La poesia di Bái Jūyì intitolata “ Il vecchio dal braccio rotto di Xīnfēng” ( 新 豐 折 臂 翁 “Xīnfēng zhé bì wēng”) non figura nell’ “ Antologia dei Trecento Poemi Táng”, pubblicata da Sūn Zhū nel 1764, e c’è da scommettere che non la si trova nemmeno nelle moderne antologie scolastiche.
Obiettivamente, il tema che essa affronta appare “difficile” anche a noi occidentali.
Eppure, questa poesia non è “l’elogio di un disertore”. È semplicemente il ritratto, sincero e pieno di umana comprensione, di un poveruomo che, posto di fronte ad un destino spietato, ricorre ai mezzi più disperati pur di salvare la pelle.
Il vecchio invalido di Xīnfēng
Ottantott’anni ha compiuto il vecchio di Xīnfēng,
capelli, sopracciglia, barba come neve.
S’appoggia al trisnipote dinanzi all’osteria,
il braccio sinistro sulla spalla del bimbo,
mentre il braccio destro pende di lato, inerte.
“Da quanti anni” gli chiedo “ sei conciato così?
Come hai rotto quel braccio? Per quale ragione?”
“Sono” mi risponde” un cittadino di Xīnfēng.(1)
Nacqui per mia fortuna in tempo di pace.
Ascoltavo i canti del Giardino dei Peri, (2)
sentivo con gioia la musica dei flauti.
Né alabarde, né bandiere, né archi né frecce.
Ma ecco il Tiānbăo, la grande mobilitazione.(3)
In ogni casa un uomo su tre sotto le armi.
Ed una volta reclutati dove andavano?
Lontano nello Yúnnán (4), cinque mesi di marcia,
a diecimila chilometri di distanza.
Dicono che laggiù c’è un fiume chiamato Lŭ,(5)
che esala miasmi quando giunge la stagione
in cui l’albero del pepe perde le foglie.
Se le truppe guadano le acque ribollenti,
due o tre soldati su dieci son già morti
prima ancora d’aver raggiunto l’altra riva.
In tutto il villaggio solo pianti e lamenti.
I figli costretti a separarsi dai padri
ed i mariti ad abbandonare le mogli.
Tutti dicevano: “Da sempre, nella guerra,
a migliaia partono, nessuno ritorna”.
Avevo allora ventiquattr’anni compiuti
e sapevo ch’ero sulle liste di leva.
A notte fonda, senza dir niente a nessuno,
presi una grossa pietra e mi frantumai il braccio.
Impossibile per me, ormai, tendere l’arco,
impensabile sventolare una bandiera.
Così potei scampare alla guerra nello Yúnnán.
Certo, le ossa spezzate, i tendini recisi,
mi facevan male, mi facevan soffrire,
ma ce l’avevo fatta, ero rimasto a casa.
Sessant’anni son passati da quel momento;(6)
il braccio è perduto, ma io son qui, sono ancor vivo.
Nelle fredde nottate di vento e di pioggia
il dolore mi tiene sveglio fino all’alba.
In quelle buie notti non riesco a dormire,
ma non mi pento per nulla di ciò che ho fatto;
almeno sono riuscito a diventare vecchio.
Che cosa sarei ora, se non l’avessi fatto?
Un cadavere, un mucchio d’ossa sul fiume Lŭ,
uno spettro errante nello Yúnnán , ululante
sulle fosse d’innumerevoli soldati,
roso dalla perpetua nostalgia del paese.
Ascoltate ciò che racconta il vecchio.
Sòng Kāifŭ, primo ministro nell’era Kāiyuān,
non ricompensava il valore militare.
Yáng Guozhong, primo ministro nell’era Tiānbăo,
fece la guerra per ingraziarsi il sovrano.
Che ci guadagnò, se non l’odio del popolo?
Questo vi dice il vecchio invalido di Xīnfēng.
NOTE
(1) Xīnfēng 新 豐 sembra essere l’attuale 新 丰, quartiere della città di Shaoguān 韶 关 市 nel Guāndōng 关 东.
(2) Il Giardino dei Peri ( 梨 園 “lí yuán”) fu la prima accademia di musica, canto,danza ed arte drammatica di cui si abbia notizia nel mondo. La sua fondazione fu opera dell’imperatore Xuánzong 玄 宗 (712 d.C-756 d.C.)
(3) L’era Tiānbăo天 寶 (742 d.C.-756 d.C.), sotto il regno di Xuánzōng, fu caratterizzata da un notevole impegno militare su tutte le frontiere dell’Impero Táng. Si calcola che, durante questo periodo, fosse tenuto costantemente sotto le armi quasi mezzo milione diuomini.
(4) Lo Yúnnán 云 南 (letteralmente: “a sud delle nuvole”) è la provincia più meridionale della Cina. Abitata un tempo da stirpi diverse dall’etnia Hàn ( che ne costituiscono ancor oggi il 34% degli abitanti), fu il centro, nel settimo e nell’ottavo secolo della nostra era, di un regno chiamato Nánzhào 南 詔 . Occupato dai Tibetani, una prima volta nel 703 d.C. ed una seconda volta dal 750 d.C. al 794 d.C., il Nánzhào si ribellò infine al dominio tibetano solo per cadere a poco a poco sotto il controllo dell’Impero Táng, che aveva inviato numerose spedizioni militari in aiuto ai ribelli. È a questo periodo di ribelioni e di guerre che si riferisce il protagonista della poesia.
(4) Il fiume Lŭ 滷 水 ( più conosciuto come Nùjiāng 怒 江 ) nasce sull’altopiano tibetano, scorre nello Yúnnán ed in Birmania e sfocia, infine, nel Mare delle Andamane (Oceano Indiano). Il suo corso è lungo 2.815 km. Nei tempi antichi si formavano intorno ad esso zone paludose nelle quali imperversava la malaria.
(5) Con il nome di era Kāiyuān 開 元 (713d.C.-741 d.C.) è conosciuta la prima parte del regno di Xuánzōng, che fu contrassegnata da un lungo periodo di pace e da un eccezionale sviluppo economico e culturale.
(6) Se si fa attenzione al racconto del vecchio, dovrebbero essere trascorsi precisamente sessantaquattro anni, ma è chiaro che si intende “una sessantina d’anni all'incirca”. La data che ne risulta, considerato che la campagna dello Yúnnán si svolse intorno al 751 d.C., è più o meno l’815 d.C.
(7) Bái Jūyì si riferisce qui a Sòng Jĭng 宋 璟 (663 d.C.-737 d.C.) che fu cancelliere dell’Impero dal 717 d.C. al 720 d.C. L’appellativo di “Kāifŭ” deriva dal fatto che quando Sòng fu rimosso, nel 720 d.C., dalla carica di cancelliere, per essersi dimostrato troppo scrupoloso nell’applicazione delle leggi, gli fu conferito il titolo altisonante, ma privo di qualsiasi rilevanza pratica, di “ Kāifŭ Yítóng Sānsī” 開 府 儀 同 三 司 (“Comandante di rango supremo”).
(8) Yáng Guózhōng 楊 國 忠 , cancelliere durante l’era Tiānbăo, salì al potere soprattutto per merito della sua parentela con Yáng Guìfēi 楊 貴 妃 , la favorita dell’imperatore Xuánzōng. Fu lui a lanciare, nel 751 d.C., una grande coscrizione per la campagna militare nello Yúnnán, estesa anche a coloro che, avendo già pagato un determinato ammontare di imposte, avrebbero dovuto essere esentati dalla leva. Inviso ai funzionari ed odiato dal popolo, Yáng fu ucciso nel 756 d.C. dai soldati della guardia imperiale che si erano ammutinati.