In Europa , per lunghi secoli, la lingua della cultura fu il latino. La letteratura di paesi quali l’Italia, la Francia, la Spagna, la Germania e l’Inghilterra è quindi rappresentata, nell’Alto Medioevo, prevalentemente da testi redatti in latino.
Una funzione analoga fu svolta per i paesi dell’Estremo Oriente dalla lingua cinese. I primi testi poetici di cui abbiamo conoscenza in Corea, in Giappone e in Indocina sono scritti in caratteri cinesi.
L’uso della lingua cinese in poesia continuò per lungo tempo anche dopo che i paesi in questione ebbero elaborato un proprio alfabeto.
L’ottava che riporto qui di seguito è attribuita ad un monaco buddhista, il maestro di dottrina Jeong 定 法 師 , attivo nel Regno di Goguryeo 高句麗 al tempo del re Pyeongwon 平原王 (559 d.C.-590 d.C.).
IL CANTO DEL FARAGLIONE
Il faraglione si staglia in cielo
emergendo dal placido lago
ed attira su di sé gli sguardi
dai quattro angoli dell’orizzonte.
Senza sosta s’infrangono le onde
sulle radici di dura pietra
quasi fossero fronde d’albero
scosse dalle raffiche del vento.
La roccia affonda nella corrente,
la sua ombra si disegna sull’acqua,
mentre la foschia del crepuscolo
ne avvolge rosseggiante la cima.
Solitario spicca lo scoglio
tra la moltitudine delle vette
innalzandosi senza compagni
nel folto delle candide nubi.
詠孤石 yŏng gū shí
廻石生空 平湖四望通
huí shí zhí shēng kōng píng hú sì wàng tōng
岩根恒灑浪 樹杪鎭搖風
yán gēn héng să làng shù miăo zhèn yáo fēng
偃流還 漬影 侵霞更上紅
yăn liú huán zì yĭng qīn xiá gēng shàng hóng
獨拔群峯外 孤秀白雲中
dú bá qún fēng wài gū xiù bái yún zhōng
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