COME SI COMPONEVA UNA POESIA ALL’EPOCA DEI TÁNG?
La poesia cinese dell’epoca Táng era sottoposta a rigide regole di metro, di rima e di struttura.
A causa dell’evoluzione del linguaggio avvenuta durante i secoli, la lettura odierna degli ideogrammi di solito non riproduce più la pronuncia ed i toni del periodo in cui furono scritte le poesie di Lĭ Bái e di Dù Fŭ. Pertanto, lo studio della metrica e delle rime ha oggi un carattere puramente storico e filologico.
Pìù interessante rimane invece esaminare quali fossero i criteri di composizione normalmente seguiti nella creazione di una lirica.
Uno schema largamente utilizzato era quello chiamato “qĭ chéng zhuăn hé” ( 起 承 傳 合) vale a dire “esordio-sviluppo-svolta-conclusione”, praticato anche nella prosa, ad es. nella costruzione di un discorso.
Vediamo come questo schema si applica in una quartina di settenari
( 七 言 絕 句 “qīyánjuéjù”):
Il primo verso (起 句 “qĭjù” “esordio”) indica il tema della poesia.
Il secondo (承 句 “chéngjù “sviluppo”) lo amplia e lo approfondisce.
Il terzo (傳 句 “zhuănjù” “svolta”) se ne allontana ed introduce un nuovo tema.
Il quarto (合 句 “héjù” “nodo”) opera una sintesi fra i due temi.
Esaminiamo alla luce di quanto sopra esposto una celebre quartina di Mèng Hào Rán.
Mattino di primavera
春 曉
CHŪN XIĂO
Fatico a svegliarmi nel mattino di primavera. 春 眠 不 覺 曉
chūn mián bù jiào xiăo
Tutt’intorno già trillano allegri gli uccellini. 處 處 聞 啼 鳥
chù chù wén tí niăo
Nella notte s’è sentito rumore di tempesta. 夜 來 風 雨 聲
yè lái fēng yŭ shēng
Chissà quanti teneri boccioli sono caduti.” 花 洛 知 多 少
huā luò zhī duò shăo
L’esordio introduce il tema della poesia (“un mattino di primavera”), elemento oggettivo al quale affianca un elemento soggettivo (“la riluttanza del poeta ad abbandonare il piacere del riposo”).
Lo sviluppo illustra il tema, presentandoci uno degli aspetti più caratteristici della primavera : il gorgheggio degli uccelli sui rami degli alberi che cominciano a fiorire.
La svolta ci propone una sorta di antitesi, allontanandosi bruscamente dal tema: il “rumore di tempesta” ci richiama alla mente rovesci di pioggia e violente raffiche di vento, fenomeni meteorologici che male si accordano con la mite stagione primaverile.
Il nodo lega tema e controtema in una sintesi conclusiva: la “tempesta” ha infierito sulla “primavera”; il suo
passaggio impietoso si legge sulla morbida coltre di petali sparsi al suolo. Nell’ultimo verso ricompare inoltre l’elemento soggettivo: la domanda del poeta “ chissà quanti teneri boccioli sono caduti” supera la semplice
descrizione di un acquazzone primaverile e sembra piuttosto riferirsi ai rimpianti che suscitano le“tempeste” della vita umana.
Vediamo ora se la stessa analisi può essere svolta con riferimento ad un’altra famosa composizione, questa volta di Lĭ Bái:
PENSIERI NOTTURNI
夜 思
YĖ SĪ
Dinanzi al letto, un raggio di luna. 床 前 明 月 光
chuáng qián míng yuè guāng
Per un istante, m’è parso brina. 疑 是 地 上 霜
yí shì dì shàng shuāng
Alzo la testa e guardo la luna. 舉 頭 望 明 月
jŭ tóu wàng míng yuè
Chino la testa e penso al paese. 底 頭 思 古 鄉
dī tóu sī gù xiāng
Qui la verifica risulta molto più laboriosa perché in questa poesia di Lĭ Bái, a differenza di ciò che avveniva con quella di Mèng Hào Rán, non troviamo alcuna vera descrizione della natura. Il richiamo ad un elemento naturale (“il raggio di luna”) serve infatti unicamente ad introdurre una complicata allegoria, la cui interpretazione esige, per ciascuno dei versi, una lettura di “secondo grado”.
Se il tema oggettivo della lirica, quale risulta dall’esordio, è la luna che splende nella notte (“un raggio di luna”), esso si carica immediatamente di una profonda valenza soggettiva. L’espressione “dinanzi
al letto” ci indica infatti che il poeta non sta ammirando la luna all’aperto, ma che si già coricato. Il fatto che egli veda un raggio di luna filtrare dalla finestra, significa che non riesce a dormire, che è agitato e nervoso, che non è sereno. Il tema soggettivo della poesia è dunque l’inquietudine.
Lo sviluppo ci conferma questa inquietudine. La brina che si deposita sull’erba e sulle piante durante la
notte, viene presto asciugata dal sole. Può quindi vederla solo chi si tira su alle prime luci dell’alba, chi deve alzarsi presto, chi dorme poco. Si può pensare che il poeta scambi erroneamente per brina il riflesso della luna
sul pavimento perché è già turbato dalla prospettiva della levataccia che lo attende di primo mattino.
La svolta devia bruscamente dall’argomento, introducendo uno stato d’animo diverso. Il poeta insonne
contempla la luna. La contemplazione della luna ( 望 月 “wàng yuè”) simboleggia, per i Cinesi, la nostalgia che prova chi si trova lontano dal proprio paese e dalla propria famiglia.
Il nodo ci presenta il rapporto fra due sentimenti intrecciati fra di loro in modo indissolubile: il viaggiatore o l’esule, costretto a spostarsi senza sosta, privo di una dimora stabile, lontano dai suoi affetti , è roso dall’inquietudine che gli fa trascorrere notti insonni immerso nei suoi pensieri (“chino la testa”), ma tra questi pensieri uno solo è quello dominante: la nostalgia della casa e della famiglia (“penso al paese”).
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