Zhái Yŏngmíng 翟 永 明
Zhái Yŏngmíng 翟 永 明 nata nel 1955 a Chéngdū 成 都, capoluogo del Sìchuān 四 川, fu inviata, durante la Rivoluzione Culturale, a svolgere lavoro manuale in campagna.
Ritornata dopo due anni a Chéngdū, si iscrisse nel 1977 alla Facoltà di Telecomunicazioni e Costruzioni, dove si laureò nel 1980 in ingegneria dei laser.
Pubblicò nel 1981 le sue prime poesie.
Nel 1984 vide la luce la raccolta “Donne” ( 女 人 “nǚrén”) nella quale, secondo il critico Táo Năikăn 陶 乃 侃 , "cercò di trovare in sé stessa e nella propria epoca l'archetipo femminile e di approfondirlo ulteriormente espandendo il proprio "io" sino a fonderlo nell'immagine universale della donna",
La prefazione di Zhái alla raccolta contiene le seguenti affermazioni: “Nella sua qualità di appartenente all’altra metà del genere umano, la donna vive, fin dalla nascita, in un mondo completamente diverso ...Di fatto, ogni donna fronteggia il proprio abisso nel quale consuma e riconosce incessantemente le pene più intime del suo cuore”.
Zhái ribadì questa posizione nel 1986, quando dichiarò che avrebbe preferito essere un poeta piuttosto che una poetessa, ma che il fatto di essere nata donna non poteva non influenzare la sua poesia. Conformemente al pensiero tradizionale cinese, il principio femminile, detto 阴 (“yīn”), è infatti caratterizzato dall’ombra, dall’acqua e dalla luce spettrale della luna. La poesia di una donna è necessariamente una poesia che si insinua nell’oscurità della psiche ed esprime sentimenti complessi ed involuti. Di conseguenza, i versi di Zhài Yŏngmíng assumono spesso un carattere ermetico che ne rende difficile la comprensione e la traduzione.
Come lei stessa riconosce in un saggio intitolato “ Per la larga minoranza”: “In alcune occasioni, quando la peculiarità della poesia fluisce e permea di sé (il poeta), il linguaggio appare mostruosamente esagerato, esprimendo un'incertezza sistematica e generando una dislocazione della lingua corrente. Quando ciò accade non v’è altra scelta se non quella di rispettare le implicazioni di questo linguaggio, che va oltre le capacità di comprensione. È proprio come la musica: quando la musica ti penetra, anche se tu puoi non amare l'opera e lo stile del musicista, essa risveglia le tue membra ed ogni fibra del tuo corpo, contorce il tuo petto , lo irrigidisce, lo tetanizza”.
La poetessa ha vissuto negli Stati Uniti dal 1990 al 1992 e ha partecipato a conferenze letterarie e a festival di poesia in diversi paesi europei.
Ha pubblicato numerose raccolte di poesie, tra cui:“Sopra tutte le rose” (在 一 切 玫 瑰 之 上 “zài yī qē méi guī zhī shàng”) 1989 e “Canti Notturni (黑 夜 中 的 素 歌 “hēi yè zhōng de sù gē”) 1997.
SIPARIO (1)
Dietro un pezzo di muro, il vasto mare.
Dietro un drappeggio, lo spazio del cielo.
In mezzo, tra il muro e il drappeggio, il tempo. (2)
Parliamo ora del sipario,
di ciò che gli sta davanti,
di quello che gli sta dietro.
Un mondo che esiste senza di me, (3)
teatro che mescola falso e vero,
canto di lacrime e di leggenda,
sera artificiale e giorno genuino,
tra di loro intrecciati e frammisti.
Chi sarà mai in grado di scioglierli?
Dinanzi a un pezzo di stoffa, il presente.
Dinanzi agli spettatori, il sipario.
Tra spettatori e sipario, le luci. (4)
Le luci della ribalta negli occhi
riflettono la vita sulla scena,
vita ed esistenza da marionette,
una vita di amara agitazione,
un misto di verità e di fantasia.
Cos’è la vita, calato il sipario? (5)
幕 Mù
在 一 堵 堤 后 面 是 大 海
zài yī dŭ tì de hòu miàn shì dà hăi
在 一 块 的 后 面 是 天 空
zài yī kuài bù de hòu miàn shì tiān kŏng
在 一 堵 墙 和 一 块 布 之 间 的 是 时 间
zài yī dŭ tì hé yī kuài bù zhī jiān de shì shí jiān
现 在,谈 谈 幕
jiàn zài tán tán mù
谈 谈 幕 前 幕 后
tán tán mù qián mù hòu
无 我 的 世 界
wú wŏ de shì jiè
似 幻 似 真 的 戏
sì huàn sì zhēn de xì
如 泣 如 诉 的 唱
rú qì rú sù de chàng
假 的 夜 晚 和 真 的 白 天
zuò de yè wăn hé zhēn de rì tiān
紧 靠 在 一 起
jĭn kào zài yī qĭ
谁 能 分辨
shuí néng fēn biàn
在 一 块 布 的 前 面 是 现 在
zài yī kuài bù de qián miàn shì xiàn zài
在 观 众 面 前 的 是 一 块 布
zài guān zhòng miàn qiàn de shì yi kuài bù
在 观 众 和 布 中 间 的 是 满 台 灯 火
zài guān zhòng hé bù jiān de shì măn tài dēng huŏ
满 台 灯 火 照 亮 我 的 眼 睛
măn tài dēng huŏ zhào liàng wŏ de yăn qíng
照 亮 一 块 布 隔 断 的 人 生
zhào liàng yī kuài bù gé duàn de rén shēng
有 傀 儡 般 的 人 生
yŏu guī lĕi bàn de rén shēng
有 辛 苦 奔 波 的 人 生
yŏu xīn kū bēn bŏ de rén shēng
有 真 真 假 假 的 人 生
yŏu zhèn zhèn zuò zuò de rén shēng
哪 一 种 人 生 是 满 台 寂 静 后 的 人 生?
ná yī chóng rén shēng shì măn tài jì jìng hòu de rén shēng?
NOTE
1) Zhái Yŏngmíng ci descrive in questa poesia ciò che si vede dai due lati del sipario: dietro c’è la “scena”, la fantasia, attori o burattini che si muovono nel regno dell’immaginario; davanti c’è il pubblico degli spettatori, la realtà, uomini e donne che agiscono nella vita concreta. Eppure, la distinzione rimane ambigua: il sipario è una linea evanescente che può essere superata con facilità e quasi senza accorgersene.
2) La descrizione del teatro comincia da ciò che sta dietro il sipario: la “scena”. I versi ci ricordano- non so se deliberatamente o per puro caso- la Poetica di Aristotele. I paesaggi dipinti sullo sfondo definiscono i parametri dell’azione: lo “spazio” e il “tempo”.
3) Mi sembra logico ricollegare l’espressione 无 我 的 世 界 (“wú wŏ de shìjiè” il mondo del non io”) alle parole che la precedono immediatamente 幕 后 (”mù hòu” “dietro il sipario”). Il palcoscenico è il mondo della fantasia, dell’irrealtà in cui non c’è posto per l’”io” concreto e razionale.
4) Questi tre versi creano un parallelismo con i tre versi iniziali. Spazio e tempo sono la cornice dell’azione drammatica, scena e pubblico sono la cornice dello spettacolo.
5) C’è un parallelismo anche tra le domande, chiaramente retoriche, che chiudono le due parti della poesia: se non è possibile distinguere la realtà dalla finzione (“chi sarà mai in grado di scioglierli?”), che cosa resterà della vita concreta quando la si privi della fantasia (“cos`è la vita, calato il sipario?”)?