Capitolo 11
Liú Bèi, lo zio dell’imperatore, salva Kŏng Róng a Bĕihăi.
Il Marchese di Wén, Lǚ Bù, sconfigge Cáo Cāo a Púyáng
I. Parliamo ora dell’uomo che aveva offerto un suggerimento.
Si chiamava Mí Zhú , detto Zĭzhòng, ed era originario della contea di Qú nel distretto di Dōnghăi. Apparteneva ad una famiglia ricca e potente.
Un giorno che si era recato a Luòyáng per affari, mentre ritornava in carrozza alla propria città, aveva incontrato per strada una bella signora che gli aveva chiesto un passaggio.
Zhú scese dalla carrozza, ci fece salire la signora, la fece sedere e camminò a fianco della carrozza. La donna lo invitò a sedere accanto a lei. Zhú salì, ma rimase seduto compostamente, guardando in avanti e senza gettare alcuno sguardo di lato. Dopo alcuni chilometri di cammino, la donna si congedò, ma, prima di andarsene, gli disse: “Io sono la Dea del Fuoco del Sud ed ho ricevuto dal Padre Celeste l’ordine di bruciare la tua casa, ma la tua cortesia mi ha commossa e perciò ora ti informo di quel che devo fare. Torna rapidamente a casa e porta via tutti i tuoi beni. Io verrò solo verso sera”. Ciò detto, sparì.
Zhú ne fu grandemente turbato. Corse a casa, raccolse tutto ciò che aveva in casa e si allontanò in fretta.
Quella sera, come era stato previsto, scoppiò in cucina un incendio che bruciò tutta la casa.
A causa di ciò, Zhú cominciò a dare i propri beni in elemosina per aiutare i poveri ed i bisognosi. Più tardi Táo Qiān lo assunse come aiutante.
Quel giorno, egli consigliò quanto segue: “Andrò io, personalmente, a Bĕihăi per chiedere a Kŏng Róng di venire in nostro aiuto con le sue truppe. Inoltre, qualcun altro dovrebbe recarsi a Qīngzhōu per chiedere soccorso a Tián Kăi. Se le truppe di questi due arriveranno insieme in nostro aiuto, Cāo sarà sicuramente costretto a ritirarsi.”
II. Qiān seguì il suo consiglio e scrisse due lettere, poi domandò a coloro che gli stavano intorno se ci fosse qualcuno che avesse il coraggio di recarsi fino a Qīngzhōu per chiedere aiuto.
Una sola persona si fece avanti. Tutti lo guardarono. Era un uomo originario di Guānlíng, che si chiamava Chén Dēng. Il suo nome di cortesia era Yuánlóng.
Táo Qiān lo inviò subito a Qīngzhōu , poi ordinò a Mizhú di prendere l’altra lettera e di portarla a Bĕihăi.
Da parte sua, assunse personalmente il comando di tutti coloro che si preparavano a difendere la città in previsione dell’imminente attacco.
III. Il governatore di Bĕihăi, Kŏng Róng , il cui nome di cortesia era Wénjŭ, proveniva da Qūfù, nello Stato di di Lŭ, e discendeva in linea diretta da Confucio, alla ventesima generazione. Era figlio di Kŏng Zhōu , capitano del distretto di Tàishān.
Róng era sveglio già fin da piccolo. All’età di dieci anni, si recò in visita da Lĭ Yīng, governatore di Hénán. Quando le guardie cercarono di respingerlo, disse loro: “La mia famiglia e quella del ministro Lĭ sono parenti da molte generazioni” ed entrò nel suo ufficio. Lĭ, incuriosito, gli domandò: “Quale sarebbe la parentela tra i miei antenati ed i tuoi antenati?”. Róng rispose: “Nei tempi antichi, Confucio consultò Láozĭ (1) in materia di riti. Non si può forse dire che si sia creata in tal modo un’intimità che risale a molte generazioni?”.
Yīng ammirò molto la risposta del ragazzo.
IV. Dopo qualche tempo, sopraggiunse il gran consigliere Chén Wĕi e Yīng, indicandogli Róng, gli disse: “Questo è un bambino prodigio”.
Wĕi gli rispose: “Spesso i bambini prodigio si perdono per strada”.
“Allora” replicò pronto Róng “ Voi, signore, siete stato certamente un bambino prodigio”.
Wĕi e tutti gli altri si misero a ridere: “Da grande, questo ragazzo diventerà certamente un personaggio importante”.
Da allora in poi, Róng cominciò a farsi un nome. Più tardi, fu nominato comandante delle guardie di palazzo e,
successivamente, governatore di Bĕihăi. Gli piaceva molto ricevere ospiti e diceva spesso: “Desidero che la mia casa sia sempre piena di ospiti di riguardo e che il mio bicchiere di vino non sia mai vuoto”. Ora si trovava a Bĕihăi da sei anni ed era molto amato dal popolo.
V. Quel giorno, si stava appunto intrattenendo con alcuni ospiti quando gli fu riferito l’arrivo di Mí Zhú da
Xúzhōu. Róng lo fece entrare e gli domandò le ragioni della sua venuta. Zhú tirò fuori la lettera di Táo Qiān e gli disse: “ Cáo Cāo ha circondato la nostra città e la sta attaccando con grande violenza. Speriamo che Vostra Eccellenza ci porti soccorso.”.
Róng gli rispose: “ Táo Qiān ed io siamo buoni amici e per di più conosco bene anche voi, che siete il suo inviato. Come potrei non aiutarvi? Il solo problema è che sono in buoni rapporti anche con Cáo Mèngdé. Gli manderò prima una lettera proponendogli una mediazione. Se non mi darà ascolto, allora raccoglierò truppe per venire in vostro soccorso”.
Zhú osservò: “Cáo Cāo è molto sicuro della propria forza militare, Non credo che sia disposto a venire a patti”.
Róng non rinunciò ad inviare la lettera, ma fece diffondere contemporaneamente l’ordine di mobilitazione.
VI. Proprio mentre discutevano la situazione, fu riferito a Róng che parecchie decine di migliaia di Turbanti
Gialli, guidati da Guăn Hài, avevano invaso il distretto ed avanzavano rapidamente, attaccando i villaggi e massacrando la gente. Kŏng Róng ne fu scosso e, raccolte in fretta le sue truppe, uscì dalla città per affrontare i ribelli in battaglia campale.
Guăn Hài, che avanzava a cavallo alla testa dei ribelli, disse a Róng: “So che a Bĕihăi ci sono dei grandi magazzini di cereali. Se me ne consegni duecento cinquanta tonnellate, sono disposto a ritirarmi immediatamente. In caso contrario, sfonderò le mura della città e nessuno degli abitanti avrà scampo, né vecchio né giovane”.
Róng gli rispose:”Io sono un funzionario della dinastia Hàn ed il governo mi ha incaricato di difendere il territorio dell’impero. Come potrei consegnare le mie scorte di grano e di riso a dei banditi?”.
Guăn Hài si infuriò e, brandendo la spada, si lanciò al galoppo contro Kŏng Róng . Zōng Băo, generale di Kŏng Róng , mise la lancia in resta e si lanciò, a sua volta, fuori dalle file, ma, dopo un breve scambio di colpi, un fendente della spada di Guăn Hài lo disarcionò. Le truppe di Kŏng Róng si scompigliarono e fuggirono in
disordine verso la città. Guăn Hài ed i suoi uomini circondarono la città da ogni parte. Kŏng Róng si perse
d’animo e non c’è bisogno di dire che anche Mí Zhú era molto depresso.
VI. Il giorno dopo, Kŏng Róng salì sulle mura per guardare all’esterno, ma, quando vide come erano numerose le truppe ribelli, fu colto da un’angoscia ancor maggiore.
Ad un tratto, vide, fuori delle mura, un uomo che aveva lanciato il cavallo al galoppo tra le file dei ribelli e che si dirigeva verso la città, menando gran colpi a destra e a manca, come se non avesse paura di nessuno. Giunto sotto le mura, l’uomo urlò a gran voce: “Aprite la porta!”. Non sapendo chi fosse, Kŏng Róng non osò far aprire la porta. Nel frattempo, gruppi di ribelli si erano avvicinati al margine del fossato. L’uomo
si voltò e, in un attimo, ne abbattè una decina, costringendo gli altri a ritirarsi. Allora Kŏng Róng ordinò
di aprire in fretta la porta e di farlo entrare.
Lo sconosciuto smontò dal cavallo e depose la lancia, poi salì subito sulle mura ed andò a salutare Kŏng Róng.
Quando Róng gli domandò il suo nome, l’uomo rispose: “Sono originario della contea di Huáng, nel distretto di Dōnglái. Mi chiamo Tàishĭ Cí ed il mio nome di cortesia è Zĭyì. La mia vecchia madre è stata spesso aiutata da Vostra Eccellenza. Tornando ieri a casa da Liáodōng per visitare la mia famiglia, ho saputo che i banditi stavano attaccando la città. ‘ Sua Eccellenza è sempre stato molto generoso con noi” mi ha detto mia madre “Tu devi accorrere in suo aiuto. Sono saltato a cavallo, ed eccomi qui!”.
Kŏng Róng ne fu molto contento. Infatti, sebbene non conoscesse personalmente Tàishĭ, sapeva che era un uomo di grande coraggio. Quando Cí era andato lontano, lasciando sola la vecchia madre, che viveva a circa dieci chilometri dall città, Róng le aveva spesso fatto pervenire cibo ed indumenti. La madre, grata di questa generosità, aveva espressamente pregato il figlio di correre in aiuto di Róng .
VIII. Kŏng Róng trattò subito Tàishĭ Cì con ogni riguardo, offrendogli un’armatura, un cavallo ed una
sella.
Cí gli disse: “Se mi date un migliaio di buoni soldati, mi impegno a fare una sortita ed a sterminare i banditi”, ma Róng obiettò: “Sebbene tu sia un uomo coraggioso, i ribelli sono molto numerosi. Occorre pensarci bene prima di effettuare una sortita”.
Cí replicò: “Mia madre vi è grata per la vostra grande generosità ed è proprio per questa ragione che mi ha mandato da voi. Se non riuscirò a rompere l’assedio, non avrò più il coraggio di guardarla in faccia. Perciò sono deciso a combattere fino alla morte.”
Róng osservò: “Ho sentito dire che Liú Xuándé è un uomo di grande valore e di grande coraggio. Se riuscissimo a farlo venire in nostro soccorso, questo assedio di scioglierebbe da solo. Ma, purtroppo, non c’è nessuno che io possa inviargli”.
“Scrivete una lettera “esclamò Cí “ ed io mi impegno a consegnargliela quanto prima”.
Róng ne fu soddisfatto. Scrisse la lettera e la diede a Cí. Questi indossò l’armatura e montò a cavallo, mise a
tracolla l’arco e le frecce e prese in mano la lancia di ferro. Dopo aver mangiato a sazietà ed essersi bene equipaggiato, fece aprire le porte della città e saltò fuori al galoppo.
Presso il fossato gli si lanciarono contro il capo dei ribelli ed i suoi uomini. In un attimo, Cí ne colpì a morte
parecchi, ruppe l’accerchiamento e fuggì.
Quando Guăn Hài si accorse che qualcuno stava tentando di fuggire dalla città, capì subito che era per andare a chiedere soccorso e si mise lui stesso ad inseguire il fuggitivo alla testa di parecchie centinaia di cavalieri. Alla fine, Cí fu circondato da tutte le parti. Allora, piantata per terra la lancia, prese in mano arco e frecce e cominciò a saettare in tutte le direzioni. Ogni volta che la corda vibrava, un uomo cadeva da cavallo.I ribelli non osarono più inseguirlo.
IX. Così Tàishĭ Cí riuscì a fuggire e viaggiò giorno e notte in direzione di Píngyuán per vedere Liú Xuándé.
Dopo i convenevoli usuali, gli spiegò che Kŏng era stato circondato a Bĕihăi e chiedeva aiuto,poi gli consegnò la lettera. Finito di leggere il messaggio, Xuándé domandò a Cí: “Chi sei?”.
Ci rispose: “Mi chiamo Tàishĭ Cí . Sono originario di una lontana regione del distretto di Dōnghăi. Non sono né parente né concittadino di Kŏng Róng , ma sono diventato suo amico per comunanza di idee e per la fiducia reciproca che ci lega. Io condivido i suoi interessi e le sue preoccupazioni. Ora che Guăn Hài ha lanciato la ribellione, Bĕihăi si ritrova circondata, isolata e priva di risorse, senza nessuno a cui rivolgersi per aiuto. Un pericolo imminente sovrasta la città. Avendo sentito dire che siete famoso per la vostra umanità e per il vostro senso della giustizia e che siete pronto ad aiutare coloro che si trovano in difficoltà, Kŏng Róng mi ha ordinato espressamente di rompere l’accerchiamento, a rischio della vita, e di venire qui ad implorare soccorso.”
Xuándé assunse un’espressione pensosa ed esclamò: “Dunque, Kŏng di Bĕihăi sa che in questo mondo esiste un Liú Bèi ?”. Poi, radunò tremila soldati scelti e , con Yúncháng ed Yídé, si diresse verso Bĕihăi.
X.. Quando Guăn Hài vide l’esercito di soccorso che si avvicinava, guidò egli stesso le sue truppe contro il nemico e, constatato che i soldati di Xuándé non erano molto numerosi, non li prese troppo sul serio.
Vedendo che Xuándé, Guān , Zhāng e Tàishĭ Cí avanzavano a cavallo dinanzi alle colonne dei soldati, Guăn
Hài si lanciò furiosamente all’attacco.
Tàishĭ Cí stava per gettarsi avanti a sua volta, ma Yúncháng era già partito al galoppo, puntando direttamente su Guăn Hài.
Quando i due cavalli si scontrarono, tutti i soldati cominciarono ad urlare e ad incitare i duellanti. Ma, come
avrebbe mai potuto Guăn Hài resistere a Yúncháng? Dopo una decina di colpi, Yúncháng sollevò la Lama del Drago Verde e, con un gran fendente, abbattè Guăn Hài.
Nello stesso momento, Tàishĭ Cí e Zhāng Fēi, poste le lance in resta, scatenarono una carica travolgente contro le file nemiche. Anche Xuándé si lanciò istantaneamente all’attacco.
Dalle mura della città, Kŏng Róng aveva visto come Tàishĭ Cí , Guān e Zhāng avevano travolto i ribelli ed ora impazzavano su e giù tra loro file, simili a delle tigri in mezzo ad un gregge, senza che nessuno riuscisse a
fermarli.
Allora anche gli assediati fecero una sortita e la manovra a tenaglia travolse le ultime resistenze dei ribelli, che
subirono una tremenda sconfitta. Innumerevoli furono quelli che si arresero. Gli altri fuggirono in disordine.
XI. Kŏng Róng diede il benvenuto a Xuándé nella città, poi, dopo l’usuale scambio di convenevoli, organizzò un grande banchetto per celebrare la vittoria.
In quell’occasione fu presentato a Xuándé Mí Zhú , il quale gli raccontò con tutti i dettagli come Zhāng Kăi
aveva ucciso Cáo Sōng , come Cáo Cāo aveva mandato le proprie truppe a saccheggiare la regione di Xúzhōu e ad assediarne il capoluogo e come lo stesso Mí Zhú era stato inviato a cercare soccorso.
Xuándé disse: “ Táo Gōngzŭ è un gentiluomo. Non mi sarei mai aspettato che potesse essere accusato di un
simile delitto pur essendo innocente.”
Kŏng Róng gli rispose: “ Voi siete un discendente degli imperatori Hàn e Cáo Cāo sta ora opprimendo il popolo ed abusa del suo potere per terrorizzare la gente. Perché non venite con noi ad aiutare chi ne ha bisogno?”.
Xuándé si schermì: “Non me la sento di rifiutare questa richiesta, ma dispongo soltanto di poche truppe e di un numero ridotto di ufficiali. Temo che mi sia difficile agire con rapidità.”
Kŏng Róng insistette: “ È vero che io intendo aiutare Táo Gōngzŭ perché siamo vecchi amici, ma lo faccio anche in ossequio ai princípi della giustizia. Non posso credere che voi non condividiate questa esigenza di far
rispettare la giustizia”.
Xuándé cedette: “Poiché insistete, Wénjŭ, vi prego di muovervi per primo. Io andrò da Gōngsūn Zàn e gli chiederò di prestarmi dai tre ai cinquemila uomini. Dopo che li avrò ottenuti, mi muoverò anch’io”.
Róng gli disse: “Vi prego. Mantenete la vostra promessa.”
Xuándé protestò: “ Per chi mi prendete? Il Maestro ha detto: “Siamo tutti mortali, ma se non c’è fiducia, non può esserci convivenza sociale. (2) Verrò con voi, sia che riesca ad ottenere le truppe che chiederò sia che non riesca ad ottenerle”.
XII. Kŏng Róng si dichiarò d’accordo ed ordinò a Mí Zhú di precederlo a Xúzhōu per riferire ciò che era stato deciso. Poi cominciò a fare i preparativi per mettersi in marcia.
Tàishĭ Cí venne a salutarlo e gli disse: “ Mia madre mi ha ordinato di venire a portarvi aiuto. Sono lieto che tutto sia finito bene. Il governatore di Yángzhōu, Liú Yáo, che è un mio compaesano, mi ha inviato una lettera per invitarmi a rendergli visita. Non oso non andarci. Forse, un giorno, ci rivedremo”.
Róng voleva ricompensarlo con danaro e tessuti preziosi, ma Cí non li accettò e partì. Quando sua madre lo rivide, si rallegrò e gli disse: “Sono lieta che tu abbia potuto ripagare la generosità di Bĕihăi”, poi lo lasciò andare a Yángzhōu.
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XIII. Non occorre ricordare che Kŏng Róng raccolse un esercito.
Quanto a Xuándé, si recò a Bĕihăi per incontrare Gōngsūn Zàn e spiegargli che intendeva correre in aiuto di
Xúzhōu.
Zàn obiettò: “Non c’è nessuna inimicizia fra te e Cáo Cāo . Perché ti dai da fare per conto di altri?”.
“Ho già promesso che sarei intervenuto” gli rispose Xuándé” e non oso rimangiarmi la parola data”.
Allora Zàn gli disse: “Ti presterò duemila uomini”.
Xuándé gli chiese: “Potrei prendere con me anche Zhào Zĭlóng?”.
Zàn diede il proprio accordo e così Xuándé, Guān e Zhāng si misero in marcia verso Xúzhōu con una forza di tremila uomini, seguiti da Zĭlóng, che ne guidava altri duemila.
XIV. Nel frattempo, Mí Zhú era ritornato a riferire a Táo Qiān che, in Bĕihăi, era riuscito a convincere Xuándé a venirgli in aiuto.
Anche Chén Yuánlóng tornò per riferire che, fortunatamente, Tián Kăi di Qīngzhōu stava venendo in loro soccorso con le sue truppe.
Queste buone notizie rincuorarono Táo Qiān, anche se, in realtà, le truppe di Kŏng Róng e di Tián Kăi,
temendo la forza e la violenza dell’esercito di Cāo , s’erano accampate piuttosto lontano, sulle montagne, e non osavano avanzare rapidamente.
Quando Cāo vide che le due armate di soccorso erano arrivate, divise le proprie forze per fronteggiarle e non osò più attaccare la città.
XV. Nel frattempo, era giunto anche Liú Xuándé, che si incontrò con Kŏng Róng , il quale gli disse: “Cāo non dispone soltanto di un esercito molto potente, ma è anche un buon stratega. Un attacco prematuro è sconsigliabile. Ci conviene dunque osservare le sue mosse prima di lanciare un’offensiva”.
Xuándé rispose: “Il mio timore è che la città non riesca più a resistere a lungo per mancanza di viveri. Ho affidato a Yúncháng e a Zĭlóng quattromila uomini che metterò ai vostri ordini. Io e Zhāng Fēi cercheremo di
attraversare le linee di Cāo per raggiungere Xúzhōu e discutere la situazione con il governatore Táo”.
Kŏng Róng ne fu molto soddisfatto e si incontrò con Tián Kăi per organizzare un attacco su due fronti.
Yuáncháng e Zĭlóng condussero le loro truppe negli accampamenti di Kŏng Róng .
XVI. Quello stesso giorno, Xuándé e Zhāng Fēi guidarono un migliaio di uomini in un attacco sui fianchi delle linee di Cāo, ma ,mentre avanzavano, i tamburi si misero a rullare all’interno dell’accampamento, ed ondate di fanti e di cavalieri uscirono ad affrontarli.
Li comandava un generale di grande esperienza, di nome Yú Jìn. Ritto sul suo cavallo, urlava: “Pazzi che siete! Da dove venite? Dove pensate di poter andare?”.
Zhāng Fēi lo vide e, senza neppure rispondergli, gli si lanciò addosso.
I due cavalli si scontrarono , ma, dopo un breve scambio di colpi, Xuándé sguainò le sue due spade ed ordinò ai soldati di attaccare.
Yú Jìn fu volto in fuga e Zhāng Fēi lo inseguì, facendo strage di nemici, fin sotto le mura di Xúzhōu .
Dall’alto delle mura si potevano scorgere bandiere rosse, recanti , in grossi caratteri bianchi, la scritta: “Liú
Xuándé di Píngyuán”.
Táo Qiān ordinò di aprire subito le porte. Xuándé entrò in città e Táo Qiān gli si fece incontro. I due si avviarono insieme verso il quartiere degli uffici ed, esauriti i convenevoli, Táo Qiān organizzò un banchetto durante il quale furono distribuite le ricompense ai soldati.
XVII. Osservando l’aspetto nobile e dignitoso di Xuándé ed il suo parlare franco ed aperto, Táo Qiān si rallegrò molto. Egli ordinò allora a Mí Zhú di prendere le tavolette ed il sigillo di Xúzhōu e di consegnarli a Xuándé.
Xuándé si meravigliò e gli domandò: “Eccellenza, perché fate questo?”.
Qiān gli rispose: “Sebbene l’impero sia ora sprofondato nel massimo disordine, la famiglia imperiale gode ancora di grande rispetto. Voi siete un membro della casa degli Hàn e mi sembrate particolarmente capace di operare per il bene della nazione. Io sono ormai vecchio e debole e preferirei cedere a qualcun altro la mia autorità su Xúzhōu . Per favore, non rifiutate! Scriverò oggi stesso alla Corte imperiale per chiedere la ratifica della vostra nomina”.
Xuándé si levò in piedi e si inchinò ripetutamente dinanzi a Táo Qiān . “ Pur discendendo da un imperatore” gli disse “io non sono una personalità di spicco e svolgo semplicemente le funzioni di amministratore nella contea di Píngyuán. Temo pertanto di non essere qualificato ad assumere l’alta carica che voi mi proponete. Vi sono venuto in aiuto perché ritenevo che ciò fosse conforme ai princípi della giustizia. Mi fate forse questa proposta perché sospettate che io voglia impadronirmi della vostra città? Me ne guardi il Cielo, se questo è il vostro timore”.
Qiān gli rispose modestamente: “No, davvero. Ciò che vi ho detto corrisponde a ciò che sinceramente penso.”e continuava ad insistere perché Xuándé accettasse le sue proposte.
Intervenne allora Mí Zhú : “Oggi il nemico è accampato proprio dinanzi alle mura. Dovremmo elaborare un piano per costringerlo a ritirarsi. Se, una volta ristabilita la pace, vorrete ancora ritirarvi, sarete libero di farlo”.
Xuándé concluse: “Invierò una lettera a Cáo Cāo proponendogli di accettare un’offerta di pace. Se non vorrà, saremo sempre in tempo ad attaccarlo.”
Fu mandato a ciascuno dei tre distaccamenti l’ordine di rimanere sulle proprie posizioni, mentre un messaggero portava a Cáo Cāo le proposte di pace di Xuándé.
XVIII. Nel frattempo Cáo Cāo , che si trovava fra le sue truppe, stava discutendo con i suoi generali. Arrivò qualcuno a riferire che era giunto un messaggio da Xúzhōu . Cāo aprì il plico e vide che si trattava di una lettera di Xuándé. Il contenuto era il seguente:
XIX. “Da quando ci siamo visti l’ultima volta dinanzi al valico di Hŭláo, ciascuno di noi ha percorso la propria strada ed io non ho mai avuto occasion di rendervi servizio. Recentemente il vostro riverito padre, il marchese Cáo, ha trovato la morte a causa del tradimento di Zhāng Kăi, senza che alcuna colpa per questo crimine possa essere fatta ricadere su Táo Gōngzŭ. In questo momento, i superstiti Turbanti Gialli stanno creando disordini nelle campagne, mentre gli ultimi partigiani di Dŏng Zhúó occupano ancora la capitale. Io mi auguro che Vostra Eccellenza mostri di avere a cuore anzitutto i problemi dello Stato e rimandi a più tardi le questioni personali. Se Voi ritiraste le vostre truppe dalla regione di Xúzhōu per soccorrere il Paese in questo momento
di crisi, non sarebbe un bene soltanto per Xúzhōu , ma sarebbe un vantaggio per l’intera Nazione”.
XX. Leggendo la lettera, Cáo Cāo schiumava di rabbia: “ Chi crede mai di essere questo Liú Bèi che osa mandarmi una lettera per spiegarmi che cosa devo fare? Se pensa di prendermi per i fondelli, si sbaglia di
grosso.”
Voleva far giustiziare il messaggero ed ordinare, contemporaneamente, un attacco generale contro la città, ma Guō Jiā lo sconsigliò con queste parole: “Liú Bèi è venuto di lontano per recare soccorso alla città. Sarebbe meglio rispondergli cortesemente prima di passare all’attacco.Se Vostra Eccellenza gli rispondesse con cortesia e lo rassicurasse, sarebbe poi più facile lanciare un’offensiva di sorpresa e conquistare la città”.
Cāo seguì il consiglio di Jiā e pregò cortesemente il messaggero di aspettare che fosse preparata la lettera
di risposta.
XXI. Mentre si svolgevano queste discussioni, arrivò al gran galoppo un messaggero a cavallo che urlava:
“Disastro! Disastro!”.
Quando Cāo gli chiese che cosa fosse successo, il messaggero gli riferì che Lǚ Bù, dopo aver conquistato Yănzhōu, aveva appena occupato Púyáng. Infatti, dopo la sconfitta subita ad opera di Lĭ e Guō , Lǚ Bù era fuggito attraverso il passo di Wŭ e si era rifugiato presso Yuán Shù, ma quest’ultimo gli aveva rimproverato i
suoi ripetuti tradimenti e si era rifiutato di accoglierlo.
Lǚ Bù si era allora recato da Yuán Shào che, finalmente, lo aveva accolto e, insieme con lui, aveva sconfitto Zhāng Yàn a Chángshān.
Però, ad un certo punto, Lǚ Bù cominciò a fare di testa propria ed a mostrarsi arrogante con gli ufficiali di Yuán Shào , fino al punto che Shào stava per ordinare di ucciderlo.
Bù scappò in tempo e si rifugiò da Zhāng Yáng, che lo accolse. In quel periodo Páng Shū, che aveva segretamente dato rifugio alla famiglia di Lǚ Bù a Cháng’Ān, riuscì a far ritornare presso di lui i suoi familiari. Quando Lĭ Jué e Guō Sì vennero a saperlo, fecero uccidere Páng Shū e scrissero a Zhāng Yáng chiedendogli di eliminare Lǚ Bù
Lǚ Bù fu quindi costretto a lasciare Zhāng Yáng ed a cercare rifugio presso Zhāng Miăo. Per caso, proprio in quel momento, il fratello minore di Zhāng Miăo, Zhāng Chāo , fece visita al fratello maggiore in compagnia di Chén Gōng. Quest’ultimo disse a Miăo: “Viviamo in un periodo di torbidi e le persone di valore dovrebbero riunire le loro forze. Voi governate un vasto territorio, eppure dovete obbedire ad altri. Non vi pare una cosa indegna? In questo momento, Cáo Cāo sta avanzando verso est ed ha lasciato sguarnito la regione di Yănzhōu . Lǚ Bù è uno dei migliori soldati dei nostri giorni. Alleatevi con lui ed occupate Yănzhōu. Ciò ci permetterà di progettare in seguito grandi imprese”.
Zhāng Miăo approvò l’idea ed ordinò subito a Lǚ Bù di occupare Yănzhōu e di attaccare, in seguito, Púyáng. Salvo le aree di Juànchéng , Dōng’ē e Fán, dove Xún Yù e Chéng Yù si batterono con la forza della disperazione, tutto il resto del territorio fu conquistato. Cáo Rén affrontò gli invasori in molte battaglie, senza riuscire a fermarli, e perciò invio un messaggio urgente a Cāo per chiedere aiuto.
XXII. Nell’ascoltare questo rapporto, Cāo fu molto scosso. “Se perdo la regione di Yănzhōu ” rifletteva “ non avrò più una base in cui fare ritorno. Devo subito trovare un piano per risolvere il problema”.
Guō Jiā gli disse: “È il momento buono per accettare la proposta di Liú Bèi . Così potrete ritirarvi e riprendere lo Yănzhōu ”.
Cāo accolse il suggerimento. Comunicò subito a Liú Bèi che accettava la sua proposta, poi levò il campo e ritirò le proprie truppe.
XXIII. Ritornato a Xúzhōu , il messaggero entrò in città e si recò subito da Táo Qiān . Consegnandogli la
lettera, gli riferì che le forze di Cāo avevano già cominciato a ritirarsi. La notizia rallegrò Táo Qiān , che inviò subito qualcuno ad invitare Kŏng Róng, Tián Kăi, Yúncháng, Zĭlóng e tutti gli altri in città per una grande riunione. Fu organizzato un banchetto, al termine del quale Táo Qiān invitò Xuándé a sedersi al posto d’onore e, con le mani congiunte sul petto, si rivolse ai presenti.
“Sono ormai vecchio” esordì” ed i miei due figli non hanno le qualità necessarie per ricoprire funzioni importanti. Il nobiluomo Liú è un discendente della Casa Imperiale ed è persona di grande dirittura morale e di notevoli capacità. Lui sarebbe in grado di assicurare il governo della città di Xúzhōu , mentre io potrei infine ritirarmi a vita privata e prendermi cura della mia salute”.
Xuándé rispose: “Kŏng Wénjŭ mi ha convinto a venire in soccorso di Xúzhōu perché così esigeva la giustizia.
Se io ora ne approfittassi per farmi attribuire, senza ragione, il potere sulla città, tutti mi riterrebbero una persona priva di senso morale.”
Mízhú osservò allora: “La casa degli Hàn è in piena decadenza e l’Impero è nel caos. Se voi desiderate svolgere un ruolo importante nella vita della Nazione, questo è il momento buono per cominciare. Xúzhōu è una regione ricca, con centinaia di migliaia di abitanti. Accettate la funzione di governatore. Non potete rifiutarla.”
Xuándé continuava a schermirsi: “È proprio il tipo di carica che non posso accettare”.
A questo punto, intervenne Chén Dēng: “L’onorevole Táo soffre di molti malanni e non ha più la forza di occuparsi degli affari di Stato. Vostra Eccellenza non può rifiutare”.
Xuándé obiettò: “ C’è la famiglia di Yuán Gōnglù che ricopre da quattro generazioni le più alte cariche dello Stato (3). Yuán Gōnglù controlla Shòuchūn, che è vicina a Xúzhōu . Perché non offrite a lui il governo della
città?”.
“Yuán Gōnglù” replicò Kŏng Róng ” è un incapace. Non menzioniamolo nemmeno! Se voi lasciate cadere l’occasione che il Cielo vi offre oggi, ve ne pentirete per tutta la vita”.
XXIV. Vedendo che Xuándé persisteva nel suo rifiuto, Táo Qiān cominciò a piangere. “Se voi mi abbandonate e ve ne andate” diceva”morirò senza pace”.
Yúncháng propose: “Visto che Táo Qiān vuole cedervi il suo posto, potreste accettarlo, almeno provvisoriamente”.
“Non stiamo affatto forzandolo a cedervi l’autorità sul suo territorio.” aggiunse Zhāng Fēi “La sua proposta di cedervi la sua carica è libera e spontanea. Perché vi ostinate a rifiutarla?”.
Xuándé obiettò: “Desiderate tutti che io mi trasformi in un avventuriero privo di senso morale?” e, nonostante le ripetute insistenze di Táo Qiān , non si dichiarò disposto ad accettare.
Allora Táo Qiān gli disse: “Visto che non volete assolutamente accettare la mia offerta, c’è qui vicino una città
chiamata Xiăopèi, dove potrete stazionare le vostre truppe. Per favore, Xuándé, fate stazionare lì, almeno temporaneamente, le vostre truppe, per poter proteggere Xúzhōu. Siete d’accordo?”.
Tutti insistettero perché Xuándé rimanesse a Xiăopèi ed egli accettò.
Dopo che Táo Qiān ebbe finito di distribuire le ricompense ai soldati, Zhào Yún partì. Xuándé gli strinse la
mano, asciugandosi le lacrime. Anche Kŏng Róng e Tián Kăi presero congedo, ritornando con le loro truppe da dove erano venuti.
Xuándé, Guān e Zhāng condussero il grosso delle loro truppe a Xiăopèi, dove fecero riparare le mura della città, per assicurarsi la simpatia dei cittadini.
XXV. Cáo Cāo ritornò a casa con il suo esercito e Cáo Rén , venutogli incontro, gli raccontò che Lǚ Bù era un
avversario assai temibile, anche perché era consigliato da Chén Gōng. Yănzhōu e Púyáng erano ormai perdute, ma per Juànchéng , Dōng’ē e Fán si poteva ancora contare sugli sforzi congiunti di Xún Yù e di Chéng Yù, che erano pronti a difendere sino alla morte le loro mura.
Cāo osservò: “A mio parere, Lǚ Bù è tutto muscoli e niente cervello, non c’è motivo di preoccuparsi.”, poi diede
ordine ai soldati di piantare le tende e convocò i suoi consiglieri.
Informato del fatto che Cāo stava ritornando con le sue truppe e che aveva già attraversato la contea di Téng, Lǚ Bù convocò i suoi due luogotenenti Xuē Lán e Lĭ Féng, ai quali disse: “Intendo attribuirvi un compito temporaneo. Prendete con voi diecimila uomini e difendete Yănzhōu a qualsiasi costo. Io avanzerò contro Cāo e lo sconfiggerò”.
XXVI. I due promisero di fare ciò che era stato loro ordinato. Nel frattempo, giunse in fretta Chén Gōng, il quale domandò a Lǚ Bù : “Generale, vedo che state lasciando Yănzhōu . Dove intendete andare?”.
Bù rispose: “ Voglio rafforzare le mie truppe a Púyáng, in modo da avere forze importanti in ognuna delle tre regioni che occupiamo”.
“Non è una buona idea” osservò Chén Gōng “ perché Xuē Lán non riuscirà certamente a difendere Yănzhōu . Proprio ad una novantina di chilometri a sud di qui, il sentiero che sale al Tàishān è stretto e pericoloso. Potremmo nascondere in quella zona diecimila soldati scelti. I soldati di Cāo sanno che stanno perdendo la regione di Yănzhōu, così avanzeranno a marce forzate e senza prendere precauzioni per arrivare qui il più presto possibile. Se noi aspettiamo che si siano inoltrati oltre la metà del cammino, potremo sconfiggerli in una sola battaglia”.
Bù gli rispose: “ Sto concentrando le truppe a Púyáng, perché ho in testa un altro piano. Come puoi condannare la mia strategia, senza nemmeno sapere che cosa ho in mente?”.
In conclusione, Bù non seguì i consigli di Chén Gōng, ma, dopo aver affidato a Xuē Lán l’incarico di difendere la regione di Yănzhōu, si mise in marcia verso Púyáng.
XXVII. Quando i soldati di Cāo giunsero al sentiero che si inerpicava sui fianchi del Tàishān, Guō Jiā si insospettì. “Sarebbe meglio fermarci.” disse “Temo che qui possa esserci stata tesa un’imboscata”.
“Lǚ Bù non è uno stratega” gli rispose Cāo ridendo” Solo così si spiega che abbia lasciato Xuē Lán a difendere Yănzhōu e che lui stesso si sia diretto a Púyáng. Come potrebbe mai essergli venuto in mente di tenderci un’imboscata in questa zona?”. Poi ordinò a Cáo Rén di prendere con sé una divisione e di circondare Yănzhōu , mentre lui avrebbe marciato su Púyáng per attaccare subito Lǚ Bù.
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XXVIII. Quando Chén Gōng udì che l’esercito di Cāo si stava avvicinando, gli venne in mente un piano.
“I soldati di Cāo saranno stanchi dopo una marcia così lunga.”disse a Lǚ Bù “Attacchiamoli subito,
prima che possano recuperare le forze”.
Lǚ Bù respinse il suggerimento: “Ho conquistato da solo ogni angolo dell’Impero. Perché dovrei preoccuparmi di Cáo Cāo ?. Lasciamo che si accampi tranquillamente. Poi lo attaccherò e lo annienterò.”.
XXIX- Ritorniamo ora a Cāo , che si era accampato nei pressi di Púyáng.
Il giorno seguente, fece uscire dall’accampamento tutto l’esercito e lo schierò in campo aperto, poi fermò il
cavallo all’entrata del campo, sotto le bandiere. Poteva vedere in lontananza le truppe di Lǚ Bù che si stavano avvicinando.
Finito di schierare i propri soldati, Lǚ Bù galoppò in avanti. Otto dei suoi migliori comandanti cavalcavano ai suoi fianchi, schierati su due file: il primo era Zhāng Liáo, detto Wényuăn, originario di Măyì, nel distretto di Yànmén; il secondo, Zàng Bà, detto Xuāngāo, originario di Huáyīn, nel distretto di Tàishān. Questi due cavalcavano alla testa di altri sei coraggiosi generali: Hăo Méng, Cáo Xìng, Chéng Lián, Wèi Xù, Sōng Xiàn e Hóu Chéng. In tutto, l’esercito di Lǚ Bù contava cinquantamila uomini. Il rullo dei loro tamburi sembrava un terremoto.
XXX. Cāo puntò il dito contro Lǚ Bù e gli domandò: “ Perché hai invaso il mio territorio sebbene tra noi due non ci fosse alcuna inimicizia?”.
Bù rispose: “Il territorio dell’Impero va diviso fra tutti. Che cosa ti fa pensare di dover comandare solo tu?”. Poi
ordinò a Zàng Bà di lanciarsi avanti e di sfidare il nemico.
Tra le schiere di Cāo la sfida fu raccolta da Yuè Jìn.
I cavalli si scontrarono, mentre i due uomini alzavano contemporaneamente le lance. Si scambiarono così più di una trentina di colpi senza che nessuno dei due prevalesse nettamente sull’altro.
Xiàhóu Dūn spronò allora il cavallo per correre in aiuto del suo commilitone, ma Zhāng Liáo uscì dalle file di Bù per sbarrargli il passo ed affrontarlo.
Tutto ciò fece infuriare Lǚ Bù , che levò in alto l’alabarda e si lanciò avanti al gran galoppo.
Xiàhóu Dūn e Yuè Jìn si diedero entrambi alla fuga.
Lǚ Bù colse l’occasione per lanciarsi all’attacco trascinandosi dietro i suoi soldati e l’esercito di Cāo, travolto
dalla sua carica, ripiegò di quindici-venti chilometri finchè Lǚ Bù non smise di inseguirlo.
XXXI. Persa la battaglia, Cáo Cāo ritornò all’accampamento e si consultò con alcuni dei suoi generali.
Yuè Jìn disse. “ Io, oggi, sono salito in cima ad una collina per poter meglio osservare la zona ad ovest di Púyáng ed ho notato che in quell’area Lǚ Bù non ha piazzato molti soldati. Stasera i loro comandanti si diranno che non v`è di certo bisogno di stare in guardia, visto che il nostro esercito è stato sconfitto. Attaccandoli di sorpresa, potremmo catturare il loro accampamento e ciò sarebbe un duro colpo per il morale di tutto l’esercito nemico. Questa è la migliore strategia che possiamo seguire”.
Cāo fu d’accordo e, presi con sé sei generali- Cáo Hóng, Lĭ Diăn, Máo Jiè, Lǚ Qián, Yú Jìn e Diăn Wéi – condusse di notte, per un sentiero nascosto, ventimila uomini a tentare un attacco di sorpresa.
XXXII. Intanto, nel suo accampamento, Lǚ Bù stava ricompensando i soldati più valorosi.
“Il nostro accampamento occidentale” osservò Chén Gōng” non è situato in una buona posizione strategica. Che cosa faremmo, se Cāo lo attaccasse?”.
Bù gli rispose: “Oggi Cāo è stato sonoramente battuto. Come potrebbe avere il coraggio di ritornare all’attacco?”.
“Cāo è un ottimo stratega.” insistette Gōng “Dobbiamo evitare che possa attaccarci di sorpresa”.
Bù si lasciò convincere ed inviò un distaccamento agli ordini di Gāo Shùn, Wèi Xù e Hóu Chéng a rinforzare la difesa del campo occidentale.
XXXIII. Nel frattempo, Cáo Cāo, che, approfittando dell’oscurità, era riuscito ad avvicinarsi con le sue truppe
all’accampamento nemico senza farsi scorgere, lanciò un improvviso attacco da tutti i lati.
I soldati che stavano nell’accampamento non furono in grado di resistere all’assalto e si dispersero in tutte le
direzioni. L’accampamento fu conquistato.
Era già passata la mezzanotte quando arrivò Gāo Shùn ed attaccò battaglia per riconquistare l’accampamento.
Cáo Cāo uscì personalmente alla testa dei suoi per affrontarlo ed i due eserciti si scontrarono. Poiché anche i
soldati fuggiti dall’accampamento ritornarono a combattere, la battaglia si trasformò in uno scontro disordinato.
Verso l’alba si sentirono rullare i tamburi e qualcuno riferì che Lǚ Bù stava arrivando alla testa di ulteriori
rinforzi.
Cāo abbandonò l’accampamento e si ritirò, inseguito da Gāo Shùn, Wèi Xù e Hóu Chéng, mentre Lǚ Bù avanzava alla testa dei suoi e Yú Jìn e Yuè Jìn tentavano invano di rallentarne la marcia.
Cāo ripiegò verso il nord, ma da dietro una collina sbucò una schiera di soldati, inquadrati sulla destra da Zàng Bà e sulla sinistra da Zhāng Liáo. Cāo ordinò a Lǚ Qián ed a Cáo Hóng di affrontarli, ma i due furono volti in fuga. Allora Cāo cambiò direzione e fuggi verso l’ovest, ma improvvisamente si udì un enorme clamore e gli piombò addosso un altro distaccamento nemico, guidato da quattro generali: Hăo Méng, Cáo Xìng, Chéng Lián e Sōng Xiàn, che gli bloccò la strada. Si accese uno scontro senza quartiere e Cāo si mise alla testa di un’ultima disperata carica. Una pioggia di frecce s’abbatté su di lui e sui suoi, mentre i soldati di Lǚ Bù battevano sulle tavole di legno per dare l’allarme tutt’intorno.
Cāo non riusciva più ad andare avanti e non scorgeva alcuna via di scampo. Allora si mise ad urlare:
“Qualcuno mi aiuti”.
XXXIV. Un generale saltò fuori da un drappello di cavalieri: era Diăn Wéi . Teneva in ciascuna mano un’alabarda d’acciaio. Urlando: “Non temete, Signore!”, saltò giù dal cavallo, piantò le due alabarde nel terreno, poi si fece dare una decina di verrettoni e, tenendoli stretti al petto, disse ai suoi attendenti: “Avvertitemi quando i banditi saranno a dieci passi da me”.Poi cominciò ad avanzare, sfidando le frecce mentre andava avanti. Decine di cavalieri dell’esercito di Lǚ Bù li inseguivano. Gli attendenti gridavano: “Dieci passi”. “Ditemi quando sono a cinque” faceva Wei. Gli attendenti urlavano di nuovo: “Cinque passi”. Allora Wei lanciava i
verrettoni ed i nemici cadevano da cavallo uno dopo l’altro. Non un solo colpo andava a vuoto. Una decina di uomini furono uccisi in questo modo, gli altri rinunciarono all’inseguimento.
Wéi rimontò rapidamente a cavallo, riprese in mano le alabarde e caricò il nemico. I quattro generali di Lǚ Bù ,
Hăo, Cáo, Sōng e Hóu non furono in grado di resistergli e fuggirono. Diăn Wéi si lanciò in mezzo ai soldati nemici disperdendoli.
Dopo che Wéi ebbe salvato Cáo Cāo, arrivarono subito anche gli altri generali e tutti insieme si misero a cercare la strada per ritornare all’accampamento.
XXXV. Sul far della sera, sentirono urla alle loro spalle. Lǚ Bù stava arrivando al galoppo, con la sua alabarda in mano, ed urlava: Cāo ! Bandito! Fermati!”. Uomini e cavalli erano ormai esausti. I fuggiaschi si guardarono in faccia senza saper cosa fare. Desideravano solo scappare.
Si può dire che, sebbene fossero riusciti a rompere per un attimo l’accerchiamento, era quasi impossibile
trattenere un formidabile nemico dall’inseguirli.
Non sapete quale fu il destino di Cáo Cāo ? Continuate a leggere e ve lo diremo.
NOTE
1) Si legge nello Shĭjì 史 記 che il fondatore del Taoismo, generalmente conosciuto come Láo Zĭ 老 子 , vale a dire “Il Vecchio Maestro”, si sarebbe chiamato Lĭ Ěr 李 耳 o Lĭ Dān 李 聃 e sarebbe stato contemporaneo di Confucio, il quale, se si presta fede al Zhuángzĭ 莊 子 , l’avrebbe consultato a proposito dei riti.
2) Liú Béi cita qui l’ultima frase di un brano che figura nei “Dialoghi di Confucio”,12.7, e che riporto qui per
intero:
“Zĭgōng chiese al Maestro di parlare del governo. Il Maestro rispose: “Perché uno Stato si regga occorrono un minimo di alimentazione, un buon esercito e la fiducia del popolo nei suoi governanti”. “E se si dovesse fare a meno di uno di questi requisiti” lo interrogò Zĭgōng”a quale si potrebbe rinunciare?”. “Si può rinunciare all’esercito” rispose il Maestro.”E se si dovesse rinunciare ad uno dei rimanenti requisiti,” insistette
Zĭgōng”quale dei due non ti sembra indispensabile?”.”Si può rinunciare al nutrimento. Fin dall’antichità, tutti gli uomini sono soggetti alla morte; ma nessuno Stato può stare in piedi se il popolo non ha fiducia nei suoi
governanti.”
3) Per quattro generazioni la famiglia di Yuán Shào aveva occupato uno dei tre posti più elevati nella burocrazia imperiale (三 公 “sāngōng”) che erano i seguenti: “sītú” (司 徒 “primo ministro”), “sīkōng”(司 空 “ministro dei lavori”) e “tàiwèi” (太 尉 “comandante supremo dell’esercito”).
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