VERSI CINESI
INDICE DELLA RUBRICA (in ordine alfabetico)
Fán Chéngdà "Le contadine del Kuízhōu"
Hán Yù "Le montagne"
Huáng Tingjiān Un indovinello ("Il pelo d'orango")
Liáng Pèilán "La sciabola giapponese"
Liú Rúshì "L'amato"
Lú Tóng "Le sette tazze di tè"
Máo Zhāngjiàn "Il ritratto del giovin signore"
Méi Yáochén I " Ospite della famiglia Xū, a tarda sera sono disturbato dalle scorribande dei topi mentre mi trovo in biblioteca con Xiè Shīhòu"
II "Poesia sui pidocchi"
Mèng Hàorán "Mattino di primavera"
Sū Dōng Pō Due aneddoti sul poeta
Wéi Yìngwú "Una passeggiata in campagna"
Yuán Hàowén "In memoria di Lĭ Píngshān"
Yuán Zhĕn "Il tè" (Poesia da una a sette sillabe)
Zhāng Jí "La canzone della moglie fedele"
Máo Zhāngjiàn 毛 張 建 fu un poeta del XVIII° secolo di cui non si sa molto. Ho dato alla traduzione che segue il titolo
“Il Ritratto del Giovin Signore” perché il protagonista della poesia ha molti tratti in comune con il giovane aristocratico descritto dal Parini nel suo poema “Il Giorno”.
IL RITRATTO DEL GIOVIN SIGNORE
少 年 行
shào nián xíng
Mille monete d'oro vale la sua spada. 千 金 寶 刀 紅 玉 弝
Di rossa giada è l'impugnatura dell'arco. qiān jīn băo dāo hóng yù bà
Pavoneggiandosi sulla sella intarsiata 繡 鞍 蹴 踏 長 偢 下
caracolla sotto gli alberi di catalpa. (1) xiù ān cù tà cháng qiū xià
Agitando elegantemente il suo frustino 揚 鞭 不 避 執 金 吾
non teme d'avvicinarsi al governatore ,(2) yáng biān bú bì zhí jīn wú
né di galoppare nei giardini imperiali 橫 過 禁 園 矜 善 射
per ostentare la sua abilità di arciere. (3) héng guò jīn yuán jīn shàn shè
Sempre si vanta dei suoi nobili natali, 自 云 生 長 金 張 們
di essere cresciuto a fianco dei Jīn e dei Zhāng,(4) zì yún shēng cháng jīn zhāng men
con un orgoglio ed una alterigia 意 氣 雄 毫 那 可 論
che non tollerano contraddizione. yì qì xióng háo nà ké lùn
Commensale del Sovrano fin da bambino, 小 的 便 食 天 家 粟
xiăo de biàn shí tiān jiā sù
era di casa nel Palazzo dei Pioppi. (5) 曾 向 長 楊 奉 至 尊
céng xiàng cháng yáng fèng zhì zūn
A settant'anni continuano a combattere 隴 西 老 將 七 十 戰
i vecchi generali laggiù nel Lŏngxī. (6) lŏng xī lăo jiāng qī shí zhàn
Morivano,ahimè, guerreggiando nella steppa. 絕 域 經 身 空 潔 嘆
Una vita di sacrifici senza ricompense . jué yù jīng shēn kōng jié tàn
Quant'è fortunato questo bravo giovane 羡 君 不 識 兜 與 鍪
che non sa che cosa siano elmo e celata! xiàn jūn bù shí dōu yŭ móu
Uno che fin dalla culla era destinato 褓 中 骨 相 當 封 侯
ad essere un vero, perfetto gentiluomo. băo zhōng gú xiāng dāng fēng hóu
NOTE
1) La catalpa ( 偢 "qiū", nome scientifico "catalpa bungei") è un albero a foglie caduche originario della Cina settentrionale.
2) "Zhíjīnwú" 執 金 吾 ("Portatore della Mazza Dorata") era il titolo attribuito, sotto la dinastia Hàn 漢 朝, al governatore della capitale. Ambientando la scena indietro nel tempo Máo Zhāngjiàn conferisce alla composizione una patina arcaica che la fa somigliare alle descrizioni degli antichi eroi.
3) Il massimo dell'abilità per gli arcieri consisteva nel colpire il bersaglio scoccando la freccia mentre erano in sella ad un cavallo lanciato al galoppo.
4) I Jīn 金 ed i 張 Zhāng erano famose famiglie aristocratiche all'epoca della dinastia Hàn.
5) Il “sān fū huáng tú” 三 輔 黃 圖 (“La carta gialla delle tre capitali”), opera geografica compilata fra il 300 ed il 600 d.C., fornisce in proposito le seguenti spiegazioni: “Il Palazzo dei Pioppi si trova a sud-est della contea di Zhōuzhì 盩 厔 (oggi
周 至 nello Shănxī 陝 西). Fu costruito dai Qín, ma i lavori di abbellimento proseguirono sotto la dinastia Hàn. Trae il nome dal fatto che nel suo parco vi sono numerosi pioppeti”..
6) Lŏngxī 隴 西 era l'antico nome del Gānsù 甘 肅, regione che fu teatro di numerose campagne militari contro i barbari al tempo della dinastia Hàn.
ELOGIO DEL NON CONFORMISMO
Nella poesia di cui riporto qui sotto la traduzione, intitolata “In memoria di Lĭ Píngshān” ( 李 屏 山 晚 章) ,Yuán Hàowén 元 好 問 (1190 d.C. - 1257 d.C.) affronta il problema della libertà dell’artista – e dell’uomo in generale- e lo risolve
affermando che, per realizzarsi al meglio, ciascuno deve seguire ciò che gli dettano le proprie tendenze naturali.
Con un’immagine molto espressiva, Yuán Hàowén ci spiega che chi si lascia impastoiare dalle regole e dalle convenzioni sociali, alla fine non sa più dove sbattere la testa, come “un pidocchio nelle mutande”.
Ben vengano allora l’anticonformismo di Dù Mù, che cercava la sua ispirazione nei bordelli, e l’originalità di Lĭ Bái , le cui liriche più belle furono concepite con l’aiuto di abbondanti libagioni.
Allo stesso modo , ha fatto la scelta giusta Lĭ Píngshān quando ha abbandonato la società, con le sue costrizioni e le sue ipocrisie, per cercare rifugio nella solitudine di un eremo.
Egli è stato l’ultimo esempio, conclude il poeta, di quei personaggi eccezionali di cui si è ormai perduto lo stampo.
In memoria di Lĭ Píngshān (1)
李 屏 山 晚 章
Lĭ píng shān wăn zhāng
La gente è intrappolata dalle convenzioni 世 法 拘 人 虱 處 褲
come un pidocchio finito nelle mutande. shì fă gōu rén shī chù kù
Ho appena saputo con stupore e sorpresa 忽 驚 龍 跳 九 天 門
che il drago ha preso il volo verso il nono hū jīng lóng tiào jiŭ tiān mén
cielo (2).
Quanto fosse vasto l’intelletto di Dù Mù (3) 牧 之 宏 放 見 文 篳
ci è dimostrato dai frutti del suo pennello. mù zhī hóng fàng jiàn wén bĭ
La sensibilità poetica di Lĭ Bái (4) 白 也 風 流 余 酒 尊
tracimava fuori dalle coppe di vino. bái yĕ fēng liú yú jiŭ zūn
Abbandonasti il secolo ben conoscendo 落 落 久 知 難 合 在
la difficoltà di vivere con gli uomini. là là jiŭ zhī nán hé zái
L’originalità della scelta compiuta 堂 堂 元 有 不 亡 存
ti garantisce di sfuggire alla morte. táng táng yuán yŏu bù wáng cún
Dei grandi uomini della Cina di un tempo 中 州 豪 傑 今 誰 望
chi può sperare di vederne oggi ancor uno? zhōng zhōu háo jié jīn shéi wàng
Non ci resta altro che invocare Yáng 擬 蟃 巫 楊 起 醉 鬼
lo sciamano (5)
perché richiami il tuo spirito spumeggiante. nĭ huàn wú yáng qĭ zuì guĭ
(6)
NOTE
(1) Lĭ Píngshān 李 屏 山 è uno pseudonimo del monaco buddhista Lĭ Chúnfŭ 李 純 甫 (1185 d.C-1231 d.C.),detto anche Píngshān Jūshì 屏山 居 (“L’eremita del Monte Píng”), autore di un trattato che reca il titolo 鳴道集解 (“míng dáo jì jié”).
2) Il Nono Cielo 九 天 è per i Cinesi il più alto dei Cieli.
3) Dù Mù 杜 牧 (803 d.C. – 852 d.C.), poeta dell’epoca Táng 唐 朝 , non nascose, nelle sue poesie, una forte passione per le
cortigiane.
4) Lĭ Bái 李白 (701 d.C. – 762 d.C.), il maggior poeta dell’epoca Táng., è noto, tra l’altro, per il suo amore smodato delle
bevande alcoliche.
5) “Il richiamo dell’anima”( 招 魂 “zhāo hún”) è il titolo di una delle poesie conosciute come” I Nove Capitoli”( jiŭ zhān 九 章)
che fanno parte dei “Canti di Chŭ”( 楚 辭 chŭ cí). In questa poesia si fa riferimento ad un’antica pratica sciamanica
chiamata appunto “il richiamo dell’anima”, che sarebbe stata messa in atto dal mitico stregone Yáng 楊. Sembra che in origine gli sciamani utilizzassero tale pratica per tentare di far riprender coscienza a persone in stato di coma, nella credenza che la loro anima si fosse allontanata temporaneamente dal corpo e che potesse essere indotta a tornare con allettamenti e minacce. Successivamente tale pratica si trasformò in una cerimonia simbolica che esprimeva il congedo della famiglia da una persona
in punto di morte.
6) L’espressione 醉鬼 “zuì guĭ” significa letteralmente “lo spirito ubriaco”. Poiché gli ubriachi sono di solito loquaci ed estroversi, l’ho interpretata come un riferimento alla vivacità di spirito di Lĭ Píngshān, ma sono evidentemente possibili altre spiegazioni.
UN INDOVINELLO
Se ne omettiamo il titolo, che potrebbe essere stato aggiunto da altri a fini esplicativi, la poesia che segue, opera di Huáng Tíngjiān 黃 庭 堅( 1045 d.C.- 1105 d.C. ), famoso poeta dell’epoca Sòng 宋 朝, presenta la classica struttura di un
indovinello. Essa ci offre infatti una successione di indizi, sempre più precisi, che dovrebbero alla fine portarci a scoprire chi è la persona o che cos’è l’oggetto a cui ci si riferisce. La sola differenza rispetto ad un normale indovinello è che tutti gli indizi sono di natura letteraria e richiedono quindi per essere compresi una formazione culturale piuttosto vasta ed approfondita. Io
sono giunto alla soluzione grazie al titolo della poesia ed alle esaurienti spiegazioni fornite da J.D. Schmidt nel suo libro “Stone Lake The poetry of Fan Chengda 1126-1193),Cambridge University Press, Prima Edizione 1992, ma lascio al lettore il piacere di scoprirla lui stesso.
Per il gusto del vino si ubriaca 愛 酒 醉 魂 在 aì jiŭ zuì hún zài
ed il parlare non gli è più d’aiuto.(1) 能 言 机 事 疏 néng yán jī shì shū
Quanti zoccoli usò in tutta una vita?(2) 平 生 几 兩 屐 píng shēng jĭ liăng jī
Dietro di sé cinque carri di libri.(3) 身 后 五 車 書 shēn hòu wū chē shū
Puoi vederlo nelle riunioni dei re. (4) 物 色 看 王 會 wù sè kàn wáng huì
Le sue imprese nel Canale di Pietra.(5) 勛 勞 在 石 渠 xūn láo zài shí qú
Un solo pelo può salvare il mondo. 撥 毛 能 濟 世 bō máo néng jì shì
Bisognerebbe proprio dirlo a Yáng Zhū.(6) 端 為 謝 楊 朱 duān wèi xiè yáng zhū
INDIZI
Gli indizi riguardano persone, animali o cose con cui l’oggetto dell’indovinello può essere messo in rapporto.
Essi sono:
(1) L’orango.
Di questa scimmia antropomorfa, il Huáyáng Guózhì 華 楊 國 志, opera storica in dodici volumi scritta da Cháng Qú 常 璩 (291 d.C. – 361 d.C.) dice, al quarto volume: “猩猩愛喝酒,又愛穿屐。獵人將酒和屐放在路上來誘捕它們。(L’orango beve volentieri il vino ed ama indossare gli zoccoli. I cacciatori piazzano vino e zoccoli sul cammino che esso è solito percorrere per adescarlo e poterlo catturare”.
Il “Libro dei Riti” ( 禮 記 “lĭjì”), nel suo primo capitolo intitolato 曲 禮 (“qūlĭ”) cioè “Le regole della decenza”, afferma (parte prima,par.9): “猩猩能言,不離禽獸。( L’orango sa dire qualche parola, ma resta comunque una bestia”).
(2) Il letterato Ruăn Fú 阮 孚 (278 d.C.-326 d.C.)
Il poeta passa dall’orango al letterato con il pretesto che entrambi condividono la passione per gli zoccoli. L’aneddoto cui si fa qui
riferimento è narrato nel capitolo 49 del “Libro dei Jìn” ( 晉 書 “Jìnshū”), “Biografia di Ruăn Fú ( 阮 孚 傳 “Ruăn Fú zhuàn”),par.4:
“ Zŭ Yuē 祖 約 pensava solo ad accumulare soldi, Ruăn Fú 阮 孚andava pazzo per gli zoccoli di legno. Entrambi erano ossessionati dalle rispettive passioni ed era difficile dire se una fosse meglio dell’altra. Un giorno, mentre Zŭ Yuē stava contemplando il suo tesoro, si presentò un visitatore. Zŭ Yuē, chiaramente a disagio, cercò di nascondere ciò che stava facendo. Quando lo stesso visitatore si presentò a casa di Ruăn Fú, lo trovò che stava lucidando la sua collezione di zoccoli. Ruăn
Fú non si scompose per nulla e continuò tranquillo la sua attività, limitandosi ad osservare: “未知一生能著幾兩屐?””Chissà quante paia di zoccoli riuscirò a portare nel corso della mia vita? ”. Il visitatore ne dedusse che la passione di Ruăn Fú era preferibile a quella di Zŭ Yuē.”
(3) Il filosofo Huìshī 惠 施 (380 a.C.-305 a.C).
Più che naturale il passaggio da un letterato, anche se amante degli zoccoli, ad un filosofo che ha lasciato tonnellate di libri.
Il Zhuāngzĭ 莊 子 ci racconta infatti al capitolo 33, intitolato “Sotto il Cielo ”( 天下 “tiān xià”), quanto segue:
" 惠施多方,其書五車。”Huìshī fu un uomo di molte qualità. I suoi libri potrebbero riempire riempire cinque carri interi “.
(4) La Riunione dei Principi. 王 會 (“wánghuì”)
La fonte di questo indizio sembra essere un commento di Kŏng Zháo 孔晁 , studioso dell’epoca Jìn, al Yìzhōushū
( 逸 周 書 “Libro perduto dei Zhōu”), in cui si afferma, con riferimento ad una riunione di principi menzionata al capitolo 59 di tale opera (王 會 解) quanto segue:
“Zhèng Xuán ( 鄭 玄) ritiene che questo sia stato il più grande incontro svoltosi fin dalla fondazione dell’Impero Zhōu,
con la partecipazione di un gran numero di feudatari giunti da tutti gli angoli del paese. In tale occasione furono anche inviate lettere ai paesi stranieri”.
La riunione di cui si fa cenno potrebbe essere quella convocata dal re Xuān di Zhōu 周 宣 王 nel suo nono anno di regno (818 a.C.), menzionata da Hán Yù 韓 愈 nella sua poesia ”I tamburi di pietra” ( 石 鼓 “shí gŭ”).
(5) Il Canale di Pietra. 石 渠 (“shíqú”)
Il Padiglione del Canale di Pietra fu costruito dal primo imperatore della dinastia Hán, Gāo Zŭ 高 祖 (206 a.C.-194 a.C.), per conservarvi libri e mappe della precedente dinastia. L’imperatore Xuān Dì 宣 帝 (73 a.C.-48 a.C.) vi alloggiò eminenti eruditi confuciani incaricati di pubblicare le opere del Maestro. Chéng Dì 成帝 (33 a.C-7 a.C) ne fece la biblioteca imperiale.
La fonte cui il poeta si riferisce é il “Saggio dedicato alla capitale occidentale” ( 西 都 賦 “xīdūfù”) di Bān Gù 班 固 (32
d.C-92 d.C).in cui si legge:” 天 祿﹐石 渠﹐典 籍 之府” ”Tiānlù e Shíqú sono gli edifici in cui si conservano i documenti
e gli annali”.
(6) Il filosofo Yáng Zhū 楊 朱 (circa 440 a.C-360 a.C.)
Questo filosofo, il cui motto sarebbe stato “ciascuno per sé”, ci viene presentato da Mencio 孟 子 come un esempio di egoismo: “Yáng Zhū mi disse:
“Se anche mi bastasse strapparmi un solo pelo per essere utile al mondo, non lo farei”.“杨朱氏为我,拔一毛而利天下,
不为也”.
Riassumendo, Huáng Tíngjiān si riferisce a qualcuno o a qualcosa che si può porre in rapporto con gli oranghi, con i libri, con le lettere, con le biblioteche e con i peli. Qual è la soluzione dell’indovinello?
La soluzione risulta dal titolo della poesia: “Risposta alla poesia di Qián Xié sul pennello di peli d’orango”.“和答 錢 勰詠 猩 猩毛 筆“.
L’oggetto misterioso è il pennello per scrivere o per dipingere, per la cui fabbricazione erano particolarmente ricercati i peli d’orango.
UN TEMA POETICO PIUTTOSTO ORIGINALE
Méi Yáochén 梅 尧 臣 (1002 d.C –1060 d.C.) , letterato dell’epoca Sòng, non ebbe paura di affrontare, nella sua opera, anche temi generalmente considerati poco “poetici”.
In una breve introduzione, che serve altresì da titolo alla poesia che segue, egli spiega così la scelta di un argomento alquanto
inusuale:
“Xiè Shīhòu mi ha fatto notare che sinora nessuno ha mai scritto una poesia sui pidocchi e mi ha invitato a comporne una.”
I quattro stracci d’un povero 贫 衣 弊 易 垢
si sporcano con facilità píng yī bì yì gòu
ed una volta che son sporchi 易 垢 少 虱 难
chi tiene lontani i pidocchi? yì gòu shāo shī nán
Ecco che s’installano a frotte 群 处 裳 带 中
tra la cintura e la camicia qún chŭ cháng dài zhōng
e poi salgono sempre più su 旅 升 裘 领 端
fino al colletto di pelliccia. lǚ shēng qiú lĭng duān
Si nascondono così bene 藏 迹 讵 可 索
che, ahimè, non riesco a pizzicarli.cáng jì jù kĕ suŏ
Mi succhiano il sangue tranquilli 食 血 以 自 安
come fossero a casa loro. shí xuè yĭ zì ān
Anche nel mondo degli uomini 人 世 犹 俯 仰
trovi chi va su e chi cade giù. rén shì yóu fŭ yăng
Perché dovrei perdere tempo 尔 生 何 足 观
a guardare cosa fate voi? nĭ shēng hé zú guān
COME SI COMPONEVA UNA POESIA ALL’EPOCA DEI TÁNG?
La poesia cinese dell’epoca Táng era sottoposta a rigide regole di metro, di rima e di struttura.
A causa dell’evoluzione del linguaggio avvenuta durante i secoli, la lettura odierna degli ideogrammi di solito non riproduce più la
pronuncia ed i toni del periodo in cui furono scritte le poesie di Lĭ Bái e di Dù Fŭ. Di conseguenza, lo studio della metrica e delle rime ha oggi un carattere puramente storico e filologico.
Pìù interessante rimane invece esaminare quali fossero i criteri di composizione normalmente seguiti nella creazione di una lirica.
Uno schema largamente utilizzato era quello chiamato “qĭ chéng zhuăn hé” ( 起 承 傳 合) vale a dire “esordio-sviluppo-svolta-conclusione”, praticato anche nella prosa, ad es. nella costruzione di un discorso.
Vediamo come questo schema si applica in una quartina di settenari ( 七 言 絕 句 “qīyánjuéjù”):
Il primo verso (起 句 “qĭjù” “esordio”) indica il tema della poesia.
Il secondo (承 句 “chéngjù” “sviluppo”) lo amplia e lo approfondisce.
Il terzo (傳 句 “zhuănjù” “svolta”) se ne allontana ed introduce un nuovo tema.
Il quarto (合 句 “héjù” “nodo”) opera una sintesi fra i due temi.
Esaminiamo alla luce di quanto sopra esposto una celebre quartina di Mèng Hào Rán.
Mattino di primavera 春 曉 CHŪN XIĂO
“ Fatico a svegliarmi nel mattino di primavera. 春 眠 不 覺 曉 chūn mián bù jiào xiăo
Tutt’intorno già trillano allegri gli uccellini. 處 處 聞 啼 鳥 chù chù wén tí niăo
Nella notte s’è sentito rumore di tempesta. 夜 來 風 雨 聲 yè lái fēng yŭ shēng
Chissà quanti teneri boccioli sono caduti.” 花 洛 知 多 少 huā luò zhī duò shăo
L’esordio introduce il tema della poesia(“un mattino di primavera”), elemento oggettivo al quale affianca un elemento soggettivo (“la
riluttanza del poeta ad abbandonare il piacere del riposo”).
Lo sviluppo illustra il tema, presentandoci uno degli aspetti più caratteristici della primavera : il gorgheggio degli uccelli sui rami degli
alberi che cominciano a fiorire.
La svolta ci propone una sorta di antitesi, allontanandosi bruscamente dal tema: il “rumore di tempesta” ci richiama alla mente rovesci di
pioggia e violente raffiche di vento, fenomeni meteorologici che male si accordano con la mite stagione primaverile.
Il nodo lega tema e controtema in una sintesi conclusiva: la “tempesta” ha infierito sulla “primavera”; il suo passaggio impietoso si
legge sulla morbida coltre di petali sparsi al suolo. Nell’ultimo verso ricompare inoltre l’elemento soggettivo: la domanda del poeta “ chissà quanti
teneri boccioli sono caduti” supera la semplice descrizione di un acquazzone primaverile e sembra piuttosto riferirsi ai rimpianti che suscitano le
“tempeste” della vita umana.
Vediamo ora se la stessa analisi può essere svolta con riferimento ad un’altra famosa composizione, questa volta di Lĭ Bái:
PENSIERI NOTTURNI 夜 思 YĖ SĪ
Dinanzi al letto, un raggio di luna. 床 前 明 月 光 chuáng qián míng yuè guāng
Per un istante, m’è parso brina. 疑 是 地 上 霜 yí shì dì shàng shuāng
Alzo la testa e guardo la luna. 舉 頭 望 明 月 jŭ tóu wàng míng yuè
Chino la testa e penso al paese. 底 頭 思 古 鄉 dī tóu sī gù xiāng
Qui la verifica risulta molto più laboriosa perché in questa poesia di Lĭ Bái, a differenza di ciò che avveniva con quella di Mèng Hào
Rán, non troviamo alcuna vera descrizione della natura. Il richiamo ad un elemento naturale (“il raggio di luna”) serve infatti unicamente ad introdurre una complicata allegoria, la cui interpretazione esige, per ciascuno dei versi, una lettura di “secondo grado”.
Se il tema oggettivo della lirica, quale risulta dall’esordio, è la luna che splende nella notte (“un raggio di luna”), esso si carica immediatamente di una profonda valenza soggettiva. L’espressione “dinanzi al letto” ci indica infatti che il poeta non sta ammirando la luna all’aperto, ma che si
è già coricato. Il fatto che egli veda un raggio di luna filtrare dalla finestra, significa che non riesce a dormire, che è agitato e nervoso, che non
è sereno. Il tema soggettivo della poesia è dunque l’inquietudine.
Lo sviluppo ci conferma questa inquietudine. La brina che si deposita sull’erba e sulle piante durante la notte, viene presto asciugata dal
sole. Può quindi vederla solo chi si tira su alle prime luci dell’alba, chi deve alzarsi presto, chi dorme poco. Si può pensare che il poeta scambi
erroneamente per brina il riflesso della luna sul pavimento perché è già turbato dalla prospettiva della levataccia che lo attende di primo mattino.
La svolta devia bruscamente dall’argomento, introducendo uno stato d’animo diverso. Il poeta insonne contempla la luna. La contemplazione della luna ( 望 月 “wàng yuè”) simboleggia, per i Cinesi, la nostalgia che prova chi si trova lontano dal proprio paese e dalla propria famiglia.
Il nodo ci presenta il rapporto fra due sentimenti intrecciati fra di loro in modo indissolubile: il viaggiatore o l’esule, costretto a spostarsi senza sosta, privo di una dimora stabile, lontano dai suoi affetti , è roso dall’inquietudine che gli fa trascorrere notti insonni immerso nei suoi pensieri (“chino la testa”), ma tra questi pensieri uno solo è quello dominante: la nostalgia della casa e della famiglia (“penso al paese”).
LE CONTADINE DEL KUÍZHŌU
Durante il periodo degli Stati Combattenti ( 戰國 “zhàn guó”), che durò dal 475 a.C. al 221 a.C.) sorsero nel Regno di Chŭ 楚 國 ed in particolare nella regione del Kuízhōu 夔州, che corrispondeva all’attuale contea di Fèngjié 奉 節 nel Sìchuān 四 川, canti popolari ricordati come 下 里 巴 人 (“xiàlĭbārén” “Canti dei villaggi e della gente di Bā”).
Essi furono rielaborati, molti secoli più tardi, da Liú Yŭxī 劉 禹 錫 (772 d.C.-842 d.C), che compose i famosi “Nove canti delle branche di bambù”
( 竹 枝 詞 九 首 “zhú zhī cí jiŭ shŏu”), e divennero uno dei temi preferiti dai poeti della dinastia Sòng 宋 朝 (“Sòng cháo”).
Fàn Chéng Dà 范 成 大 (1126 d.C.-1193 d.C.) compose a sua volta”I nove canti delle branche di bambù del Kuízhōu”( 夔 州 竹 枝 詞 九 首 “kuí zhōu zhú zhī cí jiŭ shŏu”).
Una delle quartine che figurano in questa raccolta si sofferma su un fatto certamente poco poetico: a causa dell’isolamento della regione e della conseguente dieta costituita spesso da cibi carenti di iodio, molti abitanti delle campagne del Sìchuān soffrivano di un rigonfiamento della tiroide, cioè avevano il gozzo.
Fàn Chéng Dà tratta tuttavia questo tema con molta delicatezza e simpatia umana. Nonostante la malattia, che deforma i loro tratti e li rende ridicoli agli occhi dei raffinati abitanti della città, anche le povere e rozze contadine hanno dei fidanzati che le amano e che comprano loro, in segno d’affetto, modesti gioielli.
Campagnole gozzute scendono in città 廮 婦 趁 墟 成 里 來 yĭng fù chèn xū chéng lĭ lái
ed affollano le strade del mercato. 十 十 五 五 市 南 街 shí shí wŭ wŭ shì nán jiē
Non ridete, passanti, perché son brutte: 行 人 莫 笑 女 麤 丑 xíng rén mò xiào nǚ cū chŏu
i morosi gli comprano spille d’argento. 儿 郎 自 與 買 銀 釵 ér láng zì yŭ măi yín chāi
POESIE DELLA CASETTA NEL GIARDINO
Zhào Yì (趙翼) , poeta e storico dell’epoca Qīng 清 朝,nacque nel 1727 d.C. a Jiāngsū 江 蘇, figlio di un precettore. Iniziò la carriera amministrativa nel 1727, dopo aver superato l’esame per il diploma di jìnshì ( 進 士),e ricoprì in seguito numerosi importanti incarichi. Morì nel 1814.
Fu poeta molto popolare sotto lo pseudonimo di Oūbĕi 歐 北.
Si cimentò con la critica letteraria scrivendo un’importante opera intitolata “Oūbĕi Shīhuà”, ( 甌 北 詩 話, “Discorsi di Oūbĕi sull’arte poetica”) nella quale si dichiara favorevole all’innovazione anche in materia di poesia.
Come storico compose i “Niàn Èr Shĭ Zhá Jì” ( 廿 二 史 札 記, “Appunti sui ventidue libri di storia”), nei quali analizza il modo in cui furono composte le più importanti opere storiche cinesi.
I metodi storiografici messi in luce da tale analisi non dovettero apparirgli particolarmente soddisfacenti, come può lasciar pensare la poesia, alquanto ironica, di cui riporto qui la traduzione.
Da “POESIE DELLA CASETTA NEL GIARDINO” (1)
後 園 居 時
( Hòu Yuán Jū Shī )
Un visitatore inatteso bussa alla porta
e mi propone un lavoro per il mio pennello.
Desidera farsi comporre un bell’epitaffio,
che non sia avaro di lodi né parco d’elogi,
che, per la politica, lo compari a Gōng (2) e Huáng (3),
che lo proclami dotto come erano i Chéng (4) e Zhū. (5)
Ho proprio voglia di divertirmi un pochettino
e gli faccio avere esattamente ciò che chiede,
mettendo insieme tutto ciò che mi viene in testa.
Ne risulta, a sorpresa, il ritratto d’un grand’uomo,
quando i.meriti del tizio non sono in realtà
nemmeno un millesimo di quelli che ho inventato.(6)
Come faranno i posteri a sapere se costui
valeva davvero od era solo un imbecille?
Se il mio panegirico giungerà sino a loro,
lo prenderanno per una fonte autorevole.
Ecco come vengono scritti i libri di storia!
NOTE
(1) Si deve completare l’idea sottintesa nel titolo come segue:“ Poesie composte mentre mi trovavo nel padiglione situato nel giardino sul retro della casa”.
(2) Gōng Suì ( 龔 遂 ) fu consigliere del principe Liú Hè 劉 賀, che succedette all’imperatore Zhāo 昭 帝 sul trono imperiale nel 74 a.C. Tentò
vanamente di distogliere Liú Hè da una vita dissoluta e disordinata, che indusse i grandi dignitari di corte a deporlo dopo meno di un mese di
regno.
(3) Huáng Bà ( 黃 霸 ) (130 a.C-51 a.C.) fu primo ministro nel 56 a.C.
(4) Il poeta si riferisce qui a due famosi eruditi, i fratelli Chéng Hào ( 程 灝) (1032 d.C.- 1085 d.C.) e Chéng Yí ( 程 頤 ) (1033 d.C-1107 d.C.), esponenti della scuola filosofica neoconfuciana.
(5) Zhū Xī ( 朱 熹) (1130 d.C.- 1200 d.C.) fu un celebre filosofo, anche lui esponente del neoconfucianesimo.
(6) La frase originale è “ shí jūn wú yī zhū” ( 十 鈞 無 一 銖 ), vale a dire “nemmeno un zhū di fronte a dieci jūn”. Il jūn ( 鈞 ) era una misura di peso equivalente a 7.590 grammi, mentre il “zhū ( 銖 ) equivaleva a meno di un grammo.
LE SETTE TAZZE DI TÈ
Un alto ufficiale bussa con forza alla porta della capanna e consegna personalmente all’eremita un pacchetto avvolto in un’elegante borsa di
seta chiusa da ben tre sigilli di ceralacca vermiglia. È un gentile pensiero del censore imperiale ( “jiànyì” 諫 議 ) Mèng 孟, uno dei più alti funzionari del governo. L’eremita intuisce che è un dono prezioso e si domanda come possa esserne lui il destinatario, quando principi e nobili di corte farebbero carte false per entrarne in possesso. Si tratta infatti di un articolo raro,“prodotto in serie limitata”. È una delle trecento confezioni autorizzate del primo tè dell’anno, raccolto a Yíxīng 宜 興nella lontana regione del Jiāngsū 江 蘇 , che è diventata famosa da quando Lù Yŭ 陸
羽 ,”Il Santo del Tè” 茶 圣 ( “chá shèng” ), ha celebrato nel suo “Libro del tè” ( 茶 經“chájīng”) il tè di Yángxiàn 陽 羨 茶, ivi coltivato. Funzionari di rango ne hanno controllato la produzione, ne hanno verificato la qualità eccezionale, hanno fatto costruire nuove strade tra le montagne affinché i corrieri imperiali lanciando i cavalli al galoppo, coprendo centinaia di chilometri al giorno, potessero portarlo alla capitale entro il giorno della Festa degli Antenati ( 青 明.“qīng míng”). Quel giorno, il Figlio del Cielo, bevendone un sorso, proclamerà l’ inizio della grande festa e ridarà vita e colori alle “mille piante che non osavano rifiorire”(百 草 不 敢 先 開 花).
L’eremita sa di essere un privilegiato cui è riservato un’esperienza unica. Solo nella sua capanna, senza nessuno che lo disturbi, celebra la cerimonia del tè. Ammira il verde intenso delle foglie, ascolta il liquido che gorgoglia incessantemente, guarda affascinato la schiuma che si
addensa sui bordi della tazza. Il momento magico si avvicina.Stiamo avanzando sulla Via del Tè( 茶 道 “chá dào”), il percorso iniziatico che
conduce gli adepti al di là del mondo profano verso il superamento di sé, verso la trascendenza.
e vi trova caratteri a migliaia. 有 文 字 五 千
卷 wéi
yŏu wénzì wŭ qiān
juăn
Le sette tazze di tè” 七 碗 歌 qī wăn gē
“La prima inumidisce labbra e gola. 一 碗 候 吻 閏 yī wăn hòu wĕn rùn
Con la seconda non sarai più solo. 兩 碗 破 孤 悶 liăng wăn pò gū mēn
La terza penetra le arse viscere 三 碗 叟 枯 腸 sān wăn sōu kū cháng
e vi trova caratteri a migliaia. 唯 有 文 字 五 千 卷 wéi yŏu wénzì wŭ qiān juăn
La quarta causa un leggero sudore 四 碗 發 輕 汗 sì wăn fā qīng hàn
e le asprezze della vita fuggono 手 生 不 平 事 shŏu shēng bù píng shì
gocciolando dai pori della pelle. 盡 向 毛 孔 散 jìn xiàng máo kŏng săn
La quinta purifica carne ed ossa. 五 碗 肌 骨 清 wŭ wăn jī gŭ qīng
La sesta ti innalza tra gli Immortali. 六 碗 通 仙 靈 liù wăn tōng xiān líng
Ma la settima non si può più bere 七 碗 吃 不 得 也 qī wăn chī bù de yĕ
e senti che soffia, sotto le ascelle, 唯 覺 两 腋 羽 wéi jué liăng yè yù
una fresca brezza tonificante. 清 風 生 qīng fēng shēng
Dov’è nascosta l’Isola dei Beati? 蓬 萊 山 在 何 處 péng lài shān zài hé chù
Sulle ali del vento voglio tornarci. 玉 川 子 yù chuān zĭ
乘 此 清 風 欲 歸 至 chéng cĭ qīng fēng yù guī zhì
Testo in caratteri moderni:
七 碗 歌
一 碗 候 吻 闰 两 碗 破 孤 闷
三 碗 搜 枯 肠 唯 有 文 字 五 千 卷
四 碗 发 轻 汗 手 生 不 平 事 尽 向 毛 孔 散
五 碗 肌 骨 清 六 碗 通 仙 灵
七 碗 吃 不 得 也 唯 觉 两 腋 羽 清 风 生
蓬 莱 山, 在 何 处?
玉 川 子, 乘 此 清 风 欲 归 至。
La meravigliosa visione del monte Pénglái 蓬 萊 山,il paradiso nascosto, dove schiere di Immortali vivono una vita di beatitudine in palazzi d’oro e di giada sotto un cielo sempre sereno occupa per un momento il pensiero dell’eremita.
Ma l’eremita non vive fuori della realtà e non può ignorare che la deliziosa bevanda che ha appena assaporato è prodotta con il lavoro di
migliaia di contadini sottoposti a massacranti corvées per un salario insignificante o addirittura senza alcuna retribuzione e che, come non di rado
accade, il lusso di pochi è pagato dalla sofferenza di molti. Egli formula il pio augurio che la condizione dei contadini possa un giorno migliorare. Così, in un’atmosfera soffusa di malinconia, si chiude il racconto di questa eccezionale degustazione.
Lú Tóng 盧 仝 (790 d.C.-835 d.C.), conosciuto anche con lo pseudonimo di Yùchuānzĭ 玉 川 子 (Il Maestro del Ruscello di Giada”), nacque da una famiglia di condizioni molto modeste a Jìyuán 濟 原 nel Hénán 河 南. Ventenne, andò a vivere come eremita sullo Shăoshì 少 室 山, un picco del Sōngshān 嵩 山, una delle montagne sacre del taoismo, e più tardi divenne amico del famoso poeta Hán Yù 韓 愈.La maggior parte dei suoi poemi, che ci sono giunti nella “Raccolta delle poesie di Yùchuānzĭ” sono dedicati al tè ed alla cerimonia del tè. Il più famoso di essi è quello intitolato “Ringraziamento al censore Mèng per avermi inviato un pacchetto di tè” ( 走 筆 謝 孟 諫 議 寄 新 察” zŏu bĭ xiè Mèng jiànyì jì xīn chá”)
dal quale sono tratti i versi sopra riportati che vengono spesso pubblicati isolatamente con il titolo “ La canzone delle sette tazze di tè” (七 碗 歌 “qī wăn gē”).
Anche la morte prematura di Lú Tóng sembra, in un certo modo, dovuta alla sua passione per il tè. Essendosi recato alla capitale Cháng’Ān fu
infatti ospitato in casa del cancelliere Wáng Yá 王 涯,del quale era divenuto amico, perché anche costui, presidente della Commissione per il Monopolio del Tè, era un famoso intenditore di questa bevanda.Mentre Lú Tóng era suo ospite, Wáng Yá fu coinvolto in una sfortunata congiura contro lo strapotere degli eunuchi che abusavano della loro influenza sull’imperatore.La congiura fu scoperta e nello scontro che ne seguì ( conosciuto nei libri di storia come “L’Incidente della Dolce Rugiada” 甘 露 之 變 “gānlù zhī biàn”) i congiurati ebbero la peggio. Gli sgherri degli eunuchi, inviati alla residenza di Wáng Yá per massacrarne la famiglia, uccisero tutti coloro che trovarono in casa, ivi compreso Lú Tóng.
UN’ESCURSIONE IN MONTAGNA
In questa poesia di Hán Yù 韩 愈 (768d.C - 824 d.C.), intitolata "Le Montagne", l'esperienza di un turista di milletrecento anni fa alla scoperta dell'arte e della natura.
LE MONTAGNE 山 石
shān shí
Arrancando per lo stretto sentiero 山 石 犖 埆 行 徑 微
che sale tra grandi rocce scoscese shān shí luò què xíng jìng wēi
raggiungo il santuario all'imbrunire. 黄 昏 到 寺 蝙 蝠 飛
Voli di pipistrelli. huáng hūn dào sì biān fù fēi
Di fronte all'atrio siedo sui gradini. 升 堂 坐 階 新 雨 足
Respiro l'aria,che è fresca di pioggia shēng táng zuò jiē xīn yŭ zú
sotto le larghe foglie di banano. 芭 蕉 葉 大 梔 子 肥
Corolle di gardenia. bā jiāo yè dà zhī zĭ féi
Dice un monaco: " Sugli antichi muri 僧 言 古 壁 佛 畫 好
ci sono splendidi affreschi del Buddha". sēng yán gŭ bì fó huà hăo
Accende una lampada e me li mostra. 以 火 來 照 所 見 稀
Di stupenda bellezza. yĭ huŏ lài zhào suŏ jiàn xī
Prepara un letto, spolvera le stuoie. 鋪 床 拂 席 置 羹 飯
M'offre una cena rustica e frugale. pū chuáng fú xí zhì gēng fàn
Divoro tutto con grande appetito .疏 糲 亦 足 飽 我 飢
Ho una fame da lupo. shū lì yì zú băo wŏ jī
A notte fonda, quietamente riposo. 夜 深 靜 臥 百 蟲 絕
Non s'ode all'intorno frinire d'insetti. yè shēn jìng wò bái chóng jué
La luna spunta dietro le montagne. 清 月 出 嶺 光 入 扉
Un raggio nella stanza. qīng yuè chū lĭng guāng rù fēi
All'alba, in marcia. Parto tutto solo 天 明 獨 去 無 道 路
e, fra la nebbia, perdo l'orizzonte. tiān míng dù qù wú dào lù
Picchi purpurei, ruscelli di giada. 山 紅 高 下 窮 煙 霏
Non so dove mi trovo. shān hóng gāo xià. qióng yān fēi
Incontro pini e querce secolari, 時 見 松 櫪 皆 十 圍
greti sassosi ed echi di cascate. shí jiàn sōng lì jié shí wéi
Il vento gonfia gli abiti fluttuanti. 當 流 赤 足 蹋 澗 石
Felicità della vita. dāng liú chí zú tà jiàn shí
水 聲 激 激 風 吹 衣
shuĭ shēng jī jī fēng chuī yī
Perché soffrire nei compiti ingrati ? 人 生 如 此 自 可 樂
Perché non fuggire quassù, da vecchi, rén shēng rú cĭ zì kĕ lé
prendendo con sé due o tre cari amici? 豈 必 局 束 為 人 鞿
E non far più ritorno. qĭ bì jú shù wéi rén jī
嗟 哉 吾 黨 二 三 子
Jiē zāi wú dăng èr sān zĭ
安 得 至 老 不 更 歸
ān dé zhì lăo bù gēng guī
人 生
如 此
自 可 樂
UNA MOGLIE FEDELE
In questa delicata e malinconica poesia, intitolata "Jié Fù Yín" 節 婦 吟 ("La canzone della moglie fedele"), Zhāng Jí 張 籍 (766 d.C-830 d.C.), poeta dell'epoca Táng 唐 朝 , tratteggia il conflitto interiore di una donna che si dibatte tra la passione ed il senso del dovere.
LA CANZONE DELLA MOGLIE FEDELE 節 婦 吟 &