Dal 1° settembre 1944 al 24 dicembre 1944 Lăo Shĕ pubblicò sul quotidiano di Shànghăi “Il Nuovo Giornale Popolare della Sera” (新 民 晚 報 “xīn mín wăn bào”) una dozzina di brevi articoli in cui descriveva vari aspetti della vita quotidiana prendendo spunto dalla sua esperienza personale..
Lo stile è semplice e chiaro e la descrizione dei comportamenti è condita di una bonaria ironia.
Gli articoli furono successivamente raccolti in un volumetto intitolato “Noterelle di una casa frequentata dai topi ( 多 鼠 齋 雜 談 “duō shū zhāi zá tán”)
Ne presento, qui di seguito, la traduzione, cominciando dal primo :”Attenti all’alcool”.
I
ATTENTI ALL’ALCOOL !
Anche se non sono mai stato un gran bevitore, per molto tempo ho mandato giù volentieri qualche bicchierino. Ciò mi ha aiutato a farmi parecchi amici. È questo infatti l’aspetto più piacevole del bere. Di solito, quando si è un po’ alticci, si parla e ci si comporta in modo molto più spontaneo e sincero dell’ordinario ed è perciò più facile entrare in confidenza con gli altri, trovare dei punti di contatto. È solo dopo “aver bevuto un pochino” che alcuni riescono ad accantonare le convenzioni sociali che li bloccano (1) ed osano dire, con un certo brio, qualche “assurdità”. (2) Inoltre, arrossandomi il volto, l’alcool gli dava un po’ d’espressione e lo rendeva più umano.
Non sono in grado di ricordare con precisione quante volte mi sono ubriacato in venticinque o ventisei anni di lavoro e di rapporti sociali, ma, pensandoci un poco, direi di “aver perso la faccia” (3) parecchie volte. Tuttavia, considerato che ciò che fa perdere la faccia è forse esattamente ciò che la fa brillare, non riesco davvero a pentirmene. L’inconveniente dell’alcool non sta nel fatto che, bevendo, si dimenticano le buone maniere e ci si trasforma da distinti signori in ribaldi: se non s’avesse un po’d’audacia neppure quando si è brilli, sarebbe veramente un gran peccato! Il vero guaio dell’alcool sta nel fatto che danneggia il cervello.
“Con un boccale di vino Lĭ Bái scrive cento poesie” ha detto un poeta per lodare, non senza qualche esagerazione, un suo collega. (4) A me risulta invece, sulla base della mia esperienza, che l’alcool, lungi dallo stimolare l’attività di produzione intellettuale, annebbia il cervello e lo istupidisce. È vero che alcuni poeti si sentono ispirati solo dopo aver bevuto, ma si tratta di eccezioni che non corrispondono alla normalità dei casi. Quando soffrivo di anemia, ogni volta che bevevo dell’alcool le mie condizioni si aggravavano. Se non bevevo, mi girava la testa, ma, se bevevo, stavo ancor peggio (5) e non ero assolutamente in grado di scrivere.
Per coloro che soffrono di una malattia all’intestino l’alcool è un nemico mortale. È per questo che, l’anno scorso, il medico che mi aveva in cura per alcuni disturbi intestinali mi ha rigorosamente proibito di bere alcoolici. Dal mese d’ottobre dell’anno scorso non ho più bevuto un goccio d’alcool. Da quando non posso più bere, ho l’impressione di essere diventato muto: non riesco più ad alzare la voce, non riesco più a ridere fragorosamente, non riesco più nemmeno a parlare. Ahimè! Mi sembra quasi di non essere più vivo. Forse, però, l’astinenza ha un vantaggio: l’intestino ora funziona bene e, se talora mi sento un po’confuso, non è più fino al punto di essere completamente intontito. Sono ormai in grado di scrivere, ogni giorno, mille o duemila caratteri. Non sono certamente capace di tirar fuori, d’un fiato, cento poesie, ma sono assolutamente sicuro di riuscire, pian pianino, a mettere giù un romanzo. Così, per il momento, ho rinunciato all’alcool.
1° settembre 1944
NOTE
1) Per designare le convenzioni della vita sociale Lăo Shĕ usa il termine 八 股 (“bā gŭ” “otto sezioni”) che rimanda al 八 股 文 (“bāgŭwén”), il “saggio in otto sezioni”, una delle prove imposte ai candidati degli esami imperiali. Le regole estremamente rigide e dettagliate da rispettare nella composizione di questo saggio (obbligo di conformarsi ad un preciso schema di svolgimento, divieto di superare un certo numero di ideogrammi, proibizione di utilizzare termini che non figurassero nei classici confuciani, etc.) impedivano ai candidati di esprimere liberamente il loro pensiero e condizionavano pesantemente la spontaneità e l’originalità degli elaborati.
2) Il termine 謬 論 (“miùlùn”) indica un “discorso errato”, di conseguenza una “teoria inconsistente”, una “opinione infondata”, una “assurdità”, una “sciocchezza”. Le parentesi fra cui Lăo Shĕ pone questa espressione ci lasciano però capire che, a suo parere, le cose che si dicono quando si è ubriachi non sono sempre necessariamente delle sciocchezze. Questa osservazione ci ricorda il detto latino “in vino veritas”.
3) Lăo Shĕ gioca qui sul termine 丟 臉 (“diū liăn”):“perdere la faccia”. Per i Cinesi si perde la faccia ogni volta che ci si ritrova in una situazione di cui ci si debba vergognare, quindi anche ogni volta che ci si ubriaca. Lo scrittore osserva tuttavia che il rossore dell’ubriachezza dà una certa luminosità al volto, lo rende più espressivo, più genuino e conclude, ironicamente, che non è appropriato usare in questo caso l’espressione “perdere la faccia”.
4) Il verso citato da Lăo Shĕ (李 白 斗 酒 詩 百 篇 “lĭ bái dòu jiŭ shī băi piān”) è ripreso da una poesia di Dù Fŭ 杜 甫 intitolata “La Canzone degli Otto Immortali del Vino” (飲 中 八 仙 歌 ”yĭn zhōng bā xiān gē”). La strofa dedicata a Lĭ Bái è del seguente tenore: “Lĭ Bái beve un boccale di vino e compone cento poesie. È disteso, ubriaco, in un’osteria presso il mercato di Cháng’Ān. Se il Sovrano lo facesse chiamare, rifiuterebbe di salire sulla barca imperiale. Egli si definisce ‘l’immortale del vino’”.
5) I termini (昏”hūn” e 暈”yūn”) usati da Lăo Shĕ per indicare le due diverse condizioni in cui si ritrovava, rispettivamente, quando non aveva bevuto e quando aveva bevuto, presentano, secondo i dizionari che ho potuto consultare, la stessa larga gamma di significati (“confuso”,”nauseato”, “intorpidito”,“colto da vertigine”,”preso da capogiro”, “svenuto”, “incosciente”, ”privo di conoscenza”). Nell’impiego che ne fa Lăo Shĕ essi hanno tuttavia una precisa graduazione di significato: 昏 (”hūn”) sembra indicare una leggera sensazione di nausea, mentre 暈 (”yūn”) si riferisce chiaramente ad uno stato di malessere molto più grave.
一 戒酒
并沒有好大的量,我可是喜歡喝兩杯儿。因吃酒,我交下許多朋友——這是酒的最可愛處。大概在有些酒意之際,說話作事都要比平時豪爽真誠一些,于是就容易心心相印,成為莫逆。人或者只在“喝了”之后,才會把專為敷衍人用的一套生活八股拋開,而敢露一點鋒芒或“謬論”——這就減少了我臉上的俗气,看著紅扑扑的,人有點樣子!
自從在社會上作事至今的廿五六年中,雖不記得一共醉過多少次,不過,隨便的一想,便頗可想起“不少”次丟臉的事來。所謂丟臉者,或者正是給臉上增光的事,所以我并不后悔。酒的坏處并不在撒酒瘋,得罪了正人君子——在酒后還無此膽量,未免就太可怜了!酒的真正的坏處是它傷害腦子。
“李白斗酒詩百篇”是一位詩人贈另一位詩人的夸大的諛贊。据我的經驗,酒使腦子麻木、遲鈍、并不能增加思想產物的產量。即使有人非喝醉不能作詩,那也是例外,而非正常。在我患貧血病的時候,每喝一次酒,病便加重一些;未喝的時候若患頭“昏”,喝過之后便改為“暈”了,那妨礙我寫作!
對腸胃病更是死敵。去年,因醫治腸胃病,醫生嚴囑我戒酒。從去歲十月到如今,我滴酒未入口。
不喝酒,我覺得自己象啞吧了:不會嚷叫,不會狂笑,不會說話!啊,甚至于不會活著了!可是,不喝也有好處,腸胃舒服,腦袋昏而不暈,我便能天天寫一二千字!雖然不能一口气吐出百篇詩來,可是細水長流的寫小說倒也保險;還是暫且不破戒吧!
II
BASTA CON IL TABACCO !
Ho smesso di bere perché me l’ha prescritto il medico, ma ho smesso di fumare perché me l’ha ordinato l’inflazione. Che significa? Non ti resta altra scelta quando devi sborsare cento yuan per un pacchetto di sigarette schifose come le “Alabarda”(1). Il sottoscritto stringe i denti, ma non fuma più.
Avevo cominciato a fumare quando avevo ventidue anni ed era già un quarto di secolo che fumavo. Disfarsi di un vizio coltivato per venticinque anni...è stato tutt’altro che facile.
Non sono affatto i rischi per la salute che mi hanno spinto a smettere di fumare. Il motivo era uno solo: non era più possibile continuare. Quando ho dovuto rinunciare al fumo, mi è presa una rabbia...una rabbia. Quel giorno, quando ho sentito che il prezzo era di nuovo aumentato di dieci yuan – in tre giorni, ogni giorno un aumento di dieci yuan - mi restava ancora una sigaretta, una “Splendid”. L’ho assaporata fino in fondo, ho vuotato il portacenere e l’ho ben ripulito, ho nascosto i fiammiferi nel cassetto. Che rabbia! Così ho smesso di fumare.
Ahimè! Se non fumo, non riesco a scrivere. Venticinque anni che fumavo! Questi giorni, per me è proprio dura! Ho la lingua secca, rigurgiti acidi in bocca, bruciore di gola, un sordo dolore alle tempie. Ma la cosa peggiore di tutte è che ho il vuoto totale nel cervello. Eppure, devo mostrarmi, in qualche modo, più forte del tabacco :”Caro mio, tu vuoi farmi patire tutti i tormenti, ma io resisterò e vedremo chi la spunterà!”.
Dopo avermi ben torturato, quel furbacchione mi manda un diavoletto che cerca di sedurmi con bei discorsi e con parole fiorite: “Lascia perdere! In fondo, sei un vecchio scrittore. Perché vuoi soffrire tanto? Del resto fa così caldo. Smetterai di fumare quando arriverà la frescura dell’autunno. Vedrai che sarà un po’ più facile da sopportare!”.
“Fila via, demonio! Non spenderò mai più cento yuan per comprare delle sigarette schifose, puzzolenti, pesanti, che gridano vendetta al cospetto del cielo e della terra”.
Oggi, fanno già sei giorni che tengo duro. Il mio romanzo, non riesco a portarlo avanti. Chi se ne frega? Salvo che qualcuno non venga a dirmi: “ Ti regalerò ogni giorno un pacchetto di ‘Camel’ o una confezione da venti sigarette di ‘Good Luck’ (2) finché non avremo vinto la guerra contro i Giapponesi.”(3), non vedo davvero perché dovrei cedere al richiamo delle “Cane a testa umana” o delle “Alabarda”. (4)
9 settembre 1944
NOTE
1) Le marche di sigarette menzionate nell’articolo ( 長 刀”chángdāo”, 華 麗 “huálì”, 駱 駝 “luòtuó”, 華 福 “huáfú”, 人 頭 狗 “réntóu gŏu”) sono quelle che erano vendute in Cina all’epoca della seconda guerra mondiale. È probabile che la maggior parte di esse non esista più oggigiorno. “Luòtuó” (cammello) potrebbe essere il nome commerciale con cui era distribuita in Cina la famosa marca americana “Camel”. “Réntóu gŏu” (“cane a testa umana”) potrebbe essere un riferimento ad una marca di sigarette che riportava sul pacchetto il motivo della Sfinge.
2) La precisazione appare necessaria perché un tempo le sigarette erano spesso vendute in confezioni da cinque o da dieci pezzi. Fu la Camel a mettere in commercio per prima pacchetti standard di venti sigarette.
3) Il termine 抗 戰 (“kàngzhàn”) indica la “guerra di resistenza” contro i Giapponesi, che avevano occupato, a partire dal 1937, ampie porzioni del territorio cinese.
4) Lăo Shĕ sottolinea scherzosamente che l’unica lusinga che potrebbe indurlo a ritornare sulla sua decisione di rinunciare al fumo consisterebbe nel rifornirlo gratuitamente e per lungo tempo di tabacco di ottima qualità.
二 戒煙
戒酒是奉了醫生之命,戒煙是奉了法弊的命令。什么?劣如“長刀”也賣百元一包?老子只好咬咬牙,不吸了!
從廿二歲起吸煙,至今已有一世紀的四分之一。這廿五年養成的習慣,一旦戒除可真不容易。
吸煙有害并不是戒煙的理由。而且,有一切理由,不戒煙是不成。戒煙憑一點“火儿”。那天,我只剩了一支“華麗”。一打听,它又長了十塊!三天了,它每天長十塊!我把這一支吸完,把煙灰碟擦干淨,把洋火放在抽屜里。我“火儿”啦,戒煙!
沒有煙,我寫不出文章來。廿多年的習慣如此。這几天,我硬撐!我的舌頭是木的,嘴里冒著各种滋味的水,嗓門子發痒,太陽穴微微的抽著疼!——頂要命的是腦子里空了一塊!不過,我比煙要更厲害些:盡管你小子給我以各樣的毒刑,老子要挺一挺給你看看!
毒刑夾攻之后,它派來會花言巧語的小鬼來勸導:“算了吧,也總算是個老作家了,何必自苦太甚!況且天气是這么熱;要戒,等到秋涼,總比較的要好受一點呀!”
“去吧!魔鬼!咱老子的一百元就是不再買又霉、又臭、又硬、又傷天害理的紙煙!”
今天已是第六天了,我還撐著呢!長篇小說沒法子繼續寫下去;誰管它!除非有人來說:“我每天送你一包‘駱駝’,或廿支‘華福’,一直到抗戰胜利為止!”我想我大概不會向“人頭狗”和“長刀”什么的投降的!
III
RINUNCIARE AL TÈ?
Visto che, rinunciando all’alcool e al tabacco, mi sono già mezzo suicidato, potrei completare rapidamente l’opera e ammazzarmi del tutto rinunciando ancora a qualcosa.
Ma, a che cosa posso ancora rinunciare?
Rinunciare alla carne ? Non servirebbe a nulla. Sono già due anni che non vedo più in faccia un pesce ed anche la carne, che sia di maiale o di montone, in questi ultimi tempi ha molto diradato le sue visite a casa mia. Come potrei pensare di astenermi anche dalla carne? Se alla mia dieta di riso a buon mercato aggiungo, ogni tanto, qualche pezzo di carne, posso ancora dire a me stesso che chi mangia carne non è “un poveraccio”. Ma, se non mangio più carne e mi nutro soltanto di riso da poco prezzo, la gente riterrà che anch’io sia diventato “un uomo da poco prezzo”, “un miserabile”, ecco che cosa. Non posso proprio rinunciare alla carne!
Mi rimane quindi una sola possibilità: smettere di bere il tè.
Da autentico Cinese qual sono, non apprezzo né il caffé, né il cacao, né la limonata, né la birra. Mi piace soltanto il tè. Quando ho in mano una tazza di buon tè, posso guardare al mondo con serenità. Il tabacco e l’alcool, sebbene fossero anch’essi miei buoni amici, avevano entrambi un temperamento maschile: erano grossolani, impetuosi, capaci di ragionare, ma facili ad infiammarsi. Non avevano la gentilezza, la delicatezza, lo stimolo leggero, il tenero abbandono e la confidenza del tè, che è di natura femminile.
Non so come potrei vivere senza il tè né perché dovrei continuare a vivere. Tuttavia, senza che nessuno mi chiedesse se ero d’accordo o non ero d’accordo, il suo prezzo, negli ultimi tempi, è ancora aumentato in modo tale da farmi spesso accapponare la pelle.
Di regola, un buon tè dovrebbe essere profumato. Invece, al giorno d’oggi, il “tè al gelsomino”, che costa trenta yuan per un pacchetto di cinquanta grammi (1), non solo non ha alcun profumo, ma ti lascia addirittura in bocca un gusto come di un grumo di sale. Tanto varrebbe far bollire insieme al tè un uovo salato (2) o comprare direttamente del tè salato (3). Se sei disposto a sborsare sessanta yuan, eviterai il gusto di sale, ma il profumo di gelsomino scordatelo comunque. Sessanta yuan per un pacchetto da cinquanta grammi, avete capito? E chissà se domani il prezzo non sarà già raddoppiato?!
In conclusione, temo che dovrò rinunciare anche al tè. Mi viene da pensare che, quando avrò rinunciato anche al tè, sarò pronto a partire per il Paradiso Occidentale. (4) Ma, se sto per partire, non chiedetemi più di soffrire ancora. Si può mai immaginare che io debba rinunciare anche al tè?
15 settembre 1944
NOTE
1) Il termine 兩 (“liăng”), qui usato da Lăo Shĕ, indica un’unità tradizionale di misura del peso, alla quale, in epoca moderna, è stato attribuito il valore di 50 grammi.
2) Le’”uova salate” (鹹 蛋 “xiándàn”) sono una specialità cinese che si prepara immergendo delle uova in una salamoia salata e lasciandole riposare per un periodo di 30-40 giorni finché il sale non sia penetrato profondamente al loro interno.
3) Il tè salato è una specialità tibetana. Sembra tuttavia che questo modo di preparare il tè fosse diffuso anche in Cina all’epoca della dinastia Táng 唐 朝 . Per Lăo Shĕ si tratta evidentemente di un tè di qualità inferiore a quella del tè al gelsomino.
4) “Partire per il Paradiso Occidentale” è metafora di “morire”. Il Paradiso Occidentale ( 西 方 極 樂世 界 “xī fāng jí lè shì jiè”) è la mitica Sukhāvatī सुखावती , la terra felice governata dal Buddha Amitābha अमिताभ (in cinese: 阿 彌 陀 佛 “āmítuófó”).
三 戒茶
我既已戒了煙酒而半死不活,因思莫若多加几种,爽性快快的死了倒也干脆。
談再戒什么呢?
戒葷嗎?根本用不著戒,与魚不見面者已整整二年,而豬羊肉近來也頗疏遠。還敢說戒?平价之米,偶而有點油肉相佐,使我絕對相信肉食者“不鄙”!若只此而戒除之,則腹中全是平价米,而人也決變為平价人,可謂“鄙”矣!不能戒葷!
必不得已,只好戒茶。
我是地道中國人,咖啡、蔻蔻、汽水、啤酒,皆非所喜,而獨喜茶。有一杯好茶,我便能万物靜觀皆自得。煙酒雖然也是我的好友,但它們都是男性的——粗莽,熱烈,有思想,可也有火气——未若茶之溫柔,雅洁,輕輕的刺戟,淡淡的相依;茶是女性的。
我不知道戒了茶還怎樣活著,和干嗎活著。但是,不管我愿意不愿意,近來茶价的增高已教我常常起一身小雞皮疙瘩!
茶本來應該是香的,可是現在卅元一兩的香片不但不香,而且有一股子咸味!為什么不把咸蛋的皮泡泡來喝,而單去買咸茶呢?六十元一兩的可以不出咸味,可也不怎么出香味,六十元一兩啊!誰知道明天不就又長一倍呢!
恐怕呀,條也得戒!我想,在戒了茶以后,我大概就有資格到西方极樂世界去了——要去就抓早儿,別把罪受夠了再去!想想看,茶也須戒!
IV
LA COLAZIONE DEL GATTO
Nella “casa dei ratti”(1), in cui abito con la mia famiglia, non capita di incontrare né più né meno ratti di quanti non se ne incontrino nelle altre case. Qualche tempo fa, comunque, ne scoprii di nuovo una nidiata, nascosta nella cesta di vimini, tra il pullover e la vestaglia imbottita d’ovatta.
A questo punto, occorreva procurarsi un gatto, anche se era chiaro che, dopo averlo comprato, si sarebbe dovuto comprare pure il riso per nutrirlo.
Con duecentosessanta yuan portai a casa un gattino, molto piccolo e piuttosto male in arnese . Mi sentivo inquieto. Viste la sua magrezza e la sua taglia ridotta, temevo che un incontro con i topacci che scorrazzavano in cucina e che mi sembravano capaci di divorarne due al giorno di tipi come lui potesse essergli fatale. Perciò lo legai solidamente con un cordino per paura che mi scappasse via e andasse a sbattere sbadatamente contro un topo.
Eravamo molto preoccupati, in famiglia, che Mimí non ce la facesse. Era così piccolo e magro, e, per di più, raggomitolato su sé stesso, tremava e sussultava in continuazione. L’uomo è il più sprovveduto degli esseri viventi, eppure gli piace sempre guardare dall’alto gli altri animali, e si inquieta per loro.
Dopo essere stato nutrito per alcuni giorni a riso e granoturco bollito, Mimí non solo non era morto, ma correva e saltava che era una meraviglia. Era un gatto di campagna e, molto probabilmente, prima che finisse da noi, nessuno gli aveva mai dato da assaggiare neppure un chicco di riso o di granoturco.
Avevamo sempre l’impressione di non nutrirlo a dovere, perché non gli davamo da mangiare né pesce, né carne, né latte, pur sapendo che il gatto è un animale carnivoro cui non è adatta una dieta vegetariana.
Eppure, in questi ultimi giorni, ho scoperto che Mimí mangia persin meglio di noi. Noi uomini siamo veramente dei poveracci! Ieri mi è capitato di alzarmi più presto del solito e, quando ho aperto la porta, ho trovato sulla soglia Mimí che mi guardava e miagolava fieramente. Teneva stretto sotto la zampa destra un topolino già mezzo morto e, accanto a lui, sul pavimento, giacevano due ranocchie, una un po’più grande, l’altra più piccola. Mimí le aveva addentate a morte, senza neppure degnarsi di mangiarle. Forse non erano così gustose come i topi.
Sono rimasto sbalordito. Io avevo dovuto smettere di bere, di fumare, di gustare il tè, stavo persino per rinunciare alla carne, e invece Mimí poteva offrirsi per prima colazione addirittura un topo e due rane. E chi mi assicura che non si fosse già mangiato prima due o tre cavallette a guisa d’antipasto?
23 settembre 1944
NOTE
1) Lăo Shĕ non spiega perché la sua abitazione sia chiamata la “casa dei ratti” benché, a suo parere, non ne sia infestata più delle altre case.
四 貓的早餐
多鼠齋的老鼠并不見得比別家的更多,不過也不比別處的少就是了。前些天,柳條包內,棉袍之上,毛衣之下,又生了一窩。
沒法不養只貓子了,雖然明知道一買又要一筆錢,“養”也至少須費些平价米。
花了二百六十元買了只很小很丑的小貓來。我很不放心。單從身長与体重說,廚房中的老一輩的老鼠會一日咬兩只這樣的小貓的。我們用麻繩把咪咪拴好,不光是怕它跑了,而是怕它不留神碰上老鼠。
我們很怕咪咪會活不成的,它是那么瘦小,而且終日那么團著身哆哩哆嗦的。
人是最沒辦法的動物,而他偏偏愛看不起別的動物,替它們擔憂。
吃了几天平价米和煮包谷,咪咪不但沒有死,而且歡蹦亂跳的了。它是個鄉下貓,在來到我們這里以前,它連米粒与包谷粒大概也沒吃過。
我們總覺得有點對不起咪咪——沒有魚或肉給它吃,沒有牛奶給它喝。貓是食肉動物,不應當吃素!
可是,這兩天,咪咪比我們都要闊綽了;人才真是可怜虫呢!昨天,我起來相當的早,一開門咪咪驕傲的向我叫了一聲,右爪按著個已半死的小老鼠。咪咪的旁邊,還放著一大一小的兩個死蛙——也是咪咪咬死的,而不屑于去吃,大概死蛙的味道不如老鼠的那么香美。
我怔住了,我須戒酒,戒煙、戒茶、甚至要戒葷,而咪咪——會有兩只蛙,一只老鼠作早餐!說不定,它還許已先吃過兩三個蚱蜢了呢!
V
L’articolo più difficile da scrivere
Domanda” Qual è l’articolo più difficile da scrivere?”.
Risposta: “Quello che non si ha voglia di scrivere”.
Per esempio: Il mio vicino Èr Dàyé (1) è deceduto di morte naturale all’età di settant’anni. Durante tutta la sua vita il signor Èr Dàyé ha mangiato, si è vestito, ha bevuto qualche bicchiere di vino esattamente come avrebbe fatto chiunque altro. Non ha mai compiuto azioni gloriose né scritto cose degne di ricordo. Da giovane era un ragazzo che non attirava l’attenzione e nella vecchiaia non aveva nulla che lo distinguesse dagli altri vecchi. Tutt’al più, posso dire che è sempre stato un uomo onesto e un buon cittadino.
Ahimè, la maledizione degli scrittori mi è piombata sulla testa!
Suo figlio – un laureato, che oggi è funzionario della pubblica amministrazione- è venuto ad informarmi della morte del padre e mi ha chiesto di scriverne il necrologio.
Naturalmente ci sono un paio di frasi di circostanza che potrebbero andar bene anche per il necrologio del signor Èr Dàyé: “ È venuto a mancare e non lo rivedremo mai più. Questo pensiero ci rattrista profondamente.”, ma non oso proporre una cosa del genere al figlio, il funzionario dell’amministrazione. Potrebbe pensare che io intenda prendere in giro il defunto. Devo assolutamente trovare un’ispirazione. Se non scrivo questo necrologio, il figlio del signor Dàyé, il funzionario dell’amministrazione, che abita proprio accanto a me e che incontro tutti i giorni, non me lo perdonerà mai. Signore Iddio, che cosa posso fare?
In momenti così difficili, quanto ammiro quei letterati dei tempi antichi che contavano esclusivamente su incarichi di questo tipo per sbarcare il lunario.(2)
Vedete un po’. Per ritornare a questa faccenda del signor Èr Dàyé, potrei cavarmela soltanto mentendo: altrimenti, non riuscirei a scrivere una sola parola. Dovrei dire che il defunto era una persona di innata e straordinaria intelligenza (3), ma dovrei astenermi dall’aggiungere che, sebbene fosse estremamente intelligente, non ha mai scritto nulla di notevole, né inventato nulla di importante, e dovrei ben guardarmi dal ricordare che contava i soldi nascosti nei calzini.(4) Dovrei quindi attribuirgli qualità non sue e non menzionare, neppure di sfuggita, i suoi difetti. Non si tratta di comporre una poesia o di scrivere un articolo. Si tratta , piuttosto, di celebrare un defunto raccontando panzane ai vivi. Io, che non provo nessun piacere nel mentire, non sono adatto a metter giù questi testi “pieni di fantasia”.
Non sono solo i necrologi, i panegirici e gli altri testi di questo tipo che danno del filo da torcere a chi scrive.
Pensiamo agli articoli che ricordano il 18 settembre (5) o il 10 ottobre (6) o a quelli che celebrano il Capodanno. Il Capodanno si festeggia tutti gli anni e, tutti gli anni, immancabilmente, si deve scrivere qualcosa sul Capodanno. Che cosa si può ancora trovare da dire? Ogni volta che qualcuno, dalla redazione di un giornale, mi sollecita un contributo speciale per il Capodanno, vorrei rispondergli: ”Crepa! Devi proprio farmi soffrire ogni anno questo tormento?”. Ma, riflettiamo un attimo!. Se crepasse per davvero, non sarei poi obbligato a scrivere il suo necrologio? Allora è meglio che controlli la mia rabbia e che metta insieme qualche frase da offrirgli per l’occasione.
A questo punto, non son più io che scrivo l’articolo, è l’articolo che mi obbliga a scrivere! Mi viene allora voglia di invocare aiuto urlando: “Salvate i letterati!”(7). E speriamo che il figlio del signor Dàyé, che è funzionario dell’amministrazione, e il signor redattore capo del giornale siano generosi (8) e concedano a questo povero disgraziato ancora qualche giorno di vita.
5 novembre 1944
NOTE
1) Si tratta evidentemente di un nome di fantasia. 大 爺 (“dàyé”) significa infatti “vecchio” o “zio paterno”.
2) Lăo Shĕ menziona qui gli “elogi funebri” (挽 诗 ”wănshī”) e i “poemi encomiastici”( 壽序 “shòuxù”). La composizione, su comando, di questi testi celebrativi costituiva una importante risorsa per i poeti antichi, che non disponevano spesso di altre fonti di reddito.
3) Secondo la tradizione cinese, l’intelligenza di grado più elevato è l’intelligenza “innata” (天 生 “tiānshēng” “nata dal Cielo”), cioè l’intelligenza “intuitiva”, quella che si riceve dalla sorte come dote naturale. Leggiamo nei “Dialoghi” di Confucio (cap.XVI, par.9):
”Il Maestro disse: ‘Gli uomini migliori sono quelli in cui la saggezza è una dote innata. Ci sono poi coloro che pervengono alla saggezza con lo studio. Seguono quelli che si dedicano allo studio perché vi sono spinti dalle difficoltà della vita. Gli ultimi sono quelli che non studiano nemmeno nelle difficoltà’.”
4) L’abitudine di nascondere i propri soldi nei ripostigli più impensati e di contarli poi in segreto è sempre stata considerata una manifestazione tipica del vizio dell’avarizia. Si vedano, in proposito, testi classici come l”Aulularia” di Plauto e “L’Avare” di Molière.
5) Il 18 settembre 1931, prendendo pretesto dal cosiddetto “Incidente di Mukden” (un attentato ad una linea ferroviaria, il quale risultò poi inscenato dai loro stessi servizi segreti), i Giapponesi invasero la Manciuria, inaugurando così un nuovo lungo periodo di conflitti con la Cina. Questa data, come è ovvio, non era celebrata dai Cinesi, ma veniva costantemente ricordata per incitare il popolo a combattere gli invasori e a liberare le parti del territorio nazionale che erano occupate dai Giapponesi.
6) Il 10 ottobre 1911 la guarnigione della città di Wŭchāng 武 昌 nel Húbĕi 湖北 si sollevò dando così inizio alla rivoluzione che doveva condurre, nel giro di pochi mesi, alla caduta della dinastia Qīng 清 朝 e alla proclamazione della Repubblica.
7) L’invocazione “Salvate i letterati!” (救 救 文 人 “jiùjiù wénrén”) figura nella “Storia Ufficiosa della Foresta dei Letterati” (儒 林 外 史 “ rúlín wàishĭ”), famoso romanzo in cui Wú Jìingzĭ 吳 敬 梓 (1701-1754), descrive impietosamente, sulla base della sua esperienza personale e di quella dei suoi parenti ed amici, la decadenza della classe intellettuale cinese causata dall’ottusa applicazione del sistema degli esami, dalla corruzione del regime imperiale e dall’oscurantismo della società feudale.
8) Ho così tradotto l’espressione idiomatica 网開一面 (“wăng kāi yī miàn”), che significa letteralmente “aprire un lato della gabbia” e lasciare libero l’uccellino che vi è prigioniero, cioè essere generosi con qualcuno che non è più in grado di difendersi.
五 最難寫的文章
或問:什么文章最難寫?
答:自己不愿意寫的文章最難寫。比如說:鄰居二大爺年七十,無疾而終。二大爺一輩子吃飯穿衣,喝兩杯酒,与常人無异。他沒立過功,沒立過言。他少年時是個連模樣也并不惊人的少年,到老年也還是個平平常常的老人,至多,我只能說他是個安分守己的好公民。可是,文人的災難來了!二大爺的儿子——大學畢業,現在官居某机關科員——送過來訃文,并且誠懇的請賜輓詞。我本來有兩句可以贈給一切二大爺的輓詞:“你死了不能再見,想起來好不傷心!”可是我不敢用它來搪塞二大爺的科員少爺,怕他說我有意侮辱他的老人。我必須另想几句——近鄰,天天要見面,假若我決定不寫,科員少爺會惱我一輩子的。可是,老天爺,我寫什么呢?
在這很為難之際,我真佩服了從前那些專憑作輓詩壽序掙吃飯的老文人了!你看,還以二大爺這件事為例吧,差不多除了扯謊,就簡直沒法寫出一個字。我得說二大爺天生的聰明絕頂,可是還“別”說他雖聰明絕頂,而并沒著過書,沒發明過什么東西,和他在算錢的時候總是脫了襪子的。是的,我得把別人的長處硬派給二大爺,而把二大爺的短處一字不題。這不是作詩或寫散文,而是替死人來騙活人!我寫不好這种文章,因為我不喜歡扯謊。
在輓詩与壽序等而外,就得算“九一八”,“雙十”与“元旦”什么的最難寫了。年年有個元旦,年年要寫元旦,有什么好寫呢?每逢接到報館為元旦增刊征文的通知,我就想這樣回复:“死去吧!省得年年教我吃苦!”可是又一想,它死了豈不又須作輓聯啊?于是只好按住心頭之火,給它拼湊几句——這不是我作文章,而是文章作我!說到這里,相應提出:“救救文人!”的口號,并且希望科員少爺与報館編輯先生网開一面,叫小子多活兩天!
VI
Le persone che temo di più
Io temo soprattutto due categorie di persone.
La prima è costituita da tutti coloro che non sanno fare, ma criticano chi sa fare. Ad esempio, coloro i quali, non essendo capaci di scrivere un articolo umoristico, sostengono che l’umorismo è il ciarpame della letteratura e dichiarano che tutti gli scrittori umoristici contribuiscono a sabotare la resistenza.(1) Costoro non sprecano neppure un istante ad accertare che cosa sia ciò che vituperano, ma lo condannano semplicemente perché è una cosa che loro non sono capaci di fare. Questo è, di gran lunga, il peggiore dei comportamenti. Ho paura delle persone che si comportano in questo modo, perché sono gente che sa soltanto distruggere, senza apportare alcun beneficio né agli altri né a sé stessi. Se sono funzionari pubblici, la gelosia, che è l’unico sentimento che li anima, può addirittura condurli, per invidia degli altri, a tradire il proprio paese. Se sono scrittori, la gelosia li spinge a sprecare, da mane a sera, pennelli e inchiostro per attaccare gli altri scrittori. Per di più, si ritengono pieni di idee e si proclamano finissimi critici, allorché, in realtà, scrivono soltanto castronerie. Individui di questo tipo denigrano gli altri senza alcun ritegno, ma non cercano mai di migliorare sé stessi. Non solo profanano l’arte della critica, ma, per di più, accumulano marciume nei loro cuori.
C’è una seconda categoria di individui che io aborro. La loro intelligenza è meno profonda di un dito di vino, ma la loro impudenza è più spessa di un muro. Non sanno niente, ma credono di sapere tutto. Non c’è cosa che non si vantino di saper fare, quando, in realtà, sono dei buoni a nulla. Parlano soltanto per dare, come si dice, “aria alla bocca”. Non si accorgono neppure se gli rispondi, se li ascolti o no. Vengono sempre a “trovarti” proprio quando sei occupato. Vedendo che hai da fare, dicono subito che non intendono disturbarti e, intanto, senza smettere di parlare, si siedono tranquillamente e, due ore dopo, sono ancor lì, incollati alla sedia. Parlano immancabimente del tempo che fa, dei bombardamenti, dei prezzi delle merci e, ad ogni istante, ti dispensano le loro perle di saggezza: “Se suonerà un nuovo allarme aereo, occorrerà precipitarsi nei rifugi!” oppure “Vedrete che ad agosto i prezzi aumenteranno ancora!”. Poiché si tratta di affermazioni che non si possono contraddire, continuano a ripeterle senza sosta, come se fossero la “verità suprema”.(2) Io ho veramente paura di questo tipo di persone, che mi fanno perdere inutilmente il mio tempo e sprecano la propria vita.
11 novembre 1944
NOTE
1) Sullo sfondo della guerra contro i Giapponesi, era facile far passare per sabotaggio qualsiasi manifestazione di ironia nei confronti delle autorità costituite. Si può anche pensare che gli scrittori impegnati e patriottici fossero portati a considerare gli umoristi come dei disfattisti o, addirittura, dei traditori della causa nazionale.
2) Il termine cinese 真 理 (“zhēnlī”) indica la verità intesa in senso filosofico o religioso. I chiacchieroni non si accorgono che le loro osservazioni sono soltanto delle ovvietà e continuano a ripeterle, con aria di importanza, come se fossero “verità rivelate”.
六 最可怕的人
我最怕兩种人:第一种是這樣的——凡是他所不會的,別人若會,便是罪過。比如說:他自己寫不出幽默的文字來,所以他把幽默文學叫作文藝的膿汁,而一切有幽默感的文人都該加以破坏抗戰的罪過。他不下一番工夫去考查考查他所攻擊的東西到底是什么,而只因為他自己不會,便以為那東西該死。這是最要不得的態度,我怕有這种態度的人,因為他只會破坏,對人對己都全無好處。假若他作公務員,他便只有忌妒,甚至因忌妒別人而自己去作漢奸;假若他是文人,他便也只會忌妒,而一天到晚浪費筆墨,攻擊別人,且自鳴得意,說自己頗會批評——其實是扯淡!這种人亂罵別人,而自己永不求進步;他污穢了批評,且使自己的心里堆滿了塵垢。
第二种是無聊的人。他的心比一個小酒盅還淺,而面皮比牆還厚。他無所知,而自信無所不知。他沒有不會干的事,而一切都莫名其妙。他的談話只是運動運動唇齒舌喉,說不說与听不听都沒有多大關系。他還在你正在工作的時候來“拜訪”。看你正忙著,他赶快就說,不耽誤你的工夫。可是,說罷便安然坐下了——兩個鐘頭以后,他還在那儿坐著呢!他必須談天气,談空襲,談物价,而且隨時給你教訓:“有警報還是躲一躲好!”或是“到八月節物价還要漲!”他的這些話無可反駁,所以他會百說不厭,視為真理。我真怕這种人,他耽誤了我的時間,而自殺了他的生命!
VII
I VESTITI
Ammiro davvero gli Inglesi perché sono così esigenti nel vestirsi. Un Inglese ricco o che tenga a comparire in società può essere costretto a cambiarsi d’abito anche tre o quattro volte al giorno. Vuole partecipare a una riunione, assistere alle corse, giocare a tennis (1), andare a ballare? Ogni volta gli occorrerà una tenuta diversa. Mi hanno detto che c’è gente che s’è suicidata perché ossessionata da questa necessità di cambiarsi d’abito in continuazione. Non credo che costoro fossero degli Inglesi. Gli Inglesi sono perseveranti per natura: non possono essere stroncati dal “mettere” e “togliere”.Non è immaginabile che una cosa del genere possa spingerli al suicidio.
Io non ho nulla in contrario ad indossare abiti puliti e mi faccio addirittura un piacere d’essere vestito con una certa eleganza, ma, se mi imponessero di cambiarmi d’abito più volte al giorno, sarei capace anch’io di meditare il suicidio. Pensateci un po’! Ci può essere qualcosa di più noioso dell’allacciare e slacciare bottoni? I bottoni degli abiti sono così numerosi, così difficili da maneggiare, così antipatici, che chi, per tutto il giorno, deve slacciarli e riallacciarli, e, dopo averli riallacciati, slacciarli di nuovo, e avanti così, può benissimo perdere la voglia di vivere.
Col prolungarsi della guerra di resistenza, la vita si fa sempre più dura.(2) Poiché resistere significa saper soffrire, non sarò certo io a lamentarmene. Per di più, se nel soffrire si può provare un certo piacere, non sarebbe un’ottima idea astenersi dal deplorare le difficoltà in cui ci si dibatte e cercare addirittura di scoprirne qualche aspetto un po’ interessante?
L’uomo ha, nella sua vita, quattro grandi preoccupazioni: vestirsi, mangiare, muoversi e avere un tetto sotto cui dormire.
Per quanto riguarda il cibo, è estremamente difficile provare piacere nel mangiar male. Il gusto di un’insalata di verdure non sarà mai preferibile a quello d’uno stinco di maiale arrosto. (3) Verdure e legumi mi impoveriscono il sangue, mentre la “testa di leone” (4) mi fa diventare forte come un leone.
Sebbene accettare qualche privazione in materia d’alloggio o limitare i propri spostamenti sia più facile che rinunciare a mangiare, nemmeno in questi campi si può trovare la gioia nella sofferenza. Non mi darebbe alcuna soddisfazione stare in una casa calda come una fornace nei giorni della canicola (5) oppure viaggiare in piedi su un autobus sovraffollato, stretto come un pollo nella stia.(6) Mi verrebbe semplicemente voglia di piangere.
È solo quando si tratta di abbigliamento che uno può davvero scoprire il piacere nella sofferenza.
Il 7 luglio 1937, quando scoppiò la guerra (7), me ne andai via di casa vestito soltanto di una vecchia tunica foderata d’ovatta (8), senza portare con me altro che un gilet malandato e un soprabito di pelliccia tutto consunto. Questi tre abiti non potevano bastare a vestirmi per le quattro stagioni dell’anno, e meno che mai per parecchi anni. Arrivato a Chóngqìng (9), fui dunque obbligato a comprare altri indumenti, il più importante dei quali fu l’uniforme di tela grigia. Questa uniforme, la cui tela era già “vecchia alla nascita”, si rovinò definitivamente dopo il primo lavaggio. Non per nulla il signor Wú Zŭxiāng (10) la chiama “l’abito che disonora gli intellettuali”.(11) È però un indumento che ha per me molteplici vantaggi...potrei persino dire che mi dà piacere! Posso tenere addosso i pantaloni quando vado a letto, senza dovermi assolutamente preoccupare della piega; qualunque cosa io facessi, sarebbero sempre stropicciati. Non ho neppure bisogno di fare attenzione a dove mi siedo. I miei cari pantaloni non temono né fango né polvere: sono sporchi “dalla fabbrica”. Quando piove, posso camminare tranquillo senza aver paura paura degli schizzi di mota sollevati dalle automobili e, quando fa bello, il color grigio topo dell’uniforme la trasforma in tuta mimetica nel caso di attacchi aerei. Per di più, l’uniforme è comoda e facile da indossare. Lei ed io somigliamo a una vecchia coppia, sposata da tanti anni: ci comprendiamo perfettamente e non litighiamo mai.
Spero, una volta che avremo vinto la guerra, di poter continuare a indossare finché sarò vecchio questo abito dei momenti difficili, non per risparmiare, ma semplicemente per comodità.
15 novembre 1944
NOTE
1) Il termine qui usato da Lăo Shĕ è 打 球 (dăqiú”), che significa, genericamente, ”giocare con una palla”. Ho tradotto “giocare a tennis” perché il tennis (网 球 “wăngqiú”) mi sembrava il gioco che avesse più probabilità di essere praticato a quel tempo da un gentiluomo inglese. Potrebbero però essere presi in considerazione anche il football (足 球 “zúqiú”) e il basket (篮 球 “lánqiú”).
2) La “guerra di resistenza” ( 抗 戰 “kàngzhàn”) è la lotta contro le truppe giapponesi che occuparono vaste aree della Cina fino al 2 settembre 1945.
3)L’espressione 紅 燒 蹄膀 (“hóng shāo tí băng”) indica lo stinco di maiale arrosto. Il termine 紅 燒 (“hóngshāo”) designa la cottura in salsa di soia.
4) La“testa di leone” ( 獅 子 頭 “shīzitóu”) è una grossa polpetta di carne tritata, tipica della cucina delle regioni situate intorno alle foci dei fiumi Huái 淮 河 e Yángzĭjiāng 揚 子 江.
5) Il termine 三 伏 天 (“sānfútiān“) designa il periodo più caldo dell’anno, cioè i trenta giorni che vanno dalla metà di luglio alla metà di agosto.
6) Ho reso nella traduzione quello che mi è sembrato essere il senso della frase. Non ho capito bene perché Lăo Shĕ menzioni il “gallo d’oro”(金 雞 “jīn jī”), figura mitologica simile alla fenice. Forse intendeva dire che, all’interno di un autobus nelle ore di punta, si sarebbe sentito a disagio come una fenice in mezzo alla calca degli altri uccelli.
7) Nella notte del 7 luglio 1937 uno scontro avvenuto presso il ponte di Lúgōu (盧 溝 橋 ”lúgōu qiáo”), noto anche come il ”Ponte di Marco Polo", nei dintorni di Pechino, diede inizio alla guerra tra la Cina e il Giappone.
8) Nella prima metà del ventesimo secolo molti cinesi, specie i letterati, usavano ancora indossare l’abito tradizionale: una lunga tunica abbottonata sul davanti, simile al caffetano in uso presso i Turchi e i Persiani.
9) La città di Chóngqìng 重 慶, che allora faceva parte della provincia del Sìchuān 四 川 , mentre oggi è una delle quattro metropoli direttamente sottoposte al controllo dell’amministrazione centrale, fu dal 1937 al 1945 la capitale provvisoria della Cina. Lăo Shĕ, che, in quel periodo, insegnava a Qīngdăo 青 島 nello Shāndōng 山 東 si rifugiò a Chóngqìng per sfuggire all’occupazione giapponese.
10) Wú Zŭxiāng 吳組緗 (1908-1994) è noto soprattutto per le sue novelle, pubblicate tra il 1930 e il 1940.
11) Lăo Shĕ ottiene qui l’effetto umoristico fingendo di credere che Wú Zŭxiāng deplori la qualità scadente del tessuto e l'aspetto consunto delle uniformi. Lo scrittore critica invece il fatto stesso che gli intellettuali indossino l'uniforme, cosa che rischia di farli apparire, a torto o a ragione, come irreggimentati e ligi al potere.
七 衣
對于英國人,我真佩服他們的穿衣服的本領。一個有錢的或善交際的英國人,每天也許要換三四次衣服。開會,看賽馬,打球,跳舞……都須換衣服。据說:有人曾因穿衣脫衣的麻煩而自殺。我想這個自殺者并不是英國人。英國人的忍耐性使他們不會厭煩“穿”和“脫”,更不會使他們因此而自殺。
我并不反對穿衣要整洁,甚至不反對衣服要漂亮美觀。可是,假若教我一天換几次衣服,我是也會自殺的。想想看,系鈕扣解鈕扣,是多么無聊的事!而鈕扣又是那么多,那么不靈敏,那么不起好感,假若一天之中解了又系,系了再解,至數次之多,誰能不感到厭世呢!
在抗戰數年中,生活是越來越苦了。既要抗戰,就必須受苦,我決不怨天尤人。再進一步,若能從苦中求樂,則不但可以不出怨言,而且可以得到一些興趣,豈不更好呢!在衣食住行人生四大麻煩中,食最不易由苦中求樂,菜根香一定香不過紅燒蹄膀!菜根使我貧血;“獅子頭”卻使我壯如雄獅!
住和行雖然不象食那樣一點不能將就,可是也不會怎樣苦中生樂。三伏天住在火爐子似的屋內,或金雞獨立的在汽車里擠著,我都想掉淚,一點也找不出樂趣。
只有穿的方面,一個人确乎能由苦中找到快活。七七抗戰后,由家中逃出,我只帶著一件舊夾袍和一件破皮袍,身上穿著一件舊棉袍。這三袍不夠四季用的,也不夠几年用的。所以,到了重慶,我就添置衣裳。主要的是灰布制服。這是一种“自來舊”的布作成的一下水就一蹶不振,永遠難看。吳組緗先生名之為斯文掃地的衣服。可是,這种衣服給我許多方便——簡直可以稱之為享受!我可以穿著褲子睡覺,而不必擔心褲縫直与不直;它反正永遠不會直立。我可以不必先看看座位,再去坐下;我的寶褲不怕泥土污穢,它原是自來舊。雨天走路,我不怕汽車。晴天有空襲,我的衣服的老鼠皮色便是偽裝。這种衣服給我舒适,因而有親切之感。它和我好象多年的老夫妻,彼此有完全的了解,沒有一點隔膜。我希望抗戰胜利之后,還老穿著這种困難衣,倒不是為省錢,而是為舒服。
VIII
VIAGGIARE
Gli amici mi invitano spesso ad andarli a trovare in città, ma io, per dirla tutta, non ho l’ardire di mettermi in viaggio. Al giorno d’oggi, infatti, viaggiare è una cosa tutt’altro che divertente. Guardate un po’! Se vuoi andare da Bĕibèi (1) a Chóngqìng devi anzitutto acquistare, per millequatrocentoquaranta yuan, un titolo che ti dia il diritto di “stare pigiato”. Per procurarti questo diritto, devi recarti alla stazione degli autobus e aspettare. Quanto tempo durerà l’attesa? Nessuno è in grado di dirtelo. Se avrai la fortuna di veder arrivare un autobus, dovrai ancora sgomitare per comprare un biglietto. Se non riesci ad arraffare un biglietto, se non ce la fai, tanto peggio per te! Se avrai la fortuna di ritrovarti in mano un biglietto, allora dovrai di nuovo lottare per poter salire sull’autobus. Spintoni da orbo! Qui ti occorrerà anzitutto dimostrare che sei davvero un animale dotato di spina dorsale, capace di reggerti in piedi in qualunque circostanza. In secondo luogo, dovrai provare, conformemente alla teoria dell’evoluzione, che discendi davvero dalle scimmie giacché sarai costretto, per farti strada, ad usare contemporaneamente bocca, mani e piedi e sarai obbligato ad essere scattante e agile come una scimmia in tutti i muscoli del corpo per non farti ridurre in polpette (2) dalla massa che ti preme intorno. In terzo luogo, dovrai avere una pelle di rinoceronte per proteggerti dai manici d’ombrello, dalle gomitate, dai pestoni, dagli spigoli dei finestrini, e da tutta una serie di oggetti acuminati, contundenti, taglienti e graffianti che rischiano di ridurti tutto il corpo ad una sola piaga. In quarto luogo, ti converrà essere refrattario ai colpi di calore e non aver paura che il tuo naso finisca sotto un’ascella sudata senza che tu ti possa spostare...veramente troppe condizioni da soddisfare solo perché ti sei voluto togliere il gusto di pagare millequattrocento yuan e rotti il diritto di “essere pigiato e spintonato”.
Nella calca la testa mi gira, ho l’impressione di essere in procinto di trasformarmi in un rettile, non oso più muovermi. (3)
Inoltre, non posso trascurare il fatto che una settimana di soggiorno a Chóngqìng mi costerebbe almeno cinque o seimila yuan e che per tutti quei giorni dovrei smettere di scrivere. Da qualunque lato io consideri la questione, mi vengono i brividi!
Mi è già successo di viaggiare lontano da casa, ma allora ero solo,e, per un uomo solo è più facile tirare avanti nel vasto mondo, arrabattandosi in un modo o nell’altro, senza preoccuparsi della scarsità di quattrini. Ora, invece ho famiglia, cinque o sei bocche che mi chiedono tutte insieme di provvedere al loro mantenimento. Purtroppo le bocche da sfamare e il coraggio variano in proporzione inversa: quanto più numerose sono le bocche che hai da nutrire tanto meno osi rischiare.
Perció, amici di Chóngqìng, a meno che voi non vi diate da fare per mandarmi a prendere con una macchina, non contate di vedermi. E ricordate anche che dovreste spesarmi con almeno mille yuan al giorno. Peró, niente paura per le sigarette e per l’alcool, perché ho già smesso di bere e di fumare.
Sto scherzando, naturalmente. In realtà, sento molto la vostra mancanza e sono ansioso di incontrarvi e di parlare con voi.
20 novembre 1944
NOTE
1) Bēibèi 北 碚 è una città satellite situata circa una trentina di chilometri a nord di Chóngqìng 重 庆 .
2) Il termine 四喜丸子 (“sìxĭ wánzi”, letteralmente” le quattro gioiose polpette”) indica un antipasto pechinese costituito da quattro polpette che sono normalmente servite con un contorno di foglie di cavolo. Si tratta di una variante delle polpette conosciute come “testa di leone” (獅 子 頭 “shīzĭtóu”).
3) Forse l’osservazione si ispira al comportamento di serpenti, lucertole e tartarughe, la cui prima reazione, in situazioni di difficoltà, è quella di immobilizzarsi.
八 行
朋友們屢屢函約進城,始終不敢動。“行”在今日,不是什么好玩的事。看吧,從北碚到重慶第一就得出“挨擠費”一千四百四十元。所謂挨擠費者就是你須到車站去“等”,等多少時間?沒人能告訴你。幸而把車等來,你還得去擠著買票,假若你擠不上去,那是你自己的無能,只好再等。幸而票也擠到手,你就 車上去挨擠。這一擠可厲害!你第一要證明了你的确是脊椎動物,無論如何你都能直挺挺的立著。第二,你須證明在進化論中,你确是猴子變的,所以現在你才嘴手腳并用,全身緊張而靈活,以免被擠成象四喜丸子似的一堆肉。第三,你須有“保護皮”,足以使你全身不怕傘柄、胳臂肘、腳尖、車窗,等等的戳、碰、刺、鉤;否則你會遍体鱗傷。第四,你須有不中暑發痧的把握,要有不怕把鼻子伸在有狐臭的腋下而不能動的本事……你須備有的條件太多了,都是因為你喜歡交那一千四百多元的挨擠費!
我頭昏,一擠就有變成爬虫的可能,所以,我不敢動。
再說,在重慶住一星期,至少花五六千元;同時,還得耽誤一星期的寫作;兩面一算,使我膽寒!
以前,我一個人在流亡,一人吃飽便天下太平,所以東跑西跑,一點也不怕賠錢。現在,家小在身邊,一張嘴便是五六個嘴一齊來,于是嘴与膽子乃适成反比,嘴越多,膽子越小!
重慶的人們哪,設法派小汽車來接呀,否則我是不會去看你們的。你們還得每天給我們一千元零花。煙、酒都無須供給,我已戒了。啊,笑話是笑話,說真的,我是多么想念你們,多么渴望見面暢談呀!
IX
I CANI
I cani cinesi sono probabilmente, fra tutti i cani del mondo, quelli che suscitano più compassione e sono anche i più brutti. L’aggettivo “brutto” non implica qui alcun riferimento alla loro razza, ma è invece strettamente legato alla circostanza che questi cani “fanno compassione”. Infatti, indipendentemente dal suo aspetto e dalla sua taglia, basta che un cane sia ben nutrito perché diventi bello grasso e piacevole da guardare. Ma i Cinesi sono poveri e, se già gli uomini non mangiano a sufficienza, figuriamoci i cani. È per questo che i cani cinesi sono così brutti. Non dipende dalla loro struttura fisica. Dipende dal fatto che sono solo pelle ed ossa e che girano con la coda tra le gambe ogni giorno dell’anno. Ogni volta che mi capita di vedere per strada un cagnolino randagio che razzola tra i rifiuti in cerca di cibo, mi viene da piangere. Anche se non sono davvero uno di quelli che si inteneriscono facilmente, sento sovente voglia di singhiozzare. Se guardo un cagnolino miserabile, non posso evitare di pensare con commozione alla miseria del popolo. Vedremo cani e gatti ben pasciuti soltanto quando il popolo sarà ricco.
I Cinesi dicono spesso: “Il nostro paese possiede immense ricchezze”. Ciò significa che non dobbiamo preoccuparci. Con tutte le cose di cui disponiamo, non arriveremo mai al punto di non aver più nulla da mangiare e di aver consumato ogni risorsa! Ahimè! Fatemi il favore di guardare i vostri cani!
Insisto: i nostri cani sono brutti perché non mangiano come devono. I cani degli altri paesi mangiano carne; i nostri mangiano rifiuti. Ora, la zoologia ci insegna che il genere “cane” appartiene all’ordine dei carnivori. Sebbene noi (1) non facciamo altro che prenderli a calci e a bastonate, essi continuano a servirci, come sempre. Nonostante la fame, che li rende scheletrici, nonostante le pedate dei padroni, essi continuano, con estrema fedeltà e abnegazione, a sorvegliare, di notte , le nostre case. Per di più, un cane non disprezza mai la povertà del padrone.
Ammirevole, fedele, leale, frugale, coraggioso e così via....ecco gli aggettivi con cui un animale come il cane meriterebbe di essere chiamato dagli uomini. Ed invece, chissa perché, noi Cinesi, incapaci di distinguere il nero dal bianco, chiamiamo i traditori (2) e i farabutti “cani scodinzolanti” (3), come se i cani fossero animali infidi e sleali. Insorgo in difesa dei cani e proclamo che ciò è ingiusto!
Il gatto sì che è un poltrone a cui piace mangiar bene. Se si sente odore di carne, eccolo che arriva. E cosa fa quando non c’è più da mangiare? Se ne va subito via. Non sarebbe più giusto allora chiamare i traditori e i farabutti “gatti scodinzolanti”?
Forse parliamo di “cani scodinzolanti” anziché di “gatti scodinzolanti” perché il cane ha buon carattere e gli manca l’arroganza del gatto. Se è davvero così, devo riconoscere che la gente ha una certa tendenza ad essere “cedevole con chi è strafottente e dura con chi è mite.” (4)
Al limite, può anche darsi che esista una razza di cani il cui nome scientifico sia “canis currens”, ma io non ne sono ancora affatto certo.
10 dicembre 1944
NOTE
1) Lăo Shĕ usa qui il termine generico “rén”(人), cioè “gli uomini”, ma intende evidentemente riferirsi ai Cinesi , visto che ha appena detto che, negli altri paesi, i cani “mangiano carne” e sono quindi, presumibilmente, trattati meglio.
2) I traditori della patria sono designati, in cinese, con il termine 漢 奸 (“hànjiān”) che significa letteralmente “sleale verso il popolo Hàn”.
3) Il termine 走 狗 (“zŏu gŏu”), tradotto in inglese con “running dogs”, era l’insulto tipico rivolto, fin dai tempi della dinastia Qīng 清 朝 ,a coloro che si dimostravano troppo servizievoli verso gli Occidentali. L’ho tradotto con l’espressione “cani scodinzolanti”, perché in italiano l'espressione "cane che corre " non è molto evocativa, mentre l’idea che l’insulto sottende è quella di equiparare l’atteggiamento dei filoccidentali alla presunta abiezione dei cani che corrono e scodinzolano ad ogni gesto del padrone. Nel periodo comunista,il termine 走 狗 fu spesso tradotto con “lacché dei capitalisti”.
4) L’espressione qui riportata deriva dal proverbio 怕 硬 欺 軟 (“pà yìng qī ruǎn”), che significa “maltrattare i deboli e aver paura dei forti”. L’origine dell’espressione è fatta risalire alla “Cronaca del Liuto”(琵 琶 記d “pípá jì”) di Gāo Míng 高 明 (c.1395 d.C.-1370 d.C.)
九狗
國狗恐怕是世界上最可怜最難看的狗。此處之“難看”并不指狗种而言,而是与“可怜”密切相關。無論狗的模樣身材如何,只要喂養得好,它便會長得肥肥胖胖的,看著順眼。中國人窮。人且吃不飽,狗就更提不到了。因此,中國狗最難看;不是因為它長得不体面,而是因為它骨瘦如柴,終年夾著尾巴。
每逢我看見被遺棄的小野狗在街上尋找糞吃,我便要落淚。我并非是愛作傷感的人,動不動就要哭一鼻子。我看見小狗的可怜,也就是感到人民的貧窮。民富而后貓狗肥。
中國人動不動就說:我們地大物博。那也就是說,我們不用著急呀,我們有的是東西,永遠吃不完喝不盡哪!哼,請看看你們的狗吧!
還有:狗雖那么摸不著吃,(外國狗吃肉,中國狗吃糞;在動物學上,据說狗本是食肉獸。)那么隨便就被人踢兩腳,打兩棍,可是它們還照舊的替人們服務。盡管它們餓成皮包著骨,盡管它們剛被主人踹了兩腳,它們還是极忠誠的去盡看門守夜的責任。狗永遠不嫌主人窮。這樣的動物理應得到人們的贊美,而
忠誠、義气、安貧、勇敢,等等好字眼都該歸之于狗。可是,我不曉得為什么中國人不分黑白的把漢奸与小人叫作走狗,倒仿佛狗是不忠誠不義气的動物。我為狗喊冤叫屈!
貓才是好吃懶作,有肉即來,無食即去的東西。洋奴与小人理應被叫作“走貓”。
或者是因為狗的脾气好,不象貓那樣傲慢,所以中國人不說“走貓”而說“走狗”?假若真是那樣,我就又覺得人們未免有點“軟的欺,硬的怕”了!
不過,也許有一种狗,學名叫作“走狗”;那我還不大清楚。
X
COPRICAPI
Quando, dopo gli avvenimenti del 7 luglio 1937 (1), fui costretto a fuggire precipitosamente di casa, tutti gli abiti che indossavo erano vecchi. Solo il cappello di feltro che portavo in testa era ancora nuovo. L’avevo acquistato l’autunno precedente a Jĭnán (2) per la somma di quattro yuan.
Nel”38 (3) accompagnai un “gruppo di sostegno alla lotta “(4) nel nord del paese e, mentre ero nel deserto, un colpo di vento mi portò via il cappello, lasciandomi a testa nuda. Se mi fosse successo nel Sìchuān (5), avrei potuto cercare con calma un altro cappello, anche se, in quel momento, i prezzi avevano cominciato a salire, ma mi trovavo nel nord, in una stagione in cui erano già frequenti le nevicate, e non potevo permettermi di rimanere neppure un giorno senza copricapo.Comprai allora un cappello, nella regione di Níngxià (6), al prezzo di sei yuan. Prima della guerra non mi sarebbe costato, a voler proprio esagerare, più di sei jiao.(7)
Questo cappello era veramente un bell’arnese. Non aveva un colore ben definito. Poteva apparire grigio, ma non era grigio, violetto, ma non era violetto, rossiccio, ma non era rossiccio. Guardato alla luce del sole risultava rosso, all’ombra, non si sa come, diventava verde. Non posso tentare di descriverlo se non definendolo “variopinto”(8), espressione che mi sembra la più vicina alla realtà.
Era un cappello di feltro, ma dove fosse il feltro non saprei proprio dirlo. Mi pare infatti che il feltro sia un materiale morbido. Il sedicente cappello di feltro era invece assai duro e, se gli davi un colpetto col dito, mandava un rimbombo metallico. Questo feltro rigido di origine ignota mi scavava una riga sulla fronte, cosa che mi dava molto fastidio e mi costringeva spesso a togliermi il cappello per concedere un attimo di sollievo alla testa. Quando scoppiava un temporale, perdeva completamente la sua natura di feltro per trasformarsi in cemento armato. Una volta che fui ritornato a Chóngqìng, non lo indossavo che quando non ne potevo proprio fare a meno. Mi veniva persino un po’ di paura solo a guardarlo.
Questo copricapo mi metteva talmente a disagio che, per andare a fare due chiacchiere con gli amici nella casa da tè di Via dell’Elefante Bianco, ne comprai un altro, un berretto di jersey. Era così soffice che si poteva piegare e poi riprendeva la sua forma. Io mi rallegravo dell’acquisto.
Sfortunatamente, l’entusiasmo durò poco, giacché mi bastava indossare questo berretto una mezz’ora per sentirmi bruciare e prudere la testa. Per fabbricarlo dovevano aver usato pelo di bufalo. Mi faceva sudare la fronte e, quando lo mettevo in testa, i suoi peli ispidi mi irritavano la pelle. Non era un berretto, era uno strumento di tortura!
Abbandonai quindi il berretto di pelo per ritornare al cappello di cemento. Inzuppato di pioggia, intriso di sudore, sopravvissuto ai morsi del vento e all’ardore del sole, era arrivato sino a quel punto senza mai assumere né un aspetto né un colore ben definito, ma continuava sempre ad essere brutto. Quando l’avevo in testa, evitavo di guardarmi allo specchio, cosciente come ero che, così conciato, avrei sicuramente avuto l’impressione di disonorare la categoria degli intellettuali.
Qualche giorno fa, ho speso centociquanta yuan per farlo, una buona volta, rimettere in sesto. Ora, il suo colore è stato fissato in modo definitivo: è diventato interamente rosso. Quanto all’aspetto, ho cercato di fargli dare una forma un po’ più simile a quella di un cappello rigido e devo dire che per il momento credo di esserci riuscito. (9) Adesso, ha effettivamente la forma di un cappello rigido! Tuttavia, è diventato ancor più duro e, se non sto bene attento a non sbattere la testa contro una porta o contro un altro oggetto solido, poiché il cappello è duro come una pietra, rischio ogni volta di veder le stelle. Aspettiamo! Aspettiamo il giorno in cui avremo vinto la guerra! Quel giorno, la prima cosa che farò sarà prendere un paio di forbici e tagliare a pezzi questo maledetto cappello. Vedrò pure se rimarrà ancora così duro o se non lo sarà più!
15 dicembre 1944
NOTE
1) Il 7 luglio 1937 ebbe luogo presso il “Ponte di Marco Polo”, nei pressi di Pechino, uno scontro che diede inizio alla guerra tra i Cinesi e i Giapponesi. Questa guerra doveva durare, con alterne vicende, fino al mese di settembre del 1945. Una delle sue prime conseguenze fu l’esodo di gran parte di coloro che abitavano nelle zone attaccate dalle truppe giapponesi.
2) La città di Jĭnán 濟 南 è il capoluogo dello Shāndōng 山 東
3) Il testo originale riporta i caratteri 廿 八 年 (“niàn bā nián”), che significano “nell’anno(19) 28”, ma deve trattarsi di un refuso, perché il racconto risulta coerente soltanto se si legge “nell’anno(19)38”.
4) Il termine 慰 勞 團 (“wèiláotuán”), che figura nell’originale cinese, sembra riferirsi ai comitati di sostegno creati durante la guerra nell’intento di promuovere il patriottismo e di tenere alto il morale della popolazione. La loro attività consisteva nell’organizzare conferenze, cerimonie, spettacoli di propaganda, nel distribuire premi e ricompense a chi si era distinto nella lotta contro l’invasore, nell’offrire aiuto e conforto ai combattenti e alle loro famiglie. Lăo Shĕ, che nel 1938 era stato nominato presidente della “Associazione nazionale dei letterati e degli artisti impegnati nella resistenza al nemico”, si dimostrò particolarmente attivo in questo senso. È probabile che il suo viaggio nelle regioni settentrionali della Cina corrispondesse a una tournée di spettacoli teatrali d’argomento patriottico.
5) Come abbiamo visto in precedenza, allo scoppio della guerra Lăo Shĕ si era rifugiato a Chóngqìng 重 慶 nel Sìchuān 四 川 .
6) La provincia del Níngxià 宁 夏 era situata nella parte settentrionale della Cina, al confine con la Mongolia Interna. Oggi ha lo statuto di Regione Autonoma della Minoranza Etnica Huí 宁 夏 回 族 宁 自 治 区 (“níngxià huízú zizhìqū”).
7) Il “jiăo” 角 o “máo” 毛 vale un decimo del “yuán” 元 .
8) Il concetto di “variopinto”,”multicolore” è reso dall’espressione 五 光 十 色 (“wŭ guāng shí sè”) che significa, letteralmente “cinque luci, dieci colori”.
9) Ho interpretato il termine 歸宿 (“guīsù”), che significa, letteralmente, “la casa avita” a cui ciascuno vuole ritornare , nel senso che la riparazione effettuata ha finalmente restituito al cappello, sformato fin dall’origine, quella che, nelle intenzioni del fabbricante, sarebbe dovuta essere la sua vera natura di “cappello rigido”.
十帽
在七七抗戰后,從家中跑出來的時候,我的衣服雖都是舊的,而一頂呢帽卻是新的。那是秋天在濟南花了四元錢買的。
廿八年隨慰勞團到華北去,在沙漠中,一陣狂風把那頂呢帽刮去,我變成了無帽之人。假若我是在四川,我便不忙于去再買一頂——那時候物价已開始要張開翅膀。可是,我是在北方,天已常常下雪,我不可一日無帽。于是,在宁夏,我花了六元錢買了一頂呢帽。在戰前它公公道道的值六角錢。這是一頂很頑皮的帽子。它沒有一定的顏色,似灰非灰,似紫非紫,似赭非赭,在陽光下,它仿佛有點發紅,在暗處又好似有點綠意。我只能用“五光十色”去形容它,才略為近似。它是呢帽,可是全無呢意。我記得呢子是柔軟的,這頂帽可是非常的堅硬,用指一彈,它噹噹的響。這种不知何處制造的硬呢會我的腦門儿勒出一道小溝,使我很不舒服;我須時時摘下帽來,教腦袋休息一下!赶到淋了雨的時候,它就完全失去呢性,而變成鐵筋洋灰的了。因此,回到重慶以后,我總是能不戴它就不戴;一看見它我就有點害怕。因為怕它,所以我在白象街茶館与友擺龍門陣之際,我又買了一頂毛織的帽子。這一頂的确是軟的,軟得可以折起來,我很高興。
不幸,這高興又是短命的。只戴了半個鐘頭,我的頭就好象發了火,痒得很。原來它是用野牛毛織成的。它使腦門熱得出汗,而后用那很硬的毛儿刺那張開的毛孔!這不是戴帽,而是上刑!
把這頂野牛毛帽放下,我還是得戴那頂鐵筋洋灰的呢帽。經雨淋、汗漚、風吹、日晒,到了今年,這頂硬呢帽不但沒有一定的顏色,也沒有一定的樣子了——可是永遠不美觀。每逢戴上它,我就躲著鏡子;我知道我一看見它就必有斯文掃地之感!
前几天,花了一百五十元把呢帽翻了一下。它的顏色竟自有了固定的傾向,全体都發了紅。它的式樣也因更硬了一些而暫時有了歸宿,它的确有點帽子樣儿了!它可是更硬了,不留神,帽沿碰在門上或硬東西上,硬碰硬,我的眼中就冒了火花!等著吧,等到抗戰胜利的那天,我首先把它用剪子鉸碎,看它還硬不硬!
XI
IERI
Ieri non è stata proprio una bella giornata. Pioggia, sempre pioggia! Sembrava che volesse inzupparci anche l’anima.
Qualcuno mi ha domandato dove stessi correndo. Gli ho risposto: “Il Jiālíng potrebbe straripare”. (1)(2)
Il vicino ha sposato la figlia. (3) La ragazza deve avere ventidue o ventitre anni. Abbastanza carina. È arrivato un palanchino. La ragazza è stata fatta uscire di casa ed è stata spinta nel palanchino. I portantini hanno sollevato le stanghe del palanchino e si sono messi in marcia. La ragazza piangeva rumorosamente. Non c’erano né gong né tamburi. Mentre il palanchino si allontanava, si sentiva solo il pianto della fanciulla. Mi sono ricordato il giorno in cui, da piccolo, avevo comprato un uccellino al mercato degli uccelli. Il venditore lo aveva tirato fuori da una grossa gabbia per metterlo nella gabbietta che io avrei portato via. L’uccello aveva lanciato acute strida.
Nella notte, una donnola ci ha rubato una gallina. Oggi, verso mezzogiorno, i miei figli hanno ritrovato, su un vicino pendio, il corpo della gallina: solo il collo era stato lacerato a morsi, il resto era intatto. I ragazzi l’hanno riportata a casa per farla cuocere e mangiarla. Non mi sono opposto alla loro idea. In questo mondo caotico, anche le galline devono morire due volte.
Soffro costantemente di vertigini. Un amico, che è venuto a trovarmi, mi ha chiesto perché non faccio ricorso all’agopuntura. Non gli ho risposto e mi sono limitato a sorridere, ma,dentro di me, ero piuttosto irritato.
Proprio mentre ero occupato a scrivere, si è presentato un altro amico. Non l’ho invitato a sedersi. Si è seduto lo stesso, ma era chiaramente a disagio, e se n’è andato quasi subito. Noi Cinesi teniamo enormemente alle buone maniere.
Mi è pervenuta la lettera di un amico che mi spiegava che cosa avevano fatto certe persone, come erano successe certe cose. Gli ho prontamente replicato: “Ciascuno di noi tende a considerarsi migliore degli altri. Basta che un altro non ci dia ragione o non condivida pienamente le nostre opinioni perché lo denunciamo subito come qualcuno che agisce male. Occorrerebbe ridurre della metà le occasioni di disputa.”, ma questa risposta non mi ha lasciato contento.
Più il mio romanzo procede, più mi sembra scadente. Nel frattempo, mi viene chiesto di scrivere un gran numero di articoli per i giornali. Mi sento piuttosto depresso.
La sera, la casa è fredda e silenziosa. Sono rimasto seduto senza far niente e, alle otto, sono andato a dormire. È stata davvero una giornata insignificante: non è successo nulla, né di buono né di cattivo. È stata una di quelle giornate in cui non riesco nemmeno a mettere giù una bella frase. Perché non siamo in grado di produrre dei capolavori? Ahimè, nessuno conosce la risposta.
19 dicembre 1944
NOTE
1) Il Jiālíng 嘉陵 è un affluente del Fiume Azzurro, nel quale si getta, precisamente al’altezza di Chóngqìng.
2) Ho interpretato in questo modo l’espressione 没有盖 (“méiyŏu gài”), che significa, letteralmente “ non è nascosto, coperto, protetto”.
3) La costruzione della frase mostra bene che, come era d’uso allora ( e come lo è, forse, in una certa misura, ancor oggi), si trattava di un matrimonio combinato.
十一 昨天
昨天一整天不快活。老下雨,老下雨,把人心都好象要下湿了!
有人来问往哪儿跑?答以:嘉陵江没有盖儿。邻家聘女。姑娘有二十二三岁,不难看。来了一顶轿子,她被人从屋中掏出来,放进轿中;轿夫抬起就走。她大声的哭。没有锣鼓。轿子就那么哭着走了。看罢,我想起幼时在鸟市上买鸟。贩子从大笼中抓出鸟来,放在我的小笼中,鸟尖锐的叫。
黄狼夜间将花母鸡叼去。今午,孩子们在山坡后把母鸡找到。脖子上咬烂,别处都还好。他们主张还燉一燉吃了。我没拦阻他们,乱世,鸡也该死两道的。
头总是昏。一友来,又问:“何以不去打补针?”我笑而不答,心中很生气。
正写稿子,友来。我不好让他坐。他不好意思坐下,又不好意思马上就走。中国人总是过度的客气。
友人函告某人如何,某事如何,即答以:“大家肯把心眼放大一些,不因 事 情不尽合己意而即指为恶事,则人世纠纷可减半矣!”发信后,心中仍在不快。
长篇小说越写越不象话,而索短稿者且多,颇郁郁!
晚间屋冷话少,又戒了烟,呆坐无聊,八时即睡。这是值得记下来的一天——没有一件痛快事!在这样的日子,连一句漂亮的话也写不出!为什么我们没有伟大的作品哪?哼,谁知道!
XII
I SEMPLICIOTTI
Le fiabe e le storielle sono molto spesso imperniate su tre personaggi, ad esempio tre sorelle, tre fratelli, tre cognati. Il terzo è invariabilmente un sempliciotto, ma, alla fine, è sempre lui che prevale sugli altri. A quanto pare, questo tipo di impianto narrativo è diffuso in tutto il mondo. In tutti i paesi del mondo fiabe e storielle sono costruite secondo questo schema. Perché? Perché gli uomini provano simpatia per i deboli. Il terzo fratello, la terza sorella o il terzo cognato sono sempre i più giovani e i più ingenui. È per questo che devono vincere.
Ritroviamo la stessa morale anche in numerosi altri tipi di leggende e di racconti scherzosi.
I deboli per cui si esprime questo tipo di simpatia sono esattamente l’”autoritratto” (1) di chi ha ideato le fiabe e le storielle. Eccone la spiegazione: la gente del popolo, che si sente duramente oppressa e che non ha nessuno cui chiedere aiuto, può trovare conforto soltanto nell’immaginare che “un funzionario integerrimo come il giudice Bāo” (2), o un cavaliere errante come Oūyáng Chūn, l’”Eroe del Nord”(3), venga a soccorrere gli umili e ad alzare la voce in loro difesa. Allo stesso modo, sempre per consolarsi, il popolo inventa fiabe e storielle in cui i deboli hanno la meglio sui forti. Sono loro stessi, gli uomini del popolo, i sempliciotti delle fiabe e delle storielle. Sono deboli e stupidotti, ma, ridicolizzando i potenti, i ricchi e i sapienti, hanno l’impressione di riportare una vittoria.
Purtroppo, ci si può ben domandare se questa vittoria del dileggio sia, in fin dei conti, una vera vittoria. Se lo è, si può dire, sul piano psicologico, dovrebbe però comportare anche qualche successo concreto per i vincitori. Per contro, una vittoria che si limiti all’aspetto psicologico, senza influire sulla realtà delle cose, non può essere considerata una vittoria e non è significativa.
Nella nostra cultura popolare le fiabe e le storielle in cui il sempliciotto trionfa sembrano essere più numerose che nel folklore degli altri paesi. Non so se devo felicitarmi con i miei compatrioti per le vittorie che hanno conseguito o se devo ,invece, esprimer loro la mia più sentita commiserazione.
24 dicembre 1944
NOTE
1) L’espressione 夫 子 自 道 也 (“fūzĭ zì dào yè”), letteralmente “questo è il modo di essere del Maestro”, è una citazione tratta dal cap.14, paragrafo 28, dei Dialoghi di Confucio:
Il Maestro spiegò: “ Un galantuomo è riconoscibile da tre qualità che io purtroppo non possiedo: è virtuoso e dunque libero da ogni ansietà; è saggio e dunque sicuro di ciò che fa; è coraggioso e dunque privo di qualsiasi timore”.
“Che dite Maestro?” lo interruppe Zĭ Gòng “ Questo è esattamente il vostro ritratto”.
2) Bāo Zhēng 包 拯 (999 d.C.-1062 d.C), generalmente conosciuto come Bāo Gōng 包公 (“il Signor Bāo”) fu un magistrato cinese famoso per la sua rettitudine e la sua incorruttibilità. Dopo la morte, divenne il modello del giudice integro nel teatro e nella letteratura popolare.
3) Oūyáng Chūn 歐 陽 春 detto “Bĕixiá” 北 俠 , vale a dire “Il Cavaliere Errante del Nord”, è un personaggio del romanzo intitolato “I Sette Cavalieri Erranti e i Cinque Valorosi” (七 俠 五 義 “qī xiá wŭ yì”) che racconta la storia del giudice Bāo e di un gruppo di cavalieri erranti che lo aiutano a combattere il crimine e la corruzione.
十二 傻子
在民間的故事与笑話里,有許多許多是講兄弟三個,或姐妹三個,或盟兄弟三個,或女婿三個;第三個必定是傻子,而傻子得到最后的胜利。据說這种結构的公式是世界性的,世界各處都有這樣的故事与笑話。為什么呢?因為人們是同情于弱者的。三弟三妹三女婿既最幼,又最傻,所以必須胜利。
和許多別种民間故事与笑話的含義一樣,這种同情弱者的表示可也許是“夫子自道也”,這就是說:人民有一肚子委屈而無處去訴,就只好想象出一位“臣包文正”,或北俠歐陽春來,給他們撐一撐腰,吐一口气。同樣的,他們制造出弱者胜利的故事与笑話,也是為了自慰;故事与笑話中的傻子就是他們自己。他們自己既弱且愚,可是他們諷刺了那有勢力,有錢財,与有學問的人,他們感到胜利。
可是,這种諷刺的胜利到底是否真正的胜利,就不大好說。假若胜利必須是精神上的呢,他們大概可以算得了胜。反之,精神胜利若因無補于實際而算不得胜利,那就不大好辦了。
在我們的民間,這种傻子胜利的故事与笑話似乎比哪一國都多。我不知道,我應當慶祝他們已經得到胜利,還是應當把我的“怪難過的”之感告訴給他們。