Capitolo 10
Mă Téng organizza una rivolta in favore della Casa Imperiale
Cáo Cāo manda un esercito a vendicare la morte di suo padre
I. Ritorniamo ora a Lĭ e Guō, i due briganti che intendevano uccidere l’imperatore.
Zhāng Jì e Fán Chóu li dissuasero da un tale gesto con queste considerazioni:”Non possiamo fare una cosa del genere. Se in questo momento uccidessimo l’imperatore, c’è da temere che avremmo tutti contro. Continuiamo piuttosto a trattarlo con il rispetto dovuto ad un sovrano e, nel frattempo, cerchiamo di far passare dalla nostra parte ministri e dignitari in modo da tarpargli le ali. Quando lo avremo privato dei suoi appoggi, potremo ucciderlo e disporre a nostro piacimento del’impero”.
Lĭ e Guō accettarono il suggerimento e riposero le armi.
Dall’alto della porta, l’imperatore domandò loro: “Ormai Wáng Yún è morto.Perché non ritirate le vostre
truppe”.
Lĭ Jué e Guō Sì gli risposero: “Noi abbiamo reso un grande servizio alla Casa Imperiale, ma non siamo stati
ricompensati. È per questo che non abbiamo ancora ritirato le truppe”.
“Che ricompense desiderate?” chiese l’imperatore.
I. Lĭ, Guō , Zhāng e Fán indicarono allora ciascuno, per iscritto, i titoli e le cariche che desideravano ottenere e presentarono le relative domande all’imperatore, il quale non potè far altro che accoglierle.
Lĭ Jué fu nominato Comandante in capo della Cavalleria e marchese di Chíyáng, nonché capo della polizia e
sovrintendente ai lavori pubblici, e gli furono attribuiti il bastone da maresciallo e l’ascia, simbolo di autorità militare.
Guō Sì fu nominato Comandante della Retroguardia e ricevette pure lui il bastone da maresciallo e l’ascia.
Entrambi ottennero altresì importanti incarichi governativi.
Fán Chóu fu nominato Comandante dell’Ala Destra e marchese di Wánnián.
Zhāng Jì fu nominato Comandante della Cavalleria Leggera e marchese di Píngyáng.
Essi dovevano stazionare le loro truppe a Hóngnóng.
Gli altri, come Lĭ Méng, Wáng Fāng, etc. ebbero tutti il grado di capitano.
Distribuite le cariche, ringraziarono l’imperatore e condussero le truppe fuori dalla città.
Fu dato ordine di cercare i resti di Dŏng Zhuó e ne furono ritrovati alcuni pezzi di pelle ed alcuni frammenti di ossa che furono inseriti, quasi fossero reliquie, in una statua lignea che riproduceva le fattezze del defunto.
Fu organizzato un solenne funerale e la statua, rivestita degli abiti imperiali, fu chiusa in due bare, una dentro l’altra. Infine fu scelto un giorno propizio in cui il corteo funebre si sarebbe diretto verso il Forte Méi.
Proprio mentre la processione stava per avviarsi, scoppiò un grande temporale con enormi rovesci di pioggia, che allagarono la pianura fino ad un’altezza di parecchie decine di centimetri. Un fulmine scoperchiò la cassa ed i resti del corpo caddero per terra.
Lĭ Jué attese una schiarita per far ripartire il corteo, ma il temporale riprese.
Tre volte tentarono di svolgere il funerale, ed ogni volta tuoni e fulmini lo impedirono. Alla fine, un fulmine
incendiò la bara ed i frammenti di pelle e di ossa bruciarono completamente.
La collera del Cielo contro Dŏng Zhuó doveva essere veramente profonda!
III. Lĭ Jué e Guō Sì detenevano ora un potere considerevole, ma erano duri e crudeli nei confronti del popolo. Inoltre, infilarono di nascosto una spia tra i domestici dell’imperatore, perché riferisse loro ogni mossa del sovrano.
L’imperatore perse, a poco a poco, ogni libertà d’azione ed i funzionari del governo venivano promossi o destituiti ad arbitrio dei due briganti.
Tuttavia, in considerazione della sua popolarità, Zhū Jùn fu convocato a Corte, nominato Intendente Generale ed incaricato di formare un governo.
Un giorno, si sparse la voce che il governatore di Xīlián, Mă Téng, ed il governatore di Bīngzhōu , Hán Suì, stavano marciando su Cháng’Ān alla testa di un’armata di oltre centomila uomini, dopo aver dichiarato che intendevano lanciare una spedizione punitiva contro i ribelli che occupavano la capitale.
I due avevano già inviato segretamente degli emissari nella capitale per convincere il Segretario dell’Imperatore, Mă Yŭ, il Capo del Personale di Palazzo Chóng Shào ed il Comandante della Guardia di
Palazzo Liú Fàn ad aderire al complotto. I tre uomini avrebbero dovuto agire come quinta colonna all’interno della capitale per lottare contro i ribelli.
Essi si rivolsero di nascosto all’imperatore Xiàn per chiedergli di nominare, in segreto, Mă Téng “Generale con l’incarico di sottomettere le Regioni Orientali” e Hán Sùì “Generale con l’incarico di pacificare le Regioni occidentali”. I tre congiurati ricevettero, a loro volta, dall’imperatore ordini segreti che li autorizzavano a
collaborare con i due generali nella lotta contro i ribelli.
IV. Quando Lĭ Jué, Guō Sì, Zhāng Jì e Fán Chóu udirono che i due generali insorti stavano avvicinandosi, si riunirono per elaborare una strategia difensiva.
Il loro consigliere Jiă Xŭ espresse il seguente parere: “ Poiché i due generali vengono di lontano, a noi
basterà trincerarci bene e difenderci dai loro assalti. In meno di tre mesi verranno loro a mancare i viveri e saranno certamente costretti a ritirarsi. A quel punto, potremo inseguirli e sconfiggerli”.
Lĭ Méng e Wáng Fāng si fecero avanti per contestare questa opinione: “Quella proposta da Jiă Xŭ non è una buona strategia. Dateci diecimila soldati e noi vi porteremo le teste di Mă Téng e di Hán Suì”.
Jiă Xŭ obiettò: “Se accettiamo subito battaglia, siamo destinati ad essere sconfitti”.
Lĭ Méng e Wáng Fāng replicarono insieme: “Mettiamo in gioco le nostre teste! Se perdiamo, saremo noi
ad essere decapitati, ma, se vinceremo, esigeremo la tua testa”.
Xŭ si rivolse allora a Lĭ Jué e a Guō Sì : “ Ad un centinaio di chilometri da Cháng’Ān si ergono i monti dello Zhōuzhì, scoscesi e pericolosi. Zhāng e Fán potrebbero accamparsi fra quei monti, fortificando bene le proprie posizioni e lasciare che ,nel frattempo, Lĭ Méng e Wáng Fāng, unite le loro forze, attacchino il nemico. Anche questo piano dovrebbe poter funzionare.”
V. Lĭ Jué e Guō Sì seguirono il suo consiglio ed affidarono a Lĭ Méng e Wáng Fāng quindicimila uomini.
I due partirono col morale molto alto e si accamparono infine a circa centoquaranta chilometri da Cháng’Ān. Quando arrivarono i soldati dello Xīlián, essi schierarono le loro truppe per affrontarli in campo aperto.
Le truppe dello Xīlián si fermarono e cominciarono anch’esse a schierarsi in formazione di combattimento.
Mă Téng e Hán Suì cavalcarono avanti fianco a fianco e, indicando col dito Lĭ Méng e Wáng Fāng , chiesero ai loro soldati: “ Chi di voi ci porterà quei due traditori?”.
VI. Prima ancora che avessero finito di parlare, si vide un giovane ufficiale balzare fuori dalle file. Aveva un bel viso ed occhi fiammeggianti. Era di corporatura eccezionalmente robusta e teneva in mano una lunga lancia. Cavalcava uno splendido stallone.
Questo giovane ufficiale non era altri che il figlio di Mă Téng , Mă Chāo. Il suo nome di cortesia era Mèngqĭ.
Era appena diciassettenne, ma molto coraggioso ed imbattibile nei duelli.
Wáng Fāng fu tratto in inganno dalla sua giovane età e spinse il cavallo al galoppo per affrontarlo, ma, dopo un rapido scambio di colpi, fu abbattuto dalla lancia di Mă Chāo. Quest’ultimo tirò le redini del proprio cavallo e fece dietro-front per ritornare verso le proprie file.
Quando Lĭ Méng vide che Wáng Fāng era stato colpito a morte, si lanciò subito all’inseguimento di Mă Chāo.
.
Chāo sembrava non accorgersene e, dalla porta dell’accampamento, Mă Téng gli urlò a gran voce:”Cè qualcuno che sta arrivando alle tue spalle”.
VII. L’eco dell’urlo non s’era ancora spenta che si vide Mă Chāo afferrare Lĭ Méng strappandolo di sella. Infatti, Mă Chāo s’era reso perfettamente conto che Lĭ Méng lo stava inseguendo e lo aveva deliberatamente tratto in inganno. Non appena i due cavalli si erano trovati vicini, Lĭ Méng aveva puntato la lancia per colpire Mă Chāo , ma questi aveva fatto un improvviso scarto ed il colpo di Lĭ Méng era andato a vuoto. Un attimo dopo, il cavallo di Lĭ Méng, lanciato al galoppo, s’era trovato affiancato all’altro cavallo ed allora Mă Chāo aveva tranquillamente allungato le sue enormi braccia ed aveva catturato Lĭ Méng.
I soldati di Méng e di Fāng, rimasti senza capi, furono colti dal panico e fuggirono. Mă Téng e Hán Suì li
inseguirono facendone strage e riportando una vittoria schiacciante. Poi marciarono in fretta verso il valico occupato dalle truppe di Zhāng e di Fán. Giunti ai piedi del valico si accamparono e fecero decapitare Lĭ Méng dinanzi agli occhi dei nemici.
VIII. Quando Lĭ Jué e Guō Sì vennero a sapere che Lĭ Méng e Wáng Fāng erano stati uccisi da Mă Chāo , si resero conto che Jiă Xŭ aveva previsto esattamente ciò che sarebbe accaduto e da allora in poi attribuirono maggiore importanza ai suoi suggerimenti. Si concentrarono perciò sulla difesa del valico, resistendo agli assalti del nemico, ma senza fare sortite né contrattacchi.
Come si poteva prevedere, l’esercito dello Xīliáng cominciò a scarseggiare di viveri prima che fossero trascorsi due mesi ed i capi cominciarono a discutere l’idea di una ritirata.
Proprio allora, a Cháng’Ān, un servo di Mă Yŭ denunciò il padrone alle autorità affermando che, insieme con Liú Fàn e Chóng Shào , aveva mantenuto contatti con Mă Téng e Hán Suì per fomentare la ribellione all’interno della città.
Lĭ Jué e Guō Sì reagirono con rabbia Fecero arrestare i tre uomini con tutti i membri delle loro famiglie, giovani e vecchi, complici del complotto o ignari di tutto, e li fecero giustiziare nella piazza del mercato. Le teste dei tre congiurati furono esposte dinanzi alle porte della città.
IX. Vedendo che le scorte di viveri si stavano ormai esaurendo e che la loro quinta colonna a Cháng’Ān era stata scoperta ed eliminata, Mă Téng e Hán Suì furono costretti a levare il campo ed a ritirarsi.
Lĭ Jué e Guō Sì ordinarono a Zhāng Jì di inseguire Mă Téng ed a Fán Chóu di inseguire Hán Suì.
L’esercito dello Xīliáng subì una grave sconfitta, anche se Mă Chāo , combattendo con grande determinazione nella retroguardia, riuscì a tener lontano Zhāng Jì.
Nel frattempo Fán Chóu stava inseguendo Hán Suì e, quando arrivarono al distretto di Chéncāng, lo aveva ormai raggiunto.
Hán Suì fece fermare il suo cavallo, poi si voltò verso Fán Chóu e gli chiese: “Perché sei così spietato. Io e te siamo compaesani.”
Fán Chóu fermò anche lui il cavallo e gli rispose: “Io mi limito ad eseguire gli ordini che ho ricevuto”.
Hán Suì insistette:”Anch’io ho agito solo perché questo era il mio dovere. È proprio necessario che ci odiamo così tanto da ucciderci l’un l’altro?”.
X. Fán Chóu si lasciò convincere e, fatto voltare il cavallo, ordinò ai sui soldati di fermarsi e di preparare il
campo, lasciando così a Hán Suì il tempo di allontanarsi.
Tuttavia il suo comportamento non era sfuggito al nipote di Lĭ Jué , Lĭ Bié, che, avendolo visto di lontano mentre parlava con Hán Suì , andò a riferirlo allo zio.
Lĭ Jué , infuriato, voleva raccogliere un distaccamento di truppe ed andare subito in cerca di Fán Chóu per punirlo, ma Jiă Xŭ gli disse: “ Oggi siete troppo agitato per mettervi alla guida di una spedizione armata; non combinereste niente di buono. Organizzate piuttosto un banchetto per celebrare la vostra vittoria ed invitate Zhāng Jì e Fán Chóu . Sarà l’occasione buona per arrestare Fán Chóu e giustiziarlo senza la minima difficoltà”.
XI. Lĭ Jué apprezzò molto il suggerimento. Fece preparare un banchetto e ci invitò Zhāng Jì e Fán Chóu . Dopo numerosi brindisi, Lĭ Jué cambiò d’un tratto atteggiamento e domandò con durezza a Fán Chóu : “Fán Chóu , perché ti sei messo d’accordo con Hán Suì per tradirmi?”.
Fán Chóu fu colto totalmente di sorpresa. Non ebbe il tempo di voltarsi a rispondere che i soldati lo
afferrarono e lo portarono fuori. Pochi minuti dopo, la testa mozza di Fán Chóu fu deposta dinanzi al tavolino di Lĭ Jué .
Zhāng Jì fu così impaurito dalla scena che si gettò a terra tutto tremante, ma Lĭ Jué lo aiutò ad alzarsi dicendogli: “Ho fatto giustiziare Fán Chóu perché intendeva tradirmi. Tu, che sei un amico fedele, non hai alcuna ragione di aver paura”.
Poi affidò il comando delle truppe di Fán Chóu a Zhāng Jì, che le condusse lui stesso a Hóngnóng.
XII. Dopo la sconfitta delle forze dello Xīliáng ad opera di Lĭ Jué e Guō Sì , nessuno dei governatori delle province osò più ribellarsi.
Jiă Xŭ intanto continuava a raccomandare ai suoi capi di tenere calmo il popolo nominando funzionari capaci ed onesti. Dopo qualche tempo, la Corte imperiale recuperò un po’ di vitalità, ma nessuno prevedeva che nel Qīngzhōu avrebbero risollevato la testa i Turbanti Gialli, che, guidati da un nuovo capo, raccolsero presto alcune centinaia di migliaia di uomini e si misero a saccheggiare i beni dei buoni cittadini.
L’intendente generale Zhū Jùn disse che occorreva trovcare un uomo capace di annientare i ribelli. Lĭ Jué e Guō Sì gli domandarono se conoscesse un uomo simile.
“Se volete annientare i ribelli che infestano lo Shāndōng” rispose Zhù dovete rivolgervi a Cáo Mèngdé”.
“Dove si trova ora Mèngdé?”chiese Lĭ Jué.
“È attualmente il governatore del distretto di Dōng ed ha ai suoi ordini numerose truppe. Se gli ordineremo di
affrontare i ribelli, non ci metterà molto a liquidarli”.
XIII. Lĭ Jué ne fu molto contento e passò tutta la notte a redigere gli ordini imperiali con cui si comandava a Cáo Cāo di unire le sue forze a quelle di Bào Xìn , primo ministro del Jĭbĕi, per attaccare i ribelli. Poi inviò subito un messaggero a Dōng per consegnare gli ordini a Cáo Cāo , che obbedì e, insieme con Bào Xìn , si
mise a reclutare truppe.
I due attaccarono i ribelli a Shòuzhāng. Bào Xìn riuscì a penetrare in un’importante fortezza dei ribelli, ma fu ucciso durante l’assalto.
Cáo Cāo inseguì i ribelli fino al Jĭbĕi e ne catturò decine di migliaia.
Cāo , prontamente, arruolò i prigionieri nel proprio esercito e li mise all’avanguardia. Poi ordinò un’offensiva in tutte le direzioni e non vi fu chi non s’arrendesse. In tre mesi o poco più, oltre trentamila uomini negoziarono la resa e deposero le armi. Una regione abitata da più di un milione di persone passò così sotto il controllo di Cáo Cāo.
Cāo selezionò e reclutò i migliori, tra i suoi nuovi soggetti, per formare l”Armata del Qīngzhōu” e rimandò a casa tutti gli altri. Da quel momento in poi, Cāo divenne sempre più potente. Quando la notizia delle sue vittorie raggiunse Cháng’Ān, la Corte gli conferì il titolo di “Pacificatore dell’Est”.
XIV. Nel periodo in cui risiedette a Yănzhōu , Cāo si circondò di uomini saggi e capaci. Due uomini vennero ad offrirgli i loro servizi: uno zio ed un nipote.
Lo zio si chiamava Xún Yù, era figlio di Xún Gŭn e proveniva da Yĭngyīn nell’Yĭngchuān. Il suo nome di cortesia era Wénruò. In passato aveva servito Yuán Shào , ma ora aveva deciso di lasciare Shào per passare agli ordini di Cāo . Cāo ne fu molto contento e, dopo essersi detto: “Quest’uomo sarà il mio Zĭfáng” (1), ne fece il proprio aiutante di campo.
Il nipote di Xún Yù si chiamava Xún Yōu ed il suo nome di cortesia era Gōngdá. Era molto conosciuto in tutto il paese ed aveva svolto in passato le funzioni di vicecancelliere, poi si era dimesso ed era ritornato alla propria città natale. Ora, insieme con lo zio, offriva i propri servizi a Cáo Cāo, che ne fece il suo principale consigliere militare.
Xún Yù disse a Cāo : “Ho sentito raccontare che c’è a Yănzhōu un uomo onesto e capace, ma non so dove si trovi ora esattamente”.
Cāo gli domandò chi fosse quell’uomo.
Xún Yù gli rispose: “È originario di Dōng’ē, nel distretto di Dōng. Sichiama Chéng Yù ed il suo nome di cortesia è Zhòngdé”.
Cāo osservò: “Ho già sentito questo nome” e mandò degli emissari a cercarlo nella sua città d’origine. Si venne a sapere che si era ritirato in montagna a studiare e meditare. Cāo lo invitò presso di sé e fu molto lieto quando lo vide arrivare.
XV. Chéng Yù disse a Xún Yù: “ Io sono ignorante e poco informato delle cose del mondo e non meritavo la vostra raccomandazione, ma c’è un vostro concittadino che è veramente un uomo di talento.Si chiama Guō Jiā ed il suo nome di cortesia è Fèngxiào. Perché non cercate di reclutarlo?
Xún Yù si ricordò d’un tratto di quell’uomo e si disse: “Come ho fatto a dimenticarlo?”.
Poi convinse Cāo ad invitare Guō Jiā a Yanzhōu , perché potessero discutere insieme.
Guō Jiā raccomandò a sua volta un discendente diretto di Guāngwŭ, che si chiamava Liú Yè e che abitava a Chéngdé nel Huáinán. Il suo nome di cortesia era Zĭyáng.
Cāo reclutò anche Liú Yè. Questi, a sua volta, raccomandò due persone.
Una di queste era di Chāngyì, nel distretto di Shānyáng, e si chiamava Măn Chŏng. Il suo nome di cortesia era Bóníng. L’altra era di Rènchéng e si chiamava Lǚ Qián. Il suo nome di cortesia era Zĭké. Cáo Cāo era bene al corrente della reputazione dei due uomini e li reclutò entrambi come aiutanti di campo.
Măn Chóng e Lǚ Qián raccomandarono, da parte loro, Máo Jiè, che era originario di Píngqiū, nel distretto di Chénliú, e che era conosciuto con il nome di cortesia di Xiàoxiān. Cáo Cāo nominò anche lui aiutante di campo.
Anche un capo militare che aveva ai suoi ordini qualche centinaio di uomini venne ad offrire i suoi servizi
a Cáo Cāo . Era originario di Júpíng, nel distretto di Tàishān, e si chiamava Yú Jìn, detto Wénzé. Cāo , vedendo quanto quest’uomo era abile arciere e buon cavaliere ed eccelleva nelle arti marziali lo nominò maggiore di
un battaglione.
XI. Un giorno Xiàhóu Dūn presentò a Cāo un uomo di robusta corporatura. Cāo gli domandò chi fosse e
Dūn rispose: “ È un uomo di Chénliú che si chiama Diăn Wéi. Ha una forza ed un coraggio superiori alla media. È stato al servizio di Zhāng Miăo, ma ha litigato con i suoi colleghi ed ha finito per ucciderne una decina, prima di fuggire sulle montagne. Una volta che ero uscito a caccia, l’ho visto mentre guadava un torrente all’inseguimento di una tigre e l’ho subito reclutato tra i miei soldati. Oggi, sono venuto espressamente a raccomandarlo a Vostra Eccellenza.”
Cāo osservò: “ Vedo che quest’uomo è grande e grosso. C’è da sperare che sia anche forte e coraggioso”.
“Una volta” riprese Dūn” uccise un uomo per vendicare la morte di un suo amico e ne portò la testa mozza
in pieno mercato, tra centinaia di persone, nessūna delle quali osò avvicinarsi. È ambidestro ed è capace di galoppare a spron battuto tenendo un’alabarda in ciascuna mano, per un peso totale di più di 40 chili.”.
Cāo ordinò allora a Wéi di dare una dimostrazione della sua abilità e Wéi galoppò avanti ed indietro con un’alabarda in ciascuna mano.
Improvvisamente si vide che, accanto alla tenda del comandante, un alto pennone sul quale sventolava una bandiera stava per essere rovesciato dalle violente raffiche del vento. Nessuno dei soldati osava farsi sotto. Wéi smontò da cavallo ed ingiunse ai soldati di tirarsi indietro, poi afferrò il pennone e lo tenne fermo con una sola mano, tra le raffiche di vento, senza muoversi di un pollice.
Cāo disse: “Quest’uomo è come il mitico È Lái” (2) e lo nominò colonnello, con lo specifico incarico di fare la guardia dinanzi alla sua tenda. Poi si tolse l’elegante giacca di broccato che indossava e gliela regalò. Gli fece anche dono di un bel cavallo e di una sella cesellata.
Da quel momento Cáo Cāo potè disporre di una valida squadra di abili funzionari e di coraggiosi militari,
grazie ai quali potè riportare l’ordine nello Shāndōng.
In seguito, inviò Ying Shào, governatore del distretto di Tàishān, a portare i saluti a suo padre Cáo Sōng a Lángyé.
XVII. Dopo essere fuggito da Chénliú, Sōng aveva vissuto per qualche tempo a Lángyé nel più assoluto
anonimato.
Ricevuta la lettera del figlio, partì per Yănzhōu con il fratello minore Cáo Dé e con l’intera famiglia, costituita da più di una quarantina di persone, in compagnia di un centinaio di domestici. Lo seguivano più di un centinaio di carri con i bagagli.
Il loro percorso passava attraverso il distretto di Xúzhōu, il cui governatore, Táo Qiān, era una persona onesta e leale, che voleva instaurare buoni rapporti con Cáo Cāo, ma non sapeva come fare.
Quando seppe che il padre di Cāo viaggiava attraverso il suo territorio, gli andò incontro per salutarlo e, dopo
i convenevoli d’uso, organizzò in suo onore un grande banchetto, che durò due giorni. Al momento della partenza, Táo Qiān accompagnò personalmente Cáo Sōng fuori della città ed insistette per fornirgli, affinché potesse muoversi senza correre pericolo, una scorta di cinquecento uomini comandata da Zhāng Kăi.
XVIII. Cáo Sōng giunse con la propria famiglia in una zona situata tra i fiumi Huá e Fèi. Si era tra la fine dell’estate e l’inizio dell’autunno ed un improvviso acquazzone sorprese i viaggiatori non lasciando loro altra scelta che quella di rifugiarsi in un vecchio tempio.
Dopo che i monaci li ebbero fatti entrare, Sōng sistemò i propri familiari nei locali disponibili all’interno del tempio e disse a Zhāng Kăi di far accomodare i suoi uomini sotto il porticato esterno. Gli abiti e le uniformi dei soldati erano fradici di pioggia e gli uomini si lamentavano tutti quanti.
Zhāng Kăi prese da parte il proprio aiutante e lo condusse in un angolo tranquillo, dove potessero discutere senza essere sentiti.
“Noi” cominciò a dirgli” eravamo ciò che restava dei Turbanti Gialli e siamo stati costretti a giurare fedeltà a Táo Qiān per salvare la pelle, ma non ci abbiamo guadagnato molto. Cáo Sōng , come vedi, porta con sé un mucchio di carri carichi di roba e non sarebbe difficile arrichirsi, se voi ragazzi foste d’accordo. Basterebbe aspettare la notte e poi assalirli. Dopo aver ucciso Cáo Sōng ed i suoi familiari, potremmo impadronirci dei loro bagagli e fuggire tra le montagne. Che te ne pare?”.
XIX. Tutti si dichiararono d’accordo.
In mezzo al vento, che continuava soffiare, ed alla pioggia, che continuava a scrosciare, Cáo Sōng , il quale
stava seduto e non si era ancora messo a dormire, udì improvvisamente sollevarsi da tutte le parti un grande frastuono.
Cāo Dé afferrò la spada ed uscì a vedere, ma fu pugnalato a morte.
Cáo Sōng e la moglie si rifugiarono nel cortile interno del tempio. Cáo Sōng intendeva arrampicarsi sul muro e
ridiscendere dall’altra parte, ma sua moglie era troppo grassa per farcela. Allora, si nascosero in gran fretta nelle latrine, ma furono scoperti ed uccisi dagli ammutinati.
Yĭng Shào riuscì a fuggire e si rifugiò presso Yuán Shào.
Zhāng Kăi massacrò tutti i familiari di Cáo Sōng e li depredò, poi diede fuoco al monastero e fuggì in direzione di Huáinán con i suoi cinquecento uomini.
Il fatto fu poi ricordato con i seguenti versi:
XX. “ Cáo Cāo era noto per la sua slealtà e per la sua ferocia.
Un tempo egli aveva sterminato l’intera famiglia Lǚ..
Ora, qualcun altro ha massacrato tutta la sua famiglia.
La giustizia divina paga tardi, ma di certo paga giusto.”
XXI. Uno dei soldati che erano agli ordini di Yĭng Shào e che erano riusciti a fuggire con lui andò subito da Cáo Cāo a riferire ciò che era accaduto.
Quando Cáo Cāo udì la notizia, si lasciò cadere a terra piangendo. Tutti accorsero a tirarlo su.
Digrignando i denti, Cāo disse: “Táo Qiān ha permesso ai suoi soldati di uccidere mio padre. Non posso tollerare che rimanga in vita. Raccoglierò un grande esercito e distruggerò Xúzhōu . Solo così potrò placare la mia sete di vendetta”.
Poi, pose Xún Yù e Chéng Yù alla testa di un contingente di 300.000 uomini con l’incarico di presidiare le regioni di Juànchéng. , Fàn e Dōng. Tutto il resto dell’esercito fu inviato contro Xúzhōu. Xiàhóu Dūn, Yú Jìn e Diăn Wéi marciavano all’avanguardia. Cāo ordinò che , una volta presa Xúzhōu , tutti gli abitanti della città fossero passati a fil di spada per vendicare la morte di suo padre.
Quando Biān Rang, governatore di Jiŭjiāng, che era amico di Táo Qiān seppe che Xúzhōu era in pericolo, guidò personalmente in soccorso della città una forza di 5.000 uomini. Cāo , furibondo, ordinò a Xiàhóu
Dūn di intercettarlo e di annientarlo.
XXII. Anche Chén Gōng, che a quei tempi era vicegovernatore di Dōng, era un grande amico di Táo Qiān.
Quando seppe che Cáo Cāo aveva organizzato una spedizione militare per vendicare la morte del padre e che
intendeva massacrare tutti gli abitanti di Xúzhōu , viaggiò giorno e notte per recarsi da lui.
Cāo sapeva che Gōng veniva ad intercedere per Táo Qiān e non avrebbe voluto vederlo, ma non osava
snobbare un vecchio amico (3), e perciò, alla fine, si risolse a riceverlo nella sua tenda.
“Ho saputo che il tuo esercito sta marciando su Xúzhōu e che tu intendi far massacrare tutti gli abitanti della
città per vendicare la morte di tuo padre” esordì Gōng “ ed è per questo che sono venuto a parlarti. Táo Qiān è una persona onesta e leale e non gli verrebbe mai in mente di compiere un crimine per arricchirsi. Il responsabile dell’assassinio di tuo padre è Zhāng Kăi, non Táo Qiān . Ed i cittadini di Xúzhōu che colpa hanno di tutto questo? Massacrarli non ti porterebbe fortuna. Pensaci bene, per favore, prima di agire”.
Cāo gli rispose con rabbia: “È da molto tempo che mi hai lasciato e che te ne sei andato per conto tuo. Con che faccia ora torni a chiedermi un colloquio? Táo Qiān ha sterminato la mia famiglia ed io ti assicuro che intendo vendicarmi. Vedo che sei venuto ad intercedere per lui, ma non capisco che cosa possa farti pensare che io ti
ascolterò.”
Chén Gōng prese congedo e, mentre usciva, mormorò tra sé sospirando: “Non ho il coraggio di andarlo a dire a Táo Qiān ”. Perciò, montò a cavallo e si diresse da Zhāng Miăo, governatore di Chénliú.
XXIII.. Dovunque arrivava, l’esercito di Cāo massacrava la gente e la gettava nelle fosse comuni.
Quando Táo Qiān, che si trovava a Xúzhōu , apprese che Cāo aveva radunato un esercito e stava sterminando la popolazione innocente, levò gli occhi al cielo e pianse amaramente: “Io ho peccato contro il Cielo ed io sono la causa delle sofferenze dei cittadini di Xúzhōu ”. Poi riunì i suoi consiglieri per discutere la situazione.
Uno di essi, Cáo Bào lo esortò a resistere: “ L’esercito di Cāo è ormai qui. Come potete incrociare le braccia ed
aspettare la morte? Vi aiuterò a sconfiggerli.”
XXIV. Táo Qiān non ebbe altra scelta che guidare le sue truppe contro il nemico.
Di lontano, poteva vedere i soldati di Cāo che diventavano sempre più numerosi. Il grosso delle forze nemiche avanzava dietro una bandiera bianca sulla quale era scritto, a caratteri cubitali: “Vogliamo una vendetta esemplare”. Fanti e cavalieri erano schierati in ordine di battaglia. Cáo Cāo , vestito di un abito bianco da lutto, galoppava dinanzi alle file dei soldati, agitando il frustino ed urlando insulti al nemico.
Táo Qiān , uscito dalle sue file, cavalcò fino all’entrata del campo di Cāo , si inchinò in segno di rispetto e
disse: “ Io chiesi a Zhāng Kăi di scortare vostro padre perché volevo esservi amico. Purtroppo, non avevo capito che nel cuore Zhāng Kăi era rimasto un brigante. Ecco la ragione di ciò che è successo. Io non sono colpevole di quell’omicidio e spero che voi ve ne rendiate conto.”
Cāo urlò: “ Vecchio furfante! Hai fatto uccidere mio padre ed osi venirmi a raccontare queste fandonie. Chi mi porterà vivo quel farabutto?”.
Xiàhóu Dūn si fece subito avanti e Táo Qiān si ritirò rapidamente verso le proprie linee. Xiàhóu Dūn lo inseguì e lo avrebbe raggiunto, se non si fosse fatto avanti Cáo Bào, lancia in resta.
I due si scontrarono, ma, improvvisamente, si levò una gran bufera che fece volare dappertutto polvere e
sabbia.
Gli schieramenti si scompigliarono e ciascun comandante fece ritirare le proprie forze.
XXV. Táo Qiān rientrò in città e riunì tutti i suoi consiglieri per deliberare sulla condotta della guerra. “L’esercito di Cáo è molto forte” disse loro “ ed è impossibile fermarlo. Dovrei recarmi al campo di Cáo e consegnarmi prigioniero. Forse, lasciandomi fare a pezzi, potrei salvare i cittadini di Xúzhōu".
Prima che avesse finito di parlare, un uomo si fece avanti e gli disse: “Signor Governatore, voi avete assicurato a Xúzhōu pace e sicurezza per lungo tempo ed il popolo ve ne è grato. L’esercito di Cáo , anche se molto numeroso, non può sfondare le mura della nostra città. Voi ed i cittadini dovete difendervi senza perdervi d’animo. Io, persona mediocre come sono, ho un piccolo piano che porterà Cáo Cāo alla rovina e alla morte”.
Tutti furono grandemente contenti del suo intervento e gli domandarono quale fosse il suo piano.
Si può veramente dire che Táo Qiān, desiderando compiere un gesto amichevole, aveva generato una terribile
inimicizia. Chi avrebbe mai pensato che ora, inaspettatamente, potesse essere salvato mentre si dibatteva in una situazione disperata?”.
Chi era mai l’uomo che gli proponeva la salvezza? Continuate a leggere e lo saprete.
NOTE
1) Zhāng Liáng 張 良 ( 262 a.C. – 189 a.C.), conosciuto con il nome di cortesia di Zĭfāng子 房, fu un generale ed uomo politico che contribuì grandemente all’instaurazione della dinastia Hàn.
2) È Lái 惡 來è il nome di un eroe mitico che avrebbe servito, in tempi remoti, il re Zhou 紂 王 della dinastia Shāng 商朝 . Era così robusto da poter affrontare ed uccidere una tigre con la sola forza delle braccia.
3) Chén Gōng 陳 宮aveva salvato Cáo Cāo quando questi era dovuto fuggire per non essere messo a morte da Dŏng Zhuó.
Fai clic qui per effettuare modifiche.