Capitolo III
1. Parlando del capo della famiglia Jì (1), che impiegava nelle cerimonie familiari otto file di danzatori, Confucio esclamò: “ Se si tollera questo, che cosa non si potrà mai tollerare?”. (2)
2. Sentendo che le Tre Famiglie facevano cantare l’inno “ Solenne e Armonioso ” (3), Confucio osservò: “ In questo inno si canta :” Assistono al rito i principi del sangue. L’Imperatore guarda, grave e composto.” Che cos’ha a che fare tutto questo con i templi privati delle Tre Famiglie? ”.
3. Il Maestro osservò: “ Una persona priva di umanità, che cosa può avere a che fare con i riti? Che cosa può avere a che fare con la musica?.”
4. Lín Fáng (4) domandò che cosa fosse essenziale nello svolgimento dei riti. “ Una bella domanda ! ” osservò il Maestro ” Nelle cerimonie civili è meglio anteporre la semplicità alla pomposità. Nei funerali la sincerità del dolore deve prevalere sulle forme.”
5. Il Maestro si lamentò: “ I barbari dei confini orientali e settentrionali hanno dei capi. I popoli della Cina non ne hanno e vanno in rovina.” (5)
6. Avendo sentito che il capo della famiglia Jì intendeva recarsi ad offrire un sacrificio in cima al monte Tài (6), il Maestro chiese a Răn Yŏu (7) se fosse in grado di dissuaderlo. “ No ” rispose quest’ultimo. “ Ahimè ! ”sospirò il Maestro “ Si dovrà dunque dire che il monte Tài conosce le regole dei riti ancor meno di Lín Fáng? ”.
7. Il Maestro disse: “ I gentiluomini non litigano mai. Prendiamo pure l’esempio del tiro con l’arco, dove la concorrenza è più aspra. Si salutano e cedono il passo quando salgono sulla pedana, scendono e vanno a bere insieme. Anche nella competizione un gentiluomo rimane cortese.”( 8)
8. Zĭ Xià domandò “ Che significano questi versi del Libro delle Odi: 'Un bel sorriso, occhi ridenti: un fondotinta per un bel trucco'? ”. “ Vogliono dire ” rispose il Maestro ” che un bel trucco rende bene solo su un bel viso ”.” Ho capito.” esclamò Zĭ Xià” Le cerimonie sono l’ornamento di ciò che sta nel cuore.” “ Hai saputo cogliere il mio pensiero, Shāng ” concluse il Maestro ” Tu sei uno con cui si può parlare del Libro delle Odi.” (9)
9. Il Maestro disse: “Potrei parlare delle cerimonie dei Xià, ma i principi di Qĭ (10) non ne hanno conservato il ricordo. Potrei descrivere i riti degli Yīn, ma i principi di Sòng (11) non sono più capaci di testimoniarne. Non sono più in grado in farlo perché non dispongono di studiosi, né di documenti. Gli uni e gli altri confermerebbero le mie affermazioni.”
10. Il Maestro dichiarò : “Quando assisto al sacrificio imperiale, già alle libagioni non ho più voglia di guardare”. (12)
11. Qualcuno pregò il Maestro di spiegargli il significato del sacrificio imperiale in onore degli antenati. “ Non sono in grado di spiegartelo. Se lo sapessi fare, potrei governare l’Iimpero con la stessa facilità con cui faccio questo ” gli rispose il Maestro, puntando il dito contro il palmo della mano. (13)
12. La frase “ sacrificare in presenza ” veniva intesa nel senso di “ sacrificare come se gli antenati fossero presenti ”, ma il Maestro la interpretava in modo diverso. ” Io ” diceva” non ritengo di aver offerto un sacrificio, se non l’ho compiuto personalmente ”. (14)
13.Wáng Sūn Jiă domandò a Confucio:“ Che significa il detto:' È meglio onorare gli spiriti del focolare che quelli degli appartamenti privati ' ? " Il Maestro gli rispose: “ È un detto sbagliato. Chi ha peccato contro il Cielo non ha nessuno spirito a cui possa rivolgersi ”.(15)
14. Il Maestro osservò: “ L’eleganza e la cultura della dinastia Zhōu si ispirano all’esempio delle due precedenti dinastie. Per me è questo il modello da seguire ”.
15. Quando entrava nel Gran Tempio (16), il Maestro si informava su tutte le cerimonie. Qualcuno osservò sprezzante: “ Chi ha detto che il figlio dell’uomo di Zōu conosce i riti? (17) Quando entra nel tempio chiede informazioni su tutto.” Sentendo ciò, il Maestro rispose: “ Il fatto di informarsi è esso stesso un rito ”.(18)
16. Il Maestro disse: “ Nel tiro con l’arco l’essenziale non è colpire il centro del bersaglio, perché i concorrenti non hanno tutti la stessa abilità. Così insegnavano gli antichi.” (19)
17. Zĭ Gòng proponeva di sopprimere l’ offerta di una pecora per l’antico sacrificio che celebrava l’inizio di ogni mese. Il Maestro lo rimproverò: “CÌ, tu vorresti risparmiare la pecora, io invece vorrei salvare le tradizioni”.
18. Il Maestro osservò: “ La gente m’accusa di cortigianeria perché nel servire il sovrano seguo scrupolosamente il cerimoniale ”.
19. Al duca Dìng (20) , che gli domandava come il sovrano dovesse scegliere i ministri e come i ministri dovessero servire il sovrano, il Maestro rispose: “ Il sovrano deve scegliere i ministri secondo le regole dettate dalla tradizione; i ministri devono servirlo con lealtà ”.
20. Il Maestro osservò: “ L’ode intitolata ' Falchi Pescatori ' esprime l’allegria senza essere licenziosa ed il tormento senza essere triste ”. (21)
21.Il duca Āi fece a Zăi Wŏ delle domande relativi agli altari degli spiriti della terra. Zăi Wŏ gli rispose che presso gli altari i sovrani Xìà piantavano dei pini, gli Yīn dei cipressi ed i Zhōu dei castagni, perché la gente avesse rispetto e timore del loro potere.” Il Maestro, che aveva sentito la spiegazione, intervenne per rimproverarlo: “ È inutile parlare del passato, e lo è ancor di più dar consigli su ciò che è già stato fatto o biasimare ciò che è già avvenuto ”.(22)
22. Il Maestro osservò che Gŭan Zhòng (23) era stato un uomo di spirito gretto.
“ Era troppo avaro e meschino? ” gli domandò qualcuno.
“ Come si potrebbe chiamare avaro e meschino un signore che aveva tre residenze ed impiegava un’intera squadra di domestici per ciascuna di esse ? ” rispose il Maestro.
“ In questo caso, Gŭan Zhòng doveva essere uno che sapeva vivere ” replicò l’interlocutore.
“ I sovrani hanno una barriera dinanzi al loro palazzo, e Gŭan Zhŏng s’era fatto anche lui costruire una barriera dinanzi a casa sua.” gli rispose il Maestro ” Nei ricevimenti che i sovrani offrono ai capi di Stato stranieri ci sono tavoli di servizio per le coppe e Gŭan Zhòng aveva fatto anche lui installare in casa sua un tavolo di questo tipo. Se chi si comporta così conosce le regole della decenza, allora non c’è proprio nessuno che le ignori.”
23. Parlando col direttore dell’orchestra di Lŭ il Maestro gli diede i seguenti consigli: “ Questo è ciò che occorre sapere della musica: 'Gli strumenti devono cominciare all’unisono, poi devono continuare distinti, ma armoniosi e senza interruzioni, sino alla conclusione ”. (24)
24.L’ufficiale di guardia al confine (25) chiese di incontrare Confucio, dicendo: “ Nessuno dei personaggi importanti che sono passati di qui mi ha mai negato un colloquio”. I discepoli lo presentarono al Maestro. Congedandosi dopo l’incontro, disse loro: “ Ragazzi, perché vi rattristate del fatto che il Maestro abbia perso il suo incarico, quando è da gran tempo che nell’Impero non si segue più la Via? Ora sarà libero di proclamare i precetti del Cielo.” (26)
25. Il Maestro soleva dire che i canti di Sháo erano perfetti sia per la forma sia per il contenuto. Dei canti di Wŭ, invece, lodava l’estrema bellezza, ma sollevava qualche riserva sul contenuto. (27)
26. Il Maestro disse: “ Autorità esercitata senza umanità. Riti compiuti senza fede. Funerali celebrati senza commozione. Come potrei sopportare queste cose? ”.
NOTE
1) I Jìsūn 季 孫 erano una delle tre famiglie che discendevano dai figli cadetti del duca Huán di Lŭ 魯 桓 公 ( 712 a.C.-694 a.C.) e che erano perciò conosciute come le Tre (Famiglie) Huán ( 三 桓 “sān huán” ). Queste tre famiglie erano: i Zhōngsūn
仲 孫 , più tardi chiamati Mèngsūn 孟 孫 , che discendevano dal principe Qìngfù 公 子 慶 父 , i Shūsūn 叔 孫 , che discendevano dal principe Yá 公 子 牙 , ed i Jìsūn 季 孫, che discendevano dal principe Yŏu 公 子 友 . Le Tre Famiglie usurparono, a poco a poco,nelle zone sottoposte al loro controllo, il potere dei duchi, reclutando truppe, costruendo fortezze e riscuotendo imposte.
2) Come risulta evidente da tutto il suo insegnamento, Confucio riteneva che in una società bene ordinata ciascuno dovesse svolgere i compiti che la natura e la tradizione gli avevano assegnato: “I padri si comportino da padri ed i figli si comportino da figli. I sovrani facciano i sovrani ed i ministri facciano i ministri”.
Egli non trascura perciò alcuna occasione di criticare vivamente l’atteggiamento delle Tre Famiglie, che osavano ormai usurpare, oltre alle funzioni, anche le prerogative formali del sovrano e gli onori a lui riservati.
Si ricava dal commento di Zhū Xī 朱 熹 (1130 d.C-1200 d.C.) che il diritto di impiegare nelle cerimonie sacre otto file di danzatori spettava unicamente all’Imperatore. I ministri del duca di Lŭ, che avrebbero avuto diritto a sole quattro file di danzatori, non offendevano quindi soltanto il duca, che aveva diritto a sei file di danzatori, ma lo stesso Imperatore.
3) L’inno intitolato 雍 (“yōng”, “solenne”,”armonioso”) figura nel “Libro delle Odi” 詩 經 , “Inni di Zhōu” 周 頌 , IV,2,n°.286.
Esso comincia con i seguenti versi:
“ Vengono avanti con passo armonioso,
poi si fermano con grande solennità.
I principi del sangue assistono al rito.
L’Imperatore guarda, grave e composto.”
Il re Wŭ di Zhōu 周 王 武 soleva far cantare quest’inno quando celebrava un sacrificio in onore del padre, il re Wèn di Zhōu 周
王 文 . I suoi successori lo facevano cantare al termine dei grandi sacrifici imperiali. Era quindi assolutamente fuori luogo che un semplice ministro lo facesse eseguire per conferire solennità alle cerimonie private della sua famiglia.
4) Lín Fàng 林 放 , detto Zĭ Qiū 子 邱 , originario di Lŭ, è ricordato solo in questo passo dei Dialoghi ed in un altro che menziona la sua scarsa conoscenza dei riti.
5) Mi sembra logico interpretare questa osservazione nel senso che i barbari, seppure incivili, sanno riconoscere l’autorità dei loro capi, mentre i Cinesi non riconoscono più l’autorità dell’Imperatore e sprofondano nell’anarchia e nelle lotte fratricide.
6) Narra il “Libro dei Documenti” 書 經 ( “Libro di Yú” 虞 書 , “Canone di Shùn 舜 典 , paragrafo 4 ) che il mitico imperatore Shùn 舜 (23° secolo a.C.) , dopo la sua ascesa al trono, si recò in pellegrinaggio al Monte Tài 泰 山, per sacrificare agli dei sulla cima della montagna. Per secoli e secoli i suoi successori fecero altrettanto. Celebrando un sacrificio sulla cima del Monte Tài, il capo della famiglia Jì usurpava quindi una prerogativa imperiale.
7) Il commento di Zhū Xī 朱 熹 precisa che Răn Yŏu 冉 友 era l’intendente della famiglia Jì.
8) Un gentiluomo non dimentica mai le regole della cortesia nemmeno in un contesto di forte competizione come può essere una gara di tiro con l’arco. Questa massima sembra preannunciare il concetto di “fair play” che, almeno teoricamente, sta alla base dello sport moderno.
9) Confucio prende lo spunto da alcuni versi della poesia intitolata “Una Gran Dama” 碩 人 “shuò rén” ( “Libro delle Odi” 詩 經 , “Canti di Wèi” 衛 風 ,n.57) per ribadire un concetto già espresso in precedenza: Le cerimonie non valgono nulla se vengono usate per mascherare le brutture. Il loro splendore serve soltanto a rendere più attraenti cose che già di per sé sono belle e desiderabili: l’adesione ai valori religiosi, morali e sociali e la sincerità dei sentimenti.
10) Qĭ 杞 era un minuscolo regno situato nella parte orientale dell’attuale provincia di Hénán 河 南 , i cui sovrani discendevano dagli imperatori della dinastia Xià 夏 朝 . Sopravvisse fino al 445 a.C. Non va confuso con Qí .齊 ,uno dei regni più importanti nel Periodo degli Stati combattenti 戰 國 時 代 . (“zhànguó shídài “).
11) Sòng 宋 era un piccolo regno, situato nelle Pianure Centrali, i cui sovrani discendevano dagli imperatori della dinastia Shāng 商 朝 . Mantenne la sua indipendenza sino al 286 a.C. Confucio menziona i principi di Qí e di Sóng per deplorare che neppure i discendenti diretti delle antiche dinastie si curino di conservarne la memoria.
12) Il commento di Zhū Xī 朱 熹 spiega che ogni cinque anni , con una solenne cerimonia chiamata 禘 (“dì”) l’Imperatore offriva un grande sacrificio in onore degli antenati, in particolare in onore del fondatore della dinastia e del padre di quest’ultimo. I
duchi di Lŭ, discendenti del duca di Zhōu 周 公, figlio del re Wén di Zhōu 周 文 王 e fratello dell’Imperatore Wŭ 周 武 王 , fondatore della dinastia Zhōu 周 朝 , avevano preso l’abitudine di compiere anche loro tale cerimonia in onore del duca di Zhōu e di suo padre, il re Wén, come se fossero la branca principale e non già una branca cadetta della dinastia. Ciò era un chiaro abuso che metteva a disagio Confucio, obbligato, in quanto alto funzionario del ducato di Lŭ, ad assistere alla cerimonia.
13) Il rigore intellettuale del Maestro appare anche nella risposta data allo sprovveduto che gli aveva chiesto di spiegargli il significato del sacrificio imperiale agli antenati. “Se potessi spiegartelo” gli risponde in sostanza Confucio” sarei io l’Imperatore. Chi non esercita le supreme funzioni di governo, non ha neppure la competenza necessaria a spiegare in che cosa consistano ”.
14) Confucio rifiuta l’interpretazione di comodo che permetteva di farsi rappresentare da altri nelle cerimonie e nei sacrifici. Un sacrificio ha valore solo se è sincero e la sincerità esige l’impegno personale.
15) Il commento di Zhū Xī 朱 熹 fornisce una spiegazione molto complessa di questo dialogo. Wángsūn Jiă 王 孫 賈 , primo ministro del regno di Wè i魏 國 , sospettava che il Maestro si fosse recato in visita a Wèi con la segreta speranza di vedersi offrire un incarico di governo. Quando lo incontrò, gli citò pertanto il proverbio secondo cui era meglio sacrificare allo spirito del focolare che a quelli degli appartamenti privati ( più importanti, ma più nascosti e quindi meno in grado di aiutare i visitatori), per fargli capire che era più facile raggiungere tale obiettivo rivolgendosi a lui che non al sovrano. La risposta di Confucio va al di là del caso concreto ed enuncia un principio generale: il giusto non cerca la protezione di questo o di quello, ma si sforza di comportarsi conformemente ai dettami del Cielo, l’iniquo non troverà protettori che possano difenderlo dalla punizione celeste.
16) Il Gran Tempio Ancestrale ( 大 廟 "dà miao") di Lŭ era dedicato al Duca di Zhōu 周 公 , capostipite della dinastia
regnante.
17) Confucio nacque a Zōu 鄹 , villaggio del ducato di Lŭ 魯 國 situato nel territorio dell’attuale città di Qūfù 曲 阜, Shāndōng 山 東 . In tale villaggio s’era ritirato, nella sua vecchiaia, il padre, che era stato ufficiale dell’esercito di Lŭ.
La frase “Chi ha detto che il figlio dell’uomo di Zōu conosce i riti?” esprime lo stesso atteggiamento mentale degli abitanti di Nazareth quando Gesù andò ad insegnare nella loro sinagoga: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è forse il figlio del carpentiere?” (Matteo,13.55)
Anche per Confucio vale il detto “nemo propheta in patria”.
18) Rispondendo alle critiche malevole e grossolane formulate nei suoi confronti, Confucio opportunamente precisa che il concetto di “riti” non si limita alle cerimonie solenni in cui vengono evocati e celebrati alcuni valori fondamentali ( religiosità, senso dello Stato, affetti familiari, amicizia, filantropia, bontà, umanità, sincerità, lealtà, coraggio, amore della conoscenza, diligenza, educazione, cortesia), ma si estende anche, come è logico che sia, ai comportamenti individuali che mettono in pratica questi valori. Il suo atteggiamento di interesse e di curiosità quando visita un tempio, non è quindi dettato dall’ignoranza, bensì dal rispetto dei suddetti valori.
19) Questa massima si ispira alla visione delle cose che dovrebbe essere propria di ogni vero sportivo: “L’importante non è vincere, ma partecipare lealmente alla competizione”.
20) Il duca Dìng di Lŭ 魯 定 公 regnò dal 509 a.C. al 495 a.C.
21) Secondo Confucio la poesia dovrebbe riflettere con finezza i sentimenti evitando ogni eccesso e rifuggendo sia dal volgare sia dal patetico. Egli ritrova questo modello di equilibrio nell’ode “I Falchi Pescatori” 關 雎 (“guānjū”) ( “Libro delle Odi” 詩 經 ,“Canti degli Stati” 國 風, “Canti dei Zhōu e del Sud” 周 南 ﹐n.1). Si possono evidentemente discutere i criteri estetici di Confucio, ma si deve ammettere che ci troviamo di fronte ad uno dei più antichi esempi di critica letteraria.
22) Lo storico Sīmă Qiăn 司 馬 遷 racconta che il discepolo Zăi Yŭ 宰 予 , detto Zĭwŏ 子 我 , era una persona “di lingua pronta”. Qui lo vediamo infatti rispondere ad una domanda con divagazioni superlue ed affermazioni arbitrarie, ad esempio quando sostiene, giocando sull’omofonia, che i Zhōu piantavano presso gli altari degli dei della terra dei “castagni” 栗 (“lì”) per spaventare e far “tremare” 慄 (“lì”) sudditi. Il Maestro lo richiama all’ordine ricordandogli l’inopportunità di riscrivere la storia secondo le proprie convinzioni. 23) Yíwú 夷 吾 (720 a.C.-645 a.C.) , meglio conosciuto come Guăn Zhōng 管 仲 , cancelliere del regno di Qí 齊 國 , aiutò il duca Huán di Qí 齊 桓 公 a ristabilire la propria autorità sui feudatari ribelli. Nonostante i suoi meriti, Confucio ne critica vivamente
l’arroganza che lo aveva portato ad usurpare talune prerogative dei sovrani.
24) Questo dialogo sottolinea la grande importanza attribuita da Confucio alla musica nella quale vedeva un’allegoria del funzionamento ordinato ed armonioso di una società basata sul rispetto dei valori consacrati dalla tradizione.
25) L’episodio riferito in questo dialogo va collocato nel momento in cui Confucio,deluso dalla scarsa attenzione che le autorità di Lŭ prestavano ai suoi suggerimenti, lasciò il paese per visitare una serie di Stati limitrofi, nei quali non ebbe tuttavia maggiore successo.
26) Libero da incarichi ufficiali, Confucio potrà ora annunciare liberamente il suo messaggio come una “campana con il batacchio di legno” (木 鐸 “mù duó”).
27) La musica Shào 大 韶 (“dà sháo”), la cui invenzione è attribuita al mitico imperatore Shùn 舜 帝 , era una musica romantica, che si ispirava alla natura ed esprimeva pace e tranquillità.
La musica Wŭ 大 武 (“dà wŭ”) era una musica marziale, che celebrava le battaglie e le vittorie del re Wŭ 武 , fondatore della
dinastia Zhōu 周 朝.
Confucio ammirava entrambi i tipi di musica per la loro bellezza, ma non poteva apprezzare la violenza e l’aggressività esaltate dalla musica marziale.