VICINI DI CASA
La signora Míng non era tranquilla. Aveva già dato al signor Míng alcuni figli, che crescevano, e stava attenta alla sua acconciatura sebbene fosse ormai vicina ai quarant’anni, ma, in fondo al cuore, aveva un cruccio che la tormentava da mattina a sera. Era cosciente di avere un grosso difetto: non sapeva leggere. Per rimediare a questa mancanza, si impegnava fino allo spasimo. Con il marito era sempre premurosissima. Con i figli lasciava passare tutto, non osava rimproverarli né punirli. Poiché sapeva di non essere all’altezza dei figli, davanti al marito non aveva il coraggio di castigarli. Era la loro mamma, soltanto perché lui era il loro papà. Non riusciva a trattenersi dal pensare che dipendeva totalmente dal marito e che, di conseguenza, non poteva permettersi di trattar male i suoi figli. Sapeva che si sarebbe arrabbiato e che avrebbe benissimo potuto farle subire i peggiori affronti. Il signor Míng avrebbe potuto prendersi un’altra donna e lei non avrebbe nemmeno saputo dove andare.
Quando aveva a che fare con le parole scritte aveva sempre dei dubbi e si sentiva a disagio.C’erano in quelle parole dei segreti che lei non riusciva a decifrare.
Per questo odiava le donne istruite. Tuttavia, pensandoci bene, suo marito e i suoi figli non valevano affatto meno di quelle signore che avevano studiato e che sapevano leggere, e lei stessa era consapevole di essere una persona intelligente, fortunata e degna di rispetto. Non consentiva perciò che gli altri rimproverassero i suoi figli o li trattassero male. Rimproverare i bambini era un modo dissimulato di svilire la madre, e lei non poteva tollerarlo. Era una moglie devota e sapeva prendersi cura dei figli; inoltre si sentiva molto più sveglia di tutti gli altri. Si sforzava di mostrarsi sempre contegnosa di fronte ai vicini e ai domestici. Quando i figli litigavano con altri bambini, era capace di lasciar perdere ciò che stava facendo e di intervenire in loro appoggio. Doveva far capire alla gente che non era una persona qualunque. Lei era la signora Míng: il suo status era un riflesso del prestigio di suo marito, così come la luna ricorda a chi la guarda lo splendore del sole.
Odiava i domestici perché le sembrava che la trattassero con aria di sufficienza. Non è che non la chiamassero sempre, rispettosamente, “Signora Míng”, ma, a volte, davano l’impressione di pensare tra di sé: ”Se mettiamo da parte i tuoi bei vestiti, sei proprio una come noi, magari anche più stupida”.Ciò accadeva soprattutto quando la signora Míng, volendo mostrarsi un’ottima padrona di casa, si metteva a dar loro dettagliate istruzioni sui compiti da svolgere. In quei momenti, li avrebbe mangiati vivi. Non di rado finiva per licenziarli: era il solo modo che aveva di sputar via l’amaro che le restava in bocca.
Il signor Míng era autoritario con la moglie, ma indulgente con i figli, litigioso con i vicini e sbrigativo nel cacciare via i domestici. Tuttavia, per quanto riguardava il comportamento della moglie nei confronti degli altri, la lasciava fare, pensando che ciò servisse a mantenere alta la reputazione della famiglia Míng. Era un uomo molto attivo ed arrogante e, anche se in cuor suo aveva poca stima di sua moglie, non tollerava che altri le mancassero di rispetto: era pur sempre sua moglie. Non poteva prendersi un’altra donna perché lavorava alle dipendenze di uno straniero molto ricco, che aveva forti convinzioni religiose: il divorzio o la scelta di una concubina avrebbero rischiato di fargli perdere l’impiego. Finché quella donna fosse rimasta sua moglie, nessuno avrebbe potuto permettersi di trattarla male. Lui poteva picchiarla, ma agli altri non era consentito di guardarla dall’alto in basso. Poiché non riusciva davvero ad amarla, si sentiva obbligato a riversare tutto il suo affetto sui bambini e a viziarli. Ogni sua cosa doveva essere superiore a quelle degli altri, figuriamoci i suoi figli.
Il signor Míng era molto orgoglioso di sé stesso. Si comportava correttamente con la moglie, amava i figli, aveva un ottimo impiego, era privo di vizi. Si considerava perciò virtuoso ed ammirevole come un santo. Non dovendo chiedere nulla a nessuno, non sentiva il bisogno di essere cortese e cerimonioso. Di giorno lavorava; la sera, tornato a casa, giocava con i bambini. Non leggeva mai libri, perché i libri non gli sarebbero stati di alcuna utilità: sapeva già tutto ciò che doveva sapere. Quando un vicino accennava a salutarlo, volgeva lo sguardo altrove. Non gliene importava niente né delle sorti del Paese né del destino della società. Il suo unico ideale era mettere da parte sempre più soldi in modo da acquisire la massima indipendenza e sicurezza economica.
Ciò malgrado non si sentiva ancora pienamente contento. Avrebbe dovuto considerarsi soddisfatto, ma gli pareva che ci fosse nella sua vita qualcosa - qualcosa di insostituibile - che sfuggiva al suo controllo. Vedeva chiaramente sul proprio corpo un puntino nero, come una piccola inclusione in un cristallo. Questo puntino nero non gli impediva di aver fiducia in sé stesso e di provare orgoglio di sé, di comportarsi in modo esemplare e di condurre una vita irreprensibile, però era un fastidio di cui non riusciva a liberarsi, un disagio che continuava a crescere nel suo animo. Il signor Míng sapeva che sua moglie intuiva il suo stato d’animo. Era proprio questo il motivo per cui lei cercava in ogni modo di dimostrarsi una vera signora pur rendendosi conto che il disagio del marito non faceva che crescere. Scorgeva questo puntino nero nel sorriso e negli occhi del marito, ma non osava parlarne. Quel puntino era come una macchia nera sulla superficie del sole. Quanto poteva scottare! La signora Míng aveva paura. Doveva uscire da questa trappola. Ed intanto, da lungo tempo, erano gli altri a pagare per le sue frustrazioni.
I figli del signor Míng rubavano l’uva dei vicini. Il muro divisorio non era molto alto e i bambini vi ci si arrampicavano continuamente per andare a prendere fiori e frutta nel giardino dei vicini, una giovane coppia di nome Yáng. Questi non si erano mai lamentati, anche se tenevano molto ai loro fiori e alle loro piante da frutta. I Míng non incoraggiavano di certo i loro figli a portar via le cose degli altri, ma non si scomodavano neppure a rimproverarli ogni volta per averlo fatto. Inoltre pensavano che, tutto sommato, raccogliere qualche fiore o qualche frutto non fosse una cosa grave. Si rendevano conto che, se i vicini fossero venuti a protestare perché i bambini rubavano i fiori, sarebbe stato difficile rispondere, ma gli Yáng non venivano a lamentarsi. La signora Míng si convinse che non protestavano perché erano intimoriti dal prestigio della famiglia Míng. Anche il signor Míng era persuaso che che gli Yáng fossero intimiditi di fronte a lui. Non che avessero mai manifestato espressamente questo loro timore reverenziale, ma il signor Míng era sicuro di essere qualcuno che incuteva rispetto: era una persona che camminava a testa alta. Inoltre tanto il signor Yáng quanto la moglie erano insegnanti, categoria che il signor Míng non teneva in grande considerazione, convinto come era che l’insegnamento fosse un mestiere di gente povera e senza prospettive. L’antipatia che il signor Míng provava per il signor Yáng nasceva però soprattutto dal fatto che la signora Yáng era molto bella. Si potevano disprezzare gli insegnanti, ma un’insegnante donna - se era piuttosto graziosa - ti obbligava a guardarla in modo diverso. Con sua grande sorpresa, si trovava ad invidiare uno come Yáng, che, pur essendo un poveraccio, aveva una moglie dieci volte meglio della sua. A pensarci bene, se una donna bella come la signora Yáng aveva sposato un insegnante, doveva essere una stupida e quindi lui non avrebbe dovuto provare del risentimento contro di lei, ma non riusciva a non volergliene.
Anche la signora Míng aveva notato che spesso gli sguardi del marito scivolavano oltre il muro divisorio. Perciò trovava giusto che i bambini rubassero i fiori e l’uva alla signora Yáng: era una punizione ben meritata! Da tempo si preparava all’eventualità che la signora Yáng venisse a protestare con lei. Quante gliene avrebbe dette!
Il signor Yáng, da parte sua, aveva ricevuto un’educazione molto moderna, di cui erano parte integrante anche il ritegno e il rispetto delle buone maniere. Era sostanzialmente riluttante a tirar fuori la questione dei bambini dei Míng che rubavano fiori e frutta, perché pensava che, se i Míng erano gente bene educata, sarebbero venuti loro stessi a scusarsi e trovava imbarazzante andare a pretendere le scuse di qualcuno. Ma i Míng non si facevano vedere.
Il signor Yáng non voleva farsi prendere dalla rabbia. Per quanto i Míng potessero dimostrarsi grezzi, lui intendeva conservare la propria dignità. Però, quando i bambini gli portarono via l’uva, il signor Yáng provò qualche difficoltà a mantenere i suoi buoni propositi non per l’importanza di ciò che gli avevano rubato, ma per tutto il lavoro che era andato in fumo. Quell’anno la vite aveva dato i primi frutti dopo tre anni di coltivazione. Erano maturati soltanto tre o quattro piccoli grappoli e i bambini li avevano portati via tutti.
La signora Yáng decise di andare a lamentarsi con la signora Míng, ma il signor Yáng, pur approvando pienamente il proposito della moglie, cercò di dissuaderla. La sua buona educazione e la sua dignità di insegnante prevalevano sull’irritazione. La signora Yáng non si lasciò convincere e, dichiarando che quella volta era proprio necessario reagire, andò a trovare la signora Míng con calma e senza alcuna intenzione di discutere o di litigare. Il signor Yáng ebbe paura che sua moglie lo ritenesse una pappamolla se avesse continuato a fare resistenza. Così la signora Yáng andò a trovare la signora Míng.
Si presentò con molta cortesia: “Parlo con la signora Míng? Io sono la signora Yáng.”
La signora Míng, che sapeva bene perché la signora Yáng era venuta a trovarla e che la odiava con tutta la sua anima, ribattè secca: “Ah! L’avevo già capito!”.
Sconcertata da questa brusca accoglienza, la signora Yáng si impappinò e non seppe più come continuare. Ma qualcosa doveva pur dire: “Non è niente. Sono soltanto dei bambini. È una cosa senza importanza. Un paio di grappoli d’uva”.
“Davvero?”. La voce della signora Míng assunse un tono flautato:” A tutti i bambini piace l’uva. Sono marachelle di bambini. Non sono certo io che li autorizzo a mangiarla o a rubarla per divertimento”.
“La nostra vite!” balbettò, sempre più pallida, la signora Yáng” Ci sono voluti tre anni perché cominciasse a dar frutti”.
“Del resto, la vostra uva è anche acida. Lascio che ci giochino, ma non gli permetto di mangiarla. È così poco attraente: due grappoli striminziti!”.
“È vero che i bambini sono tutti monelli” disse la signora Yáng pensando a ciò che affermano le teorie educative” ma mio marito ed io teniamo molto ai nostri fiori e alle nostre piante”.
“Anche il signor Míng ed io amiamo i fiori e le piante”.
“Che cosa direste se i vostri fiori e i frutti delle vostre piante fossero rubati dai bambini di un’altra famiglia?”.
“Che cosa volete dire?”.
“Se i vostri figli rubassero le cose degli altri?”.
“Così i miei figli avrebbero rubato in casa vostra? Si sono semplicemente divertiti a giocare con qualche grappolo. Se non vi piace, trasferitevi altrove. Non siete obbligati a rimanere qui”.
La signora Yáng ammutolì. Con le labbra tremanti, ritornò a casa e, quando vide suo marito, poco ci mancò che si mettesse a piangere.
Il signor Yáng dovette faticare per consolarla. Era anche lui pienamente d’accordo sul fatto che la signora Míng avesse torto, ma preferiva lasciar perdere. Pensava anche lui che la signora Míng fosse rozza, ma riteneva sconveniente mettersi a litigare con una persona maleducata.
La signora Yáng non si lasciava persuadere. Bisognava assolutamente che il marito facesse qualcosa per vendicarla.
Il signor Yáng meditò a lungo. Forse il signor Míng non era altrettanto maleducato. Forse con lui si sarebbe potuto discutere in modo civile. Tuttavia, non era il caso di andargli a parlare di persona. Gli si poteva scrivere una lettera, una lettera cortese che non menzionasse ciò che era successo tra la signora Yáng e la signora Míng né si lamentasse delle marachelle dei bambini, ma si limitasse a pregare il signor Míng di invitarli a non strappare più i fiori. ”In questo modo ci si comporta tra persone educate” rifletteva. Pensò anche di aggiungere qualche parola gentile ” ...l’amicizia tra vicini…La ringrazio…sono molto lieto”. Andò in cerca di espressioni cortesi. Immaginò che il signor Míng avrebbe letto il messaggio, ne sarebbe stato toccato e sarebbe venuto a scusarsi…personalmente. Scrisse con soddisfazione una lettera abbastanza lunga e la consegnò alla domestica perché la portasse al signor Míng.
La signora Míng era molto contenta di aver rimesso in riga la signora Yáng. Era da tempo che desiderava dare una lezione ad una donna come la signora Yáng e questa gliene aveva offerto la possibilità. Immaginò che cosa la signora Yáng avrebbe raccontato al marito una volta ritornata a casa e si raffigurò i due che si rendevano conto dei propri errori: “di certo non è bene che i bambini rubino l’uva, ma occorre anche vedere di quali bambini si tratta”. Non si potevano rimproverare i bambini della famiglia Míng perché avevano portato via qualche grappolino d’uva. Così la famiglia Yáng avrebbe imparato ad avere rispetto della famiglia Míng. La signora Míng non poteva non sentirsi soddisfatta.
Quando la domestica dei Yáng le porse la lettera, la signora Míng si preoccupò. Era sicuramente la signora Yáng che scriveva al signor Míng per lamentarsi di come era stata trattata. Provò odio per “madama” Yáng, per le parole scritte, e più ancora provò rabbia per il fatto che “madama” Yáng sapesse scrivere. Respinse la lettera.
La domestica riprese la lettera e se ne andò, ma la signora Míng continuava ad essere preoccupata. Gli Yáng avrebbero potuto aspettare che suo marito ritornasse a casa e fargli consegnare personalmente la lettera. Sapeva che suo marito voleva bene ai bambini, ma qui ci si trovava di fronte ad una lamentela scritta della signora Yáng. Era possibile che suo marito litigasse con lei per la lettera di “madama” Yáng e addirittura che la picchiasse. Sarebbe stato difficile da sopportare che suo marito la prendesse a botte a causa di “madama” Yáng. Per altre ragioni, sì, ma per “madama” Yáng…Doveva prepararsi bene e, quando suo marito fosse tornato a casa, mettere subito le mani avanti dicendogli che gli Yáng stavano facendo un mucchio di storie per un paio di grappoli acerbi e che avevano addirittura scritto per esigere delle scuse. Dopo aver sentito questo, anche il marito avrebbe respinto la lettera e lei sarebbe stata al sicuro.
Mentre attendeva il ritorno del signor Míng, ripassò bene il discorsetto che intendeva fargli, cercando di metterci dentro tutte le espressioni che il marito normalmente usava.
Quando il signor Míng tornò a casa, le parole della moglie ridestarono con forza in lui l’amore per i figli. Il signor Míng avrebbe potuto scusare la signora Yáng se questa non avesse detto che i suoi figli si comportavano male, ma non poteva tollerare che avesse criticato i bambini. Era una cosa che lo disgustava…del resto, quella donna non doveva essere granché se aveva sposato un povero insegnante. Allorché la moglie gli riferì che gli Yáng intendevano scrivergli per esigere delle scuse, si sentì ancor più irritato: disprezzava quei poveracci che scrivono solo perché non hanno nient’altro da fare. Lavorando per uno straniero, sapeva che battere a macchina un contratto e firmarlo era una cosa utile. Non riusciva invece a capire a che cosa servisse che dei miserabili insegnanti si mettessero a scrivere lettere. Perciò, quando gli fu portata di nuovo la lettera degli Yáng, era deciso anche lui a respingerla.
Il puntino nero in fondo al cuore lo spingeva tuttavia a voler dare un’occhiata alla lettera per accertare se era stata scritta dalla signora Yáng. I caratteri manoscritti sono faticosi da leggere, ma sarebbe stato interessante vedere come scriveva quella donna. La signora Míng si era preparata anche a questa eventualità. Disse al marito che la lettera era stata scritta dal signor Yáng. Il signor Míng non aveva tempo da sprecare per leggere una brutta lettera del signor Yáng. Era fermamente convinto che nemmeno una lettera scritta da un alto funzionario cinese valesse quanto la firma di uno straniero.
La signora Míng mandò i bambini a sorvegliare la porta, ma non arrivò più nessuna lettera da parte degli Yáng. Lei stessa non mancava di dare di tanto in tanto un’occhiata alla casa dei vicini. Era indicibilmente fiera della sua vittoria e, per completare il successo, suggerì addirittura al marito di acquistare la casa degli Yáng. Sebbene il signor Míng non avesse disponibilità sufficienti per acquistare un’altra casa, ascoltò con piacere il suggerimento. La casa si sarebbe potuta comprare sia che fosse di proprietà degli Yáng sia che costoro l’avessero in affitto. Non c’era nessun problema. Gli piaceva sentire i bambini che dicevano “la compreremo in un attimo”. ”Comprare” era per lui una grande soddisfazione. ”Comprare una casa”, ”comprare un terreno”, “comprare un’automobile”, “comprare gioielli”…ogni volta che pensava che avrebbe potuto comprare qualcosa si sentiva grande e potente.
Pur considerando il fatto che il signor Míng avesse respinto la lettera come un deliberato insulto nei propri confronti, il signor Yáng non ritenne opportuno insistere ancora. Pensò anche alla possibilità di affrontare il signor Míng per strada, ma si limitò a pensarci: la sua dignità gli impediva di contravvenire alle regole della buona educazione. Si accontentò di dire a sua moglie che i Míng erano una famiglia di cafoni e che non era decoroso mettersi a discutere con gente ignara delle buone maniere. Ciò gli diede qualche conforto. La signora Yáng rimase con la sua rabbia, ma non riuscì neppure lei a trovare un’altra soluzione. Cominciò a pensare che essere una persona civile non fosse un vantaggio e, discutendo a lungo con il marito di ciò che era accaduto, gli espose questa amara riflessione, che fece, a poco a poco, sbollire la sua non piccola irritazione.
Mentre gli Yáng parlavano tra di loro e si sfogavano con queste considerazioni, la domestica portò loro una lettera che le era stata consegnata dal postino. Il signor Yáng diede un’occhiata alla busta e vide che il numero civico era il suo, ma che la lettera era indirizzata al signor Míng. Il suo primo impulso fu quello di far sparire la lettera, ma si rese subito conto che non sarebbe stato il comportamento di una persona onesta. Perciò ordinò alla domestica di consegnare la lettera ai vicini.
La signora Míng, che stava in guardia, vedendo la domestica che si avvicinava alla casa con una lettera in mano e non fidandosi dei bambini, le andò incontro lei stessa e le disse “Tieniti quella lettera. Non vogliamo vederla!”.
“È una lettera indirizzata al signor Míng” insistette la domestica.
“Ebbene? Mio marito non ha nessuna voglia di leggere le vostre lettere” replicò decisa la signora Míng.
“Non è una lettera nostra. È una lettera che ci è stata recapitata per sbaglio.” spiegò la domestica, porgendole la busta.
“Recapitata per sbaglio?” La signora Míng strabuzzò gli occhi ed ebbe la risposta pronta: “Di` al tuo padrone di tenersi la sua lettera. È inutile che cerchiate di fregarmi! Come potete pensare che non me ne accorga? ” e le sbattè la porta in faccia.
La domestica riportò indietro la lettera con grande costernazione del signor Yáng che non sapeva che fare: non intendeva andare di persona a consegnarla e non voleva nemmeno aprirla. Sapeva che, nel frattempo, il signor Míng era tornato a casa, ma aveva già constatato che era un cafone tale quale la moglie e temeva che si sarebbe comportato nello stesso modo. Come risolvere il problema? Non era bello trattenere in casa le lettere destinate agli altri. Dopo averci pensato a lungo, decise di infilare la lettera in un’altra busta sulla quale aveva scritto l’indirizzo giusto e di spedirla il giorno seguente. Avrebbe dovuto pagare per un secondo francobollo e la cosa lo fece sorridere.
Il mattino successivo gli Yáng andarono al lavoro e dimenticarono di prendere con sé la lettera da spedire. Erano già a scuola quando il signor Yáng se ne ricordò, ma non poteva più tornare a casa. Pensò che, comunque, doveva essere una lettera ordinaria, nulla di particolarmente importante, e che non sarebbe successo niente di grave anche se fosse stata spedita un po’ più tardi.
Tornato a casa da scuola, il signor Yáng non ebbe voglia di andare subito a spedire la lettera e decise che lo avrebbe fatto il mattino seguente. Stava per mangiar cena, quando sentì un gran fracasso proveniente dalla casa dei Míng. Il signor Míng, attento alla propria dignità, non urlava mentre picchiava la moglie, ma quest’ultima, indifferente alla reputazione della famiglia, piangeva disperatamente e lanciava alti lai ed anche i bambini strillavano a più non posso. Il signor Yáng ascoltava, senza capire che cosa stesse accadendo, ma, all’improvviso si ricordò della lettera: forse era una lettera importante. Il signor Míng non l’aveva ricevuta ed aveva subito un danno. Ecco la ragione per cui se la stava prendendo con la moglie. Questo pensiero turbò il signor Yáng. Avrebbe voluto aprire la busta e leggere la lettera, ma non ne aveva il coraggio. La curiosità gli impediva persino di mangiare.
Dopo cena la domestica degli Yáng incontrò la domestica dei Míng. L’inimicizia tra i rispettivi padroni non ostacolava i rapporti dei servitori. La domestica dei Míng si lasciò sfuggire un’informazione: il signor Míng aveva picchiato la moglie a causa di una lettera, una lettera importante. La domestica degli Yáng riferì la notizia ai padroni e quella notte il signor Yáng non riuscì a dormire.
Pensò che la lettera di cui si parlava doveva necessariamente essere quella che era finita nelle sue mani, ma, se era una lettera importante, perché il mittente non aveva controllato l’indirizzo e non si era accertato che il numero civico fosse esatto? Ci rifletté sopra a lungo, ma poté soltanto concludere che gli uomini d’affari non badavano abbastanza a queste cose. Soltanto così si poteva spiegare che la lettera recasse un numero civico sbagliato. Occorreva inoltre considerare che, siccome il signor Míng non riceveva quasi mai lettere a casa, il postino doveva aver recapitato la lettera facendo attenzione al numero civico anziché al nome, forse perché addirittura ignorava che abitasse in quella strada una famiglia di nome Míng. Pensando a questo si sentiva superiore. Il signor Míng era soltanto un cafone, un cafone che guadagnava tanti soldi, ma che rimaneva comunque un cafone. Il signor Yáng avrebbe quindi potuto aprire la busta e leggere la lettera. Certo, non era corretto leggere di nascosto la corrispondenza degli altri, ma il signor Míng sarebbe mai stato in grado di capire uno scrupolo di questo genere? Però, se fosse venuto a reclamare la lettera? Non era proprio il caso di tirarla fuori dalla busta. Il signor Yáng prese in mano la busta più volte, ma non trovò mai il coraggio di aprirla. Nello stesso tempo non voleva restituire la lettera al signor Míng. Poiché era una lettera importante, poteva essere utile conservarla. Non sarebbe stata una cosa particolarmente corretta, ma chi aveva detto al signor Míng di comportarsi da farabutto, chi lo obbligava a disturbare intenzionalmente la famiglia Yáng? Meritava senz’altro una punizione.
Il signor Yáng pensò ai grappoli d’uva che i bambini gli avevano rubato. Ci pensò, ma, alla fine, cambiò di nuovo idea e, il mattino seguente, spedì la lettera che gli era stata recapitata per sbaglio. Spedì anche una lettera con cui consigliava ai Míng di sorvegliare i loro figli, ma si espresse in termini molto civili, affinché quel cafone del signor Míng capisse quanto erano educati e cortesi gli insegnanti. Non esigeva alcuna scusa. Si accontentava di mostrare al signor Míng che gli insegnanti erano dei gentiluomini.
Nel frattempo, il signor Míng aveva ordinato alla moglie di andare dagli Yáng a chiedere che le restituissero la lettera. Sapeva di che cosa si trattava perché aveva già incontrato la persona che gliela aveva spedita. Aveva ormai preso le precauzioni necessarie, ma non era comunque il caso che la lettera rimanesse nelle mani del signor Yáng. Le cose stavano nei seguenti termini: Il signor Míng, con l’aiuto di un amico, contrabbandava delle merci giocando sui suoi rapporti con gli Occidentali, e quello straniero, così ricco e così scrupolosamente religioso, che era il suo datore di lavoro ne aveva avuto sentore. L’amico gli aveva scritto, sbagliando indirizzo, per avvertirlo che doveva trovare il modo di non tirarsi addosso gli Occidentali. Al signor Míng non importava molto che il signor Yáng avesse in mano quella lettera. Teneva in scarso conto l’amministrazione cinese e si curava poco delle leggi cinesi. Anche se le autorità cinesi fossero venute a conoscenza delle sue operazioni di contrabbando, la cosa non lo avrebbe preoccupato. Temeva invece che il signor Yáng potesse denunciarlo ai rappresentanti dei governi occidentali. Era persuaso che fosse una persona subdola e che potesse utilizzare la lettera per rovinare i suoi affari. Doveva perciò chiedergli di restituire la lettera, ma non poteva chiederglielo lui personalmente. Se avesse parlato con quel tizio, ne sarebbe senza dubbio nato un litigio. Lo odiava di tutto cuore e provava una gran voglia di prenderlo a botte. Perciò aveva detto a sua moglie di andarci lei: era lei che aveva respinto la lettera ed era lei che doveva sopportarne le conseguenze.
La signora Míng non aveva nessuna voglia di presentarsi agli Yáng. Sarebbe stato troppo imbarazzante. Avrebbe preferito, anche se non se ne rendeva conto, essere picchiata un’altra volta dal marito piuttosto che umiliarsi dinanzi agli Yáng. Tergiversò finché il signor Míng finì per andare in ufficio, e, spiando dalla finestra, vide che anche i coniugi Yáng stavano uscendo di casa, per recarsi a scuola. Allora inviò la domestica a parlare con la domestica della famiglia Yáng.
Il signor Yáng, tutto fiero, spedì le due lettere. Confidava che il signor Míng avrebbe cambiato atteggiamento dopo aver visto la cortese lettera che lui gli aveva inviato e dopo aver ammirato il suo stile e l’eleganza della sua calligrafia.
Il signor Míng fu convocato dai rappresentanti stranieri. Fortunatamente, l’amico che gli aveva scritto all’indirizzo sbagliato aveva potuto preavvisarlo e, quando gli stranieri lo interrogarono, il signor Míng riuscì a non lasciar trapelare nulla di ciò che doveva rimanere nascosto. La faccenda della lettera, però, continuava a seccarlo. Quant’era imbarazzante che fosse finita nelle mani di quel miserabile di Yáng. Doveva farla pagare a quel tizio!
La prima cosa che fece, non appena tornato a casa, fu di chiedere alla moglie se il vicino avesse restituito la lettera.
La moglie, spaventata, per scaricarsi di qualsiasi responsabilità, gli disse che il signor Yáng s’era rifiutato di renderle la lettera. Così riuscì a riversare una buona parte della rabbia del signor Míng sul povero insegnante. Ah! Il signor Míng disse ai bambini che erano liberi di saltare oltre il muro di cinta e di calpestare tutti i fiori e le piante del signor Yáng, poi si mise a parlar d’altro. I bambini erano entusiasti; non lasciarono intatto un solo fiore o una sola pianta.
I bambini ritornarono dalla loro spedizione.
Verso sera il postino consegnò le due lettere.
Dopo averle lette, il signor Míng non riusciva a capire se dovesse sentirsi felice o a disagio. Era contento per la lettera recapitata al destinatario sbagliato perché poteva constatare che il signor Yang non l’aveva aperta e non l’aveva letta. Si sentiva invece a disagio per la lettera del signor Yáng. Soltanto i poveracci potevano essere così gentili ed educati. Gli veniva da odiarlo. Non poteva fare a meno di odiarlo. Questo odio gli faceva provare soddisfazione per aver mandato i bambini a calpestare il giardino del signor Yáng.
Il signor Yáng era molto contento mentre tornava a casa dal lavoro: aveva rispedito la lettera al suo destinatario ed aveva scritto ai vicini con molta gentilezza. Il signor Míng non avrebbe potuto non apprezzare il suo comportamento.
Non appena arrivò a casa, rimase sconvolto: fiori e piante erano sparsi dappertutto come se qualcuno avesse rovesciato nel giardino il bidone della spazzatura. Sapeva bene chi era stato, ma come doveva reagire? Voleva pensarci con calma - una persona istruita e bene educata non può agire d’impulso - ma non ci riusciva. La rabbia gli faceva ribollire il sangue e gli impediva di riflettere.
Toltosi la giacca, raccolse da terra due o tre pezzi di mattone e li lanciò con forza oltre il muro contro la finestra della casa dei vicini. Uno scricchiolio gli fece capire che aveva provocato dei danni, ma ne fu così felice che continuò a lanciare altri mattoni ascoltando con piacere il rumore dei vetri infranti. Si sentiva pienamente soddisfatto. Non gli importava nulla di tutto il resto. Provava soltanto una sensazione di gioiosa ebbrezza, di serenità e di ritrovata dignità. Gli pareva di essersi improvvisamente trasformato da una persona civile, quale era, in un barbaro, cosciente del proprio vigore e del proprio ardimento. Provava un senso di benessere, come se si trovasse immerso tutto nudo in un bagno caldo, come se stesse iniziando una nuova vita libera da ogni condizionamento. Aveva l’impressione di essere giovane, animoso, libero e coraggioso.
Dopo aver quasi distrutto la finestra dei vicini, rientrò in casa e si sedette.
Aspettava che il signor Míng venisse ad attaccarlo, ma non aveva paura. Si fumò, compiaciuto, una sigaretta come un soldato appena uscito vittorioso da un combattimento.
Passò parecchio tempo, ma il signor Míng non si fece vedere.
Il signor Míng aveva deciso di non reagire perché, tutto sommato, non trovava così intollerabile il comportamento del signor Yáng. Non era che la rottura dei vetri gli facesse piacere, ma non lo irritava nemmeno più di tanto. Cominciò a pensare che forse sarebbe stato meglio dire ai bambini di non strappare i fiori del signor Yáng, cosa che prima non gli era mai venuta in mente. Era il pensiero dei vetri rotti che lo faceva riflettere in questo modo. Per associazione di idee pensò anche alla signora Yáng. Era a causa di lei che odiava il signor Yáng, ma ora si rendeva conto che odio e disprezzo non sono esattamente la stessa cosa. Nell’odio c’è una punta di ammirazione che non c’è nel disprezzo.
Il giorno successivo era una domenica.
Il signor Yáng passò la giornata a rimettere in ordine il giardino.
Il signor Míng, da parte sua, si diede da fare per riparare la finestra.
Il mondo sembrava in pace e la comprensione reciproca sembrava regnare tra gli uomini.
邻居们
明太太的心眼很多。她给明先生已生了儿养了女,她也烫着头发,虽然已经快四十岁;可是她究竟得一天到晚悬着心。她知道自己有个大缺点,不认识字。为补救这个缺欠,她得使碎了心;对于儿女,对于丈夫,她无微不至的看护着。对于儿女,她放纵着,不敢责罚管教他们。她知道自己的地位还不如儿女高,在她的丈夫眼前,他不敢对他们发威。她是他们的妈妈,只因为他们有那个爸爸。她不能不多留个心眼,她的丈夫是一切,她不能打骂丈夫的儿女。她晓得丈夫要是恼了,满可以用最难堪的手段待她;明先生可以随便再娶一个,她一点办法也没有。
她爱疑心,对于凡是有字的东西,她都不放心。字里藏着一些她猜不透的秘密。因此,她恨那些识字的太太们,小姐们。可是,回过头来一想,她的丈夫,她的儿女,并不比那些读书识字的太太们更坏,她又不能不承认自己的聪明,自己的造化,与自己的身分。她不许别人说她的儿女不好,或爱淘气。儿女不好便是间接的说妈妈不好,她不能受这个。她一切听从丈夫,其次就是听从儿女;此外,她比一切人都高明。对邻居,对仆人,她时时刻刻想表示出她的尊严。孩子们和别家的儿女打架,她是可以破出命的加入战争;叫别人知道她的厉害,她是明太太,她的霸道是反射出丈夫的威严,象月亮那样的使人想起太阳的光荣。
她恨仆人们,因为他们看不起她。他们并非不口口声声的叫她明太太,而是他们有时候露出那么点神气来,使她觉得他们心里是说:“脱了你那件袍子,咱们都是一样;也许你更胡涂。”越是在明太太详密的计画好了事情的时候,他们越爱露这种神气。这使她恨不能吃了他们。她常辞退仆人,她只能这么吐一口恶气。
明先生对太太是专制的,可是对她放纵儿女,和邻居吵闹,辞退仆人这些事,他给她一些自由。他以为在这些方面,太太是为明家露脸。他是个勤恳而自傲的人。在心里,他真看不起太太,可是不许别人轻看她;她无论怎样,到底是他的夫人。他不能再娶,因为他是在个笃信宗教而很发财的外国人手下作事;离婚或再娶都足以打破他的饭碗。既得将就着这位夫人,他就不许有人轻看她。他可以打她,别人可不许斜看她一眼。他既不能真爱她,所以不能不溺爱他的儿女。
他的什么都得高过别人,自己的儿女就更无须乎说了。
明先生的头抬得很高。他对得起夫人,疼爱儿女,有赚钱的职业,没一点嗜好,他看自己好象看一位圣人那样可钦仰。他求不着别人,所以用不着客气。白天他去工作,晚上回家和儿女们玩耍;他永远不看书,因为书籍不能供给他什么,他已经知道了一切。看见邻居要向他点头,他转过脸去。他没有国家,没有社会。可是他有个理想,就是他怎样多积蓄一些钱,使自己安稳独立象座小山似的。
可是,他究竟还有点不满意。他嘱告自己应当满意,但在生命里好象有些不受自己支配管辖的东西。这点东西不能被别的物件代替了。他清清楚楚的看见自己身里有个黑点,象水晶里包着的一个小物件。除了这个黑点,他自信,并且自傲,他是遍体透明,无可指摘的。可是他没法去掉它,它长在他的心里。
他知道太太晓得这个黑点。明太太所以爱多心,也正因为这个黑点。她设尽方法,想把它除掉,可是她知道它越长越大。她会从丈夫的笑容与眼神里看出这黑点的大小,她可不敢动手去摸,那是太阳的黑点,不定多么热呢。那些热力终久会叫别人承受,她怕,她得想方法。
明先生的小孩偷了邻居的葡萄。界墙很矮,孩子们不断的过去偷花草。邻居是对姓杨的小夫妇,向来也没说过什么,虽然他们很爱花草。明先生和明太太都不奖励孩子去偷东西,可是既然偷了来,也不便再说他们不对。况且花草又不同别的东西,摘下几朵并没什么了不得。在他们夫妇想,假如孩子们偷几朵花,而邻居找上门来不答应,那简直是不知好歹。杨氏夫妇没有找来,明太太更进一步的想,这必是杨家怕姓明的,所以不敢找来。明先生是早就知道杨家怕他。并非杨家小两口怎样明白的表示了惧意,而是明先生以为人人应当怕他,他是永远抬着头走路的人。还有呢,杨家夫妇都是教书的,明先生看不起这路人。他总以为教书的人是穷酸,没出息的。尤其叫他恨恶杨先生的是杨太太很好看。他看不起教书的,可是女教书的——设若长得够样儿——多少得另眼看待一点。杨穷酸居然有这够样的太太,比起他自己的要好上十几倍,他不能不恨。反过来一想,挺俊俏的女人而嫁个教书的,或者是缺个心眼,所以他本不打算恨杨太太,可是不能不恨。明太太也看出这么一点来——丈夫的眼睛时常往矮墙那边溜。因此,孩子们偷杨家老婆的花与葡萄是对的,是对杨老婆的一种惩罚。她早算计好了,自要那个老婆敢出一声,她预备着厉害的呢。
杨先生是最新式的中国人,处处要用礼貌表示出自己所受过的教育。对于明家孩子偷花草,他始终不愿说什么,他似乎想到明家夫妇要是受过教育的,自然会自动的过来道歉。强迫人家来道歉未免太使人难堪。可是明家始终没自动的过来道歉。杨先生还不敢动气,明家可以无礼,杨先生是要保持住自己的尊严的。及至孩子们偷去葡萄,杨先生却有点受不住了,倒不为那点东西,而是可惜自己花费的那些工夫;种了三年,这是第一次结果;只结了三四小团儿,都被孩子们摘了走。杨太太决定找明太太去报告。可是杨先生,虽然很愿意太太去,却拦住了她。他的讲礼貌与教师的身分胜过了怒气。杨太太不以为然,这是该当去的,而且是抱着客客气气的态度去,并且不想吵嘴打架。杨先生怕太太想他太软弱了,不便于坚决的拦阻。于是明太太与杨太太见了面。杨太太很客气:“明太太吧?我姓杨。”
明太太准知道杨太太是干什么来的,而且从心里头厌恶她:“啊,我早知道。”
杨太太所受的教育使她红了脸,而想不出再说什么。可是她必须说点什么。“没什么,小孩们,没多大关系,拿了点葡萄。”
“是吗?”明太太的音调是音乐的:“小孩们都爱葡萄,好玩。我并不许他们吃,拿着玩。”
“我们的葡萄,”杨太太的脸渐渐白起来,“不容易,三年才结果!”
“我说的也是你们的葡萄呀,酸的;我只许他们拿着玩。你们的葡萄泄气,才结那么一点!”
“小孩呀,”杨太太想起教育的理论,“都淘气。不过,杨先生和我都爱花草。”
“明先生和我也爱花草。”
“假如你们的花草被别人家的孩子偷去呢?”
“谁敢呢?”
“你们的孩子偷了别人家的呢?”
“偷了你们的,是不是?你们顶好搬家呀,别在这儿住哇。我们的孩子就是爱拿葡萄玩。”
杨太太没法再说什么了,嘴唇哆嗦着回了家。见了丈夫,她几乎要哭。
杨先生劝了她半天。虽然他觉得明太太不对,可是他不想有什么动作,他觉得明太太野蛮;跟个野蛮人打吵子是有失身分的。但是杨太太不答应,他必得给她去报仇。他想了半天,想起来明先生是不能也这样野蛮的,跟明先生交涉好了。可是还不便于当面交涉,写封信吧,客客气气的写封信,并不提明太太与妻子那一场,也不提明家孩子的淘气,只求明先生嘱咐孩子们不要再来糟蹋花草。这象个受过教育的人,他觉得。他也想到什么,近邻之谊……无任感激……至为欣幸……等等好听的词句。还想象到明先生见了信,受了感动,亲自来道歉……他很满意的写成了一封并不十分短的信,叫老妈子送过去。
明太太把邻居窝回去,非常的得意。她久想窝个象杨太太那样的女人,而杨太太给了她这机会。她想象着杨太太回家去应当怎样对丈夫讲说,而后杨氏夫妇怎样一齐的醒悟过来他们的错误——即使孩子偷葡萄是不对的,可是也得看谁家的孩子呀。明家孩子偷葡萄是不应当抱怨的。这样,杨家夫妇便完全怕了明家;明太太不能不高兴。
杨家的女仆送来了信。明太太的心眼是多的。不用说,这是杨老婆写给明先生的,把她“刷”了下来。她恨杨老婆,恨字,更恨会写字的杨老婆。她决定不收那封信。
杨家的女仆把信拿了走,明太太还不放心,万一等先生回来而他们再把这信送回来呢!虽然她明知道丈夫是爱孩子的,可是那封信是杨老婆写来的;丈夫也许看在杨老婆的面上而跟自己闹一场,甚至于挨顿揍也是可能的。丈夫设若揍她一顿给杨老婆听,那可不好消化!为别的事挨揍还可以,为杨老婆……她得预备好了,等丈夫回来,先垫下底儿——说杨家为点酸葡萄而来闹了一大阵,还说要给他写信要求道歉。丈夫听了这个,必定也可以不收杨老婆的信,而胜利完全是她自己的。
她等着明先生,编好了所要说的话语,设法把丈夫常爱用的字眼都加进去。明先生回来了。明太太的话很有力量的打动了他爱子女的热情。他是可以原谅杨太太的,假若她没说孩子们不好。他既然是看不起他的孩子,便没有可原谅的了,而且勾上他的厌恶来——她嫁给那么个穷教书的,一定不是什么好东西。赶到明太太报告杨家要来信要求道歉,他更从心里觉得讨厌了;他讨厌这种没事儿就动笔的穷酸们。在洋人手下作事,他晓得签字与用打字机打的契约是有用的;他想不到穷教书的人们写信有什么用。是的,杨家再把信送来,他决定不收。他心中那个黑点使他希望看看杨太太的字迹;字是讨厌的,可是看谁写的。明太太早防备到这里,她说那封信是杨先生写的。明先生没那么大工夫去看杨先生的臭信。他相信中国顶大的官儿写的信,也不如洋人签个字有用。
明太太派孩子到门口去等着,杨家送信来不收。她自己也没闲着,时时向杨家那边望一望。她得意自己的成功,没话找话,甚至于向丈夫建议,把杨家住的房买过来。明先生虽然知道手中没有买房的富余,可是答应着,因为这个建议听着有劲,过瘾,无论那所房是杨家的,还是杨家租住的,明家要买,它就得出卖,没有问题。明先生爱听孩子们说“赶明儿咱们买那个”。“买”是最大胜利。他想买房,买地,买汽车,买金物件……每一想到买,他便觉到自己的伟大。
杨先生不主张再把那封信送回去,虽然他以为明家不收他的信是故意污辱他。他甚至于想到和明先生在街上打一通儿架,可是只能这么想想,他的身分不允许他动野蛮的。他只能告诉太太,明家都是混蛋,不便和混蛋们开仗;这给他一些安慰。杨太太虽然不出气,可也想不起好方法;她开始觉得作个文明人是吃亏的事,而对丈夫发了许多悲观的议论,这些议论使他消了不少的气。
夫妇们正这样碎叨唠着出气,老妈子拿进一封信来。杨先生接过一看,门牌写对了,可是给明先生的。他忽然想到扣下这封信,可是马上觉得那不是好人应干的事。他告诉老妈子把信送到邻家去。
明太太早在那儿埋伏着呢。看见老妈子往这边来了,唯恐孩子们还不可靠,她自己出了马。“拿回去吧,我们不看这个!”“给明先生的!”老妈子说。
“是呀,我们先生没那么大工夫看你们的信!”明太太非常的坚决。
“是送错了的,不是我们的!”老妈子把信递过去。“送错了的?”明太太翻了翻眼,马上有了主意:“叫你们先生给收着吧。当是我看不出来呢,不用打算诈我!”拍的一声,门关上了。
老妈子把信拿回来,杨先生倒为了难:他不愿亲自再去送一趟,也不肯打开看看;同时,他觉得明先生也是个混蛋——他知道明先生已经回来了,而是与明太太站在一条战线上。怎么处置这封信呢?私藏别人的信件是不光明的。想来想去,他决定给外加一个信封,改上门牌号数,第二天早上扔在邮筒里;他还得赔上二分邮票,他倒笑了。
第二天早晨,夫妇忙着去上学,忘了那封信。已经到了学校,杨先生才想起来,可是不能再回家去取。好在呢,他想,那只是一封平信,大概没有什么重要的事,迟发一天也没多大关系。
下学回来,懒得出去,把那封信可是放在书籍一块,预备第二天早上必能发出去。这样安排好,刚要吃饭,他听见明家闹起来了。明先生是高傲的人,不愿意高声的打太太,可是被打的明太太并不这样讲体面,她一劲儿的哭喊,孩子们也没敢闲着。杨先生听着,听不出怎回事来,可是忽然想起那封信,也许那是封重要的信。因为没得到这封信,而明先生误了事,所以回家打太太。这么一想,他非常的不安。他想打开信看看,又没那个勇气。不看,又怪憋闷得慌,他连晚饭也没吃好。
饭后,杨家的老妈子遇见了明家的老妈子。主人们结仇并不碍于仆人们交往。明家的老妈子走漏了消息:明先生打太太是为一封信,要紧的信。杨家的老妈回家来报告,杨先生连觉也睡不安了。所谓一封信者,他想必定就是他所存着的那一封信了。可是,既是要紧的信,为什么不挂号,而且马马虎虎写错了门牌呢?他想了半天,只能想到商人们对于文字的事是粗心的。这大概可以说明他为什么写错了门牌。又搭上明先生平日没有什么来往的信,所以邮差按着门牌送,而没注意姓名,甚至或者不记得有个明家。这样一想,使他觉出自己的优越,明先生只是个会抓几个钱的混蛋。明先生既是混蛋,杨先生很可以打开那封信看看了。私看别人的信是有罪的,可是明先生还会懂得这个?不过,万一明先生来索要呢?不妥。他把那封信拿起好几次,到底不敢拆开。同时;他也不想再寄给明先生了。既是要紧的信,在自己手中拿着是有用的。这不光明正大,但是谁叫明先生是混蛋呢,谁教他故意和杨家捣乱呢?混蛋应受惩罚。他想起那些葡萄来。他想着想着可就又变了主意,他第二天早晨还是把那封送错的信发出去。而且把自己寄的那封劝告明家管束孩子的信也发了;到底叫明混蛋看看读书的人是怎样的客气与和蔼;他不希望明先生悔过,只教他明白过来教书的人是君子就够了。
明先生命令着太太去索要那封信。他已经知道了信的内容,因为已经见着了写信的人。事情已经有了预备,可是那封信不应当存在杨小子手里。事情是这样:他和一个朋友借着外国人的光儿私运了一些货物,被那个笃信宗教而很发财的洋人晓得了;那封信是朋友的警告,叫他设法别招翻了洋人。明先生不怕杨家发表了那封信,他心中没有中国政府,也没看起中国的法律;私运货物即使被中国人知道了也没多大关系。他怕杨家把那封信寄给洋人,证明他私运货物。他想杨先生必是这种鬼鬼祟祟的人,必定偷看了他的信,而去弄坏他的事。他不能自己去讨要,假若和杨小子见着面,那必定得打起来,他从心里讨厌杨先生这种人。他老觉得姓杨的该挨顿揍。他派太太去要,因为太太不收那封信才惹起这一套,他得惩罚她。
明太太不肯去,这太难堪了。她楞愿意再挨丈夫一顿打也不肯到杨家去丢脸。她耗着,把丈夫耗走,又偷偷的看看杨家夫妇也上了学,她才打发老妈子向杨家的老妈子去说。
杨先生很得意的把两封信一齐发了。他想象着明先生看看那封客气的信必定悔悟过来,而佩服杨先生的人格与手笔。
明先生被洋人传了去,受了一顿审问。幸而他已经见着写错了门牌的那位朋友,心中有个底儿,没被洋人问秃露①了。可是他还不放心那封信。最难堪的是那封信偏偏落在杨穷酸手里!他得想法子惩治姓杨的。
回到了家,明先生第一句话是问太太把那封信要回来没有。明太太的心眼是多的,告诉丈夫杨家不给那封信,这样她把错儿都从自己的肩膀上推下去,明先生的气不打一处而来,就凭个穷酸教书的敢跟明先生斗气。哼!他发了命令,叫孩子们跳过墙去,先把杨家的花草都踩坏,然后再说别的。孩子们高了兴,把能踩坏的花草一点也没留下。
孩子们远征回来,邮差送到下午四点多钟那拨儿信。明先生看完了两封信,心中说不出是难受还是痛快。那封写错了门牌的信使他痛快,因为他看明白了,杨先生确是没有拆开看;杨先生那封信使他难过,使他更讨厌那个穷酸,他觉得只有穷酸才能那样客气,客气得讨厌。冲这份讨厌也该把他的花草都踏平了。
杨先生在路上,心中满痛快:既然把那封信送回了原主,而且客气的劝告了邻居,这必能感动了明先生。一进家门,他楞了,院中的花草好似垃圾箱忽然疯了,一院子满是破烂儿。他知道这是谁作的。可是怎办呢?他想要冷静的找主意,受过教育的人是不能凭着冲动作事的。但是他不能冷静,他的那点野蛮的血沸腾起来,他不能思索了。扯下了衣服,他捡起两三块半大的砖头,隔着墙向明家的窗子扔了去。哗啦哗啦的声音使他感到已经是惹下祸,可是心中痛快,他继续着扔;听着玻璃的碎裂。他心里痛快,他什么也不计较了,只觉得这么作痛快,舒服,光荣。他似乎忽然由文明人变成野蛮人,觉出自己的力量与胆气,象赤裸裸的洗澡时那样舒服,无拘无束的领略着一点新的生活味道。他觉得年轻,热烈,自由,勇敢。
把玻璃打的差不多了,他进屋去休息。他等着明先生来找他打架,他不怕,他狂吸着烟卷,仿佛打完一个胜仗的兵士似的。等了许久,明先生那边一点动静没有。
明先生不想过来,因为他觉得杨先生不那么讨厌了。看着破碎玻璃,他虽不高兴,可也不十分不舒服。他开始想到有嘱告孩子们不要再去偷花的必要,以前他无论怎样也想不到这理;那些碎玻璃使他想到了这个。想到了这个,他也想起杨太太来。想到她,他不能不恨杨先生;可是恨与讨厌,他现在觉出来,是不十分相同的。“恨”有那么一点佩服的气味在里头。
第二天是星期日,杨先生在院中收拾花草,明先生在屋里修补窗户。世界上仿佛很平安,人类似乎有了相互的了解。
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