Capitolo 16
Lǚ Bù colpisce l’alabarda nell’accampamento
Cáo Méngdé è sconfitto in battaglia presso il fiume Yù
I- Torniamo ora a parlare del capo di stato maggiore Yáng, che aveva proposto un piano per attaccare Liú Bèi.
“È un piano sicuro?” gli domandò Yuán Shù.
Yáng gli rispose: “Sebbene sia facile prendere Liú Bèi, che è acquartierato con le sue truppe a Xiăopèi, bisogna tener conto del fatto che Lǚ Bù, la tigre, occupa Xúzhōu.C’è da temere che egli aiuti Liú Bèi, per il rancore che ha contro di noi a causa dei soldi, delle sete, dei viveri e dei cavalli che gli erano stati promessi e che non gli sono stati dati. Ora davvero bisognerebbe inviare qualcuno a portargli in dono provviste, in modo da conquistarne l’amicizia e fare in modo che i suoi soldati non si muovano mentre noi liquidiamo Liú Bèi. Prima dobbiamo eliminare Liú Bèi, poi si potrà pensare a Lǚ Bù ed occupare anche Xúzhōu.”
Pertanto furono preparati duecentomila carri di grano e fu ordinato a Hán Yīn di rendere visita a Lǚ Bù consegnandogli, con i regali, una lettera confidenziale. Lǚ Bù gradì molto il dono ed accolse solennemente Hán Yīn. Hán Yīn tornò a riferire a Yuán Shù.
Yuán Shù inviò allora alcune decine di migliaia di uomini sotto il comando del generale Jì Líng, coadiuvato dai suoi subordinati Léi Bò e Chén Lán, ad attaccare Xiăopèi.
II. Quando Xuándé venne a sapere di queste cose, riunì i suoi consiglieri.
Zhāng Fēi voleva dare battaglia, ma Sūn Qián si oppose. “In questo momento” disse “a Xiăopèi abbiamo pochi viveri e pochi soldati. Come potremmo resistere al nemico? Non sarebbe meglio mandare subito un messaggio a Lǚ Bù per informarlo e chiedergli aiuto?”
“Come se potessimo aspettarci un aiuto da quel cialtrone!” ribattè sprezzante Zhāng Fēi.
Tuttavia Xuándé dichiarò che il suggerimento di Quán era buono ed inviò a Lǚ Bù una lettera del seguente tenore:
“Attiro umilmente la vostra attenzione, Generale, sul fatto che io mi trovo in questo momento a Xiăopei perché mi son conformato alla volontà del destino. Ora, Yuán Shù, volendo vendicarsi dei suoi nemici, ha inviato contro di me Jì Líng al comando di un esercito.Se voi, Generale, non venite a salvarmi, la mia rovina è imminente.Vi imploro di inviare con urgenza delle truppe in mio soccorso per evitare il disastro che ci minaccia.Ve ne saremo grati! Ne saremo felici!”.
III. Quando Lǚ Bù ebbe letto il messaggio di Liú Bèi, fece chiamare Chén Gōng, che osservò: “ Yuán Shù ci ha appena mandato dei rifornimenti ed una lettera con cui ci chiede di non aiutare Xuándé. Ora è Xuándé che viene a implorare soccorso. Mi sembra che Xuándé, bloccato come è nel villaggio di Xiăopèi, non sia assolutamente in grado di farci del danno. Se, invece, Yuán Shù liquidasse Xuándé, allora potrebbe accordarsi contro di noi con i generali che occupano, al nord, la regione delle montagne e noi non potremmo più dormire sonni tranquilli. Propongo perciò di aiutare Xuándé.”
IV. Nel frattempo i soldati si avvicinavano. L’esercito di Jì Líng marciava a grandi tappe ed era già arrivato a sud est del distretto di Pèi, dove si accampò. Dappertutto, di giorno, sventolavano la bandiere e, di notte, brillavano i fuochi di segnalazione. Il rullo dei tamburi scuoteva cielo e terra.
Xúandé disponeva a Xiăopèi di appena cinquemila uomini, che condusse fuori città solo per dimostrare che non aveva paura, e fu ben contento di sentire che anche le truppe di Lǚ Bù erano nelle vicinanze.
All’improvviso, Lǚ Bù comparve con i suoi uomini a poca distanza da Xiăopèi e si accampò a sud-est della città.
Quando Jì Líng seppe che Lǚ Bù era venuto con le sue truppe in soccorso di Liú Bèi, gli mandò subito un messaggero con una lettera, rimproverandolo per la sua slealtà.
Lǚ Bù sorrise: “ Ho un piano per non attirarmi l’ostilità né di Yuán Shù né di Liú Bèi”.
Poi inviò messaggeri agli accampamenti di Jì líng e di Liú Bèi, per invitarli entrambi ad un banchetto.
V. Quando Liú Bèi ricevette l’invito di Lǚ Bù voleva subito accettarlo, ma Guān e Zhāng cercarono di dissuaderlo: “ Non dovete andarci. Siamo certi che Lǚ Bù non è sincero.”
Xuándé rispose: “L’ho sempre trattato bene. Non mi farà sicuramente del male.”
Così montò a cavallo e partì, seguito da Guān e da Zhāng.
Quando arrivarono all’accampamento di Lǚ Bù e ci entrarono, Lǚ Bù li accolse con queste parole: “Oggi, io ho fatto uno sforzo speciale per tirare fuori dai pericoli Vostra Eccellenza. Non dimenticatelo quando la sorte vi sarà propizia.”
Xuándé lo ringraziò e Lǚ Bù lo invitò a prender posto. Guān e Zhāng si piazzarono dietro a Liú Bèi senza togliere la mano dall’elsa della spada.
Allorché fu annunciato l’arrivo di Jì Líng, Liú Bèi si spaventò molto e voleva andar via, ma Lǚ Bù gli disse: “Vi ho invitati entrambi a venire da me per discutere insieme. Non prendetela male”.
VI. Xuándé, ignorando le intenzioni di Lǚ Bù, era molto inquieto.
Jì Líng smontò da cavallo ed entrò nell’accampamento.Non appena vide Liú Bèi seduto al posto d’onore nella tenda di Lǚ Bù, fu preso da una gran paura e cercò di tirarsi indietro, ma coloro che gli stavano intorno lo trattennero. Allora Lǚ Bù, fattosi avanti, lo prese per un braccio e se lo trascinò dietro come se fosse un bambino.
“Volete uccidermi?” domandò Jì Líng.
“Assolutamente no” gli rispose Lǚ Bù.
“Se non volete uccidere me, allora volete uccidere “Orecchie Lunghe?”(1) chiese ancora Jì Líng.
“Non voglio uccidere nemmeno lui”.
“Che cosa intendete dunque fare?”domandò Jì Líng stupefatto.
“ Liù Bèi ed io siamo come fratelli.” gli spiegò Lǚ Bù” Voi lo avete attaccato ed io sono venuto a soccorrerlo”.
“Se le cose stanno così, perché non mi uccidete?” tagliò corto Jì Líng.
“Non avrebbe alcun senso.”replicò Lǚ Bù” Ho sempre amato la pace e detestato le discordie ed il mio solo desiderio è comporre i contrasti. Perciò ora voglio riuscire a riconciliarvi.”
“Posso chiedervi come pensate di fare?”domandò Jì Líng.
“Ho un’idea che mi viene direttamente dal Cielo.”
Lǚ Bù spinse Jì Líng all’interno della tenda e lo condusse di fronte a Liú Bèi. I due uomini si guardarono sospettosi, ma Lǚ Bù prese posto in mezzo a loro, facendo sedere Jì Líng alla sua sinistra e Liú Bèi alla sua destra, poi ordinò di dare inizio al banchetto e di versare il vino ai convitati.
VII. Una volta che furono riempite parecchie coppe, Lǚ Bù cominciò a parlare: “ Guardatemi entrambi in faccia, signori. Dovete ritirare i vostri soldati.”
Xuándé rimase zitto. Jì Líng invece replicò: “ Sono venuto per ordine del mio signore, guidando un esercito di centomila uomini, a liquidare Liú Bèi. Come potrei ritirare le mie truppe?”.
Nel sentir ciò, Zhāng Fēi perse le staffe e sguainò la spada urlando: “ Anche se noi siamo pochi, non illudetevi che sia un gioco da bambini! Che cosa siete voi in confronto ad un milione di Turbanti Gialli? Come osate prendervela con il mio signore?”, ma Guān Yŭ lo fece subito tacere dicendo: “ Vediamo prima quali sono le intenzioni del generale Lǚ Bù. In seguito ciascuno farà ritorno al proprio accampamento e non sarà tardi per combattere”.
Lǚ Bù disse : “ Vi supplico entrambi di rinunciare alla battaglia. Non posso permettervi di combattere”.
VIII. Se, da un lato, Jì Líng non nascondeva la sua irritazione, dall’altro, Zhāng Fēi non vedeva l’ora di gettarsi nella mischia.
A questo punto, Lǚ Bù comandò, in tono concitato, a coloro che lo attorniavano: “ Portatemi la mia alabarda!”.
Quando gliela portarono ed egli la brandì con la destra, Jì Líng, Xuándé e tutti i presenti impallidirono.
Lǚ Bù disse: “ Voglio tentare di dissuadervi dall’attaccare battaglia. Tutto ora è nelle mani del Fato” e ordinò ai suoi attendenti di prendere l’alabarda e di piantarla per terra ad una notevole distanza dalla tenda, oltre la porta della staccionata che delimitava l’area del suo quartier generale. Poi si rivolse a JÌ Líng e a Xuándé con queste parole:”La porta dista centocinquanta passi dal punto in cui ci troviamo.Se riuscirò a colpire con una freccia la punta dell’alabarda, voi dovrete, entrambi, ritirare i vostri soldati. Se mancherò il bersaglio, ciascuno di voi potrà ritornare al proprio accampamento e schierare con calma l’esercito per la battaglia.Chi non si conformerà a quanto ho detto assaggerà la mia spada”.
“L’alabarda è piazzata a più di centocinquanta passi di distanza” pensò Jì Líng “Non riuscirà a centrare il bersaglio”. Perciò decise che gli conveniva accettare la proposta, visto che, una volta fallito il tentativo di Lǚ Bù, nessuno avrebbe più potuto trattenerlo dall’affrontare il nemico, ed acconsentì prontamente.
Xuándé, da parte sua, non sollevò obiezioni.
Lǚ Bù invitò tutti gli ospiti a sedersi nuovamente e fece versare a ciascuno una coppa di vino.
Ix. Quando ebbero finito di bere, Lǚ Bù si fece portare arco e frecce.
Xuándé pregò in silenzio che riuscisse a centrare il bersaglio.
Allora si vide Lǚ Bù arrotolarsi le maniche, incoccare una freccia e tendere l’arco al massimo. Proprio come dice la poesia:
“L’arco si arrotondò come la luna d’autunno che vaga per il cielo
e la freccia saettò come una stella cadente che precipita sulla terra.”
La freccia colpì in pieno la sottile punta dell’alabarda. Un urlò si levò tra gli ufficiali ed i soldati ammassati intorno alla tenda. I posteri composero, in onore di Lǚ Bù il seguente elogio:
“ Raro è al mondo un arciere eccezionale come il Marchese di Wēn.
Alla porta dell’accampamento, da solo risolse il rischioso dilemma.
Se infatti i soli che tramontavano irrisero una volta il mitico Hòu Yì (2)
e l’abilissimo Yăng Yŏujì uccise in un attimo la scimmia che urlava (3),
Lǚ Bù fece vibrare la pesante corda , il grande arco si allungò e si tese.
Quando la freccia dalla cocca piumata saettò via e centrò il bersaglio
e la coda del leopardo penetrò oscillando nella punta dell’alabarda
ben centomila bravi soldati poterono infine deporre le loro armature.”
X. Subito dopo aver centrato in pieno la punta dell’alabarda, Lǚ Bù scoppiò in una grande risata, gettò a terra l’arco, prese per mano Jì Líng, da un lato, e Xuándé, dall’altro, ed esclamò: “Il Cielo vuole veramente che voi fermiate i vostri soldati”. In seguito ordinò ai suoi uomini di versare il vino e ciascuno ne bevve una grande coppa.
Xuándé in segreto si vergognò della propria inferiorità.
Jì Líng rimase a lungo in silenzio, poi si rivolse a Lǚ Bù: “ Non oso non dare ascolto alle vostre parole, Generale, ma quando ritornerò dal mio capo, come potrò mai convincerlo a credermi?”.
“Gli farò avere io una lettera” rispose Lǚ Bù.
Dopo aver bevuto ancora qualche coppa, Jì Líng chiese che gli fosse consegnata la lettera e si allontanò per primo.
Allora Lǚ Bù si rivolse a Xuándé e gli disse: “ Vi ho tirato fuori dal pericolo, Eccellenza. Non vi pare?”.
Xuándé lo ringraziò inchinandosi profondamente, poi partì, accompagnato da Guān e da Zhāng.
Il giorno seguente, i tre eserciti si allontanarono, ciascuno per la propria strada.
XI. È inutile dire che Xuándé rientrò a Xiăopèi e che Lǚ Bù fece ritorno a Xúzhōu.
Jì Líng, da parte sua, si ritirò a sud del fiume Huái e si presentò a Yuán Shù, al quale spiegò come Lǚ Bù avesse colpito la punta dell’alabarda e narrò tutto ciò che ne era seguito, allegando, a conferma del suo racconto, la lettera dello stesso Lǚ Bù.
Yuán Shù andò su tutte le furie e si mise ad imprecare: “”Ecco la riconoscenza dimostrata da Lǚ Bù verso di me che gli ho regalato tutto quel grano: ha ideato questa buffonata per salvare Liú Bèi. Mi metterò io stesso alla testa delle mie truppe. Prima liquiderò Liú Bèi, poi andrò a cercare Lǚ Bù.”
“Vostra Eccellenza non può agire in modo così imprudente” obiettò Jì Líng “Lǚ Bù è un uomo estremamente forte e coraggioso e controlla la regione di Xúzhōu. Se Lǚ Bù e Liú Bèi si accordassero fra di loro, sarebbe difficile attaccarli. Però ho sentito dire che Lǚ Bù ha avuto da sua moglie, la signora Yán, una figlia che è già in età da marito.(4) Vostra Eccellenza potrebbe chiedere la mano di questa fanciulla per suo figlio. Se Lǚ Bù si imparentasse con voi, diventerebbe certamente un nemico mortale di Liú Bèi. Questa tattica si chiama ’La famiglia innanzitutto’(5)".
XII. Il piano piacque a Yuán Shù, che subito incaricò Hán Yìn di portare a Lǚ Bù la proposta di matrimonio.
Hán Yìn partì per Xúzhōu recando con sé molti doni e, quando fu ricevuto in udienza da Lǚ Bù gli disse:
“Il mio signore vi ammira molto, o generale, e desidera chiedere la mano di vostra figlia per suo figlio in modo da unire stabilmente le due famiglie sul modello dell’alleanza che fu stipulata un tempo fra Qín e Jìn". (6)
Lǚ Bù si consultò con sua moglie, la signora Yán. Occorre infatti sapere che Lǚ Bù aveva due mogli e una concubina. Aveva dapprima sposato la signora Yán, che era la moglie legittima.In seguito, aveva preso come concubina Diāo Chán. Infine, mentre viveva a Xiăopèi, aveva preso come seconda moglie (7) una figlia di Cáo Bào, che però era morta giovane e senza figli. Non aveva avuto figli neppure da Diāo Chán, cosicché la sua unica erede era la figlia della signora Yán, che egli amava enormemente.
La signora Yán andò subito al sodo: “ Yuán Shù controlla da tempo la regione a sud del fiume Huái. (8) Dispone di molti soldati e di abbondanti risorse. Non è escluso che, prima o poi, diventi imperatore. Se ciò avvenisse. nostra figlia potrebbe sperare di essere, un giorno, imperatrice. Quanti figli ha Yuán Shù?”
“Uno solo” le rispose Lǚ Bù.
“Allora” concluse la signora Yán” ci conviene accettare la sua proposta. Comunque vada, anche se nostra figlia non diventasse imperatrice , non dovremo più preoccuparci per la sicurezza di Xúzhōu”.
Lǚ Bù decise di accettare la proposta di Yuán Shù, fece grandi regali a Hán Yìn e definì nei dettagli il progetto di matrimonio.
Hán Yìn ritornò da Yuán Shù, che lo rispedì a Xúzhōu con i regali di fidanzamento. Lǚ Bù lo accolse, gli diede udienza, lo invitò a pranzo e gli mise a disposizione un alloggio perché potesse riposarsi.
XIII. Il giorno seguente, Chén Gōng si recò a salutare Hán Yìn nel suo appartamento. Esauriti i convenevoli, i due uomini si sedettero a conversare. Quando i servitori si furono ritirati, Gōng si rivolse a Hán Yìn: “ Chi ha ideato questo bel piano? L’alleanza tra Yuán Shù e Fèng Xiān che si realizza attraverso questo matrimonio ha un obiettivo preciso: la rovina di Liú Xuándé.”
Nel sentire queste parole Hán Yìn si spaventò e cominciò a supplicare Chén Gōng di mantenere segreto il fidanzamento.
“Io non parlerò di certo”gli rispose Chén Gōng “ ma temo che, se la cosa dovesse tirare per le lunghe, il piano finisca per essere scoperto e neutralizzato.Occorre modificarlo”.
“Ma allora, vorrei che mi spiegaste che cosa dovremmo fare” replicò Hán Yìn.
“Andrò a trovare Lǚ Bù e lo persuaderò a lasciar partire subito la ragazza affinché il matrimonio possa aver luogo al più presto. Che ve ne pare?”.
Hán Yìn ne fu molto contento e, ringraziandolo, gli disse: “Se ci riuscirete, Yuán Shù avrà una grande ammirazione per le vostre capacità”.
XIV. Preso congedo da Hán Yìn, Chén Gōng `si recò da Lǚ Bù e gli disse:”Ho saputo del progetto di dare vostra figlia in moglie al figlio di Yuán Gōnglù e me ne rallegro molto. È già stato fissato il giorno delle nozze?”.
“Non ancora.” gli rispose Lǚ Bù “Lo decideremo con calma”.
Gōng osservò: “Conformemente alla tradizione, tra il fidanzamento e il matrimonio si lascia passare un certo periodo di tempo, ma la durata del fidanzamento varia secondo le classi sociali: un anno per l’imperatore, sei mesi per i nobili, tre mesi per gli alti funzionari, un mese per la gente comune”.
Lǚ Bù lo interruppe: “ Il Cielo ha già messo nelle mani di Yuán Gōnglù il sigillo imperiale. Non c’è dubbio che prima o poi diventerà imperatore. Di conseguenza, mi pare che si dovrebbe seguire l’usanza imperiale, non è vero?”.
“Non è il caso” rispose Gōng.
“Allora, dovremmo seguire l’usanza dei nobili?” fece Lǚ Bù.
“Non va bene neppure quella”.
“L’usanza degli alti funzionari?”.
“No”
Lǚ Bù si mise a ridere: “Mi stai dicendo che io dovrei seguire l’usanza della gente comune?”.
Gōng si spiegò: "Oggi, nell'Impero, ci sono rivalità e contese tra i nobili. Non pensate che molti di loro saranno gelosi del patto matrimoniale che avete concluso con Yuán Gōnglù? Se sceglierete una data troppo lontana nel tempo per la celebrazione del matrimonio, qualcuno di essi ne approfitterà, quando si avvicinerà il gran giorno, per preparare un'imboscata nel mezzo del cammino e rapire la sposa. Che cosa faremo a quel punto? Sarebbe stato meglio rifiutare la proposta, ma, visto che l'avete già accettata, datevi da fare prima che gli altri vengano a conoscenza delle vostre intenzioni e mandate subito vostra figlia a Shòuchūn. (9) Lì potrà risiedere, in una casa diversa da quella del fidanzato, finché non sarà stata scelta la data propizia per le nozze, e tutto andrà bene". (10)
"Le tue parole sono molte sensate" disse Lǚ Bù e, recatosi dall signora Yán, le comunicò che la figlia doveva preparare in fretta il corredo perché saarebbe partita quella sera stessa. Poi scelse i migliori cavalli e fece equipaggiare la carrozza nuziale. Affidò la scorta ai generali Sòng Xiàn e Wèi Xù che avrebbero marciato dinanzi alla sposa in compagnia di Hán Yìn. Il corteo uscì dalla città al rullo dei tamburi.
XV. Sentendo rullare i tamburi, il vecchio padre di Chén Yuánlóng, Chén Guī, che stava in casa sua, domandò ai servitori che cosa stesse accadendo e quelli glielo spiegarono.
“Stanno attuando il piano chiamato ‘La famiglia innanzitutto’”pensò Chén Guī” Xuándé è in pericolo”.
Allora, sebbene non fosse in buona salute, si recò da Lǚ Bù.
“Perché siete qui, Signore?” gli domandò quest’ultimo.
“Ho sentito dire che eravate morto, Generale, e perciò sono venuto a porgere le mie condoglianze”.
“Chi vi ha detto una cosa del genere?” esclamò Lǚ Bù, sorpreso.
“Qualche tempo fa” rispose Chén Guī” Yuán Gōnglù vi ha regalato oro e oggetti preziosi perché uccideste Liú Xuándé e voi vi siete tolto d’impaccio con la trovata della freccia e dell’alabarda. Ora torna all’attacco con questa proposta di matrimonio,che in realtà nasconde l’intenzione di usare vostra figlia come ostaggio. Tra poco, vi pregherà di attaccare Xuándé e di occupare Xiăopèi. Quando avrete finito con Xiăopèi, la stessa Xūzhōu sarà in pericolo. Comincerà a chiedervi provviste; in seguito, avrà bisogno di truppe. Se gliele concederete, domanderà sempre di più. Così vi indebolirete e, in aggiunta, vi renderete inviso agli altri. Se gliele rifiuterete, vi accuserà di mancare ai doveri di parentela e avrà un pretesto per assalirvi. Come se non bastasse, corre voce che abbia intenzione di proclamarsi imperatore, cioè di ribellarsi al potere costituito. Qualora lo facesse, voi vi ritrovereste imparentato con un traditore. Non sarebbe un’infamia agli occhi di tutti?”.
XVI. Molto turbato da tali parole, Lǚ Bù esclamò: “Chén Gōng mi ha ingannato!” e diede subito ordine a Zhāng Liáo di prendere con sé alcuni soldati e di correre dietro al corteo della fidanzata, che fu raggiunto a circa quindici chilometri dalla città e riportato indietro.
Al ritorno in città, Hán Yìn venne immediatamente arrestato e trattenuto, mentre i suoi accompagnatori furono lasciati ritornare da Yuán Shù per riferirgli che la fanciulla stava ancora preparando il suo corredo e che sarebbe partita non appena lo avesse completato.
Chén Guī propose a Lǚ Bù di consegnare Hán Yìn alle autorità della capitale Xŭchāng, ma Lǚ Bù esitava a prendere una decisione.
XVII. Nel frattempo giunse la notizia che, a Xiăopèi, Liú Xuándé stava reclutando soldati e comprando cavalli, senza che se ne conoscesse la ragione.
“Che c’è da stupirsene?” osservò Lǚ Bù “Sta solo facendo ciò che un buon generale deve fare”.
Proprio mentre parlava, gli si presentarono Sòng Xiàn e Wèi Xù e gli raccontarono: “ Come Vostra Eccellenza ci aveva ordinato, ci siamo recati nel Shāndōng a comprare cavalli. Eravamo riusciti a procurarci più di trecento bei cavalli e stavamo portandoli qui, quando, nei pressi di Xiăopèi, alcuni predoni ce ne hanno rubati la metà.Ora veniamo a sapere che chi ci ha attaccati non è altri se non l’amico fraterno di Lìú Bèi, Zhāng Fēi, il quale si era travestito da brigante per portarci via i cavalli ”.
Nel sentir questo Lǚ Bù si infuriò grandemente e cominciò subito a raccogliere soldati per attaccare Xiăopèi e punire Zhāng Fēi.
Quando Liú Bèi venne a conoscenza delle intenzioni di Lǚ Bù ne fu molto allarmato e schierò in gran fretta il suo esercito fuori delle mura per fronteggiare l’attacco.
XVIII. Avanzandosi a cavallo in mezzo ai due eserciti schierati, Xuándé domandò: “Onorato fratello, perché avete portato qui i vostri soldati?”.
“Sono io che t’ho salvato” sbottò Lǚ Bù puntandogli contro il dito “ con quel tiro d’arco, nel mio quartier generale, quando tu eri in gravi difficoltà. E tu ,ora, mi rubi i cavalli. Spiegami perché!”.
“Avevo bisogno di cavalli e ho mandato in giro gente con l’ordine di comprarli.”gli rispose Liú Bèi “ Avrei forse dovuto rubare i vostri?”.
“Ne hai fatti rubare centocinquanta dal tuo amico Zhāng Fēi, senza sporcarti le mani tu stesso” urlò Lǚ Bù.
Zhāng Fēi si fece avanti con la lancia in resta: “ Sì. Sono io che ho rubato i tuoi bei cavalli. E adesso, che cosa vuoi?”.
“Ladro!”(11) lo accusò Lǚ Bù “Tu fai tutto quello che puoi per mostrare quanto mi detesti.”
“Urli tanto ora che ho portato via i tuoi cavalli” replicò Zhāng Fēi “ma, quando hai rubato Xúzhōu a mio fratello, hai fatto tutto in gran silenzio”.
A quel punto, Lǚ Bù brandì l’alabarda e spronò il cavallo per lanciarsi su Zhāng Fēi, il quale gli galoppò incontro, lancia in resta. I due diedero inizio ad un furioso duello, scambiandosi più di un centinaio di colpi senza che né l’uno né l’altro riuscisse a prevalere.
Xuándé, temendo il peggio, fece suonare la ritirata e si affrettò a far rientrare le truppe in città.
L’esercito di Lǚ Bù circondò le mura.
XIX. Xuándé convocò Zhāng Fēi per chiedergli conto di ciò che aveva fatto.
“Dunque,” esordì “ tu hai rubato i cavalli di Lǚ Bù? Avevamo proprio bisogno di cacciarci in questo guaio! Ora, dimmi dove li hai nascosti.”
“Li ho sistemati nei cortili di diversi templi e monasteri” gli rispose Zhāng Fēi.
Allora Xuándé incaricò un messaggero di uscire dalla città e di recarsi all’accampamento di Lǚ Bù per negoziare, proponendo di restituire i cavalli e di porre così fine alle ostilità.
Lǚ Bù era propenso ad accettare la proposta, ma Chén Gōng vi si oppose con queste parole: “ Se tu non elimini Liú Bèi adesso, non potrai che averne danno in futuro”.
Lǚ Bù lo ascoltò e, sospesi i negoziati di pace, attaccò ancor più vigorosamente la città.
XX. Xuándé discusse la situazione con i suoi consiglieri Mí Zhú e Sūn Qián.
Sūn Qián osservò: “ Cè una persona che odia Lǚ Bù: Cáo Cāo. Se riuscissimo a lasciare la città e a raggiungere la capitale, potremmo presentarci a Cáo Cāo e chiedergli che ci fornisca delle truppe per annientare Lǚ Bù. Questa sarebbe un’ottima strategia”.
“Se proviamo a rompere l’assedio e ad andarcene, chi guiderà la sortita?” domandò Xuándé.
“Sono pronto a morire combattendo” rispose Zhāng Fēi.
Così Xuándé affidò l’avanguardia a Zhāng Fēi, la retroguardia a Yún Cháng e tenne per sé il comando del centro, dove raccolse, sotto la sua protezione, i vecchi e i bambini.
Durante la notte, all’ora del terzo cambio della guardia, le truppe si raccolsero, al solo chiarore della luna, e uscirono dalla porta settentrionale della città.
Furono subito affrontate dagli uomini di Sòng Xiàn e di Wèi Xù, ma Zhāng Fēi riuscì, con un impetuoso attacco, a mettere in fuga gli avversari e ad aprire un passaggio.
Zhāng Liáo si lanciò all’inseguimento della colonna, ma fu bloccato da Guān Yŭ, che comandava la retroguardia.
Quando Lǚ Bù si accorse che Xuándé stava fuggendo, non si preoccupò di inseguirlo, ma entrò pacificamente a Xiăopèi, nominò Gāo Shùn governatore della città e ritornò a Xúzhōu.
XXI. Ritorniamo ora a parlare di Xuándé, il quale , giunto dinanzi a Xŭcháng, si accampò fuori della città e mandò subito Sūn Qián ad informare Cáo Cāo che era venuto da lui perché Lǚ Bù l’aveva cacciato.
Cāo dichiarò : “Xuándé è per me come un fratello” e invitò Liú Bèi a entrare in città per incontrarlo.
Il giorno seguente, Xuandé, lasciati Guān e Zhāng nell’accampamento, si presentò a Cáo Cāo in compagnia di Sūn Qián e Mí Zhú.
Cāo lo accolse con grande cortesia e Xuándé lo informò per esteso di ciò che era successo con Lǚ Bù.
“Lǚ Bù è un individuo privo di scrupoli” osservò Cāo “Io e te dovremmo metterci d’accordo per eliminarlo”.
Xuándé lo ringraziò vivamente e Cāo lo invitò a trattenersi a cena con lui. Era ormai tarda sera quando gli ospiti si ritirarono.
Allora, il consigliere Xùn Yù si avvicinò a Cāo e gli disse: “Liú Bèi è un uomo molto capace e ambizioso. Se non ve ne occupate subito, vi farà del danno”.
XXII. Cāo non rispose e Yù si ritirò.
Nel frattempo era entrato nella sala Guō Jiā.
“Xùn Yù mi ha suggerito di uccidere Xuándé. Che cosa ne pensi?”gli domandò Cāo.
“È una cosa che non si può fare.”rispose Guō Jiā “ Eccellenza, voi vi presentate come il campione della giustizia, come colui che libera il popolo dall’oppressione, ed è solo operando con lealtà e rettitudine che potete ottenere il sostegno della gente perbene. L’unica paura che dovete avere è quella di perdere tale sostegno. Ora, Xuándé è di sicuro una persona molto popolare e stimata. Vi ha chiesto aiuto nella difficoltà e nella miseria. Metterlo a morte significherebbe uccidere un uomo di valore.Quando gli uomini onesti e capaci in tutto il paese sentiranno questo, avranno paura e non oseranno più farsi avanti. Ditemi chi governerà allora l’Impero. Rischiare di tirarsi addosso la riprovazione generale per eliminare il problema costituito da una singola persona è un’impresa azzardata. Vi conviene pensarci bene.”.
Cāo apprezzò molto queste considerazioni . “Ciò che hai detto corrisponde esattamente a ciò che penso io”.osservò e, il giorno seguente, fece rapporto al sovrano proponendo che Liú Bèi fosse nominato governatore di Yùzhōu.
Chéng Yù lo ammonì: “Liú Bèi è qualcuno che non si accontenterà di restare in basso. Non sarebbe opportuno sbarazzarsene subito?”.
“No.” gli rispose Cāo” Questo è proprio il momento buono per utilizzare le persone oneste e capaci. Non si può perdere il favore della gente per eliminare un singolo individuo. Su questo punto sono perfettamente d’accordo con Guō Fèngxiào.”
Di conseguenza, non volle ascoltare i suggerimenti di Chéng Yù e concesse a Liú Bèi tremila soldati e seicento tonnellate di grano. Poi gli diede istruzioni di installarsi a Yùzhōu come governatore, di far marciare le truppe su Xiăopèi, di recuperare i suoi vecchi soldati che si erano dispersi e, infine, di attaccare Lǚ Bù.
Non appena ebbe raggiunto Yùzhōu, Xuándé inviò un messaggero ad informarne Cáo Cāo.
XXIII. Cāo voleva radunare subito le truppe e marciare lui stesso contro Lǚ Bù, ma, improvvisamente, un corriere veloce gli portò la notizia che Zhāng Jĭ, il quale aveva attaccato, con i suoi soldati, Nányáng nel Guānzhōng, era stato colpito da una freccia ed era morto. Suo nipote Zhāng Xiù gli era succeduto nel comando e aveva preso come consigliere Jiá Xŭ, poi s’era unito a Liú Biăo e si era accampato con lui a Wănchéng. Di là i due intendevano marciare sulla capitale, occupare il palazzo imperiale e impadronirsi della persona del sovrano.
Cāo si trovò di fronte a un grave dilemma: avrebbe voluto attaccare costoro, ma temeva che Lǚ Bù approfittasse della sua assenza per marciare su Xŭcháng. Perciò chiese consiglio a Xùn Yù, che gli disse: “È un problema facile da risolvere. Lǚ Bù non capisce niente di politica. Se gli farete balenare dinanzi agli occhi qualche vantaggio, ne sarà subito soddisfatto. Mandategli un messaggero con un decreto imperiale che gli conferisca un titolo altisonante, accordategli qualche altro riconoscimento e pregatelo di riconciliarsi con Liú Bèi. Vedrete che vi ascolterà. Questa mi pare un’ottima strategia”.
XXIV. Cāo apprezzò il consiglio e ordinò al capitano dell’esercito Wáng Zé di recarsi a Xúzhōu per consegnare a Lǚ Bù il decreto imperiale e la sua lettera privata che lo invitava a rappacificarsi con Liú Bèi.
Nel frattempo, egli riunì centocinquantamila soldati per affrontare Zhāng Xiù, poi, formate tre divisioni e affidata l’avanguardia a Xiàhóu Dūn, si mise in marcia.
L’esercito di Cāo raggiunse il fiume Yù e si accampò nelle vicinanze.
Jiá Xŭ fece presente a Zhāng Xiù che era impossibile tentar di resistere in quanto l’esercito di Cāo era troppo forte e che era preferibile arrendersi.
Zhāng Xiù seguì il consiglio e incaricò Jiá Xŭ di recarsi all’accampamento di Cāo per offrire la resa.
Cāo fu favorevolmente impressionato dal messaggero e gli propose di passare al suo servizio, ma Jiá Xŭ gli rispose: “Un tempo fui al seguito di Lĭ Jué e mi resi colpevole nei confronti dell’Impero. Ora servo Zhāng Xiù, che ascolta i miei consigli, e non vorrei abbandonarlo.”
Jiá Xŭ ripartì e il giorno successivo fece ritorno accompagnato da Zhāng Xiù che Cāo trattò con grande generosità.
Più tardi Cāo entrò in Wănchéng con un distaccamento di soldati, lasciando il grosso delle truppe fuori città, in un accampamento la cui circonferenza era lunga oltre cinque chilometri.
Cāo si trattenne in città alcuni giorni e ogni giorno Xiù gli offriva splendidi banchetti.
XXV. Un giorno Cāo ritornò a casa ubriaco e domandò ai suoi attendenti: “ Non ci sono delle donnine in questa città?”.
Suo nipote Cáo Ānmín, sentendolo esprimere questo desiderio, gli sussurrò: “ Ieri sera, sbirciando nella parte del palazzo in cui stanno le donne e i bambini, ho intravisto una donna bellissima. Ho chiesto chi fosse e mi hanno risposto che era la vedova di Zhāng Jĭ, lo zio di Xiù."
Non appena ebbe sentito ciò, Cāo ordinò al nipote di andare a prendere la donna con una scorta di cinquanta soldati. In men che non si dica Cáo Ānmín andò e ritornò con la fanciulla.
Quando Cāo la vide, constatò che era davvero una bellezza.
“Come vi chiamate?” le domandò.
“Sono la vedova di Zhāng Jĭ ” rispose la donna “la signora Zōu.” (9)
“Sapete chi sono io?”
“Conosco da tempo la fama del Primo Ministro e, questa sera, sono felice di potergli rendere omaggio”.
“È solo per amor vostro che ho accettato la resa di Zhāng Xiù.” disse Cāo “Altrimenti avrei sterminato lui e la sua famiglia”.
La signora Zōu si inchinò profondamente e mormorò: “ La vostra benevolenza mi fa davvero rinascere”.
“L’avervi vista oggi, signora, mi rende davvero felice, come se fossi in paradiso.” le disse Cāo “Vorrei poter passare questa notte con voi e poi condurvi con me alla capitale, dove godrete in pace di ricchezze e onori. Che ne pensate?”.
La signora Zōu si inchinò, lo ringraziò e divise il letto con lui nel suo padiglione, ma poi gli disse: “ Se rimango fuori troppo a lungo, Zhāng Xiù avrà certamente dei sospetti e temo anche che la gente cominci a spettegolare”.
“Domani, venite a stare con me nell’accampamento.” le propose Cāo.
La sera del giorno seguente, la donna uscì di nascosto dalla città per recarsi nell’accampamento e Diăn Wěi fu incaricato di montare la guardia dinanzi alla tenda del comandante.
I servitori non venivano chiamati e a nessuno era permesso di entrare nella tenda o di avvicinarsi ad essa.
Ogni giorno, Cāo e la signora Zōu si divertivano insieme, senza accorgersi del tempo che passava.
XXVI. Zhāng Xiù, informato della faccenda dai suoi familiari, si infuriò per la grave offesa che Cāo gli aveva arrecato e convocò Jiá Xŭ, al quale intendeva chiedere consiglio.
Jiá Xŭ gli disse:” Per il momento la cosa deve rimanere segreta. Aspettate che venga il giorno in cui Cāo uscirà dalla sua tenda per sistemare i propri affari e allora farete quello che ora vi suggerisco”.
Qualche tempo dopo (12) Zhāng Xiù si presentò a Cāo e gli disse: “I soldati che si sono recentemente arresi disertano in gran numero. Permettete che, per ostacolarne la fuga, li faccia accampare in mezzo al vostro esercito.”.
Cāo si dichiarò d’accordo e Xiù, entro il termine stabilito, spostò il suo esercito sparpagliandolo tra quattro accampamenti posti in mezzo alle truppe di Cāo.
Rimaneva il problema di come eliminare la sentinella, Diăn Wěi, che era un uomo forte e coraggioso, e fu perciò consultato il vicecomandante Húchē’er. Costui era un barbaro così robusto da poter compiere in un giorno una marcia di 25 chilometri portando sulla schiena un carico di 250 chili.
Húchē’er propose immediatamente un piano d’azione.
“L’unica cosa da temere in Diăn Wěi “ disse a Zhāng Xiù “sono le sue due alabarde a doppia lama. Domani, invitatelo a una festa e fatelo bere abbondantemente in modo che ritorni alla sua tenda ubriaco. A quel punto, io, senza farmi notare, mi mescolerò ai soldati della sua scorta, entrerò di soppiatto nella sua tenda e gli ruberò le armi. Allora, non farà più paura a nessuno”.
Xiù fu molto soddisfatto di questo piano e fece i preparativi necessari: ordinò ai soldati di ciascun accampamento di armarsi e diede loro chiare istruzioni. A tempo debito, incaricò poi Jiá Xŭ di invitare Diăn Wěi a una festicciola. La sera, al momento di congedarsi, Diăn Wěi era ubriaco. Hú Chē’er si intrufolò tra gli uomini della scorta e penetrò nell’accampamento di Cāo.
XXVII. Quella notte, Cáo Cāo, che stava cenando con la signora Zōu, udì improvvisamente fuori della sua tenda voci di uomini e nitriti di cavalli. Mandò qualcuno a vedere e gli fu riferito che erano dei soldati di Zhāng Xiù che stavano facendo la ronda notturna. Cāo non si insospettì.
Quando stava per cominciare il secondo turno di guardia (13) nacque un subitaneo trambusto nella parte posteriore dell’accampamento. Fu riferito che un carro di paglia aveva preso fuoco. Neppure questa volta Cāo si inquietò: “Sarà stata una disattenzione di qualche soldato. Non c’è da allarmarsi”.
In brevissimo tempo, però, focolai di incendio si manifestarono in tutti e quattro gli accampamenti e Cāo, cominciando a preoccuparsi, mandò subito a chiamare Diăn Wěn.
Quest’ultimo giaceva nella sua tenda ubriaco fradicio, ma fu risvegliato, nel bel mezzo del sonno, dal battito dei gong, dal rullo dei tamburi e dalle urla dei combattenti. Balzò in piedi e cercò le armi, ma le sue alabarde erano sparite. Intanto, il nemico era già arrivato alla porta del quartier generale di Cāo.(14) Diăn Wěn prese di petto un soldato che gli passava accanto e gli strappò di mano la spada. Corse alla porta e vide una folla di soldati, armati di lancia, che cercava di penetrare nel recinto. Si lanciò in avanti e, mulinando la spada, abbatté più di una ventina d’avversari. Gli altri si tirarono indietro, ma giungevano sempre nuovi rinforzi e le lance che lo circondavano divennero fitte come canne in riva al fiume. Poiché non indossava l’armatura, fu presto colpito in molte parti del corpo, ma continuò a lottare disperatamente. Non potendo più servirsi della spada, che si era spezzata, la gettò via e, afferrati due soldati – uno per ciascuna mano- usò i loro corpi come clave, uccidendo ancora otto o nove uomini. La massa degli assalitori non osava più avvicinarsi, ma, di lontano, lo bersagliava di frecce, che cadevano fitte come pioggia battente. Ormai ferito a morte, difendeva ancora la porta del quartier generale. Alla fine, alcuni entrarono dalla porta posteriore e lo trafissero alla schiena con le loro lance. Allora si sentì un grande urlo ed un grande frastuono. Il sangue colava a terra a fiotti e così Diăn Wěi morì. Ma anche dopo che fu morto, a lungo nessuno osò farsi avanti e attraversare la porta.
XXVIII. Ritorniamo ora a parlare di Cáo Cāo, il quale, approfittando del fatto che Diăn Wěi difendeva la porta principale del suo quartier generale, era balzato a cavallo ed era fuggito in gran fretta dalla porta posteriore, accompagnato dal solo Cáo Āmin, che gli correva dietro a piedi.
Cāo fu colpito al braccio destro da una freccia e il suo cavallo da altre tre, ma fortunatamente l’animale era un focoso stallone del Ferghana (15), che continuò a galoppare, nonostante le ferite, e si ritrovò in un attimo presso la riva del fiume Yù. Cáo Āmín, invece, fu raggiunto dagli inseguitori e fatto a pezzi.
Cāo si gettò subito in acqua con il cavallo e guadò il fiume, ma era appena risalito sull’altra riva quando una freccia nemica colse il cavallo in un occhio e lo fece stramazzare a terra.
Allora, il figlio maggiore di Cāo, Cáo Áng, offrì al padre il proprio cavallo.
Cāo balzò in sella e partí al galoppo,mentre Cáo Áng veniva trafitto da un nugolo di frecce.
Cāo riuscì così a mettersi in salvo e , per strada, incontrò alcuni suoi generali che avevano raccolto e riorganizzato gli sbandati.
XXIX. Alcuni soldati di Qīngzhōu, che facevano parte delle truppe sotto il comando di Xiàhóu Dūn, colsero l’occasione per gettarsi sulla città di Wănchéng e saccheggiarla, ma il colonnello Yú Jìn (16), raccolto intorno a sé il nerbo dell’esercito, piombò su di loro e li disperse, salvando così i cittadini .Mentre fuggivano, i soldati di Qīngzhōu incontrarono per strada Cāo e, prostratisi dinanzi a lui, gli raccontarono che Yú Jìn si era ammutinato e li aveva attaccati. Cāo ne fu molto allarmato. In breve tempo, arrivarono Xiàhóu Dūn, Xŭ Chŭ, Lĭ Diăn e Yuè Jìn e Cāo ordinò loro di marciare contro Yú Jìn con tutte le truppe a loro disposizione.
Quando Yù Jìn vide che Cāo e gli altri gli venivano incontro, richiamò i suoi soldati e li fece schierare in doppia colonna, poi ordinò loro di preparare un campo trincerato.
Qualcuno gli domandò: “ I soldati di Qīngzhōu dicono che li hai attaccati. Il Primo Ministro è già qui. Non faresti meglio a giustificarti prima di pensare ai trinceramenti?”.
Yú Jìn rispose: “ I nemici sono già alle spalle dei nostri soldati e fra un attimo ci saranno addosso. Se non ci organizziamo subito, come potremo resistere al loro attacco? Giustificarmi è una cosa di poco conto, ciò che importa ora è bloccare il nemico”.
Il trinceramento erano appena terminato quando le truppe di Zhāng Xiù attaccarono da due direzioni.
Yú Yìn si lanciò per primo fuori dell’accampamento per affrontare il nemico e Xiù diede ai suoi l’ordine di ritirarsi.
Gli altri generali, vedendo che Yú Jìn si precipitava in avanti, ordinarono anch’essi la carica e Zhāng Xiù fu travolto.
Inseguite per più di venticinque chilometri, le truppe di Zhāng Xiù si dispersero lasciandolo quasi solo ed egli, con i pochi soldati che gli rimanevano, si rifugiò presso Liú Biăo.
XXX. Cáo Cāo convocò dinanzi a sé i generali.
Yú Jìn gli si presentò e gli riferì per filo e per segno che cos’era successo con i soldati di Qīngzhōu, raccontandogli come , di propria iniziativa (17), si erano dati al saccheggio, come avevano deluso le attese della popolazione (18) e come, per questi motivi, lui li aveva attaccati e dispersi.
“Non avresti potuto dirmelo prima di preparare il campo trincerato?” lo interruppe Cāo.
Yú Jìn gli espose allora il seguito degli avvenimenti.
Cáo Cāo dichiarò: “Ecco un generale che, nel momento di maggiore difficoltà, pensa a schierare i soldati e a rafforzare le difese, senza curarsi delle calunnie, ma compiendo da uomo il proprio dovere, e che così facendo trasforma una sconfitta in una vittoria. Nell’antichità ci sono stati generali famosi, ma chi di loro potrebbe superarti?”.
Gli donò poi un’armatura d’oro e lo nominò marchese di Yìshòu. Rimproverò invece Xiàhóu Dūn per non aver saputo mantenere la disciplina tra i suoi soldati. Ordinò inoltre di celebrare per Diăn Wěi solenni cerimonie funebri, che diresse lui stesso e che pagò di propria tasca. Indirizzandosi, in quell’occasione, ai suoi ufficiali disse: “ Ho perso il mio primogenito, ho perso un nipote che amavo, ma la loro morte non mi affligge quanto la perdita di Diăn Wěi”.
Tutti espressero la loro tristezza.
Il giorno seguente, fu ordinato alle truppe di mettersi in marcia.
XXXI. È inutile dire che Cáo Cāo ricondusse i soldati alla capitale.
Nel frattempo Wáng Zé era giunto a Xúzhōu con il decreto imperiale.
Lǚ Bù lo accolse e lo fece entrare nella sede della prefettura. Qui il messaggero lesse il decreto che conferiva a Lǚ Bù il titolo di “Generale Pacificatore delle Regioni Orientali” e gli consegnò il relativo sigillo, appeso ad un nastro di seta. Gli porse anche la lettera privata di Cāo e gli riferì, con abbondanza di dettagli, quale profonda stima il Primo Ministro nutrisse per lui.
Lǚ Bù ne fu grandemente soddisfatto
Improvvisamente venne annunciato che era giunto un messaggero di Yuán Shù. Lǚ Bù gli accordò udienza e si dispose ad ascoltarlo.
“Il mio signore, il duca Yuán Shù "disse il messaggero" intende assumere, presto o tardi, la dignità imperiale. Sta già costruendo un palazzo per l’erede al trono. (19) Ha fretta di scegliere la consorte del figlio (20) e presto verrà nel Huáinán.”
Lǚ Bù, infuriato si mise ad urlare: “ Come osa fare una cosa simile, quel traditore?”. Poi diede ordine di uccidere il messaggero e fece gettare in carcere Hán Yìn. Più tardi, inviò Chén Dēng a ringraziare per il decreto, e, per dimostrare la propria riconoscenza, consegnò Hán Yìn a Wáng Zé affinché lo portasse prigioniero alla capitale. Rispose inoltre alla lettera di Cáo, chiedendo di essere ufficialmente nominato governatore di Xúzhōu.
XXXII. Quando Cāo seppe che l’accordo tra Lǚ Bù e Yuán Shù era stato rotto, se ne rallegrò grandemente e fece decapitare Hán Yìn sulla piazza del mercato.
Chén Dēng ebbe un colloquio privato con Cāo e gli disse: “Lǚ Bù è un uomo crudele. È coraggioso, ma è privo di un chiaro progetto politico e quindi propenso a cambiare idea facilmente . Sarebbe opportuno cominciare subito a pensare come neutralizzarlo.”
“Lo conosco molto bene.” gli rispose Cāo “ È malvagio ed ambizioso. Sarà davvero difficile tenerlo a bada per lungo tempo.Se non fosse stato per te e per tuo padre, non sarei stato informato delle sue trame. Ora tu ed io dobbiamo immaginare un piano per renderlo inoffensivo”.
“Potete contare sul mio appoggio per qualsiasi mossa, Signor Primo Ministro.” promise Chén Dēng.
Cāo ne fu molto soddisfatto .Concesse a Chén Guī, il padre di Chén Dēng, uno stipendio di duemila “dàn” (21) e nominò Dēng stesso governatore di Guănglíng. Quandò Dēng si congedò per tornare a casa, Cāo gli prese le mani nelle sue e gli disse: “Per i problemi delle regioni orientali, mi affido a te”.
XXXIII. Dopo essersi accordato con Cāo, Dēng tornò a Xúzhōu e chiese udienza a Lǚ Bù, che gli domandò come fossero andate le cose.
Dēng gli raccontò che il padre aveva ricevuto uno stipendio e che lui era stato nominato governatore.
Lǚ Bù si infuriò: “ Per me non hai chiesto il governatorato di Xúzhōu, ma per te stesso sei riuscito ad ottenere una carica! Su consiglio di tuo padre ho collaborato con Cāo, rinunciando ad imparentarmi con Gōnglù, e ora mi ritrovo a mani vuote, senza aver ottenuto nulla di ciò che avevo chiesto, mentre tu e tuo padre siete diventati persone importanti. Tuo padre mi ha ingannato!” e tirò fuori la spada per colpirlo.
Dēng scoppiò in una grande risata: “Generale, come può non esservi chiaro?”.
“Che cosa non mi è chiaro?” domandò Lǚ Bù.
Dēng gli spiegò: “ Quando ho incontrato Cáo Cāo, gli ho detto che voi, Generale, eravate come una tigre affamata e che occorreva sfamarvi, altrimenti avreste mangiato le persone. Cāo si è messo a ridere e mi ha risposto: ‘No. Non è così. A mio parere, il marchese di Wēn è come un falco, che deve essere tenuto a digiuno finché in giro ci sono ancora volpi e lepri. Se è affamato, è utile per la caccia; quando è sazio, vola intorno senza costrutto. Allora, gli ho domandato chi fossero le volpi e le lepri. Mi ha risposto: ‘Yuán Shù di Huáinán, Sūn Cè di Hédōng, Yuán Shào di Jìzhōu, Liú Biăo di Yìzhōu e Lǚ Zhāng di Hànzhōng. Ecco chi sono le volpi e le lepri’”. (22)
Lǚ Bù rimise la spada nel fodero ed esclamò ridendo: “Come mi conosce bene!”.
XXXIV. Proprio in quel momento gli riferirono che era giunta notizia che l’esercito di Yuán Shù s’era d’improvviso messo in marcia per attaccare Xúzhōu.
Sentendo ciò, Lǚ Bù ne fu molto preoccupato.
È davvero cosi:
“ Approfittando della discordia tra Qín e Jìn
i regni diWú e Juè mossero all’attacco.
Quando l’accordo matrimoniale andò a pezzi,
marciarono soldati armati di corazza.”
Come tutto questo andò a finire, si vedrà spiegato nel prossimo capitolo.
NOTE
1) “Orecchie Lunghe” era il nomignolo con cui era conosciuto Liú Bèi a causa delle notevoli dimensioni delle sue orecchie.
2) Il leggendario arciere Hòu Yì 后 羿 salvò il mondo dalla siccità e dall’incendio, abbattendo con le sue frecce, otto dei nove soli che, irresponsabilmente, un giorno, erano usciti tutti insieme a fare una passeggiata per il cielo. La poesia sembra accennare ad una versione del mito secondo la quale Hòu Yì, prima di estrarre dalla faretra le sue frecce, avrebbe tentato di convincere i soli a rientrare tutti, salvo uno, nella loro casa celeste, ma sarebbe stato irriso e schernito da questi ultimi.
3) Il mitico arciere Yăng Yŏujì 養 由 基 fu invitato dal re di Chŭ 楚 國 ad abbattere una misteriosa scimmia bianca che nessun cacciatore riusciva ad uccidere, perché la scimmia era così agile da afferrare in volo le frecce che le erano scagliate contro. Quando Yăng Yŏujì tese l’arco, la scimmia si aggrappò ad un ramo d’albero e cominciò ad urlare come se già fosse stata colpita a morte. Yăng Yŏujì fu quindi in grado di centrarla facilmente con una freccia. Questa leggenda intendeva probabilmente significare che, quando un arciere è assolutamente concentrato e sicuro della propria mira, non corre alcun rischio di fallire il colpo.
4) Il testo originale dice “ha già raggiunto l’età dello spillone”. Nell’antica Cina si riteneva che le donne raggiungessero la maturità al compimento dei quindici anni d’età. Il passaggio dalla fanciullezza all’adolescenza ( che, a quei tempi, rappresentava anche il passaggio alla condizione di donna maritabile) era celebrato con una cerimonia detta “il rito dello spillone” ( 笄 禮 ”jīlĭ” ). In quell’occasione, le ragazze, che, fino a quel momento avevano portato le trecce, ricevevano in dono uno spillone da usare per tener fermi i capelli in acconciature più elaborate.
5) Jì Líng cita qui un antico proverbio ( 成 語 “chéngyŭ`) che suona: “Gli estranei non sono come i parenti “ (疏 不 間 親 “shū bù jiàn qīn”). Troviamo questo proverbio già nel Guān Zĭ 管 子 , un’enciclopedia pubblicata nel 26 a.C. sulla base di materiale risalente al 4° secolo a.C. Nel terzo capitolo, intitolato Wŭ Fŭ ( 五 輔 “I cinque aiuti”) si afferma infatti che il buon governo di uno Stato dipende da otto modelli di comportamento delle diverse categorie di cittadini ( sovrano e dignitari, nobili e popolani, giovani e vecchi, ricchi e poveri”).Uno di questi modelli di comportamento consiste nel valorizzare i legami familiari, privilegiando i membri della famiglia rispetto agli estranei.Una formulazione ancora più antica appare nello Zuò Zhuàn (左 傳 “Commento di Zuò”), che, nel capitolo relativo al terzo anno di regno, ( 三 年 “sān nián) del duca Yĭn di Lŭ 魯 隱 公, , menziona come esempio di scorrettezza e di disordine il caso dei lontani parenti o degli estranei che si intromettono nei rapporti familiari ( 遠 間 親 “yuăn jiàn qīn”).
6) Nel periodo degli Stati Combattenti 戰 國 時 代 (“zhàn guó shí dài”) Qín 秦 國 e Jìn晉 國 conclusero spesso alleanze rafforzate da matrimoni tra i membri delle rispettive case regnanti.
7) Nell’antica Cina un uomo poteva di regola avere una sola moglie legittima (妻”qī”) e un numero indefinito di concubine (妾 ”qiè”). Eccezionalmente - a quanto sembra - poteva accadere che una seconda donna assumesse uno status equiparato a quello della moglie legittima. Si parlava in tali casi di 平 妻 ("píng qī" "mogli con parità di diritti").
8) Il fiume Huái, situato tra il Fiume Giallo e il Fiume Azzurro, è tradizionalmente considerato la linea di spartizione tra la Cina Settentrionale e la Cina Meridionale. È lungo 1.078 km.
9) Shòuchūn 壽 春 , oggi Shòuxiäng 寿 县 nell' Ānhuī 安 徽 , era la città in cui Yuán Shù aveva fissato la propria residenza.
10) Gōng si esprime con un proverbio : 萬 無 一 失 ( wàn wù yī shī ) vale a dire "diecimila cose senza un errore".
11) Il testo cinese dice:環 眼 賊 ("huán yăn zéi" "ladro dai grandi occhi") perché Zhāng Fēi aveva occhi prominenti, che sporgevano dalle orbite. Non è chiaro se anche questo attributo vada qui inteso come un insulto.
11) La risposta mostra la scarsa considerazione di cui godevano un tempo le donne nella società cinese. La vedova di Zhāng Jĭ non dice infatti il proprio nome personale, ma cita unicamente la famiglia d’origine. Un sistema analogo vigeva nell’antica Roma dove, almeno ufficialmente, le donne erano menzionate solo col nome della famiglia da cui provenivano.
12) Il testo recita: “Il giorno successivo, mentre Cāo era nella tenda, Zhāng Xiù entrò e gli disse...”. L’autore s’è evidentemente scordato di aver appena detto che Jiá Xŭ consiglia a Zhāng Yŭ di lasciar passare un po’di tempo aspettando che Cāo ricominci a svolgere la sua attività ed esca dalla tenda, in cui non può far entrare nessuno per non far scoprire la signora Zōu.
13) I turni di guardia cominciavano al tramonto e duravano ciascuno tre ore. Il secondo turno di guardia andava dunque dalla mezzanotte alle tre del mattino.
(14) Ho tradotto con “porta del quartier generale” il termine “yuán mén”( 轅 門” porta formata dai timoni di due carri) di cui il dizionario on-line dà la seguente definizione: “ Nei tempi antichi, quando un sovrano andava in guerra o a caccia, il suo accampamento veniva circondato da una barricata formata dai carri che trasportavano le provviste. Due di questi carri venivano sollevati in modo che i loro timoni si incontrassero così da formare una specie di porta triangolare”.
(15) I cavalli del Ferghana (大 宛 良 馬 ”dà yuān liáng mă”) erano famosi per il loro temperamento e la loro resistenza e venivano importati in gran numero dai Cinesi . La valle del Ferghana, situata nell’odierno Uzbekistan, era conosciuta all’epoca come “Dà Yuán” 大 宛. Questo nome si spiega col fatto che la valle era abitata a quei tempi da una popolazione di origine greca, discendente dai soldati che Alessandro Magno vi aveva lasciato di guarnigione nel 329 a.C. In Oriente i Greci erano infatti chiamati Ioni (宛 ”yuān”), termine che si conserva ancor oggi nelle lingue araba (اليونان “al yunān”), turca (“yunan”) e persiana (یونان “yunān”).
(16 ) Nel testo Yú Jìn è chiamato “il colonnello che pacifica il paese e cattura i ribelli”( 平 虜 校 尉”píng lŭ jiàowèi”).Questo titolo gli era stato conferito qualche anno prima, quando aveva sconfitto le ultime bande dei Turbanti Gialli.
(17) La precisazione “di propria iniziativa” non è superflua perché fino a tempi abbastanza recenti, in tutto il mondo, il saccheggio era considerato lecito se autorizzato dai superiori gerarchici.
(18) Trattandosi non di soldati ribelli, ma di truppe dell’esercito imperiale, gli abitanti della città si sarebbero aspettati da loro un comportamento disciplinato e irreprensibile.
(19) Il testo cinese usa il termine 東 宮(“dōng gōng” “palazzo orientale") con cui si indicava tradizionalmente la residenza del 太 子 (“tài zĭ”), il principe ereditario.
(20) Il termine 皇 妃 (“huáng fēi” “sposa imperiale”) va qui inteso come moglie del principe ereditario.
(21) Il “dàn” corrispondeva a 60,49 chili di cereali. Uno stipendio di 2000 “dàn” equivaleva pertanto al valore commerciale di 1209,80 quintali di riso. Si tratta di uno stipendio molto elevato se si considera che Bái Jūyì, come funzionario locale, percepiva uno stipendio, già rilevante, pari al valore commerciale di 180 quintali di riso.
(22) Cāo applica qui il noto principio “divide et impera”. Facendo capire a Lǚ Bù che gli lascerà mano libera nelle sue lotte con gli altri signori locali, Cāo dirotta verso costoro l’aggressività dell’ambizioso generale . Gli resterà solo da attendere che i suoi rivali, indebolitisi lottando tra di loro, non abbiano più forze sufficienti per opporsi alla sua avanzata.
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