Sono stato incerto, per un momento, se classificare questa poesia secondo il criterio dell’autore (è una composizione di Bái Jūyì, celebre poeta dell’epoca Táng) o secondo il criterio dell’argomento ( è un’opera che denuncia la triste sorte delle fanciulle reclutate per diventare concubine imperiali e che mostra una commossa partecipazione alla loro infelicità). Mi è parso più opportuno inserirla nella rubrica “L’altra metà del cielo”.
La vecchia signora di Shàngyáng
La donna di Shànyáng. (1)
Il suo bel viso lentamente invecchia,
i capelli stan diventando bianchi.
Quante primavere rinchiusa a Shàngyáng (2)
dietro le porte su cui vigilano
eunuchi in divise di color verde?
Fu scelta come dama di palazzo
verso la fine del regno di Xuánzōng.
Sedici anni allora. Sessanta adesso.
Di più d’un centinaio di fanciulle
che raggiunsero la corte in quegli anni,
è ormai l’unica sopravvissuta.
“Ricordo ancora quel giorno lontano,
quando, nascondendo la sofferenza,
salutai i genitori e la famiglia.
Aiutandomi a salire in carrozza,
mi scongiuravano di non piangere.
Tutti mi confortavano dicendo:
‘ Fra poco il sovrano ti vorrà bene’. (3)
Il mio volto era fresco come un fiore,
il mio seno splendido come giada.
Ma prima ancora che avessi potuto
esser presentata all’imperatore,
già la consorte Yáng mi guardava storto. (4)
Così, per colpa della sua gelosia,
sono stata relegata qui a Shàngyáng
a dormire sola tutta la vita. (5)
Quant’eran lunghe le notti autunnali,
e senza sonno. L’alba non spuntava mai.
La fiamma vacillante della bugia
proiettava ombre dietro il paravento, (6)
mentre la pioggia, triste e monotona,
tamburellava contro la finestra.
Lenti anche i giorni della primavera .
Eran giorni che non passavano mai
per chi sedeva sola e abbandonata
in attesa che giungesse il crepuscolo.
Oh, quanto m’eran divenuti odiosi
i trilli incessanti dei rigogoli.
Ora che son vecchia, non invidio più
le rondini che fanno il loro nido ,
a coppie, sotto le travi del tetto.
Rigogoli e rondini se ne vanno,
ma la mia tristezza rimane sempre.
Passano le primavere e gli autunni.
Ho ormai cessato di contare gli anni
e mi limito a guardare la luna
dalle stanze nascoste del palazzo. (7)
Per quattrocento, cinquecento volte
ho visto sorgere la luna piena.(8)
Oggi sono la più vecchia del palazzo
e, dalla sua lontana residenza,
il sovrano ha voluto concedermi
il titolo onorifico di “Shàngshū”. (9)
Porto scarpe a punta e gonna attillata.
Ho sopracciglia allungate, sottili,
tratteggiate con un bistro azzurrino. (10)
Se mi vedessero quelli di fuori,
che belle risate si farebbero.(11)
Eppur tutto questo era di gran moda
negli ultimi anni dell’epoca Tiānbāo". (12)
Quant’è amara la sorte di questa donna.
Disgraziata nella sua giovinezza
ed infelice anche nella vecchiaia.
Perché tanta tristezza nella vita?
Non fu ascoltata un tempo la canzone
che Lǚ Xiàng dedicò alle belle donne (13),
non sarà ascoltata ora la canzone
della signora dai capelli bianchi. (14)
NOTE
1) È possibile identificare la persona che ispirò questa poesia.
Si tratta di Jiāng Căipíng 江 采 苹 ( 725 d.C.-756 d.C.?), meglio conosciuta come Méi Fēi 梅 妃 (“La Consorte Prugna”).
Nata a Pútián 莆田, nell’attuale provincia di Fújiàn 福建, in una famiglia di medici, ricevette una raffinata educazione letteraria.
Fu prescelta per l’harem imperiale nel 740 d.C. all’età di quindici anni ( la poesia parla di sedici perché i Cinesi calcolano tradizionalmente l’età di una persona a partire dalla data del concepimento).
La sua vita è raccontata in un testo anonimo “La biografia della Consorte Prugna” 梅 妃 傳 (“méi fēi zhuàn”), pubblicato ai tempi dei Míng 明 朝 ( XIV°-XVII° secolo d.C.), in una miscellanea intitolata Shuōfú 說 郛. Ciò ha indotto alcuni studiosi a ritenere che si tratti di una figura di fantasia, anche se i fatti riportati nella biografia corrispondono, almeno in parte, a quelli menzionati da Bái Jūyì 白 居 易 e sembrano quindi confermare l’idea che ci si trovi di fronte a una persona realmente esistita.
Secondo la biografia, la bellezza di Jiāng Căipíng sarebbe stata tale che l’imperatore si innamorò della fanciulla non appena la vide e ne fece subito la sua favorita.
Quando, nel 745 d.C., Xuánzōng 玄 宗 fu travolto da una folle passione per Yáng Guìfēi 楊 貴 妃 , quest’ultima lo convinse ad esiliare, anche se controvoglia, Jiāng Căipíng nel lontano palazzo di Shàngyáng 上 楊 .
Jiāng Căipíng pianse la sua triste sorte in una rapsodia intitolata “Ad est della torre” (樓 東 賦 "lóu dōng fù”),in cui leggiamo tra l’altro:
“L’imperatore mi amava di un amore profondo e inesauribile e mi giurava che il suo amore per me era solido e duraturo come le montagne e come il mare. Ahimè, che cosa avrei potuto fare quando la smisurata ostilità di una donna mediocre e gelosa mi rubò il mio amore? Sono stata esiliata in un remoto palazzo. Rimpiango la mia felicità, ma so che non tornerà mai più”.
Secondo la summenzionata biografia, di Jiāng Căipíng si sarebbero perse le tracce durante la rivolta di Ān Lùshān 安 祿 山 . Essa sarebbe poi apparsa in sogno a Xuánzōng e gli avrebbe raccontato di essere stata uccisa dai ribelli.
La storia ripresa da Bái Jūyì coincide solo in parte con la narrazione del Méifēi Zhuàn 梅 妃 傳, ma ciò appare comprensibile se si tiene presente il fatto che il poeta intendeva affrontare un problema generale, vale a dire il triste destino delle concubine imperiali, non già raccontare la vita di una singola persona.
(2) Il palazzo di Shàngyáng 上 楊 fu edificato intorno al 667 d.C. a Luòyàng 洛 陽 , che era allora la capitale orientale dell’Impero, da Táng Gāozōng 唐 高 宗 , il quale vi tenne spesso udienza. Era situato fuori delle mura, a sud-ovest della città, ma ad est del Giardino Proibito 禁 苑 (“jìn yuàn”) o Giardino Occidentale 西 苑 (“xī yuàn”), fatto costruire dai Suì 隋 朝 nel 605 d.C.
Nel febbraio del 705 d.C, Lĭ Xiăn 李 顯 ( poi divenuto l’imperatore Zhōngzōng 中 宗 ) vi confinò la madre Wŭ Zétiān 武 則 天 , che aveva usurpato il potere dopo la morte dell’imperatore Gāozōng 高 宗.
L’imperatore Xuánzōng 玄 宗 vi organizzò feste e banchetti quando si trovava a Luòyáng 洛 陽 . Tuttavia poiché egli risiedeva stabilmente a Cháng’Ān 長 安 , le sue visite a Luòyáng non erano frequenti. Una persona cui fosse stato ordinato di vivere nel palazzo di Shàngyáng non aveva quindi la possibilità di incontrare l’imperatore se non in rare occasioni.
3) Letteralmente: “ Appena entrata a corte riceverai il favore del sovrano” ( 入 內 便 承 恩 “rù nèi biàn chéng ēn”).
4) La bella Yáng Guìfēi 楊 貴 妃 aveva imparato presto che era meglio sbarazzarsi subito delle possibili rivali, prima che riuscissero a diventare pericolose.
5) Letteralmente: “Obbligata ad abitare per tutta la vita in una casa vuota”(一 生 遂 向 空 房 宿 “yī shēng suì xiàng kōng fáng sù”).
6) Ho tradotto con “paravento” il termine 壁 (“bì”) che significa “parete di separazione”. L’espressione “dietro la parete” 背 壁 (“bèi bì”) mi lascia in effetti pensare che la donna veda attraverso un paravento trasparente l’ombra vacillante della candela.
7) La donna ha ormai abbandonato qualsiasi speranza di vedere cambiare la propria vita, ma la nostalgia della famiglia continua a farla soffrire. “ Guardare la luna” (望 明 月 “wáng míng yuè”) è per i Cinesi sinonimo di “pensare alla casa lontana”.
8) Letteralmente “da est a ovest quattrocento, cinquecento volte è diventata rotonda”( 東 西 四 五 百 回 圓 “dōng xī sì wŭ băi huì yuán”. Il numero dei pleniluni che la donna dice di aver osservato a Shàngyáng ci dà approssimativamente un periodo di 35-40 anni.
9) I dizionari rendono il termine 尚書 (“shàng shū”) in vario modo “alto funzionario”, “membro del governo”, “segretario imperiale”. Nel contesto è chiaro che si tratta di un titolo onorifico svincolato da qualsiasi responsabilità politica o amministrativa, come sono oggi, ad esempio, i titoli di “cavaliere”, “commendatore”, “grande ufficiale”. Una decorazione ci appare tuttavia una ben modesta compensazione per una vita completamente rovinata.
10) La moda femminile che furoreggiava quando la signora di Shàngyáng era giovane contemplava scarpe appuntite e abiti attillati, quasi di taglio ”unisex”. Il make up prevedeva sopracciglia lunghe e sottili, volte verso l’alto e ombreggiate con il 黛 (“dài”), un pigmento scuro dai riflessi bluastri.
11) L’abbigliamento e il trucco fuori moda testimoniano l’isolamento in cui vivevano la maggior parte delle donne dei palazzi imperiali, cui era rigorosamente impedito qualsiasi contatto con il mondo esterno. Non per nulla erano spesso chiamate 內 人 ( “nèi rén”), cioè “coloro che stanno all’interno” in contrapposizione ai 外 人 (“wài rén”), la gente comune che abitava “all’esterno” del palazzo.
12) L’era Tiānbăo 天 寶 (“Tesoro Celeste”) durò dal 742 d.C. al 756 d.C. I suoi ultimi anni sono dunque quelli che vanno dal 750 d.C. al 756 d.C.
13) Lǚ Xiàng 呂向 ( data di nascita ignota-742 d.C.), celebre studioso ammesso nel 718 d.C. a far parte dell’Accademia dei Pennelli (翰 林 院 “hàn lín yuàn”), fu uno dei saggi ai quali Xuánzōng affidò l’educazione del figlio Lĭ Hēng 李 亨 , poi divenuto l’imperatore Sùzōng 唐 肅 宗 . Scrisse una rapsodia 賦 (“fù”) intitolata “La rapsodia delle belle donne”( 美 人 復 “mĕi rén fù”) per dissuadere l’imperatore dal reclutare al proprio servizio centinaia di belle fanciulle, la maggior parte delle quali erano destinate a condurre nel palazzo imperiale, lontane dalle loro famiglie e isolate dal mondo, una vita solitaria e infelice, ma non fu ascoltato.
14) La poesia si chiude con una nota di pessimismo. La situazione non è cambiata per nulla rispetto ai tempi di Lǚ Xiàng. Bái Jūyì ne reitera la denuncia, ma è sicuro che anche questa volta sarà fatica sprecata. I versi finali possono essere interpretati in modo leggermente diverso secondo che il termine 君 (“jūn”) sia inteso come sostantivo (“l’imperatore”) o come pronome (“tu”, “voi”), ma la sostanza è la stessa: nessuno si è mai preoccupato e nessuno si preoccuperà mai della triste sorte di queste povere donne, profondamente infelici nonostante l’ambiente lussuoso e confortevole in cui vivono.
上 陽 白 髮 歌
上陽人,紅顏暗老白髮新。
綠衣監使守宮門,一閉上陽多少春。
玄宗末歲初選入,入時十六今六十。
同時采擇百餘人,零落年深殘此身。
憶昔吞悲別親族,扶入車中不教哭。
皆雲入內便承恩,臉似芙蓉胸似玉。
未容君王得見面,已被楊妃遙側目。
妒令潛配上陽宮,一生遂向空房宿。
秋夜長,夜長無寐天不明。
耿耿殘燈背壁影,蕭蕭暗雨打窗聲。
春日遲,日遲獨坐天難暮。
宮鶯百囀愁厭聞,梁燕雙棲老休妒。
鶯歸燕去長悄然,春往秋來不記年。
唯向深宮望明月,東西四五百回圓。
今日宮中年最老,大家遙賜尚書號。
小頭鞋履窄衣裳,青黛點眉眉細長。
外人不見見應笑,天寶末年時世妝。
上陽人,苦最多。
少亦苦,老亦苦。少苦老苦兩如何?
君不見昔時呂向《美人賦》,
又不見今日上陽白髮歌!