Immaginiamoci una grande città...Roma, Parigi, Londra...un bar elegante o un ristorante alla moda...una giovane cassiera o camerierina, bella ed esotica...vestita con ricercatezza...ingioiellata...attraente.
Entra un bellimbusto, dopo aver parcheggiato con disinvoltura sul marciapiede il macchinone sportivo,...ordina puro whisky scozzese o una coppa di champagne con tartine di caviale e comincia ad importunare la ragazza. La ragazza, che è carina, ma tutt'altro che scema, capisce subito con chi ha a che fare, ma non osa, dapprima, cacciar via il cliente importuno. Questi ritorna ogni giorno alla carica, diventa sempre più insistente, comincia a farle dei regalini. La giovane si schermisce con vari pretesti: "sono solo una cameriera, questi preziosi regali sono sprecati"; "sono una donna, devo badare alla mia reputazione"; "c'è troppa differenza di classe tra di noi, i poveri non si possono mischiare con i ricchi", ma lo spasimante è di grana grossa ed è troppo vanesio per accorgersi che la sua corte non è apprezzata. Alla fine, la ragazza è costretta a parlare chiaro:"Caro signore, mi lasci in pace. Con me sta perdendo il suo tempo".
Modifichiamo, ora, qualche piccolo particolare: la grande città non si chiama Roma, Parigi o Londra, ma Luòyáng 洛 陽 la ragazza non è scandinava o sudamericana, ma tartara o turca...lo scioperato che, grazie ai suoi appoggi, ha ottenuto un tranquillo impiego statale...non scorrazza sulla fuoriserie, ma si pavoneggia in sella ad uno stallone, uno dei famosi cavalli del Ferghana...non si vanta delle rifiniture cromate o dei sedili rivestiti in cuoio, ma della sella argentata e del domestico che lo accompagna con il parasole...non ordina whisky o champagne, ma alcol di riso di qualità pregiata in bottigliette di giada...ed invece di caviale, filetto di carpa in piatti dorati.
Cambiando un paio di dettagli, abbiamo fatto un salto indietro nel tempo di oltre duemila anni e ci ritroviamo all'epoca dell'imperatore Wŭ Dì 武 帝 della dinastia Hàn 漢 朝, ma abbiamo l'impressione di osservare una scena che si svolge oggi, a pochi passi da casa nostra.
Chi ci descrive con vivacità questo colorito episodio di costume è Xīn Yánnián 辛 延 年 , poeta del secondo periodo della dinastia Hàn (25 d.C- 220 d.C.), che ci è noto soltanto per questa arguta composizione.
La poesia si intitola "Yŭlínláng ("羽 林 郎"Il cavaliere della Guardia Imperiale")
IL CAVALIERE DELLA GUARDIA IMPERIALE(1)
Ci fu, un tempo, al servizio dei Huò,(2)
un bel tipo chiamato Zĭdū.(3)
Ornato delle penne altrui,
frequentava le trattorie
per correre dietro alle servette.
La bella, appena quindicenne,
fiore delle lontane steppe,(4)
sola al banco, di primavera,
portava una lunga tunica,
un'elaborata cintura,
eleganti maniche a sbuffo
ed un colorato corpetto.(5)
Pettini di giada di Lántián (6)
ornavano i suoi bei capelli.
Le pendevano dalle orecchie
preziose perle dell'Arabia(7)
ed una grazia senza pari
le davano i suoi due chignon.
Se l'uno valeva un tesoro,
due non avevano prezzo. (8)
"Un signore così distinto,
fermarsi dinanzi al mio banco?
Risplende la sella d'argento,
mentre il parasole lo attende.
Ordina del vino pregiato;
prendo la bottiglia di giada.
Comanda cibi delicati;
gli porgo filetti di carpa
su preziosi piatti dorati.
Dapprima mi vuol regalare
uno specchiettino di bronzo.
Poi vorrebbe farmi provare
una bella gonna purpurea.
Non temete che si laceri,
offerta ad una cameriera?(9)
Signore, l'uomo può scegliere,
la donna deve stare attenta.(10)
Ci sono i giovani ed i vecchi.
Ricchi e poveri, ciascun per sé.(11)
Mille grazie, caro signore,
ma questa volta, proprio non va."(12)
NOTE
(1) "Yŭlín" 羽 林 , vale a dire "Foresta di Piume", era il nome dato ad un reggimento della Guardia imperiale a cavallo creato dall'imperatore Wŭ Dì 武 帝 .
"Láng" 郎 era un termine usato per indicare coloro che svolgevano funzioni presso la corte imperiale e valeva quindi "cortigiano", "dignitario" o "gentiluomo di corte".
La traduzione letterale di "yŭlínláng" sarebbe dunque "il gentiluomo della Guardia a cavallo", ma ho preferito non usare questa espressione perché, come risulta da ciò che si sa di lui, il protagonista della poesia è ben lontano dall'essere un gentiluomo.
Alcuni traduttori si sono sforzati di attribuirgli un grado ("il capitano della Guardia a cavallo", "l'alfiere della Guardia a cavallo"), ma ciò mi pare irrilevante, visto che il presunto incarico del nostro eroe è manifestamente una sinecura che serve solo a consentirgli di caracollare per le strade della capitale nella sgargiante divisa delle guardie imperiali, cavalcando uno splendido purosangue.
La traduzione più adatta mi è perciò sembrata semplicemente: "Il cavaliere della Guardia Imperiale". Forzando un po', si sarebbe anche potuto tradurre: "Il bel cavaliere della Guardia".
(2) I Huò 霍 furono una famiglia particolarmente influente, che, al tempo della dinastia Hàn, fornì all'impero numerosi ministri e generali. Il più autorevole rappresentante di questa famiglia fu Huò Guāng 霍 光 , che, nominato ad alti incarichi dall'imperatore Wŭ Dì, divenne reggente nell'87 a.C., quando salì al trono, ancora bambino, l'imperatore Zhāo 昭 帝 e che, nel 74 a.C., dopo la morte di quest'ultimo, fece deporre, per incompetenza ed indegnità, il suo successore, l'imperatore Liú Hè 劉 賀 . Conservò un enorme potere anche in seguito, sotto l'imperatore Xuān 宣 帝, e morì nel 68 a.C.
(3) Zĭdū 子 都 è il nome di cortesia del protagonista della poesia, il cui nome era Féng Yīn 馮 殷 . Giovane di bella presenza, fu assunto al servizio personale del primo ministro Huò Guāng, di cui assecondò i gusti sessuali eterodossi divenendone l'amante e facendo così una bella carriera fino ad essere nominato sovrintendente dei domestici. La fiducia che Huò Guāng riponeva in lui era tale da metterlo al corrente anche dei più importanti affari politici, cosa che, secondo un passaggio del capitolo 8 del Hànshū ( 漢 書 "Cronaca della Dinastia Hàn"), "suscitava le risate nelle trattorie frequentate dagli stranieri". Si può quindi pensare che il suo altolocato protettore gli avesse comprato od ottenuto un posto, sostanzialmente onorifico e privo di responsabilità concrete, nei ranghi delle guardie imperiali. Lo stesso Hànshū, al capitolo 68 (霍 光 金 日 磾 傳 "Biografie di Huò Guāng e di Jīn Mìdī") riferisce, nel paragrafo 23, quanto segue: " Huò Guāng amò il giovane sovrintendente dei suoi domestici Féng Zĭdū, che fece spesso partecipe delle proprie attività. La sua vedova, Xiăn 顯, se la spassò con Zĭdū". Come si vede, già ai tempi dei Hàn, i costumi erano liberi e spregiudicati.
(4) Ho fatto ricorso ad una perifrasi per indicare l'origine barbarica della ragazza, che la poesia designa soltanto con i termini "jiŭjā hú" (酒 家 胡 "la barbara della trattoria") e "húji" (胡 姬 "la bella fanciulla barbara"). La parola "hú" 胡 indicava, fin dall'antichità, le tribù nomadi che abitavano oltre i confini occidentali e settentrionali della Cina. Si usavano talvolta anche le espressioni "wŭhú" (五 胡 "i cinque barbari"), con riferimento alle cinque tribù barbare più importanti, e "zhūhú" (諸 胡 "i molti barbari"), che metteva in evidenza il gran numero di popolazioni nomadi stanziate ai confini dell'impero.
(5) Nella descrizione degli abiti, i termini "cháng jū" (長 裾 "tunica lunga") e "guăng xiù"(廣 袖 "maniche a sbuffo") non presentano difficoltà di interpretazione. Il termine "lián lĭ dài" 连 理 带 sembra indicare una cintura formata da pezzi diversi "uniti", "assemblati" o "posti in serie". Non potendo accertare di che cosa si tratti esattamente senza procedere ad una lunga e laboriosa ricerca, ho preferito usare un aggettivo generico che rimanda alla complessità della lavorazione. Il termine "huān rú" ( 歡 襦 "allegro corpetto") sembra riferirsi ad un giacchettino di vivaci colori e di taglio un po' sbarazzino.
(6) La giada di Lántián 藍 田 , nello Shănxī 陝 西 , era famosa per la sua durezza che permetteva di lavorarla in profondità senza che si sbriciolasse, ricavandone così elaborati gioielli.
(7) Ho usato il termine “Arabia” per tradurre "Dàqín" 大 秦, che era il nome usato nell'antica Cina per designare l'Impero Romano. Esso veniva infatti impiegato soprattutto per fare riferimento a quella parte dell'Impero con cui i Cinesi potevano venire più facilmente in contatto, cioè le regioni del Medio Oriente. Le "perle del Dàqín" potrebbero essere perle provenienti dal Golfo Persico.
(8) Letteralmente: "Una treccia cinque milioni di monete, due trecce dieci milioni". L'espressione intende, a mio parere, mettere in rilievo il fascino irresistibile dei capelli della fanciulla e la preziosa eleganza della sua acconciatura. Se dovesse invece essere interpretata come una stima del valore dei gioielli che ornano il capo della fanciulla, non si comprenderebbe più perché quest'ultima sia costretta a fare la cameriera in una trattoria.
(9) Mi sembra che l'ultima parte della poesia, che è la più difficile da interpretare, assuma un significato comprensibile se viene intesa come una serie di obiezioni con cui la ragazza cerca elegantemente di sfuggire all'indesiderato corteggiamento. Qui, ad esempio, la traduzione letterale sarebbe: " Non temete che la seta purpurea si stracci? Perché conversare con una persona insignificante?". Il corteggiatore viene invitato a non perdere il suo tempo con una domestica ed a non farle regali che con lei sarebbero sprecati.
(10) La seconda obiezione della ragazza, che suona letteralmente così: "L'uomo ama l'ultima moglie, la donna è legata al primo che la sposa", mi sembra giocare sul differente margine di manovra consentito dall'antica società cinese all'uomo ed alla donna. Mentre il primo è sempre libero di cercarsi nuove amanti o nuove concubine, la seconda deve rimanere fedele e non può permettersi avventure nemmeno quando è ancora nubile. In altri termini, la fanciulla fa osservare al bellimbusto che deve difendere la propria reputazione.
(11) La terza obiezione è basata sulla differenza di classe sociale, che renderebbe impossibile un'eventuale relazione. Essa suona letteralmente: "Nella vita c'è il vecchio e il nuovo. Nobili e plebei non saltano oltre", vale a dire: "Come il vecchio non si confonde con il nuovo e gli anziani non si confondono coi giovani, così gli aristocratici non si mescolano ai popolani ed i ricchi non si mescolano ai poveri, ma ciascuno vive esclusivamente nel proprio ambiente".
(12) Come abbiamo già intuito, non sono in realtà le obiezioni che abbiamo sentito a far fallire l'approccio dello sfaccendato. Rivelatisi inutili i pretesti, la ragazza è costretta ad indicare in modo diretto ed esplicito le ragioni del rifiuto: " Non mi piaci! Non hai nessuna chance! Chiudiamola qui!".
羽林郎
辛延年
昔有霍家奴,姓冯名子都。依倚将军势,调笑酒家胡。
胡姬年十五,春日独当垆。长裾连理带,广袖合欢襦。
头上蓝田玉,耳后大秦珠。两鬟何窈窕,一世良所无。
一鬟五百万,两鬟千万余。不意金吾子,娉婷过我庐。
银鞍何煜,翠盖空踟蹰。就我求清酒,丝绳提玉壶。
就我求珍肴,金盘脍鲤鱼。贻我青铜镜,结我红罗裾。
不惜红罗裂,何论轻贱躯!男儿爱后妇,女子重前夫。
人生有新故,贵贱不相逾。多谢金吾子,私爱徒区区。