Capitolo X
I TAGLIABORSE.
La gente si premunisce contro i ladruncoli che aprono di nascosto le cassette, frugano nelle borse e scassinano i bauli.
Certo, si lega tutto bene, si chiude tutto con solidi lucchetti e chiavistelli, e nel mondo ciò è chiamato saggezza.
Ma, se arriva un vero bandito, questo si mette in spalla i bauli, porta via le cassette, arraffa le borse ed ha solo paura che corde, sigilli, lucchetti e chiavistelli non tengano e che il suo bottino si sparga per terra.
In questo caso, ciò che il mondo chiama saggezza non serve ad altro che a facilitare il compito del bandito.
Proviamo a sviluppare questo ragionamento! Non è forse vero che i cosiddetti saggi finiscono per raccogliere beni a vantaggio dei banditi e per fungere in pratica da loro aiutanti?
Come facciamo a sapere che le cose stanno proprio così?
Anticamente, nel paese di Qí (1) i villaggi erano così fitti che dall'uno all'altro si poteva sentire il canto dei galli e il latrato dei cani. In un raggio di mille chilometri, si potevano incontrare ad ogni passo reti per la caccia e per la pesca, zappe ed aratri per l'agricoltura. All'interno dei confini, il comportamento della casa reale e del popolo, il governo del paese, la disciplina delle famiglie, l'ordinamento delle provincie, delle città e dei villaggi si ispiravano ai precetti dei saggi.
Ed ecco che, all'improvviso, Tián Chéngzi (2) uccise a tradimento il sovrano di Qí e si impadronì del potere. Ma si impadronì soltanto del potere? Insieme col regno, egli rubò anche le regole dei saggi che vi erano osservate.
E così, nonostante la nomea di ribelle e di bandito che si era fatta, Tián Chéngzi poté vivere in pace come Yáo e Shùn, perché i piccoli regni non osavano accusarlo del suo crimine e i grandi non avevano il coraggio di attaccarlo, col risultato che la sua famiglia comanda ormai a Qí da dodici generazioni. (3)
Non ci troviamo dunque di fronte ad un tizio che ha rubato non solo il regno di Qí, ma anche i precetti dei suoi saggi e dei suoi sapienti, per potersi proteggere, sebbene fosse un ribelle ed un bandito?
Approfondiamo il discorso! I cosiddetti sapienti non sono forse quelli che procedono alla raccolta per i grandi banditi e i cosiddetti saggi non sono forse quelli che li assistono nelle loro imprese?
Come facciamo a sapere che le cose stanno proprio in questo modo?
Nei tempi antichi, Lóng Féng fu decapitato (4), a Bĭ Gàn fu strappato il cuore (5), Cháng Hóng fu squartato (6) e Zí Xū fu costretto a sventrarsi (7). Tutti e quattro non poterono sfuggire alla morte proprio perché erano dei galantuomini.
I membri della banda di Zhí domandarono al loro capo: "Ci sono dei precetti che anche i briganti devono seguire"?(8)
“Quale mestiere non ha il suo codice di comportamento?” rispose loro il capobanda”
"Per quanto un capo di briganti possa essere privo di scrupoli, egli deve comunque mostrarsi avveduto, per capire che cos'è nascosto nelle case; coraggioso, per essere il primo ad entrarvi; responsabile, per essere l'ultimo ad uscirne; prudente, per sapere se l'impresa si può tentare o no; giusto, per distribuire equamente il bottino.Chiunque non rispetti queste cinque regole, non potrà mai diventare un brigante famoso."
Tenendo conto di questo, si deve osservare, da una parte, che non si diventa uomini di valore se non si seguono le regole dei saggi e, dall’altra parte, che Zhí non sarebbe diventato quel celebre brigante che fu se non avesse seguito anche lui le stesse regole.
Ma, in questo mondo, pochi sono i buoni e molti i cattivi.
Occorre quindi concludere che, in questo mondo, i saggi procurano più danni che benefici.
È per questo che si dice: “Quando non ci sono più le labbra, si sente freddo ai denti”, “Hándān fu assediata perché il vino di Lŭ era cattivo” (9), “Quando nascono i saggi, si manifestano i grandi briganti”.(10)
Togliete di mezzo i saggi, lasciate andare tutti i ladroni e i briganti, ed il mondo comincerà ad essere in ordine.
Se il fiume è a secco, la vallata non produce frutti. Se la collina viene spianata, i crepacci vengono livellati.
Se spariranno i saggi, spariranno anche i grandi briganti ed il mondo sarà in pace e senza disgrazie.
Se, invece, i saggi non saranno eliminati, neppure i briganti cesseranno di apparire.
Quanto maggiore è l'importanza che viene data ai precetti dei saggi per governare un impero, tanto maggiore sarà il beneficio che ne trarranno i briganti come Zhí.
Se noi mettiamo a disposizione degli uomini strumenti di misura come la “pinta” e la “brenta” (11), è proprio grazie a questi strumenti che li aiuteremo a rubare. Se mettiamo a loro disposizione bilance e bilancini, è proprio grazie a questi strumenti che permetteremo loro di frodare sul peso. Se mettiamo a loro disposizione taglie e sigilli per garantire la correttezza negli affari, è proprio grazie a questi strumenti che consentiremo loro di essere disonesti. Se mettiamo a loro disposizione umanità e giustizia affinché si comportino in modo onesto, è proprio grazie a queste virtù che li assisteremo nel fare il male.
Come facciamo a sapere che le cose stanno davvero così?
Lo sappiamo perché vediamo che chi ruba una fibbia per cintura viene messo a morte, mentre chi si porta via un regno diventa un gran signore.(12)
Ma è proprio alle corti dei principi che noi vediamo solennemente professate umanità e giustizia. Ciò non significa forse rubare umanità e giustizia, saggezza e sapienza?
Perciò gli uomini si sforzano di diventare grandi banditi per poi diventare grandi signori ed usano per arricchirsi indebitamente pinte e brente, bilance e bilancini, taglie e sigilli. Né il desiderio di carrozze e diademi riesce a indirizzarli sulla giusta via (13), né il terrore dell’ascia riesce a trattenerli dal mal fare (14). La colpa dei saggi consiste appunto nel favorire banditi come Zhí, rendendo così impossibile distogliere gli altri da simili condotte. Per questa ragione è stato detto:” Come il pesce non può saltar fuori dall’acqua profonda, così conviene che le risorse dello Stato restino segrete.”(15)
I precetti dei saggi sono le risorse dello Stato ed è quindi un errore portarli a conoscenza della gente.
Ne consegue che, se i saggi uscissero di scena, sparirebbero anche i grandi briganti.
Se le giade fossero messe via e le perle frantumate, i ladri non potrebbero più rubarle.
Se le taglie fossero bruciate e i sigilli spezzati, la gente ritornerebbe semplice e onesta.
Se gli strumenti di misura fossero fatti a pezzi, non ci sarebbero più liti né contese.
Se i precetti dei saggi fossero completamente accantonati, la gente potrebbe cominciare a ragionare.
Se i sei accordi musicali si confondessero, se si bruciassero i flauti e si spezzassero le corde delle cetre, se i musicisti come Kuàng il cieco perdessero l’orecchio, la gente ricomincerebbe a sentire in modo naturale.
Se si rinunciasse a tutti gli ornamenti e si lasciassero da parte i cinque colori, se la vista di Zhū perdesse la sua acutezza, la gente ricomincerebbe a vederci chiaro.
Se il filo a piombo venisse spezzato, se squadra e compasso fossero gettati via, se si rompessero le dita degli abili artigiani come Chuí , gli uomini recupererebbero le loro doti naturali.
Perciò si dice: " Grande abilità e stupidità si equivalgono".
Quando sarà messa da parte la condotta di Zēng e di Shĭ , quando sarà cucita la bocca di Yáng e di Mò (16), quando saranno gettate via benevolenza e giustizia, allora la virtù degli uomini nel mondo ritroverà la sua misteriosa eccellenza.
Se gli uomini facessero soltanto uso della loro perspicacia naturale, non ci sarebbero guai in questo mondo.
Se facessero soltanto uso della loro intelligenza naturale, non ci sarebbe disordine in questo mondo.
Se facessero soltanto uso del loro sapere naturale, non ci sarebbe confusione in questo mondo.
Se facessero soltanto uso delle loro qualità naturali, non ci sarebbero stranezze in questo mondo.
Uomini come Zèng, Shĭ, Yáng, Mò, Shī Kuàng, Chuí l’artigiano e Lí Zhū, mostrando tutti le loro doti agli altri, gettano il mondo nell’agitazione e nella confusione. Il loro esempio non è quindi di alcuna utilità.
Come potete non ricordare i tempi in cui al mondo regnava la virtù?
Era l’epoca in cui vissero Róng Chéng, Dà Tíng , Bó Huáng , Zhōng Yāng , Lì Lù , Lí Chù , Xuān Yuán, Hè Xū, Zūn Lú, Zhù Róng, Fú Xī e Shén Nóng .(17)
A quei tempi, il popolo contava facendo dei nodi sulle corde, trovava piacevole il proprio cibo ed eleganti i propri indumenti, soddisfacenti le proprie abitazioni e commendevoli i propri usi e costumi. I villaggi dei paesi confinanti erano così vicini tra loro da permettere agli abitanti di un villaggio di sentire il canto dei galli ed il latrato dei cani in un altro villaggio, ma la gente invecchiava e moriva senza mai essere uscita dal proprio villaggio.(18)
Erano tempi in cui la società era perfettamente ordinata.
Ai giorni nostri, invece, la gente allunga il collo e si alza in punta di piedi per poter ammirare un saggio. Si riforniscono di provviste e corrono a vederlo, abbandonando le loro famiglie e trascurando i doveri che hanno nei confronti dei loro sovrani. È possibile seguire le loro tracce da un regno all’altro; i solchi lasciati dai loro carri sono visibili per centinaia di chilometri. Questo è il risultato dell’amore dei loro superiori per il sapere.
Se i governanti amano molto il sapere, ma non rispettano la Via, allora il mondo cade in un grande disordine.
Come facciamo a saperlo?
La fabbricazione di archi, balestre, reti per l’uccellagione, frecce legate ad una corda ed altri congegni è dimostrazione di grande ingegnosità, ma rovina la vita degli uccelli che volano in cielo.
La fabbricazione di ami, esche, reti da pesca e tramagli è dimostrazione di grande inventiva, ma rovina la vita dei pesci che nuotano nell’acqua.
La fabbricazione di griglie, reti e trappole è dimostrazione di grande saper fare, ma rovina la vita degli animali che si muovono nei terreni paludosi.
Allo stesso modo è ammirevole la versatilità dispiegata nel convincere con malizia, nell’argomentare cavillosamente sui concetti di “durezza” e di “bianchezza”(19), nel distinguere le varie e mutevoli forme di similarità e differenze (20), ma la gente comune rimane confusa da queste discussioni.
Di qui nasce il gran disordine che vediamo ogni giorno nel mondo. La causa ne è l’amore del sapere, giacché tutti si mettono a cercare ciò che non sanno e tralasciano la conoscenza che hanno già in sé stessi, giacché tutti condannano il male che vedono negli altri e non si rendono conto del male che hanno già in sé stessi.
È proprio come se in cielo il sole e la luna si fossero oscurati, come se sulla terra monti e fiumi avessero perso la loro energia, come se nel mezzo il corso delle quattro stagioni fosse sconvolto. (21) Nessuno dei piccoli e paurosi insetti, nessuno degli altri esseri viventi conserverebbe allora la propria natura.
Così grande è davvero il disordine prodotto sulla terra dall’amore del sapere!
È sempre stato così fin da tempi immemorabili. (22) Si trascura la gente semplice e schietta e si apprezza chi è abile e astuto. Si abbandona la calma e serena regola del “non fare” e si dà valore alle idee espresse con veemenza.(23)
Ed è questa veemenza che porta il caos nel mondo!
NOTE
1) Il regno di Qí 齊 國, sorto come ducato nel 1046 a.C., durò sino al 221 a.C. quando fu conquistato dal regno di Qín 秦 國.
2) Tián Chéngzi 田成子, capo della famiglia Tián 田氏, fece uccidere nel 485 a.C. il duca Dào di Qí 齊 悼 公 e si impadronì del potere, anche se la famiglia Jiāng 姜 conservò formalmente il titolo ducale sino agli inizi del 4° secolo a.C.
3) Troviamo qui un indizio che ci permette di datare approssimativamente la composizione di questo volume dello Zhuāngzĭ. Calcolando dodici generazioni a partire dal 485 a.C. si giunge più o meno agli inizi del 2° secolo a.C.
4) Il ministro Lóng Féng 龍逢 fu giustiziato per aver rimproverato a Jié 桀 (1728 a.C.-1675 a.C.), ultimo sovrano della dinastia Xià 夏 朝, la sua vita dissoluta.
5) Bĭ Gàn 比干, zio di Zhòu 紂, ultimo sovrano della dinastia Shāng 商朝, che regnò dal 1075 a.C. al 1046 a.C., fu fatto uccidere dal nipote a cui aveva rinfacciato l’indegnità del suo comportamento.
6) Cháng Hóng 萇弘, ministro dei Zhōù Orientali 東周朝 e celebre letterato, fu messo a morte nel 492 a.C. su pressione del ministro Zhào Yáng 趙鞅 del regno di Jìn 晉 國 che lo accusava di interferire negli affari interni del suo paese.
7) Wŭ Zíxū 伍子胥, fuggito dal regno di Chŭ 楚國 per ragioni politiche, fece una brillante carriera nel regno di Wú 吳國. Sospettato, a torto, di tradimento dal re Fūchāi 夫差 di Wú, fu costretto al suicidio nel 484 a.C.
8) Il testo cinese indica le “regole di comportamento” con il termine 道(“dào”).
9 ) La storia che è all’origine di questo proverbio è la seguente:
“Quando Xuān, re di Chŭ 楚宣王, si incontrò con gli altri sovrani, Gōng, duca di Lŭ 鲁恭公, giunse in ritardo alla riunione e portò in dono vino di qualità scadente.
Di fronte al manifesto disappunto del re di Chŭ, il duca di Lŭ dichiarò che, essendo un discendente del duca di Zhōu 周公 e quindi un membro della stirpe imperiale, aveva già mostrato grande degnazione nell’offrire doni ad un sovrano di rango inferiore e che quest’ultimo avrebbe dovuto astenersi dal criticare la qualità del vino. Detto ciò, se ne andò via senza salutare.
Il re di Chŭ si alleò allora con il re di Qí per attaccare Lŭ.
Era da tempo che Liánghuì, re di Qí 齊梁惠王, desiderava invadere il regno di Zhào 趙國, ma non aveva mai osato farlo per timore che Chŭ corresse in aiuto di Zhào.
Ora che era alleato di Chŭ, non doveva più temere questa eventualità e poteva tranquillamente dichiarare guerra a Zhào.
È per questo che si dice :“Hándān 邯郸, la capitale del regno di Zhào, fu assediata perché il vino di Lŭ era cattivo”.
La storia viene ricordata, a mio parere, come esempio di “eterogenesi dei fini”. La guerra intrapresa dal re di Chŭ per punire l’arroganza del duca di Lŭ portò infatti , come conseguenza indiretta, all’assedio di Hándān. Allo stesso modo, le regole preconizzate dai saggi per favorire il buon governo portano, senza volerlo, al fiorire del brigantaggio.
10) Il capitolo 57 del Dào Dé Jīng 道德经 esprime lo stesso concetto:
“Più son numerose le leggi, più cresce il numero dei ladri e dei briganti.”( 法令滋彰,盜賊多有)
11) Non essendoci antiche misure italiane che corrispondano esattamente alle misure tradizionali cinesi, i termini da me usati sono largamente approssimativi. In epoca moderna, anteriormente all’introduzione del sistema decimale, il “dŏu” 斗 equivaleva a un decalitro e il “hú” 斛 a un ettolitro. Nei millenni precedenti, il valore di tali unità di misura variò secondo le epoche.
12) Nello stesso ordine di idee si muove il celebre aneddoto su Alessandro Magno e il pirata da lui catturato.
Ad Alessandro che gli rimprovera le sue malefatte, l’uomo risponde: ”Io sono un pirata perché possiedo una sola nave. Se ne avessi trecento, sarei un grande conquistatore come te”.
13) Carrozze e diademi erano i privilegi spettanti ai funzionari statali che avevano raggiunto nella loro carriera i gradi più elevati. La frase intende dire che, visto quanto è facile ottenere ricchezze e potere grazie al crimine, gli uomini non sono più interessati a perseguire le proprie ambizioni con mezzi onesti.
14) L’ascia è il simbolo dell’autorità statale e del suo potere punitivo. Di fronte agli enormi vantaggi offerti dal crimine, anch’essa perde però qualsiasi efficacia deterrente.
15) La frase è una citazione dal capitolo 36 del Dào Dé Jīng
(魚不可脫於淵,國之利器不可以示人). Essa significa che, come un pesce non può vivere fuori dalle acque profonde, così le risorse dello Stato non devono essere divulgate. Nel presente contesto si intendono per “risorse dello Stato” i precetti dei saggi che non devono essere portati a conoscenza della gente per non essere sfruttati a proprio vantaggio dai malintenzionati.
16) Zhí, Kuàng, Zhū, Zēng, Shĭ, Yáng e Mò sono personaggi (alcuni storici, altri mitologici) già citati nel Zhuāngzĭ. Rimando, in proposito, alle note nn. 3, 7, 8, 10 e 17 del precedente capitolo VIII, intitolato “I Piedi Palmati”.
Chuí 倕, abilissimo artigiano, sarebbe vissuto ai tempi del mitico imperatore Yáo nel 3° millennio a.C.
17) Riporto qui qualche breve informazione sui personaggi mitici di cui ci viene fornito l’elenco:
Róng Chéng 成氏: ministro dell’Imperatore Giallo e inventore del calendario;
Dà Tíng 大庭: imperatore di fiamma 炎帝, discendente di Shén Nóng;
Bó Huáng 伯皇 : imperatore leggendario vissuto, secondo la tradizione, nell’8° millennio a.C.;
Zhōng Yáng 中央: imperatore leggendario, successore di Nǚwā 女娲 ;
Lì Lù 栗陸: imperatore leggendario vissuto, secondo la tradizione, nel 9° millennio a.C.
Lí Chù 驪畜: imperatore leggendario vissuto, secondo la tradizione, nel 5° millennio a.C. Avrebbe per primo addomesticato i cavalli.
Xuān Yuán 軒轅: nome personale di Huáng Dì 黃帝 , l‘Imperatore Giallo, che avrebbe regnato dal 2717 a. C. al 2599 a.C.
Hè Xū 赫胥: antico capotribù, citato nel “Libro dei Hàn” 漢書 (“hàn shū”) di Bāngù 班固 (36 d.C.-92 d.C.)
Zūn Lú 尊盧: imperatore leggendario, non menzionato da altre fonti;
Zhù Róng 祝融: eroe leggendario vissuto, secondo la tradizione, all’epoca dell’Imperatore Giallo e venerato come divinità del fuoco;
Fū Xī 伏羲: il primo dei sovrani leggendari conosciuti come i Tre Augusti (三 皇 “sānhuáng”). Avrebbe regnato, secondo la tradizione, dal 2952 a.C. al 2836 a.C.
Shén Nóng 神農 : il terzo dei Tre Augusti. Sarebbe vissuto tra il 3000 ed il 2700 a.C. e avrebbe inventato l’agricoltura.
18) L’intero brano è una trascrizione quasi letterale del capitolo LXXX del Dào Dé Jīng.
19) Si criticano qui gli esercizi di logica così sottili da sconfinare nel sofismo, di cui abbiamo un esempio nel “Dialogo del cavallo bianco” (白 馬 論 “bái mă lùn”) di Gōngsūn Lóng 公 孫 龍.
20) La critica delle distinzioni nette e categoriche è tipica della dottrina taoista che pone invece l’accento sul carattere indistinto e sempre mutevole dell’universo.
21) La descrizione dell’ordine del creato è simile a quella che troviamo nel Libro 2, par.6, della “Volontà del Cielo”( 天志 “tiān zhì”) di Mòzĭ 墨子:
“Inoltre, io so che il Cielo ama gli uomini non senza ragione. Esso ha disposto il sole, la luna e le stelle per illuminarli e guidarli. Ha ordinato le quattro stagioni: primavera, estate, autunno e inverno per regolare le loro vite. ... Ha stabilito monti e fiumi, gole e vallate e molte altre cose per il loro bene o per il loro male…”
(且吾所以知天之愛民之厚者有矣,曰以磨為日月星辰,以昭道之;制為四時春秋冬夏,以紀綱之;…;列為山川谿谷,播賦百事,以臨司民之善否;…)
22) L’espressione 三代 (sān dài”), cioè “(dai tempi delle) Tre Dinastie), equivale a dire “dai tempi più antichi”, poiché le tre dinastie successive dei Xià 夏 朝, dei Shāng 商朝 e dei Zhōu 周朝 coprivano il periodo più remoto della storia cinese.
23) Ho reso con “veemenza” il termine 啍啍 (“tūn tūn”) che esprime, secondo i dizionari, l’idea di “gemere”, ”lamentarsi”, ”canterellare”. A mio avviso, l’autore ha infatti voluto indicare, con questo termine, uno stato di agitazione che si contrappone alla calma olimpica del “non fare”.
胠篋
將為胠篋、探囊、發匱之盜而為守備,則必攝緘、縢,固扃、鐍,此世俗之所謂知也。然而巨盜至,則負匱、揭篋、擔囊而趨,唯恐緘、縢、扃、鐍之不固也。然則鄉之所謂知者,不乃為大盜積者也?故嘗試論之,世俗之所謂知者,有不為大盜積者乎?所謂聖者,有不為大盜守者乎?何以知其然邪?昔者齊國鄰邑相望,雞狗之音相聞,罔罟之所布,耒耨之所刺,方二千餘里。闔四竟之內,所以立宗廟社稷,治邑、屋、州、閭、鄉曲者,曷嘗不法聖人哉!然而田成子一旦殺齊君而盜其國。所盜者豈獨其國邪?並與其聖知之法而盜之。故田成子有乎盜賊之名,而身處堯、舜之安,小國不敢非,大國不敢誅,十二世有齊國。則是不乃竊齊國,並與其聖知之法,以守其盜賊之身乎?嘗試論之,世俗之所謂至知者,有不為大盜積者乎?所謂至聖者,有不為大盜守者乎?何以知其然邪?昔者龍逢斬,比干剖,萇弘胣,子胥靡,故四子之賢而身不免乎戮。故盜跖之徒問於跖曰:「盜亦有道乎?」跖曰:「何適而無有道邪?夫妄意室中之藏,聖也;入先,勇也;出後,義也;知可否,知也;分均,仁也。五者不備而能成大盜者,天下未之有也。」由是觀之,善人不得聖人之道不立,跖不得聖人之道不行;天下之善人少而不善人多,則聖人之利天下也少而害天下也多。
故曰:「脣竭則齒寒,魯酒薄而邯鄲圍,聖人生而大盜起。」掊擊聖人,縱舍盜賊,而天下始治矣。夫川竭而谷虛,丘夷而淵實。聖人已死,則大盜不起,天下平而無故矣。聖人不死,大盜不止。雖重聖人而治天下,則是重利盜跖也。為之斗斛以量之,則並與斗斛而竊之;為之權衡以稱之,則並與權衡而竊之;為之符璽以信之,則並與符璽而竊之;為之仁義以矯之,則並與仁義而竊之。何以知其然邪?彼竊鉤者誅,竊國者為諸侯,諸侯之門,而仁義存焉,則是非竊仁義聖知邪?故逐於大盜,揭諸侯,竊仁義並斗斛、權衡、符璽之利者,雖有軒冕之賞弗能勸,斧鉞之威弗能禁。此重利盜跖而使不可禁者,是乃聖人之過也。故曰:「魚不可脫於淵,國之利器不可以示人。」彼聖人者,天下之利器也,非所以明天下也。故絕聖棄知,大盜乃止;擿玉毀珠,小盜不起;焚符破璽,而民朴鄙;掊斗折衡,而民不爭;殫殘天下之聖法,而民始可與論議。擢亂六律,鑠絕竽瑟,塞瞽曠之耳,而天下始人含其聰矣;滅文章,散五采,膠離朱之目,而天下始人含其明矣;毀絕鉤繩而棄規矩,攦工倕之指,而天下始人有其巧矣。故曰:「大巧若拙。」削曾、史之行,鉗楊、墨之口,攘棄仁義,而天下之德始玄同矣。彼人含其明,則天下不鑠矣;人含其聰,則天下不累矣;人含其知,則天下不惑矣;人含其德,則天下不僻矣。彼曾、史、楊、墨、師曠、工倕、離朱,皆外立其德,而以爚亂天下者也,法之所無用也。
子獨不知至德之世乎?昔者容成氏、大庭氏、伯皇氏、中央氏、栗陸氏、驪畜氏、軒轅氏、赫胥氏、尊盧氏、祝融氏、伏羲氏、神農氏,當是時也,民結繩而用之,甘其食,美其服,樂其俗,安其居,鄰國相望,雞狗之音相聞,民至老死而不相往來。若此之時,則至治已。今遂至使民延頸舉踵曰「某所有賢者」,贏糧而趣之,則內棄其親而外去其主之事,足跡接乎諸侯之境,車軌結乎千里之外,則是上好知之過也。上誠好知而無道,則天下大亂矣。何以知其然邪?夫弓、弩、畢、弋、機變之知多,則鳥亂於上矣;鉤餌、罔、罟罾笱之知多,則魚亂於水矣;削格、羅落、罝罘之知多,則獸亂於澤矣;知詐漸毒、頡滑堅白、解垢同異之變多,則俗惑於辯矣。故天下每每大亂,罪在於好知。故天下皆知求其所不知而莫知求其所已知者,皆知非其所不善而莫知非其所已善者,是以大亂。故上悖日月之明,下爍山川之精,中墮四時之施,惴耎之蟲,肖翹之物,莫不失其性。甚矣夫好知之亂天下也!自三代以下者是已。舍夫種種之民而悅夫役役之佞,釋夫恬淡無為而悅夫啍啍之意,啍啍已亂天下矣。