Capitolo 14
Cāo Mèngdé fa trasferire la capitale a Xŭdū
Lǚ Fèngxiān lancia un attacco notturno contro Xúzhōu
I. Come abbiamo visto, Lĭ Yuè aveva condotto i suoi soldati all’inseguimento del convoglio imperiale ed aveva falsamente dichiarato che Lĭ Jué e Guō Sì erano con lui, sconvolgendo l’imperatore.
Yáng Fèng , tuttavia, capì il trucco ed esclamò: “È solo Lĭ Yuè ”, poi ordinò a Xú Huăng di affrontarlo.
Lĭ Yuè si gettò contro Xú Huăng ed i due cavalli si scontrarono, ma, al primo colpo, Lĭ Yuè fu abbattuto e disarcionato. Attaccati con forza, i suoi uomini si dispersero ed il convoglio imperiale potè attraversare sicuro il valico di Jī.
Il governatore Zhāng Yáng si fece incontro all’imperatore sulla strada di Zhĭ portando rifornimenti di viveri e di tessuti e l’imperatore lo nominò Gran Maresciallo.
Dopo di ciò, Zhāng Yáng prese congedo dall’imperatore e si accampò con le sue truppe a Yĕwáng.
II. Quando l’imperatore rientrò a Luòyáng vide che il palazzo imperiale era bruciato fin dalle fondamenta e che i viali del palazzo giacevano in abbandono. Dovunque si volgesse lo sguardo, si scorgevano solo rovi ed erbacce. Nei cortili degli edifici non c’erano che mucchi di rovine.
L’imperatore ordinò a Yáng Fèng di far subito costruire una modesta residenza in cui potesse abitare.
Gli alti funzionari giurarono fedeltà al sovrano in mezzo ai cespugli di rovi.
L’imperatore decretò un cambio di era, stabilendo che si passasse dall’era Xīnpíng al primo anno dell’era Jiàn’ān.(1)
III. Durante quell’anno vi fu di nuovo una grande carestia. La popolazione di Luòyáng contava appena qualche centinaio di famiglie, ma non c’era cibo a sufficienza e perciò la gente vagava per la città strappando la corteccia degli alberi e raccogliendo erbe e radici per potersi nutrire. I segretari imperiali ed i funzionari di grado inferiore furono inviati fuori dalla città a raccogliere legna da ardere. Molti furono coloro che morirono di stenti fra le macerie delle case diroccate. Tutto ciò era un segno del destino che indicava il tramonto imminente della dinastia. I posteri scrissero al riguardo la seguente elegia:
IV.” Sangue fu sparso sul Mángdàng ed il serpente bianco fu ucciso. (2)
Bandiere rosse sventolarono in ogni angolo del paese.
La dinastia dei Qín venne travolta e la nazione rifiorì.
Lo stallone bianco di Chŭ fu abbattuto, fissati nuovi confini.(3)
Ma poi, ecco che giunse un imperatore debole e pauroso,
il quale permise ad un ministro sleale di accumulare potere.
Il paese decadde e si moltiplicarono dovunque le rivolte.
Nel vedere la rovina da cui furono travolte le due capitali,
anche gli uomini più duri si rattristavano ed avevano paura.”
V. Il Gran Comandante Yáng Biāo fece rapporto all’imperatore nei seguenti termini: “ Se si vuol fare qualcosa, è necessario che l’imperatore prenda l’iniziativa. Cáo Cāo si trova ora nello Shāndōng alla testa di un imponente dispositivo militare. Lo si potrebbe invitare a venire qui per fornire protezione alla famiglia imperiale”.
L’imperatore gli rispose: “ Perché mi sollecitate? Un mio editto è già pronto. Fate partire subito un messaggero”.
Biāo obbedì e spedì subito nello Shāndōng un messaggero incaricato di recapitare a Cāo l’ordine imperiale che lo convocava alla presenza del sovrano.
VI. Nel frattempo Cáo Cāo , che si trovava nello Shāndōng, avendo sentito che l’imperatore era ritornato a Luòyáng, aveva radunato i suoi consiglieri per discutere la situazione.
Xún Yù si fece avanti e disse: “Se guardiamo agli avvenimenti dell’antichità, vedremo che, quando il duca Wén di Jìn apportò il suo sostegno al re Xiān di Zhōu, i nobili ribelli furono costretti a sottomettersi. Il fondatore della dinastia Han, Gāozŭ , si pose come sostenitore dell’autorità legittima, celebrando solenni funerali per l’imperatore Yì di Chŭ, ed ottenne in quel modo l’appoggio di tutti i cittadini dell’impero. Oggi, il Figlio del Cielo è debole ed è costretto a fuggire di qua e di là. Cominciare a raccogliere truppe per andare in suo soccorso sarebbe l’idea vincente. Se non lo fate subito voi, qualche altro generale si muoverà prima di voi e ne acquisterà il merito”.(4)
Cáo Cāo fu felice del suggerimento.
Ora, proprio mentre si preparava a reclutare nuove truppe, gli fu riferito che era giunto un messaggero, latore di un messaggio imperiale che lo convocava a Luòyáng.
Ricevuto l’ordine imperiale Cāo fissò la data per la partenza delle truppe.
VII. A Luòyáng, l’imperatore non aveva ancora fatto nulla. Intendeva riparare le mura della città, che erano sbrecciate ed in rovina, ma non aveva i mezzi per effettuare i lavori.
Quando gli fu riferito che Lĭ Jué e Guō Sì si stavano avvicinando con le loro truppe, l’imperatore ne fu molto
spaventato e, chiamato Yáng Fèng , gli chiese ansiosamente: “Il messaggero inviato nello Shāndōng non è ancora ritornato ed i soldati di Jué e di Sì fra poco saranno qui. Che cosa possiamo fare?”.
Yáng Fèng e Hán Xiān gli risposero: “ I vostri servitori sono pronti a combattere fino alla morte contro i ribelli per difendere Vostra Maestà.”
Dŏng Chéng invece osservò: “ Le mura della città non sono solide e le truppe di cui disponiamo non sono numerose. Se combattiamo e perdiamo, non avremo più alcuna possibilità di restaurare l’autorità imperiale. Non sarebbe meglio evitare lo scontro e rifugiarci con l’imperatore nello Shāndōng ?”.
L’imperatore preferì seguire quest’ultimo consiglio e, quello stesso giorno, si mise in viaggio verso lo Shāndōng con la sua carrozza. Poiché i cortigiani non disponevano di cavalli, dovettero accompagnare l’imperatore a piedi.
VIII. Usciti da Luòyáng, avevano appena percorso un breve tratto di strada quando videro una nuvola di polvere oscurare il cielo e sentirono rullare i tamburi, mentre un gran numero di fanti e di cavalieri veniva loro incontro.
L’imperatore e l’imperatrice si misero a tremare e non erano più in grado di parlare dalla paura.
Ad un tratto, videro avvicinarsi al galoppo un drappello di cavalieri, che, come risultò più tardi, erano il
messaggero inviato nello Shāndōng ed il suo seguito.
Giunti dinanzi alla carrozza imperiale si inchinarono e riferirono: “ Obbedendo all’ordine che lo convocava alla
presenza imperiale, il generale Cào ha raccolto tutte le forze disponibili nello Shāndōng . Quando ha sentito che Lĭ Jué e Guō Sì avevano attaccato proditoriamente Luòyáng, ha subito mandato avanti Xiàhóu Dūn, ai cui ordini ha posto altri dieci generali con cinquantamila soldati scelti, perché accorresse in fretta a proteggere l’imperatore”.
L’imperatore si sentì rassicurato.
Dopo qualche tempo apparvero Xiàhóu Dūn , Xŭ Chŭ, Diăn Wéi e gli altri generali, che si presentarono al sovrano salutandolo militarmente.
Mentre l’imperatore stava riprendendo coraggio, gli fu riferito che, proprio dalla direzione dell’est, stavano
avvicinandosi altre truppe. Allora ordinò prontamente a Xiàhóu Dūn di andare a vedere di che si trattasse. Quello andò e tornò a riferire: “È la fanteria di Cáo Cāo ”.
IX. Poco tempo dopo, Cáo Hóng , Lĭ Diăn, Yuè Jìn si presentarono al sovrano e gli fecero un lungo rapporto: “Il generale Cào sa che i ribelli si stanno avvicinando e, poiché temeva che Xiàhóu Dūn da solo non fosse in grado di fermarli, ci ha inviati a marce forzate in suo soccorso”.
“Il generale Cáo è davvero un fedele servitore dell’Impero” osservò l’imperatore, poi ordinò di far partire il
convoglio e di andare avanti.
Un esploratore a cavallo venne a riferire: “Lĭ Jué e Guō Sì stanno avanzando a marce forzate e non sono più molto lontani da qui.”
L’imperatore ordinò a Xiàhóu Dūn di dividere le sue truppe in due corpi d’armata per affrontare i ribelli. Dūn
e Cáo Hóng formarono allora due colonne, mandando in avanscoperta la cavalleria, mentre la fanteria seguiva a piedi e si prepararono ad attaccare. Le forze ribelli di Jué e Sì, che non si aspettavano un attacco, subirono una grave sconfitta e persero più di diecimila uomini.
L’imperatore potè perciò rientrare nel suo palazzo di Luòyáng, mentre le truppe di Xiàhóu Dūn si accampavano fuori della città.
X. Il giorno seguente arrivò Cáo Cāo con il grosso delle truppe, si accampò e poi entrò in città per rendere visita all’imperatore. Si prostrò sui gradini del palco imperiale, ma l’imperatore lo invitò a rialzarsi e lesse un
editto in cui riconosceva pubblicamente i meriti del generale.
Cāo dichiarò a sua volta: “ Voi avete accordato al Vostro servitore il Vostro Augusto Favore. Non lo dimenticherò mai e cercherò di dimostrarvi la mia riconoscenza. I due banditi Jué e Sì hanno compiuto innumerevoli misfatti, ma il Vostro servitore dispone di più di duecentomila ottimi soldati per affrontarli, come Voi gli avete ordinato. La vittoria è sicura. Mi impegno solennemente a difendere la Vostra Graziosa Maestà e la Nazione”.
L’imperatore lo nominò allora Ministro responsabile dell’ordine interno e dei lavori pubblici, gli conferì il bastone da maresciallo e la grande ascia di guerra e gli attribuì il titolo di segretario di stato.
XI. Nel frattempo, Lĭ Jué e Guō Sì, saputo dell’arrivo di Cāo dalle lontane regioni dello Shāndōng , stavano
meditando un attacco di sorpresa.
Jiă Xŭ cercò di dissuaderli con queste parole: “Non fatelo! Cāo è al comando di un esercito molto potente. Vi
converebbe piuttosto negoziare la resa, chiedendo garanzie che non sarete perseguiti per i vostri crimini.”
Jué, infuriato, si mise ad urlare: “Come osi mettere in dubbio il mio coraggio?”, e, sguainata la spada, voleva uccidere Xŭ, ma i suoi generali si interposero e riuscirono a salvare il malcapitato. Quella stessa sera, Jiă Xŭ montò a cavallo e ritornò al suo villaggio natale.
XII. Il giorno seguente, l’esercito di Lĭ Jué andò all’attacco dei soldati di Cāo , il quale, da parte sua, ordinò
subito a Xŭ Chŭ, Cáo Rén e Diăn Wéi di prendere con sé trecento uomini della cavalleria pesante e di attaccare da tre direzioni il centro della colonna nemica che stava avanzando. Dalla colonna uscirono a cavallo i nipoti di Jué, Lĭ Xiān e Lĭ Bié, ma, prima ancora che potessero dire qualcosa, Xŭ Chŭ piombò su di loro al
galoppo. Li Xiān fu subito abbattuto da un colpo di spada; Li Bié, terrorizzato, saltò giù dal cavallo, ma Chŭ
uccise anche lui e ritornò tra le proprie file portando indietro come trofeo le teste mozze dei suoi avversari.
Cáo Cāo gli battè una pacca sulla schiena, elogiandolo con queste parole: “Figliolo, tu sei davvero il mio Fán
Kuài.”(5)
Poi ordinò a Xiàhóu Dūn di guidare all’attacco i soldati dell’ala destra ed a Cáo Rén di porsi alla testa di quelli
dell’ala sinistra, mentre lui stesso assumeva il comando del centro dello schieramento. Le tre colonne avanzarono tutte insieme, fra il rullare dei tamburi, mentre i soldati lanciavano il loro urlo di guerra.
I ribelli non furono in grado di resistere, vennero travolti e si diedero alla fuga.
Cāo sguainò la spada e piombò sul nemico che fuggiva, guidando fino a notte le sue truppe nell’inseguimento e nella strage. Moltissimi furono uccisi, enorme fu il numero di coloro che si arresero. Jué e Sì cercarono scampo fuggendo a rotta di collo verso occidente come cani abbandonati. Non rimase loro altra scelta che rifugiarsi sulle montagne e darsi alla macchia.
XIII. Cáo Cāo riportò indietro i suoi soldati e li fece di nuovo accampare fuori dalle mura di Luòyáng. Yáng Fèng e Hán Xiān si incontrarono per esaminare insieme la situazione: “Oggi, Cáo Cāo ha conseguito una grande vittoria e sicuramente ne ricaverà un enorme potere. È probabile che prenda il sopravvento anche su di noi e su tutti gli altri”.
Allora si presentarono all’imperatore e gli chiesero di autorizzarli ad inseguire ed uccidere Jué e Sì per acquistare anche loro fama e reputazione. Partirono con il grosso delle loro truppe e marciarono fino a Dàliáng, dove si accamparono.
XIV. Un giorno l’imperatore inviò un suo messaggero all’accampamento di Cāo per invitare quest’ultimo ad una riunione in cui si dovevano discutere gli affari di stato.
Quando Cāo fu informato dell’arrivo del messaggero imperiale, gli concesse subito udienza. A quel che si poteva vedere, il messaggero era un uomo di bella presenza, dal portamento energico e dall’aspetto ben pasciuto e Cāo ne fu stupito.
“Nel distretto di Dōng” pensò tra di sé” infuria la carestia e tutti i funzionari, civili e militari, hanno l’aria affamata. Come è possibile che solo costui sia bene in carne? E gli domandò: “Eccellenza, mi sembrate in ottima forma. Che tipo di alimentazione avete seguito finora?”.
Il suo interlocutore gli rispose: “Non seguo nessuna dieta particolare. Semplicemente, da trent’anni mangio cibi senza sale.”
Cāo gli domandò ancora: “Dove svolgete le vostre funzioni?”.
“Sono un funzionario civile.” rispose l’altro “ Ho lavorato dapprima con Yuán Shào e, successivamente, sono stato assistente del governatore Zhāng Yáng. Ora, avendo sentito dire che l’imperatore era ritornato alla capitale, sono venuto espressamente a mettermi al suo servizio e sono stato nominato consigliere di corte. Sono originario della contea di Dìngtáo. Mi chiamo Dŏng Zhāo ed il mio nome di cortesia è Gōngrén.”
Nel sentir ciò, Cáo Cāo si alzò in piedi e gli disse: “Vi conosco di fama da tempo ed ora, finalmente, ho
la fortuna di incontrarvi di persona.”, poi organizzò, nella sua tenda, un banchetto in onore dell’ospite, al
quale invitò anche Xún Yû.
Improvvisamente, giunse una sentinella a riferire: “Si stanno avvicinando da oriente delle truppe di cui si ignora la provenienza”. Cāo ordinò subito ad alcuni dei suoi uomini di partire in esplorazione.
Dŏng Zhāo gli disse: “ Sono l’ex-generale di Lĭ Jué , Yáng Fèng , e l’ex-capo dell’Onda Bianca, Hán Xiān , che vengono qui per controllare Vostra Eccellenza installandosi a Dàliáng con le loro truppe”.
“Ce l’hanno con me?” gli domandò Cāo.
“Non dovete preoccuparvene.”gli rispose Zhāo “È gente che non ha alcuna strategia”.
“E con i due ribelli Lĭ e Guō , che cosa devo fare?” domandò ancora Cāo.
“Non dovete preoccuparvi neppure di loro. Ormai sono ridotti allo stremo, come tigri prive di artigli od uccelli
senza ali. Fra poco, i vostri uomini li cattureranno senza problemi.”
XV. Cāo , apprezzando le osservazioni di Zhāo, portò il discorso sulla Corte imperiale.
Zhāo gli disse: “ Eccellenza, voi avete reclutato soldati per sventare le ribellioni e siete venuto ad assistere il Figlio del Cielo nel governo del paese. È un’impresa degna dei Cinque Egemoni. (6) Tuttavia ci sono molti generali ed alcuni di essi non saranno d’accordo con voi e saranno restii ad accettare il vostro predominio. Temo che, rimanendo qui, possiate incontrare delle difficoltà. Un’ottima mossa sarebbe quella di trasferire la capitale a Xŭdū , ma.la Corte è stata costretta ad andare in esilio e solo di recente è potuta tornare alla capitale. Gente vicina e lontana spera di poter finalmente godere di un periodo di calma. Se ora voi indurrete l’imperatore a spostarsi di nuovo, nessuno ne sarà contento. Tuttavia una strategia eccezionale potrebbe anche avere risultati eccezionali. Dovete decidervi.”
Stringendogli le mani con un sorriso, Cāo gli confidò: “Devo dirvi che avevo già ventilato un’idea di questo tipo, ma Yáng Fèng sta a Dàliáng con le sue truppe ed i ministri sono ritornati alla Corte ed hanno ripreso servizio. Se proponessi un simile trasferimento, non potrebbero opporsi?”
Zhāo gli rispose: “Questa difficoltà è facile da superare. Informate Yáng Fèng di questa vostra idea e notificatela anche ai ministri, facendo loro sapere che proponete il trasferimento della Corte imperiale a Xŭdū, perché nella capitale scarseggiano le scorte di viveri. Fate presente che Xŭdū è vicina a Luòyáng, da dove sarà possibile trasportare riserve di cereali. Ciò attenuerà il dispiacere della distanza e di altri eventuali inconvenienti. Quando i ministri se ne renderanno conto , accetteranno volentieri il trasferimento”.
Cāo fu molto soddisfatto di questo suggerimento.
Quando Zhāo prese congedo, Cāo gli strinse la mano sorridendo e gli disse: “Per tutte le imprese che progetterò in futuro, voglio chiedere solo il vostro parere”.
Zhāo la ringraziò e partì.
XVI. Quello stesso giorno, mentre Cāo ed i suoi consiglieri discutevano in segreto sul trasferimento della capitale, avvenne che il consigliere Wáng Lì, astronomo di Corte, chiamò di nascosto il Ministro della Casa Imperiale Liú Aì e gli disse:” Scrutando, come sono uso, i segni del Cielo, ho notato che dalla scorsa primavera Venere si sta avvicinando a Saturno attraverso la Via Lattea, in prossimità delle costellazioni dell’Orsa Maggiore e del Capricorno. Ho pure notato che Marte sta retrocedendo e che si troverà in congiunzione con Venere nella Porta del Cielo. La mescolanza del metallo col fuoco significa senza dubbio che sta per emergere un nuovo Figlio del Cielo. Deduco dalle mie osservazioni che il ciclo della dinastia Hàn sta per compiersi e che i nuovi sovrani proverranno da Jìn e da Wèi”.
L’imperatore Xiàn ricevette un rapporto confidenziale: “Il Mandato del Cielo è arrivato alla fine. I cinque elementi non sono più in equilibrio.Poiché la terra sta prendendo il posto del fuoco, è evidente che Hàn sarà rimpiazzato da Wèi”.
Cāo venne a saperlo e fece dire due parole a Lì: “Si sa che sei fedele alla dinastia, ma le vie del Cielo sono
imperscrutabili. Sarebbe meglio non parlare troppo di questi argomenti.”
Cāo consultò, a sua volta, Gāo Yún, che gli disse: “La Dinastia Han ha avuto il suo simbolo nel fuoco, mentre
il vostro elemento è la terra. Xŭdū è sotto il segno della terra. Se riuscite ad andarci, avrete certamente
successo.Dopo il fuoco viene la terra, così come dopo la terra viene il legno. È significativo che Dŏng
Zhāo e Wáng Lì abbiano detto praticamente le stesse cose. Non v’è dubbio che oggi sarà per voi un giorno fausto.” (7)
XVII. Cāo si decise ad agire. Il giorno seguente, andò a trovare l’imperatore e gli disse: “ La Capitale Orientale è rimasta in rovina per lungo tempo e non si può più restaurare. Inoltre, è situata in una zona in cui sono difficili i rifornimenti di viveri. La città di Xŭ, nei pressi di Lŭyáng, sarebbe più adatta come capitale. È una città fortificata, dispone di palazzi per ospitare la Corte e vi sono mezzi e risorse in abbondanza. Oserei suggerire a Vostra Maestà di trasferire la capitale a Xŭ, naturalmente se Vostra Maestà è d’accordo.”
L’imperatore non ebbe il coraggio di respingere il suggerimento ed anche i ministri avevano tutti paura del potere di Cāo , cosicché nessuno di essi sollevò obiezioni.
Si fissò dunque il giorno della partenza e Cāo, alla testa delle sue truppe, fece da scorta alla carrozza imperiale, dietro alla quale venivano tutti i funzionari e dignitari di corte.
Percorso un certo tratto di cammino, si stavano avvicinando ad una collina quando si creò un’improvvisa agitazione e si levò d’un tratto un grande clamore.
La strada era bloccata da Yáng Fèng e Hán Xiān con i loro soldati, dalle cui file si fece avanti Xú Huăng urlando: “ Cáo Cāo , perché hai preso in ostaggio l’imperatore?”.
XVIII. .Cāo spronò innanzi il cavallo per vedere che cosa accadeva e, scorgendo l’imponente figura di Xú Huăng , ne fu profondamente impressionato. Allora ordinò a Xŭ Chŭ di farsi avanti a cavallo e di sfidare Xú Huăng . I due si affrontarono a colpi d’ascia e di spada, ma, dopo più di cinquanta assalti, non si poteva ancora dire chi stesse vincendo.
Prontamente Cāo fece suonare i gong per interrompere il duello e, convocati i suoi consiglieri ,disse loro: “Yáng Fèng e Hán Xiān , lo sappiamo bene, sono due nullità, ma questo Xú Huăng è un uomo di valore. Non mi piace l’idea di eliminarlo con la forza. Devo cercare di farlo entrare al mio servizio. Vediamo di escogitare un piano per convincerlo.”
Il suo aiutante di campo Măn Chŏng disse allora: “ Vostra Eccellenza non si preoccupi. Io conosco Xú Huăng e
stasera, dopo essermi travestito da soldato semplice, cercherò di entrare nel suo accampamento per parlare con lui e mostrargli il vantaggio che avrebbe a passare dalla nostra parte.”
Cāo accettò con piacere la proposta.
XIX. Scesa la notte, Măn Chŏng indossò l’uniforme di un soldato semplice e si mescolò ai militari che
rientravano nell’accampamento avversario. Avvicinatosi di nascosto alla tenda di Xú Huăng , vide che stava seduto alla luce di una candela, senza neppure essersi tolto la corrazza. Chŏng gli si parò improvvisamente dinanzi e lo salutò: “ Amico mio, che piacere rivederti!”
Xú Huăng si alzò sorpreso e, dopo averlo fissato attentamente, gli fece: “Compare, ma tu non sei Măn
Bóníng di Shānyáng? Che cosa ci fai qui?”.
Chŏng gli rispose: “ Sono occupato come aiutante di campo del generale Cāo . Oggi, ti ho visto di fronte al tuo schieramento ed ho pensato di venire a parlarti. Perciò ho corso il rischio di penetrare di nascosto nell’accampamento”
Huáng allora lo invitò a sedersi e gli domandò perché fosse venuto a trovarlo.
Chŏng gli rispose: “ Tu sei un uomo ardito e capace, come ne nascono pochi nel corso di una generazione. Che interesse hai a sprecare il tuo talento agli ordini di gente come Yáng e Hàn? Il generale Cāo , invece, è il miglior politico di quest’epoca ed è qualcuno che, come tutti sanno, stima le persone intelligenti e tiene in considerazione i soldati valorosi. Oggi, di fronte all’esercito, ha ammirato il tuo coraggio e ti ha apprezzato moltissimo, perciò non ha voluto vederti coinvolto in un duello all’ultimo sangue e poi mi ha inviato da te per
invitarti a passare dalla nostra parte. Non ti piacerebbe abbandonare un destino oscuro per una brillante carriera e contribuire, a pieno titolo, ad una grande causa?”
XX. Huáng borbottò fra di sé per un momento, poi emise un profondo sospiro ed osservò: “ So bene che Fèng e Xiān sono uomini che non compiranno mai grandi imprese, ma sono al loro servizio da molto tempo ormai e non ho il coraggio di abbandonarli.”
Chŏng gli rispose: “Ascoltami! Non si dice forse che l’uccello intelligente sceglie lui stesso l’albero su cui fare il nido e che l’uomo di talento sceglie lui stesso il capo da seguire. Tu hai la possibilità di trovare un capo validissimo ed hai a portata di mano un’occasione unica, che solo un incapace trascurerebbe.”
Huáng si alzò, lo ringraziò e dichiarò: “ Sono pronto a seguire il tuo consiglio.”
“ Perché, prima di passare dalla nostra parte,”gli propose Măn” non uccidi Fèng e Xiān, come biglietto da visita da presentare a Cáo Cāo ?”
“Sarebbe una cosa molto immorale per un subordinato uccidere i propri superiori.” gli rispose Huáng ” Io non intendo farlo.”
“Sei veramente un uomo onesto” riconobbe Măn.
Quella stessa notte, Huáng, in compagnia di qualche decina di cavalieri, che erano alle sue dirette dipendenze, si diresse con Măn Chŏng verso l’accampamento di Cáo Cāo.
Yáng Fèng fu subito informato della sua diserzione e, pieno di furore, radunati un migliaio di cavalieri, si lanciò al suo inseguimento urlando: “Xú Huăng , ribelle e traditore, fermati!”.
XXI. Proprio nel bel mezzo dell’inseguimento, si udì all’improvviso un rumore di catapulte, su e giù per la
montagna, e si videro, alla luce delle torce, soldati in imboscata che saltavano fuori da tutte le parti. Li guidava lo stesso Cáo Cāo che, in prima linea, urlava: “ Era da tempo che vi stavo aspettando. Fermatevi! Non scappate!”. Yáng Fèng , spaventato, fece un rapido dietro-front, ma fu subito circondato e bloccato dai soldati di Cáo Cāo . Per fortuna, sopraggiunse in suo aiuto Hán Xiān alla testa delle proprie truppe. I due eserciti si affrontarono in una mischia selvaggia e Yáng Fèng riuscì a ritirarsi. Approfittando del disordine in cui si trovavano i nemici, Cáo Cāo colse l’occasione per lanciare un attacco generale e riuscì a costringere alla resa la maggior parte delle truppe avversarie. Yáng Fèng e Hán Xiān , sconfitti, si rifugiarono, con le poche forze che gli restavano, presso Yuán Shù.
XXII. Cáo Cāo richiamò indietro le sue truppe e ritornò all’accampamento. Măn Chŏng gli presentò Xú Huăng , che Cāo accolse con piacere e trattò con ogni riguardo. Dopo di ciò, Cāo accolse il corteo imperiale nella nuova capitale Xŭ, dove fece costruire una residenza per l’imperatore e fece erigere un tempio ancestrale per consentirgli di offrire sacrifici agli antenati. Furono anche costruiti edifici destinati ad ospitare gli uffici del governo, la corte e l’amministrazione locale. Cāo ordinò infine che fossero riparate le mura della città e rimessi in funzione i magazzini pubblici. Nobilitò Dŏng Chéng ed altri tredici funzionari , a cui attribuì il titolo di marchesi. Si riservò inoltre qualsiasi competenza a premiare le persone per i loro meriti ed a punirle per le loro colpe.
XXIII. Cāo , dal canto suo, si autonominò comandante in capo e marchese di Wŭpíng. Fece di Xún Yù il proprio aiutante di campo e gli assegnò la responsabilità del segretariato. Nominò Xún Yōu consigliere militare e promosse Guō Jiā al grado di maggiore, attribuendogli altresì il compito di sovrintendere alle cerimonie religiose. Liú Yè ottenne il Ministero dei Lavori Pubblici e Máo Jiè il Ministero dell’Agricoltura, nonché, insieme con Rén Jùn, la supervisione delle officine e dei depositi militari. Chéng Yù fu nominato Primo Ministro. Dŏng
Zhāo fu inviato come magistrato a Luòyáng e Măn Chŏng fu nominato magistrato a Xŭdū. Xiàhóu Dūn e Xiàhóu Yuán, Cáo Rén e Cáo Hóng furono promossi generali; Lǚ Qián, Lĭ Diăn, Yuè Jìn, Yù Jìn e Xú Huăng furono promossi colonnelli; Xŭ Chŭ e Diăn Wèi furono promossi maggiori; tutti gli altri ufficiali ebbero titoli e
cariche. Da quel momento tutto il potere passò nelle mani di Cáo Cāo . La Corte si adeguò alla nuova situazione ed i dignitari cominciarono a consultare Cáo Cāo prima di rivolgersi all’imperatore.
XXIV. Cāo si pronunciava su tutti i problemi. Una volta, invitò numerosi dignitari e consiglieri ad un banchetto organizzato nelle sale private del palazzo imperiale e disse loro: “Liú Bèi governa Xúzhōu , che è occupata dalle sue truppe, ed ha offerto asilo a Lǚ Bù, il quale, con i resti delle sue truppe, ha preso quartiere nelle vicinanze a Xiăopèi. Cerchiamo di impedire che si accordino. Se si alleassero, sarebbero una spina nel nostro fianco e saremmo costretti a dichiararli ribelli, inviando truppe contro di loro. Che cosa ne pensate? Avete qualche piano da propormi?”.
Xŭ Chŭ gli rispose: “Datemi cinquantamila soldati scelti, o cancelliere, e vi porterò in dono le teste di Liú Bèi e di Lǚ Bù ”.
Intervenne allora Xún Yù:” Il generale Xŭ Chŭ , da bravo soldato, ha pensato subito ad una operazione militare e gli è sfuggito del tutto che sono possibili anche manovre politiche, anzi che sono addirittura preferibili, visto che, da quando la capitale è stata trasferita a Xŭdū, le spedizioni militari nelle regioni orientali del paese sono diventate più difficili.”Poi aggiunse:”Io ho un piano più ingegnoso che ho chiamato:”Far lottare due tigri tra di loro per contendersi il cibo”. Ricordiamoci che Liú Bèi governa Xúzhōu senza che l’Imperatore abbia formalmente ratificato la sua designazione da parte del precedente governatore. Vostra Eccellenza suggerisca all’Imperatore di nominarlo ufficialmente governatore della città ed alleghi al decreto di nomina una lettera confidenziale ordinando a Liú Bèi di liquidare Lǚ Bù . Se Liú Bèi riesce a far fuori Lǚ Bù , si potrà poi affermare che è una persona infida e cercare a poco a poco di eliminare anche lui. Se non ci riesce, Lǚ Bù cercherà certamente di vendicarsi e di uccidere Liú Bèi . Ecco che cosa intendo con l’espressione “far lottare due tigri tra di loro per contendersi il cibo”.
Cāo approvò il suggerimento e chiese subito all’Imperatore di emanare un decreto che nominava Liú Bèi Generale Comandante delle Regioni Orientali e marchese di Yíchéng, nonché governatore di Xúzhōu . Consegnò poi all’inviato imperiale una busta che recava un messaggio confidenziale per Liú Bèi. .
XXV. Ritorniamo ora un momento a parlare di ciò che aveva fatto Liú Bèi a Xúzhōu Quando aveva saputo che l’Imperatore aveva scelto Xŭdū come nuova capitale, aveva ritenuto opportuno inviare alla Corte un messaggio di felicitazioni.
Allorché gli fu riferito all’improvviso che stava avvicinandosi a Xúzhōu un messaggero imperiale, uscì fuori dalla città a riceverlo e lo condusse con sé nella propria residenza, dove gli fu consegnato il decreto di nomina.
Liú Bèi organizzò un banchetto e trattò l’inviato imperiale con tutti gli onori.
Costui gli confidò: “ Marchese Dé, questa nomina è dovuta allo specifico interessamento del generale Cāo , che vi ha raccomandato personalmente per una promozione”.
Dopo che Xuándé ebbe espresso la propria riconoscenza, l’inviato tirò fuori il messaggio confidenziale e glielo consegnò. Xuándé lo lesse con attenzione, poi osservò: “È una questione su cui mi sembra opportuno riflettere”.
Terminato il banchetto, Xuándé si ritirò nei propri appartamenti privati, mentre l’inviato imperiale prendeva alloggio in un albergo.
Per tutta la notte, Xuándé esaminò il problema con i suoi consiglieri.
“Lǚ Bù è un autentico farabutto.” osservò Zhāng Fēi “Non sarebbe certo un gran male liberarci di lui”.
“Lǚ Bù s’è affidato a me in un momento di bisogno. Se io approfittassi della sua attuale debolezza per ucciderlo, non mi sentirei moralmente migliore di lui.”replicò Xuándé.
“La morale è un freno all’azione.” insistette Zhāng Fēi , ma Xuándé non gli diede ascolto.
XXVI. Il giorno seguente Lǚ Bù venne a congratularsi con Xuándé per la sua nomina a governatore e Xuándé gli concesse udienza.
Lǚ Bù disse a Xuándé: “Ho sentito che avete ricevuto la nomina imperiale e sono venuto a presentarvi personalmente le mie congratulazioni.”
Xuándé lo ringraziò cortesemente.
Mentre si trovavano nella grande sala d’udienza, Zhāng Fēi sguainò la spada, deciso ad uccidere Lǚ Bù , ma Xuándé si interpose in gran fretta tra lui e Lǚ Bù e lo bloccò.
“Perché vuoi uccidermi, Yídé?” domandò Lǚ Bù , molto scosso dall’attentato.
“Perché Cáo Cāo ti ha dichiarato ribelle ed ha dato ordine a Xuándé di farti uccidere” gli urlò Zhāng Fēi. .
Xuándé ingiunse ripetutamente a Zhāng Fēi di allontanarsi e condusse con sé Lǚ Bù nei propri appartamenti privati, dove gli spiegò che il generale Cáo Cāo in persona gli aveva inviato un ordine segreto e glielo mostrò.
Quando ebbe finito di leggere lo scritto di Cāo, Lǚ Bù disse, con le lacrime agli occhi: “Quel bandito di Cāo intendeva metterci l’uno contro l’altro”.
“Non amareggiarti, fratello.”lo rassicurò Xuándé “Hai la mia promessa che non mi macchierò di una azione così indegna”.
XXVII. Lǚ Bù ringraziò ripetutamente Xuándé e questi lo trattenne con sé a cena, congedandolo solo a tarda sera. Quando lo videro uscire, Guān Yù e Zhāng Fēi domandarono a Xuándé: “Signore, perché non vuoi farlo uccidere?”.
Xuándé spiegò loro: “ Cāo Mèngdé temeva che Lǚ Bù ed io potessimo metterci d’accordo per attaccarlo e perciò ha cercato di istigarci l’uno contro l’altro, ma non è riuscito ad ottenere il risultato che voleva. Ora, si tratta solo di decidere quale risposta dobbiamo dare all’inviato imperiale”.
Guān Yù espresse la propria approvazione con un cenno della testa, ma Zhāng Fēi non era ancora convinto: “Per quanto mi riguarda, avrei ucciso subito quel bandito. Era l’unico modo di evitare guai in futuro.”.
“Non sarebbe stato un atto da galantuomo” gli rispose Xuándé.
XXVIII. Il giorno seguente Xuándé congedò l’inviato imperiale pregandolo di esprimere all’Imperatore tutta la sua riconoscenza e di restituire a Cáo Cāo la lettera che gli aveva inviato, facendo presente che non si sentiva ancora pronto ad eseguire l’incarico affidatogli.
Quando l’inviato si ripresentò a Cáo Cāo e gli riferì che Xuándé non aveva voluto eseguire l’ordine di uccidere Lǚ Bù, Cāo fece chiamare Xún Yù e gli disse: “Il tuo piano non ha funzionato. Ed ora che si fa?”.
“Niente paura.” gli rispose tranquillo Xún Yù”Ho un piano di riserva, che ho chiamato: “Incita la tigre a divorare il lupo”.
“In che cosa consiste questo piano?” gli domandò Cáo Cāo.
Xún Yù glielo spiegò: “Dobbiamo inviare una delegazione a portare i nostri saluti a Yuán Shù con l’incarico segreto di riferirgli che Liú Bèi sta intrigando per impadronirsi del distretto di Nán. Sentendo una cosa del genere, Yuán Shù si infurierà di sicuro e si preparerà ad attaccare Liú Bèi . Allora voi farete avere a Liú Bèi un falso editto imperiale che gli assegna i territori contestati. Lo scontro diventerà inevitabile. In queste circostanze, Lǚ Bù non si lascerà di certo sfuggire l’occasione di tradire Liú Bèi per ridiventare potente. Ecco cosa vuol dire “ incitare la tigre a divorare il lupo”.
Cáo Cāo fu molto soddisfatto di questo suggerimento ed inviò subito una delegazione a rendere visita a Yuán Shù, poi inviò dei messaggeri a Xúzhōu con un falso decreto del Figlio del Cielo.
XXIX. Ritorniamo ora a parlare di Xuándé, che si trovava a Xúzhōu . Quando fu informato che stava giungendo un messaggero imperiale, uscì dalla città e gli andò incontro per salutarlo. Letto pubblicamente l’editto imperiale, si constatò che ordinava di reclutare truppe per attaccare Yuán Shù. Xuándé prese atto di ciò che gli veniva ordinato e congedò il messaggero, che prese la via del ritorno. Mí Zhú osservò: “Questo è
un altro intrigo di Cáo Cāo .” “Può darsi” rispose Xuándé” ma io non posso comunque disobbedire ad un ordine del Sovrano”.
XXX. Di conseguenza, Xuándé,arruolati fanti e cavalieri, fissò una data per la spedizione contro Yuán
Shù.
Sūn Qián osservò: “Si dovrebbe designare qualcuno per difendere la città”.
“Quale dei miei due fratelli difenderà la città?”domandò Liú Bèi.
“La difenderò io” rispose Guān Yŭ.”
"Mi preme disporre costantemente della tua assistenza.”obiettò Liú Bèi “Come potrei separarmi da te?”
”Dunque, sarò io a difenderla” propose allora Zhāng Fēi.
“Tu non sarai in grado di farlo.” osservò Liú Bèi “Ti metterai a bere e, dopo esserti ubriacato, diventerai irascibile e frusterai i tuoi uomini. Inoltre sei uno che prende le cose con faciloneria e che non è disposto ad
accettare consigli. Sarò sempre inquieto, se ti lascerò a guardia di Xúzhōu”.
XXXI.”D’ora in poi” fece Zhāng Fēi” prometto che non berrò più, non frusterò più i soldati ed ascolterò chiunque mi dia dei buoni consigli.”
.”Temo che le tue parole non corrispondano alle tue tendenze naturali” osservò Mí Zhú.
“Ti ho seguito per molti anni senza mai venir meno alle mie promesse.”dichiarò allora Zhāng Fēi, rivolgendosi a Liú Bèi” Perché mi stimi così poco?”.
“Nonostante questo tuo impegno, non mi sento ancora tranquillo” gli rispose Liú Bèi “Chiederò a Chén Yuánlóng di assisterti e di controllare costantemente che tu non beva. Così non farai danni.”
Chén Dēng si dichiarò disposto ad assistere Zhāng Fēi. Dopo aver fatto tutti i preparativi necessari, Liú Bèi si mise alla testa di un esercito di trentamila fanti e cavalieri che mosse da Xúzhōu verso Nányáng.
XXXII. Passiamo ora a Yuán Shù, il quale, udito che Liú Bèi aveva dichiarato, in un rapporto all’imperatore, che
intendeva occupare il suo territorio, esclamò con rabbia: “Questo tessitore di stuoie! Questo calzolaio! Ha occupato un territorio importante ed ora si mescola con i signori. Proprio mentre io stavo per sottometterti, sei tu che cospiri contro di me! Quanto ti detesto!” Poi diede ordine al generale Jì Líng di marciare su con un esercito di centomila uomini. I due eserciti si incontrarono a Xūyí, dove Liú Bèi s’era accampato con le colline alle spalle ed un fiume sul fianco perché il suo esercito era piccolo.
XXXII. Jì Líng era originario del Shāndōng ed usava come arma una spada a tre tagli del peso di venticinque chili. Quel giorno, condusse i suoi soldati fuori dell’accampamento e cominciò ad urlare a gran voce:”Liú Bèi! Contadinaccio! Come osi invadere il nostro territorio?.
”Io eseguo i decreti del Figlio del Cielo” rispose Xuándé “ che mi ha ordinato di attaccare un vassallo infedele. E tu, ora, osi venire ad affrontarmi, compiendo un crimine per il quale neppure la morte sarebbe pena sufficiente?”
Continuando a lanciare insulti e brandendo la spada, Jì Líng spronò il cavallo per lanciarsi direttamente su Xuándé .
“Non fare lo spaccone, tu che non vali nulla!” urlò a gran voce Guān Gōng e spronò il cavallo in avanti per affrontare Jì Líng in duello. Dopo una trentina di assalti, quando ancora nessuno dei due contendenti stava prevalendo, Jì Líng chiese una pausa e Guān Gōng rientrò nei ranghi e riprese il suo posto in attesa.
Jì Líng mandò fuori il suo luogotenente Xun Zheng.
Vedendolo avvicinarsi, Guān Gōng obiettò: “Di’ a Jì Líng che deve presentarsi lui solo. È con lui che debbo combattere.”
“Tu non sei un generale”gli rispose Xún Zhèng” ma un ufficiale qualunque. Non puoi avere un generale per
avversario”.
Pazzo di furore, Guān Gōng si lanciò su Xún Zhèng e lo impegnò in un duello a cavallo, abbattendolo al primo colpo. Allora Xuándé lanciò le sue truppe all’attacco e Jì Líng subì una grande sconfitta.Ritiratosi a Huáiyīn,
presso la foce del fiume, Jì Líng non osò più attaccare battaglia, ma si limitò ad impegnare i suoi soldati in una serie di scorrerie contro il campo nemico, nelle quali molti furono uccisi dalle truppe di Xúzhōu. I due eserciti continuavano a stuzzicarsi a vicenda senza che accadesse alcun fatto degno di nota.
XXXIV. Congedatosi da Xuándé e ritornato a Xúzhōu, Zhāng Fēi affidò completamente a Chén Dēng la cura dei diversi problemi amministrativi, occupandosi di persona solo delle questioni militari più importanti.
Un giorno Zhāng Fēi organizzò un banchetto, al quale invitò tutti i funzionari e gli ufficiali ai suoi ordini,e,
quando gli ospiti si furono seduti, prese la parola. “ Ora che mio fratello maggiore è partito,” disse agli invitati” proibirò il consumo di bevande alcoliche perché non nascano disordini. Da domani, nessuno berrà più e tutti voi mi aiuterete a difendere la città. Perciò, ubriachiamoci tutti oggi, per l’ultima volta e beviamo a volontà”. Ciò detto, diede ordine che fosse versato da bere a tutti, ma, quando stavano per riempire la coppa di Cáo Bào, questi rifiutò dichiarando che era astemio. Zhāng Fēi si irritò: “È mai possibile che un soldato non beva vino? Ti ordino di bere.” Bao ebbe paura e, facendosi forza, vuotò la propria coppa.
XXXVI. Zhāng Fēi, che si occupava di ogni invitato riempiendogli lui stesso la coppa e si lasciava perciò riempire a sua volta la coppa da ciascuno degli invitati, finì in questo modo per bere, senza nemmeno accorgersene, una decina di coppe ed una volta ubriaco volle imporre ai suoi ospiti un nuovo brindisi.
Quando stavano per riempire la coppa di Cáo Bào , questi dichiarò: “Dico la verità: non posso proprio bere”.
“Prima hai bevuto.”sbottò Zhāng Fēi” Perché ora ti rifiuti di farlo?”.
Poiché Cáo Bào insisteva nel suo diniego, Zhāng Fēi,ormai ubriaco fradicio, perse le staffe. “Tu stai disobbedendo ai miei ordini” gli urlò “Ti farò somministrare cento frustate”ed ordinò ai soldati di afferrare Cáo Bào e di portarlo fuori per frustarlo.
Intervenne subito Chén Yuánlóng: “Non ricordi che il duca Xuándé , prima di partire , ti ha fatto grandi raccomandazioni?”.
”Tu sei un funzionario civile.” replicò Zhāng Fēi” Occupati solo delle questioni di tua competenza e lasciami in
pace”.
XXXVI. Messo alle strette, Cáo Bào non ebbe altra scelta che implorare: “Signor Yìdé, forse potreste perdonarmi tenendo conto di chi è mio genero”.
“Chi è?”gli domandò Zhāng Fēi.
“È Lǚ Bù” rispose Cáo Bào .
Zhāng Fēi fu preso dall’ira. “Non intendevo punirti veramente, “disse” ma, ora che hai tentato di intimidirmi
menzionando Lǚ Bù , sono proprio deciso a farti frustare. Frustando te, avrò l’impressione di frustare lui”.
Di fronte alle suppliche incessanti degli altri invitati, Zhāng Fēi fece comunque cessare la punizione dopo che il malcapitato aveva ricevuto una cinquantina di frustate.
XXXVII. Terminato il banchetto, Cáo Bào ritornò a casa pieno di rancore nei confronti di Zhāng Fēi e, quella stessa notte, inviò a Xiăopèi un messaggero con una lettera per Lǚ Bù , nella quale gli raccontava gli oltraggi subiti da Zhāng Fēi e gli spiegava che, in assenza di Xuándé , già partito per Huáinán, sarebbe stato possibile, quella notte stessa, approfittare dell’ubriachezza di Zhāng Fēi per occupare di sorpresa Xúzhōu alla testa di un distaccamento di truppe. Una occasione simile non doveva assolutamente essere sprecata.
Dopo aver dato un’occhiata alla lettera, Lǚ Bù fece chiamare il proprio consigliere Chén Gōng, che gli disse:“ La regione di Xiăopèi non è una zona in cui si possa rimanere a lungo. Visto che ora avete la possibilità di occupare Xúzhōu, non lasciatevi sfuggire l’occasione. Più tardi potreste rimpiangerlo.”
XXXVIII. Trovando buono il suggerimento, Lǚ Bù indossò subito l’armatura, saltò a cavallo e partì al galoppo alla testa di cinquecento cavalieri, dopo aver dato ordine a Chén Gōng e Gāo Shùn di seguirlo con il resto delle truppe. Poiché Xiăopèi e Xúzhōu distavano l’una dall’altra soltanto una ventina di chilometri, Lǚ Bù ed i suoi, che andavano a cavallo, coprirono rapidamente tale percorso e giunsero sotto le mura di Xúzhōu in piena notte, durante il quarto turno di guardia.
Al debole chiarore della luna, le sentinelle sugli spalti non potevano veder bene ciò che accadeva nella pianura.
Avvicinatosi da solo ad una delle porte, Lǚ Bù disse: “ Sono latore di un messaggio riservato del governatore Liú Bèi.”
Le sentinelle erano uomini dei reparti comandati da Cáo Bào, che informarono subito il loro superiore. Questi, salito sulle mura e capito di che cosa si trattava, diede ordine ai soldati di aprire la porta.
Ad un segnale convenuto di Lǚ Bù , i suoi cavalieri si precipitarono dentro urlando a squarciagola e con un grande frastuono.
XXXIX. Zhāng Fēi, che era appena andato a dormire, ubriaco fradicio, nel suo appartamento della prefettura, fu svegliato dal fracasso che si diffondeva rapidamente da ogni parte. Lo informarono che Lǚ Bù era riuscito a farsi aprire le porte della città e che vi era entrato combattendo. Zhāng Fēi, infuriato, corse ad indossare l’armatura ed impugnò la lunga lancia dalla lama a serpentina, ma proprio mentre era appena uscito dalla
prefettura e si apprestava a montare a cavallo, giunsero i cavalieri di Lǚ Bù, che gli si gettarono subito addosso. Ancora in preda alla sbornia, Zhāng Fēi non fu in grado di difendersi con la consueta energia e lucidità, ma Lǚ Bù, che conosceva bene il suo coraggio, non osò incalzarlo. In compagnia di soli diciotto cavalieri di Yān, che formavano la sua guardia del corpo, Zhāng Fēi ripiegò combattendo verso la porta orientale ed alla fine abbandonò la città, senza aver potuto porre in salvo la famiglia di Liú Bèi, che era rimasta bloccata nell’edificio della prefettura.
XL. Cáo Bào , vedendo che Zhāng Fēi fuggiva con la sola scorta di pochi cavalieri, volle approfittare della sua
ubriachezza e lo inseguì alla testa di un centinaio di uomini. Quando Zhāng Fēi si accorse di essere inseguito, fu colto da grande furore e, spronando il cavallo, si lanciò al galoppo contro Cáo Bào . Dopo un breve scambio di colpi, Cáo Bào cercò la salvezza nella fuga, ma il suo avversario lo raggiunse sulla riva del fossato e gli piantò la lancia nella schiena. Il poveretto perse il controllo del cavallo e piombò nel fossato, dove annegò.
Una volta fuori della città, Zhāng Fēi raccolse i resti delle sue truppe ormai esauste e si diresse verso Huáinán.
Impadronitosi della città, Lǚ Bù diede istruzioni di non molestarne gli abitanti ed incaricò una compagnia di soldati di vegliare sulla sicurezza dei familiari di Liú Bèi, vietando a chiunque di penetrare nella loro residenza.
XIL. Zhāng Fēi ed i pochi cavalieri che gli erano rimasti giunsero da Liú Bèi a Xūyí. Lì, Zhāng Fēi raccontò il tradimento di Cáo Bào a profitto di Lǚ Bù e l’attacco notturno a Xúzhōu. Tutti ne furono sorpresi e sconvolti. Xuándé osservò sospirando: “È proprio vero che non si deve esultare quando si vince né abbattersi quando si
perde”.
“Le nostre cognate sono salve?” si informò Guān Gōng.
“Purtroppo sono rimaste tutte intrappolate in città” gli rispose Zhāng Fēi.
Xuándé restò muto, senza dire una parola.
Pestando i piedi per la rabbia, Guān Gōng rimproverò Zhāng Fēi: “Non avevi promesso di stare molto attento, quando ti offristi per difendere Xúzhōu? Il nostro fratello maggiore non ti aveva fatto grandi raccomandazioni? Ora la città è perduta e le nostre cognate vi sono rimaste intrappolate. Pensi, forse
di esserti, comportato bene?”.
Zhāng Fēi fu enormemente turbato nel sentire queste parole e, sguainata la spada, voleva uccidersi.
Riassumendo: “Non aveva alzato la coppa per bere e far festa, esprimendo liberamente la propria allegria? Ora, spinto da un tardivo rimorso, sguainava la spada per uccidersi”.
Non sapete quale fu il destino di Zhāng Fēi? Leggete il seguito di questa storia e lo conoscerete.
NOTE
1) L’era Xīngpíng 興平 (“Prospero Equilibrio) durò dal 194 d.C. al 195 d.C. L’era Jiàn’ān 建 安 (“Ristabilimento della Pace”) durò dal 195 d.C. al 220 d.C.
2) Secondo la leggenda, Liú Bàng, il futuro fondatore della dinastia Hàn, la sera stessa in cui si ribellò alla
dinastia Qín, trovò sul suo cammino un enorme serpente bianco, che sputava fuoco dalle fauci, e lo uccise. Il mattino dopo, un viandante incontrò sul posto una vecchia che ,dopo essersi lamentata perché il figlio che aveva avuto dall’Imperatore Bianco, trasformatosi in serpente, era stato ucciso dal figlio dell’Imperatore Rosso, svanì improvvisamente alla vista. Le parole dette dalla vecchia furono interpretate da Liú Bàng come un presagio della sua ascesa al trono.
3)” Chŭ Zhuī”( 楚騅, “il cavallo pezzato di Chŭ ) era il nome dato al cavallo preferito di Xiàng Yŭ, il grande rivale di Liú Bàng. Esso è menzionato nella poesia che Xiàng Yŭ compose quando fu circondato a Gāixià,
nella quale l’immobilità del cavallo simboleggia la sconfitta di Chŭ:
“La mia forza smoveva le montagne,
il mio spirito dominava il mondo.
Ahimè, il mio Zhuī non galoppa più.
Non galoppa più. Che mai posso fare?
Povera Yú, quale destino ti attende !
(4) Il consigliere Xún Yù suggerisce a Cáo Cāo di presentarsi come il difensore del potere legittimo e della legalità istituzionale in una situazione di anarchia caratterizzata dalla tendenza di molti notabili locali a rendersi indipendenti dal potere centrale. Per convincerlo che si tratta della strategia vincente gli ricorda due famosi esempi storici: il primo è quello del duca Wén di Jìn 晉 文 公 (636 a.C.-628 a.C.) che rimise sul trono l’imperatore Xiāng 襄 della dinastia Zhōu 周 朝, centralizzò il governo e controllò strettamente i signori
feudali; il secondo è quello di Liú Bàng 劉 邦, il fondatore della dinastia Hán 漢 朝, che fece celebrare solenni cerimonie funebri in onore dell’imperatore Yì di Chŭ 楚 義 帝, ucciso nel 205 a.C. per ordine di Xiàng Yŭ 項 羽, atteggiandosi a paladino dell’ordine e della tradizione e guadagnandosi così il favore del popolo.
(5) Fán Kuài 樊 噲 (242 a.C- 189 a.C) divenne famoso per essere intervenuto durante un banchetto nel corso del quale Xiàng Yŭ intendeva far uccidere Liú Bàng e per averlo coraggiosamente persuaso a desistere dal suo proposito. Successivamente, fu uno dei più energici e valorosi sostenitori di Liú Bàng nella sua lotta contro Xiàng Yŭ.
6) Con l’espressione “Cinque Egemoni 五 霸 (“wŭbà”) sono indicati i sovrani che, successivamente, durante il Periodo delle Primavere e degli Autunni 春 秋 時 (“chūnqiūshí”), condussero i rispettivi Stati ad una posizione di predominio.
La tradizione ci presenta due liste di egemoni.Una di esse è la seguente:
Huán di Qí 齊 桓 公 (685 a.C.-643 a.C.)
Wén di Jìn 晉 文 公 (636 a.C.-628 a.C.)
Mù di Qín 秦 穆公 (659 a.C.-621 a.C.)
Xiāng di Sòng 宋 襄 公 (650 a.C.-637 a.C.)
Zhuāng di Chŭ 楚 莊王 (613 a.C.-591 a.C.)
Una lista alternativa indica, invece di Mù e Xiāng,
altri personaggi:
Hélǚ di Wú 吳 王 闔 閭 (514 a.C.-496 a.C.) o Fūchāi di Wú 吳 王 夫 差 (495 a.C.-473 a.C.)
Gōujiàn di Yuè 越 王 勾 踐 (496a.C.-465 a.C.)
7) Secondo la dottrina delle Cinque Fasi五 行 (“wŭxíng”) , elaborata da Zōu Yăn 鄒 衍 (305 a.C.- 240 a.C.), ogni dinastia sarebbe stata rappresentata da uno dei Cinque Elementi:
Imperatore Giallo 皇 帝= Terra 土 Xià 夏 朝=Legno 木 Shāng 商 朝=Metall o金 Zhōu 周朝= Fuoco 火
Qín 秦 朝= Acqua 水
che si succedevano secondo un ordine detto Ciclo del Predominio o della Consumazione.
Di conseguenza,la dinastia Hán sarebbe stata di nuovo legata all’elemento Terra.
Tuttavia, l’usurpatore Wáng Măng eliminò dalla successione la dinastia Qín, da lui ritenuta illegittima, e
sostituì il Ciclo della Creazione o della Generazione al Ciclo del Predominio.
A causa di questi cambiamenti,la successione delle dinastie si configurò da allora in poi come segue:
Imperatore Giallo=Terra Xià=Metallo Shāng=Acqua Zhōu= Legno Hán=Fuoco .
Le considerazioni svolte nel paragrafo 16 del capitolo XIV riguardano la possibilità di individuare
l’origine della dinastia che succederà agli Hán sulla base della dottrina delle Cinque Fasi.
Osservando che il pianeta Marte si avvicina dapprima al pianeta Saturno e poi al pianeta Venere, l’astrologo Wáng Lì ne deduce che il potere passerà da una dinastia legata al Fuoco (Hán) ad una dinastia legata alla Terra (Wèi) ed in seguito ad una dinastia legata al Metallo (Jìn).
Parallelamente Xún Yù fa rilevare a Cáo Cāo che avrà successo se riuscirà a trasferire la capitale a Xŭ, città legata all’elemento Terra.
Quali fattori specifici leghino Cáo Cāo e la città di Xŭ all’elemento Terra non risulta dal Romanzo.
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