Yuán Zhèngzhēn 袁 正 真 era una dama di corte al tempo della dinastia dei Sòng Meridionali. 南 宋 朝. Nel 1276 d.C. l’esercito dei Mongoli attaccò la capitale dei Sòng Lín’Ān 臨 安 ( oggi Hángzhōu 杭 州) e costrinse alla resa l’imperatrice reggente Xiè 謝 太 后 . In breve tempo, circa tremila cortigiani dovettero trasferirsi a nord, nella capitale della dinastia Yuán 元 朝 . Quando nel 1288, il famoso poeta e musicista Wāng Yuánliàng 汪 元 量 fu autorizzato a far ritorno a Hángzhōu per entrare in un monastero taoista, gli amici che erano stati con lui alla corte dei Sòng andarono a salutarlo prima della partenza portandogli in dono poesie e canzoni da essi composte per l’occasione. La lirica qui riprodotta fa parte di questa raccolta di circostanza.
La genesi del componimento ci permette di capire che esso esprime nostalgia per la bella regione di Hángzhōu che l’autrice ha dovuto abbandonare in seguito alle travagliate vicende politiche del paese. Svincolato dal contesto, questo “cí” 词 potrebbe anche essere interpretato come una canzone d’amore. Lĭ Bái ci mostra infatti nelle due poesie parallele intitolate 長 相 思 (“cháng xiāng sī” “eterna nostalgia”) che l’espressione 長 相 思 può riferirsi sia alla nostalgia di un luogo sia alla nostalgia di una persona.
Sull’aria della canzone “Eterna Nostalgia”(1)
Alti picchi a nord, alti picchi a sud.
Dense nubi su tutte le cime.
Lago e monti come in un dipinto.
Colgo ed ammiro fiori di ibisco.
Piano piano, avanti ed indietro, (2)
scivola e va la rossa barchetta,
ma nessun cammino mi conduce
verso i luoghi della mia nostalgia.
長 相 思
cháng xiāng sī
南 高 峰
nán gāo fēng
北 高 峰 bĕi gāo fēng
南 北 高 峰 雲 淡 濃 nán bĕi gāo fēng yún dàn nóng
湖 山 圖 畫 中 hú shān tú huà zhōng
菜 芙 蓉 cài fú róng
賞 芙 蓉
shăng fú róng
小 小 紅 船 西 復 東 xiăo xiăo hóng chuán xī fù dōng
相 思 無 路 通 xiāng sī wú lù tōng
NOTE
1) La melodia della canzone ( 詞 牌 “cípái” ) è l’aria conosciuta come “Eterna Nostalgia”. Numerose liriche composte sulla base di questa melodia figurano nel capitolo 69 del Yuèfŭ Shĭjì ( 樂 府 史 記 “Storia della musica popolare” ). Fra di esse spicca “La corrente del fiume Biàn”( 汴 水 流 “biànshŭi liú” ) di Bái Jūyí 白 居 易 , che ha fissato anche lo schema sillabico che ritroviamo nella canzone qui riprodotta: 3-3-7-5, 3-3-7-5.
2) Letteralmente “da ovest ad est e viceversa”, ma il riferimento alle direzioni geografiche mi sembra qui voler soltanto indicare che la barchetta naviga avanti e indietro sul lago.
Lán Lán 藍 藍 è il nome d’arte di Hú Lánlán 胡 藍 藍, poetessa cinese nata nel dicembre 1967 a Yāntái 煙 臺 nello Shāndōng 山 東 (1).
Esordì giovanissima nel 1980 con una raccolta di versi intitolata “Io voglio cantare” (我 要 歌 唱 “wŏ yào gē cháng”).
È oggi annoverata tra i maggiori lirici cinesi contemporanei ed ha pubblicato numerose raccolte di poesie che hanno riscosso grande successo di critica e di pubblico: “La Vita Sorride”(含 笑 終 生 “hán xiào zhōng shēng”) 1990 ,“Canzoni d’Amore” (情 歌 “qíng gē”) 1993, “Vita Intima”( 內 心 生 活 “nèi xīn shēng huó”) 1997, “Dormi e Sogna” ( 睡 梦 睡 梦 “shuì mèng shuì mèng”) 2003, “Poesie” (诗 篇 “shīpiān”) 2006, “Antologia Poetica di Lánlán” (蓝 蓝 诗 选 “lán lán shī xuăn") 2009, “ Di qui a qui” (从 这 里 到 这 里 “cóng zhè lĭ dào zhè lĭ”) 2010, “Un Crepaccio nel Corpo” ( 身 体 里 的 峡 谷 “shēn tĭ lĭ de xiàgŭ”) 2013.
È altresì autrice di alcuni saggi in prosa: “Il libro delle passioni umane”(人 间 情 书 “rén jiān qíng shū”), “Il libro dell’acqua che gocciola” ( 滴 水 的 书 卷 “dī shuĭ de shū juàn”),”La notte ha una faccia” (夜 有 一 张 脸 “yè yŏu yī zhāng liăn”).
Ha scritto infine alcune favole: “La Città dei Sogni” (梦 想 成 “mèng xiăng chéng”), “La Corsa del Grande Albero” (大 树 快 跑 “dà shù kuài păo”) e “Il Basco del Capitano dei Carristi” (坦 克 上 尉 歪 帽 子 “tăn kè shàng wèi wāi mào zì”).
Ha ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il famoso Premio di Poesia Liú Lí’Ān (刘 丽 安 诗 歌 奖 “liú lí’ān shī gē jiăng”) e nel 2005 è stata classificata da un comitato di settanta critici letterari al primo posto tra le “dieci migliori poetesse cinesi”.
Vive con il marito e due figlie a Pechino, presso la cui Università ( 北 京 人 民 大 学 “bĕi jīng rén mín dà xué”) ha svolto attività di insegnamento.
Nella poesia che segue, l’accurata descrizione di una pianta di biancospino appare legata ad una simbologia non facile da decifrare.
Una chiave di interpretazione potrebbe trovarsi nella tradizionale dicotomia tra 阴 “yīn” e阳 “yáng”. Il biancospino, ( corteccia marrone,foglie di color verde scuro, germogli attratti dal gelido lume della luna, pallidi fiori nascosti nel fitto fogliame come in fondo ad un vallone di montagna), sembrerebbe personificare il principio femminile, che è passività, ombra, oscurità. La constatazione che non c’è un alito di vento tra i suoi rami e che non ci sono coppie che si fermino ad abbracciarsi sotto di esso conferma tale analisi. Attività, movimento, eccitazione, passione sono infatti caratteristiche tipiche del principio maschile, che risultano estranee all’intima natura del biancospino ed a ciò che allegoricamente esso rappresenta.
IL BIANCOSPINO.
Splendidi sono i fiori.
Di un colore rosato.
Ma ben nascosti,
se non c’è qualche ciuffo di foglie
che pieghi verso il basso,
nell’ombra protettrice
del fitto fogliame che li circonda,
come un vallone di montagna
nell’oscurità del tramonto.
Dove non spunta qualche rametto,
la corteccia, marroncino pallido,
sembra confondersi col fango.(2)
Non spira un alito di vento
tra i suoi giovani butti
di un verde intenso
che la luce della luna
attrae come una calamita.
Non c’è nessuna coppia (3)
che all’improvviso si fermi sotto l’albero
con le labbra che bruciano nello stesso istante.
NOTE
(1) I dati biografici qui riportati sono ripresi dall’articolo che figura nella versione cinese di Wikipedia. L’enciclopedia on line Băidù Băikē afferma invece che la poetessa è di Jiáxiàn nel Hénán (河 南 郏 县 人 ).
(2)L’espressione 像渴望抓紧泥土( xiàng kĕ wàng zhuā jĭn ní tŭ) si traduce letteralmente “sembra voler afferrare il fango”. L’ho interpretata nel senso che la corteccia di color marrone sembra volersi confondere con il fango che è dello stesso colore.
(3) Ho utilizzato il termine “coppia” nel tradurre l’espressione 没有走到树下突然停住的人 (mĕi yŏu zòu dào shù xià tū rán tíng zhù de rén), letteramente:” non ci sono persone che passeggiano sotto l’albero e che si fermano all’improvviso”, giacché il senso della strofa non lascia, a mio avviso, alcun dubbio di interpretazione.
山 楂 树 shānzhāshù
最美的是花。粉红色。 zuì mĕi de shì huā fĕn hóng sè
但如果没有低垂的叶簇 dàn rú guŏ mĕi yŏu dī chuí de yè cù
它隐藏在荫凉的影子深处叶簇 tā yĭn cáng zài yīn liáng de yĭng zĭ shēn wài yè cù 一道暮色里的山欲 yī dào mù sè lĭ de shān yu
如果没有树枝,浅褐的皮肤 rú guó mĕi yŏu shù zhì, qiăn hè de pí fū
像渴望抓紧泥土; xiàng kĕ wàng zhuā jĭn ní tŭ;
没有风在它少年碧绿的冲动中 mĕi yŏu fēng zài tā shào nián bì lǚ de chōng dòng zhōng
被月光的磁铁吸引; bèi míng guāng de cí tiĕ xī yĭn
没有走到树下突然停住的人 mĕi yŏu zòu dào shù xià tū rán tíng zhù de rén
他们燃烧在一起的嘴唇--! tā men rán shāo zài yī qī de zuĭ chún
XUĒ TĀO
Xuē Tāo 薛 濤 , nome di cortesia Hóngdù 洪 度 , nacque nel 768 d.C., probabilmente a Cháng’Ān 長 安 , dove suo, padre, Xuē Yún 薛 鄖 , modesto funzionario, prestava servizio prima di essere trasferito a Chéngdū 成 都 nel Sīchuān 四 川
La morte prematura del padre la lasciò priva di risorse in giovane età e la costrinse a registrarsi come “cortigiana” a Chéngdū.
Col passare del tempo si fece conoscere per la sua intelligenza e per le sue doti poetiche, attirando così l’attenzione di Wéi Gāo 韋 皋 , comandante del distretto militare di Xīchuān 西 川 , che ne fece la propria accompagnatrice stabile.
Nella cerchia di Wéi Gāo, potè conoscere letterati e poeti, come Yuán Zhĕn 元 稹 , con il quale scambiò numerose liriche ed ebbe, forse, anche rapporti più stretti.
Più tardi, dopo la morte di Wéi, Xuē Tāo si stabilì nei dintorni di Chéngdū e riuscì a guadagnarsi da vivere in modo indipendente. Secondo alcune fonti avrebbe fabbricato e venduto fogli di carta di qualità speciale usati per scrivere poesie.
Si narra che, già anziana, si sarebbe accostata alla spiritualità taoista ed avrebbe vestito gli abiti monacali
Morì nell’831 d.C.
Approssimativamente 450 poesie di Xuē Tāo furono raccolte nell’Antologia del Fiume di Broccato ( 錦 江 集 “jĭn jiāng jí”) , la cui esistenza è documentata fino al 14° secolo d.C. Poco meno di un centinaio ne sono sopravvissute fino ad oggi.
La poesia che segue esprime la sofferenza d’amore con una serie di tocchi vaghi e delicati in cui manca qualsiasi esplicito riferimento ad una delusione sentimentale.
L’espressione più concreta che vi figura è 愁 人 (“chóu rén “una persona che soffre”). Il resto è una serie di tenui allusioni ed associazioni di idee ( l’autunno, l’oscurità della notte richiamata “a contrario” dall’immagine del cielo che si schiarisce, la nebbia, il mormorio della fonte che richiama a sua volta il suono monotono del “qín” 琴 , l’insonnia) che creano insensibilmente un’atmosfera di tristezza e di malinconia.
Una fontana, d’autunno.
Il cielo gelido comincia a schiarirsi,
rimane ancora una cortina di nebbia. (1)
Ma di lontano giungeva al mio cuscino
il quieto mormorio d’uno zampillo,
il vibrare di dieci corde di seta, (2)
che trascinava con sé i miei sentimenti,
che non mi lasciava dormire, meschina,
quando era già passata la mezzanotte.
Note
1) Come giustamente osserva Lu Yu nella sua tesi di laurea “Readings of chinese poet Xue Tao” presentata all’Università del Massachusetts Amherst nel settembre 2010 (pagg. 33 e segg.) il cielo che si schiarisce e la nebbia che si dirada indicano il sopraggiungere dell’alba. I versi successivi si riferiscono dunque alle ore precedenti che la poetessa ha trascorso tormentata dall’insonnia.
2) Le “dieci corde” designano il 琴 (“qín”) , antico strumento musicale, il cui suono ha un tono particolarmente malinconico.
秋 泉
泠 色 初 澄 一 帶 煙 ,幽 聲 遙 瀉 十 絲 弦。 長 來 枕 上 牽 情 思 , 不 使 愁 人 半 夜 眠。
Qiū Quán
líng sè chū chéng yī dài yán yōu shēng yáo xiè shí sī xián
cháng lái zhĕn shàng qiān qíng sī bù shĭ chóu rén bàn yè mián