare contatto con i Cinesi aveva enormemente influenzato la lingua, la cultura e la società dei popoli dell’Annam, cosicché gli stessi Cinesi riconobbero più tardi al nuovo regno l’importante qualifica di “stato civilizzato” (文 明 志 國 ”wénmíng zhìguó”, in lingua vietnamita:”văn hiến chi bang”). Gli atti dell’amministrazione e i testi religiosi e letterari continuarono per lungo tempo ad essere scritti in lingua cinese.
L’indipendenza del paese non fu immediatamente riconosciuta dai governanti cinesi, ma, trascorsi una cinquantina d’anni, la nuova dinastia dei Sòng 宋 朝 (960 d.C.-1279 d.C.) accettò di stabilire rapporti diplomatici con il regno dell’Annam.
È proprio alla prima missione di un ambasciatore cinese presso il re dell’Annam, svoltasi nel 987 d.C., che risale il primo testo scritto, a noi pervenuto, della poesia vietnamita. Tale testo può essere considerato una “coproduzione” sino-annamita.
Si racconta infatti che, quando l’ambasciatore cinese Lĭ Jué 李覺 giunse al fiume che costituiva la frontiera tra i due paesi, fu inviato ad accoglierlo con una barca per traghettarlo sull’altra riva il monaco buddhista Đỗ Pháp Thuận. 杜 法 順 (915 d.C.-991 d.C.).
Durante la traversata, scorgendo sui banchi di sabbia alcune oche selvatiche, Lĭ Jué recitò i primi due versi di una quartina (絕句 “juéjù”). Con sua grande sorpresa, il monaco, che egli riteneva rozzo ed incolto, completò la quartina recitando un secondo distico pienamente conforme alle rigorose esigenze formali della poesia Táng.
Il testo della lirica è il seguente:
鵝 鵝 兩 鵝 鵝 é é liăng é é Una coppia d’oche selvatiche
仰 面向 天 涯 yăng miàn xiàng tiān yá dalla sabbia guarda verso il cielo.
白 毛 鋪 綠 水 bái máo pū lǜ shuĭ Candide piume sull’acqua azzurra.
紅 棹 擺青波 hóng zhào băi qīng bō Rosse zampette nelle chiare onde.
La poesia non è originale in quanto entrambi i suoi presunti autori sembrano aver tratto ispirazione, citandola quasi letteralmente, da una poesia di Luò Bīnwáng 駱 賓 王 (ca. 619–ca.684):
詠 鵝 鵝 鵝 鵝 yŏng é é é é Oche selvatiche, oche,oche.
曲 項 向 天 歌 qū xiāng xiàng tiān gē Alzate il capo al cielo e cantate.
白毛 浮 綠 水 bái máo fú lǜ shuĭ Bianche piume sullo sfondo azzurro.
紅 掌 撥 清 波 hóng zhăng bō qīng bō Rosse palme nelle limpide onde.
Il primo testo veramente originale di poesia vietnamita che ci è stato tramandato appartiene comunque allo stesso Đỗ Pháp Thuận ed è intitolato “Il Destino della Nazione”. ( 國 阼 “guò zuò”). (1)
Sarebbe stato composto in risposta ad una domanda rivolta dal re al saggio monaco per ottenere dei consigli sul governo dello Stato.
“Il Destino della Nazione”. 國 阼 “guò zuò”
Il destino della nazione 國 阼 如 藤 络 guò zuò rú téng luò
è come una cesta di vimini. (2)
Pace e tranquillità ora regnano 南 天 哩 太 平 nán tiān lĭ tài píng
nei territori del meridione.
Se il tuo governo si conformerà 無 為 居 殿 閣 wú wéi jū diàn gé
alla regola del “non agire”, (3)(4)
in ogni luogo saran deposte 處 處 息 刀 兵 chù chù xī dāo bīng
le armi, si fermeranno i soldati.
NOTE
1) Il termine 阼 (“zuò”) designava la scalinata orientale del palazzo reale, che conduceva alla sala delle udienze, cioè alla sala del trono. Esso è quindi una metafora per indicare il “trono”, il “sovrano”. Il titolo potrebbe perciò anche essere reso con il “Sovrano della Nazione”, visto che il poeta fornisce al re consigli sul modo di governare.
2) L’immagine delle canne intrecciate (藤 络“téng luò”) simboleggia la coesione e l’unità del popolo, presupposto indispensabile per la prosperità della nazione.
3) Il principio del “non agire” (無 為 “wú wéi”) è enunciato dal Dào Dé Jīng 道 德 經 come una delle regole fondamentali a cui devono ispirarsi gli uomini di governo. Secondo la dottrina taoista, il miglior modo di governare è infatti quello di seguire la Via, cioè il corso naturale delle cose, senza cercare di coartarlo con interventi arbitrari destinati al fallimento. Il termine “wú wéi” è stato preso a prestito dai traduttori dei sutra buddhisti per rendere il concetto, in parte analogo, della “asaṃskṛta śūnyatā ”( असंस्कृत शून्यता ), cioè della vacuità di tutti i fenomeni incondizionati. Chi riesce a ritrovarsi in uno stato di totale indifferenza al mondo, sfugge al ciclo delle reincarnazioni e raggiunge il nirvana. Nell’una e nell’altra prospettiva, il sovrano migliore è sempre colui che sa sottrarsi alle tentazioni dell’ambizione e del successo.
4) I termini 居 (“jū”), 殿 (“ diàn”) e 閣 (“gé”) significano rispettivamente “residenza”, ”palazzo” e “camera”. Li ho intesi, nel loro insieme, come le “autorità di governo”.
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