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Capitolo V
1) Secondo il Maestro Gōngyĕ Cháng poteva essere un buon marito perché era un uomo onesto anche se era stato in prigione. Perciò gli diede in moglie la propria figlia. (1)
2) Il Maestro diceva che, in uno Stato ben governato, Nán Róng sarebbe stato un personaggio di rilievo, ma che avrebbe saputo sopravvivere anche in uno Stato mal governato. Perciò gli fece avere in moglie la figlia del proprio
fratello maggiore. (2)
3) Il Maestro osservò: “ Zĭ Jiàn è davvero un uomo di valore! Se nel ducato di Lŭ non ci fossero galantuomini, da chi avrebbe mai potuto prendere esempio? ” (3)
4) Zĭ Gòng domandò al Maestro: “ A che cosa mi paragonereste?”.
Il Maestro gli rispose: “ Tu sei come un vaso ”.
“ Che tipo di vaso? ” insistette Zĭ Gòng.
“ Un vaso per le offerte ” precisò Confucio. (4)
5) Qualcuno osservò: “ Yōng è una persona piena d’umanità, ma non è un buon parlatore.”
“A che serve saper parlare bene?” gli rispose il Maestro” Chi è pronto di lingua incorre spesso nell’ostilità degli altri. Non sono in grado di dire se Yōng sia virtuoso o no, ma a che cosa gli servirebbe l’eloquenza?”(5)
6) Il Maestro propose a Qī Diāo Kāi di assumere un incarico pubblico. Questi gli rispose che non si sentiva ancora abbastanza preparato. Il Maestro lo lodò. (6)
7) Il Maestro constatò: “ La mia dottrina non trova ascolto. Vorrei salire su una zattera e navigare verso il mare aperto. Non è vero che tu mi seguiresti, Yóu ? ”.
Nel sentire questo, Zĭ Lù si rallegrò grandemente, ma il Maestro aggiunse: “ Yóu, tu hai davvero più coraggio di me, ma ti manca il discernimento.” (7)
8) Mèng Wŭ Bó (8) domandó al Maestro se Zĭ Lù potesse essere considerato un uomo di valore.
“ Non saprei dirlo ” si schermì Confucio,ma, poiché l’altro insisteva per avere una risposta, precisò: “ In uno Stato di medie dimensioni potrebbe occuparsi con competenza della riscossione delle tasse, ma non so se questo
significhi essere un uomo di valore.”
“Che cosa pensate di Qiú? (9) ”gli domandò allora il suo interlocutore.
“ Qiú potrebbe governare bene una città di qualche migliaio di abitanti o un piccolo feudo (13), ma non so se questo significhi essere un uomo di valore” gli rispose il Maestro.
“ E quale è la vostra opinione a proposito di Chì? (10) ” continuò ad interrogarlo Mèng.
“ Chì sarebbe adatto ad occuparsi delle pubbliche relazioni presso la corte di un principe. Vestito di abiti lussuosi , sarebbe perfetto per conversare con i visitatori e con gli ospiti, ma non so se questo significhi essere un uomo
di valore.” concluse il Maestro. (11)
9) Il Maestro interrogò Zĭ Gòng: “ Dimmi chi ritieni il migliore fra te e Huí !”.
“ Come potrei avere il coraggio di paragonarmi a Huí? ” gli rispose Zĭ Gòng “ Huí ascolta una cosa e ne capisce dieci. Quando io ascolto una cosa, è già tanto se ciò mi aiuta a capirne un’altra”.
“ Condivido la tua opinione ” osservò il Maestro “ È lui il migliore ”.
10) Avendo notato che Zăi Yú dormiva anche durante il giorno, il Maestro osservò:” Non è possibile scolpire un pezzo di legno marcio né si può dare la calce ad un muro di fango. Che senso avrebbe rimproverare uno come
Yú? ” ed aggiunse: “ Una volta, io mi fidavo delle parole e credevo che la condotta delle persone corrispondesse a ciò che dicevano. Ora, dopo aver ascoltato le parole, controllo che il comportamento delle persone corrisponda a
ciò che dicono. È Yú che mi ha fatto cambiare abitudini.” (12)
11) Al Maestro, che dichiarava di non aver mai incontrato un uomo di assoluta dirittura , qualcuno obiettò: “ Ci sarebbe Shēn Chéng” (13). “Nemmeno Chéng sa sottrarsi alle proprie passioni.” replicò il Maestro “ Come potrebbe essere un uomo di assoluta dirittura?”.
12) Zĭ Gōng dichiarò: “ Io non desidero fare agli altri ciò che non vorrei che gli altri facessero a me.”, ma il Maestro gli disse: “Cì, tu sei ancora ben lontano da un simile grado di perfezione ”. (14)
13) Zĭ Gōng osservò:” È possibile ascoltare e capire il Maestro quando insegna storia e letteratura, ma le cose cambiano quando si sofferma sull’essenza della natura umana e sulla dottrina celeste ”. (15)
14) Zĭ Lù aveva paura di ricevere nuovi insegnamenti, prima di essere riuscito a mettere in pratica quelli che aveva già ricevuto.
15) Zĭ Gōng voleva sapere perché Kŏng Wén Zĭ fosse stato chiamato “Wén”, cioè “il sapiente”.“ Perché era intelligente ed amava studiare” gli spiegò il Maestro” e non si vergognava di imparare anche dai propri sottoposti. Ecco perché lo chiamavano “il sapiente” ". (16)
16) “Zĭ Chăn ” disse il Maestro” possedeva le quattro caratteristiche del galantuomo: era cortese con gli altri, rispettoso di fronte ai superiori , generoso verso il popolo, giusto nei confronti dei suoi subordinati.(17)
17) “Yàn Píngzhòng ” disse il Maestro” sapeva come mantenere un’amicizia. Rispettava le forme anche con gli amici di più lunga data ”. (18)
18) Il Maestro raccontò: “ Per alloggiare la grande tartaruga chiamata Cài , Záng Wén Zhòng le fece costruire una casa in cui i capitelli delle colonne erano scolpiti in forma di colline ed i paletti del tetto erano ornati con disegni di alghe marine. Che cosa dovremmo mai pensare della sua intelligenza ? ” (19)
19) Zĭ Zhāng fece al Maestro questa domanda: “ Zĭ Wén (20) rivestì tre volte la carica di primo ministro e non ne apparve orgoglioso, fu revocato tre volte dall’incarico e non ne mostrò dispiacere, ma presentò al suo successore un preciso rendiconto di come aveva svolto le proprie funzioni. Come deve essere valutato un simile comportamento?”.
“ È il comportamento di un uomo leale ” rispose il Maestro.
“ Si può dire che è il comportamento di un uomo virtuoso? ” lo incalzò Zĭ Zhāng.
“ Non saprei dirlo ” rispose il Maestro “ Quali sono i parametri per affermare che una persona è virtuosa? ”
“Quando Cuì Zĭ ( 21 ) uccise il principe di Qí “ continuò allora Zĭ Zhāng ” Chén Wén Zĭ (22 ) rinunciò alle sue dieci carrozze, tirate ciascuna da quattro cavalli, e lasciò il paese. Giunse in un altro Stato, ma si accorse che
i maggiorenti di tale Stato non erano migliori di Cuì Zĭ e se ne andò anche di lì. Lo stesso accadde in un terzo Stato in cui aveva cercato rifugio. Che cosa possiamo dire del suo comportamento? ”.
“ Era un uomo retto ” rispose il Maestro.
“ Era anche un uomo virtuoso? ” gli chiese Zĭ Zhāng.
“ Chi può dirlo? ” concluse il Maestro “ Mi sai dire quali sono i parametri per affermare che una persona è virtuosa ? ”. (23)
20) Jì Wén Zĭ rifletteva tre volte prima di prendere una decisione. Lo raccontarono al Maestro, che osservò: “ Due volte sarebbero bastate ”. (24)
21) Il Maestro osservò: “ Níng Wŭ Zĭ si dimostrò saggio quando il paese era ben governato e si dimostrò stupido quando il paese fu mal governato. Se è possibile eguagliare la sua saggezza, non è possibile eguagliare la sua
stupidità." (25)
22) Mentre si trovava a Chén (26), il Maestro esclamò: “Ritorniamo a casa ! Ritorniamo a casa ! I giovani discepoli che ho lasciato a Lŭ sono troppo ambiziosi ed impulsivi. Sono brillanti e coltivati, ma difettano di giudizio”. (27)
23) Il Maestro disse: “ Bó Yí e Shū Qí (28) non serbavano rancore. Per questo era raro che qualcuno volesse loro male.”
24) “ Chi ha affermato che Wēi Shēnggāo (29) era una persona retta? ” domandò il Maestro “ Quando qualcuno gli domandò dell’aceto, andò a chiederlo al proprio vicino e glielo diede. " (30)
25) “ Zŭo Qiūmíng (31) “ osservò il Maestro” si sarebbe vergognato di belle parole , atteggiamenti corrivi e modi suadenti, proprio come me ne vergognerei io. Egli trovava ignobile nascondere sotto maniere amichevoli
l’ostilità che si provava verso qualcuno. Io la penso allo stesso modo.”
26) Il Maestro suggerì a Yán Yuān e Jì Lù (32), che si trovavano con lui, di esporre, ciascuno, i propri desideri.
“ Vorrei mettere la mia carrozza ed i miei cavalli, i miei abiti e le mie pellicce a disposizione degli amici e non provare rimpianto, nemmeno se me li consumassero e me li rovinassero ” disse Jí Lù.
“ Vorrei saper essere umile e non vantarmi dei miei merit i” disse Yán Yuān.
“ Ora, vorremmo sapere quali sono i vostri desideri ” disse Jì Lù, rivolgendosi al Maestro.
“ Prendermi cura degli anziani, fidarmi degli amici e voler bene ai giovani: ecco ciò che io desidero ”.
27) Il Maestro sospirò: “ Non riuscirò dunque mai a trovare qualcuno che sappia riconoscere i propri difetti e fare un esame di coscienza? ”
28) Il Maestro osservò: “ Anche in minuscolo villaggio si troverà sicuramente una persona leale ed onesta come me, ma nessuno che ami lo studio quanto lo amo io."
NOTE
1) Non si sa per quali accuse Gōngyĕ Cháng 公 冶 長 fosse stato incarcerato. La tradizione successiva ricamò su
questo punto inventando storie fantasiose e poco credibili. L’importanza dell’ aneddoto sta nel fatto che esso ci mostra Confucio come persona aliena da qualsiasi pregiudizio e capace di apprezzare un individuo indipendentemente dalle apparenze.
2) Nán Róng 南 容 viene tradizionalmente identificato con il discepolo Nán Gōng Tāo 南 宮 縚 di Lŭ, che si sarebbe chiamato anche Nán Gōng Kuò 南 宮 括 (cfr. 14,5). Secondo il commentatore Zhū Xī 朱 熹, sarebbe stato fratello di Mèng Yì Zĭ 孟 懿 子 e quindi membro di una delle più importanti famiglie aristocratiche del ducato di Lŭ, i Mèngsūn. 孟 孫 . Confucio lo considera un buon marito per la propria nipote in ragione del suo carattere
equilibrato che gli permetteva di servire con lealtà e competenza un sovrano giusto e saggio, ma che lo avrebbe indotto a trarsi in disparte se fosse salito al trono un principe malvagio, evitando così di trovarsi coinvolto in intrighi, congiure e rivolte, che avrebbero potuto portarlo alla rovina con tutta la sua famiglia. Il testo cinese recita 免 於 形 戮 (miăn yú xíng lù) vale a dire “ eviterebbe la condanna a morte”.
3) Fú Bújì 宓 不 齊 di Lŭ, detto Zĭ Jiàn 子 賤 ,svolse con successo le funzioni di governatore di Shànfú 單 父, oggi Shànxiàn 单 县, nella provincia dello Shāndōng 山 东 .
4) Il senso di questo dialogo può essere ricavato dal confronto con Dialoghi 2.12 in cui Confucio afferma che “il
gentiluomo non è un vaso per le offerte”, frase generalmente intesa significare che l’uomo di valore deve essere capace di svolgere bene molte funzioni. Affermando che Zĭ Gōng è “un vaso per le offerte” il Maestro sembra dunque sottintendere che Zĭ Gōng non ha la versatilità del perfetto gentiluomo , ma ha capacità più limitate e ridotte che gli permetterebbero di svolgere con competenza un solo tipo di lavoro.
5) Răn Yōng 冉 雍, detto Zhòngōng 仲 弓, mancava di eloquenza, ma ciò non era considerato un difetto da
Confucio, che non era nemmeno lui un buon parlatore e che vedeva nella parlantina sciolta una dote facile da usare per abbindolare la gente.
6) La modestia e la prudenza di Qī Diāo Kāi 漆 雕 開 piacciono al Maestro, che aborre la presunzione e la
superficialità.
7) Nella sua semplicità Zĭ Lù non ha capito che le parole del Maestro non esprimevano una precisa intenzione, bensì erano soltanto un modo colorito per esprimere la delusione che provava nel non trovare alcun riscontro al proprio insegnamento.
8) Mèng Wŭ Bó 孟 武 伯, figlio di Mèng Yì Zĭ 孟 懿 子, era come s’è già visto, un ministro del duca di Lŭ.
9) Il discepolo a cui si fa qui riferimento è Răn Qiú 冉 求 detto Zĭ Yŏu 子 有.
10) Gōng Sì Chì 公 四 赤 , detto Zĭ Huá 子 華 , si distingueva fra i discepoli di Confucio per la sua conoscenza dei riti e dell’etichetta.
11) In questo dialogo Confucio riconosce a taluni discepoli certe doti ( Zĭ Lù potrebbe essere un buon
amministratore, Qiù un buon politico, Chì un buon diplomatico), ma sembra reticente ad ammettere che ciò basti per definirli “uomini di valore”. La virtù dell’umanità仁 (“rén”) richiede ai suoi occhi il possesso di un complesso
armonioso di qualità che superano di molto l’eccellenza in un singolo settore. L’”uomo virtuoso” è l’uomo completo, non lo specialista di una singola attività, per quanto importante.
12) Zăi Yú 宰 予 , detto Zĭ Wŏ 子 我, aveva molti difetti di carattere, che lo portarono alla rovina nella sua successiva azione politica. In questo dialogo viene stigmatizzata non tanto la sua indolenza, quanto la sua incapacità di mantenere gli impegni presi. Evidentemente, doveva essersi presentato a Confucio come un allievo pieno di entusiasmo e di buona volontà.
13) Shēn Chéng 申 倀 godeva fama di particolare dirittura morale, ma il Maestro osserva che neppure lui è riuscito a sottrarsi completamente al dominio delle passioni.
14) Ritroviamo qui lo stesso principio enunciato nel Vangelo “Ciò che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” ( Matteo 7,12; Luca 6,31). Zĭ Gōng si vanta di praticare questo precetto, ma il Maestro gli fa ironicamente osservare che in realtà egli è ancora ben lontano da tanta perfezione.
15) Questa affermazione di Zĭ Gōng sembra richiedere un esame particolarmente approfondito. Se ne ricava a prima vista l’impressione che esista, nell’insegnamento di Confucio, una parte facilmente accessibile ed una parte che risulta invece di molto più difficile comprensione.
Non mi pare tuttavia che ciò si possa interpretare come una distinzione formale tra un insegnamento essoterico, aperto a tutti, ed un insegnamento esoterico, riservato a pochi adepti intellettualmente più esercitati.
La parte più facile dell’insegnamento confuciano è costituita dai 文 章 “wén zhāng” o “modelli di cultura”, termine inteso dagli studiosi in modi diversi, che conducono però ad un risultato concordante.
Non c’è infatti una sostanziale differenza tra chi dice che il Maestro trasmetteva ai discepoli la propria formazione culturale o addirittura il suo stile , come afferma Liú Xié 劉 勰 (465 d.C-522 d.C.) nel suo Wénxīn Diāolóng 文 心 雕 龍 ( “La mente letteraria e l’intaglio del drago”), e chi afferma che egli insegnava loro i modelli culturali della
dinastia Zhōu, che alcuni, come Huáng Kăn 皇 侃 (488 d.C- 545 d.C.) individuano addirittura, con precisione, nei
六 經 (“liù jīng”), i Sei Classici.
Potremmo quindi concludere, con una certa approssimazione, che il termine “wén zhāng” si riferisce all’insegnamento storico-letterario del Maestro.
La parte della dottrina confuciana a cui Zĭ Gōng si riferisce con i termini 言 性 “yánxìng” e 天 道 “tiān dào” si può invece più agevolmente identificare con quella che attiene alla morale ed alla filosofia.
16) Kŏng Wén Zĭ 孔 文 子 (“Mastro Kŏng il Sapiente”) è il titolo postumo attribuito a Kŏng Yŭ 孔 圉 , conosciuto anche come Zhòngshū Yŭ 仲 叔 圉 , ministro del regno di Wèi 魏 國 , morto intorno al 480 a.C. L’elogio che ne fanno i Dialoghi non è condiviso da altre fonti, che ce lo presentano come un individuo sleale e dissoluto.
17) Ràn Jì 冉 季 , detto Zĭ Chăn子 產 , era originario del ducato di Lŭ.
18) Yàn Píng Zhòng 晏 平 仲 è il titolo postumo attribuito a Yàn Yīng 晏 嬰 (c. 580 a.C.-510 a.C.), ministro del Regno di Qí 齊 國 , molto stimato da Confucio, che ne loda qui la riservatezza nei rapporti con gli amici. Neppure una lunga consuetudine può infatti giustificare la volgarità, la trasandatezza, la maleducazione ed il mancato rispetto di un minimo di forme.
19) Záng Wén Zhòng 藏 文 仲 , detto anche Zángsūn Chén 藏 孫 辰 , membro della famiglia Zángsūn 藏 孫, fu ministro del duca di Lŭ per circa sessant’anni nel VII° secolo a.C.. Trascurando la sua azione politica, i Dialoghi lo criticano per aver fatto costruire una sontuosa dimora ad una tartaruga sacra. Alla base di questa critica non sta soltanto la futilità del gesto, ma anche il fatto che, utilizzando una tartaruga sacra per farsi predire il futuro, il ministro si arrogava arbitrariamente una prerogativa dell’Imperatore.
20) Zĭ Wén 子 文 divenne primo ministro del Regno di Chu 楚 國 令 尹 nel 663 a.C.
21) Nel 548 a.C. il duca Zhuāng II di Qí 齊 後 莊 公 , che aveva una tresca con la moglie del suo primo ministro Cuī Zhù 崔 杼 ( nei Dialoghi Cuī Zĭ 崔 子 ), fu attirato in un tranello da quest’ultimo ed ucciso. Due anni dopo, sotto il regno del suo successore, il duca Jĭng 齊 景 公 , Cuī Zhù fu, a sua volta, eliminato da un altro ministro, Qìng
Fēng 慶 封 .
22) Chén Xú Wŭ, detto Chén Wén Z ĭ陳 文 字 , fu ministro del duca Zhuāng II di Qí.
23) Ritroviamo qui uno schema che abbiamo già incontrato in precedenza. Nel dialogo 5.8 Confucio dubitava che una singola dote intellettuale ( capacità amministrativa, talento politico, abilità diplomatica) fosse sufficiente per
definire virtuoso l’uomo che la possedeva; allo stesso modo, nel presente dialogo, dubita che una singola qualità morale (lealtà, rettitudine) basti affinché il suo possessore sia ritenuto virtuoso. Come si è già visto, nel pensiero del Maestro, l’uomo virtuoso è colui che riproduce in sé l’intera gamma delle doti intellettuali e delle qualità morali. Forzando un po’ l’interpretazione del dialogo, ci si potrebbe anche arrischiare ad immaginare perché Confucio esita a conferire ai personaggi citati una patente di “virtù”: la serenità olimpica con cui Zĭ Wén accetta gli alti ed i bassi della propria carriera politica è pericolosamente vicina al vizio dell’indifferenza, mentre la ricchezza e la pompa di Chén Wén Zĭ potrebbero destare sospetti di amore del lusso e di arroganza.
24) Jì Wén Zĭ 季 文 子(Mastro Jì il Sapiente) è il titolo postumo attribuito a Jìsūn Xíngfú 季 孫 行 父, ministro del ducato di Lū 魯 國, morto nel 568 a.C., che fu noto per serietà di comportamento ed austerità di vita. Confucio gli
rimprovera qui ironicamente di essere stato fin troppo riflessivo.
25) È evidente che, nonostante l’apparenza di una critica, il giudizio dato da Confucio su Níng Wŭ Zĭ 甯 武 子, ministro del duca Wén di Wèi 衛 文 公 (659 a.C.-635 a.C), è ampiamente elogiativo. I commentatori si
dividono tuttavia sulle ragioni dell’elogio. Secondo Sūn Chuò 孫 綽 (320 d.C.-377 d.C.), Níng Wŭ Zĭ viene lodato perché, dopo la morte del duca Wén, quando salì al trono il duca Chéng 衛 成 公 (634 a.C.-600 a.C.), che, per la sua inettitudine, portò in rovina il paese, egli avrebbe saputo ritirarsi dalla politica, con il pretesto di non essere abbastanza competente, ed avrebbe così evitato di perdere la propria reputazione e forse anche la vita. Secondo Zhū Xī 朱 熹 , invece, Níng Wŭ Zĭ non si sarebbe affatto ritirato a vita privata e la sua “ineguagliabile stupidità” consisterebbe proprio nell’aver continuato a servire lo Stato, a rischio della propria fama e della propria vita, anche in un periodo estremamente difficile, quando tutti i politici ”furbi” avevano capito che era molto più salutare uscire rapidamente di scena.
26) Chén 陳 國 era un minuscolo Stato, sorto intorno al 1000 a.C. nell’attuale provincia di Hénán河 南 , che divenne in seguito un satellite del Regno di Chŭ 楚 國 , dal quale fu definitivamente annesso nel 479 a.C.
27) Quando Confucio lasciò Lŭ per visitare, in un viaggio che si protrasse per parecchi anni, gli altri Stati
della Cina Centrale, i discepoli della scuola che aveva fondato rimasero senza guida. Erano giovani brillanti ed ambiziosi, ma irriflessivi e privi di esperienza. Il Maestro, che si teneva costantemente al corrente delle loro
iniziative, temette, ad un certo punto, che la loro mancanza di giudizio li portasse a tradire il suo insegnamento e ritornò a Lŭ per riprendere il controllo della propria scuola.
28) Bó Yí 伯 夷. e Shū Qí 叔 齊 sono due personaggi semileggendari vissuti verso la fine della dinastia Shāng
商 朝 (prima metà dell’XI° secolo a.C.). Erano rispettivamente il primogenito ed il terzo figlio del re di un piccolo Stato vassallo dei Shāng, il Regno di Gūzhú 孤 竹 國. Quando il padre, morendo, lasciò il regno a Shū Qí, trascurando il primogenito, quest’ultimo, anziché difendere con la forza i propri diritti, andò volontariamente in esilio. Shū Qí, commosso dal comportamento del fratello, abbandonò il trono e lo raggiunse.Avendo avuto notizia delle buone qualità del re Wén di Zhōu 周 文 王i due si misero in cammino per recarsi presso di lui, ma quando giunsero alla corte dei Zhōu , scoprirono che il re Wén era morto e che il suo figlio e successore Wŭ 周 武 王﹐senza nemmeno rispettare il lutto per il padre, stava già preparando una rivolta contro la dinastia Shāng, di cui anche i Zhōu erano vassalli. I due fratelli protestarono contro questa iniziativa, che, a loro parere, contrastava sia con la pietà filiale sia con il dovere di lealtà dei vassalli nei confronti dei loro sovrani, ma non furono ascoltati, anzi per poco non furono uccisi. Delusi ed amareggiati decisero di abbandonare il mondo e di ritirarsi sulle pendici del monte Shoŭyáng 首 陽 山,dove, poco tempo dopo, morirono di denutrizione e di stenti. La tradizione ne conservò il ricordo, esaltandoli come esempi di bontà , di umiltà e di lealtà.
29) Intorno a costui c’è un po’di confusione.Secondo alcuni si tratterebbe di un personaggio leggendario che,avendo fissato appuntamento ad una ragazza presso il pilone di un ponte, fu sorpreso da un’improvvisa piena del fiume, ma non volle allontanarsi per non mancare a ciò che aveva promesso e morì annegato, divenendo perciò il modello di coloro che sono pronti a qualunque sacrificio per mantenere la parola data. I caratteri con cui è scritto il nome di questo personaggio sono però i seguenti 尾 生 “Wĕi Shēng”, mentre nei Dialoghi troviamo
微 生 高 “Wēi Shēnggāo”. Non è quindi possibile affermare che si tratti dello stesso individuo. L’enciclopedia on line Băidù Băikē 百 度 百 科 afferma, sulla base di non so quale fonte, che Wēi Shēnggāo era un discepolo di Confucio.
30) Wēi Shēnggāo non è certamente un buon esempio di franchezza e di linearità. Infatti: se aveva in casa l’aceto, è andato a chiederlo al vicino per non doverlo offrire di tasca sua; se non l’aveva, è andato a chiederlo al vicino, per poter fingere di offrirlo lui.
31) Zuŏ Qiūmíng 左 丘 明, fu un letterato di Lŭ, contemporaneo di Confucio. Gli viene tradizionalmente attribuito lo Zuŏ Zhuàn 左 傳 (“La Cronaca di Zuŏ”), un commento ai Chūn Qiū 春 秋 (“Annali delle Primavere e degli Autunni”). Secondo la tradizione, verso la vecchiaia sarebbe divenuto cieco.
32) Yán Yuān 顏 淵 è più noto come Huí 回 . Jì Lù 季 路 è Zhòng Yóu 仲 由 , conosciuto anche come Zĭ Lù 子 路 . Nel dialogo appare come una persona ricca, forse appartente alla nobile famiglia Jìsun 季 孫 o con essa imparentata.
1) Secondo il Maestro Gōngyĕ Cháng poteva essere un buon marito perché era un uomo onesto anche se era stato in prigione. Perciò gli diede in moglie la propria figlia. (1)
2) Il Maestro diceva che, in uno Stato ben governato, Nán Róng sarebbe stato un personaggio di rilievo, ma che avrebbe saputo sopravvivere anche in uno Stato mal governato. Perciò gli fece avere in moglie la figlia del proprio
fratello maggiore. (2)
3) Il Maestro osservò: “ Zĭ Jiàn è davvero un uomo di valore! Se nel ducato di Lŭ non ci fossero galantuomini, da chi avrebbe mai potuto prendere esempio? ” (3)
4) Zĭ Gòng domandò al Maestro: “ A che cosa mi paragonereste?”.
Il Maestro gli rispose: “ Tu sei come un vaso ”.
“ Che tipo di vaso? ” insistette Zĭ Gòng.
“ Un vaso per le offerte ” precisò Confucio. (4)
5) Qualcuno osservò: “ Yōng è una persona piena d’umanità, ma non è un buon parlatore.”
“A che serve saper parlare bene?” gli rispose il Maestro” Chi è pronto di lingua incorre spesso nell’ostilità degli altri. Non sono in grado di dire se Yōng sia virtuoso o no, ma a che cosa gli servirebbe l’eloquenza?”(5)
6) Il Maestro propose a Qī Diāo Kāi di assumere un incarico pubblico. Questi gli rispose che non si sentiva ancora abbastanza preparato. Il Maestro lo lodò. (6)
7) Il Maestro constatò: “ La mia dottrina non trova ascolto. Vorrei salire su una zattera e navigare verso il mare aperto. Non è vero che tu mi seguiresti, Yóu ? ”.
Nel sentire questo, Zĭ Lù si rallegrò grandemente, ma il Maestro aggiunse: “ Yóu, tu hai davvero più coraggio di me, ma ti manca il discernimento.” (7)
8) Mèng Wŭ Bó (8) domandó al Maestro se Zĭ Lù potesse essere considerato un uomo di valore.
“ Non saprei dirlo ” si schermì Confucio,ma, poiché l’altro insisteva per avere una risposta, precisò: “ In uno Stato di medie dimensioni potrebbe occuparsi con competenza della riscossione delle tasse, ma non so se questo
significhi essere un uomo di valore.”
“Che cosa pensate di Qiú? (9) ”gli domandò allora il suo interlocutore.
“ Qiú potrebbe governare bene una città di qualche migliaio di abitanti o un piccolo feudo (13), ma non so se questo significhi essere un uomo di valore” gli rispose il Maestro.
“ E quale è la vostra opinione a proposito di Chì? (10) ” continuò ad interrogarlo Mèng.
“ Chì sarebbe adatto ad occuparsi delle pubbliche relazioni presso la corte di un principe. Vestito di abiti lussuosi , sarebbe perfetto per conversare con i visitatori e con gli ospiti, ma non so se questo significhi essere un uomo
di valore.” concluse il Maestro. (11)
9) Il Maestro interrogò Zĭ Gòng: “ Dimmi chi ritieni il migliore fra te e Huí !”.
“ Come potrei avere il coraggio di paragonarmi a Huí? ” gli rispose Zĭ Gòng “ Huí ascolta una cosa e ne capisce dieci. Quando io ascolto una cosa, è già tanto se ciò mi aiuta a capirne un’altra”.
“ Condivido la tua opinione ” osservò il Maestro “ È lui il migliore ”.
10) Avendo notato che Zăi Yú dormiva anche durante il giorno, il Maestro osservò:” Non è possibile scolpire un pezzo di legno marcio né si può dare la calce ad un muro di fango. Che senso avrebbe rimproverare uno come
Yú? ” ed aggiunse: “ Una volta, io mi fidavo delle parole e credevo che la condotta delle persone corrispondesse a ciò che dicevano. Ora, dopo aver ascoltato le parole, controllo che il comportamento delle persone corrisponda a
ciò che dicono. È Yú che mi ha fatto cambiare abitudini.” (12)
11) Al Maestro, che dichiarava di non aver mai incontrato un uomo di assoluta dirittura , qualcuno obiettò: “ Ci sarebbe Shēn Chéng” (13). “Nemmeno Chéng sa sottrarsi alle proprie passioni.” replicò il Maestro “ Come potrebbe essere un uomo di assoluta dirittura?”.
12) Zĭ Gōng dichiarò: “ Io non desidero fare agli altri ciò che non vorrei che gli altri facessero a me.”, ma il Maestro gli disse: “Cì, tu sei ancora ben lontano da un simile grado di perfezione ”. (14)
13) Zĭ Gōng osservò:” È possibile ascoltare e capire il Maestro quando insegna storia e letteratura, ma le cose cambiano quando si sofferma sull’essenza della natura umana e sulla dottrina celeste ”. (15)
14) Zĭ Lù aveva paura di ricevere nuovi insegnamenti, prima di essere riuscito a mettere in pratica quelli che aveva già ricevuto.
15) Zĭ Gōng voleva sapere perché Kŏng Wén Zĭ fosse stato chiamato “Wén”, cioè “il sapiente”.“ Perché era intelligente ed amava studiare” gli spiegò il Maestro” e non si vergognava di imparare anche dai propri sottoposti. Ecco perché lo chiamavano “il sapiente” ". (16)
16) “Zĭ Chăn ” disse il Maestro” possedeva le quattro caratteristiche del galantuomo: era cortese con gli altri, rispettoso di fronte ai superiori , generoso verso il popolo, giusto nei confronti dei suoi subordinati.(17)
17) “Yàn Píngzhòng ” disse il Maestro” sapeva come mantenere un’amicizia. Rispettava le forme anche con gli amici di più lunga data ”. (18)
18) Il Maestro raccontò: “ Per alloggiare la grande tartaruga chiamata Cài , Záng Wén Zhòng le fece costruire una casa in cui i capitelli delle colonne erano scolpiti in forma di colline ed i paletti del tetto erano ornati con disegni di alghe marine. Che cosa dovremmo mai pensare della sua intelligenza ? ” (19)
19) Zĭ Zhāng fece al Maestro questa domanda: “ Zĭ Wén (20) rivestì tre volte la carica di primo ministro e non ne apparve orgoglioso, fu revocato tre volte dall’incarico e non ne mostrò dispiacere, ma presentò al suo successore un preciso rendiconto di come aveva svolto le proprie funzioni. Come deve essere valutato un simile comportamento?”.
“ È il comportamento di un uomo leale ” rispose il Maestro.
“ Si può dire che è il comportamento di un uomo virtuoso? ” lo incalzò Zĭ Zhāng.
“ Non saprei dirlo ” rispose il Maestro “ Quali sono i parametri per affermare che una persona è virtuosa? ”
“Quando Cuì Zĭ ( 21 ) uccise il principe di Qí “ continuò allora Zĭ Zhāng ” Chén Wén Zĭ (22 ) rinunciò alle sue dieci carrozze, tirate ciascuna da quattro cavalli, e lasciò il paese. Giunse in un altro Stato, ma si accorse che
i maggiorenti di tale Stato non erano migliori di Cuì Zĭ e se ne andò anche di lì. Lo stesso accadde in un terzo Stato in cui aveva cercato rifugio. Che cosa possiamo dire del suo comportamento? ”.
“ Era un uomo retto ” rispose il Maestro.
“ Era anche un uomo virtuoso? ” gli chiese Zĭ Zhāng.
“ Chi può dirlo? ” concluse il Maestro “ Mi sai dire quali sono i parametri per affermare che una persona è virtuosa ? ”. (23)
20) Jì Wén Zĭ rifletteva tre volte prima di prendere una decisione. Lo raccontarono al Maestro, che osservò: “ Due volte sarebbero bastate ”. (24)
21) Il Maestro osservò: “ Níng Wŭ Zĭ si dimostrò saggio quando il paese era ben governato e si dimostrò stupido quando il paese fu mal governato. Se è possibile eguagliare la sua saggezza, non è possibile eguagliare la sua
stupidità." (25)
22) Mentre si trovava a Chén (26), il Maestro esclamò: “Ritorniamo a casa ! Ritorniamo a casa ! I giovani discepoli che ho lasciato a Lŭ sono troppo ambiziosi ed impulsivi. Sono brillanti e coltivati, ma difettano di giudizio”. (27)
23) Il Maestro disse: “ Bó Yí e Shū Qí (28) non serbavano rancore. Per questo era raro che qualcuno volesse loro male.”
24) “ Chi ha affermato che Wēi Shēnggāo (29) era una persona retta? ” domandò il Maestro “ Quando qualcuno gli domandò dell’aceto, andò a chiederlo al proprio vicino e glielo diede. " (30)
25) “ Zŭo Qiūmíng (31) “ osservò il Maestro” si sarebbe vergognato di belle parole , atteggiamenti corrivi e modi suadenti, proprio come me ne vergognerei io. Egli trovava ignobile nascondere sotto maniere amichevoli
l’ostilità che si provava verso qualcuno. Io la penso allo stesso modo.”
26) Il Maestro suggerì a Yán Yuān e Jì Lù (32), che si trovavano con lui, di esporre, ciascuno, i propri desideri.
“ Vorrei mettere la mia carrozza ed i miei cavalli, i miei abiti e le mie pellicce a disposizione degli amici e non provare rimpianto, nemmeno se me li consumassero e me li rovinassero ” disse Jí Lù.
“ Vorrei saper essere umile e non vantarmi dei miei merit i” disse Yán Yuān.
“ Ora, vorremmo sapere quali sono i vostri desideri ” disse Jì Lù, rivolgendosi al Maestro.
“ Prendermi cura degli anziani, fidarmi degli amici e voler bene ai giovani: ecco ciò che io desidero ”.
27) Il Maestro sospirò: “ Non riuscirò dunque mai a trovare qualcuno che sappia riconoscere i propri difetti e fare un esame di coscienza? ”
28) Il Maestro osservò: “ Anche in minuscolo villaggio si troverà sicuramente una persona leale ed onesta come me, ma nessuno che ami lo studio quanto lo amo io."
NOTE
1) Non si sa per quali accuse Gōngyĕ Cháng 公 冶 長 fosse stato incarcerato. La tradizione successiva ricamò su
questo punto inventando storie fantasiose e poco credibili. L’importanza dell’ aneddoto sta nel fatto che esso ci mostra Confucio come persona aliena da qualsiasi pregiudizio e capace di apprezzare un individuo indipendentemente dalle apparenze.
2) Nán Róng 南 容 viene tradizionalmente identificato con il discepolo Nán Gōng Tāo 南 宮 縚 di Lŭ, che si sarebbe chiamato anche Nán Gōng Kuò 南 宮 括 (cfr. 14,5). Secondo il commentatore Zhū Xī 朱 熹, sarebbe stato fratello di Mèng Yì Zĭ 孟 懿 子 e quindi membro di una delle più importanti famiglie aristocratiche del ducato di Lŭ, i Mèngsūn. 孟 孫 . Confucio lo considera un buon marito per la propria nipote in ragione del suo carattere
equilibrato che gli permetteva di servire con lealtà e competenza un sovrano giusto e saggio, ma che lo avrebbe indotto a trarsi in disparte se fosse salito al trono un principe malvagio, evitando così di trovarsi coinvolto in intrighi, congiure e rivolte, che avrebbero potuto portarlo alla rovina con tutta la sua famiglia. Il testo cinese recita 免 於 形 戮 (miăn yú xíng lù) vale a dire “ eviterebbe la condanna a morte”.
3) Fú Bújì 宓 不 齊 di Lŭ, detto Zĭ Jiàn 子 賤 ,svolse con successo le funzioni di governatore di Shànfú 單 父, oggi Shànxiàn 单 县, nella provincia dello Shāndōng 山 东 .
4) Il senso di questo dialogo può essere ricavato dal confronto con Dialoghi 2.12 in cui Confucio afferma che “il
gentiluomo non è un vaso per le offerte”, frase generalmente intesa significare che l’uomo di valore deve essere capace di svolgere bene molte funzioni. Affermando che Zĭ Gōng è “un vaso per le offerte” il Maestro sembra dunque sottintendere che Zĭ Gōng non ha la versatilità del perfetto gentiluomo , ma ha capacità più limitate e ridotte che gli permetterebbero di svolgere con competenza un solo tipo di lavoro.
5) Răn Yōng 冉 雍, detto Zhòngōng 仲 弓, mancava di eloquenza, ma ciò non era considerato un difetto da
Confucio, che non era nemmeno lui un buon parlatore e che vedeva nella parlantina sciolta una dote facile da usare per abbindolare la gente.
6) La modestia e la prudenza di Qī Diāo Kāi 漆 雕 開 piacciono al Maestro, che aborre la presunzione e la
superficialità.
7) Nella sua semplicità Zĭ Lù non ha capito che le parole del Maestro non esprimevano una precisa intenzione, bensì erano soltanto un modo colorito per esprimere la delusione che provava nel non trovare alcun riscontro al proprio insegnamento.
8) Mèng Wŭ Bó 孟 武 伯, figlio di Mèng Yì Zĭ 孟 懿 子, era come s’è già visto, un ministro del duca di Lŭ.
9) Il discepolo a cui si fa qui riferimento è Răn Qiú 冉 求 detto Zĭ Yŏu 子 有.
10) Gōng Sì Chì 公 四 赤 , detto Zĭ Huá 子 華 , si distingueva fra i discepoli di Confucio per la sua conoscenza dei riti e dell’etichetta.
11) In questo dialogo Confucio riconosce a taluni discepoli certe doti ( Zĭ Lù potrebbe essere un buon
amministratore, Qiù un buon politico, Chì un buon diplomatico), ma sembra reticente ad ammettere che ciò basti per definirli “uomini di valore”. La virtù dell’umanità仁 (“rén”) richiede ai suoi occhi il possesso di un complesso
armonioso di qualità che superano di molto l’eccellenza in un singolo settore. L’”uomo virtuoso” è l’uomo completo, non lo specialista di una singola attività, per quanto importante.
12) Zăi Yú 宰 予 , detto Zĭ Wŏ 子 我, aveva molti difetti di carattere, che lo portarono alla rovina nella sua successiva azione politica. In questo dialogo viene stigmatizzata non tanto la sua indolenza, quanto la sua incapacità di mantenere gli impegni presi. Evidentemente, doveva essersi presentato a Confucio come un allievo pieno di entusiasmo e di buona volontà.
13) Shēn Chéng 申 倀 godeva fama di particolare dirittura morale, ma il Maestro osserva che neppure lui è riuscito a sottrarsi completamente al dominio delle passioni.
14) Ritroviamo qui lo stesso principio enunciato nel Vangelo “Ciò che volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro” ( Matteo 7,12; Luca 6,31). Zĭ Gōng si vanta di praticare questo precetto, ma il Maestro gli fa ironicamente osservare che in realtà egli è ancora ben lontano da tanta perfezione.
15) Questa affermazione di Zĭ Gōng sembra richiedere un esame particolarmente approfondito. Se ne ricava a prima vista l’impressione che esista, nell’insegnamento di Confucio, una parte facilmente accessibile ed una parte che risulta invece di molto più difficile comprensione.
Non mi pare tuttavia che ciò si possa interpretare come una distinzione formale tra un insegnamento essoterico, aperto a tutti, ed un insegnamento esoterico, riservato a pochi adepti intellettualmente più esercitati.
La parte più facile dell’insegnamento confuciano è costituita dai 文 章 “wén zhāng” o “modelli di cultura”, termine inteso dagli studiosi in modi diversi, che conducono però ad un risultato concordante.
Non c’è infatti una sostanziale differenza tra chi dice che il Maestro trasmetteva ai discepoli la propria formazione culturale o addirittura il suo stile , come afferma Liú Xié 劉 勰 (465 d.C-522 d.C.) nel suo Wénxīn Diāolóng 文 心 雕 龍 ( “La mente letteraria e l’intaglio del drago”), e chi afferma che egli insegnava loro i modelli culturali della
dinastia Zhōu, che alcuni, come Huáng Kăn 皇 侃 (488 d.C- 545 d.C.) individuano addirittura, con precisione, nei
六 經 (“liù jīng”), i Sei Classici.
Potremmo quindi concludere, con una certa approssimazione, che il termine “wén zhāng” si riferisce all’insegnamento storico-letterario del Maestro.
La parte della dottrina confuciana a cui Zĭ Gōng si riferisce con i termini 言 性 “yánxìng” e 天 道 “tiān dào” si può invece più agevolmente identificare con quella che attiene alla morale ed alla filosofia.
16) Kŏng Wén Zĭ 孔 文 子 (“Mastro Kŏng il Sapiente”) è il titolo postumo attribuito a Kŏng Yŭ 孔 圉 , conosciuto anche come Zhòngshū Yŭ 仲 叔 圉 , ministro del regno di Wèi 魏 國 , morto intorno al 480 a.C. L’elogio che ne fanno i Dialoghi non è condiviso da altre fonti, che ce lo presentano come un individuo sleale e dissoluto.
17) Ràn Jì 冉 季 , detto Zĭ Chăn子 產 , era originario del ducato di Lŭ.
18) Yàn Píng Zhòng 晏 平 仲 è il titolo postumo attribuito a Yàn Yīng 晏 嬰 (c. 580 a.C.-510 a.C.), ministro del Regno di Qí 齊 國 , molto stimato da Confucio, che ne loda qui la riservatezza nei rapporti con gli amici. Neppure una lunga consuetudine può infatti giustificare la volgarità, la trasandatezza, la maleducazione ed il mancato rispetto di un minimo di forme.
19) Záng Wén Zhòng 藏 文 仲 , detto anche Zángsūn Chén 藏 孫 辰 , membro della famiglia Zángsūn 藏 孫, fu ministro del duca di Lŭ per circa sessant’anni nel VII° secolo a.C.. Trascurando la sua azione politica, i Dialoghi lo criticano per aver fatto costruire una sontuosa dimora ad una tartaruga sacra. Alla base di questa critica non sta soltanto la futilità del gesto, ma anche il fatto che, utilizzando una tartaruga sacra per farsi predire il futuro, il ministro si arrogava arbitrariamente una prerogativa dell’Imperatore.
20) Zĭ Wén 子 文 divenne primo ministro del Regno di Chu 楚 國 令 尹 nel 663 a.C.
21) Nel 548 a.C. il duca Zhuāng II di Qí 齊 後 莊 公 , che aveva una tresca con la moglie del suo primo ministro Cuī Zhù 崔 杼 ( nei Dialoghi Cuī Zĭ 崔 子 ), fu attirato in un tranello da quest’ultimo ed ucciso. Due anni dopo, sotto il regno del suo successore, il duca Jĭng 齊 景 公 , Cuī Zhù fu, a sua volta, eliminato da un altro ministro, Qìng
Fēng 慶 封 .
22) Chén Xú Wŭ, detto Chén Wén Z ĭ陳 文 字 , fu ministro del duca Zhuāng II di Qí.
23) Ritroviamo qui uno schema che abbiamo già incontrato in precedenza. Nel dialogo 5.8 Confucio dubitava che una singola dote intellettuale ( capacità amministrativa, talento politico, abilità diplomatica) fosse sufficiente per
definire virtuoso l’uomo che la possedeva; allo stesso modo, nel presente dialogo, dubita che una singola qualità morale (lealtà, rettitudine) basti affinché il suo possessore sia ritenuto virtuoso. Come si è già visto, nel pensiero del Maestro, l’uomo virtuoso è colui che riproduce in sé l’intera gamma delle doti intellettuali e delle qualità morali. Forzando un po’ l’interpretazione del dialogo, ci si potrebbe anche arrischiare ad immaginare perché Confucio esita a conferire ai personaggi citati una patente di “virtù”: la serenità olimpica con cui Zĭ Wén accetta gli alti ed i bassi della propria carriera politica è pericolosamente vicina al vizio dell’indifferenza, mentre la ricchezza e la pompa di Chén Wén Zĭ potrebbero destare sospetti di amore del lusso e di arroganza.
24) Jì Wén Zĭ 季 文 子(Mastro Jì il Sapiente) è il titolo postumo attribuito a Jìsūn Xíngfú 季 孫 行 父, ministro del ducato di Lū 魯 國, morto nel 568 a.C., che fu noto per serietà di comportamento ed austerità di vita. Confucio gli
rimprovera qui ironicamente di essere stato fin troppo riflessivo.
25) È evidente che, nonostante l’apparenza di una critica, il giudizio dato da Confucio su Níng Wŭ Zĭ 甯 武 子, ministro del duca Wén di Wèi 衛 文 公 (659 a.C.-635 a.C), è ampiamente elogiativo. I commentatori si
dividono tuttavia sulle ragioni dell’elogio. Secondo Sūn Chuò 孫 綽 (320 d.C.-377 d.C.), Níng Wŭ Zĭ viene lodato perché, dopo la morte del duca Wén, quando salì al trono il duca Chéng 衛 成 公 (634 a.C.-600 a.C.), che, per la sua inettitudine, portò in rovina il paese, egli avrebbe saputo ritirarsi dalla politica, con il pretesto di non essere abbastanza competente, ed avrebbe così evitato di perdere la propria reputazione e forse anche la vita. Secondo Zhū Xī 朱 熹 , invece, Níng Wŭ Zĭ non si sarebbe affatto ritirato a vita privata e la sua “ineguagliabile stupidità” consisterebbe proprio nell’aver continuato a servire lo Stato, a rischio della propria fama e della propria vita, anche in un periodo estremamente difficile, quando tutti i politici ”furbi” avevano capito che era molto più salutare uscire rapidamente di scena.
26) Chén 陳 國 era un minuscolo Stato, sorto intorno al 1000 a.C. nell’attuale provincia di Hénán河 南 , che divenne in seguito un satellite del Regno di Chŭ 楚 國 , dal quale fu definitivamente annesso nel 479 a.C.
27) Quando Confucio lasciò Lŭ per visitare, in un viaggio che si protrasse per parecchi anni, gli altri Stati
della Cina Centrale, i discepoli della scuola che aveva fondato rimasero senza guida. Erano giovani brillanti ed ambiziosi, ma irriflessivi e privi di esperienza. Il Maestro, che si teneva costantemente al corrente delle loro
iniziative, temette, ad un certo punto, che la loro mancanza di giudizio li portasse a tradire il suo insegnamento e ritornò a Lŭ per riprendere il controllo della propria scuola.
28) Bó Yí 伯 夷. e Shū Qí 叔 齊 sono due personaggi semileggendari vissuti verso la fine della dinastia Shāng
商 朝 (prima metà dell’XI° secolo a.C.). Erano rispettivamente il primogenito ed il terzo figlio del re di un piccolo Stato vassallo dei Shāng, il Regno di Gūzhú 孤 竹 國. Quando il padre, morendo, lasciò il regno a Shū Qí, trascurando il primogenito, quest’ultimo, anziché difendere con la forza i propri diritti, andò volontariamente in esilio. Shū Qí, commosso dal comportamento del fratello, abbandonò il trono e lo raggiunse.Avendo avuto notizia delle buone qualità del re Wén di Zhōu 周 文 王i due si misero in cammino per recarsi presso di lui, ma quando giunsero alla corte dei Zhōu , scoprirono che il re Wén era morto e che il suo figlio e successore Wŭ 周 武 王﹐senza nemmeno rispettare il lutto per il padre, stava già preparando una rivolta contro la dinastia Shāng, di cui anche i Zhōu erano vassalli. I due fratelli protestarono contro questa iniziativa, che, a loro parere, contrastava sia con la pietà filiale sia con il dovere di lealtà dei vassalli nei confronti dei loro sovrani, ma non furono ascoltati, anzi per poco non furono uccisi. Delusi ed amareggiati decisero di abbandonare il mondo e di ritirarsi sulle pendici del monte Shoŭyáng 首 陽 山,dove, poco tempo dopo, morirono di denutrizione e di stenti. La tradizione ne conservò il ricordo, esaltandoli come esempi di bontà , di umiltà e di lealtà.
29) Intorno a costui c’è un po’di confusione.Secondo alcuni si tratterebbe di un personaggio leggendario che,avendo fissato appuntamento ad una ragazza presso il pilone di un ponte, fu sorpreso da un’improvvisa piena del fiume, ma non volle allontanarsi per non mancare a ciò che aveva promesso e morì annegato, divenendo perciò il modello di coloro che sono pronti a qualunque sacrificio per mantenere la parola data. I caratteri con cui è scritto il nome di questo personaggio sono però i seguenti 尾 生 “Wĕi Shēng”, mentre nei Dialoghi troviamo
微 生 高 “Wēi Shēnggāo”. Non è quindi possibile affermare che si tratti dello stesso individuo. L’enciclopedia on line Băidù Băikē 百 度 百 科 afferma, sulla base di non so quale fonte, che Wēi Shēnggāo era un discepolo di Confucio.
30) Wēi Shēnggāo non è certamente un buon esempio di franchezza e di linearità. Infatti: se aveva in casa l’aceto, è andato a chiederlo al vicino per non doverlo offrire di tasca sua; se non l’aveva, è andato a chiederlo al vicino, per poter fingere di offrirlo lui.
31) Zuŏ Qiūmíng 左 丘 明, fu un letterato di Lŭ, contemporaneo di Confucio. Gli viene tradizionalmente attribuito lo Zuŏ Zhuàn 左 傳 (“La Cronaca di Zuŏ”), un commento ai Chūn Qiū 春 秋 (“Annali delle Primavere e degli Autunni”). Secondo la tradizione, verso la vecchiaia sarebbe divenuto cieco.
32) Yán Yuān 顏 淵 è più noto come Huí 回 . Jì Lù 季 路 è Zhòng Yóu 仲 由 , conosciuto anche come Zĭ Lù 子 路 . Nel dialogo appare come una persona ricca, forse appartente alla nobile famiglia Jìsun 季 孫 o con essa imparentata.