Poesie di Jiă Dăo
Jiă Dăo 賈島, conosciuto anche con il nome di cortesia di Lángxiān 浪 先, nato a Fànyáng 范 陽 ( oggi Zhuōzhōu 涿 州 nel Hébĕi 河 北 ) nel 779 d.C. , fu attivo durante l’ultimo periodo della dinastia Táng 唐 朝 . Visse come monaco buddhista, nell’ambito della setta Chán 禪 , fino all’età di 31 anni quando, dopo aver incontrato il famoso poeta Hán Yù 韓 愈 , abbandonò la vita religiosa e si trasferì a Cháng’Ān 長 安 . Tentò più volte, senza successo, di superare l’esame per ottenere il diploma di jinshì 進 士 che apriva l’accesso ufficiale alla carriera nel pubblico impiego. Dovette perciò accontentarsi di incarichi molto modesti che gli fornivano a malapena il necessario per vivere. Fu per qualche tempo scrivano (主 簿“zhŭbù” ) a Chángjiāng 長 江,località da cui trasse il suo nome d’arte. Morì nell’843 d.C.
1
Poesia (1)
Mi levo all’improvviso in piena notte.
Attingo l’acqua dalla cascatella(2)(3)
Bianca brilla la brina sugli alberi.
Splendon le stelle nel cielo limpido.
NOTE
1) Il termine 口 號 (“kŏuhào”) significa, nella lingua moderna, “slogan”o “frase fatta”. Forse il poeta, con un po’d’autoironia, ha dato questo titolo alla lirica perchè gli ultimi due versi possono sembrare abbastanza banali.
2) Esiste ancora nella città di Zhōukŏudiàn 周 口 店 una sorgente chiamata “La fonte di Jiă Dăo” (賈 島 泃 “jiă dăo gòu”) che sgorga ai piedi delle colline di 房 山 Fángshăn, circa 60 km a sud-ovest di Pechino. Essa prende il nome dal poeta, che fu monaco in un tempio della città, allora chiamato Wúxiāngsī 無 相 寺 e più tardi ribattezzato Jiădăoān 賈島庵 .
3) Ho tradotto con “cascatella” l’espressione cinese 百 尺 泉 (“băi chĭ quán”), letteralmente “la sorgente alta cento piedi”. Il 尺 (“chĭ””cubito”) è un’unità di misura della lunghezza che viene spesso tradotta con “piede” perché il suo valore corrisponde all’incirca a quello del "foot" inglese.
kŏuhào
zhōng yè hū zì qǐ,
jí cǐ bǎi chǐ quān.
lín mù hán bái lù,
xīng dǒu zài qīng tiān.
口 號
中夜忽自起,
汲此百尺泉
林木含白露
星斗在青天。
2
Pernottamento in un eremo di montagna
Distese di picchi si ergono nella luce fredda.
Una rustica capanna fronteggia il panorama.
Il brillio delle stelle penetra fra gli alberi sparsi,
mentre la luna va incontro alle nuvole vaganti.
Poca gente si avventura su, fino a questa cima.
Nessuno stormo di gru vola intorno agli alti pini.
Qui vive soltanto un vecchio monaco di ottanta anni,
che non si cura per nulla degli affari del mondo.
sù shān sì 宿 山 寺
zhòng xiù sǒng hánsè, 眾 岫 聳 寒 色
jīng lú xiàng cǐ fēn. 精 廬 向 此分
liū xīng tòu shū mù, 流 星 透 疏 木
zǒu yuè nìxíng yún. 走 月 逆 行 雲
juédǐng rén lái shǎo, 絕 頂 人 來 少
gāo sōng hè bù qún 高 松 鶴 不 群
yī sēng nián bāshí, 一 僧 年 八 十
shìshì wèicéng wén. 世 事 未 曾 聞
3
Scritto nella Sala dello Specchio nel Tempio del Drago Azzurro (1)
Tempo fa trascorsi una notte
qui nella sala dello specchio (2)
nel santuario dei Monti del Sud.
Una lampada solitaria
ardeva dentro la dimora
nascosta sul dorso del monte.
Si sentiva l’acuto suono
dei litofoni sballottati (3)
dal furore del temporale.
Il freddo faceva scoppiare
i vecchi alberi. Gelato era
lo zampillo della sorgente.
Sono incurante ed indolente.
Che cosa mai ci posso fare?
Troppi errori. Ho smarrito la Via.(4)
NOTE
1) Sembra difficile identificare con precisione il Tempio del Drago Azzurro (青龙寺 ”qīng lóng sì”) menzionato nel titolo della poesia. Esistono infatti almeno una decina di templi che portano questo nome. La descrizione di un modesto edificio quasi nascosto sul dorso di un pendio nella catena montuosa del Zhòngnànshān 终南山 fa pensare ad un eremo di montagna e lascia sorgere qualche dubbio sulla sua identificazione con il grande tempio buddhista del Drago Azzurro, fondato nel 582 d.C. alla periferia di Cháng’Ān 长 安 , divenuto celebre all’epoca della dinastia Táng 唐 朝 per le dottrine in esso insegnate, che attiravano studenti fin dal lontano Giappone. Questo tempio è menzionato anche in un’altra lirica dallo stesso titolo composta dal poeta Mā Dài 马 戴 (799d.C.-869 d.C.).
2) Il termine 公房 ”gōng fáng”, letteralmente “sala comune”, indica il dormitorio di un monastero.
3) Il termine 磬 “qìng” indica il “litofono”, antico strumento musicale composto da pietre di dimensioni diverse che, percosse, emettono un suono. Quando le lastre di pietra sonora erano appese all’esterno, come avveniva nei cortili dei templi, il vento impetuoso poteva farle sbattere insieme producendo così una sorta di rozza melodia.
4) Si può dedurre dal contesto ( 一夕曾留宿 ”yi xī céng liúsù”) che Jiă Dăo ha già soggiornato al Tempio del Drago Azzurro. La nuova visita lo induce ad un esame di coscienza che non dà un risultato molto soddisfacente: nel tempo trascorso, il poeta, distratto da altri pensieri, non si è sforzato di curare il proprio perfezionamento spirituale.
Tí Qīnglóngsì Jìnggōngfáng
yi xī céng liúsù,
zhōngnán yáo luò shí.
gū dēng gāng shě yǎn,
cán qìng xuě fēng chuī.
shù lǎo yīn hán zhé,
quán shēn chū jǐng chí.
shūyōng qǐ yǒu shì,
duō shī shàngfang qī.
题青龙寺镜公房
一 夕 曾 留 宿,
终 南 摇 落 时.
孤 灯 冈 舍 掩,
残 磬 雪 风 吹.
树 老 因 寒 折,
泉 深 出 井 迟.
疏 慵 岂 有 事,
多 失 上 方 期.
4
Una notte trascorsa in una casa del villaggio
Il poeta descrive qui il pernottamento in una povera baita di montagna. Un sasso levigato come cuscino, il brusio continuo dello zampillo che cade sulla superficie dell’acqua, il battito insistente della pioggia sul tetto di paglia. Tutto si allea per togliere il sonno al povero viaggiatore, già sufficientemente tormentato dai propri pensieri.
Una notte trascorsa in una casa del villaggio
A capo del letto un sasso rotondo,
preso dal torrente, fa da cuscino.
L’acqua che zampilla dalla sorgente
forma una pozzanghera sotto i bambù.
L’ospite non riesce a prendere sonno.
Resta sveglio quasi tutta la notte.
Solo, egli ascolta la pioggia sul monte
finché non giunga l’ora di partire.
宿村家亭子
床 頭 枕 是 溪 中 石,
井 底 泉 通 竹 下 池
宿 客 未 眠 過 夜 半,
獨 聞 山 雨 到 來 時.
sù cūn jiā tíng zǐ
chuáng tóu zhěn shì xī zhōng shí
jǐng dǐ quán tōng zhú xià chí
sù kè wèi mián guò yè bàn
dú wén shān yǔ dào lái shí
5
Notte a Xuánquán (1)
Son partito all’alba da Lìshuĭ
ed al tramonto giungo a Xuánquán.
Nel bosco luna tra le nubi.
Sul monte un lume solitario.
NOTA
1) Se si ammette che il nome 悬泉 (“xuánquán”, “sorgente sospesa”) indichi una cascata nella contea di Yángqū 阳 曲 , Shānxī 山 西 , anche Lìshuĭlóu, che, secondo la poesia dista una giornata di cammino da Xuánquán, dovrebbe trovarsi nella stessa zona.
sù xuánquán yì 宿 懸 泉 驛
xiǎo xíng lìshuǐ lóu 晓 行 沥 水 楼,
mù dào xuánquán yì. 暮 到 悬 泉 驿.
lín yuè zhí yún zhé, 林 月 值 云 遮,
shān déng zhào chóu jì. 山 灯 照 愁 寂.
6
Addio in una sera d’inverno
Alle prime luci (1), monti a cavallo (2)
ed attraversi il ponte del villaggio.(3)
Cadon nel ruscello fiori di pruno,
ma la neve non s’è sciolta ancora.(4)
Le giornate sono corte, fa freddo.
Come è triste il distacco dagli amici!(5)
Quanto è lungo il cammino del Monte Chŭ! (6)
Sembra proprio che non abbia mai fine.(7)
NOTE
1) L’espressione 平 明 (“píng míng”) indica il primo tenue chiarore che annuncia l’alba.
2) L’indeterminatezza tipica della poesia cinese classica non consente di stabilire in modo preciso chi sia il soggetto dell’azione. Di conseguenza, si può scrivere, indifferentemente, “monto a cavallo ed attraverso il ponte” oppure “monti a cavallo ed attraversi il ponte”, secondo come si intenda il senso della poesia. A favore della prima versione, milita il fatto che il viaggio, come metafora dell’esperienza spirituale,parrebbe congeniale a Jiă Dăo, il quale fu, per alcuni anni, monaco buddhista. Si può però anche dubitare che l’ospite in partenza vada identificato con Jiă Dăo, sia perché il poeta era troppo povero per possedere un cavallo e si spostava, come risulta dalle fonti, unicamente a dorso d’asino, sia perché, quando dichiara: “come è triste prendere congedo dagli ospiti” ( il termine 客 “kè” indica il visitatore, il viaggiatore), si pone chiaramente nei panni di colui che resta e non di colui che parte.
3) Il ponte del villaggio era, tradizionalmente, il luogo in cui i visitatori si congedavano da coloro che li avevano ospitati. A Cháng’Ān 長 安 , la capitale dell’impero,questa funzione era svolta dal ponte sul fiume Bà 灞 橋 (“bà qiáo”), citato in numerose poesia dell’epoca Táng.
4) La menzione dei petali di prugno che cadono nel ruscello sembra abbastanza incongrua nella descrizione di un paesaggio invernale. Si può pensare alla fine dell’inverno, a quel periodo di transizione in cui la neve non si è ancora completamente sciolta, ma gli alberi cominciano già a fiorire.
5) Nell’originale figura l’espressione 送 客 (“sòng kè”),cioè “prendere congedo dagli ospiti”
6) Il termine 楚 山 (“chŭ shān”) designava,all’epoca dei Táng, parecchie montagne. Si può supporre che qui esso indichi quella che oggi è conosciuta come 南 山 (“nánshān”) o 終 南 山 (“zhŏngnánshān”), situata circa 40 chilometri a sud di Cháng’Ān 長 安 .
7) Se si tiene conto del fatto che sulla cima del monte Chŭ sorgeva un famoso tempio buddhista, il verso potrebbe avere un significato metaforico: il viaggio intrapreso dall’ospite( o dal poeta stesso, secondo un’altra possibile interpretazione) è il cammino del perfezionamento spirituale che dura tutta la vita.
冬夜送人 dŏng yè sòng rén
平明走馬上村橋 píng míng zŏu mă shàng cūn qiáo
花落梅溪雪未消 huā luò méi xī xuĕ wèi xiāo
日短天寒愁送客 rì duăn tiān hán chóu sòng kè
楚山無限路迢迢 chŭ shān wú xiàn lŭ tiáo tiáo