Il Fiume Azzurro sfocia nell’Oceano e non è escluso che qualche goccia della sua acqua arrivi, grazie al gioco delle correnti, a lambire le coste del Giappone. L’influenza della cultura cinese sulla civiltà giapponese è, del resto, sempre stata importantissima. Non mi sembra perciò troppo audace leggere sulle rive del Fiume Azzurro qualche haiku di Matsuo Bashō.
Vita di Matsuo Bashō
Matsuo Bashō 松 尾 芭 蕉 nacque l’ultimo anno dell’era Kan’ei 寛 永(1644) a Tsuge 柘 植, presso Ueno 上 野, nella provincia di Iga 伊 賀 (oggi prefettura di Mie 三 重 県). Il padre, Matsuo Yozaemon 松 尾 与 左 衛 門, era un samurai di basso rango al servizio del daimyō 大 名 di Iga, Tōdō Shinshicirō 藤 堂 新 七 郎.
Gli fu dato, alla nascita, il nome di Kinsaku 金 作, ma, a partire dall’età di nove anni, fu chiamato Munefusa 宗 房.
Alla morte del padre, nel 1662, Munefusa entrò al servizio del figlio del daimyō, Tōdō Yoshitada 藤 堂 良 忠, che aveva due anni più di lui ed era un appassionato di letteratura. I due divennero amici ed appresero i primi rudimenti dell’haikai 俳 諧 (1) da Kitamura Kigin 北 村 季 吟, maestro della scuola Teimon 貞 門 (2).
Munefusa assunse allora lo pseudonimo di Sōbō 宋 房.
Un suo primo hokku (3) fu pubblicato nel 1664 nella prestigiosa raccolta Sayo no Nakayama Shu 佐 夜 の 中 山 集 (4).
Nel 1665 Munefusa e Yoshitada parteciparono insieme ad una sessione di renga 連 歌 (5) in cui composero, alternandosi, cento strofe, ma nel 1666 Yoshitada morì improvvisamente.
Munefusa, dovendo allora scegliere tra la poesia e le funzioni di samurai, abbandonò il servizio.
Poco è noto della sua vita negli anni immediatamente successivi. Si sa che continuò ad occuparsi di poesia e che si recò più volte a Kyōto. Alcuni suoi versi appaiono in un’antologia di “haikai” pubblicata nel 1667 e in altre tre antologie pubblicate tra il 1669 e il 1671. Se ne può quindi inferire che il suo nome cominciasse ad essere conosciuto negli ambienti letterari.
Poco tempo dopo Munefusa compilò un’antologia di “haiku” intitolata “Giochi di conchiglie” (貝 お ほ ひ“kai oi”), in cui commentava poesie di vari autori.
Nel 1672 si stabilì a Edo 江 戸, dove ottenne un impiego come controllore aggiunto al rifornimento idrico della città.
A Edo, subì l’influenza della scuola Danrin 談 林 di Osaka 大 坂 (6), allora guidata da Nishiyama Sōin 西 山 宋 因 (1605-1682).
Nel 1675 partecipò ad alcune riunioni poetiche organizzate in onore del maestro Sōin, di passaggio a Edo. Quello stesso anno, assunse il nome d’arte (俳 語“haigo”) di Tōsei 桃 青.
Grazie alla crescente fama, che gli procurò il sostegno di molti ammiratori provvisti di mezzi, nel 1680 poté infine rinunciare all’impiego e vivere, anche se modestamente, dei soli proventi della poesia.
Pubblicò in quell’anno un’antologia di haikai intitolata “Venti ‘kasen’ (7) composti dai discepoli di Tōsei (桃 青 門 弟 独 吟 二 十 歌 仙 “ tōsei montei dokugin nijūkkasen”).
Deluso sia dalle regole troppo rigide della scuola Teimon sia da quelle troppo blande della scuola Danrin, Munefusa le abbandonò entrambe per fondare una propria scuola, che chiamò “La scuola dell’autenticità” (蕉 門 の 十 哲 “shōmon no jittetsu”).
Sempre nel 1680 un suo discepolo, Sugiyama Sanpū 杉 山 杉 風, ricco grossista di pesce, gli offrì una capanna sulla riva del fiume Sumida 墨 田, nel sobborgo di Fukagawa 深 川, allora lontano dal centro della città di Edo.
Nella primavera del 1681, un altro discepolo, Rika 李 下, gli offrì per il suo giardino, un banano (芭 蕉.”bashō”).
Il poeta ne trasse pretesto per chiamare il proprio ritiro “L’eremo del banano” (芭 蕉 庵“bashō an”). Da questo nome derivò anche il nome d’arte “Bashō”, con cui è passato alla posterità.
Nel 1682, il grande incendio che devastò Edo, distrusse anche l’eremo di Bashō. Mentre i discepoli lo ricostruivano, il poeta effettuò un viaggio di circa sei mesi nella provincia di Kai 甲 斐.
Di questa escursione Bashō non tenne alcun diario. Fu solo a partire dall’autunno 1684, infatti, che egli incominciò ad annotare regolarmente le sue impressioni di viaggio.
Durante l’assenza del maestro la scuola Shōmon pubblicò, sotto la direzione di Ōhara Chiharu 大 原 千 春, il “Mushashiburi” ( 武 蔵 曲“Canto della regione di Mushashi”), un’antologia che raccoglieva “haikai” di ventisette discepoli.
Nel 1683, Enomoto Kikaku 榎 本 其 角, pubblicò un’altra antologia, il “Minashiguri” (虚 栗“Bucce di castagna”), in cui figuravano composizioni di centoquattordici autori.
Queste raccolte non suscitarono però l’entusiasmo del maestro, che le giudicò di qualità modesta.
Verso la fine del mese di agosto del 1684, Bashō, si recò a Ueno 上 野, in compagnia dell’amico Naemura Chiri苗 村 千 里, seguendo la via del Tōkaidō 東 海 道 e sostando presso il celebre santuario di Ise 伊 勢. Si recò poi a Nagoya 名 古 屋, dove un gruppo di discepoli pubblicò, con la sua approvazione, una raccolta di “kasen”, intitolata “Fuyu no hi”( 冬 の 日 “Giorni d’inverno”). Visitò in seguito Nara 奈 良, Ogaki 大 垣 e Kyōto 京 都.
Il diario del viaggio a Ueno porta un titolo curioso”Appunti di un viaggiatore rassegnato a lasciarci la pelle” (野 ざ ら し 紀 行 “nozarashi kikō”). Si tratta senza dubbio di un’esagerazione, anche se è giusto ricordare che, a quei tempi, le vie non erano troppo sicure e la salute di Bashō era piuttosto cagionevole.
Dopo questo viaggio, Bashō ritornò al suo eremo, dove stette per due anni, dedicandosi alla poesia e all’insegnamento dell’haiku.
Nel 1687 si recò, seguendo il corso del fiume Tone 利 根, al santuario di Kashima 鹿 嶋, dove ammirò la luna d’autunno, e rese poi visita al maestro Zen Buttchō 佛 頂 presso il tempio di Unganji 雲 岸 寺. 8) Lo stesso anno pubblicò il suo diario di viaggio intitolato “Viaggio a Kashima” (鹿 嶋 紀 行“ kashima kikō”).
Nella primavera del 1688 visitò di nuovo Ueno 上 野, Yoshino 吉 野, Suma 須 磨, Akashi 明 石 e, infine, Kyōto 京 都, dove fu ospitato dal figlio del suo antico padrone Yoshitada. Verso la metà di agosto si recò a Sarashina 更 科, fermandosi, lungo il percorso, in alcuni luoghi celebri cantati dagli antichi poeti.
Rientrato a Edo, pubblicò due diari di viaggio:
“Il quaderno della valigetta”( 笈 の 小 文 “oi no kobumi”), che descrive il periplo fino ad Akashi
“Il viaggio a Sarashina” (更 科 紀 行 “sarashina kikō”), che copre il percorso da Akashi a Sarashina.
La vita quasi ascetica e i frequenti pellegrinaggi di Bashō hanno indotto parecchi studiosi, specialmente occidentali, a ritenere che fosse divenuto monaco. Ciò non è mai stato chiaramente provato. Lo stesso Bashō, nel preambolo del “Viaggio a Kashima”, dichiara: “Quanto a me, che non sono né monaco né laico, mi si potrebbe chiamare come (un pipistrello) qualcosa di mezzo tra un uccello e un topo”(今 ひ と り は, 僧 に も あ ら ず 俗 に も あ ら ず, 鳥 鼠 の 間 に 名 を か う ぶ り ”ima hitori wa, bōzu ni mo arazu narawashi ni mo arazu, tori nezumi ni aida ni na o kauburi”), lasciando così la questione in sospeso.
Il 23 marzo 1689 Bashō intraprese, in compagnia del discepolo Kawai Sora 河 合 曾 良, un viaggio verso le province settentrionali. Attraversando Nikkō 日 光, Shirakawa 白 河, Sendai 仙 台, Matsushima 松 島 e Ishinomaki 石 巻, giunse a Hiraizumi 平 泉, da dove piegò ad ovest verso Sakata 酒 田 e, in seguito, costeggiando il mare interno, passò per Niigata 新 潟, Kanazawa 金 沢 e Tsuruga 敦 賀, arrivando infine, nei primi giorni dell’autunno, a Ogaki 大垣.
Il diario di questo viaggio, pubblicato cinque anni dopo e intitolato “Cammino dell’estremo nord” (奥 の 細 道 “oku no hosomichi”), è un esempio di perfetta fusione tra le poesie e i pezzi in prosa che le accompagnano.Esso diede vita ad un nuovo genere letterario che fu chiamato “haibun” 俳 文.
Durante la sua assenza, i discepoli pubblicarono l’antologia “Brughiera” (あ ら 野 “ara no”), che contiene anche 53 poesie del maestro, di cui 11 distici.
Terminato il viaggio, Bashō non rientrò al suo eremo, ma si recò ancora in vari altri luoghi per rendere visita ad amici e discepoli. Nell’estate del 1690, soggiornò al Genjūan 幻 住 安, un eremo di montagna sulle rive del lago Biwa 琵 琶 湖 ed incontrò in numerose occasioni i poeti di Haikai 俳 人(“haijin”) della regione di Kyōto 京 都.
Nel corso di questi soggiorni in diversi eremi, compose due diari: le “Note del Genjūan(幻 住 安 記 “genjūan ki") nel 1690 e il “Diario di Saga” (嵯 峨 日 記 “saga nikki”) nel 1691.
Ritornò a Edo nell’inverno del 1691 ,dopo che i suoi discepoli avevano pubblicato altre due antologie: “La zucca” (ひ さ ご “hisago”) e “Il mantello da pioggia della scimmia” (猿 蓑 ”sarumino”).
Pubblicò in quell’occasione il “Discorso sul trapianto del banano” (芭 蕉 を 移 す 詞 “bashō o utsusu kotoba”), un brevissimo saggio poetico in cui evoca le impressioni suscitate in lui dalla costruzione del suo nuovo eremo.
L’anno successivo apparve la sua ultima raccolta di poesie intitolata “Nel mio ritiro” (閉 関 之 説 “heikan no setsu”), un “haibun” 俳 文 nel quale spiega le ragioni che lo hanno indotto a condurre una vita isolata e lontana dal mondo.
La fama delle sue opere, che si era ormai diffusa in tutto il paese, gli procurò però, contrariamente ai suoi desideri, una grande quantità di visite e di impegni sociali, da cui riuscì a poco a poco a liberarsi solo nell’autunno del 1693.
Benché gravemente malato, ricominciò a viaggiare a metà maggio del 1694, in compagnia di Jirobei 二 郎 兵 衛, uno dei figli di Jutei 寿貞, la donna sposata in gioventù, che era ritornata, da qualche tempo, a vivere con lui.
Costretto dalla malattia a fermarsi ad Osaka 小 坂, vi morì il 12 ottobre 1694.
È sepolto, conformemente alle sue volontà, nel monastero Gichūji 義 仲 寺, sulle rive meridionali del lago Biwa 琵 琶 湖, (città di Otsu 大 津, prefettura di Shiga 滋 賀 県). Sulla sua tomba è stato piantato un albero di banano.
Si racconta che, fedele ai suoi princìpi, prima di morire, raccomandasse ai discepoli di non costringere gli “haiku” nella camicia di forza di regole troppo rigide perché “il fiore dell’haikai è la novità” (新 し み は.俳 諧 の 花 “shinsimi wa, haikai no hana”).
Nella sua ultima haiku leggiamo:
“Malato in viaggio tabi ni yande 旅 に病で
io vago in sogno nella yume wa kareno o 夢 は 枯 野 を
steppa deserta". kake meguru かけ廻る
NOTE
(1) L’”haikai”俳 諧 nasce nell’ambito dell’antico genere poetico detto”renga” 連 歌, che, a partire dal XIV° secolo d.C., si distingue in due filoni: l’”ushin renga” 有 心 連 歌 (“renga serio”, ispirato alla tradizione e praticato dalla élite nobiliare) ed il “mushin renga” 無 心 連 歌 (“renga leggero”, 俳 諧 連 歌, organizzato come breve divertimento alla fine di una sessione di “renga serio” e praticato da persone di rango meno elevato). Il “mushin renga” detto anche “haikai renga” 俳 諧 連 歌 è normalmente composto di 36 strofe ed il suo lessico ( 拝 言 “haigon”) utilizza parole del linguaggio quotidiano (俗 語 “zokugo”). Col passare del tempo ”ushin renga “ diventa semplicemente “renga” e ”haikai renga” 俳 諧 連 歌 viene abbreviato in “haikai” 俳 諧.
La prima strofa di un “haikai” era chiamata “hokku” 発 勾, cioè “strofa iniziale”. Essa doveva necessariamente suggerire la stagione in cui si svolgeva la sessione di haikai. Contrariamente alle altre strofe dell’haikai, ciascuna delle quali doveva avere un legame con la precedente, essa era l’unica libera da vincoli, a parte il riferimento obbligatorio alla stagione (“kigo” 季 語). Bashō fu il primo a sfruttare l’ autonomia della prima strofa per scrivere “hokku” indipendenti da una sessione collettiva di poesia.
Il termine “haiku” 俳 句, oggi in uso, fu coniato soltanto agli inizi del XX° secolo, dal poeta Masaoka Shiki 正 岡 子 規, per distinguere queste brevi composizioni dagli “hokku 発 勾”, cioè dalle prime strofe degli “haikai” 俳 諧.
2) La scuola Teimon 貞 門 è una scuola di “haikai” 俳 諧 fondata a Kyōto 京 都 da Matsunaga Teitoku 松 永 貞 徳 (1571-1653). Essa accetta l’uso del linguaggio quotidiano, ma cerca di evitare la banalità. Predicando il collegamento delle strofe sulla base di giochi di parole, essa crea dei repertori di termini classificati per associazioni di idee e finisce quindi con l’approdare ad un rigido formalismo. La poesia di Bashō si libera presto dai vincoli di questa scuola.
3) Lo “hokku” 発 勾 è, come s’è visto, la prima strofa di un “haikai” 俳 諧.
4) Sayo no Nakayama 佐 夜 の 中 山 è il nome di una regione cantata da numerosi antichi poeti.
5) Il “chō renga”長 連 歌 (“poesia collettiva lunga”) o “kusari renga” 鎖 連 歌 (“poesia collettiva a catena”) è una composizione a due voci, che ricorda un po’ il canto amebeo della letteratura greca, in cui ogni strofa è legata alla precedente dall’evocazione di una parola, dallo sviluppo di un pensiero o da una risonanza, riprendendo spesso taluni temi come le stagioni, la luna o l’amore, senza che però ne consegua una costruzione logica e ordinata. Si potrebbe dire che è una raccolta di frammenti tenuti insieme da vaghe associazioni di idee.
Nato all’inizio del XII° secolo d.C., questo genere poetico si sviluppò pienamente tra la metà del XIII° secolo e il XVI° secolo.
Le varie forme di “renga” si distinguono per il diverso numero delle strofe. Una di queste forme è lo “hyakuin renga” 百 韻 連 歌, che conta cento strofe.
Dal “renga” 連 歌 derivarono, nel corso del tempo, i generi poetici detti “haikai” 俳 諧 e “haiku” 俳 句.
6) La scuola Danrin 談 林 (“Bosco delle conversazioni”), originaria di Osaka 大 坂, propugnava una poesia libera da vincoli e convenzioni: ritmo agile, lessico ispirato al linguaggio quotidiano, libera scelta dei temi.
7) Il “kasen” 歌 仙 è un “renga” 連 歌 di 36 strofe.
8) Il tempio buddhista di Unganji 雲 岸 寺 sorgeva nella provincia di Shimotsuke 下 野.
ALCUNE HAIKU DI BASHŌ (1)
12 Vento d’autunno. aki kaze no 秋風の
La porta scorrevole yarido no kuchi ya 鑓戸の口や
scricchiola e geme. togari goe とがりごゑ
23 Ridono i fiori. hana no kao 花の顔 (2)
Una timida luna ni harōte shite ya に晴うてしてや
un po’ velata. oboro zuki おぼろ龍月
28 Di primavera haru kaze ni 春風に
s’odon risa nel vento. fukidashi warau 吹き出し笑ふ
Sbocciano i fiori. hana mogana 花も哉
29 Viene l’estate. natsu chikashi なつちかし
Chiudi la tua boccaccia sono kuchi tabae 其口たばへ
vento tra i fiori. hana no kaze 花の風
32 Soffio di vento. kaze fukeba 風吹ば
Il ciliegio di bosco o bosō naru ya 尾ぼそうなるや
muove la coda. inuzakura 犬桜 (3)
33 Fiori sull’onde. nami no hana 浪の花
Tra la pioggia e la neve to yuki mo ya mizu と雪もや水
volan petali. ni kaeri bana にかえり花
41 È così bello utsukushiki うつくしき
l’ovale del melone. sono hime uri ya 其ひめ瓜や
Da imperatrice... kisaki za ne 后ざね (4)
46. Tu guardi l’ombra miru kage ya 見る影や
ed attendi la notte mada katanari mo まだ片なりも
di luna piena. yoi zuki yo 宵 月 夜
54. Bramisce il cervo musashino ya 武蔵野や
nel piano di Musashi. issun hodo na 一寸ほどな
Eco lontana. shika no koe 鹿の声 (5)
63. Vento del Fuji fuji no kaze 富士の風
dipinto sul ventaglio. ya ōgi ni nosete や扇にのせて
Ricordo di Edo. edo miyage 江戸土産
76. Giù dall’albero kozue yori 梢より
precipita la spoglia adani ochi keri あだに落けり
d’una cicala. semi no kara 蝉のから
83. Passan le nubi. yuku kumo ya 行雲や
Pisciatina di cane, inu no kake bari 犬の欠ばり
pioggia d’inverno. murashigure むらしぐれ
86. Neve sul Fuji. fuji no yuki 富士の雪
Così lo vede Rōsei rōsei ga yume o 盧生が夢を
che sta sognando. tsukase tari つかせたり(6)
92. I primi fiori. hatsu bana 初花
Più di settantacinque ni inochi sichijūgo に命七十五
anni di vita. nen hodo 年ほど(7)
96. Innamorate aki kinu to 秋きぬと
le stelle d’autunno. tsuma kou hoshi 妻こふの星
Bramisce il daino. shika no kawa 鹿の革 (8)
98. Giorno di pioggia. ame no hi 雨の日
Autunno dappertutto, ya seken no aki や世間の秋
non nei teatri. o sakai chō を堺町 (9)
102. Pur l’olandese, oranda mo 阿蘭陀も
in sella al suo cavallo, hana ni ki ni keri 花に来にけり
ammira i fiori. uma ni kura 馬に鞍 (10)
104.Giunge l’autunno. harinuki no はりぬきの
Come lo sai tu, gatto neko mo shiru nari 猫もしる也
di cartapesta? kesa no aki 今朝の秋
105. Luna d’estate. sōkai no nami 蒼海の浪
Di saké profumano sake kusashi 酒臭し
l’ onde azzurrine. kyō no tsuki けふの月
109. Mattino di neve. kesa no yuki 今朝の雪
Verdi foglie di porro nebuka o sono no 根深を園の
là nel giardino. shiori kana 枝折哉
114. Con quale voce kumo nanto ne 蜘何と音
nel vento d’autunno o nani to naku をなにと鳴
canta un ragnetto? aki no kaze 秋の風
118. Sul ramo secco kare’eda ni かれ枝に
un corvo appollaiato. karasu no tomari keri 烏のとまりけり
Sera d’autunno. aki no kure 秋の暮
125. Mattino di neve. yuki no asa 雪の朝
Tutto solo mastico hitori karazake 独り干 鮭
salmone secco. o kami e tari を噛得たり
129.Festa dei bonzi sakari ja hana 盛りざや法花
al fiorir dei ciliegi ni sozoro uki boshi に坐 浮師
e belle donne. numeri zuma ぬめり妻
134. Pioggia di giugno. samidare ni 五月雨に
Le zampe degli aironi tsuru no ashi 鶴の足
si raccorciano. mijikaku nareri みじかくなれり
135. Spine di rovo gu ni kuraku 愚にくらく
invece di lucciole. ibara o tsukamu いばらをつかむ
Follia notturna! hotaru kana 蛍哉
145. In mezzo ai fiori, hana ni e’eri 花にえり
ubriaca ed armata, haori kite katana 羽織着てかたな
vestita da uomo. sasu onna 指女 (11)
146. Che può importare futsuka ei 二日酔えい
l’effetto della sbornia monokawa hana no ものかは花の
in mezzo ai fiori? aru aida あるあいだ
151. I giovanotti ume yanagi 梅柳
come prugne.I salici sazo wakashu kana さぞ若衆哉
come fanciulle onna kana 女哉
176. Lungo il sentiero michi no be 道のべ
bruca il mio cavallo no mukuge wa uma の木槿は馬
fiori d’ibisco. ni kuware keri にくはれけり
191. Passo di Fuwa. aki kaze ya 秋風や
Soffia il vento d’autunno yabu mo hatake 薮も畠も
su campi e steppa. fuwa no seki 不破の関
203. Pioggia d’inverno kasa mo naki かさもなき
ed io son senz’ombrello. ware o shigururu 我をしぐるる
Che brutta storia! ka ko wa nanto かこは何と
210. È capodanno. ganjitsu ya 元日や
Ci penso e mi rattristo. omoeba sabishi おもえばさびし
Sera d’autunno. aki no kure 秋の暮
221. Foresta Nera. kuromori 黒森
Che nome, stamattina, o nani to yū tomo をなにといふとも
sotto la neve. kesa no yuki 今朝の雪
227. Già primavera. haru nare ya 春なれや
Sui monti senza nome na mo naki yama no 名もなき山の
nebbia leggera. usu gasumi 薄霞
261. In lontananza, kan’on no 観音の
tra nuvole di fiori, iraka miyaritsu いらかみやりつ
tempio di Kan’on. hana no kumo 花の雲
266 Nel vecchio stagno furu ike ya 古池や
un ranocchio si tuffa. kawazu tobikomu 蛙飛込む
Mormora l’acqua. mizu no oto 水のおと
Bashō (12)
Che tenerezza! itaikeni いたいけに
Un ranocchio naviga kawazu tsukubau 蛙つくばふ
sopra una foglia. ukiha kana 浮葉哉
Senka (13)
274.La prima neve. hatsu yuki ya 初雪や
Le foglie dei narcisi suisen no ha no 水仙の葉の
piegano in basso. tawamu made たわむまで
280. Soli compagni tsuki yuki to 月雪と
son per me luna e neve. nosabari kerashi のさばりけらし
Fine dell’anno. toshi no kure 年の暮
285 Amici passeri, hana ni asobu 花にあそぶ
non mangiate i tafani abu na kurai so 虻なくらいそ
che giocan sui fiori. tomo suzume 友雀
286 Ciliegi in fiore. kō no su mo こうの巣も
Un nido di cicogne miraruru hana no みらるる花の
dentro il fogliame hagoshi kana 葉越哉
289. Lunga giornata. nagaki hi 永き日
Le allodole non hanno mo saezuri taranu も囀 たらぬ
finito il canto. hibari kana ひばり哉
295. Capelli lunghi. kami haete 髪はえて
Volto pallido e bianco. yōgan haoshi 容顔蒼し
Pioggia di giugno. satsuki ame 五月雨
296. Pioggia di giugno. samidare ni 五月雨に
Il nido dello svasso nio no ukisu o 鳩 の浮巣を
flotta sull’acqua. mi ni yukan 見に行む
301. Granchio di fiume sazaregani さざれ蟹
su su per la mia gamba ashi hai noboru 足はひのぼる
nell’acqua chiara. shimizu kana 清水哉
306. L’età dei numi kono matsu no 此松の
avrebbe questo pino. no mibae seshi yo みばへせし代
Divino autunno. kami no aki 神の秋
320. Sole d’inverno. fuyu no hi 冬の日
Sono un’ombra gelata ya bajō ni kōru や馬上に氷る
sopra un cavallo. kageboshi 影法師
329. Pioggia d’inverno, omoshirosi 面白し
come saresti bella yuki ni ya naran 雪にやならん
mutata in neve. fuyu no ame 冬の雨
345. Fiori di prugno, ume no ki 梅の木
là, in cima all’albero, ni nao yadori gi ya に猶やどり木や
e tutt’intorno. ume no hana 梅の花
348. O rondinelle. sakazuki ni 盃 に
Niente fango, vi prego, doro na otoshi so 泥な落しそ
nella mia coppa. mura tsubame むら燕
368. Giù ad uno ad uno horohoroto ほろほろと
i petali di rosa. yamabuki chiru ka 山吹ちるか (14)
Acqua che scorre. taki no oto 滝の音
371. Con un ventaglio, ōgi nite 扇にて
nell’ombra, bevo saké. sake kumu kage ya 酒くむかげや
Cadon le foglie. chiru sakura ちる桜
390. Tempio di Suma. sumadera ya 須磨寺や
Eco d’un flauto muto ya fukanu fue kiku ふかぬ笛きく
sotto gli alberi. koshita yami 木下やみ
401.Corta è la notte. hirugao no 鼓子花の
Di giorno i convolvoli mijikayo neburu 短夜ねぶる
dormono ancora. hiruma kana 昼間哉
542. Quanta tristezza! muzan ya na むざんやな
Un grillo si nasconde kabuto no shita no 兜の下の
sotto quell’elmo. kirigirisu きりぎりす (15)
NOTE
1) Le poesie sono qui presentate nel loro ordine cronologico di composizione.
2) Nelle haiku i fiori (花 “hana”) sono sempre i fiori di ciliegio 桜 の 花 (“sakura no hana”) che non si possono nominare per esteso perché altrimenti salterebbe il rigido schema metrico della poesia: 5 sillabe - 7 sillabe -5 sillabe. La stessa convenzione vale per la traduzione italiana se si vuole rispettare, come ho fatto qui, la metrica dell’originale.
3) C’è in questa haiku un gioco di parole che si rende male in italiano. In giapponese il ciliegio selvatico è infatti chiamato “inuzakura”( 犬 桜) cioè “il ciliegio del cane”.
4) L’antico ideale della bellezza femminile era, come si vede nei ritratti delle grandi dame di un tempo, un volto dall’ovale perfetto.
5) Ho tradotto con “eco lontana” l’espressione 一 寸 ほ ど な (“issun hodo na) la quale significa, letteralmente, che il bramito del cervo non si sente al di là di un pollice di distanza. La pianura di Musashi è così vasta che i rumori giungono all’ascoltatore estremamente attenuati ed affievoliti.
6) Lú Shēng 盧 生 (Rōsei nella pronuncia giapponese) è il protagonista di una leggenda cinese dell’epoca Táng. Viaggiando per il mondo in cerca di gloria, un giorno si ferma a mangiare in una trattoria. Mentre l’oste prepara il pranzo, Lú Shēng si assopisce e sogna di compiere grandi imprese, di avere enorme successo, di conquistare un regno, di perderlo e di essere condannato a morte. Si sveglia di soprassalto e si accorge che l’oste non ha ancora terminato di cuocere il cibo. Ammaestrato da questo sogno, rinuncia alle sue ambizioni e ritorna al villaggio.
7) Un augurio di lunga vita legato allo sbocciare della primavera.
8) Le stelle d’autunno sono i due innamorati celesti: il Bovaro (Altair) e la Tessitrice (Vega).
9) La vita cittadina con la sua incessante animazione, in particolare con le frequenti rappresentazioni teatrali, riusciva a rendere vivaci anche le tristi giornate d’autunno.
10) Durante il periodo dello shōgunato fu concesso esclusivamente agli Olandesi il diritto di intrattenere rapporti commerciali con il Giappone. Essi installarono a tale scopo un emporio commerciale sull’isoletta di Dejima 出 島nella baia di Nagasaki長 崎, da cui potevano uscire solo con autorizzazioni eccezionali. Era perciò rarissima l’occasione di scorgere un occidentale all’interno del paese. Ignorando che anche gli Olandesi erano appassionati di fiori, Bashō si stupisce dell’interesse dello straniero per la fioritura dei ciliegi.
11) Anche allora l’alcool poteva avere effetti liberatori. La donna ubriaca dimentica il suo ruolo sociale e si traveste da uomo. Indossa lo “haori” 羽 織, soprabito riservato agli uomini, e cinge la “katana”刀, l’arma dei samurai.
12) Questa poesia appare altresì nella raccolta “Kawasu Awase” ( 蛙 合 “Concorso sul tema della rana”) compilata nel 1686 da Senka 仙 化 . Essa fu scritta nell’ambito di un concorso poetico (句 合“ku awase”) svoltosi nell’aprile di quell’anno al Bashō an 芭 蕉 庵 tra il maestro e un gruppo di suoi discepoli. Merita di essere riportata, accanto all’haiku di Bashō , la composizione di Senka, che è anch’essa molto suggestiva.”
13) Non si conosce molto di Senka 仙 化, se non che fu allievo di Bashō e che pubblicò il “Kawasu Awase”.
14) Lo “yamabuki” 山 吹 è una specie di rosellina selvatica.
15) Nella presentazione di questa haiku Bashō osserva: “Presso il santuario di Tada 多 太 神 社 nella città di Komatsu 小 松 è conservato l’ elmo di Sanemori 実 盛 avvolto da crisantemi e da piante rampicanti. Nonostante i secoli che sono trascorsi, quell’elmo mi ha ispirato pietà quando l’ho visto”. Saitō Bettō Sanemori 斎 藤 別 当 実 盛, famoso samurai, fu ucciso nel 1183 d.C. nella battaglia di Shinohara 篠 原 の 戦い durante il conflitto fra i Taira 平 ed i Minamoto 源.