Capitolo IX *
Abbiamo lasciato Shén Zìpíng mentre rifletteva, domandandosi chi fosse quella ragazza così raffinata, che non sembrava affatto una contadina, e quale funzione pubblica potesse svolgere il padre della fanciulla.
Stava per chiederlo, quando vide sollevarsi la cortina della porta ed entrare un uomo di mezza età che portava un vassoio di cibo.
“Depositalo sulla piattaforma riscaldata nella stanza ad occidente” ordinò la ragazza.
Nella stanza posta ad occidente c’era una piattaforma ricoperta di mattonelle (“kàng”) che correva accanto alla finestra lungo tutto il lato sud con due piccole estensioni alle estremità e, al centro, un prolungamento quadrato, intorno al quale potevano sedersi tre persone.
Sulla parete occidentale si apriva un’ampia finestra di vetro a forma di luna piena, di fronte alla quale era posta una scrivania.
La stanza non era separata dal resto della casa con pareti, bensì a mezzo di una grande tenda che scendeva fino al pavimento.
L’uomo depose il cibo sulla piattaforma.
Si trattava semplicemente di un piatto di panini al vapore, d’una brocca di vino, di una scodella di zuppa di riso e di quattro contorni, costituiti soltanto di erbette di montagna, verdure selvatiche e altre cose di questo genere.
“Si accomodi, prego, e mangi.” disse la ragazza “Io ritornerò fra un momento.” e si diresse verso la stanza posta ad oriente.
Zìpíng, che si sentiva un po intirizzito ed aveva una certa fame, si avvicinò alla piattaforma riscaldata, bevve due sorsi di vino e mangiò qualche panino al vapore. Sebbene il cibo fosse vegetariano, lo trovò gustoso e più gradevole di un piatto di carne.
Dopo aver mangiato i panini al vapore e sorbito la zuppa di riso, prese una bacinella d’acqua e si lavò la faccia, poi si drizzò in piedi, stirò le braccia e cominciò a girare per la stanza.
Alzando lo sguardo vide quattro grandi rotoli di seta appesi alla parete sul lato occidentale della stanza. Erano decorati in caratteri corsivi di grande eleganza e vivacità. (1)
Al di sotto dei rotoli si leggeva, su due righe, una didascalia:
“Non mi va né il Picco Occidentale né il Maestro della Colonna”(2) Poesie del Maestro Huáng Lóng”.
Sebbene Zìpíng non fosse uno specialista dei caratteri corsivi (3), era comunque in grado di riconoscerne almeno l’80-90 per cento.
Guardando con attenzione, riuscì a scoprire che si trattava di sei poesie in versi settenari che non sembravano né di ispirazione buddhista né di ispirazione taoista. Riflettendoci sopra, gli apparvero ricche di significato. Non parlavano né del nirvana e della vanità delle cose (4), né di piombo, mercurio, draghi e tigri (5).
Vide che, sulla scrivania posta sotto la finestra a forma di luna piena, c’erano carta e pennello. Li prese e ricopiò alcune poesie, che pensava di riportare con sé in ufficio, per leggerle invece del giornale.
Che poesie erano? Eccone i testi:
Un tempo veneravo, presso lo Stagno di Giada, (6)
il loto dai petali di nove colori (7)
ed ora spero che i barbari mi insegnino
a capire gli scritti della dinastia Yuán. (8)
Come trascorre in fretta l’esistenza umana
e passa via senza che noi ce ne accorgiamo!
Basta pensare, per rendersene ben conto,
agli ultimi cinquecento anni di traversie.
Il sole purpureo compone poemi,
ed il cielo azzurro intona canzoni,
mentre la musica dell'arpa echeggia
al par di tuono sui monti deserti.
Ecco, per un un breve istante, noi e gli altri
non ci escludiamo vicendevomente
e la volta del cielo si protegge
riempiendosi di fitta nuvolaglia.
Agitato anche nei giorni sereni
il mare dei desideri mondani;
illimitato e senza alcun confine
il fiume che porta con sé l’amore.
Rendete fertile il vostro giardino
con l’acqua del merito e della virtù
e non scordate, nello stesso tempo,
di seminare fiori di mandala.(9)
Il sibilo di un sasso squarcia l’aria,
una gru si leva spaventata in volo,
e nell’immensa oscurità notturna,
prima dell’alba, rimbombano i tuoni.
È fin da quando ho trascorso tre notti
riparandomi sotto un gelso spoglio
che non ho più visto alcuna disputa
scatenarsi nel mondo degli uomini. (10)
Cavalli selvaggi in galoppo sfrenato
sollevano nuvole di polvere.
Infiniti insetti si confondono
con innumeri varietà di piante.
Venite sul Picco dell’Avvoltoio (11)
a rubare le gioie del Nirvana
in modo da poterle barattare
con l’aridità feconda di Hú Gōng. (12)
L’antica illuminazione suprema
ed il nuovo loto della dottrina
annunciati insieme come un sol lume
dal settentrione fino al meridione.
Cinquecento creature celesti
hanno succhiato tutte quante il latte
mentre alla sposina erano offerti
mazzolini di fiori profumati.
Quando Zìpíng ebbe finito di copiare le poesie, si volse e diede uno sguardo fuori attraverso la finestra a forma di luna piena. L’astro lunare mandava una luce chiara e lattiginosa che illuminava le montagne, le quali si ergevano a strati, l’una sopra l’altra. Sembrava davvero un paesaggio fatato, molto diverso da quelli abituali.
In quel momento Zìpíng non si sentiva affatto stanco. Non sarebbe stato bello uscire e fare una piacevole passeggiata a piedi su per la montagna?
Proprio mentre stava per muoversi gli venne in mente: "Questa montagna non è forse la stessa su cui ci siamo appena arrampicati? Questa luna non è forse la stessa alla cui luce abbiamo penosamente camminato fino ad un momento fa? Perché tutto appariva così cupo e desolante, mentre marciavamo, e ci riempiva l’animo di spavento?. La montagna e la luna sono rimaste le stesse. Perché, ora, la loro vista mi rilassa e mi mette allegria. Aveva ragione Wáng Yòujūn (13) quando diceva:” Le nostre emozioni cambiano in relazione all’ambiente, e così ne è delle sensazioni che proviamo”.
Gli parve che quell’ osservazione fosse realmente azzeccata.
Dopo aver lasciato divagare la mente per qualche istante, pensò che avrebbe potuto scrivere su quel tema un paio di versi, ma fu distratto da una voce delicata alle sue spalle che domandava: “ Non ha ancora finito di mangiare? Non ha davvero appetito?”.
Si voltò di scatto e vide che la fanciulla s’era cambiata d’abito. Indossava ora una giacchetta imbottita in tessuto a fiorami di una tonalità verde chiara e un paio di pantaloni a sbuffo color indaco.
Le sopracciglia ricordavano le montagne in primavera, gli occhi erano come acqua d’autunno. (14) Dalle guance bianche sembrava emergere indistinto un accenno di rosso, come una trama di porpora su un tessuto di seta, un trucco diverso da quello oggi in uso sia nelle regioni del nord sia in quelle del sud, in cui l’uso smodato del belletto rende il volto delle ragazze simile al sedere di una scimmia. Il sorriso che illuminava le guance della fanciulla e lo sguardo deciso che le si leggeva negli occhi suscitavano simpatia e rispetto.
“Perché non ci sediamo sulla piattaforma, dove fa più caldo?” propose la giovane.
Così si sedettero l’uno accanto all’altra.
Entrò il vecchio di cui s’è già detto e chiese alla ragazza: “Dove dobbiamo sistemare i bagagli del signor Shén?”.
“Quando il padrone è partito l’altro giorno” rispose quest’ultima” mi ha dato istruzioni perché all’ospite venisse offerto il suo letto in questa stanza. Perciò non c’è bisogno di disfare i bagagli. (15) Le persone che accompagnano il nostro ospite hanno già mangiato? Dì loro di andare subito a riposarsi. Hai già dato la biada all’asino?”.
Il domestico rispose affermativamente a tutte le domande, aggiungendo poi “È tutto a posto”.
“Fa bollire il tè” gli ordinò allora la ragazza. L’uomo annuì ripetutamente col capo.
“Non oserei mai dormire qui.” obiettò Zìpíng” Dormirò con gli altri sulla piattaforma della stanza in cui ci hanno fatti entrare quando siamo arrivati”.
“Non faccia cerimonie!” gli rispose la ragazza” È un ordine di mio padre. Crede davvero che io, una ragazza di campagna, mi permetterei di accogliere ospiti a mio piacimento?
“Lei è molto gentile” disse Zìpíng”” e gliene sono estremamente grato, ma non ho ancora avuto modo di domandarle il Suo riverito nome né di chiederle dove lavori e quali funzioni svolga il Suo onorato Signor Padre”. (16)
“Il mio nome di famiglia è Tú.” rispose la ragazza “ Mio padre presta servizio al Tempio del Tramonto di Giada (17) e svolge le sue funzioni a turni di cinque giorni. In totale, passa metà del mese a casa e metà al Tempio”.
“Chi ha composto le poesie che compaiono su questi rotoli?” si informò Zìpíng” A leggerle, si potrebbe solo congetturare che siano state scritte da un essere dotato di qualità eccezionali.”
“È stato un amico di mio padre, che viene spesso da noi a fare due chiacchiere.” gli spiegò la ragazza “ Le ha scritte lo scorso anno. È anche lui una persona molto semplice (18), che si intende a meraviglia con mio padre.”
“È un monaco buddhista o un sacerdote taoista?” domandò Zìpíng “In effetti, le sue poesie utilizzano concetti d’origine taoista, ma contengono anche varie allusioni alla dottrina buddhista.”
“Non è né un Taoista né un Buddhista” gli rispose la ragazza” e non veste abiti religiosi. Ha l’abitudine di dire che Confucianesimo, Buddhismo e Taoismo sono come tre negozi che, pur avendo insegne diverse, vendono in realtà gli stessi generi alimentari: legna da ardere, riso olio e sale. Il negozio confuciano è il più grande; gli altri due sono più piccoli; nondimeno, tutti e tre hanno un’offerta ampia ed eclettica. È anche solito dire che ognuna di queste dottrine presenta due aspetti: un aspetto formale e un aspetto sostanziale. La sostanza è comune a tutte le dottrine, ma ciascuna di esse si presenta con una forma diversa. Per esempio, la gente sarà in grado di distinguere a prima vista un monaco buddhista da un religioso taoista, perché quello si rasa la testa mentre questo porta un ciuffo di capelli in cima al cranio. Se il monaco buddhista portasse i capelli a crocchia in cima al cranio e indossasse il mantello della gru (19) e se, a sua volta, il religioso taoista avesse la testa rasata e indossasse una tonaca, la gente non si raccapezzerebbe più. Ma, in realta, occhi, orecchie, naso e lingua, non li usano tutti allo stesso modo?”.Afferma perciò che, sebbene sotto forme diverse, tutte le dottrine hanno lo stesso contenuto”.
Così” concluse la ragazza “il signor Huáng Lóng può comporre poesie ispirandosi con disinvoltura all’una o all’altra delle tre religioni”.
“Trovo questa teoria molto interessante” osservò Zìpíng” ma mi risulta estremamente difficile comprendere perché le tre religioni sarebbero identiche. Vorrei che mi fosse spiegato dove stanno i loro punti comuni e dove stanno le differenze. Perché ci sono religioni grandi e religioni piccole? Mi viene detto che il Confucianesimo è la più grande, ma in che cosa consiste la sua grandezza? Posso domandarlo?”.
“Lo scopo comune alle tre religioni” gli spiegò la ragazza “è quello di indurre la gente a fare il bene e a praticare la giustizia. Se tutti saranno altruisti, il mondo vivrà in pace; se tutti saranno egoisti, il mondo cadrà nel disordine.
Tuttavia, come tu puoi vedere, solo il Confucianesimo si spinge sino all’estremo sulla via dell’altruismo. Quanti dissidenti ed oppositori non ha incontrato Confucio nel corso della sua esistenza? Ad esempio Cháng Jŭ, Jié Nì ,”il vecchio che portava in spalla un cesto di bambù” e parecchi altri (20) non amavano molto Confucio, eppure quest’ultimo accettava serenamente di essere contestato. Ecco un suo aspetto generalmente noto e degno di essere grandemente apprezzato. Diceva il Maestro: “Non è utile perdersi nella discussione di strane dottrine”. (21)
Buddhismo e Taoismo, invece, mostrano entrambi ristrettezza di vedute. Per paura che le generazioni future non credessero ai loro insegnamenti, spaventarono la gente tirando fuori una quantità di storie sul paradiso e sull’inferno. Ciò serve in ogni caso per incitare gli uomini a fare il bene ed è dunque qualcosa di positivo. Alcuni sostengono addirittura che se seguirai la loro religione, sarai liberato dai tuoi peccati, mentre, se non la seguirai, il diavolo entrerà in casa tua e tu, dopo la tua morte, andrai all’inferno, ma questo non rientra più in ciò che è comune a tutte le religioni.
Se poi guardiamo alle religioni straniere, queste sono ancor più fanatiche nel promuovere la loro dottrina e non rifuggono dal ricorrere alle armi, uccidendo le persone come mosche. (22)
Corrisponde tutto ciò- possiamo chiederci- all’intento originale della dottrina? Ecco perché si può affermare che, in questo caso, la religione appare meno alta.
E quando alcune religioni proclamano che il sangue di chi è morto combattendo per la fede brilla di luce vermiglia come una gemma, si giunge al culmine dell’inganno!
Il guaio, purtroppo, è che anche lo spirito del Confucianesimo è andato perduto da lungo tempo. Il Confucianesimo dei Hàn si attaccò ai precetti ed alle formule e si lasciò sfuggire l’essenziale, con la conseguenza che all’epoca della dinastia Táng nessuno se ne interessava più.
Hán Chānglí (23) fu qualcuno che, pur intendendosene di letteratura, non capiva nulla di religione e scrisse, a questo riguardo, grandi sciocchezze. Compose anche un trattato dal titolo ”La Vera Via” (24), che in realtà è l’opposto della dottrina confuciana, nel quale leggiamo, ad esempio, che “ se il re non si fa valere, non è degno del titolo di re; se il popolo non versa grano, riso, seta e lino, a titolo di imposta, deve essere punito.” (25)
Ne consegue che, secondo questo metro di giudizio, Ji e Zhóu (26), bravi a tiranneggiare e a punire il popolo, sarebbero stati ottimi sovrani, e che sarebbe stato il popolo ad avere torto.
Non ci troviamo qui di fronte ad un vero e proprio stravolgimento dei concetti di bene e di male?
Inoltre, pur volendo confutare Buddhismo e Taoismo, Hàn finì per fare amicizia con i monaci buddhisti. (27)
Di conseguenza, coloro che studiarono il Confucianesimo nelle epoche successive ritennero che gli insegnamenti di Confucio e di Mencio fossero troppo complicati da affrontare.
Non sarebbe stato più semplice per loro trovare qualche parola per contestare Buddhismo e Taoismo, anche se erano discepoli di grandi saggi? (28)
Neppure il Maestro Zhῡ (29) riuscì ad uscire da questa tenaglia e fu costretto a modificare i “Dialoghi di Confucio” in conformità alla “Vera Via”di Hàn Chānglí, alterando l'idea confuciana secondo cui la critica delle opinioni divergenti era inutile e dannosa. (30) Gli insegnamenti di Confucio e di Mencio furono così rimpiccioliti in tutti i modi possibili e resi inutili dagli studiosi confuciani della dinastia Sòng.
Quando Zìpíng udì questa spiegazione, rimase stupito ed esclamò: “Una sera di conversazione con voi è meglio di dieci anni di studio. Non ho mai ascoltato niente di simile. Ma c’è una cosa che ancora non capisco: “ Se Cháng Jŭ e Jié Nì sono eretici, com`è possibile che non lo siano anche i Buddhisti e i Taoisti?”. (31)
“In effetti, sono tutti eretici” rispose la ragazza ”Tenga presente, Signore, che nell’espressione “estremità diverse”, usata per indicare le dottrine eterodosse, il termine “diverso” significa “differente”, ma la componente fondamentale è il termine “estremità”, che equivale ad “opinione”. (32) “Tenere insieme entrambe le estremità” significa dunque “coprire tutti gli aspetti” di un problema”. Se una “opinione” differente è definita una “cattiva dottrina”, una “opinione che “copre tutti gli aspetti” di un problema non dovrebbe essere considerata come una “dottrina ramificata”? ( 33) “Tenere insieme entrambe le estremità”non corrisponde quindi ad accogliere una dottrina”che porta in più direzioni”? Ma che cosa importa? Il saggio sa che sentieri differenti possono condurre allo stesso traguardo e che metodi differenti possono essere usati per ottenere lo stesso risultato.Finché una dottrina induce la gente ad operare il bene e a perseguire l’interesse comune, deve essere valutata in modo positivo. (34) Ecco perché si dice che” non si può transigere sull’essenziale, ma si può essere flessibili sui dettagli.” (35) All’inizio le critiche furono riservate soltanto al Buddhismo e al Taoismo, ma in seguito, Zhŭ e Lù (36) ebbero dei contrasti e cominciarono a criticarsi a vicenda. Erano entrambi seguaci di Confucio e di Mencio. Perché allora i discepoli di Lù attaccarono Zhῡ e i discepoli di Zhῡ attaccarono Lù? Questo è ciò che viene detto “perdere lo spirito originario” e che già Confucio definì “inutile e dannoso”.(37)
Zìpíng lodò ripetutamente queste riflessioni. “Sono stato fortunato” disse” ad incontrare oggi una ragazza come voi. È come se avessi ascoltato un saggio. Tuttavia, sebbene vi siano dei punti su cui i Neo-Confuciani dell’epoca Sòng hanno frainteso il pensiero dei Maestri, ve ne sono anche altri con riferimento ai quali i loro meriti nell’elaborare il giusto insegnamento non sono eguagliabili. Guardiamo, per esempio, ai concetti di “ragione”, “desiderio”, “rispetto” e “onestà”. Sebbene si potessero trovare già tutti negli antichi Maestri, fu soltanto il Confucianesimo dell’epoca Sòng che li sviluppò e che permise alle generazioni successive di beneficiarne, correggendo il modo di pensare della gente e raffinando gli usi.”
La ragazza sorrise dolcemente, guardando Zìpíng con occhi languidi.
Zìpíng notò quanto fossero delicate le sopracciglia azzurrine e quanto fossero ricche di fascino le labbra vermiglie. Gli parve d’essere d’avvolto da un morbido profumo che penetrava nei muscoli e nelle ossa e non poté fare a meno di sentirsi colto da un senso di vertigine.
La fanciulla stese, attraverso il tavolo, una mano bianca come giada e soffice come cotone e afferrò la mano di Zìpíng, chiedendogli: “ Che ne dice, Signore? Non Le sembra di essere ritornato ai tempi quand’era un giovane studente ed il Suo maestro le tirava la mano allorché voleva rimproverarLa?”.
Zìpíng rimase senza parole. (38)
“Come si spiega” mormorò la ragazza” che, in questo momento, Lei provi più attrazione per me che per il Suo onorato maestro? Come dice il saggio: “Si chiama sincerità di pensiero il non ingannare se stessi; è sincerità il disgusto per i cattivi odori, l’attrazione per la bellezza. (39) Il Maestro dice: “Amare la virtù come la bellezza.” (40) Mencio dice: “Mangiare ed amare sono entrambi istinti naturali”(41). Zĭ Xiá dice: “L’amore per la virtù è come l’amore per la bellezza”.(42)
La passione generata dalla bellezza è un istinto naturale. Quando i Neo-Confuciani distinguono l’amore per la virtù dall’amore per la bellezza, come si fa a non vedere che si stanno ingannando? Ingannare se stessi e gli altri è qualcosa di estremamente disonesto. Non è disgustoso sentirli dire “siate onesti”?
Il saggio parla di sentimento e di morale, non di ragione e di desiderio (43).
La prima composizione che ritroviamo nel “Classico della Poesia” (44) è intitolata “I Falchi Pescatori”. (45) Vi leggiamo: “Ottima moglie per il padrone la giovinetta, bella e pudica” ed ancora “l’ha domandata, n’ebbe un rifiuto”, “il poveretto di qua si gira, di là si volta, senza riposo. ”
Non è giusto dedurne che ci troviamo di fronte ad un istinto naturale, non ad desiderio arbitrario dell’individuo?
Ciò dimostra che i saggi non hanno mai ingannato la gente. Dice la prefazione all’ode “I Falchi Pescatori”: “ Si comincia con i sentimenti e le emozioni e si termina con la morale e con le cerimonie”. (46)
Si comincia con l’emozione che è uno stato d’animo inatteso.Per esempio, stasera, io non ho potuto fare a meno di allietarmi del suo arrivo. Ho quindi provato un’emozione.
Lei, da parte Sua, è arrivato qui molto affaticato ed è rimasto in piedi ancora a lungo, cosa che dovrebbe aumentare ulteriormente la stanchezza,ed invece è ancora pieno di energia, il che dimostra che si sente contento. Anche questa è un’emozione.
Il fatto che ora, una fanciulla ed un uomo, seduti ad un tavolo, l’uno di fronte all’altra, a tarda sera, non comincino a dire stupidaggini, ma conservino un comportamento decoroso e rispettino le buone regole conferma l’insegnamento dei saggi. È difficile enumerare tutti gli errori dei Neo-Confuciani.Bisogna riconoscere- è vero - che, accanto a molte affermazioni sbagliate, essi hanno anche detto qualcosa di buono. Però, coloro che seguono ancora oggi i filosofi confuciani dell’ epoca Sòng sono soltanto degli ipocriti, il genere di persone che Confucio e Mencio disprezzavano profondamente.
Mentre la ragazza stava ancora parlando, il domestico portò il tè in due vecchie tazze di porcellana. Il tè, verde chiaro, non era ancora stato posato sul tavolo che il suo profumo riempiva già le narici.
La ragazza prese la tazza, bevve un sorso di tè, si sciacquò ripetutamente la bocca e risputò il liquido nella vaschetta scavata sulla piattaforma, dicendo con un sorriso: “Oggi ho parlato, senza ragione, di argomenti noiosi e pedanteschi (47), cosa che mi ha fatto venire l’alito cattivo e mi ha macchiato i denti. D’ora in poi, parlerò soltanto di romanzi rosa.” (48)
Zìpíng si affannava a dire che non era vero. Poi prese in mano la tazza di tè e ne bevve un sorso.
Si sentì subito rilassato. Ebbe l’impressione che il liquido colasse senza difficoltà fino alla bocca dello stomaco e che gli umori corporei si addensassero alla radice della lingua, fluendo verso l’alto, dolci e profumati.
Dopo aver bevuto un altro sorso di tè, gli parve che l’aroma risalisse di nuovo dalla bocca al naso e provò una sensazione di indescrivibile benessere.
“Che tipo di tè è questo?”domandò alla ragazza” Che cosa lo rende così delizioso?”
“Non è nulla di speciale” rispose lei” anche se è ricavato da foglie di piante di tè selvatiche, che crescono in montagna, e per questo ha un gusto così peculiare. Però l’acqua con cui è preparato viene attinta dalla sorgente che zampilla in cima al Dōngshān. Quanto più in alto sgorga l’acqua sorgiva, tanto migliore è il gusto del tè, che viene fatto bollire su un fuoco di pigne in una teiera d’argilla. Questi tre fattori lo rendono una bevanda eccellente. Tutto il tè che la gente beve fuori è tè di tipo commerciale, tè coltivato, il cui gusto è necessariamente mediocre. Per di più, si bada poco anche alla qualità dell’acqua e al tipo di legno su cui il tè viene fatto bollire, cosicché il risultato non può essere che scadente.”
In quel momento si sentì qualcuno gridare dall’esterno davanti alla finestra: “Cara Yùgῡ, oggi che ricevi un ospite distinto, non mi saluti più?”
Nel sentire la voce, la ragazza si alzò in fretta ed esclamò: “Zio Lóng, perché sei qui a quest’ora?”
Nello stesso istante, l’uomo entrò nella stanza.
Indossava una giubba a toppe (49),di colore blu scuro, imbottita di cotone, senza cappuccio, senza cintura e senza giacca.
Doveva avere circa cinquant’anni. Il volto era rossastro come una stella del mattino (50); la barba scura.
Quando vide Zìpíng, congiunse le mani in segno di saluto e domandò: “Signor Shén, da quanto tempo è qui?”.
“Da due o tre ore.” rispose Zìpíng” Posso domandarLe il Suo riverito nome?”
“Non uso mai il mio nome.” gli rispose l’uomo” Mi faccio chiamare Huáng Lóng, il Drago Giallo.”
“Che fortunata combinazione!” esclamò Zìpíng” Ho passato un bel momento a leggere le Sue splendide poesie”.
“Vieni a sederti sulla piattaforma” disse la fanciulla.
Huán Lóng salì sulla piattaforma, si sedette al tavolo (51) e disse: “Cara Yùgῡ, mi avevi promesso che mi avresti preparato una cena a base di germogli di bambù. Dove sono? Portameli, che ho voglia di mangiarli.”
“ Volevo raccoglierli (52)” si scusò la ragazza” ma me ne sono dimenticata ed ora li ha presi il Duca Liù di Téng. (53) Se vorrai mangiarli, dovrai discuterne con lui.”
Huáng Lóng alzò gli occhi al cielo e sorrise rassegnato.
Non vorrei sembrare indiscreto” interloquì Zìpíng, rivolgendosi alla ragazza” ma mi piacerebbe sapere se “Yùgῡ” è il vostro nome uficiale.”
“Il mio nome corrente è Zhòngyŭ , ma mia sorella maggiore mi chiama Bófán” rispose la ragazza.”ed è così che mi hanno sempre chiamata gli zii e tutti i familiari fin da quand’ero bambina .” (54)
Huáng Lóng si rivolse di nuovo a Zìpíng:”Si sente stanco, signor Shén? Se non ha sonno, potremmo ancora conversare un momento. Non ha bisogno di andare a letto presto stasera. Domani potrà alzarsi tranquillamente più tardi. È nevicato molto nella Valle dei Cipressi ed i bordi del sentiero non sono più chiaramente distinguibili. Se Lei dovesse cadere, rischierebbe la vita. Liú Rénfŭ sta già preparando i bagagli e arriverà domani, verso mezzogiorno, al tempio di Guāndì a Jíshàng. Lei potrà mettersi in cammino domani, dopo colazione, e così lo incontreremo proprio quando arriverà al tempio”.
Nel sentir ciò, Zìpíng fu tutto contento ed esclamò:”Quale occasione straordinaria mi si presenta oggi: aver la fortuna di incontrare gli Immortali! (55) Potrebbe dirmi in che epoca Lei è disceso dal cielo? Eravamo sotto i Táng o sotto i Sóng?”
Huáng Lóng si mise a ridere e domandò: “Come fa Lei a sapere che io sono un Immortale?”
“Lei ha scritto in una delle sue poesie “Basta pensare, per rendersene ben conto, agli ultimi cinquecento anni di traversie” gli rispose Zìpíng” Ne ho dedotto che Lei deve avere più di cinquecento o seicento anni d’età”.
“Se uno dovesse credere a tutto ciò che è scritto nei libri, sarebbe meglio non possedere neppure un libro”(56) disse Huáng Lóng” Mi sono semplicemente divertito un po’. Provi a leggere la “Storia della Sorgente dei Fiori di Pesco” (57)
Levò la tazza ed assaggiò il tè che era stato appena preparato.
Vedendo che la tazza di Zìpíng era quasi vuota, Yῡgῡ prese una piccola teiera e gliela riempì. Ziping chinò ripetutamente la testa , mormorando “Troppo gentile”, poi portò la tazza alle labbra per degustare il tè.
In quel momento, si sentì fuori dalla finestra un lontano brontolio. Le tendine di carta frusciarono leggermente e lasciarono cadere un po’di polvere.
Zìpíng ripensò a ciò che era accaduto sul sentiero poco prima e si sentì rizzare i capelli. Ebbe l’impressione di essere svuotato di qualsiasi energia e, d’un tratto, gli si disegnò sul volto una smorfia di terrore.
“È soltanto il ruggito di una tigre. Non si preoccupi. “lo rassicurò Huáng Lóng. “ I montanari hanno con questi animali un rapporto simile a quello che gli abitanti delle città hanno con i cavalli e con i muli. La gente delle città sa che i cavalli e i muli tirano calci, ma non ne ha paura. Li conosce da lungo tempo e sa che possono far male alle persone, ma che non è una cosa che accada di frequente. Anche i montanari conoscono le abitudini delle tigri. Cercano generalmente di evitarle e le tigri, da parte loro, di solito non si avvicinano alle persone. Di conseguenza, gli incidenti sono rari e non c'è nessun motivo di avere paura."
“A giudicare dalla debole intensità del suono” osservò Zìpíng” la tigre è molto lontana di qui. Perché le tendine di carta vibrano e lasciano cadere la polvere ?"
“È il cosiddetto “potere della tigre” gli rispose Huáng Lóng “ Le montagne che si ergono da tutti lati formano uno spazio chiuso in cui l’energia si raccoglie. Quando una tigre ruggisce, il suo ruggito riecheggia sui pendii di tutte le montagne. L’eco si spande tutt’intorno per dieci o quindici chilometri. Se la tigre scende in pianura, questo fenomeno non si produrrà più, la tigre avrà perso il suo “potere”. Ecco perché gli Antichi dicevano che se i draghi lasciassero i fiumi e le tigri abbandonassero le montagne si esporrebbero alle offese altrui. Facciamo un paragone con i funzionari di Corte. Per quanto gravi siano le difficoltà che possono incontrare, per quanto pesanti siano le arrabbiature cui vanno incontro, si limiteranno per lo più a lamentarsi con la moglie e con i figli quando tornano a casa. Non andranno a protestarei fuori e si guarderanno bene dal lasciare i loro posti, perché lontani dalla Corte non sarebbero nulla. È esattamente la stessa ragione per cui i draghi non osano lasciare i fiumi e le tigri non osano uscire dalle montagne.
Zìpíng annuì ed ammise che era vero, “Ma ancora non capisco” aggiunse” perché il ruggito della tigre risuona così potente tra le montagne”.
“Non ha letto il “Classico dei Mille Caratteri”(58) in cui è scritto che “il suono rimbomba in una vallata deserta e l’eco si spande in una sala vuota”? Immagini che la sala vuota sia una piccola vallata deserta e che la vallata deserta sia un’enorme sala vuota. Se Lei farà esplodere un grosso petardo fuori di questa porta, l’esplosione avrà una lunga eco. Allo stesso modo, e per la stessa ragione, il rimbombo del tuono sarà molto più fragoroso in un villaggio di montagna che in mezzo alla pianura.”
Detto questo, si voltò e si indirizzò alla ragazza” Cara Yǔgῡ, è da molti giorni che non ti ho più sentita suonare il “qīn”. (59) Oggi abbiamo con noi un ospite di riguardo. È un’occasione rara. Perché non suoni un piccolo pezzo, così che anch’io possa godermelo?”.
“Zio Lóng” protestò la ragazza” Come fai a chiedermi una cosa simile? Perché dovrei azzardarmi a suonare il”qīn”? Farei ridere tutti. Sua Eccellenza Shén risiede nel capoluogo della provincia dove può ascoltare molti virtuosi di questo strumento.Allora perché non fargli ascoltare i tamburi che suoniamo qui nel nostro villaggio? Invece, io andrò a prendere il “sè ” (60) e tu lo suonerai. Sarà senz’altro più interessante”.
“Va bene! Va bene!” tagliò corto Huáng Lóng” Io suonerò il “sè” e tu suonerai il “qīn”. Però sarà un po’ difficile portare qui questi strumenti. Non sarebbe più semplice andare direttamente a suonarli in camera tua? Per fortuna una ragazza di montagna non è altezzosa come le figlie dei funzionari di città , che non permettono a nessuno di dare un’occhiata ai loro appartamenti.”
Ciò detto, scese dalla piattaforma, si rimise le scarpe, prese in mano una candela e fece un cenno a Zìpíng, dicendo:” Prego, mi segua! Andiamo! Yǔgῡ ci mostrerà la strada.”
Yǔgῡ scese anche lei dalla pedana, prese la candela e fece strada, seguita da Zìpí, dietro il quale veniva Huáng Lóng.
Dopo aver attraversato il corridoio centrale, sollevò la tenda di una porta ed entrò in una stanza interna. C’erano due letti. Quello in alto era fornito di cuscini trapuntati. Su quello in basso erano depositati dipinti e calligrafie. Sul lato orientale della stanza si apriva una finestra, dinanzi a cui era poggiato un tavolo quadrato. Di fronte al letto superiore si vedeva una porticina.
Yŭgῡ disse a Zìpíng: "Questa è la camera da letto di mio padre".
Aprì la porticina ed entrò in un locale che aveva l’apparenza di un corridoio, ma che era fornito di finestre in stile tradizionale sotto le quali erano disposte delle plance di legno. Le finestre erano due, una per lato. Quella rivolta verso nord dava l’impressione di essere vicinissima alla montagna: guardando in alto si vedeva innalzarsi verso il cielo una ripida parte di roccia, guardando in basso sembrava di scorgere un abisso.
Proprio mentre stavano per andare avanti, si sentì un boato come se la montagna stesse franando e il pavimento cominciò tremare sotto i loro piedi.
Zìpíng ne fu così atterrito che fu sul punto di perdere i sensi.
Se volete sapere che cosa accadde in seguito, leggete il prossimo capitolo.
NOTE
*I capitoli 9 e 10 del “Viaggio di Lăo Cán” sono stati saltati nella traduzione inglese del libro, effettuata da Yáng Xiànyì e Gladys Yang, che li hanno trovati particolarmente indigesti e di poco interesse per chi legge. Si tratta in effetti di due capitoli quasi completamente occupati da conversazioni di carattere filosofico, che presentano particolari difficoltà sia perché la filosofia cinese è materia assai poco nota, che richiede quindi una speciale attenzione terminologica, sia perché necessitano di un imponente apparato di note volto a spiegare le citazioni e i riferimenti. Mi accingo a tentarne la traduzione, pregando eventuali lettori di scusarmi fin da questo momento se abbandonerò l’impresa in corso d’opera...
1)L’espressione 龍飛鳳舞 (“lóng fēi fèng wǔ”), letteralmente “draghi che volano e fenici che danzano”, è tradizionalmente usata per indicare una calligrafia caratterizzata da grande eleganza e vivacità.
2) Il titolo della raccolta di poesie non è di facile comprensione, ma ne tento qui una spiegazione con beneficio di inventario.
Il “Picco Occidentale”( 西峰”xīfēng”) potrebbe essere una metafora del Buddhismo. Secondo la leggenda, il Buddha risiede infatti sulla cima di una montagna dell’Asia Occidentale.Troviamo, ad esempio, nel famoso classico “Viaggio in Occidente”( 西遊記 ”xīyóujì”) la seguente frase “Il Picco dello Spirito dell’’Avvoltoio santa dimora del Signore Buddha”( 靈鷲高峰,佛祖之聖境也 “ líng jiù gāofēng, fózǔ zhī shèng jìng yě”).
“Il Maestro della Colonna” potrebbe invece essere una metafora del Taoismo. Il termine 柱史(“zhù shǐ”), abbreviazione di 柱下史 (“zhù xiá shǐ”), che indicava i censori dell’Impero, è infatti spesso riferito a Lăozĭ 老子, il fondatore del Taoismo.
3) Lo stile corsivo ((行书 “xíngshῡ”), formatosi all’epoca della dinastia Hàn, è un’evoluzione dello stile detto “regolare (“楷書 “kăishῡ”).
4) Lo “stile dell’erba” (草書 “căoshῡ”), qui menzionato, ne è una variante, scritta senza mai sollevare il pennello della carta, che si distingue per la sua libertà di forma e per la conseguente difficoltà di lettura.
5) Il termine 寂滅 (“jì miè”) esprime il concetto di “nirvana”.Il termine 虛無 (“xῡwῡ”) esprime invece il concetto di “inconsistenza della cose”, “vanità del mondo materiale”.Entrambi i concetti costituiscono due aspetti fondamentali della dottrina buddhista.
La menzione di “piombo, mercurio, draghi e tigri” rimanda al taoismo quale si era trasformato nel tempo, passando da una visione filosofica del mondo ad una credenza popolare in cui碧霞 avevano larga parte una variopinta mitologia e pratiche superstiziose volte a conseguire l’immortalità, ad esempio mediante l’ingestione di piombo e di mercurio.
6) Nella mitologia cinese, lo Stagno di Giada ( 瑤池 “yăochí”), situato sui Monti Kῡnlún 昆仑山, era legato alla Regina Madre dell’Occidente (西王母“xīwángmŭ”).
7) Il “loto a nove colori” è detto “loto a nove gradi” ( 九品蓮 “jiǔ pǐn lián”) perché i differenti colori delle sue varietà rappresentano inove livelli di beatitudine del paradiso.
8) La dinastia mongola Yuán 元朝 regnò dal 1271 al 1368 d.C.
9) Il “fiore di mandala” (曼陀羅 “màntuóluó”), dal sanscrito “māndāra” मान्दार, è uno dei quattro fiori che, secondo la leggenda, sbocciano nel paradiso buddhista.
10) I versi sembrano criticare una massima buddhista che consiglia ai monaci di non trascorrere tre notti insieme sotto uno stesso albero perché altrimenti potrebbero sorgere sentimenti di simpatia o di affetto incompatibili con il severo distacco dal mondo che è oggetto della dottrina del Buddha.
11) ll Picco dell'Avvoltoio (“Gijjhakūṭa” गिज्झकूट in lingua pali, “Gṛdhrakūṭa” गृध्रकूट in sanscrito,” jiùlǐng” 鷲嶺”in cinese), noto anche come Picco dell'Aquila Sacra (“ Gridhrakūta” o “Gādhrakūta”), era, secondo la tradizione buddhista, l’eremo preferito del Buddha, il quale vi tenne molti dei suoi discorsi. Sorgeva a Rajagaha (oggi Rajgir) nel Bihar, un regione dell’India. È così chiamato perché ha una forma simile a quella di un avvoltoio accovacciato con le ali ripiegate.
12) Questi versi sembrano fare riferimento ad un passo del Zhuāngzĭ 莊子 (“Capitoli esoterici” 內篇 “Come si deevono comportare i sovrani”應帝王, par.5) che menziona il filosofo Húzĭ 壺子 ed in cui si legge: Húzĭ gli spiegò “ Mi sono mostrato a lui sotto l’aspetto della terra nel periodo in cui nulla ancora germogliava . Perciò gli è sembrato che io fossi quasi morto. Riportalo da me domani”.( 壺子曰:鄉吾示之以地文,萌乎不震不正。是殆見吾杜德機也。嘗又與來。).
In tale contesto al termine 杜德機 (“dù dé jī”) va attribuito il senso di un’apparente desolazione da cui sorgeranno però presto frutti rigogliosi.
13) Wáng, il Generale della destra (王右軍 “wáng yòujūn) è il soprannome con cui è conosciuto il famoso calligrafo Wáng Xīzhī 王羲之
14) L’espressione qui citata è tratta da una composizione di Yàn Jǐdào 晏几道 (1038 d.C.-1110 d.C.), poeta attivo sotto la dinastia dei Sòng Settentrionali 北宋, intitolata “菩萨蛮·哀筝一弄湘江曲”.
Eccone il testo :
« Una cetra triste suona
la canzone del fiume Xiāng
ed ogni nota ne dipinge
le onde di colore azzurro.
Dita sottili toccano
lievi le tredici corde
e sanno farti sentire
quant’è profondo il rimpianto.
L’acqua dell’autunno scorre
lenta durante il banchetto.
Sghembe colonne di giada
ricordano anatre in volo.
Quando la malinconia
infine ti spezza il cuore,
i monti di primavera
curvano le sopracciglia.”
15) La frase può essere interpretatata nel senso che, sapendo di viaggiare in zone dove locande e ricoveri sono privi di qualsiasi confort, il viaggiatore si è portato dietro alcuni oggetti indispensabili, tra cui anche le lenzuola. Qui però non ha bisogno di aprire le valigie, perché è finito in una dimora di un certo livello in cui gli viene riservata la stanza migliore.
16 ) Consapevole di trovarsi di fronte ad una fanciulla di un certo rango, Zìpíng usa le formule ricercate proprie della conversazione elegante.
17) Ho tradotto con “tramonto di giada” l’espressione 碧霞 (“bì xiá”) composta dai caratteri 碧 (bì), che significa “ verdazzurro come la giada”, e 霞 (“xiá), che significa le “nuvole rosate dell’alba o del tramonto”).
18) L’espressione 不衫不履 “ bù shān bù lǚ “, letteralmente “senza camicia e senza scarpe”, indica una persona semplice e spontanea, che non presta alcuna attenzione alle apparenze e alle formalità.
19) Alle origini del Taoismo, i mantelli indossati durante le cerimonie erano intessuti di penne e piume d’uccello. Erano perciò chiamati “mantelli delle gru” (鶴氅”hè chǎng”).
20) Cháng Jῡ 長沮e Jié Nì 桀溺 sono i nomi di due leggendari eremiti del Regno di Chŭ durante il Periodo delle Primavere e degli Autunni, protagonisti di un aneddoto riportato nel cap.18, par.6, dei “Dialoghi di Confucio”. Il “vecchio che portava in spalla un cesto di bambù” compare nel par.7 dello stesso capitolo. Tutti costoro contestano l’insegnamento di Confucio.
21) L’indifferenza verso le opinioni diverse dalle proprie è qui interpretato come un segno di grande tolleranza ed apertura mentale . È vero, d’altronde, che le dottrine politiche e religiose tendono comunemente a porsi come l’unica visione possibile della realtà e ad escludere la legittimità di altre convinzioni.
22) Troviamo qui la situazione dei primi anni del XX° secolo vista da una diversa prospettiva. Il mondo occidentale si scandalizzava per le stragi di missionari e di fedeli cristiani compiute dai Boxer. I Cinesi erano invece turbati dalla reazione non meno sanguinosa messa in opera dalle truppe delle Grandi Potenze in nome della libertà di religione.
23) Con il nome di Hán Chānglí 韓昌黎 viene indicato Hán Yù 韓愈 (768 d.C-824 d.C.), celebre poeta e letterato della dinastia Táng. Convinto seguace del Confucianesimo, avversò il Taoismo ed il Buddhismo. Contro quest’ultimo pubblicò nell’819 d.C.un libello che gli valse l’ostilità dell’imperatore e la condanna all’esilio. La sua iniziativa diede però origine ad un movimento che condusse, nell’843 d.C., alla proibizione del culto buddhista.
24) La “Vera Via”( 原道 “yuán dào”) è un’opera in cui Hán Yù analizza la storia religiosa della Cina, esaminando i diversi aspetti del Confucianesimo, del Taoismo e del Buddhismo. L’autore confuta queste ultime due dottrine e propone il ritorno all’’antica spiritualità confuciana.
25) La frase citata va vista nel contesto più ampio in cui è inserita, che è del seguente tenore:
“Ne consegue che spetta ai sovrani emanare decreti, ai ministri farli eseguire, al popolo produrre grano e riso, canapa e seta, costruire macchine, far circolare beni e denaro, al servizio delle autorità. Se i sovrani non emanassero decreti, non sarebbero degni di comandare, se i ministri non li facessero eseguire, verrebbero meno alle loro funzioni, se i sudditi non producessero grano e riso, canapa e seta, se non costruissero macchine, se non facessero circolare beni e denaro, pregiudicando così il buon funzionamento dello Stato, meriterebbero di essere condannati a morte”.
Da essa non nascono necessariamente le conseguenze che ne trae la ragazza, che l’interpreta in modo abbastanza arbitrario.
26) Jié 桀, l’ultimo sovrano della dinastia Xià 夏朝(1728 a.C.-1675 a.C.), e Zhóu 紂王, l’ultimo sovrano della dinastia Shāng 商朝(1600 a.C.-1046 a.C.), ebbero fama di crudeli tiranni.
27) Non ho trovato molti episodi specifici che testimonino dell’amicizia tra Hán Yù e il clero buddhista. Il “Poema scritto sulla torre della porta dopo una notte trascorsa nel monastero del Monte Héng “( 謁 衡 嶽 廟 遂 宿 嶽 寺 提 門 樓 Yè Héng Yuè Miào Suì Sù Yuè Sì Tí Mèn Lóu), menziona una notte tracorsa dal poeta come ospite di un monastero buddhista, ma l’affermazione della ragazza si fonda probabilmente su prove più consistenti.
28) La ragazza argomenta, apparentemente, che l’evoluzione storica del Confucianesimo ha portato questa dottrina ad irridigirsi su posizioni formalistiche e restrittive che l’hanno impoverita e che le hanno reso impossibile confutare con successo le altre dottrine. Gli studiosi confuciani si sono sentiti vincolati da quest’interpretazione soffocante, presentata come il pensiero autentico dei fondatori (Confucio e Mencio), allorché una maggiore libertà speculativa ed una maggiore apertura mentale avrebbero potuto ridar vita allo spirito originario del Confucianesimo.
29) Il filosofo Zhῡ Xī 朱熹 (1130 d.C.-1200 d.C.) divenne la figura guida del Neo-Cconfucianesimo in Cina durante la dinastia Sòng. Codificò, con i suoi allievi, ciò che è oggi considerato il Canone Confuciano e scrisse numerosi commentari delle opere che lo costituivano. Pose sempre l’accento su un rigoroso rispetto dell’autorità dei classici.
30) Riporto qui di seguito una frase dei commentatori neoconfuciani: “Il Maestro ha detto: “ Criticando le opinioni divergenti, si può eliminare il danno da esse provocato”.(夫子説;“社會(或一個人)攻擊那些不正統的異端邪説,異端邪説的禍害就可以消除了.)
31) Zìpíng trova contraddittorio il fatto che, che, mentre Cháng Jŭ e Jié Nì vengono considerati eretici per aver espresso opinioni diverse da quelle di Confucio, il Buddhismo e il Taoismo, che diffondono anch’essi insegnamenti diversi da quelli confuciani, siano riconosciuti come dottrine legittime e ne chiede spiegazione alla ragazza, la quale motiva in sostanza questo riconoscimento con il fatto che Buddhismo e Taoismo, perseguono anch’essi, seppure con metodi diversi, il fine del bene comune. A rigor di termini, si deve però ricordare che l’insegnamento confuciano originario era estremamente tollerante e che il Maestro non giustificò mai la critica e la condanna di chi manifestava opinioni diverse dalle sue.
32) Nella terminologia cinese l’eresia o eterodossia è indicata con l’espressione 異端( “yìduān”), letteralmente “estremità differente”. Ogni problema può infatti essere contemplato da diversi punti di vista, il cui insieme può essere considerato come un arco di prospettive che va da un estremo all’altro. Il termine “estremità” assume quindi il significato di “opinione”.
33) L’argomento avanzato dalla ragazza per giustificare il riconoscimento del Buddhismo e del Taoismo come dottrine legittime sembra fondarsi , se ho capito bene, sulla distinzione tra l’”opinione differente” (異端 “yìduān”), che rappresenta una “cattiva dottrina” (邪教 “xié jiào”), e la “accettazione di tutte le opinioni”, resa plasticamente con l’espressione “tenere insieme le due estremità di un oggetto” (執其兩端”zhí qí liǎng duān” ), che costituisce una “dottrina ramificata”( 椏杈教 “yā chà jiào”) non incompatibile con l’insegnamento confuciano.
34) Il nucleo dell’argomentazione sembra essere che, anche se il Buddhismo e il Taoismo contengono principi diversi da quelli del Confucianesimo, il loro fine di perseguire la giustizia e il bene comune implica necessariamente che il loro contenuto sostanziale coincide con quello del Confucianesimo e li rende quindi accettabili.
35) L’espressione 大德不踰閑,小德出入可也 (“dà dé bù yú xián, xiǎo dé chūrù kě yě”) è comunemente interpretata comee volta a ribadire che deve esserci concordanza ed unità sui punti sostanziali di una dottrina morale o religiosa, ma che è giusto non dare troppa importanza ai dettagli. Essa è tratta dal cap.XIX, par. 11, dei “Dialoghi”: “ZĭXià disse: “ Chi rispetta i grandi princìpi, può permettersi qualche libertà nelle piccole cose” 子夏曰:「大德不踰閑,小德出入可也).
36) Lù Jiŭyuān 陸九淵 (1139 d.C.–1192 d.C.), fu un filosofo dell’epoca Sòng, che fondò la scuola della “Mente Universale”. Contemporaneo e rivale di Zhῡ Xī fu uno dei pensatori più rilevanti della Scuola Neo-Confuciana.
37) La ragazza pone in rilievo i danni causati dal diffondersi delle controversie dottrinali anche all’interno del Confucianesimo, quando lo stesso Maestro aveva sottolineato, fin dall’inizio del suo insegnamento, l’inutilità delle diatribe dogmatiche.
38) Il gesto strano e provocante della fanciulla trova subito una spiegazione logica. Esso le consente infatti, come vedremo, di contestare con una prova di assoluta evidenza la dottrina neo-confuciana che condanna le “passioni naturali”, alla quale ha appena accennato Zìpíng.
39) La citazione è tratta dal “Libro dei Riti” ( 禮記 “lĭjì” ), “Il Grande Insegnamento (大學“ dàxué”), par. 3:” 所謂誠其意者,毋自欺也,如惡惡臭,如好好色”. Il termine 色(“sè”) ha diverse sfumature di significato, fra le quali è opportuno ricordare “bellezza”, in particolare “bellezza femminile”, e “attrazione causata dalla bellezza”, con le sue conseguenze, cioè “amore”, “passione”, “lussuria”.
40) La citazione è incompleta. SI legge infatti nei “Dialoghi”, cap.XVI, par.13: “ Il Maestro si lamentò: “Che cosa si può fare?. Non ho mai trovato nessuno che ami la virtù con lo stesso ardore con cui ama una bella donna”. (“子曰:已矣乎吾未見好德如好色者也”) Non se ne può tuttavia dedurre che Confucio condanni l’istinto naturale che porta ad amare le belle donne. Egli sembra invece auspicare che l’amore per la saggezza possa almeno eguagliare l’intensdità dell’amore tra i sessi.
41) La citazione è tratta dalle “Opere di Mencio”( 孟子 “mèngzĭ”), “Il filosofo Gào”( 告子 , “gàozĭ”), parte prima: “Il Maestro Gào disse: “Mangiare ed amare sono entrambi istinti naturali”.( “告子曰:「食色,性也 “).
42) Anche qui, la citazione, tratta dai “Dialoghi”, cap.I, par.7, è incompleta. Il testo integrale del passaggio suona infatti come segue: “Zĭ Xià (11) osservò: “ Prendiamo il caso di un uomo che ama la virtù con lo stesso ardore con cui ama la bellezza, che si prende cura dei genitori con tutte le sue energie, che si sacrifica senza riserve per il proprio sovrano, che è sincero nei rapporti con gli amici. Se mi obietterete: ' Non è una persona colta ! ', io vi risponderò che vi sbagliate: 'Lo è ! '. " (“子夏曰:「賢賢易色,事父母能竭其力,事君能致其身,與朋友交言而有信。雖曰未學,吾必謂之學矣). MI sembra però che si possa giungere anche qui alla stessa conclusione: le passioni naturali non vanno giudicate in modo negativo.
43) La fanciulla vede nella dottrina confuciana il riconoscimento di un naturale sviluppo che va dall’”emozione” e dal “sentimento”alla morale, non già una rigida contrapposizione tra la “ragione”, da una parte, e il “desiderio”, dall’altra.
44) Il “Classico della Poesia” (詩經”shījīng”) o “Libro delle Odi” è la più antica raccolta di poesia cinese.
45) L’ode intitolata “I Falchi Pescatori” (關 雎 “ guān jū”) è la prima poesia del “Libro delle Odi”.
46) Questa affermazione è attribuita a Zĭ Xià 子夏, discepolo di Confucio, che avrebbe commentato il “Libro delle Odi”.
47) Per indicare argomenti noiosi e soporiferi, la fanciulla usa l’espressione “Signor Dào” 道学先生 (“dàoxué xiānshēng”) con cui il popolo prende in giro gli studiosi e gli eruditi abituati ad esprimere il proprio pensiero in modo particolarmente farraginoso e pedante.
48) Ho tradotto con “romanzi rosa” l’espressione 风月 (“fēng yuè”), letteralmente “brezza e chiaro di luna”, comunemente usata per riferirsi ai romanzi d’amore.
49) Il termine 百衲大棉袄 (“băinà dàmián’ăo”), vale a dire “ giubbone a cento toppe” indica, probabilmente, una giubba a quadri, ciascuno dei quali è imbottito di cotone.
50) Il termine 渥丹 (“wòdān”)indica la varietà di Giglio conosciuta come “stella del mattino”(“lilium concolor”), caratterizzata da un color rosso mattone.
51) Dalla descrizione della stanza fornita nelle prime righe del capitolo m’era sembrato di capire che il tavolo fosse costituito da una sporgenza della piattaforma riscaldata(“káng”). Queste righe lasciano invece intendere che il tavolo sarebbe stato posto sulla piattaforma. La questione non ha tuttavia particolare importanza.
52) Il termine 挖 (“wā “) indica più precisamente l’azione di “scavare”, “tirar fuori”, “estrarre dal terreno”. Il germoglio di bambù, chiamato anche “turione”, è infatti semplicemente la giovane paglia (o gambo) di bambù appena emersa dal terreno (da 1 a 7 giorni).
53) Il duca Liù di Téng 滕六公 è, nella mitologia cinese, il dio della neve. È chiamato duca di Téng perché, secondo la leggenda, sarebbe stato il figlio del sovrano dell’antico ducato di Téng. Il nome Liù, che significa “sei” deriverebbe invece dal fatto che i cristalli di neve hanno forma esagonale.La ragazza confessa scherzosamente che i germogli di bambù sono ormai coperti dalla neve.
54) Si distingue qui tra 大名 (“dà míng), cioè il nome ufficiale, e 小名 (“xiăo míng”), cioè il nome con cui una persona è normalmente chiamata nei rapporti correnti. Nel caso di specie, la situazione appare ancor più complicata perché, in ambito familiare, viene usato addirittura un terzo nome.
55) Il termine 仙 (“xiān) ha molteplici sfumature di significato.Esso indicava in origine gli eremiti taoisti che rinunciavano al mondo e si ritiravano a meditare sulle montagne ( è interessante notare l’etimologia del carattere 仙, composto dai caratteri 人( rén) e 山 (shān) che formano insieme il concetto di “uomo delle montagne). Un secondo significato è quello di “saggio”, Infine, poiché gli eremiti, conducendo una vita morigerata ed ascetica, giungevano spesso a tarda età, si diffuse la credenza che avessero trovato il segreto dell’immortalità, ed il termine “eremita” assunse anche il significato di “immortale”.Nelle righe che seguono Zìpíng scherza con Huáng Lóng su questa credenza.
56) La frase è tratta dal “Mencio” 孟子, “ Con tutto il cuore”, 尽心 (“jínxīn”), 下 Seconda Parte, par.49: “Mencio disse: “Piuttosto che credere a tutto ciò che dice il “Libro dei Documenti” sarebbe meglio non leggerlo. Di tutto ciò che è scritto nella “Guerra Vittoriosa”, io credo soltanto a due o tre passaggi”.(孟子曰:“尽信《书》,则不如无《书》。吾于《武成》,取二三策而已矣。仁人无敌于天下.
57) Nella”Storia della sorgente dei fiori di pesco” (桃 花 原 記 “táohuā yuán jì”) Tào Yuān Míng 陶 淵 明 (365 d.C-427 d.C.) immagina l’esistenza di una paese felice al di fuori del tempo e dello spazio. Tutto il racconto è naturalmente frutto di pura invenzione.
58) Il “Classico dei mille caratteri” (千字文 “qiān zì wén”) è un poema didattico composto da 250 versi di quattro caratteri, nessuno dei quali viene mai ripetuto. Questa particolarità lo rendeva particolarmente utile per l’insegnamento della scrittura. Esso svolgeva, allo stesso tempo, le funzioni di un “sussidiario” per la formazione degli scolari, perché i suoi versi fornivano una serie di informazioni sulla natura, sulla storia, sulla geografia, sulla struttura politica del paese e sulle regole di condotta da rispettare nell’ambito della società. Secondo la leggenda fu commissionato allo studioso Zhōu Xìngsì 周兴嗣 dall’ l’imperatore Wǔdì 武帝 (periodo di regno 502 d.C.-549 d.C.) della dinastia Liang 梁朝, il quale voleva un testo letterario per insegnare il cinese al proprio erede
(59) ll “qīn”琴 è uno strumento musicale cinese appartenente alla famiglia degli strumenti a corda detti cetre o salteri a tavola. È fornito di sette corde di diverso diametro, che vengono “pizzicate” con la mano destra e “glissate” con la mano sinistra. Il suo suono melodioso e caldo conferisce all'ascoltatore un senso di raccoglimento e meditazione.
(60) Il “sè” 瑟è una cetra a 25 corde con ponti mobili. È più voluminosa del “qīn” e più pesante da trasportare.