sulle rive del fiume azzurro
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                                           ZHAO  MENG  FU
                                                                 
                                        (1254 d.C.-1322 d.C.)

Il testo che  segue è conosciuto ed apprezzato come uno dei migliori esempi di arte  calligrafica.

La traduzione non può evidentemente rendere alcuna idea di questo aspetto, che gli appassionati di  calligrafia potranno valutare solo osservando una delle copie manoscritte che hanno tramandato sino a noi attraverso i secoli, con la maggior precisione  possibile, i caratteri dell’iscrizione composta da Zhao Meng Fu  趙 夢  頫 nel  1320 d.C. per il restauro di un tempio dedicato a Guan Yin.
 
                                                                  
                                                          
                                     Storia del Tempio di Guan Yin 

 
Per lunghi anni il tempio era stato esposto alle intemperie:  dalle fessure vi
penetrava il vento, dal tetto vi colava giù la pioggia. C’era il rischio che
crollasse. Numerosi abati si erano succeduti senza che alcuno di essi se ne
preoccupasse. 

Shanshi Zuhui, divenuto priore, si diede da fare per raddrizzare  la situazione. Egli si rivolse personalmente ai pellegrini per chieder loro  denaro e doni in natura. Si mise all’opera con energia, senza risparmiare sforzi, rinunciando persino al suo mantello ed  alla ciotola delle elemosine per finanziare il progetto di restauro. Il governatore regionale ed il comandante del distretto militare diedero il loro appoggio all’iniziativa.

Il vecchio edificio fu  demolito e ne fu eretto uno nuovo. La nuova costruzione era imponente,  sostenuta da numerose travi portanti, con pilastri vermigli e capitelli  riccamente ornati. Era una vera meraviglia. Guardando in alto si  aveva l’impressione di scorgere candidi fiorellini che sporgevano sul bordo di un  precipizio d’oro vermiglio. Il giorno del completamento dei lavori nuvole fragranti si innalzarono nel cielo. Uomini e donne accorsero a far festa, a pregare e ad ammirare la splendida realizzazione. Non s’era davvero mai visto nulla di simile.

Quando il venerabile maestro mi pregò  di redigere un’iscrizione commemorativa, gli domandai che cosa significasse  il nome “Guan Yin”(1). Mi rispose che Guan Yin significa “chi vede ( 觀 “guan”) le cose di questo mondo senza guardare e ne sente le voci (音 “yin”) senza ascoltare.” Ecco perché i sutra dicono che Guan Yin sente le voci di questo mondo, ma non soggiace ai vincoli della materia. Non sente queste voci  con i sensi, ma le percepisce con la mente. L’essenza del buddhismo è pura spiritualità, la luce delle menti che si illuminano vicendevolmente. Si dice  che proprio nel realizzarsi al di fuori delle voci del mondo sono nascoste  la virtù e la benedizione. Questa è la visione del mondo che dovremmo avere.

Il  maestro era già largamente noto come un  santo monaco e la sua saggezza era da tutti riconosciuta, quando venne ad  insegnare qui dove dominava la montagna. Egli fece erigere muri di sostegno ed ampliare i i sentieri, lungo i quali fece piantare filari di begli alberi. Le  statue che ornano il tempio sono una gioia per gli occhi. Tante cose che erano cadute in rovina sono state restaurate. È  stata veramente un’impresa straordinaria, rara ed importante come scrivere un grande libro di dottrina.

Io sono originario di un lontano villaggio nella regione di Wu ed iniziai qui la mia carriera di funzionario all’epoca della  dinastia Song. È da allora che mi sono accostato all’insegnamento del Buddha e che Guan Yin ha cominciato ad esercitare una profonda influenza su di me. Ritornai in questi luoghi quindici anni più tardi e sono ormai trenta che li conosco.È come se il destino di una mia precedente incarnazione mi avesse legato
alla Porta Universale di Guan Yin.(2) Perciò, sebbene io non sia un buddhista  praticante, come avrei potuto rifiutarmi di comporre questa
iscrizione?

Scritto nel settimo anno dell’era Yanyou (3) da  Zhao Meng Fu (4), membro dell’accademia Hanlin, redattore dei decreti imperiali e storico ufficiale.



NOTE

(1) Si è a lungo ritenuto che , designando il Boddhisattva della Compassione con il termine Guan  Shi Yin 觀 世 音 (“chi  ascolta le voci del mondo”), i primi  traduttori cinesi del Sutra del Loto avessero frainteso il significato del  nome Avalokiteshvara (“il signore che ascolta”). La traduzione corretta  sarebbe quindi stata quella successiva di Xuanzang 玄藏 (602 d.C.-664 d.C.),  che avrebbe reso esattamente Avalokiteshvara (“avalokita”, participio del verbo “avalok” (“ava”= “in basso” e “lok”= guardare” )= “che guarda verso il basso”,  “che si  china verso il mondo”, “che ascolta compassionevolmente” +  “ishvara”=“signore”, con il dittongo “ai” che, per le leggi della fonetica  sanscrita, si pronuncia  “e”, dando così “Avalokiteshvara”) con Guan Ji Zai 觀 自 在  (“il signore che ascolta”).

Recenti studi  hanno tuttavia messo in evidenza come la grafia  “Avalokiteshvara” si sia  generalmente affermata solo nel VII°secolo d.C. per influenza del shivaismo,che contaminò alcune correnti buddiste con la sua idea  di un Signore supremo
(“Parameshvara”), mentre in precedenza era largamente in uso la grafia  “Avalokitasvara” che poteva ragionevolmente essere interpretata  come “chi ascolta le voci”(“avalokita”= “che ascolta ”+ “svara”=“voce”) o addirittura  esser fatta derivare da “avalokitaahrsvara”, cioè “chi ascolta i lamenti”  (“avalokita”= “che ascolta”+“ahrsvara”=”voce di lamento”).Trattandosi del
-Bodhisattva della Compassione era implicito che egli tendesse l’orecchio ai lamenti del mondo, come fu ben intuito da Kumarajiva ( in cinese 鳩  摩  羅  什  Jiumoluoshi) , il quale, nel 406 d.C.,  traducendo Avalokitasvara con Guan Shi Yin 觀 世 音,ritenne di dover porre in rilievo il  doppio significato del termine “lok”:“guardare” come verbo e “mondo” come sostantivo.

Guan Shi Yin , il Bodhisattva della Compassione, ci è così  presentato nel capitolo 25 della versione cinese  del Sutra del Loto ( 妙 法 蓮 華  經, “miao fa lian hua jing”)  realizzata da Kumarajiva:

“ In quel momento il  Bodhisattva Inesauribile Determinazione si  alzò, si scoprì la spalla  destra, congiunse le mani e, rivolgendosi al Buddha gli domandò: “O tu che  sei il più venerabile al mondo, dimmi perché il Bodhisattva Guan Shi Yin è così chiamato”.

Il Buddha gli rispose: “Devoto amico, se uno degli infiniti  milioni di esseri viventi che soffrono ogni sorta di  tormenti sentirà parlare  di Guan Shi Yin e si rivolgerà a lui con tutto il suo cuore, Guan Shi Yin lo ascolterà e lo libererà dalle sue sofferenze”.

Le traduzioni corrette sarebbero dunque quelle  di Kumarajiva e  degli altri traduttori che precedettero Xuanzang, ma
poichè esse sono anteriori  ai più remoti esemplari del Sutra del Loto che  ci siano giunti in una lingua indiana, non v’è alcun modo di poter provare  questa tesi con assoluta certezza.

Va ancora notato che nel VII° secolo d.C., a causa del tabù legato all’utilizzazione del carattere  “shi” 世, che faceva parte del nome personale dell’imperatore Tang Taizong  唐 太 宗 (626-649 d.C) , Li Shimin 李 世  民,la grafia Guan Shi Yin  觀 世 音 fu abbandonata a favore della grafia  Guan Yin 觀 音,che  è quella usata ancor oggi.  L’imperatore Taizong aveva cercato di
alleggerire il tabù, decretando che fosse  vietato soltanto l’uso dei due  caratteri shi 世 e min 民 in successione, ma suo figlio l’imperatore Tang  Gaozong 唐 高 宗(649-683 d.C.) ripristinò il divieto anche per l’impiego  separato di ciascuno dei due caratteri.

Si può infine  osservare, a titolo di curiosità, che, col passare dei secoli, il  Bodhisattva della Compassione assunse nell’iconografia cinese e  giapponese caratteri sempre più marcatamente femminili. Questa evoluzione, prodotta in  Cina dalla pietà popolare e favorita dall’accostamento con la divinità  tradizionale Xiwangmu ( 西 王 母﹐”La regina madre dell’Occidente” ), trova  comunque un punto di partenza nello stesso Sutra del Loto, che, fra le trentatre  possibili incarnazioni di Avalokiteshvara, ne menziona anche sette di natura  femminile.

 
(2) La Porta Universale di Guan Yin (  nella versione originale:觀 世 音 菩 薩 普 們 “Guanshiyin pusa pumen”) è  il titolo del venticinquesimo capitolo del Sutra del Loto, che è interamente dedicato al Bodhisattva della Compassione. Con il termine “porta universale”  si intende indicare la capacità del Bodhisattva di comprendere ogni tipo  di situazione e di alleviare ogni forma di sofferenza, intervenendo in  qualsiasi posto ed in qualsiasi momento sotto la più diversa varietà di  aspetti. Guanyin è pertanto la porta attraverso cui passa chiunque intenda  procedere sul sentiero della compassione. 

 
(3) Il settimo anno dell’era Yanyou ( 延 祐 ) corrisponde al 1320, ultimo anno di regno  dell’imperatore Renzong  仁 宗  della dinastia Yuan  元 朝. 
 
 
(4) Zhao Meng Fu 趙 夢 頫 ( 1254d.C.-  1322 d.C) è un letterato cinese, famoso soprattutto come pittore e come  calligrafo. Discendente dei Song 宋 , fu criticato per aver accettato di servire  la dinastia Yuan 元 朝, sotto la quale ricoprì diverse cariche, divenendo fra  l’altro membro dell’Accademia Hanlin.

Nel campo della pittura, si scostò dalla tecnica raffinata del suo secolo per ritornare alle forme più semplici e genuine dell’epoca Tang, come mostra l’apparente rozzezza  di una delle sue opere più famose “ Colori d’autunno sui monti Qiao e Hua”.  I suoi quadri di cavalli si ispirano allo stile di Han Gan  韓 干.

Conseguì grande fama anche nella calligrafia, per  la quale si ispirò a due famosi maestri attivi ai tempi della dinastia Jin
晉 朝 : Wang Xizhi 王 羲 之 e Wang  Xianzhi 王 獻 之 .  Ciò spiega perchè gli fu richiesto di comporre l’epigrafe commemorativa  dell’inaugurazione del tempio di Guan  Yin.


(Traduzione di Giovanni  Gallo)
13 giugno 2012)




                                                
UN ANTICO ESEMPIO DI

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