L’autunno nella vecchia capitale
L‘autunno è sempre bello, in qualsiasi luogo, ma l’autunno del Nord si distingue da quello delle altre regioni perché è chiaro, tranquillo e malinconico.
Dovendo fare un viaggio di circa cinquecento chilometri da Hángzhōu a Bĕipíng, via Qīngdăo, perché non approfittarne per godere pienamente di questo “autunno”, del sapore autunnale della vecchia capitale? (1)
Anche il Jiāngnán (2), beninteso, ha il suo autunno, ma la vegetazione appassisce lentamente, l’aria diventa umida, il cielo prende un colore slavato e , per di più, piove spesso e c’è poco vento.
Chi bighellona tra la folla a Shànghăi, a Hángzhōu, o anche a Xiàmén , a Xiānggăng, a Guăngzhōu (3), può percepire soltanto un briciolo della chiarezza e della frescura dell’autunno, ma il gusto dell’autunno, i colori dell’autunno, lo stato d’animo e l’atteggiamento propri dell’autunno, non riuscirà ad assaporarli, ad impregnarsene, a dilettarsene appieno. L’autunno non è lo sbocciare dei fiori e non è nemmeno il piacere del buon vino.È una sorta di mezza fioritura, di mezza ubriacatura. Il metodo migliore per gustarlo non è quello di aspettarsene sensazioni forti.
Da oltre dieci anni non ho più visto un autunno del Nord.
Qui al Sud, tutti gli anni, quando giunge l’autunno, penso sempre alle infiorescenze delle canne nel Táorántíng, alle ombre dei salici nel Diàoyútái , al frinire degli insetti sulle Colline Occidentali, al chiaro di luna sulla Collina della Sorgente di Giada, allo scampanio del tempio di Tánzhè.(4)
A Bĕipíng, anche se non si esce dalle porte della città (5), anche se si rimane semplicemente in mezzo alla folla della Città Imperiale (6), anche se si abita in una decrepita casa d’affitto, basta alzarsi all’alba, sorbirsi un tè ben forte e andarsi a sedere in cortile per poter ammirare, in alto, in alto, un cielo di smeraldo ed ascoltare, nell’aria tersa, il battito d’ali dei piccioni.(7)
Qualche raggio di sole che filtra da oriente attraverso il fogliame di una sofora o le chiazze bluastre dei convolvoli, quei fiori simili a trombette che si arrampicano silenziosamente sui muri in rovina e schiudono le loro corolle all’alba, riescono in modo del tutto spontaneo a risvegliare la percezione di un’atmosfera veramente autunnale.
A mio parere, i convolvoli più belli sono quelli che hanno le corolle blu o bianche. Vengono poi quelli di un color porpora intenso e infine quelli di un rosso tenue.
Ma il meglio è quando, disseminati tra i fiori, spuntano qua e là lunghi e sottili steli di erbe autunnali che li mettono ancor più in risalto.(8)
Anche le sofore del Nord sanno come far venire in mente agli uomini quanto sia bello l’arrivo dell’autunno. Allo spuntar dell’alba, i loro pistilli cadono giù e coprono il terreno come una pioggia di fiori, anche se non sono fiori. Quando ci cammini sopra, non fanno alcun rumore. Non hanno alcun profumo. Possono soltanto suscitare una impercettibile, leggerissima sensazione tattile. Dopo che gli spazzini sono passati sotto gli alberi, le minuscole righe tracciate dalle loro scope nella polvere grigia offrono allo sguardo un’impressione di delicatezza e, al tempo stesso, di serenità, anche se, inconsciamente, ci si sente pure un po’ desolati ripensando al detto degli antichi: “Basta una foglia di sterculia appassita per ricordarci che è arrivato l’autunno”.(9)
Il frinire sommesso delle cicale è un’altra caratteristica degli autunni del Nord: a Bĕipíng infatti ci sono alberi in ogni angolo della città e, poiché le case sono basse, non importa dove ci si trovi, si può sentire dappertutto il loro canto. Al Sud è solo in periferia o sulle colline che si possono ascoltare le cicale. Al Nord, invece, la loro voce arrochita, che ricorda insieme il frinire dei grilli e lo squittio dei topi, ti fa immediatamente pensare ad insetti domestici allevati da ogni famiglia, in ogni casa, in ogni cortile.
C’è poi ancora la pioggia autunnale, la pioggia degli autunni del Nord, che sembra, anch’essa, più sorprendente, più gustosa, più decorosa delle piogge del Sud. Sotto un cielo grigio ferro, si mette improvvisamente a soffiare un vento gelido e giù, pioggia a catinelle, con un crepitio d’inferno. Passato il temporale, le nuvole scivolano a poco a poco verso oriente e rispunta il sole. È allora che gli sfaccendati dell’antica capitale, indossato uno spesso pastrano di tessuto scuro o una giacca imbottita, escono con la pipa in bocca e approfittano della schiarita per fare due passi all’ombra del ponte ad arco, sostando un attimo sotto gli alberi quando giungono all’estremità del ponte. Se gli capita di incontrare una vecchia conoscenza, intavolano senza fretta, con un leggero sospiro, una conversazione assolutamente banale:
“Ah! Si può veramente dire che comincia a far frescóo......”
(L’ultima sillaba è pronunciata in tono alto e strascicando la voce).(10)
“È proprio vero. Pioggia d’autunno, freddo in arrivo!”.
(La gente del Nord usa in questo tipo di frasi il termine ”céng”, mentre dappertutto altrove la forma tradizionale del classificatore che indica le condizioni climatiche è “zhèn”(11), ma quest’uso erroneo suona così bene, dal punto di vista tonale (12), che sembra quasi la forma corretta).
Al Nord, quando giunge l’autunno, anche gli alberi da frutta sono uno spettacolo. In particolare gli alberi di giuggiole che trovi a fianco delle case, in cima ad un muro, accanto alle latrine o sulla soglia delle cucine, tutti con le radici nodose che si allungano sul terreno. I loro frutti sembrano olive o uova di piccione. Quando li vedi spuntare, di un color giallo pallido, tra il verde tenue delle foglioline ovali, vuol dire che è veramente l’apogeo dell’autunno. Più tardi , le foglie cominciano a cadere, le giuggiole prendono un colore rossastro e comincia a soffiare il vento del Nord-Ovest. Tutto il Nord, allora, diventa una distesa grigia di sabbia e di polvere. È solo verso il settimo o l’ottavo mese lunare che le giuggiole, i kaki e l’uva arrivano a quasi completa maturazione. Nel Nord sono quelli i più bei giorni dell’autunno, “giorni dorati” come non se vedono più di una volta all’anno.
Secondo alcuni critici, i letterati cinesi, e in particolar modo i poeti, avrebbero, in generale, una sensibilità profondamente decadente e ciò spiegherebbe perché, nella lirica cinese, siano così numerose le poesie dedicate all’autunno. Ma i poeti stranieri non fanno lo stesso? Conosco poco le letterature straniere e non ho nessuna intenzione di mettermi a studiarle per poter scrivere un saggio sulle elegie autunnali, ma basta sfogliare una raccolta di poesie inglesi, tedesche, francesi, italiane etc. o un’antologia poetica di qualunque paese, per trovarvi un numero abbastanza consistente di liriche che lodano l’autunno o che se ne lamentano.
Ogni lungo poema bucolico di ogni celebre poeta, così come qualsiasi poema sulle quattro stagioni, contiene sempre una parte dedicata all’autunno. Ed è questa la parte più colorita e più sostanziosa per la semplice ragione che qualsiasi essere vivente dotato di sensi, qualsiasi persona capace di sentimenti prova sempre, di fronte all’autunno, un’emozione profonda, intensa, severa e malinconica. Non si tratta solo dei poeti. Anche i carcerati, chiusi nelle loro celle, provano - io credo -, quando giunge l’autunno, la stessa, irresistibile sensazione. Come potrebbero, di fronte all’autunno, permanere differenze di nazionalità, differenze di classe?
Soltanto in Cina però esiste un proverbio che cita “i letterati in autunno”(13) e si trovano opere celeberrime come, tra le altre, “Il suono dell’autunno” di Oūyáng Xiū (14) o “L’ode alle Rocce Rosse” di Sū Dōngpō (15), le quali fanno pensare che i letterati cinesi abbiano con l’autunno un rapporto speciale e particolarmente intenso. Tuttavia questo sapore profondo dell’autunno, specificatamente dell’autunno cinese, non può essere gustato appieno se non nel Nord.
Naturalmente, anche l’ autunno del Sud ha le sue peculiarità : il chiaro di luna sul Ponte dei Ventiquattro a Yángzhōu (16), la marea di Qiántáng (17), la gelida foschia sul Monte Pŭtuó (18), le ninfee appassite nella Baia dei Litchi(19) e tante altre cose ancora. Tuttavia, l’impressione che esse suscitano non è profonda,il ricordo che lasciano nella memoria non è duraturo. Paragonare l’autunno del Sud a quello del Nord è come paragonare il vino giallo all’alcool bianco (20), la zuppa di riso ai ravioli farciti (21), il pesce persico al granchio di Shànghăi (22), la carne di cane giallo alla carne di cammello (23).
L’autunno! Questo autunno del Nord! Se potessi continuare ad averlo con me, sarei disposto a cedere, per questo, due terzi della mia esistenza.
A Bĕipíng, nell'ottavo mese lunare dell'anno 1934.
(Traduzione di Giovanni Gallo)
NOTE
1) Nel gennaio 1912 il presidente provvisorio della Repubblica di Cina Sun Yat-sen (Sūn Yìxiān) 孫 逸 仙 scelse come capitale Nanchino ( Nánjīng” 南 京 ), ma il generale Yuán Shìkăi 袁 世 凱 , che controllava la Cina Settentrionale, subordinò il proprio riconoscimento del regime repubblicano alla condizione che la capitale rimanesse a Pechino (Bĕijīng 北 京 ).
Nel 1927 il Guómíntáng 國 民 堂 , sotto la guida del generale Chiang Kai-shek ( Jiāng Jièshí) 将 介 石 stabilì nuovamente la capitale a Nanchino, decisione che fu riconosciuta a livello internazionale nel 1928, quando il Guómíntáng occupò Pechino.
Pechino cambiò allora nome e da Bĕijīng (北 京“capitale del Nord”) divenne Bĕipíng (北 平 “pace del Nord”).
2) Il Jiāngnán 江 南 è la regione che si stende a sud del Fiume Azzurro 长 江. Vi si trovano Shànghăi 上 海 , Nánjīng 南 京 , Hángzhōu 杭 州 , Sūzhōu 苏 州 ed altre importanti città.
3) Xiàmén 夏 门 , Xiānggăng 香 港 e Guăngzhōu 广 州 sono le città costiere conosciute come Amoy, Hong Kong e Canton. Ho utilizzato la loro denominazione cinese per ragioni di uniformità.
4) Yù Dáfū ricorda qui i luoghi in cui si può godere al meglio il fascino dell’autunno di Pechino.
Il Táorántíng (陶 然 亭“il padiglione gioioso”), costruito nel 1695, era un padiglione in cui i letterati della capitale usavano riunirsi per scrivere articoli, comporre poesie e dipingere paesaggi. Nel 1952 fu creato, intorno ad esso, un parco che porta lo stesso nome. 陶然 亭 公 园 ("táorántíng gōngyuán”).
Il Diàoyútái 钓 鱼 台 è un altro angolo molto pittoresco di Pechino. Il nome, che significa “piattaforma per pescare“, ci ricorda che era uno dei posti in cui andava a pescare l’imperatore Zhāngzōng 章 宗 della dinastia Jīn 金 朝 .
Le Colline Occidentali (西 山 “xī shān”) sono un’area montuosa che sorge nelle vicinanze di Pechino.
La Collina della Sorgente di Giada 玉 泉 山 (yù quán shān”) è situata ad occidente del Palazzo d’Estate 颐 和 园 (“yíhéyuán”) a Pechino. Essa prende il nome dalla Sorgente di Giada 玉 泉 (“yù quán”), che zampilla ai suoi piedi e che fu definita dall’imperatore Qiánlóng 乾 隆 “la più grande sorgente del mondo”.
Il Tempio di Tánzhè 潭 柘 寺 (“tánzhèsì”), letteralmente “Il Tempio dello stagno e del gelso”, è uno dei più noti e più antichi templi buddhisti di Pechino. Sorge sulle Colline Occidentali e trae il nome dalle piante di “gelso cinese”( 柘 “zhè”, nome scientifico:“Maclura Tricuspidata”) che crescono nel suo cortile.
5) La frase può essere presa alla lettera perché Pechino conservò fino al 1954 la cerchia delle mura medioevali e le relative porte.
6) La Città Imperiale (皇 城 “huángchéng”) era una parte della Città Interna (内 城 “nèichéng”) di Pechino. Essa aveva al proprio centro il Palazzo Imperiale, che era chiamato “La Città Purpurea Proibita” (紫 禁 城 “zĭjīnchéng”). Era circondata da una cerchia di mura in cui si aprivano sei porte. Sotto la dinastia Qīng 清 朝 , questa parte della città era abitata esclusivamente dai Manciú ed era perciò chiamata la “città mancese”, mentre la Città Esterna (外 成 “wàichéng”), situata più a sud, era conosciuta come la “città cinese”.
7) Ho tradotto in questo modo il termine 飞 声 (“fēishēng”) che sarebbe, letteralmente, “il suono del volo”.
8) L’autore fa qui un’osservazione che è alla base di qualsiasi composizione floreale. I colori vivi dei fiori risaltano ben di più se posti in contrasto con i colori tenui di foglie o di erbe.
9) In cinese la frase si scrive come segue: 梧 桐 一 叶 而 天 下知 秋 (“wú tóng yí yè ér tiān xià zhī qiū”). Una frase simile : “Dalle cose piccole si desumono le grandi: vedi cadere una foglia e capisci che si avvicina la fine dell’anno”(以 小 见 大,见 一 叶 落 而 知 岁 之 将 暮 “yĭ xiăo jiàn dà, jiàn yī yè luò ér zhī suì zhī jiāng mù”) si trova già nel Huáinánzĭ 淮 南 子, opera del 2° secolo a.C., al capitolo 16 intitolato·”Discorso sulle montagne”(说 山 训 “shuōshānxùn”). Le “Letture Imperiali dell’Era Tàipíng” ( 太 平 御 覽“ tàipíng yùlăn”), enciclopedia compilata all’epoca della dinastia Sòng 宋 朝, riportano, al capitolo 24, la seguente frase: “Una foglia cade e tu capisci che sulla terra è giunto l’autunno”.(一 叶 落 而 知 天 下 秋 ”yī yè luò ér zhī tiān xià qiū”).
10) In cinese la frase “Si può davvero dire che comincia a far fresco” si pronuncia “tiān kĕ zhēn liáng le” (天 可 真 凉 了). Secondo le regole, il ”le” (了) finale dovrebbe essere atono. Con la sua nota a margine Yù Dàfū prende garbatamente in giro i Pechinesi che, invece, prolungano il suono di questa particella e le attribuiscono un tono.
11) La frase “Pioggia d’autunno , freddo in arrivo” suona nel dialetto pechinese “yī céng qiū yŭ yī céng liáng le”(一 层 秋 雨 一 层 凉 了). La gente di Pechino usa infatti erroneamente davanti ai nomi che indicano condizioni climatiche (vento, pioggia, freddo,ecc.) il classificatore 层 (“céng”), che significa “piano”,”strato” e che dovrebbe di regola precedere ad es. i nomi che indicano costruzioni, edifici, allorché sarebbe invece corretto usare il classificatore 阵 (“zhèn”), che significa “raffica””scoppio” e che precede, per tradizione, i nomi che indicano eventi atmosferici di breve durata (“temporale”, “pioggia”, “tuono”, “fulmine”).
12) Con l’espressione 平 平 仄 仄 (“píng píng zè zè”) l’autore intende evidentemente dire che la pronuncia pechinese rende la frase più poetica sotto l’aspetto dell’alternanza tonale fra toni piani (平 “píng”) e toni flessi (仄 ”zè”) ( anche se non risulta ben chiaro come ciò avvenga nel caso specifico). Lo schema tonale 平 平 仄 仄/ 仄 平 平 (“píng píng zè zè/zè píng píng”) si ritrova infatti nel 七 言 律 诗 (“qīyán lùshī”), il verso settenario regolato dell’epoca Táng.
13) Yù Dàfú si riferisce qui all’antico proverbio: “le donne in primavera, i letterati in autunno” (春 女 秋 士 “chūn nǚ qiū shì”). Come in primavera le donne vedendo sbocciare e poi appassire i fiori, si rendono conto della fragilità della bellezza, così, d’autunno, i saggi e i poeti, vedendo cadere le foglie, si rendono conto della precarietà dell’esistenza.
14) Oūyáng Xiū 歐 陽 修 , famoso poeta della dinastia dei Sòng Settentrionali 北 宋 朝 , visse tra il 1007 e il 1072 d.C.
L’argomento della lirica è il seguente:
Il poeta è intento a leggere, di notte, quando sente dei rumori. Tende l’orecchio e i rumori crescono di intensità. Si direbbe un esercito in marcia. Allora manda fuori un servitorello a vedere che cosa stia succedendo. Il ragazzo torna e riferisce: “La luna e le stelle brillano, in cielo splende la via lattea, tutt’intorno non c’è anima viva, ciò che si sente è il rumore degli alberi (星月皎洁,明河在天,四无人声,声在树间 ”xīng yuè jiăo jí, míng hé zài tiān, sì wú rén shēng, shēng zài shù jiān”). Allora, il poeta esclama desolato: “Che tristezza! Dunque è il suono dell’autunno.”( 噫嘻,悲哉!此秋声也 “yīxī! cĭ qiū shēng yĕ”).
15) L’”Ode alle Rocce Rosse”( 赤 壁 賦 ”chìbìfù”) è uno dei poemi più celebri di Sū Dōngpō (1037 d.C.-1101 d.C.), famoso letterato dell’epoca Sòng.
L’ode , che trae ispirazione da una visita del poeta alle Rocce Rosse, teatro di una grande battaglia svoltasi nel periodo dei Tre Regni, comincia con la menzione dell’autunno: “Nell’autunno dell’anno Rénxū, il sedicesimo giorno del settimo mese...(壬 戌 之 秋, 七 月 既 望 “rénxū zhī qiū qīyuè jìwàng”).
16) Il chiar di luna sul Ponte dei Ventiquattro a Yángzhōu (廿 四 桥 的 明 月 “niàn sì qiáo de míng yuè”) fu cantato dal poeta Dù Mù 杜 牧 (803 d.C.-852 d.C.) ,all’epoca della dinastia Táng 唐 朝 , nella poesia “Omaggio a Hán Chuò, magistrato di Yángzhōu (寄 揚 州 韓 綽 判 官 “jì yángzhōu hán chuò pànguān”):
“Montagne azzurrine ed acque limpide
ed erbe verdi, d’autunno, nel Jiāngnán.
Al chiar di luna, sul ponte di Yángzhōu,
fanciulle di giada suonano il flauto”.
Il Ponte dei Ventiquattro a Yángzhōu è così chiamato perché è lungo 24 metri, largo altrettanti, ed è uno dei 24 monumenti del “Laghetto Occidentale” (瘦 西 湖 “shòu xī hú”) dove, nei tempi antichi, 24 meravigliose fanciulle suonarono il flauto.
17) Il fiume Qiántáng 錢 塘, che si getta nella baia di Hángzhōu 杭 州 , è celebre per il suo mascheretto (onda di marea che risale l’estuario di un fiume) che può raggiungere i 9 metri d’altezza e che è noto come il “drago d’argento” 銀 龍(“yínlóng”) o “il drago nero” 黑 龍 (“héilóng”).
18) Pŭtuó 普 陀 o Pŭtuóshān 普陀 山 è il nome di un’isola nei pressi di Shànghăi 上 海 ove si venera il bodhisattva Guānyīn 觀 音 . Su di essa si erge il Monte Fódĭngshān 佛 頂 山 , che è uno dei quattro monti sacri del buddhismo cinese. Pŭtuóshān è la traduzione cinese del termine “Monte Potala”, che indica la montagna mitica sulla quale, secondo la tradizione buddhista, risiedeva il bodhisattva Avalokitešvara.
19) La Baia dei Litchi (荔 枝 灣 “lìzhīwān”) a Canton 廣 州 (“guāngzhōu”) era considerata all’epoca dei Míng 明 朝 come uno degli otto angoli più romantici di Canton ed era uno dei luoghi preferiti dai letterati per le loro escursioni.
20) La distinzione fra “vino giallo” 黃 酒 (“huáng jiŭ”) e “ bianco secco ” 白 干 (“bái gān”) si fonda sulla diversa gradazione alcoolica della bevanda. Il “huáng jiŭ” , ottenuto mediante fermentazione del miglio, del riso o del grano, ha un tenore alcoolico di circa 20 gradi. Il “bái jiŭ” 白 酒, termine equivalente a “bái gān” 白 干 , è ottenuto mediante distillazione, in genere a partire dal sorgo, e ha un tenore alcoolico superiore a 30 gradi.
21) La zuppa di riso ( 稀 飯 “xīfàn”) è evidentemente molto meno gustosa dei ravioli farciti (饃饃 “mómo”). Il termine “mómo” indica specificamente un tipo di raviolo originario del Nepal e del Tibet.
22) Il termine “dàxiè”(大 蟹 “grosso granchio”) si riferisce al “granchio peloso di Shànghăi (上 海 毛 蟹 “shànghăi máoxiè”, denominazione scientifica: “eriocheir sinensis”) che è considerato una prelibatezza nella cucina cantonese. Il suo sapore delicato fu cantato da Lĭ Bái nella quarta poesia della serie che va sotto il titolo “Bevendo da solo sotto la luna” (月 下 独 酌 四 首 "yuè xià dù jiŭ sì shŏu”). Il verso che recita: 蟹 螯 即 金 液,糟 丘 是 蓬 莱 (xiè aó jì jīn yè zāo qiū shì péng lái) significa infatti che la zuppa di granchi è così buona da far dimenticare anche l’isola degli Immortali, la mitica Pénglái.
23) Entriamo qui in un settore piuttosto delicato della gastronomia cinese. Il consumo di carne canina era un tempo assai diffuso e sembra esserlo ancora in molte zone del sud della Cina. Il termine “cane giallo” 黃 狗 (“huáng gŏu“) si riferisce ad una particolare razza di cani allevata esclusivamente a scopo alimentare. È possibile che si tratti di una razza di origine coreana, i “nureongi” 누렁이(“cani da carne”), che hanno un pelame di color giallognolo.
Per quanto riguarda la carne di cammello (駱 駝 “luòtuó”), la gobba del cammello era considerata un piatto prelibato già ai tempi dei Táng 唐 朝 ( Si veda, in proposito, Dù Fŭ 杜甫: “Il Canto delle Belle Fanciulle” (靂 人 行 “lì rén xíng”).
故都的秋
秋天,无论在什么地方的秋天,总是好的;可是啊,北国的秋,却特别地来得清,来得静,来得悲凉。我的不远千里,要从杭州赶上青岛,更要从青岛赶上北平来的理由,也不过想饱尝一尝这“秋”,这故都的秋味。
江南,秋当然也是有的,但草木凋得慢,空气来得润,天的颜色显得淡,并且又时常多雨而少风;一个人夹在苏州上海杭州,或厦门香港广州的市民中间,混混沌沌地过去,只能感到一点点清凉,秋的味,秋的色,秋的意境与姿态,总看不饱,尝不透,赏玩不到十足。秋并不是名花,也并不是美酒,那一种半开、半醉的状态,在领略秋的过程上,是不合适的。
不逢北国之秋,已将近十余年了。在南方每年到了秋天,总要想起陶然亭的芦花,钓鱼台的柳影,西山的虫唱,玉泉的夜月,潭柘寺的钟声。在北平即使不出门去吧,就是在皇城人海之中,租人家一椽破屋来住着,早晨起来,泡一碗浓茶,向院子一坐,你也能看得到很高很高的碧绿的天色,听得到青天下驯鸽的飞声。从槐树叶底,朝东细数着一丝一丝漏下来的日光,或在破壁腰中,静对着像喇叭似的牵牛花(朝荣)的蓝朵,自然而然地也能够感觉到十分的秋意。说到了牵牛花,我以为以蓝色或白色者为佳,紫黑色次之,淡红色最下。最好,还要在牵牛花底,教长着几根疏疏落落的尖细且长的秋草,使作陪衬。
北国的槐树,也是一种能使人联想起秋来的点辍。像花而又不是花的那一种落蕊,早晨起来,会铺得满地。脚踏上去,声音也没有,气味也没有,只能感出一点点极微细极柔软的触觉。扫街的在树影下一阵扫后,灰土上留下来的一条条扫帚的丝纹,看起来既觉得细腻,又觉得清闲,潜意识下并且还觉得有点儿落寞,古人所说的梧桐一叶而天下知秋的遥想,大约也就在这些深沉的地方。
秋蝉的衰弱的残声,更是北国的特产,因为北平处处全长着树,屋子又低,所以无论在什么地方,都听得见它们的啼唱。在南方是非要上郊外或山上去才听得到的。这秋蝉的嘶叫,在北方可和蟋蟀耗子一样,简直像是家家户户都养在家里的家虫。
还有秋雨哩,北方的秋雨,也似乎比南方的下得奇,下得有味,下得更像样。
在灰沉沉的天底下,忽而来一阵凉风,便息列索落地下起雨来了。一层雨过,云渐渐地卷向了西去,天又晴了,太阳又露出脸来了,着着很厚的青布单衣或夹袄的都市闲人,咬着烟管,在雨后的斜桥影里,上桥头树底下去一立,遇见熟人,便会用了缓慢悠闲的声调,微叹着互答着地说:
“唉,天可真凉了-----”(这了字念得很高,拖得很长。)
“可不是吗?一层秋雨一层凉了!”
北方人念阵字,总老像是层字,平平仄仄起来,这念错的歧韵,倒来得正好。
北方的果树,到秋天,也是一种奇景。第一是枣子树,屋角,墙头,茅房边上,灶房门口,它都会一株株地长大起来。像橄榄又像鸽蛋似的这枣子颗儿,在小椭圆形的细叶中间,显出淡绿微黄的颜色的时候,正是秋的全盛时期,等枣树叶落,枣子红完,西北风就要起来了,北方便是沙尘灰土的世界,只有这枣子、柿子、葡萄,成熟到八九分的七八月之交,是北国的清秋的佳日,是一年之中最好也没有的 Golden Days。
有些批评家说,中国的文人学士,尤其是诗人,都带着很浓厚的颓废的色彩,所以中国的诗文里,赞颂秋的文字的特别的多。但外国的诗人,又何尝不然?我虽则外国诗文念的不多,也不想开出帐来,做一篇秋的诗歌散文钞,但你若去一翻英德法意等诗人的集子,或各国的诗文的Anthology来,总能够看到许多并于秋的歌颂和悲啼。各著名的大诗人的长篇田园诗或四季诗里,也总以关于秋的部分。写得最出色而最有味。足见有感觉的动物,有情趣的人类,对于秋,总是一样地特别能引起深沉,幽远、严厉、萧索的感触来的。不单是诗人,就是被关闭在牢狱里的囚犯,到了秋天,我想也一定能感到一种不能自已的深情,秋之于人,何尝有国别,更何尝有人种阶级的区别呢?不过在中国,文字里有一个“秋士”的成语,读本里又有着很普遍的欧阳子的《秋声》与苏东坡的《赤壁赋》等,就觉得中国的文人,与秋和关系特别深了,可是这秋的深味,尤其是中国的秋的深味,非要在北方,才感受得到底。
南国之秋,当然也是有它的特异的地方的,比如廿四桥的明月,钱塘江的秋潮,普陀山的凉雾,荔枝湾的残荷等等,可是色彩不浓,回味不永。比起北国的秋来,正像是黄酒之与白干,稀饭之与馍馍,鲈鱼之与大蟹,黄犬之与骆驼。
秋天,这北国的秋天,若留得住的话,我愿把寿命的三分之二折去,换得一个三分之一的零头。
一九三四年八月,在北平