Il 24 aprile 2017 una sconosciuta pubblica sulla piattaforma online Noonstory un breve testo autobiografico. Nel giro di poche ore la storia diventa virale e viene cliccata più di centomila volte. Ben presto il racconto viene letto da più di un milione di persone e viene recensito dallo stesso “Quotidiano del Popolo (人 民 日 报 “rénmín rìbào”), organo del partito comunista cinese, il quale riconosce che “non si possono ignorare le sofferenze personali e i problemi sociali in esso descritti quali la mancata scolarizzazione dei figli dei lavoratori migranti e l’insufficienza degli indennizzi accordati ai contadini per le terre che sono state loro espropriate”. L’interesse dei mezzi di comunicazione ufficiali per questo caso letterario si è rapidamente raffreddato forse perché le autorità non hanno ritenuto opportuno attirare l’ attenzione della gente su questioni che possono avere una risonanza politica negativa, ma il pubblico ha continuato a discuterne appassionatamente. È così che Fàn Yŭsù 范 雨素, una donna del villaggio di Xiāngyáng 襄 阳 nel Húbĕi 湖 北 , trasferitasi a Pechino per trovarvi lavoro, è diventata celebre da un giorno all’altro.
Se la maggioranza dei lettori ha lodato la vivacità della narrazione e ne ha apprezzato lo stile sobrio ed efficace, non sono mancati coloro che hanno voluto riscontrare nel testo una scarsa tecnica letteraria e una certa piattezza di espressione.
Occorre, a mio parere, chiarire subito che il racconto di Fàn Yŭsù non è la testimonianza, toccante ma sgrammaticata, di una contadina semianalfabeta. Sebbene sia cresciuta in un ambiente rurale e modesto, Fàn Yŭsù sviluppa, forse grazie all’ambizione di una madre intelligente che vuole offrire ai figli tutte le chances di cui non ha goduto lei, una precoce passione per i libri. Questa passione è condivisa dai fratelli e dalle sorelle e viene trasmessa dall’autrice anche alle figlie. Grande lettrice, Fàn Yŭsù ha divorato, fin da bambina, i classici cinesi e le opere di importanti scrittori stranieri, quali Dickens e Gorkji, continuando anche dopo essersi trasferita a Pechino a interessarsi alla letteratura e a comprare libri.
Da un lato vi è quindi una formazione culturale, che traspare, qua e là, in citazioni letterarie e nell’uso di termini tecnici, ad es .quando si parla di psicologia .Dall’altro, il linguaggio semplice e privo di artifici, condito spesso di espressioni idiomatiche, dà all’insieme un tono di schiettezza e di spontaneità che è, senza dubbio, una delle ragioni principali del grande successo incontrato dal testo.
Considerazioni analoghe mi sembrano valere per l’asserita carenza di tecnica letteraria. Non è infatti immaginabile che il gran numero di libri letti da Fàn Yŭsù e la sua partecipazione a corsi di letteratura non abbiano in alcun modo influenzato le sue capacità di scrittura.
È vero che, se guardiamo ai canoni letterari tradizionali, la storia di Fàn Yŭsù non può essere considerata né un’autobiografia perché le mancano completezza e coerenza strutturale né un diario perché le manca, tra l’altro, la necessaria continuità cronologica.
Essa mi pare piuttosto un seguito di “appunti”, di “noterelle”, di “impressioni”, una sorta di “zibaldone” in cui si mescolano ritratti di membri della famiglia e di persone conosciute, riflessioni personali, aneddoti, osservazioni sociali.
Particolarmente riusciti sono i “ritrattini” che ci presentano in poche righe, talvolta in poche parole, i familiari dell’autrice: il padre, spento e insignificante, la madre, piena di interessi e sempre affaccendata, vero cuore della casa, il fratello maggiore, velleitario e presuntuoso, il secondo fratello, brillante, ma debole e immaturo, la sorella, colta e romantica, ma capace di decisioni rapide e concrete. Gustose anche le descrizioni dei personaggi che Fàn Yŭsù incontra a Pechino: il datore di lavoro, un nuovo ricco che spende senza ritegno per dare al figlio un’educazione principesca; la sua amante, che ricorda, per l’atteggiamento di totale sottomissione ai voleri dell’uomo, le concubine dell’epoca imperiale; i contadini arricchiti dei sobborghi che ostentano i loro nuovi status symbols, fra cui figurano curiosamente anche mute di cani.
Tutto viene raccontato con obiettività e misura, senza calcare la mano sugli aspetti più tristi della vita e senza cedere alla rassegnazione, ma ricordando, con un certo ottimismo, che anche nell’ambito di un’esistenza molto modesta si può tirare avanti con dignità e amore del prossimo. Una garbata ironia rende meno truci anche episodi poco divertenti. Così non possiamo non sorridere quando Fàn Yŭsù ci racconta del trattamento di riguardo riservato alla madre, in ragione della sua veneranda età, dagli agenti della sicurezza durante una manifestazione di protesta dei contadini espropriati: anziché essere brutalmente spinta via, viene “gentilmente” trascinata per un braccio, e se la cava con una semplice slogatura invece che con la rottura di un paio di costole.
La scelta di una serie di quadretti dipinti con freschezza e vivacità al posto di una narrazione continua e strutturata risulta quindi voluta e produce un risultato piuttosto felice.
IO SONO FÀN YŬSÙ
1
La mia vita è un libro che non si può leggere per intero poiché il destino me lo ha fatto rilegare in modo sconnesso.
Sono originaria di Xiāngyáng nel Húbĕi.(1) Quando compii dodici anni, cominciai a insegnare in una scuola elementare del nostro villaggio. Se non avessi lasciato il villaggio, avrei continuato così e avrei finito col diventare una vera maestra.
Invece, non essendo capace di sopportare il vuoto e la noia della vita di paese, me ne andai a Pechino. Volevo esplorare il vasto mondo. Avevo vent’anni.
Arrivata a Pechino, cominciarono i guai. In primo luogo, ero lenta e poco sveglia, impacciata nei movimenti, una vera stupidotta. Mi ci volevano tre ore per fare ciò che gli altri riuscivano a fare in mezz’ora. Ero imbranata, molto più imbranata del normale. Avevo trovato lavoro come cameriera in un ristorante, ma quando servivo, mi confondevo e inciampavo, rovesciavo i vassoi e rompevo i piatti. Perciò riuscivo a guadagnare appena quanto mi bastava per non morire di fame.
Sprecai così due anni, delusa e scoraggiata, poi mi sposai, senza pensarci molto, con un uomo del nord-est.
Il matrimonio non durò più di cinque o sei anni, ma ebbi due figlie. Mio marito aveva problemi sempre maggiori con il suo lavoro, si ubriacava ogni giorno e mi picchiava. Io non ne potevo più di questi maltrattamenti, allora decisi di ritornare a Xiāngyáng con le mie due figlie per trovare aiuto. Mio marito non fece neppure finta di cercarci. In seguito ho sentito dire che, dalla Manciuria, era passato in Russia. Ora, starà girando ubriaco per le strade di Mosca.
Ritornata a casa, dissi a mia madre che avrei allevato da sola le mie figlie.
2
Quand’ero bambina, io e la mia seconda sorella dormivamo insieme nello stesso letto e, la sera, leggevamo dei racconti. Quando ci stancavamo di leggere, ci mettevamo a parlare tra di noi. Io le domandavo: “ Abbiamo letto moltissime biografie di uomini famosi. Chi è quello che ti impressiona di più?”.Mia sorella mi rispondeva: “Non ho mai visto né conosciuto tutti questi uomini celebri. Che impressione vuoi che mi facciano? La persona che io ammiro di più è il nostro secondo fratello.”.
Io l’ascoltavo senza esserne convinta. Era vero. Non avevo mai visto né conosciuto nemmeno io tutti quegli uomini famosi di cui parlavano i libri, ma, tra le persone che potevamo vedere e conoscere nella nostra vita, quella che ammiravo di più era nostra madre. Il mio secondo fratello, dopo tutto, non era altro che un bambino prodigio.
Mia madre, che si chiama Zhāng Xiánzhī, è nata il 20 luglio 1936. All’età di soli quattordici anni, poiché era una ragazza che sapeva parlar bene e aiutava gli altri a risolvere i loro problemi, fu eletta rappresentante delle donne del villaggio. Esercitò questa funzione dal 1950, per quarant’anni, rimanendo in carica addirittura più a lungo di Saddam e di Gheddafi, ma non è soltanto questa la ragione per cui l’ammiro.
Ancora bambina, mia madre fu fidanzata dal nonno al vicino di casa, quello che diventò poi mio padre. Grazie a questo matrimonio, mia madre poté più tardi aiutare finanziariamente suo fratello.
Mio padre, da giovane, era una persona elegante e di bell’aspetto, ma non andava d’accordo con mia madre e i due litigavano tutti i giorni.
Per quanto posso ricordare, l’impressione che ho conservato di mio padre è come l’ombra di un grande albero: la vedi , ma non ti serve a nulla. Era taciturno, malandato di salute, e non era in grado di svolgere attività manuali. In casa era la mamma che si occupava, da sola, dei cinque figli.
Mia madre era una contadina, nata in una società ancora feudale. Non era andata a scuola neppure un giorno. Ma fu lei a scegliere i nomi per me e per i miei quattro fratelli e sorelle. Il primogenito lo chiamò Fàn Yún, il fratellino più piccolo Fàn Fēi.(2) Sperava che crescendo sarebbero diventati come il drago e la fenice che volano sulle nubi e cavalcano la nebbia (3). Alle tre femmine diede nomi meno impegnativi. La prima la chiamò Fàn Guìrén per ricordare che era nata quando fiorisce l’alloro. La seconda figlia, che era nata quando fiorisce il pruno, si sarebbe dovuta chiamare Méirén, ma questo nome fu scartato a causa di un’omofonia di cattivo augurio. Perciò, mamma la chiamò Fàn Méihuā. Io ,che ero la più piccola e che ero nata quando fioriscono i crisantemi, fui chiamata Fàn Júrén.(4) A dodici anni, dopo aver letto il romanzo più venduto di quell’anno, “ Nebbia e pioggia” di zia Qióng Yáo (5), decisi di cambiare il mio nome in Fàn Yŭsù.(6)
Mio fratello maggiore è il tipo che fin da bambino ha sempre imparato per conto suo, ma non aveva nessuna voglia di andare a scuola. La sera andava a letto senza studiare e perciò non superò l’esame di ammissione all’università. Ci riprovò l’anno successivo e fu di nuovo respinto. Si irritò molto e disse che, poiché non era stato ammesso all’università, avrebbe lasciato il villaggio. Voleva diventare un letterato e andare in città. La mia famiglia era molto povera, le mie due sorelle erano handicappate e dovevano essere sottoposte a continue cure. Di conseguenza, in casa nostra non si vedeva mai un soldo, ma mio fratello voleva diventare un letterato e noi dovevamo sostenerlo. Grazie alla vendita del riso e dei cereali che sarebbero dovuti servire al nutrimento della famiglia, mio fratello si procurò i soldi necessari per comprare le pubblicazioni letterarie, i testi classici e altre opere famose. Senza più riserve di cereali, la famiglia tirava avanti mangiando patate dolci. Per fortuna nessuno morì di fame. Tuttavia, nessuno di noi si lamentò mai che in casa non ci fosse cibo a sufficienza.
Mio fratello continuò a leggere e a scribacchiare per parecchi anni, ma non diventò uno scrittore. Si dava grandi arie di letterato, era trasandato nel vestire e, quando apriva bocca , parlava in modo ricercato e incomprensibile.(7) Le persone come lui, in paese, le chiamano “gli ubriachi della letteratura”(8), come il Kŏng Yījī del racconto di Lŭ Xùn, e la gente le disprezza. (9).
Ma tra mio fratello e Kŏng Yījī c’era una differenza: mio fratello aveva dietro di sé una madre coraggiosa e decisa. A causa di sua madre, nessuno osava trattarlo con disprezzo.
Mia madre parlava bene e aveva la parola pronta. Quando apriva bocca, ciò che diceva rappresentava l’opinione di una persona autorevole. S’era occupata a lungo di combinare matrimoni e a Xiāngyáng la chiamavano “Il Foglio Rosso”. (10) Per questa attività non chiedeva mai un soldo. Lo faceva semplicemente per buon cuore. Oggi si direbbe che faceva del “volontariato”.
Nei primi anni “ottanta” del secolo del secolo scorso, le famiglie dei villaggi contadini avevano tutte molti figli: i maschi, quando crescevano, dovevano sposarsi, le femmine dovevano trovare marito. Perciò, le persone come mia madre erano molto popolari per la loro capacità di combinare matrimoni.
Mio fratello non era diventato uno scrittore e non si era trasferito in città, ma questi non erano problemi. Il vero problema era trovargli moglie. In paese, i tipi come lui erano considerati intellettualoidi un po’squilibrati, inadatti al matrimonio. Tuttavia, quella fantastica donna di nostra madre, che era capace di farti vedere bianco ciò che era nero, riuscì a far passare per pregi anche i suoi difetti. Grazie al prestigio e alla reputazione di mia madre, una famiglia povera in canna (11) come la nostra trovò a mio fratello una moglie bella e pudica come i fiori d’acacia in primavera.
Anche dopo essersi sposato, mio fratello rimase un rompiscatole. Cominciò a dire a mia madre che l’amministrazione comunale, per quanto piccola, faceva pur sempre parte di un sistema di governo corrotto e che riteneva vergognoso che lei ricoprisse un incarico in comune.(12) Sebbene a quell’epoca fossi ancora una bambina, gli argomenti di mio fratello mi parvero stupidi. S’è mai visto un funzionario corrotto tirare avanti a forza di patate dolci? Ma mia madre non disse nulla e si dimise dal suo incarico, dopo essere stata nell’amministrazione comunale per ben quarant’anni.
Cinque mesi dopo la nascita, mia sorella maggiore ebbe la febbre alta. Poteva essere una meningite. A quell’epoca, c’erano pochi mezzi di trasporto e mia madre dovette chiedere a mio zio, che camminava svelto, di portare in braccio la bambina per venti chilometri fino all’ospedale di Xiāngyáng Ma l’ospedale non portò fortuna a mia sorella. Ne uscì senza febbre, tuttavia si scoprì in seguito che era mentalmente ritardata. Secondo mia madre, le avevano fatto delle iniezioni troppo pesanti ed era stata rovinata dalle medicine. Mia sorella era praticamente idiota, ma mia madre non si diede mai per vinta e continuò sempre a credere di poter cambiare questo stato di cose. Sperava nella scienza occidentale, nella medicina tradizionale, nei guaritori, aggrappandosi ogni volta anche alla più vaga possibilità. Spesso qualcuno veniva da noi a raccontarci che in un certo posto c’era un santone, in un altro uno spirito che guariva le malattie.(13) Ogni volta mia madre convinceva mio padre a far pregare mia sorella dinanzi ad un oggetto sacro o a farle bere l’acqua delle fonti miracolose, ma regolarmente i talismani si rivelavano inutili e l’acqua della salute non faceva nessun effetto. Ogni volta speravano ed ogni volta erano delusi, ma mia madre non abbassò mai le braccia.
La seconda sorella fu colpita dalla poliomielite e fu costantemente in cura fino all’età di dodici anni. Poi fu operata alle gambe e, poco a poco, le sue condizioni migliorarono.
Dei cinque figli che ebbe mia madre non ce ne fu uno che non le desse delle preoccupazioni.
3
Io ero una che si dava molte arie.
Mia madre mi aveva avuta a quasi quarant’anni, ma ero l’unica figlia che fosse cresciuta sana. Durante la mia infanzia, mia madre era sempre molto indaffarata e aveva poco tempo per occuparsi di me. A sei o sette anni, cominciai da sola a leggere dei libri. Non è una cosa di cui abbia il diritto di vantarmi: la mia seconda sorella e mio cugino riuscivano a leggere libri spessi come mattoni. L’unica cosa di cui andai veramente orgogliosa da bambina fu di essere stata capace di leggere, all’età di otto anni, una copia del “Viaggio in Occidente”(14), stampata a colonne verticali e in caratteri tradizionali (15).Nessuno venne a saperlo e nessuno mi lodò, ma io ne trassi motivo di grande fierezza..
A quell’età era facile montarsi la testa. I miei voti erano sempre i migliori della classe. Durante le lezioni non ascoltavo mai le spiegazioni del maestro, ma ripensavo ai libri che avevo letto per conto mio. Il romanzo “Il dicembre dei prugni” (16), devo essermelo ripassato nel cervello almeno mille volte.
Nel periodo in cui frequentai le scuole elementari, fu pubblicato un gran numero di libri sull’esperienza dei “giovani mandati in campagna”.(17) In tutti questi libri si spiegava alla gente come viaggiare in treno senza biglietto, come rubare la verdura ai contadini e portar loro via la frutta di nascosto, come bastonare a morte i cani da guardia delle fattorie e come far cuocere la carne di cane. Leggendo questi racconti mi sentivo felice di aver sempre qualche patata da mangiare a pranzo e a cena. Non avevo bisogno di rubare, non ero costretta a lottare con gli altri, non c’era nessuno che mi picchiava, potevo ancora cibarmi di patate dolci e avevo persino del tempo libero per leggere.
Da bambina, sulla base delle considerazioni che ho appena esposto, giunsi alla seguente conclusione: chi si sente infelice e insoddisfatto della propria vita è una persona che ha letto troppo pochi libri.
Io non leggevo soltanto i racconti dei “giovani mandati in campagna”. Leggevo anche “Robinson Crusoe”, “L’Isola Misteriosa”, “Grandi Speranze”,.”Oliver Twist”, “Tra la Gente” (18), “La Storia di Léi Fēng” (19), “La Canzone di Ōuyáng Hăi” (20), “La Strada Dorata” (21). Grazie a questi romanzi, avevo la geografia della Cina e la geografia del mondo, la storia della Cina e la storia del mondo sulla punta della lingua. Bastava dirmi il nome di un posto ed io sapevo indicare in quale continente si trovava. Bastava menzionare il nome di un fiume ed io sapevo precisare in quale oceano sfociava.
A dodici anni, ero pronta a lanciarmi nell’avventura. Su ogni foglio di carta che trovavo nella mia camera scrivevo: “A piedi nudi per le vie del mondo”. (22) Quell’anno, durante le vacanze estive, me ne andai via senza salutare nessuno e mi diressi verso sud per scoprire il vasto mondo. Scelsi di andare verso sud a causa di un articolo che avevo letto su una rivista nel 1982. Vi si parlava di una donna di buon cuore che, a Pechino, soccorreva i ragazzi senza famiglia, che d’inverno dormivano nei tubi di cemento ammucchiati sui bordi delle strade. Molti di questi piccoli avevano avuto le gambe congelate dal freddo ed era stato necessario amputargliele. La cosa mi aveva profondamente impressionato e temevo, se fossi andata a Pechino e mi fossi messa a girare per le strade della città, di perdere anch’io le gambe a seguito di un congelamento. (23)
Avendo imparato dai racconti dei “giovani mandati in campagna” un gran numero di trucchi (24), salii in treno senza biglietto e arrivai sino all’isola di Hăinán dove i fiori sbocciano in tutte le stagioni e dove, sui bordi delle strade, crescono piante di papaia e palme da cocco. Mi bastava stendermi sotto gli alberi e raccogliere i frutti che cadevano a terra, nutrendomi di papaie e bevendo il latte di cocco. Quando mi stancavo di mangiare frutta, andavo a rovistare nei bidoni della spazzatura per trovare avanzi di cibo. Era così che vivevano gli eroi dei miei romanzi. Con i capelli rasati quasi a zero e con la faccia sporca, che non lavavo da lungo tempo, sembravo proprio un ragazzo di strada e nessuno s’occupava di me. Poiché mi si poteva prendere per un maschio, non attiravo neppure l’attenzione dei trafficanti di ragazzine. Tuttavia, ad un certo punto, mi stancai di quella vita. Non avevo una scuola da frequentare, non avevo libri da leggere e mi mancava mia madre. Dopo aver vagato tre mesi per Hăinán, decisi di tornare a casa. Viaggiando di nuovo senza biglietto, ritornai al villaggio e ripresi il mio posto accanto a mia madre.
Al mio ritorno in famiglia, soltanto mia madre mi accolse con affetto. Mio padre e mio fratello maggiore, invece, mi trattarono con aperta ostilità e mi accusarono di averli disonorati. Il più anziano dei miei cugini venne a trovare mia madre e le disse che io avevo fatto perdere la faccia all’intera famiglia Fàn, poi le consigliò di bastonarmi a dovere e di cacciarmi via da casa. A dodici anni vissi così un’esperienza che mi chiarì le idee. Nel nostro villaggio di Xiāngyáng, se un monello (un maschio) se ne andava di casa per qualche giorno e poi tornava, il fatto era considerato quasi normale. Se una ragazza avesse anche solo pensato di fare la stessa cosa, la gente l’avrebbe paragonata al bandito in fuga di cui parlano gli antichi romanzi. Nel nostro villaggio, fino a quel momento, nessuna ragazza aveva mai osato fare una cosa del genere. Andandomene via di casa, io ero riuscita a rovinare la mia reputazione e a coprire di vergogna i miei familiari.
Non osavo più guardare in faccia la gente e non avevo più il coraggio di andare a scuola, ma la cosa più grave era che non sarei stata neppure capace di andar via. Come sarei riuscita a tirare avanti? Mi sforzavo unicamente di sopravvivere.
Ma mia madre non mi abbandonò. A quell’epoca, il mio secondo fratello, quello che era stato un bambino prodigio, aveva già completato i suoi studi all’università ed essendo una persona di grandi capacità intellettuali (25) era stato nominato funzionario. Mia madre chiese a mio fratello di trovarmi un lavoro di maestra (26) , anche se avevo appena compiuto dodici anni. Mio fratello mi fece assumere in una sperduta scuola elementare e mi trovò così una sistemazione.
Passarono i mesi e gli anni. In un batter d’occhio mia madre aveva visto diventare adulti tutti i suoi ragazzi.
Durante vent’anni aveva fatto tutto il possibile per curare mia sorella maggiore, ma per quest’ultima non c’era alcuna speranza di guarigione. A vent’anni di età, mia sorella maggiore si ammalò ed ebbe la febbre alta. Tutte le cure si mostrarono inefficaci e mia sorella morì.
La mia seconda sorella, una volta fattasi adulta, divenne professoressa di letteratura alla scuola media del villaggio. Mentre insegnava, il suo amico brillante e colto se ne andò a Shànghăi in cerca di fortuna. Mia sorella, che conosceva a memoria un’infinità di poesie classiche, commentò con amarezza: ”Solo gli ignoranti hanno l'animo di un poeta“ (27). Poi trovò un ragazzo che non era andato a scuola neppure un giorno e che non sapeva nemmeno leggere e si sistemò in fretta con lui.
Mio fratello maggiore era rimasto al villaggio ed ora faceva il contadino. Zappava, spalava, vangava ed aveva ormai detto addio al sogno di diventare uno scrittore. Ancor oggi continua a lavorare la terra e passa tristemente i suoi giorni, ma non si dispera più domandandosi perché sia andata a finire così e ha smesso di lamentarsi delle sue disgrazie.
Il mio secondo fratello, quello che era stato così brillante, a quarant’anni fu preso dalla passione per il gioco d’azzardo.Forse perché era stato così fortunato nella sua carriera, nel gioco non lo fu affatto: perdeva sempre. (28)
Quando ebbe perso tutti i suoi soldi, mio fratello si fece prestare denaro dagli usurai. Ben presto non fu piu in grado di pagare i debiti e passava le giornate a scappare, a cambiare alloggio e a nascondersi per sfuggire ai creditori. Alla fine perse anche l’impiego. Si sa come vanno le cose del mondo: ora su, ora giù. Mio fratello non aveva più amici né parenti su cui contare. Usciva solo a notte fonda, passeggiando avanti e indietro sul ponte del fiume Hàn.
Mia madre si alzava in piena notte e andava a consolarlo. Diceva a quel bambinone di quarant’anni che era un bravo ragazzo. La colpa non era sua: era stato traviato dai suoi colleghi. Si rimproverava di non averlo lasciato studiare un anno di più quand’era giovane. Se gli avesse permesso di prepararsi meglio, avrebbe potuto superare l’esame di ammissione a qualche prestigiosa università di una grande città e sarebbe diventato funzionario in un centro importante, dove avrebbe trovato colleghi di alto livello, che non lo avrebbero traviato e non gli avrebbero insegnato a giocare d’azzardo. “Non sei morto.” continuava a ripetergli mia madre” I debiti non sono poi qualcosa di così terribile. Non c`è nulla per cui tu debba angosciarti. Vivi tranquillo!”. Grazie all’amore di mia madre, mio fratello è riuscito a tirare avanti.
4
Quando ritornai a Xiángyáng insieme alle mie due figlie, dopo aver abbandonato il domicilio coniugale per sfuggire alle botte di un marito alcolizzato, mia madre non si agitò, ma mi accolse con calma e compostezza. Mio fratello maggiore (29) invece mi trattò subito come un’appestata, ingiungendomi di andarmene via al più presto e di non causargli altri problemi.
Secondo la tradizione di un villaggio rurale qual è Xiángyáng, le figlie adulte sono inutili come l’acqua che si versa per terra e mia madre non poteva far nulla per aiutarmi. Mia madre era forte in politica, ma neppure lei osava mettersi contro i tre princìpi e le cinque virtù (30) che avevano retto la Cina per cinquemila anni. Mia madre, che mi amava, mi disse che non era importante che le mie figlie non andassero a scuola. Lei avrebbe pregato Dio ogni giorno perché desse loro da vivere.(31)
In quel momento capii che non avevo più una casa. Per noi poveri contadini non è mai facile tirare avanti e si spiega così l’indifferenza che spesso mostrano anche i parenti. Non provavo rancore verso mio fratello, ma mi rendevo conto che, nel villaggio in cui ero nata e cresciuta, ero ormai diventata un’estranea. Ancor di più lo erano le mie due figlie, piante acquatiche trasportate dalla corrente. (32) La sola persona al mondo che ci amasse era mia madre.
Presi con me le mie due figlie e mi trasferii nella capitale, dove trovai impiego come bambinaia.Guardavo i figli degli altri e avevo un giorno libero per settimana. Avevo preso in affitto una stanza nel sobborgo di Pícùn (33), ad ovest della quinta circonvallazione. Mentre io lavoravo, la figlia maggiore si prendeva cura della sorellina.
Ebbi la fortuna di trovare lavoro presso una famiglia di nuovi ricchi che era addirittura menzionata nella lista Húrùn (34) dei miliardari. Il mio datore di lavoro aveva avuto dalla moglie due figli che erano già adulti. Io facevo la bambinaia per la sua concubina (35), che aveva anche lei due figli: un ragazzino che frequentava una scuola internazionale e una bambina di soli tre mesi.
Il mio datore di lavoro aveva ingaggiato per il figlio illegittimo un istruttore d’arti marziali che si era diplomato alla scuola di Shàolín (36). Aveva poi fatto installare nel palazzo in cui aveva la propria residenza e gli uffici della ditta una palestra di trecento metri quadri, equipaggiata con paletti a scacchiera (37), sacchi da boxe e sbarre parallele perché il ragazzo vi si potesse allenare tutto solo. Per fargli da precettore aveva invece assunto, vitto e alloggio compresi, un brillante laureato dell’Università Popolare (38), che aveva il compito di portarlo a scuola e di riportarlo a casa, di aiutarlo a fare i compiti, di accompagnarlo alle lezioni di arti marziali, nonché di insegnare ad un bambino di sei anni l’uso del computer.
Io dovevo soltanto prendermi cura della bimba di tre mesi, che aveva il sonno leggero e si svegliava spesso nel cuore della notte. Allora io mi alzavo a darle il biberon e la coccolavo finché non si riaddormentava.
In quei momenti, mi veniva da pensare alle mie due bambine che avevo lasciato sole a Pícūn. La sera, non c’era la mamma per metterle a letto. Chissà se facevano brutti sogni? se piangevano?. Io non facevo altro che pensare a loro e piangevo. Fortunatamente era notte fonda, e nessuno mi vedeva.
La concubina del mio datore di lavoro aveva 25 anni meno di lui.Talvolta, quando m’alzavo nel cuore della notte per cullare la neonata, la vedevo ancora sveglia, con il volto delicatamente truccato, seduta sul divano, in attesa che lui rientrasse. Era più graziosa di una modella ed il suo viso era più attraente di quello della famosa attrice Fàn Bīng Bīng (39), ma si comportava come le donne descritte nelle opere di palazzo (40) che facevano di tutto per piacere al loro uomo, dimenticando la propria dignità, avvilendosi per essere mantenute. Forse le ragazze che l’avevano preceduta ne avevano avuto abbastanza di tante amarezze ed avevano rinunciato a questa inutile lotta.
Ogni volta che la vedevo, la mia mente divagava, e non sapevo più se vivevo all’epoca dei Táng o sotto la dinastia Qīng o se mi trovavo davvero nella nuova Cina socialista, ma poi mi rendevo conto che non ero dotata di poteri sovrannaturali e che quindi non stavo facendo nessun viaggio indietro nel tempo.
La mia figlia più grande divenne amica di due altre ragazzine della sua età che non andavano a scuola. Una si chiamava Dīng Jiànpíng, l’altra Lĭ Jīngní.
Dīng Jiànpíng veniva da Tiānshuĭ nel Gānsù e non andava a scuola perché sua madre aveva lasciato suo padre e suo padre aveva perso la testa. Il padre diceva che le scuole pubbliche non ammettevano i figli dei contadini che andavano a lavorare in città. I ragazzi potevano soltanto frequentare scuole di fortuna messe su per i figli degli immigrati, ma in queste scuole c’era ogni anno, una girandola di insegnanti e la qualità dell’insegnamento era scadente. In conclusione, mandare i figli a scuola non serviva a niente e, tenendo i figli a casa, almeno si risparmiava qualche soldo.(41)
Lĭ Jīngní invece non andava a scuola perché suo padre, al villaggio, l’aveva concepita ingannando sua madre che aveva già altri figli e che non la voleva. Quando la madre di Lĭ Jīngní aveva scoperto l’inganno, si era infuriata e aveva lasciato il marito. Quest’ultimo, che era un uomo di buon cuore, non aveva avuto il coraggio di abbandonare la figlia e l’aveva portata con sé a Pechino, ma diceva che Lĭ Jīngní era una “bambina nera” (42) senza permesso di soggiorno (43). In città, le scuole messe su per i figli degli immigrati erano tutte scuole illegali che non davano garanzie di qualità dell’insegnamento. I bambini che le frequentavano non ottenevano alcun diploma riconosciuto dal Ministero della Pubblica Istruzione e, quando ritornavano al paese d’origine, non erano ammessi né alle scuole superiori né all’università. Già la nascita di Lĭ Jīngní e il suo soggiorno a Pechino erano illegali e non c’era nessun bisogno di iscrivere la bambina ad una scuola non riconosciuta per aumentare ulteriormente l’irregolarità della sua situazione.
Io pensavo a questo infelice provvedimento del Ministero della Pubblica Istruzione e mi domandavo chi avesse potuto decidere una politica così crudele nei confronti dei figli dei lavoratori migranti. I giornali dicevano che il Ministero lo aveva fatto per impedire a scuole di basso livello di dichiarare falsamente un gran numero di allievi e di ottenere così dallo Stato sovvenzioni indebite. Ma il Ministero non avrebbe fatto meglio a punire i responsabili scolastici che falsavano i dati piuttosto che infierire sui figli dei lavoratori migranti?.
C’era mia madre che pregava Dio perché le mie due bambine crescessero sane e felici e vivessero a lungo. C’erano tre ragazzine più grandi che vegliavano sulla piccolina ed io mi sentivo tranquilla: le mie figlie se la cavavano ogni giorno piuttosto bene. Tutti i giorni le tre ragazzine cantavano alla piccolina: “La nostra patria è come un giardino pieno di fiori dai vivi colori”(44) e cantavano questa canzone con gioia e con grande allegria.(45)
5
Pícūn, il sobborgo di Pechino in cui abito, è un posto molto interessante. In Cina tutti sanno che i contadini dei sobborghi sono diventati milionari perché hanno venduto a carissimo prezzo i loro vecchi terreni ed ora che sono ricchi ostentano i macchinoni e gli orologi di lusso, le borsette firmate e gli abiti di sartoria, e mangiano nei ristoranti alla moda. Noi, a Pícūn, ce ne freghiamo di questo tipo di ostentazione. Ciò che abbiamo da mettere in mostra noi, a Pícūn, sono i cani, un’enorme quantità di cani. Ne abbiamo più di chiunque altro. Ho fatto amicizia, qui a Picūn, con un muratore che vive nelle baracche degli operai.(46) Si chiama Guō Fúlái e viene da Wúqiáo nel Hébĕi.(47) Ogni giorno, un contadino di Pícūn porta a passeggiare una truppa di una dozzina di cani dinanzi alle baracche, disturbando gli operai che ci abitano. Per tutta risposta, Guō Fúlái ha pubblicato sulla rivista “Letteratura Pechinese”(48) un articolo intitolato “I Cani di Pícūn”, in cui ha espresso l’opinione dei lavoratori migranti su questa faccenda.
Il mio padrone di casa è l’ex segretario comunale di Pícūn e rimpiazza il sindaco del quartiere che è stato costretto a dimettersi.(49) È un politico e non trova dignitoso andare in giro con una muta di cani. Ne ha solo due: un pastore scozzese e un mastino tibetano.Mi ha detto che il pastore scozzese è il cane più intelligente del mondo, mentre il mastino tibetano è il cane più forte del mondo. Se metti insieme il cane più intelligente e il cane più forte ne esce fuori una coppia invincibile.
Le mie figlie abitano nell’alloggio di di servizio dell’ex sindaco e godono di una situazione di assoluta sicurezza. Io e loro ci sentiamo felici. (50)
Da quando la mia figlia più grande ha cominciato a leggere romanzi, visito sempre il mercato delle pulci di Pānjiāyuán (51) e gli altri mercati di questo tipo oppure vado a frugare sulle bancarelle di oggetti di seconda mano per comprarle libri a peso. (52) Perché compro così tanti libri? Le ragioni sono due. La prima è che comprare libri a peso è estremamente vantaggioso. La seconda è che i libri che si trovano sulle bancarelle sono praticamente nuovi; molti sono ancora intonsi. Un libro che non è stato letto è come una persona che ha sprecato la propria esistenza. Il vederlo mi dà tristezza.
Finora non ho mai scritto nulla, ma adesso, se ne avrò il tempo, voglio prendere carta e penna e comporre un lungo romanzo. Il tema sarà la vita delle persone che ho conosciuto, il loro passato e il loro presente. Ho fatto solo le elementari e ho poca fiducia in me stessa. Perciò scriverò soltanto per la mia soddisfazione personale. Ho già pensato al titolo del mio romanzo: si chiamerà “Ritrovarsi dopo una lunga separazione”. Non è una storia di fantasia; è tutto vero. L’arte trova ispirazione nella vita e la vita è già di per sé un romanzo. Ogni personaggio del mio libro sarà autentico.
Ma, per darmi soddisfazione, questo romanzo dovrà essere scritto bene ed io mi arrovello sempre pensando a come potrò riuscire a migliorarmi.
Quando la “Casa del Lavoratore” di Pícūn organizzò un corso di letteratura, io lo seguii per un anno. In quel periodo avevo la possibilità di farlo perché, dovendo prendermi cura della bambina più piccola, avevo trovato un posticino di insegnante nella scuola per i figli dei lavoratori migranti del vicino villaggio di Yĭngèzhuāngcūn ed avevo quindi un po’ di tempo libero. La paga era bassa, ma ne avevo bisogno: mi davano 1600 yuán al mese.(52) Più tardi, dopo che la bambina fu cresciuta e fu in grado di andare a scuola da sola, di ritornare a casa da sola e di comprarsi il cibo da sola, lasciai perdere l’insegnamento e trovai lavoro come bambinaia con un salario mensile di più di 6000 yuán. (53) Però potevo tornare a casa per vedere la bambina solo un giorno la settimana e dovetti smettere di frequentare la “Casa del Lavoratore”.
Ho sempre pensato di essere una persona debole e apatica. Leggevo i giornali senza mai domandarmi il senso delle notizie. Se date un’occhiata alle informazioni pubblicate dai giornali negli ultimi decenni, prima che i contadini venissero a lavorare nelle città, vedrete che, anteriormente al 1990, il tasso di suicidio tra le contadine cinesi era il più alto del mondo. Avvenivano fatti raccapriccianti. (54) Da quando è sorta la possibilità di lavorare in città- dicono i giornali – le contadine non si uccidono più. Tuttavia è apparso uno strano neologismo: “ villaggi senza madri”. Le contadine non si uccidono più, ma scappano via. Nel 2000 ho letto un reportage intitolato “Le anatre mandarine si separano con facilità”(55) che raccontava di come fossero diventati estremamente fragili i matrimoni dei contadini che erano andati a lavorare lontano dai loro villaggi.Tra le donne che scappano troviamo anche quelle sposate con uomini che hanno lasciato il loro paese per ragioni di lavoro.
Nei sobborghi di Pechino, ci sono moltissimi ragazzi, figli di contadini venuti a lavorare in città, che si ritrovano senza madre. Forse perché, come dice il proverbio “chi si somiglia, s’incontra”, le due amiche di mia figlia maggiore erano entrambe ragazze abbandonate dalle loro madri.
Questi bambini sono destinati in generale ad una vita molto triste.
Mia figlia maggiore cercava di decifrare le didascalie guardando la televisione ed ha imparato a conoscere bene i caratteri leggendo libri e giornali. Più tardi, quando non ha più dovuto prendersi cura della sorellina, ha cominciato a lavorare come operaia all’età di 14 anni, ma, pur lavorando duro, ha continuato a studiare ed oggi, all’età di 20 anni, è diventata un’impiegata che guadagna 90.000 yuán l’anno .(56).
Se facciamo il paragone, Dīng Jiànpíng e Lĭ Jīngní ,che hanno la sua stessa età, ma che non avevano nessuno che pregasse il Signore per loro, sono finite tutte e due a fare le viti nella fabbrica del mondo (57), allineate come i soldati dell’Esercito di Terracotta (58), vivendo una vita di marionette mosse dagli altri.
Chiunque abbia allevato dei cano o dei gatti, sa quanto questi animali abbiano cura dei loro cuccioli. Lo stesso vale per gli uomini, che sono anche loro animali che allattano i loro piccoli. Una madre che ha abbandonato i suoi figli ha sempre il cuore che le sanguina.
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I molti anni durante i quali ho svolto lavori precari (59) mi hanno insegnato a non fidarmi degli altri. Tutti coloro con cui avevo a che fare erano conoscenze superficiali (60), a cui talvolta non osavo neppure rivolgere la parola. Grazie a un libro di psicologia, imparai che questa mia insicurezza si chiamava “ansia sociale, o anche “fobia sociale” e che, se si fosse aggravata, si sarebbe potuta trasformare in una “depressione”.Lessi inoltre che per questa malattia c’è una sola cura: l’affetto di chi vi vuol bene. Cominciai allora a pensare all’amore che aveva per me mia madre, la sola persona al mondo che mi avesse sempre amato. Pensando ogni giorno con forza a tutto ciò, riuscii a resistere e le mie condizioni mentali non peggiorarono.
Quest’anno mia madre mi ha telefonato per raccontarmi che la nostra squadra di produzione (61) stava espropriando i terreni sui quali dovrà essere costruita la nuova stazione della linea ferroviaria ad alta velocità Zhèngzhōu-Wànzhōu. (62) Io e le mie figlie, infatti, siamo ancora tutte registrate come facenti parte della famiglia di mio fratello maggiore nel nostro villaggio d’origine in cui possediamo dei terreni agricoli.(63) Nel villaggio, quando espropriano la terra, la pagano soltanto 22.000 yuán per “mŭ” (64), che è un prezzo iniquo. I dirigenti della squadra di produzione avevano informato la popolazione che ogni famiglia che intendesse opporsi all’esproprio doveva inviare in municipio un suo rappresentante per proporre ricorso e difendere così i propri diritti. Poiché anche mio fratello maggiore è andato a lavorare lontano, mia madre era l’unica che potesse rappresentare la nostra famiglia.
Mia madre mi ha raccontato che, con il gruppo dei rappresentanti delle famiglie, era andata dapprima in municipio, poi al distretto, infine in prefettura. Dappertutto i giovani addetti alla sorveglianza li avevano cacciati via a spintoni. Il capo del comitato delle famiglie, che, con i suoi sessant’anni, era il più giovane del gruppo, aveva rimediato quattro costole rotte. Con mia madre, che ha 81 anni, i giovani sorveglianti si erano mostrati più riguardosi. Invece di spintonarla, si erano limitati a strattonarla, tirandola via per un braccio, e le avevano semplicemente slogato una spalla.
In conclusione, tutti i terreni sono stati espropriati al prezzo di 22.000 yuán per “mŭ”. Non si tratta soltanto del prezzo irrisorio che è stato pagato a coloro che hanno dovuto cedere i loro terreni, ma occorre anche domandarsi come farà a sopravvivere chi non può andare a lavorare in città. Le autorità non ci pensano, la gente non si pone alcun problema di coscienza. In ogni angolo del Grande Paese degli Dei (65) tutto funziona così e tutti accettano rassegnati il proprio destino.
Mi viene da pensare al vento gelido dei mesi invernali (66), a mia madre che, a 81 anni compiuti, si dà ancora da fare e corre di qua e di là per difendere gli interessi dei suoi figli che non sanno cavarsela da soli. Io sono soltanto capace di star qui a scrivere queste righe per mostrare quanto mi sento in colpa. Che cos’altro potrei fare?
Che cosa potrei fare per mia madre? Mia madre è una persona di buon cuore. Quand’ero bambina, la maggior parte degli abitanti del nostro villaggio criticavano e trattavano male gli operai che erano venuti dalla prefettura di Jūn (67) a riparare la diga del Dánjiàngkŏu (68). Talvolta, li molestavano proprio dietro casa nostra. ( Per curiosità, il personaggio più famoso della prefettura di Jūn è Chén Shìmĕi, che fu fatto giustiziare da Bāo Qīngtiān (69). La prefettura di Jūn è oggi sommersa dall’acqua del bacino idrico (70)) Mia madre, che, nel nostro villaggio, era considerata una persona autorevole e degna di rispetto (71), interveniva sempre in difesa degli immigrati.
Una volta cresciuta, anch’io, per vivere, andai a lavorare lontano da casa, in una grande città, e mi trasformai in una poveretta, collocata all’ultimo gradino della scala sociale. Anche se, nel mio villaggio, ero la figlia di un’autorità, in città soffrivo di continuo il disprezzo e i maltrattamenti della gente. Cominciai allora a domandarmi se la gente maltratta i più deboli per ricavarne un piacere fisico oppure se lo fa per soddisfare un istinto atavico. Da quel momento porto con me questa idea: voglio trattare con affetto e con rispetto qualsiasi persona più debole di me che mi capiti di incontrare.
Non è vero che si può comunque fare qualcosa nella vita? Sono una persona priva di qualità, sono davvero una poveraccia, ma posso comunque fare qualcosa!
Nelle strade di Pechino abbraccio ogni vagabondo malato nel corpo, ogni disgraziato disturbato nella mente. Li abbraccio per trasmetter loro l’amore di mia madre, per ripagare in questo modo l’amore di mia madre.
Mia figlia maggiore mi ha raccontato che, nella società editoriale presso cui lavora (72) ha diritto ogni giorno a una bottiglietta di succo di frutta della marca Huìyuán.(73) Mia figlia che non ha l’abitudine di bere succo di frutta, ogni sera, quando esce dall’ufficio, regala la bottiglietta alla povera vecchia che fruga tra i rifiuti nel bidone della spazzatura che sta accanto alla porta d’ingresso.
NOTE
1) Il nome Xiāngyáng designava fino al 2010 una città del Húbĕi 湖 北 nella prefettura di Xiāngfàn 襄 樊 . Dal 2 dicembre 2010 la prefettura si chiama Xiāngyáng 襄 阳 e la città di Xiāngyáng è diventata Xiāngzhōu 襄 州 . Da quanto racconta l’autrice risulta pérò che la sua famiglia non abitava in città, bensì in un villaggio della campagna circostante.
2) Il carattere 云 (“yún”) significa “nuvola”. Il carattere 飞(“fēi”) significa “volare”. Usati in un nome essi sono di buon augurio perché esprimono l’auspicio che chi porta tale nomi voli in alto, al di sopra delle nuvole, cioè diventi importante e famoso.
3) L’espressione 腾 云 驾 雾 (“ téng yún jià wù”), letteralmente “salire fino alle nuvole e cavalcare la nebbia”, come, secondo il mito, facevano i draghi e le fenici, esprime l’idea di celebrità e di successo.
4) Il carattere桂 (“guì”) significa “cinnamono” o “alloro”. Il carattere 梅 (“méi”) significa “prugno”, ma il suo omofono 霉 (“méi) significa “marcio”,”ammuffito”, cosicché il nome “méirén” potrebbe anche essere interpretato in modo sgradevole, cosa che non è possibile con “méihuā” (梅 花 “fiore di prugno”).Il carattere 菊 (“jú”) significa “crisantemo”.
5) Qióng Yáo 琼 瑶 , nata nel 1938, è una famosa romanziera, le cui opere sono molto conosciute sia a Táiwān, dove attualmente risiede, sia nella Repubblica Popolare Cinese. Il termine “zia” 阿 姨 (“āyí”) è qui usato come titolo di affettuoso rispetto che non implica alcun rapporto di parentela.
6) Il nome “yŭsù” 雨 素 potrebbe essere interpretato come “della natura della pioggia”,”piovoso”.
7) Fàn Yŭsù ci descrive qui con grande precisione quelle che anche da noi sono le caratteristiche dell’”intellettualoide”: l’aria ispirata e assorta, l’aspetto da “bohémien”, il linguaggio criptico.
8) L’espressione 喝 文 的 人 (“hē wén de rén”) può essere interpretata come “le persone che bevono la letteratura”. È ovvio il legame con l’ubriachezza. L’aspetto trasognato del sedicente intellettuale fa sospettare uno stato di esaltazione simile all’ebrezza, anche nel caso in cui il “bohémien” non sia effettivamente ubriaco.
9) Kŏng Yījī 孔 乙 己 , protagonista dell’omonimo racconto di Lŭ Xùn 鲁 迅 , è un intellettuale fallito, che non ha mai superato gli esami per accedere al pubblico impiego e che precipita a poco a poco nell’ubriachezza e nella miseria, pur continuando ad illudersi di essere una persona colta e di talento.
10) Il soprannome deriva probabilmente dal fatto che nella Cina rurale di un tempo la prima mossa della persona incaricata di combinare un matrimonio era quella di scrivere su fogli di carta rossa il nome e la data di nascita della fanciulla che i genitori intendevano sposare e di consegnare in seguito questi fogli alle famiglie in cui c’era un ragazzo che avrebbe potuto essere un marito adatto. Era quindi naturale che il sensale venisse soprannominato “Il Foglio Rosso”. Un altro nomignolo dato alle donne che si occupavano di combinare matrimoni era “Le Madri Rosse”.
11) L’espressione 穷得叮当响 (““qióng dé dīngdāng xiǎng”) , letteralmente “così povera da fare din-don”, è un’espressione idiomatica tratta dall’osservazione che quando non c’è riso nella scodella le bacchette urtano contro i bordi del recipiente causando un suono simile a quello di una campanella.
12) L’espressione 丢人现眼(“diū rén xiàn yăn”) significa “fare una brutta figura”,”essere una disgrazia”.
13) Il termine 成 仙 (“chéng xiàn”) indica una “persona che è divenuta immortale”, cioè un asceta o un eremita al quale la gente attribuisce doti sovrannaturali, tra cui la capacità di guarire le malattie. Il termine 灵 ( “líng”) indica una “divinità” o uno “spirito”, al quale sono stati eretti dei santuari in cui avvengono guarigioni miracolose.
14) Il “Viaggio in Occidente” 西 遊 記 (“xī yóu jì”),attribuito allo scrittore del XV° secolo Wú Chéng’Ēn 吴承恩, è considerato, con “Il Romanzo dei Tre Regni”, “Sul Bordo dell’Acqua” e “Il Sogno della Camera Rossa”, uno dei quattro grandi romanzi della letteratura cinese. È composto di cento capitoli. La lettura di un’opera così voluminosa da parte di una bambina di otto anni costituisce senz’altro un’impresa notevole.
15) Sono detti caratteri tradizionali (正 體 字 “zhèngtĭzì) i caratteri in uso prima che una riforma adottata dal governo comunista negli anni “50 introducesse nella Repubblica Popolare i caratteri semplificati.简 化 字 (“jiănhuàzì”). Essi sono ancora utilizzati a Táiwān, Hong-Kong e Singapore. La scrittura verticale a colonne letta dalla destra verso la sinistra (縱排“zōngpái”) venne sostituita nella Repubblica Popolare ,il 1° gennaio 1956 , dalla scrittura orizzontale a righe letta dalla sinistra verso la destra. La scrittura verticale si mantenne a Táiwān, Hong Kong, Macao, Singapore e nelle comunità cinesi all’estero, ma è ormai stata rimpiazzata quasi dappertutto dalla scrittura orizzontale. Il libro letto da Fàn Yŭsù era evidentemente un libro stampato prima della presa del potere da parte dei comunisti. Le sue caratteristiche ne rendevano la lettura assai difficile, specialmente per una bambina.
16) In cinese梅 腊 月 (“méilàyuè”). Si tratta di un romanzo pubblicato nel 1983 dallo scrittore Zhōu Xiào 周 肖 (1930-2007).
17) I “giovani studenti mandati in campagna” (知 青 “zhīqīng”) sono gli studenti delle città che furono inviati a lavorare nelle regioni di montagna e nelle zone rurali dal 1950 al 1981 in attuazione della politica chiamata “Movimento verso le Montagne e i Villaggi”( 上山下乡运动 ”shàngshān xiàxiāng yùndòng”), che, nelle intenzioni del presidente Máo, avrebbe dovuto permettere ai giovani cittadini, privilegiati e imborghesiti, di imparare a vivere a contatto con gli operai e i contadini. Nel periodo considerato furono colpiti da tali misure oltre 17 milioni di giovani. Particolarmente numerosi furono coloro che vennero esiliati in aree remote durante la Rivoluzione Culturale. Molti di costoro non tornarono mai nelle città d’origine e persero l’occasione di continuare gli studi. Al termine della Rivoluzione Culturale, fiorì una letteratura, detta la “Letteratura delle Cicatrici”( 伤痕文学 “shānghén wénxué”), in cui anche numerosi “zhīqīng”raccontarono le loro terribili esperienze durante quel tormentato periodo.
18) “Tra la gente”(“В людях”) è un romanzo autobiografico dello scrittore russo Maksim Gor’kij, pubblicato nel 1915.
19) Il giovane soldato Léi Fēng 雷锋, morto nel 1962 in un incidente di servizio, fu presentato dalla propaganda governativa come cittadino modello. Venne, tra l’altro, pubblicato un suo diario , da cui risultava che il suo comportamento esemplare aveva trovato costante ispirazione nella figura e nel pensiero del presidente Mao. Sulla totale autenticità di questo diario sono stati nel tempo sollevati alcuni dubbi. Le nobili azioni di Léi Fēng – vere o inventate che fossero- furono raccontate in molti libri edificanti..
20) “La Canzone di Ōuyáng Hăi” (欧 阳 海 之 歌 “ōuyáng hăi zhī gē”) è il titolo un romanzo di Jīn Jìngmà i金敬迈, pubblicato nel 1965, che celebra un altro eroe comunista, il soldato Ōuyáng Hăi (1940-1963) , sacrificatosi durante una esercitazione per evitare un grave incidente. Il romanzo dovette essere rimaneggiato durante la Rivoluzione Culturale perché dalla sua versione originale risultava che Ōuyáng Hăi s’era ispirato, tra altro, alla figura e al pensiero di Liú Shăoqí 刘 少 奇 , che era stato Presidente della Repubblica Popolare dal 1959 al 1966, ma che era successivamente caduto in disgrazia.
21) “La Strada Dorata”金 光 大 道 (“jīnguāng dàdào”) è il titolo di un romanzo dello scrittore Hào Rán 浩 然 (1932-2008) pubblicato nel 1972.
22) La frase è una citazione tratta da un libro, probabilmente uno di quelli menzionati in precedenza.
23) Pechino è situata nella parte settentrionale della Cina. Le temperature invernali vi sono quindi molto più rigorose che nelle regioni meridionali.
24) L’autrice parla di 72 trucchi (七十二道伎俩 “qīshí'èr dào jìliǎng”). Penso che si tratti di un riferimento a Sūn Wùkōng 孫 悟 空 , il Re Scimmia, protagonista del romanzo “Viaggio in Occidente”, che era in grado di ingannare i suoi avversari assumendo , se necessario , ben 72 forme diverse.
25) L’autrice usa qui i termini tecnici 智商 (“zhìshāng”) e 情商 (“qínshāng”) che indicano rispettivamente il quoziente intellettivo (QI) e il quoziente di intelligenza emotiva (QIE).
26) Il posto trovato a Fàn Yŭsù è un posto di insegnante privato, reclutato a livello locale e pagato dalle autorità comunali (民 办 老 师 “mínbán lăoshī”). Diversa era la situazione degli insegnanti pubblici (公 办 老 师 “gōngbàn lăoshī”) che erano funzionari statali.
27) La sorella di Fàn Yŭsù cita qui il paragrafo 272 del “Discorso sulle Radici delle Piante” (菜 根 譚 “càigēntán”), una raccolta di aforismi in forma di distici, dell’epoca Míng, il cui testo è il seguente: “Chi non sa leggere, ma ha lo spirito poetico, costui è il vero poeta; chi non sa parlare, ma ha lo spirito profondo, costui conosce il segreto della meditazione” (一字不识而有诗意者,得诗家真趣;一偈不参而有禅味者,悟禅教玄机).
28) Questa osservazione richiama un po’ il nostro proverbio: “Sfortunato al gioco, fortunato in amore”, anche se qui al posto dell’amore viene menzionata la carriera.
(29) La menzione del solo fratello maggiore, lascia pensare che, quando Fàn Yŭsù tornò a casa da Pechino, il padre fosse ormai morto e il fratello fosse diventato il capofamiglia.
(30)”I tre princìpi e le cinque virtù” (三纲五常“sān gāng wŭ cháng”) sono le regole che guidano la società. I “tre princìpi” dettano l’obbedienza al principe, al padre e al marito. Le “cinque virtù” sono quelle insegnate da Confucio: umanità, giustizia, rettitudine, sagezza e onestà. Lo specifico codice di comportamento previsto per le donne era chiamato “le tre obbedienze e le quattro virtù” ( 三 從 四 德 “sān cóng sì dé”). Le “tre obbedienze” erano: obbedienza al padre, obbedienza al marito, obbedienza ai figli maschi (in caso di vedovanza). Le “quattro virtù” erano: fedeltà, linguaggio castigato, contegno modesto, dedizione ai lavori di casa.
(31) Anche la madre, sebbene a malincuore, consiglia a Fàn Yŭsù di andarsene dal villaggio. Per capire il senso della frase, occorre tener presente che in Cina i bambini possono frequentare le scuole solo nella località in cui i genitori risiedono. Per scoraggiare le migrazioni interne, le leggi cinesi.non prevedono la concessione della residenza ai contadini che si trasferiscono dalle campagne nelle grandi città industriali in cerca di lavoro.Se il lavoratore migrante si fa raggiungere dalla famiglia,i figli non sono considerati residenti e non possono quindi essere iscritti alle scuole locali.
(32) L’immagine delle piante acquatiche è traditionalmente collegata nella letteratura cinese all’idea dell’imprevedibilità dell’esistenza.
(33) Pícūn 皮 村 è un sobborgo situato all’estrema periferia di Pechino, ai margini del quartiere di Cháoyáng 朝阳区, a circa 50 chilometri dal centro della città, in direzione nord-est. È abitato dai lavoratori migranti che si sono trasferiti a Pechino dalle campagne dell’interno.
(34) È chiamata “Lista Húrùn” (attualmente “Húrùn Report”, in cinese 胡潤百富榜 “húrùn băifùbăng”), la graduatoria dei maggiori patrimoni cinesi, pubblicata, a partire dal 1999, dall’inglese Rupert Hoogewerf (la sigla 胡潤 riprende le iniziali del cognome e del nome del compilatore della lista).Secondo il Wall Street Journal, in Cina si è considerati veramente ricchi soltanto dopo che si è riusciti a entrare nella lista Húrùn.
(35) Ho tradotto letteralmente il termine cinese 如夫人 (“rúfurén”) perché mi sembra indicare uno “status” diverso da quello di una semplice amante. Conformemente all’antica tradizione cinese, che sembra essere sopravvissuta nella prassi di certi ambienti sino ad oggi, le concubine erano ufficialmente riconosciute, anche se non godevano di tutte le prerogative della moglie legittima.
(36) Il monastero di Shàolín nel Hénán è un antico e famoso centro di insegnamento delle arti marziali.
(37) I “pali del fiore di prugno” (梅 花 桩 “méihuāzhuang”) costituiscono l’ attrezzatura necessaria per uno degli esercizi previsti dall’arte marziale omonima, esercizio che consiste nel saltare velocemente da un paletto all’altro senza perdere l’equilibrio. Il nome deriva dal fatto che la disposizione dei pali sul terreno, nella sua forma più semplice, ricorda l’immagine d’un fiore di prugno.
(38) L’Università Popolare Cinese (中 国 人 民 大 学 “zhōngguó rénmín dàxué”), con sede a Pechino, è una delle migliori università cinesi, specializzata nei settori delle scienze politiche ed economiche, del diritto, dell’arte e della letteratura.
(39) Fàn Bīng Bīng 范冰冰, nata nel 1981, è una celebre attrice e cantante cinese.
(40) Col termine “opere di palazzo”( 宫斗剧“gōng tóu jù”) si intendono probabilmente le opere tradizionali che hanno spesso come tema la vita e gli intrighi del Palazzo Imperiale. Molte di queste storie sono state recentemente oggetto di famose serie televisive.
(41) L’analisi fatta dal padre di Dīng Jiànpíng corrisponde alla realtà. La decisione di non mandare la figlia a scuola può tuttavia essere considerata irrazionale perché anche il frequentare una scuola scadente è sempre meglio che non andare a scuola.
(42) In Cina sono chiamati “bambini neri” (黑孩子“hēiháizi”) i bambini concepiti in violazione della “politica del figlio unico”, che è stata severamente praticata dal governo durante parecchi decenni e che solo molto di recente ha subito alcune modifiche. La loro situazione è assai difficile poiché, essendo considerati “bambini illegali”, non possono vedersi applicare le disposizioni di legge previste per i bambini ad es. in materia di aiuti alle famiglie e di accesso alla scuola pubblica.
(43) I contadini che si trasferiscono dalle campagne dell’interno nelle grandi città industriali della costa per trovare un lavoro non hanno diritto né ad ottenere la residenza nella località in cui lavorano né a farsi raggiungere dalla famiglia. Se portano con sé i figli, questi ultimi saranno necessariamente sprovvisti del certificato di residenza (户口“hùkŏu”) e non potranno quindi iscriversi alle scuole pubbliche.
(44) Si tratta di una canzone infantile il cui testo è il seguente: “ La nostra patria è un giardino pieno di fiori dai vivi colori. Il sole c’illumina e ci riscalda. Tutti sorridono, Ha,ha,ha,ha! Tutti sono felici. Sorella grande, vieni qui presto! Fratellino, non scappar via! Cantiamo insieme, tenendoci per mano! Quant’ è bella la nostra vita! Ha,ha,ha,ha! Quant’è bella la nostra vita!”.
(45) L’autrice usa qui due espressioni proverbiali che indicano la gioia e l’allegria: (眉飞色舞“méifēi sèwŭ”), letteralmente”con le sopracciglia che volano e il volto che danza” e欢天喜地 (“huāntiān xĭdì”), letteralmente”giorni gioiosi, felicità sulla terra”.
(46) Le imprese edilizie, che impiegano molti lavoratori migranti, hanno installato, alla periferia della capitale, dei baraccamenti per alloggiarli.
(47) Wúqiáo 吴桥 è una contea della prefettura di Cānzhōu 沧州 nel Hébĕi 河北 .
(48) “Letteratura Pechinese” (北京文学 “bĕijīng wénxuè”) è il titolo di una rivista letteraria pubblicata a Pechino.
(49) Ho usato qui una terminologia corrispondente a quella che si usa per i nostri organi di autogoverno locale. Nel testo si parla del “ segretario del comitato di villaggio”( 村委书记 “cūnwéi shūjì) e del “presidente del comitato”( 总统 “zhŏngtŏng”). Il” comitato di villaggio” (村民委员会 “cūnmín wĕyuánhuì”) corrisponde al nostro consiglio comunale ed è eletto direttamente da tutti i cittadini di età superiore ai 18 anni.
(50) Mi sembra di cogliere un’incongruenza con quanto detto nel precedente capitolo in cui Fàn Yŭsù racconta la sua ansia per le figlie che ha lasciato sole in una stanza d’affitto. Appare inoltre improbabile che, appena arrivata a Pechino dalla campagna, Fàn abbia subito potuto sistemare le figlie nell’alloggio di servizio dell’ex sindaco di Pícūn. È possibile che essa si riferisca in questo passo a un’epoca più recente quando forse hanno giocato in suo favore anche le conoscenze del suo datore di lavoro.
(51) Il mercato di Pānjiāyuán 潘家园, situato a sud-est della terza circonvallazione, occupa una superficie di 48.500 metri quadrati ed è, con i suoi oltre 3.000 venditori, il più grande mercato delle pulci che esista in Cina. Vi si trova praticamente di tutto, dalle merci di seconda mano agli oggetti di antiquariato.
(52) Nel testo “più di mille jīn di libri”( 一千多斤书 “yī qiàn duō jīn shū”). L’espressione è evidentemente iperbolica. Poiché il “jīn”斤 equivale a 500 grammi, mille “jīn”di libri corrisponderebbero a un peso di 500 chilogrammi.
(52) Un euro vale attualmente 7,6 yuán. Presupponendo che, qualche anno fa, il tasso di cambio fosse attestato sullo stesso livello, 1.600 yuán corrisponderebbero a 210 euro.
(53) Uno stipendio di 6.000 yuán corrisponde a circa 790 euro.
(54) Fàn Yŭsù usa qui un’espressione idiomatica :”piangevano, urlavano, si impiccavano” (一哭二闹三上吊 “yī kū èr nào sān shàng diào”).
(55) Le anatre mandarine (鸳鸯 “yuányáng”) erano in Cina il simbolo della fedeltà coniugale che durava tutta la vita. Le migrazioni interne degli ultimi decenni hanno sconvolto i costumi delle campagne e hanno dato un fiero colpo anche alla stabilità dei matrimoni.
(56) Uno stipendio annuale di 90.000 yuán, pari a 7.500 yuán al mese, corrisponde ad uno stipendio mensile di circa 976 euro.
57) Si tratta probabilmente di una frase idiomatica che indica una posizione insignificante e miserabile.
(58) L’Esercito di Terracotta (兵马俑 “bīng mă yŏng”) è un famoso insieme di statue rappresentanti i soldati dell’esercito del Primo Imperatore, Qín Shĭ Huáng Dì 秦 始 皇 帝 (259 a.C-210 a.C.). Fu scoperto a Xī’ān 西 安 nel 1974.
59) Il termine 打 工 (“dăgōng”) indica, nell’uso corrente, il lavoratore proveniente dalla campagna che trova in città un’occupazione precaria e illegale.
60) L’espressione 点 头之 交 (“diăntou zhījiāo”), letteralmente “ comunicare con cenni della testa”, indica una relazione superficiale che non riuscirà mai a trasformarsi in un rapporto di stima e di amicizia.
61) La “squadra di produzione”(生 产 队 “shēngchănduì”) costituiva l’unità di base del sistema delle “comuni popolari” (人 民 公 社 “rénmín gōngshè”) instaurato nelle campagne cinesi nel 1958. A livello intermedio tra le “squadre di produzione” e le “comuni popolari” c’erano le “brigate di produzione” (生 产 大 队“shēngchăndàduì”).Una “comune popolare” aveva un’estensione grosso modo corrispondente a quella di un provincia italiana. Una “squadra di produzione” era l’entità che gestiva un villaggio rurale. Essa possedeva la maggior parte dei terreni del villaggio ed era responsabile della distribuzione del reddito agricolo fra gli abitanti. Le “squadre di produzione” furono soppresse nel corso delle riforme agricole adottate tra il 1982 e il 1985 e sostituite, a partire dal 1984, dai “gruppi di villaggio”. Non è chiaro se l’autrice usi il termine “squadra di produzione” per distrazione oppure di proposito, nell’intento di lasciar capire che, nonostante tutte le riforme, nulla è cambiato nella vita dei contadini.
62) La nuova linea ferroviaria ad alta velocità progettata per collegare Zhèngzhōu 郑州 nel Hénán 河 南 con Wànzhōu 万 州 nel distretto di Chóngqìng 重 庆attraversa il Húbĕi 湖 北 , regione in cui è situato il villaggio di Xiāngyáng 襄 阳.
63) Ho interpretato la frase 我 和 女儿 还有大哥哥一家之户口 ( “wǒ hé nǚ'ér hái yǒu dà gēgē yījiā zī hùkǒu”),letteralmente“io e le mie figlie abbiamo ancora il certificato di residenza come facenti parte della famiglia di mio fratello maggiore”, nel senso che Fàn Yŭsù e le figlie, poiché dimorano a Pechino senza un regolare permesso di soggiorno, sono ancora considerate, d’ufficio, residenti con la famiglia del fratello maggiore nel villaggio d’origine.
64) Il 亩(“mŭ”) è una misura di superficie ufficialmente pari a 666,7 metri quadrati. Un prezzo di 22.000 yuán per “mŭ”, corrisponde, se si fissa a 7,6 il tasso di cambio del yuán rispetto all’euro, a un importo di 2.894 euro.
65) Il “Paese degli Dei” (神 州 “shénzhōu”) è uno dei nomi usati per indicare la Cina nel periodo degli Stati combattenti (战 国 “zhànguó”), che va dal 475 a.C. al 221 d.C. Oggi è usato solo come termine poetico o per conferire un tono aulico al discorso.
66) Il termine 正 月 (“zhèng yuè”) indica , a stretto rigore, il primo mese lunare, che coincide, grosso modo, con il mese di febbraio.
67) Con il nome di “prefettura di Jūn” (均 州 “jūnzhōu”) si indicava un tempo la zona corrispondente all’odierna città di Shíýàn 十堰 nella parte nord-occidentale del Húbĕi 湖 北.
68) La diga di Dānjiāngkŏu è una grande diga sul fiume Hàn 汉 , costruita tra il 1958 e il 1973 presso la città di Dānjiāngkŏu 丹 江 口 nel Húbĕi 湖 北 . Gli operai che venivano dalle altre regioni del Húbĕi per lavorare alla diga erano alloggiati nei villaggi dei dintorni, fra cui Xiāngyáng.
69) Bāo Qīngtiān 包 青 天 non è altri che il famoso giudice Bāo Zhĕng 包 拯 ( 999 d.C.-1062 d.C.). Secondo una storia che figura nella “Edizione illustrata dei cento processi del giudice Bāo” ( 增 像 包 龙 图 判 百 家 公 案 “zēng xiàng bāo lóng tú pàn bǎi jiā gōng'àn”), pubblicata nel 1595, Chén Shìmĕi 陈 世 美 era un letterato di provincia che aveva sostenuto brillantemente l’esame imperiale, classificandosi in testa alla graduatoria. Inebriato dal successo, aveva dimenticato la moglie e i figli lasciati al villaggio e aveva sposato una principessa. Quando la moglie abbandonata era venuta a cercarlo, aveva tentato di farla assassinare. Il giudice Bāo, scoperta la sua colpevolezza, lo aveva condannato a morte e lo aveva fatto giustiziare nonostante le richieste di grazia presentate in suo favore da importanti membri della Corte imperiale.
70) L’innalzamento della diga e l’ampliamento del suo bacino idrico in seguito ad importanti lavori effettuati tra il 2005 e il 2009 hanno portato alla sommersione di vaste zone della prefettura di Jūn e al trasferimento forzato di 330.000 persone.
71) L’espressione usata da Fàn Yŭsù è 金字塔尖上的人 (“jīnzìtǎ jiān shàng de rén), cioè “ persona che sta sulla punta della piramide”.
72) il termine 文化公司 (“wénhuà gōngsī “) significa “società che opera in campo culturale”. Ho tradotto “società editoriale” per usare un termine meno vago, ma non posso garantire che si tratti esattamente di questo.
73) La società Huìyuán 汇源 coltiva, lavora ed esporta frutti e legumi. Tra i suoi prodotti rientrano anche i succhi di frutta.
我是范雨素
1
我的生命是一本不忍卒读的书,命运把我装订得极为拙劣。
我是湖北襄阳人,12岁那年在老家开始做乡村小学的民办老师。如果我不离开老家,一直做下去,就会转成正式教师。
我不能忍受在乡下坐井观天的枯燥日子,来到了北京。我要看看大世界。那年我20岁。
来北京以后,过得不顺畅。主要因为我懒散,手脚不利索,笨。别人花半个小时干完的活,我花三个小时也干不完。手太笨了,比一般的人都笨。上饭馆做服务员,我端着盘子上菜,愣会摔一跤,把盘子打碎。挣点钱只是能让自己饿不死。
我在北京蹉跎了两年,觉得自己是一个看不到理想火苗的人。便和一个东北人结婚,草草地把自己嫁了。
结婚短短五六年,生了两个女儿。孩子父亲的生意,越来越做不好,每天酗酒打人。我实在受不了家暴,便决定带着两个孩子回老家襄阳求助。那个男人没有找我们。后来听说他从满洲里去了俄罗斯,现在大概醉倒在莫斯科街头了。
我回到了老家,告诉母亲,以后我要独自带着两个女儿生活了。
2
童年,我和小姐姐俩人脚对脚躺床上看小说。眼睛看累了,就说会儿闲话。我问姐姐:我们看了数不清的名人传记,你最服的名人是哪个?小姐姐说:书上写的名人都看不见,摸不着,我都不服气,我最服的人是我们的小哥哥。
我听了,心里不以为然。是呀,书上的名人是看不见,摸不着。但我们生活中能看见摸着的人,我最服气的是我的母亲。小哥哥无非就是个神童罢了。
我的母亲,叫张先芝,生于1936年7月20日。她在14岁那年,因能说会道,善帮人解决矛盾,被民主选举为妇女主任。从1950年开始干,执政了40年,比萨达姆、卡扎菲这些政坛硬汉子的在位时间都长。不过,这不是我服气母亲的原因。
母亲只有几岁的时候,伪爷(外祖父)把她许配给房子连房子的邻居,就是我的父亲,以后母亲就能帮衬我的舅舅了。我的父亲年轻时是个俊秀飘逸的人,可父母亲的关系一点也不好,他们天天吵架。
从我记事起,我对父亲的印象,就是一个大树的影子,看得见,但没有用。父亲不说话,身体不好,也干不了体力活。屋里五个娃子,全靠母亲一个人支撑。
我的母亲是生在万恶旧社会的农村妇女,没有上过一天学。但我们兄妹五人的名字都是母亲取的。母亲给大哥哥起名范云,小哥哥起名范飞。希望两个儿子能成人中龙凤,腾云驾雾。母亲给我们仨姐妹的名字起得随意多了。大姐姐叫范桂人,意思是开桂花的时候成人形的。小姐姐是开梅花的时候生的,应该起名叫梅人,但梅人,谐音“霉人”,不吉利。妈妈就给她起名范梅花。我是最小的娃子,菊花开时生的,妈妈给我取名范菊人。十二岁那年,我看了当年最流行的言情小说《烟雨濛濛》,是琼瑶阿姨写的。便自作主张,改了名字,管自己叫范雨素。
大哥哥从小就有学习自主性,但没有上学的天赋。每天夜里,舍不得睡觉地学习,考了一年,没考上大学,复读了一年,还是没考上。大哥哥生气了,说不通过高考跳农门了。大哥哥要当个文学家跳农门。我们家是个很穷的人家,两个姐姐的身体都有残疾,长年累月看病,家里穷得叮叮当当响。可是因为大哥哥要当文学家,当文学家要投资的。大哥哥把家里的稻谷麦子换成钱,钱再换成文学刊物、经典名著。没有了粮食,我们全家都吃红薯。幸运的是,妈妈的五个娃子没有一个是饿死鬼托生的,也没有一个娃子抗议吃得太差。
大哥哥又读又写了好几年,没有当成文学家。身上倒添了很浓的文人气息,不修边幅,张口之乎者也。像这样的人,在村里叫做“喝文的人”,像鲁迅先生笔下的孔乙己一样,是被人鄙视的。
但是,大哥哥和孔乙己有不一样的地方,大哥哥有我们英勇的母亲。因为母亲的缘故,没有人给大哥哥投来鄙视的目光。
母亲口才很好,张嘴说话就有利口覆家邦的架式。她长期当媒人,在我们襄阳被人喊作“红叶”。母亲当红叶不收一分钱,纯粹是做好事,用现在的词语叫志愿者。上个世纪八十年代初的农村,家家都有好几个娃子,男大当婚,女大当嫁。像母亲这样的人,是最受欢迎的人才。
大哥哥没当成文学家,没跳出农门,这不是要紧的事。但大哥哥需要结婚,这是大事。像大哥哥这样类型的人,在村里被人叫作文疯子,说不上媳妇。可是我们有厉害的妈妈,她向来能把黑说白,能把大哥哥的缺点说成优点。凭着母亲的凛凛威风,我们这穷得叮当响的人家,给大哥哥找了一个如春天的洋槐花一般朴实的妻子。
结了婚的大哥哥依然迂腐。他对母亲说,村官虽小,也是贪官污吏的一部分,他让母亲别当村官了,丢人现眼。那时候,我虽然年龄小,也觉得大哥哥逗,哪里有每餐啃两个红薯的贪官污吏?
但是,母亲什么也不说,辞掉她做了四十年的村官。
大姐姐生下来五个月,发高烧,得了脑膜炎。当时交通不方便,母亲让跑得快的舅舅抱着大姐姐往四十里外的襄阳城中心医院跑。住上了院,也没治好大姐姐的病。大姐姐不发烧了,智障了。
据母亲说,是打针药时下得太重了,大姐姐药物中毒了。
大姐姐傻了,可母亲从不放弃。母亲相信自己能改变这个事实,她相信西医,相信中医,相信神医,不放弃每一个渺茫的机会。经常有人来家里报信,说哪个地方,有个人成仙了,灵了。母亲便让父亲领着大姐姐讨神符,求神水喝。讨回来的神符烧成灰,就着神水,喝到大姐姐的肚子里。一次次希望,一次次失望。母亲从来没放弃过。
小姐姐的小儿麻痹症,一直治到12岁,腿开了刀,才慢慢好转。
3
曾经的我很膨胀。
我是母亲年近四十岁生的唯一健康的小女儿。我的童年,母亲忙得从来不管我。我在六七岁时,学会了自己看小说。这也不是值得夸耀的事,我的小姐姐和大表姐都能看一本本砖头厚的书。童年唯一让我感到自豪的事,就是我八岁时看懂一本竖版繁体字的《西游记》,没有一个人发现过,也没有一个人表扬过我。我自己为自己自豪。
我那个年龄,很容易骄傲。我的成绩一直是班上最好的。我上课时,从来没听过课,脑子里把看过的小说自编自导一遍。一本叫《梅腊月》的小说,在我脑子里导过一千遍。
我上小学的年代,文学刊物刊登得最多的是知青文学,里面全是教人逃火车票,偷老乡青菜,摘老乡果子、打农户看门的狗,炖狗肉吃的伎俩。
看这些小说,我感到一餐啃两个红薯的生活是多么幸福呀。不用偷,不用抢,也没有人打我,还有两个红薯吃,还能看闲书。少年的我,据此得出了一个道理:一个人如果感受不到生活的满足和幸福,那就是小说看得太少了。
我不光看知青文学,还看《鲁宾逊漂流记》、《神秘岛》、《孤星血泪》、《雾都孤儿》、《在人间》、《雷锋叔叔的故事》、《欧阳海之歌》、《金光大道》。通过看小说,我对中国地理、世界地理、中国历史、世界历史了如指掌。只要报一个地名出来,我就知道在世界上哪个大洲。说一条河流出来,我能知道它流向地球上的哪一个大洋。
我十二岁了,我膨胀得要炸裂了。我在屋里有空白的纸上,都写上了“赤脚走天涯”。在十二岁那年的暑假,我不辞而别,南下去看大世界了。
选择南下,是因为我在1982年的一本杂志上,看见一个故事。北京有一个善人,专门收养流浪儿。她在冬天收养了一个流浪儿,那个孩子冬天睡在水泥管道里,把腿冻坏,截肢了。我对这个故事印象深刻,知道如果去北京流浪,会把腿冻没了。
我按照知青小说教我的七十二道伎俩,逃票去了海南岛。那里一年四季,鲜花盛开。马路上有木瓜树、椰子树。躺在树下面,可以吃木瓜,喝椰汁。我吃水果吃腻了,就上垃圾桶里找吃的。小说里的主人公都是这样生活的。头发很短,脏兮兮没洗脸的我,看着像一个没人理睬的流浪男孩。人贩子辨认不出我的性别,也没盯上我。
可这种日子会过腻的。没有学校读书,没有小说看,也没有母亲。我在海南岛上浪荡了三个月,决定打道回府。一路逃票,回到了家乡,回到了母亲身旁。
一回到家,只有母亲还用慈祥的眼神爱着我,父亲和大哥哥对我恨之入骨,说我丢了他们的人。村里,年长的族兄找到了母亲,说我丢了整个范家的脸面,让母亲把我打一顿,赶出去。
这时候,十二岁的我清醒过来。在我们襄阳农村,儿娃子(男孩)离家出走几天,再回来,是稀松平常的事。而一个娘娃子(女孩)只要离家出走,就相当于古典小说的私奔罪。在我们村里,从来没有女孩这么做,我离家出走,成了德有伤、贻亲羞的人。
我没脸见人,也没脸上学了。最关键的是,我也没勇气流浪了。怎么活下去?活下去是硬道理。
母亲并没有抛弃我。这个时候,我的神童小哥哥已读完大专,成了智商、情商双高的人才,当了官。母亲支使神童哥哥为十二岁的我谋了一份民办老师的工作,让我在一个偏远的小学教书,安顿了我。
荏苒岁月颓。转眼间,母亲的孩子们全成了成年人了。母亲为我的大姐姐求医问药了二十年,还是没治好大姐姐的病。大姐姐在二十岁那一年,发了一次高烧,医治无效,死了。
小姐姐长大后,成了乡下中学教语文的老师。在学校教书时,小姐姐的才子男朋友去上海另觅前程了。脑子里有一万首古诗词内存卡的小姐姐恨恨地说:“一字不识的人才有诗意。”小姐姐找了一个没上过一天学的男文盲,草草地打发了自己。
大哥哥还在村里种地,锄头、镢头、铁锨,把大哥哥要当文学家的理想打碎了。大哥哥现在只种地了,过着苦巴巴的日子。再也不搔首问天,感叹命运多舛。
少年得志的小哥哥,在40岁那年,迷上了赌博。可能因为官场运气太好,小哥哥在赌场上只一个字,输。输钱的小哥哥借了高利贷。很快,还不起债了,他每天都在腾、挪、躲、闪着追债人。官也被撤了。
世态炎凉,小哥哥没有朋友了,没有亲戚了。小哥哥在深夜里,在汉江二桥上一遍遍徘徊。
这时候,母亲站了出来,她一遍遍劝慰小哥哥。母亲说四十岁的儿子,是个好娃子。这不是小哥哥的错,是小哥哥当官的朋友把小哥哥教坏了。
母亲说,对不起小哥哥,那时没有让年幼的小哥哥复读一年。如果复读了,考上了大城市里的大学,到大城市当官,大城市的官员素质高,不会教坏小哥哥,小哥哥就成不了赌鬼了。母亲说,人不死,债不烂,没什么好怕的,好好地活下去。有母亲的爱,小哥哥坚强地活着。
4
我离开对我家暴、酗酒的男人,带着两个女儿回到襄阳,母亲没有异样,只是沉着地说,不怕。但大哥哥马上像躲瘟疫一样,让我赶紧走,别给他添麻烦了。
按照襄阳农村的传统,成年的女儿是泼出去的水,母亲没有帮助我的权力。母亲是政治强者,但她不敢和中国五千年的三纲五常对抗。爱我的母亲对我说,我的大娃子不上学了,不要紧,母亲每天会求告老天爷,祈求老天爷给她一条生路。
这个时候,我已明白,我没有家了。我们农村穷苦人家,糊口尚属不易,亲情当然淡薄。我并不怨恨大哥哥,但我已明白,我是生我养我的村庄的过客。我的两个孩子更是无根的水中飘萍。这个世界上只有母亲爱着我们了。
我带着两个孩子来到京城,做了育儿嫂,看护别人的孩子,每星期休一天。大女儿在东五环外的皮村,在出租屋里看护小妹妹。
我运气真好,我做育儿嫂的人家是上了胡润富豪排行榜的土豪。男雇主的夫人生的两个孩子,已是成年人了。我是给男雇主的如夫人看护婴儿的。
男雇主的如夫人生了一儿一女,大儿子在国际学校上学前班,小女儿是刚三个月的小婴儿。男雇主给大儿子雇了一个少林武校毕业的武术教练,在自己家盖的写字楼里辟出了一块三百个平方的场地,装上了梅花桩,沙袋,单双杠...... 给庶子一个人使用。除了学武,又找了一个中国人民大学毕业的学霸,做家庭教师,包吃住,负责接送孩子,指导孩子写作业,领着孩子去习武,还教六岁的孩子编程序。
我只负责三个月的小女婴。小婴儿睡觉不踏实,经常半夜三更醒来。我跟着起来给孩子喂奶粉,哄她入睡。这时,我就想起我在皮村的两个女儿。晚上,没有妈妈陪着睡觉,她俩会做噩梦吗?会哭?想着想着,潸然泪下。还好是半夜三更,没人看见。
女雇主比男雇主小25岁。有时我半夜起来哄小婴儿,会碰到女雇主画好了精致的妆容,坐在沙发上等她的老公回来。女雇主的身材比模特曼妙,脸比那个叫范冰冰的影星漂亮。可她仍像宫斗剧里的娘娘一样,刻意地奉承男雇主,不要尊严,伏地求食。可能是她的前生已受够了苦,不作无用的奋斗。
每每这时,我就会恍惚,不知道自己是活在大唐盛世,还是大清帝国,还是社会主义新中国。可我没有特异功能,我也没有穿越过呀!
大女儿交了两个同龄的不上学的朋友。一个叫丁建平,一个叫李京妮。丁建平来自甘肃天水,丁建平不上学是因为妈妈抛弃了爸爸,爸爸生气。爸爸还说,公立学校不让农民工的孩子上,上学只能到打工学校上,这样的学校一学期换好几个老师,教学质量差。反正上不成个器,就省点钱不上。
李京妮不上学,是因为她的爸爸在老家有老婆孩子,可还去骗李京妮的妈妈,生了李京妮。李京妮的妈妈发现受骗后,气走了。也不要李京妮了,爸爸是个善良的人,没有抛弃李京妮。可爸爸说,李京妮是个户口也没有的黑孩子,城里的打工学校,都是没办学资格的黑学校,娃子们在里面上,没有教育部的学籍,回老家也不能上高中考大学。李京妮是黑人,没必要再上这黑学籍的学校,来个双料黑。
我心想,这倒霉催的教育部,谁定的这摧残农民工娃子的政策呢?报纸上说,教育部这样做,是为了不让下面的学校虚报人数,冒领孩子的义务教学拨款。可教育部为什么不弹劾吏治,非要折磨农民工的娃子?
有母亲在求告老天爷,我的两个孩子健康快乐地生长。三个大孩子一起看护一个小孩子,很轻松,孩子们每天都好得很。三个孩子,每天对着小女儿唱“我们的祖国像花园,花园的花朵真鲜艳”,唱得眉飞色舞,玩得欢天喜地。
5
我所居住的北京皮村是一个很有趣味的村子。中国人都知道,京郊农民户户都是千万富翁,他们的房产老值钱了。土豪炫富都是炫车炫表,炫皮包,炫衣食。这些炫法,我们皮村都不屑。我们皮村群众炫的是狗,比谁家养的狗多。我在皮村认识的工友郭福来是河北吴桥人,在皮村做建筑工,住在工棚里。皮村的一位村民,每天领着一支由十二只狗组成的狗军队,去工棚巡视,羞辱住在工棚里的农民工。郭福来冷冷地写了一篇《皮村记狗》,发表在《北京文学》,表达农民工的心声。
我的房东是皮村的前村委书记,相当于皮村下野的总统。房东是政治家,不屑养狗部队,只养了两条狗。一只苏格兰牧羊犬,一只藏獒。房东告诉我,苏格兰牧羊犬是世界上最聪明的狗,藏獒是世界上最勇猛的狗。最聪明的狗和最勇猛的狗组成联盟,他们是天下无敌。我的孩子,住在皮村下野总统的府邸,享受着天下无敌手的安保,我和孩子都感到生活很幸福。
大女儿学会了看小说后,我陆陆续续去潘家园,和众旧货市场,废品收购站,给大女儿买了一千多斤书。为啥买了这么多呢?有两个原因,一是论斤买太便宜,二是这些进过废品收购站的书太新了,很多都没有拆下塑封。一本书从来没有人看过,跟一个人从没有好好活过一样,看着心疼。
我原来没写过文章,如今,我有时间就用纸笔写长篇小说,写我认识的人的前世今生。 我上学少,没自信,写这个是为满足自己。长篇的名字,我想好了,叫《久别重逢》。它的故事不是想象,都是真实的。艺术源于生活,当下的生活都是荒诞的。文章中的每一个人都可以考证。对这篇自娱的长篇小说,我总是想着写得更好。
皮村“工友之家”文学小组开课,我听了一年。那一年有空听,是因为小女儿要看管,我在和皮村相邻的尹各庄村找了份在打工学校教书的工作。打工学校工资低,是个人就要。一个月给一千六。后来,小女儿大点儿,可以独立上学,独立回家,独立买食物。我就没再教书了,去做育儿嫂,一个月给六千多,只每个星期回来看一次小女儿,没再去工友之家了。
我一直觉得自己是个麻木,懦弱的人。我一直看报纸,不求甚解地闲看。如果把这几十年的新闻连起来看,你会发现,在没有农民工进城打工之前,就是约1990年之前,中国农村妇女的自杀率世界第一。一哭二闹三上吊嘛。自从可以打工,报纸上说,农民女人不自杀了。可是又出现了一个奇葩词汇,“无妈村”。农村女人不自杀了,都逃跑了。我在2000年看过一篇“野鸳鸯最易一拍两散”的报道,讲的是异地联姻的农民工婚姻太脆弱了。逃跑的女人也是这样异地联姻的女人。
在北京这样的城中村里,这样没妈的农民工的孩子也很多。可能是人以群分,物以类聚的缘故。我的大女儿交的两个朋友,都是这样的孩子。他们的命运基本上也是最惨的。
我的大女儿跟着电视里的字幕,学认字,会看报看小说了。后来,大女儿在小妹妹不需要照顾后,在14岁那年,从做苦工开始,边受苦,边学会了多项手艺。她今年20岁,已成了年薪九万的白领。相比较,同龄的丁建平、李京妮,因为没有亲人为他们求告老天爷,他们都变成了世界工厂的螺丝钉,流水线上的兵马俑,过着提线木偶一样的生活。
凡是养过猫,狗的人都知道,猫狗是怎么护崽。同理,人是哺乳动物。抛弃孩子的女人都是捧着滴血的心在活。
6
我在多年的打工生活里,发现自己不能相信别人了,和谁交往都是点头之交,有时甚至害怕和人打招呼。我对照心理学书籍给自己治病,得的叫“社交恐惧症”,也叫“文明恐惧症”,一旦恶化,就成“抑郁症”了。只有爱心才能治疗。我想到母亲对我的爱,这个世界上永远只有母亲爱着我,我每天都使劲这样想,我的心理疾病没有恶化。
今年,母亲打电话告诉我,我们生产队征收土地,建郑万高铁的火车停靠站。我和女儿还有大哥哥一家子户口都在村里,有土地。村里征地,一亩地只给两万二千块,不公平。队长贴出告示,每家要派个维权代表,上政府告状,争取自己的利益。大哥哥也出门打工去了,我们家的代表只能母亲来当。
母亲告诉我,她跟着维权队伍,去了镇政府,县政府,市政府。走到哪里,都被维稳的年轻娃子们推推搡搡。维权队伍里,队长六十岁,是队伍里年龄最小的,被维稳的年轻娃子们打断了四根肋骨。母亲八十一岁了,维稳的年轻人是有良心的,没有推她,只是拽着胳膊,把母亲拉开了,母亲的胳膊被拽脱臼了。
一亩地,二万二就全部买断。人均地本来就很少,少数不会打工的人,怎么活下去?没有当权者愿意想这些,没有人愿意想灵魂。神州大地的每个旮旮旯旯都是这样,都认命了。
一想到在正月的寒风里,八十一岁的老母亲还在为她不成器的儿女争取利益,为儿女奔走。我只能在这里,写下这篇文字,表达我的愧疚,我还能做些什么呢?
我能为母亲做些什么?母亲是一个善良的人。童年,我们村里的一大半人都找茬欺负我家房后那些因修丹江口水库搬到我们村的钧州移民。钧州最出名的人叫陈世美,被包青天铡了。钧州城现在也沉到了水底。我的母亲,作为这个村子里的强者,金字塔尖上的人,经常出面阻止别人对移民的欺侮。在我成年后,我来到大城市求生,成为社会底层的弱者。作为农村强者的女儿,经常受到城里人的白眼和欺侮。这时,我想:是不是人遇到比自己弱的人就欺负,能取得生理上的快感?或者是基因复制?从那时起,我有了一个念头,我碰到每一个和我一样的弱者,就向他们传递爱和尊严。
活着总要做点什么吧?我是无能的人,我是如此的穷苦,我又能做点什么呢!
我在北京的街头,拥抱每一个身体有残疾的流浪者;拥抱每一个精神有问题的病患者。我用拥抱传递母亲的爱,回报母亲的爱。
我的大女儿告诉我,她上班的文化公司,每天发一瓶汇源果汁。大女儿没有喝饮料的习惯,每天下班后,她双手捧着饮料,送给公司门口、在垃圾桶里拾废品的流浪奶奶。