TINTIN IN CINA
Quando Hergé, dopo aver pubblicato i primi quattro album della serie “Les Aventures de Tintin” (“Tintin au pays des Soviets”,” Tintin au Congo”, “Tintin en Amérique” e “Les Cigares du Pharaon”) annuncia nel 1934, sul settimanale “Le Petit Vingtième”, che le successive avventure del suo eroe si svolgeranno in Cina, riceve da un religioso, il padre Léon Gosset, una lettera del seguente tenore: “Sono il cappellano degli studenti cinesi che frequentano l’università di Lovanio. Ho saputo che Tintin sta per andare in Cina. Se Lei mostrerà i Cinesi secondo i luoghi comuni diffusi in Occidente, cioè con il codino, che era un simbolo dell’oppressione manciù, se li descriverà come un popolo infido e feroce, se parlerà di “torture cinesi”, colpirà in modo crudele la sensibilità dei miei studenti. Per favore, sia prudente e si informi bene”.
Hergé risponde a questa lettera e viene messo in contatto con Zhāng Chōngrén 張 充 仁 , un giovane originario di Shànghăi, che ha studiato il francese dai Gesuiti e che nel 1931 si è trasferito a Bruxelles per frequentare l’Académie des Beaux-Arts.
I due diventano amici e Zhāng spiega a Hergé la realtà cinese collaborando con lui alla stesura del nuovo album delle avventure di Tintin dedicato alla Cina che sarà intitolato “Le Lotus Bleu”. In questo album Hergé crea un nuovo personaggio Tchang, che porta il nome dell’amico, e che comparirà a fianco di Tintin, seppur con un nome leggermente diverso, cioè Zhāng Zhòngrén 張 仲 仁 , anche in un successivo album intitolato “Tintin au Tibet”.(1)
Sulla portata della partecipazione di Zhāng alla realizzazione dell’album si possono avere opinioni divergenti.
Allorché nel 1981 Hergé riuscì a rintracciare in Cina il vecchio amico e lo invitò in Europa, Zhāng dichiarò, nel corso di un intervista: “ Le Lotus Bleu, c’est mon scénario”.
Albert Algoud, l’autore del “Dictionnaire amoureux de Tintin” (2), che non nasconde la sua antipatia nei confronti di Zhāng (3), ritiene queste affermazioni presuntuose ed esagerate.
Non c’è dubbio che abbia ragione, se le dichiarazioni di Zhāng vengono prese alla lettera, senza contestualizzarle e relativizzarle come è saggio fare con qualsiasi tipo di dichiarazioni.
Il fatto che la “firma” di Zhāng sia rintracciabile in alcune vignette dell’album (4) non consente di certo di affermare che il suo ruolo sia stato determinante per la concezione o nella realizzazione della storia.
Si deve tuttavia riconoscere che l’intervento di Zhāng ha contribuito in modo importante a dare profondità alla narrazione situandola in un ambiente reale e ben definito, anziché in un contesto immaginario e fantasioso, come era in larga parte avvenuto per le storie precedenti.
Un aspetto che ci permette di valutare la rilevanza di questo intervento è la descrizione di paesaggi urbani contraddistinti dalla presenza di numerosi testi scritti ( targhe stradali, insegne di negozi e di ristoranti, cartelli pubblicitari, proclami affissi dagli occupanti giapponesi, slogan di protesta dipinti sui muri, ecc.) o di interni decorati con calligrafie e scritte augurali. Appaiono poi redatti in cinese anche alcuni documenti quali il bando che promette una ricompensa per la cattura di Tintin, la sentenza di condanna a morte emessa nei suoi confronti o il mandato di cattura presentato alle autorità cinesi dai due poliziotti Dupond e Dupont.
Se l’eleganza e la precisione con cui sono disegnati i caratteri cinesi forniscono comunque al lettore un’impressione di autenticità, chi è in grado di decifrarli si vede spesso offrire ulteriori elementi di comprensione che gli consentono di meglio apprezzare determinate scene. (5)
Così, quando Tintin,appena arrivato a Shànghăi, passa in risciò davanti ad un cartellone pubblicitario della Siemens ( 西門子 電機厰 “xīménzĭ diànjīchăng”, cioè Fabbrica di Apparecchi Elettrici Siemens”, p.5), tale pubblicità sembra sottolineare visivamente la penetrazione dell’industria occidentale in territorio cinese.
Accanto alla pubblicità della Siemens si scorge un cartello verde su cui si legge, se ho ben interpretato: “ In una persona un briciolo di talento vale più di grandi proprietà” (有 田 千 不 如 薄 藝在 身 “yŏu tián qiān qīng bùrú báo yì zài shēn”), frase che fa pensare ad un manifesto di critica politica e sociale.
Subito dopo, la scena in cui l’americano Gibbons bastona con la sua canna da passeggio il conducente del risciò e viene rimproverato da Tintin, che gli spezza la canna (pp. 6 e7), diventa molto più significativa se si leggono i testi cinesi che l’accompagnano. La frase che il conducente del risciò rivolge al tipo che gli si para dinanzi all’improvviso leggendo il giornale come se la strada fosse tutta sua: “Mi scusi, signore!”( 得 罪 先 生 “dézuì xiānshēng”) esprime l’assoggettamento dei Cinesi agli Occidentali, mentre le scritte sul muro “Aboliamo i trattati ineguali!” (取消不平等條約 ”qŭxiāo bù píngdĕng tiáoyuē”) e “Abbasso l’imperialismo!”( 打倒帝國主義 ”dádăo dìguózhŭyì”), mostrano l’insofferenza crescente della popolazione verso uno stato di cose sempre più intollerabile.(6)
Più tardi (p.8) troviamo Tintin fermo dinanzi ad un muro su cui è scritto :”La dottrina dei tre principî del popolo è: “( 三 民 主 義 是 “sān mín zhŭyì shì...). Si tratta di un riferimento alla dottrina politica di Sun Yat-sen fondata su tre principî : nazionalismo, democrazia, benessere del popolo.
L’atmosfera del quartiere del mercato (p.9) è resa con vivacità dai cartelli esposti dinanzi a un negozio: “merci di ogni provenienza” (南北雜貨 “nánbĕi záhuò”), “nidi di rondine imperiali e funghi bianchi ( 官燕銀茸 “guānyàn yínróng”), “occhi di drago di Xīnghuà” (興化桂圓 “xīnghuà guìyuán”), “nocciole e giuggiole di Guānshān (關 山 桃 棗“guānshān táo zăo”).
Dopo un giro in città, Tintin rientra in albergo e scopre che la sua stanza è stata rovistata e devastata da ignoti (p.12.) Sulla parete della stanza si nota un acquarello affiancato da due rotoli verticali su cui è scritto: “Quando le nubi salgono e coprono il monte Tài, di nuovo il sole s’immerge nell’azzurro mare ” (時值雲升遮泰山 會當日出歸滄海 “shí zhì yún shēng zhē tài shān huìdàng rì chū guì cāng hăi). Il particolare è molto realistico, perché le pareti delle stanze nelle abitazioni cinesi sono spesso ornate da coppie di rotoli verticali su cui sono calligrafate brevi poesie.(7)
Tintin esce di nuovo e, per strada, chiede indicazioni ad un vigile urbano che gli risponde: “Proseguendo su questa strada, il secondo viale che incontrerà è Tàipíng Lù” (“這 道 第 二 条 大 道 ...太 平 路 “zhè dào dì èr tiáo dàdào ...tàipíng lù”). (8)
Ad un certo punto, Tintin, catturato dai Giapponesi , viene costretto a percorrere le vie della città con il collo imprigionato in una “canga”(p.37), su cui è scritto che è condannato a morte per aver compiuto atti ostili all’esercito giapponese ( si leggono le parole 日 本 軍 (“rìbĕn jūn” “esercito giapponese”) e 死 刑 (“sĭ xíng” “pena di morte”)).
Le scritte appese alle pareti del salone nel “Loto Blu”, fumeria d’oppio che dà il titolo all’album, sottintendono,da parte dell’autore, un giudizio negativo sul commercio e sull’uso della droga.
I clienti sono infatti accolti da grandi cartelli che augurano loro “fortuna e soddisfazione”( 吉祥如意 “jíxiáng rúyì”, p.20) nonché “gioia e longevità in abbondanza”(福壽雙全”fú shòu shuāng quán”). Nella stanza in cui si sdraia Tintin, fingendosi cliente della fumeria (p.20), è appeso pure un distico il cui testo richiama una poesia di Xuē Shíyŭ 薛 詩 雨 (1818-1885). del seguente tenore: “Le alghe sono libere perché le loro radici fluttuano, il loto è sereno perché le sue radici sono vuote” ( 萍自在因根解脱 蓮清靜為藕空心 ”píng zì zài yīn gēn jiĕ tuō lián qīng jìng wéi ŏu kōng xīn “). Su un paravento (p.55) è scritta la parola “longevo come una gru” (鶴齊壽 “hè qí shòu”).
Se si considerano gli effetti disastrosi dell’oppio sulla salute e sulla durata della vita, il carattere ironico delle scritte sembra abbastanza evidente. In senso sarcastico mi pare altresì doversi leggere la citazione letteraria, fraintesa dai drogati che considerano libertà di giudizio e serenità di spirito ciò che è invece l’indifferenza e l’intorpidimento causato dalla droga.
Il problema della comprensione dei documenti scritti in cinese è stato risolto da Hergé con l’espediente un po’arbitrario di presentarne la traduzione a fianco come se facesse parte del documento stesso.
Una soluzione diversa è invece stata trovata per il documento presentato da Dupond e Dupont al commissario di polizia, la cui traduzione viene fornita più tardi da Tchang (p.47). Qui, chi legge il cinese, può rendersi immediatamente conto della ragione che giustifica l’ilarità del commissario perché il testo recita: “Forse Lei non sa che questi due uomini sono matti. Questa ne è l’attestazione ufficiale” (恐 君 未 知 識 二 人 瘋 子 此 證 明 “kōng jūn wèi zhīshí èr rén fēngzĭ cĭ zhèng míng”).
Nell’album figurano anche dei caratteri giapponesi scritti su una tabella appesa dietro la scrivania di un ufficiale giapponese ( pp.29 e 36), ma le frasi che ne risultano non formano un insieme coerente. (9) Si deve dunque pensare che Hergé abbia pescato qua e là alcuni caratteri da fonti diverse ( ad es. cartoline o giornali) e li abbia assemblati per creare una parvenza di testo.
È, d’altra parte, da escludere che Hergé potesse rivolgersi ad un giapponese per un controllo delle frasi giapponesi che figurano in alcune vignette, visto l’impianto decisamente antinipponico dell’album che accusa apertamente i Giapponesi di aver organizzato l’attentato conosciuto come incidente di Mukden, che fornì loro il pretesto per l’occupazione della Manciuria. La pubblicazione delle avventure di Tintin in Cina provocò una protesta ufficiale dei rappresentanti diplomatici giapponesi in Belgio, alla quale non fu tuttavia dato seguito. Non è quindi sorprendente che “Le Lotus Bleu” sia stato pubblicato per la prima volta in Giappone nel 1993 ( Edizioni di Libri per Bambini Fukuinkan) e ci si può domandare se.la storia non abbia subito in quell’occasione qualche leggero ritocco. Un po’più strano è che l’album, nonostante il suo contenuto antimperialista, sia stato pubblicato in Cina soltanto nel 1984. Si può presumere che malgrado l’atteggiamento filocinese adottato da Hergé in questo caso specifico, l’ orientamento generale della sua opera non fosse comunque considerato compatibile con le dottrine propugnate dalle autorità cinesi.
NOTE
1) Nell’album “Tintin au Tibet”, pubblicato nel 1958, il nome di Tchang in caratteri cinesi figura parecchie volte. La prima, a p.3, vignetta n.11, sulla busta della lettera che Tchang ha inviato a Tintin (vi si scorgono tuttavia solo i primi due caratteri del nome 張 仲 (“zhāng zhòng”). La seconda, a pag.30, vignetta n.6, dove il nome completo 張 仲 仁 (zhāng zhòng rén) compare scritto su una roccia. La terza, a pag.59, vignetta n.3, quando Tchang racconta a Tintin come ha scritto il proprio nome sulla roccia (vi compare tuttavia soltanto il primo carattere 張 ("zhāng"). .Per quale motivo il nome menzionato in “Tintin au Tibet” non corrisponde al vero nome di Zhāng?. La spiegazione più plausibile è che Hergé abbia chiesto a qualcuno di scrivergli in cinese il nome Zhāng Chōngrén di cui possedeva solo la trascrizione in lettere latine. Visto il gran numero di caratteri omofoni esistenti nella lingua cinese questo procedimento comporta tuttavia ampie possibilità d’errore.
2) Éditions Plon, 6 ottobre 2016.
3) Nel “Dictionnaire amoureux de Tintin”, sotto la voce “Tchang” (pp. 642-651), Algoud ricorda che Zhāng, in una conferenza su “Le Lotus Bleu”, ritenne di dover puntualizzare, con inutile pedanteria, che Hergé aveva confuso il suo cognome con il suo nome personale ed aveva inoltre utilizzato per trasporre in lettere latine il carattere 張 una grafia che non corrispondeva alla pronuncia in lingua originale. (La grafia “tchang”porta infatti, in francese, a pronunciare “ciang”, allorché la pronuncia esatta sarebbe invece “giang”).
4) Il cognome Zhāng 張 figura nel riquadro nero che appare sulla finestra della veranda disegnata nella prima vignetta di p.46. Il nome Chōngrén 充 仁 appare invece due volte: la prima volta a p. 45 dove, nell’ultima vignetta, si riconoscono, su un’insegna blu bordata di rosso, i caratteri 充 e 仁; la seconda volta a p. 55, dove, nell’ultima vignetta, si riconoscono, sulla porta di un magazzino, la metà destra del carattere 充 e il carattere 仁. Il nome intero (Zhāng Chōngrén) potrebbe essere dissimulato nell’ottava vignetta di p.40, dove, su un cartello rosso bordato di blu, si legge il carattere 張 (“zhāng”) e si scorgono alcuni tratti che potrebbero far parte dei caratteri 充 (“chōng”) e 仁 (“rén”).
5) Alcune decine di parole o frasi scritte in caratteri cinesi figurano nell’album. La maggior parte di esse ha unicamente la funzione di caratterizzare l’ambiente in cui si svolgono gli avvenimenti e di creare un colore locale. Rientrano in questa categoria: le targhe stradali 大 吉 路 (“dàjílù”= “la gran via”, p.9), le insegne di negozi ( 絲 綢 義泰祥 “sīchóu yìtàixiàng“= “Seteria Yìtàixiàng”, p.10), di ristoranti ( 隨意小酌 “suí yì xiăo zhuó” =spuntini a volontà”, p.25), di cinematografi ( 光 陸大 戲院 “guānglù dà xìyuàn”= gran cinema-teatro “Guànglù”, denominazione cinese del Capitol Theatre a Shànghăi”, p.33), di farmacie (大葯房 “dà yàofáng”= grande farmacia, p.33), di studi medici ( 儒醫 方世英診所 “rú yí fāng shì yīng zhĕn suó”= ambulatorio del dott. Fāng Shìyīng, medico tradizionale, p.35), i cartelloni pubblicitari (金]龍香煙 “[jīn] lóng xiāngyān”= sigarette aromatiche “Drago d’’Oro, p.32) ecc. Considerata l’inutilità di fornirne una lista completa, mi limito a questa breve enumerazione. Nel corpo dell’articolo esaminerò invece i casi in cui la presenza di un testo cinese apporta ad una vignetta qualche elemento aggiuntivo sul piano del significato.
6) Nel forum degli amici di Tintin (Tintinologist.org) è anche menzionato un “Boicottiamo i prodotti giapponesi !” ( 抵 制日 貨“dīzhì rìhuò”), che però non son riuscito a trovare nell’edizione da me consultata.
7) Secondo la figlia di Zhāng, Sophie, il distico qui riportato era appeso alla parete dello studio del padre quando questi lavorava presso la “Rivista Illustrata” ( 圖畫時報 “túshū shíbào”) di Shànghăi tra il 1928 e il 1931.
8) In alcune frasi ho messo tre puntini al posto di caratteri manoscritti che non sono riuscito a decifrare.
9) Un appassionato di Hergé ha provato a ricostruire, sul forum di Tintinologist.org , il testo giapponese delle vignette delle pagine 29 e 36, ma il risultato sembra confermare che si tratta di un insieme raffazzonato e incoerente.
Testo giapponese Traslitterazione Traduzione
日本ヲ褒ヘル這?災 " nippon wo tataeru" hau ? zai ammirare il Giappone strisciare? disastro
人間区々ノ力ヲ以テ又 " ningen kuku no chikara omotte mata pensando di nuovo alla forza dell’umanità
? ヨリ吾人ハ本州子 moto?yori gojin ha honshu ko all’inizio... noi ...ha Honshu bambino
?‘ 斯ル絶大ノ惨禍之 ? kaku ru zetsudai no sanka kore questa è? la più grande disgrazia...di