Capitolo VII
Conosco i loro metodi: non uccidono direttamente, o piuttosto non osano farlo per paura delle maledizioni e degli spiriti. Invece si sono messi tutti d’accordo per farmi sentire in trappola dovunque io vada e per spingermi ad ammazzarmi da solo.
Provate a guardare l’atteggiamento di quegli uomini e di quelle donne che ho incontrato per strada qualche giorno fa, considerate il comportamento di mio fratello in questi ultimi giorni, e questo vi basterà per rendervi perfettamente conto di ciò che sta succedendo.
Per questa gente la soluzione più comoda sarebbe che uno si slacciasse la cintura e si appendesse ad una trave. Così si strangolerebbe da solo, senza che contro di loro si potesse formulare un’accusa di assassinio ed i loro più intimi desideri sarebbero pienamente soddisfatti.
Ne sarebbero naturalmente i più felici del mondo e si metterebbero a sghignazzare dalla gioia. È vero che un uomo che si uccide perché è demoralizzato e terrorizzato sarà generalmente un po’ deperito, ma per
loro andrebbe ancora molto bene.
Questa è gente che è soltanto capace di mangiare carogne! Mi ricordo di aver letto in non so più quale libro di una bestia chiamata iena, così brutta che è quasi impossibile guardarla. È una bestia immonda, che si nutre di carogne. Frantuma con i suoi dentacci anche le ossa più grandi e le mastica fino a farne una poltiglia di pezzettini piccoli piccoli che poi ingoia tutti insieme: una cosa che fa già rabbrividire al solo pensarci.
Le iene sono imparentate con i lupi ed i lupi appartengono alla famiglia dei cani.
L’altro giorno il cane di casa Zhào mi ha fissato più volte: è chiaro che anche lui è un loro complice. Si sono messi d’accordo da tempo.
Il vecchio Zhào teneva gli occhi bassi, ma come poteva pensare di riuscire a darmela a bere?
Chi mi fa più pena però è mio fratello. Anche lui è un uomo. Come fa a non aver paura di questa gente, anzi addirittura a complottare con loro per divorarmi?
Forse, avendo ormai preso l’abitudine, non gli sembra più di fare del male. Oppure il suo animo si è già talmente indurito che fa il male sapendo di farlo.
Perciò, se dovrò maledire i mangiatori di uomini, dovrò cominciare da mio fratello, ma anche se vorrò tentare di dissuaderli, dovrò cominciare da mio
fratello.
Capitolo VIII
In realtà, a quest’ora argomenti di questo tipo avrebbero già dovuto convincerli da lungo tempo.
Improvvisamente qualcuno è entrato nella mia stanza.
A prima vista non doveva avere più di vent’anni, ma i suoi lineamenti
non si riuscivano a scorgere con molta chiarezza. Era tutto sorridente e mi ha fatto un cenno con la testa, ma neppure il suo era un sorriso genuino.
Gli ho chiesto, senza tanti preamboli: “È giusto mangiare carne umana?”.
Sempre con un gran sorriso mi ha risposto: “ Perché mai si dovrebbe mangiare carne umana quando non c’è carestia?”.
Ho subito capito che anche lui era uno di loro, uno di quelli cui piace
mangiare carne umana.
Allora ho raccolto tutto il mio coraggio e gli ho ripetuto la stessa domanda: “È giusto?”.
“Perché mi fa queste domande? Lei ha davvero...davvero voglia di scherzare. Che bel tempo fa oggi!”
“Il tempo è bello... e c’è anche una luna magnifica, ma io Le stavo semplicemente chiedendo: “È giusto?”.
È rimasto sconcertato dalla mia insistenza ed ha cominciato a balbettare:
“No...o...noo..n”.
“Non è giusto? Ma allora perché quelli lo fanno?”.
“Di che cosa sta parlando?”.
“Di che cosa sto parlando? Nel villaggio di Langzi mangiano carne umana, ed inoltre può trovare tutto scritto nei libri, nero su bianco, anzi meglio, tutto scritto con un bell’inchiostro rosso”.
A questo punto il suo volto ha cambiato aspetto ed è visibilmente impallidito.
Guardandomi con gli occhi sbarrati ha mormorato: “ È ben possibile che sia così... è sempre stato così”.
“È sempre stato così e dunque è giusto che sia così?”.
“Non desidero discutere di queste cose con Lei. E Lei, comunque, non dovrebbe parlarne. Chiunque ne parla fa male”.
Ho avuto un sobbalzo e mi sono tirato su spalancando gli occhi, ma l’uomo era già sparito. Ero tutto madido di sudore.
L’uomo che ho visto era molto più giovane di mio fratello, ma, sorprendentemente, era anche lui uno di loro. Devono essere stati suo padre e sua madre ad insegnarli a mangiare carne umana. E temo che lui abbia già trasmesso questo insegnamento ai suoi figli. Ecco perché i bambini mi fissano anche loro con uno sguardo così cattivo.
Capitolo IX
Hanno voglia di mangiare i propri simili ma, al tempo stesso, hanno paura di essere mangiati dagli altri. Per questo si spiano l’un l’altro con estrema diffidenza quando si trovano faccia a faccia...
Come sarebbe confortevole la loro vita se si liberassero da questa ossessione e potessero lavorare, camminare per strada, mangiare e dormire serenamente.
Sono ad un passo dalla porta della salvezza, gli basterebbe un attimo per varcarne la soglia. Ed invece tutti costoro, padri e figli, fratelli e sorelle, mogli e mariti, maestri ed allievi, gente che si odia senza neppure conoscersi, si sono messi tutti insieme per incoraggiarsi l’un l’altro nel male e per dissuadersi vicendevolmente dal compiere questo unico passo anche a costo della vita.
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