Yáng Jiàng
Yáng Jiàng 杨绛 (17 luglio 1911 – 25 maggio 2016) è stata una celebre scrittrice, commediografa e traduttrice cinese.
Nativa di Pechino, crebbe nella regione dello Jiangnán 江南 e si laureò nel 1932 presso l’Università di Sῡzhōu 苏州.
Iscrittasi successivamente all’Università Qīnghuá 清華大學 di Pechino, vi incontrò Qián Zhōngshῡ 錢鍾書, che sposò nel 1935.
Dal 1935 al 1938 i due proseguirono i loro studi in Europa, dapprima all’Università di Oxford ed in seguito alla Sorbona di Parigi
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Nel 1937 nacque la loro figlia Qián Yuán 錢瑗.
Ritornata in Cina nel 1938, la coppia si stabilì a Shànghai. Yáng Jiàng vi scrisse quattro lavori teatrali: due commedie ( “Desideri del cuore” 稱心如意 1943 e “Nascondendo la verità” 弄真成假 1944) , una farsa (“Divertendosi con la gente” 游戏人间 1947) e una tragedia (“Boccioli dispersi dal vento” 风絮 1947).
A partire dal 1949, Yáng insegnò all’Università Qīnghuá e si dedicò ad uno studio approfondito delle letterature occidentali. In tale contesto, svolse anche un' importante attività di traduzione, volgendo in cinese, tra l’altro, Lazarillo de Tormes, Gil Blas e il Don Chisciotte. La sua traduzione del capolavoro di Cervantes fa testo ancora oggi.
Durante la Rivoluzione Culturale fu inviata con il marito a “rieducarsi attraverso il lavoro” nel Hénán 河南 , dove rimase dal 1968 al 1972. Testimonianza di tale esperienza figura nella sua opera “Sei capitoli della mia vita in basso” 幹校六記, pubblicata nel 1981, e nel libro “Il tè è servito” 將飲茶 pubblicato nel 1983.
Nel 1988 pubbicò il suo unico romanzo, “Battesimo” 洗澡, che viene sempre ricordato in collegamento con il capolavoro di suo marito “La Fortezza Assediata” 圍城.
Nel suo libro di memorie “Noi Tre” 我們仨, pubblicato nel 2003, rievocò la vita trascorsa con il marito e con la figlia Qián Yuán, morta di cancro nel 1997.
A 96 anni pubblicò un saggio filosofico “Giunta ai margini della vita” 走到人生邊上, il cui titolo allude chiaramente ad una raccolta di saggi filosofici del marito “Postille della vita” 寫在人生邊上.
Pubblicò ancora, nel 2014, una novella intitolata “Dopo il battesimo” 洗澡之後.
Morì a Pechino nel 2016, all’età di 104 anni.
Sembra che la sua collezione di saggi “Noi Tre” fosse stata concepita all’inizio come un’opera collettiva.
La figlia Qián Yuán aveva ideato il titolo ed aveva concepito lo schema dell’opera, ma non poté fare altro perché morì poco dopo nel 1997.
Dopo la morte del marito nel 1998, Yáng completò e fece dare alle stampe le sue opere non pubblicate, tra le quali figurava “Noi Tre”.
Riporto, qui di seguito, la mia traduzione del sedicesimo capitolo.
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NOI TRE
Terza Parte
Ormai sola, penso sempre a quando eravamo in tre
Capitolo 16
Avevamo appena traslocato nell’appartamento di Sānlihe e sembrava che, dopo tanto cercare, avessimo infine trovato la dimora giusta per noi. Ciascuno di noi due occupava con piacere, durante la giornata, la propria scrivania nel salone, leggendo e lavorando tranquillamente. Quando non lavoravamo, “esploravamo” tutti gli angoli del quartiere o passeggiavamo avanti e indietro nel cortile del condominio. Allorché la nostra piccola Yuán ritornava a casa, tiravamo tutti fuori dalle tasche manciate di “sassolini” per ammirarli ed usarli nei nostri giochi. Yuán era sempre quella che ne aveva raccolti di più.
Anche la nonna Zhōu si sentiva a suo agio nella nuova casa e, a poco a poco, era ingrassata.
Eravamo in tre, ma ci sembrava di essere più di tre. È vero infatti che ognuno di noi ha delle sfaccettature che gli permettono, se si dà una mossa, di trasformarsi in una persona diversa.
Ricordo, ad esempio, che, quando la nostra piccola Yuán aveva soltanto cinque o sei anni, la mia terza sorella mi diceva:
“Siete davvero una bella famiglia! Quella che ha più testa è Yuán e quello che ne ha di meno è tuo marito Zhōngshῡ.” e tutte le altre sorelle, le maggiori e le minori, le davano ragione.
Quando la piccola Yuán fosse divenuta adulta, si sarebbe presa cura di me come una sorella maggiore, mi avrebbe accompagnato come si fa con una sorellina, sarebbe stata per me come una madre.
La piccola Yuán diceva sovente:” Papà ed io siamo come pappa e ciccia. Siamo tutti e due i cocchi di mamma. Mio padre, non riesco ad immaginarmelo nemmeno come un fratello maggiore. Potrebbe tutt’al più essere il mio fratellino più piccolo.”
Io ero ritornata ad essere la più grande. Zhōngshῡ ci faceva da professore.
La piccola Yuán ed io eravamo entrambe delle buone allieve, ma pur avendo il maestro a portata di mano, quando avevamo dei problemi da risolvere, non ci rivolgevamo mai a lui, per non disturbarlo.
Era un uomo di alta statura, ma, quando si vestiva o quando mangiava, aveva bisogno che madre e figlia lo aiutassero come se fosse un bambino. Era una persona piuttosto fragile.
Padre e figlia si alleavano contro di me.
Ad esempio, quand’ero fuori, trascuravano persino di riassettare i letti e si davano affannosamente da fare soltanto quando si rendevano conto che io stavo per ritornare a casa. Al mio rientro, la piccola Yuán mormorava con aria innocente: “Questo lettino è davvero confortevole”.
Qualche volta citavano parole maliziose, che erano andati a cercare nei classici. Io rimanevo un attimo perplessa ed i due si domandavano tutti fieri: “ Non ti sembra che la mamma sia proprio un po’stupidella?”. Ed era vero. Ero la più stupida della famiglia.
D’altra parte, mia figlia faceva combutta con me per prendere in giro suo padre, che era daltonico e che era in grado di distinguere soltanto quattro colori: il rosso, il verde, il bianco e il nero.
Zhōngshῡ aveva una sensibilità estetica ben più raffinata della mia, ma non percepiva correttamente i colori.
Ci burlavamo delle sue numerose goffaggini, ma, a volte, erano invece il papà e la mamma che si univano per punzecchiare la figlia, accusandola, ironicamente, di essere una sciocchina, saputella e poco perspicace.
In realtà l’ammiravamo moltissimo.
Io domandavo a Zhōngshῡ : “Da chi avrà preso?” e lui mi rispondeva: “ Dal nonno paterno ha preso il gusto dell’insegnamento; dal nonno materno ha preso il rigore morale”.
Nelle riunioni importanti nostra figlia non aveva paura di esprimere le proprie opinioni.
Subito dopo la sua nomina a professore universitario, aveva compilato un “Piccolo Dizionario della Lingua Inglese”.
Una volta, fu delegata a rappresentare la sua università in occasione del Congresso linguistico nazionale dei radicali di sinistra. (1)
Alcuni dei partecipanti al congresso proposero che non fossero più utilizzati nella scrittura i caratteri composti in cui figurava il segno “donna” (2) e la proposta fu appoggiata da un gran numero di delegati.
Pur essendo la più giovane tra i delegati, Qián Yuán non esitò a porre loro una domanda: “D’accordo. Ma allora che cosa faremo con la poesia del presidente Máo su Cháng’è, nella quale figurano ben due di questi caratteri composti?”. (3)
Dīng Shēngshù, Zhèng Yìlǐ (4) ed altri vecchi signori che, in quell’occasione, furono destituiti da tutte le loro cariche, apprezzarono molto il suo intervento.
Qián Yuán era uno dei commissari abilitati a valutare i manuali scolastici.
Una volta, una scuola che desiderava che questa valutazione fosse effettuata seriamente, si rivolse a lei.
Yuán annusò il libretto come fa un cane da caccia. La selvaggina da scovare era il plagio.
Prese le pagine con due dita, esattamente come faceva Zhōngshῡ, e sfogliando rapidamente l’opuscolo, allo stesso modo di Zhōngshῡ, scoprì in un attimo tutti i passaggi copiati da altri testi.
Nel 1987 il Dipartimento di Lingue Straniere dell’Università Normale di Pechino (5) e il British Council elaborarono congiuntamente un programma per l’insegnamento della lingua inglese in Cina.
Qián Yuán era la persona che aveva lavorato a questo progetto da parte cinese e che portava la responsabilità della sua realizzazione.
Nella generalità delle scuole, i lettori stranieri fanno sovente il bello e il cattivo tempo.
Una volta, un lettore britannico, appena assunto dall’Università Normale, espose a Qián Yuán il piano del corso che intendeva svolgere. Qián Yuán non fu d’accordo e gli spiegò che il corso doveva essere pianificato in modo diverso. Il lettore ne fu molto contrariato. La nostra piccola Yuán ci raccontò poi che “la fissava con i suoi occhi azzurri come un gatto”. Lei lo condusse alla biblioteca e gli mostrò, una per una, le opere di riferimento. Il lettore non avrebbe mai creduto che la biblioteca dell’Università Normale possedesse delle monografie così specifiche e dettagliate. Alla fine del semestre, venne a trovarci e dichiarò a nostra figlia: “Mi hai strigliato duramente!”, ma ammise che ne aveva tratto molto profitto.
Qián Yuán era anche incaricata di giudicare le prestazioni dei lettori stranieri ingaggiati dall‘Università Normale.
Per me la nostra piccola Yuán è stata il capolavoro della mia vita.
Secondo Zhōngshῡ era una persona con un “enorme potenziale”.
Mio suocero soleva dire che era “il punto di giunzione tra la civiltà del passato e la cultura del futuro”.
Al liceo le avevano insegnato a trasportare secchi di letame. Quando frequentava l’università, era stata mandata in provincia a lavorare in una fabbrica. Addirittura dopo che aveva conseguito il diploma, era ancora stata obbligata a partecipare alla campagna delle “quattro pulizie”. (6) Ne aveva viste di cotte e di crude, ma non era ancora altro che un seme, un piccolo germoglio ed i genitori continuavano ad essere inquieti per lei.
Allorché il romanzo di Zhōngshῡ fu adattato per la televisione, mio marito divenne di colpo una celebrità.
Numerosi visitatori venivano di lontano per vederlo.
Zhōngshῡ non voleva fare la figura di un animale esotico esposto in uno zoo e mi aveva messo di guardia alla porta per allontanare i disturbatori.
Ogni giorno, riceveva numerose lettere provenienti da ammiratori sconosciuti. Gli domandai, una volta, se un grande scrittore avesse l’obbligo di rispondere ai messaggi dei suoi lettori. Se uno riceve quotidianamente un gran numero di lettere, come può fare per rispondere a tutte?
Ma la prima cosa che Zhōngshῡ faceva tutti i giorni era rispondere alle lettere. Chiamava questa attività “pagare il suo debito” e, poiché era rapido nello scrivere, si sbrigava presto, ringraziando con gentilezza tutti coloro che gli avevano inviato una lettera. Ciò, tuttavia, non gli serviva a nulla, perchè, il giorno seguente, tutto ricominciava daccapo e questa corrispondenza portava altresì con sé complicazioni inaspettate.
Zhōngshῡ non desiderava la gloria, ma non poteva sfuggire all’affanno e alle noie della celebrità.
Come saremmo vissuti tranquilli, se non fosse stato così famoso!
Nella vita reale non finisce mai come nelle fiabe: “e vissero tutti felici e contenti”.
La felicità non esiste allo stato puro, ma è sempre accompagnata da ansie e difficoltà.
Nel mondo non vi è nulla di eterno. Siamo incalzati dalla vecchiaia e dalle malattie e giungiamo rapidamente alla fine del nostro percorso.
La nonna Zhōu s’era ammalata ed era dovuta tornare a casa sua.
Nel 1994 Zhōngshῡ fu ricoverato in ospedale. Andavo a trovarlo tutti i giorni per portargli cibo e minestra.
La nostra piccola Yuán fu, a sua volta, ricoverata nell’inverno del 1995 in un ospedale sulle pendici dello Xīshān.
Le parlavo al telefono tutte le sere e le rendevo visita una volta alla settimana, ma, quando ci ritrovavamo all’ospedale, io ero sempre di fretta. Mio marito e mia figlia erano ricoverati in località lontane da quella in cui io abitavo ed ero io che tenevo i collegamenti tra di loro, che spesso portavo loro le notizie.
Yuán morì agli inizi della primavera del 1997.
Nel 1998 fu la volta di Zhōngshῡ.
Ormai eravamo separati per sempre.
Tutto è finito così in fretta.
“In questo mondo le cose belle non durano a lungo, le nuvole colorate si disperdono, il cristallo si frantuma”. (7)
Ora sono rimasta sola.
Mi rendo conto, lucidamente, che l’appartamento che pensavamo fosse la nostra “casa” non era altro che un albergo lungo la strada. Dove sia la vera “casa” non lo so. Cerco sempre il cammino del ritorno.
NOTE
1) Il termine “estrema sinistra” (极左 “jì zuǒ””) può assumere differenti significati a seconda di chi lo usa e del contesto in cui è usato. In Cina, ai tempi della Rivoluzione Culturale, esso indicava una tendenza politica che si collocava ancor più “a sinistra” della linea ufficiale fissata dal presidente Máo. Questa tendenza venne in un primo tempo (intorno al 1967) stimolata dal Partito Comunista, ma fu poi gradualmente repressa negli anni successivi.
2) La proposta, che – a quanto si sa- non ebbe seguito, nasceva da una forma di ragionamento analoga a quella che porta oggi, negli Stati Uniti, a contestare la memoria di Cristoforo Colombo, colpevole di “aver scoperto l’America”.
I motivi addotti per proporre l’abolizione dei caratteri composti contenenti il radicale ⼥ (“nǚ” “donna”) si richiamavano al fatto che essi talvolta veicolassero stereotipi negativi sulle donne. Si adducevano ad esempio il termine 妻 (“qĭ” “moglie”), che rappresenta una donna con la scopa in mano, assimilando le funzioni di una moglie a quelle di una domestica, e il termine 嫉妒 (“jídù”), che significa “invidia”, “gelosia”.
Si dimenticava però che il radicale ⼥ figura anche in una serie di termini a connotazione altamente positiva, ad esempio nei caratteri 好 (“hăo” “buono”) e 安 (“ān” “pace”).
3) Nella poesia intitolata “Risposta a Lĭ Shῡyī”( 答李淑一 “dá lĭ shǔyĭ”) scritta dal presidente Máo l’11 maggio 1957, figura il seguente verso:
寂寞嫦娥舒广袖 “jì mò cháng'é shū guǎng xiù”
Cháng’é, la solitaria Signora della Luna, stende le sue larghe maniche.
Il nome Cháng’é è formato da due caratteri che contengono entrambi il radicale ⼥ (“nǚ” “donna”).
4) Dīng Shēngshù 丁声树 (1909-1989), illustre linguista e lessicografo, fu perseguitato durante la Rivoluzione Culturale, ma venne in seguito pienamente riabilitato.
Zhèng Yìlǐ 郑易 里 (1906-2004), agronomo di formazione, esperto di informatica, fu autore di un famoso “Dizionario inglese-cinese”.
5) L’Università Normale di Pechino ( 北京师范大学 “běijīng shīfàn dàxué”), fondata nel 1902, è una delle più antiche e prestigiose università cinesi.
6) “Movimento delle quattro pulizie”( 四清运动 “sìqīng yùndòng”) è una delle denominazioni che indicano il Movimento di Educazione Socialista (社会主义教育运动 “shèhuìzhǔyì jiàoyù yùndòng”) lanciato, tra il 1963 e il 1965, dal presidente Máo al fine di allontanare dal partito, dal governo e dalla pubblica amministrazione tutti gli elementi sospettati di non essere abbastanza rivoluzionari.
7) La citazione qui riportata è tratta dal “Canto di Jiănjiăn”( ” 簡簡吟 “jiăjiăn yín”) poesia scritta da Bái Jῡyì 白居易 in ricordo di una fanciulla morta nel fiore dell’età e nel pieno fulgore della sua bellezza.
(segue)