Il Segno della Perfetta Virtù
C’era, nel ducato di Lŭ, un certo Wáng Tài (1), al quale erano stati amputati i piedi. (2) I discepoli che lo seguivano erano numerosi come quelli di Confucio.
Cháng Jì domandò al Maestro: “ Wáng Tái è uno a cui sono stati amputati i piedi, eppure il ducato di Lŭ è equamente diviso tra i suoi discepoli e i vostri. Non li ammaestra camminando, non discute con loro stando seduto (3), eppure vanno da lui affamati e ritornano sazi. Si può insegnare senza parlare? Si può avere una mente perfetta in un corpo incompleto? Che razza di uomo è costui?”.
“È un saggio” gli rispose Confucio “Ed io sarei già dovuto andare ad ascoltarlo. (4). Ne farò il mio maestro, come dovrebbero fare, a ben maggior ragione, coloro che sono inferiori a me. Perché solo la gente di Lŭ dovrebbe seguirlo? Convincerò tutti gli abitanti dell’Impero a diventare, come me, suoi discepoli.”
Cháng Jì osservò: “È un uomo che gode di grande rispetto sebbene gli siano stati amputati i piedi. Deve proprio essere una persona eccezionale. Se così è, che cosa c’è di straordinario nel suo modo di pensare?”.
Confucio gli rispose: “È un uomo che non si lascia turbare dai grandi problemi della vita e della morte. Se il cielo crollasse e la terra sprofondasse, non perderebbe la sua serenità d’animo.Il suo giudizio è esente da falsità e non cambia quando mutano le circostanze.Egli sa che il mutamento è iscritto nel destino delle cose perché è cosciente della loro origine.”(5).
“Che intendete dire?” gli domandò Cháng Jì.
Il Maestro gli rispose: “Se noi osserviamo le cose sotto l’aspetto della diversità, vediamo che sono differenti tra di loro come il fegato e la bile, come Chŭ e Yuè. (6) Se le osserviamo sotto l’aspetto dell’unità, ci rendiamo conto che l’universo è un solo insieme. Così fa Wáng Tái. Ignora ciò che può essere percepito mediante gli occhi e le orecchie, ma spazia con la mente nell’armonia della virtù. (7) Vede l’unità del creato, ma non vede ciò che rattrista il mondo. Per lui, i piedi tagliati non sono che un po’di terra gettata via". (8)
Cháng Jì osservò: “Quell’uomo bada solo a sé stesso. Dal suo sapere trae il suo intelletto,e dal suo intelletto trae la serenità del suo animo. Perché la gente ne ha così grande stima?”(9)
“Gli uomini non si specchiano nell’acqua che scorre, ma nell’acqua stagnante.”gli rispose il Maestro” Solo l’acqua stagnante può trattenerli tutti e indurli a riflettere. (10) Tra gli esseri che la terra alimenta, solo il pino e il cipresso sono sempreverdi, di colore brillante sia d’estate sia d’inverno; tra gli esseri che il Cielo alimenta, solo Yáo e Shùn ebbero la fortuna di saper condurre una vita retta per correggere la vita degli altri. Chi conserva in sé i segni delle origini non ne teme i frutti. È un bravo guerriero capace di affrontare da solo un intero esercito. (11) Se una persona che cerca fama e reputazione ed è capace di ottenerle, può giungere al risultato voluto, quanto più in alto può arrivare colui che si ispira al Cielo e alla Terra, che ha in sé l’universo,che considera il corpo come una semplice dimora (12), che non s’affida ai sensi (13), che percepisce l’unità del sapere e che nello spirito si riconosce immortale.? Dunque, il giorno in cui un tal uomo dovesse decidere di spiccare il volo, gli uomini lo seguirebbero. Ma perché dovrebbe preoccuparsi degli altri esseri?”.(14)
Shēn Tújiā, un uomo al quale erano stati amputati i piedi, frequentava , insieme con Zĭchăn di Zhèng (15), le lezioni del maestro Bóhūn Wúrén.
Un giorno Zĭchăn disse a Shēn Tújiā: “O esco io per primo e tu aspetti, oppure esci per primo tu e io aspetto ”.(16)
Il giorno dopo si ritrovarono insieme in aula, seduti sullo stesso tappeto, e Zĭchăn riprese: “O esco io per primo e tu aspetti, oppure esci per primo tu e io aspetto. Ora che io sto per uscire, tu vuoi aspettare o no? Ho anche notato che, quando ti trovi davanti un alto funzionario come sono io, non mi cedi il passo. Credi forse di essere un ministro anche tu?”.
“È proprio necessario che in casa del Maestro si facciano discriminazioni secondo il rango?” gli domandò Shēn Tújiā “Tu sei uno che si compiace della propria carica e guarda gli altri dall’alto in basso. Io ho sentito enunciare questa massima:’ Se uno specchio è lucido non trovi su di esso né polvere né sporcizia; se le trovi, significa che lo specchio non è lucido. Chi frequenta a lungo un saggio corregge le proprie mancanze'. Ora tu frequenti i corsi del Maestro per migliorarti, ma, se continui a parlare così, pensi proprio di esserti corretto?”.
“Un disgraziato come te avrebbe l’ardire di voler imitare le virtù di Yáo?” replicò Zĭchăn “ Pensa ai tuoi meriti e domandati se non sia il caso di riflettere!”.
Shēn Tújiā gli rispose: “Di gente che cerca di giustificare i propri crimini e non accetta il castigo ce n’è a bizzeffe. Di gente che non cerca di giustificare i propri crimini ed accetta il castigo ce n’è poca. Solo gli uomini virtuosi sono in grado di capire che ciò che è inevitabile va accettato serenamente perché così vuole il destino. Chi passa davanti al bersaglio quando l’arciere Yì (17) scaglia le sue frecce, deve contare di essere colpito, sapendo che quello è il bersaglio, e, se si salva, è proprio il destino che l’ha voluto. Molti di coloro che hanno conservato i propri piedi mi scherniscono perché ho perso i miei. Una volta ne ero irritato e amareggiato, ma, da quando ascolto il Maestro, lascio perdere e sono sereno. Senza che io me ne rendessi conto, il Maestro mi ha purificato con la sua bontà. Il Maestro ed io ci conosciamo da diciannove anni, e con lui io non mi sono mai accorto di essere senza piedi. Noi ora stiamo studiando ciò che è interno all’uomo (18), ma tu continui a ricordarmi l’apparenza esterna. Non credi di essere in torto?”
Zĭchăn si sentì imbarazzato, cambiò atteggiamento ed espressione e propose di passare ad altro.
Shūshān,un mutilato di Lŭ che chiamavano “quello senza le dita dei piedi” andò a trovare Confucio arrancando sui talloni. (19)
“ È già da tempo che, grazie al tuo comportamento sconsiderato e ai crimini commessi, ti sei ridotto così.” gli disse Confucio ”A che ti serve, ora, venire da me?”.
Shūshān gli rispose: “ Ho perso i piedi perché non ho saputo comportarmi come si deve ed ho agito senza cognizione. Ora, vengo da voi, perché ritengo di essere ancora in possesso di qualcosa che è più rispettabile dei piedi e che intendo conservare integro. Non c’è nulla al mondo che il cielo non copra e che la terra non sostenga. Io vi considero, Maestro, al pari del cielo e della terra. Come avrei potuto supporre che mi avreste ricevuto in questo modo? ”.
“ Sono solo un uomo di mente ristretta.” riconobbe Confucio “ Entrate, Maestro, vi prego, ed io vi racconterò ciò che ho imparato." (20)
Quando Shūshān si fu allontanato, Confucio osservò: “ Datevi da fare, o discepoli. Questo mutilato, cui hanno amputato i piedi, si sforza di studiare per espiare il male compiuto in precedenza. Quanto più dovrebbero studiare coloro la cui condotta è sempre stata irreprensibile! ”.
Shūshān, da parte sua, raccontando a Lăo Dān (21) il suo colloquio con il Maestro, gli disse: “ Confucio non è ancora riuscito a raggiungere la perfezione. Che cosa vuole ottenere con la folla di discepoli che ha sempre intorno? Egli mira a conseguire la fama di uomo straordinario e meraviglioso. Non sa che il vero saggio vede in ciò soltanto catene e manette che lo tengono legato? ”.
“ Perché non gli hai semplicemente illustrato l’unità della vita e della morte e non gli hai spiegato che il possibile e l’impossibile sono la stessa cosa, liberandolo così dai suoi vincoli ?”domandò Lăo Dān“ Non avresti potuto farlo? ”.
“ È la sorte che gli ha assegnato il Cielo.” gli rispose Shūshān “ Chi potrebbe liberarlo? ”. (22)
Il duca Āi di Lŭ (23)raccontò a Confucio: “C’era nel ducato di Wèi un uomo di nome Āitái Tuō. Era molto brutto, eppure gli uomini che stavano con lui lo stimavano talmente che non avrebbero mai voluto allontanarsi da lui e le ragazze che lo vedevano correvano dai genitori a pregarli ripetendo senza sosta (24): ’Preferirei essere la concubina di questo saggio che la moglie di un altro uomo’. Non fu mai sentito discutere, ma il suo punto di vista risultava sempre quello della gente. (25) Non era un principe che potesse salvare la vita delle persone, non era un ricco che potesse soccorrere gli affamati. Ed in più era brutto da far spavento. Concordava con le opinioni altrui, invece di controbatterle. Non sapeva nulla di ciò che accadeva fuori del suo quartiere. (26) Eppure, uomini e donne si affollavano dinanzi a lui. Sicuramente doveva essere diverso dagli altri. Lo invitai alla mia corte e lo guardai. Era veramente brutto da far paura. Tuttavia, bastò che si trattenesse qualche mese presso di me perché cominciassi a stimarlo. Non era ancora trascorso un anno e già avevo piena fiducia in lui. Essendo vacante il posto di primo ministro, gli proposi di assumere responsabilità di governo. La mia proposta non gli fece piacere e mi rispose in modo vago ed elusivo, come se avesse preferito rifiutare. Mi vergognai, ma insistetti e, alla fine, gli affidai il ministero. In breve tempo, tuttavia, si dimise e partì. Me ne dispiacque come se avessi perduto qualcuno e come se non ci fosse più nessuno a condividere con me le funzioni di governo. Che tipo d’uomo era costui?”.
Confucio gli rispose: “Una volta, durante una missione a Chŭ, mi capitò di vedere dei lattonzoli che poppavano dalle mammelle di una scrofa morta. Dopo un po’, cominciarono a guardarsi intorno incerti, poi ,uno dopo l’altro, si staccarono dal corpo della madre e si allontanarono. Si rendevano conto che non li vedeva più e che non era più come loro. Ciò che essi amavano nella madre non era il suo corpo, ma la vita che animava il suo corpo. Un soldato morto in battaglia non è sepolto con le piume che gli ornavano l’elmo.(27) Una persona cui sono stati tagliati i piedi non ha bisogno di sandali. Nell’uno e nell’altro caso queste cose non sono di alcuna utilità. Le donne prescelte per il gineceo del sovrano non si tagliano più le unghie e non si forano più le orecchie. Gli uomini che prendono moglie sono temporaneamente esentati dall’esercizio delle loro funzioni e non sono mandati in missione. (28) Se si fa ciò per garantire l’integrità del corpo, quanto non si deve fare, a maggior ragione per garantire la perfezione dello spirito. (29) Questo Āitái Tuō non parlava e godeva della fiducia della gente, non si dava da fare ed era benvoluto. Ha indotto un sovrano ad offrirgli il governo di uno Stato e a temere soltanto che non volesse accettarlo.Doveva, senza dubbio, essere un uomo di perfette qualità anche se le sue virtù non apparivano manifeste nella sua persona.”.
“Che cosa intendi dire affermando che era un uomo di perfette qualità?” domandò il duca.
Confucio gli rispose: “ Morte e vita, sopravvivenza e rovina, successo e fallimento, povertà e ricchezza, capacità ed inettitudine, disprezzo e reputazione, fame e sete (30), caldo e freddo, rappresentano il mutamento delle circostanze, conformemente al corso del destino. Giorno e notte si alternano dinanzi a noi e non c’è sapienza che sia in grado di determinare la loro origine. (31) Perciò tutte queste cose non dovrebbero essere sufficienti a turbare l’armonia del mondo e non dovrebbero poter influire sull’azione dello spirito. (32) Chi è capace di diffondere armonia e soddisfazione e di non perderla, chi riesce a mantenere inalterato giorno e notte questo stato felice di comunione con la natura (33), chi accetta le circostanze e adatta la propria mente alle necessità del momento (34), ecco, costui è un uomo di perfette qualità”.
“E che cosa pensi del fatto che queste qualità non si manifestino nell’apparenza esterna?” proseguì il duca.
“Non c’è niente di così piatto come l’acqua stagnante ” gli rispose Confucio” eppure essa può servire da esempio di ciò che io intendo. Tutto è calmo all’interno di uno stagno e nulla viene dal difuori ad agitarne la superficie. La virtù è la coltivazione della perfetta armonia e, anche se non si manifesta all’esterno, il mondo non può sottrarsi alla sua influenza”.
Qualche giorno dopo, il duca Āi riferì questa conversazione a Mĭnzĭ (35) e gli confidò: “Una volta, io credevo che la sostanza dei miei compiti fosse sedere sul trono e reggere lo Stato, avendo cura del popolo affinché non perisse. (36) Ora che ho ascoltato la descrizione dell’uomo perfetto, temo di essermi sbagliato e che la mia superficialità possa nuocere al paese. (37) Io ed il Maestro Qiū non siamo più legati tra di noi dal rapporto che intercorre tra il sovrano e un suddito, bensì da un’amicizia fondata sulla virtù”.
Il duca Líng di Wèi (38) si avvaleva di un consigliere gobbo, storpio, deforme, con il labbro leporino (39), ma lo stimava a tal punto da pensare che un uomo normalmente formato dovesse avere lo stesso aspetto di costui . Il duca Huán di Qí (40) si rivolgeva ad un consigliere con un gozzo grande quanto un vaso d’argilla, ma lo stimava a tal punto da pensare che un uomo normalmente formato dovesse avere collo e spalle come costui. Infatti una persona di straordinaria capacità riesce a far dimenticare le proprie deficienze fisiche. La vera dimenticanza-possiamo dire- è quella che si verifica quando gli uomini ricordano ciò che si deve dimenticare e dimenticano ciò che si deve ricordare. (41) Il saggio spazia con la mente e si rende conto che il sapere non è un bene, che i rapporti sociali sono una limitazione (42), che il talento serve a far soldi e che l’attività professionale è adatta ai mercanti.(43) Il saggio non fa progetti: a che cosa gli servirebbe la conoscenza? Non si costruisce una posizione: a che gli servirebbero i rapporti sociali? (44) Non ha perso nulla: a che gli servirebbe l’abilità di guadagno? Non possiede merci o prodotti: a che gli servirebbe commerciare? In queste quattro cose, egli mangia il cibo del Cielo.(45) Mangiare il cibo del Cielo significa essere nutriti dal Cielo. Ricevendo il cibo dal Cielo, che bisogno ha ancora degli uomini? Il saggio ha figura umana, ma non ha le passioni degli uomini. Vive fra gli uomini perché ha l’aspetto di un uomo, ma, non avendone le passioni, rimane estraneo alle loro valutazioni. (46) Quant’è minuscolo e insignificante il fatto ch’egli appartenga al genere umano! Quant’è grande e imponente la perfezione ineguagliabile ch’egli trova nel Cielo!
Huìzĭ (47) domandò a Zhuāngzĭ: ”Può un uomo essere privo di passioni e di desiderî ?”.
“Può esserlo.” gli rispose Zhuāngzĭ.
“Come puoi chiamare uomo un individuo privo di passioni e di desiderî?” ribattè Huìzĭ.
“La Via gliene dà l’apparenza, il Cielo gliene dà l’aspetto” gli rispose Zhuāngzĭ” Perché non dovrei chiamarlo uomo?”.
“Tu chiami uomo un simile individuo, ma come è possibile che un uomo sia privo di passioni e di desiderî?” insistette Huìzĭ.
“Tu non capisci che cosa io intendo per passioni e per desiderî.” replicò Zhuāngzĭ “ Parlando di un uomo privo di passioni e di desiderî, io mi riferisco a colui che non reca danno al proprio spirito con le sue preferenze e con le sue avversioni, ma si conforma sempre al corso della natura e non cerca di guadagnarsi la vita?”.
“Se non si guadagna la vita, come fa a vivere?” obiettò Huìzĭ. (48)
“ La Via gli ha dato l’apparenza di uomo, il Cielo gliene ha dato l’aspetto ed egli non reca danno al proprio spirito con le sue preferenze e con le sue avversioni.” ripetè Zhuāngzĭ “Tu invece ti comporti come se il tuo spirito non ti appartenesse e sprechi le tue risorse. Ti appoggi ad un albero e canti. Posi la testa su un ramo secco di sterculia e dormi. (49) Il Cielo ti ha fatto uomo e tu perdi il tuo tempo a cianciare di “durezza” e di “bianchezza”. (50)
NOTE
1) Wáng Tài 王 駘 è, come Āitái Tuō 哀 駘 它 , Bóhūn Wúrén 伯 昏 無 人 , Cháng Jì 常 李 , Shēn Tújiā 申 徒 嘉 , Shūshān Wúzhĭ 叔 山 無 趾 , un personaggio immaginario. I nomi di questi personaggi sono inventati . In alcuni casi tendono a fornire un’immagine di deformità fisica, per sottolineare il contrasto tra l’aspetto repellente della persona e la fama di saggezza di cui gode. Wáng Tái 王 駘 significa , ad esempio, Wáng il vecchio ronzino, Āitái Tuó 哀 駘 它, Tuó il vecchio ronzino triste, Shūshān Wúzhĭ 叔 山 無 趾, Shūshān quello che non ha le dita dei piedi.
2)Il carattere兀 (“wù”) è usato per indicare una persona cui siano stati amputati uno o entrambi i piedi. Nel “Shìwén” 釋 文 di Lù Démíng 陸 德 明 si legge: ”介 (“jiè “) equivale a 兀 (“wú “) che significa “tagliare i piedi”. È curioso che abbiano subito l’amputazione dei piedi, pena applicata a individui riconosciuti colpevoli di gravi crimini, proprio persone che Zhuāngzĭ ci presenta come sapienti. Si può immaginare, come suggeriscono alcuni commentatori, che si tratti di saggi consiglieri condannati ad una pena infamante per aver cercato vanamente di ricondurre principi viziosi sul cammino della virtù. Altri vedono invece in questo fatto uno dei paradossi di cui si compiace spesso Zhuāngzĭ: proprio una mutilazione che rende deformi e allontana dalla società e dai suoi valori assicura a chi ne è colpito un’intima consonanza con la natura e un equilibrio morale e intellettuale che le persone normali non riescono a raggiungere.
3) Sono qui indicate le due forme in cui un maestro poteva impartire il suo insegnamento: camminando insieme ai discepoli ( si veda, ad esempio, la scuola filosofica detta dei Peripatetici o le circostanze in cui Gesù espose molte delle sue parabole) o seduto in un' aula o all’aperto. Nelle parole di Cháng Jì vi è forse un po’ di sarcasmo, visto che Wáng Tái, privato dei piedi, non poteva certo insegnare camminando.
4) Tutto il brano è permeato di una sottile ironia. Come può infatti Confucio andare ad ascoltare Wáng Tái se costui non parla? Vedremo, poi, che la contraddizione è solo apparente. L’insegnamento più importante è quello impartito senza parole, come ci dichiara il paragrafo 2 del Dào Dé Jīng 道 德 經 : “Perciò il Saggio si fonda sulla regola del non agire ed insegna senza dare lezioni” ( 是以聖人處無為之事,行不言之教).
5) L’espressione 命物之化,而守其宗也 (“mìng wù zhī huà, ér shŏu qí zōng yĕ”) è stata variamente interpretata. Mi sembra significare che un uomo come Wáng Tái, cosciente delle leggi che regolano da sempre l’universo (守其宗也 “ custodisce il loro antenato” cioè ricorda l’origine delle cose) non si stupisce dei continui mutamenti del mondo e non è quindi scosso da alcun avvenimento, neppure dalle peggiori disgrazie..
6) Il regno di Chŭ 楚 國 , situato nella valle dello Yángzĭjiāng 揚 子 江 , fu uno Stato indipendente dal 1030 circa a.C. al 223 a.C.
Il regno di Yuè 越 國 , situato più a sud (nelle attuali province di Zhèjiāng 浙 江 , Shànghăi 上 海 e Jiāngsū 江 蘇 ) è menzionato, per la prima volta, in occasione di un suo conflitto con il regno di Wú 吳 國 , alla fine del 6° secolo a.C. Conservò la sua indipendenza fino al 334 a.C., quando fu annesso dal regno di Chŭ 楚 國. Era abitato , come il resto della Cina meridionale, da popoli etnicamente affini ai Vietnamiti, che si cinesizzarono solo in epoca molto più tarda.
7) L‘espressione 德 之 和 (“dé zhī hé” “armonia della virtù”) va evidentemente interpretata in senso taoista. Il saggio sa cogliere con lo spirito l’armonia dell’universo, che sfugge alla percezione sensoriale e al ragionamento.
8) Occorre veramente molto stoicismo ed una notevole grandezza d’animo per riuscire a considerare una gravissima mutilazione come un avvenimento voluto dal destino che non porta alcuna modificazione sostanziale nel proprio modo di pensare e nel proprio atteggiamento di fronte alla vita.
9) L’obiezione di Cháng Jì è comprensibile:” Come può essere così stimato qualcuno che non agisce, che non fa nulla per insegnare la virtù?".
10) Qui viene messo in bocca a Confucio uno dei princìpi della dottrina taoista: il non agire (無 為 .”wú wéi”). Dobbiamo tener presente che il Confucio che incontriamo nel Zhuāngzĭ non parla come il personaggio storico di cui conosciamo bene l’insegnamento, ma come un personaggio di fantasia nutrito di idee taoiste. Di conseguenza, non ci dobbiamo stupire se il Confucio dello Zhuāngzĭ ci appare spesso in marcata contraddizione con quello dei Dialoghi.
11) Il termine 九 軍 (“jiǔ jūn” “le nove armate”) era usato per indicare l’esercito imperiale e dunque un grande esercito. Si veda, ad esempio, il “Shāng Jūn Shū” 商 君 書 , “Ricompense e Punizioni” (賞 刑 “shăng xíng”), cap.17, paragrafo 3:” Il re Wǔ combattè contro Zhòu a Mùyĕ e sconfisse i nove eserciti” (武王與紂戰於牧野之中,大破九軍).
12) L’espressione 六 骸 (“liù hái” “le sei ossa”) indica le “sei parti” del corpo umano: testa, tronco, mani e piedi.
13)L’espressione 象 耳 目 (“xiàng ĕr mù”) va intesa nel senso che occhi e orecchie servono solo a percepire delle immagini, non a comprendere la realtà delle cose.
14) Questa descrizione sembra fornirci,come quella dell’asceta del Monte Gūyè nel primo capitolo (姑 射山神人“gū yè shān shēn rén”) l’immagine di qualcuno che ha raggiunto la perfezione e che è ormai al di là del mondo e dei suoi problemi.
15) Zĭchăn 子產 era il nome di cortesia di Gōngsūn Qiáo 公 孫 橋 , filosofo e uomo politico vissuto durante il Periodo degli Stati Combattenti 戰 國 時 代 (“zhàn guó shí dài”). Zĭchăn fu primo ministro del regno di Zhèng 鄭 國 dal 544 a.C. al 522 a.C., anno in cui morì.
16) Non si tratta di una semplice constatazione. In realtà, come risulta dal seguito della storia, Zĭchăn sta cercando, per ora con parole velate, di far capire al compagno di corso che deve dargli la precedenza nell’uscire dall’aula.
17) Hòuyì 后 翼 , conosciuto anche come Yì 翼 , è un personaggio della mitologia cinese ricordato per le sue prodigiose doti di arciere. Sembra che all’origine del mito ci sia un capo della tribù Yŏuqióng 有 窮 vissuto in tempi antichissimi durante il regno dell’imperatore Xiāng 相 della dinastia Xià 夏 朝, che avrebbe regnato intorno al 2000 a.C (secondo certe fonti dal 2075 a.C. al 2047 a.C.)
18) L’espressione 形 骸 之 內 (“xing hái zhī nèi”), letteralmente “all’interno dello scheletro”, si riferisce ovviamente allo studio delle qualità spirituali dell’uomo, cioè alla ricerca della virtù.
19) Il termine 踵 (“zhŏng”) significa in senso stretto “tallone” e in senso più largo “arrivare”, ”seguire”. Qui entrano in gioco entrambi i significati perché Shūshān, cui sono state amputate le dita dei piedi, è ovviamente costretto a camminare sui talloni.
20) La profondità della risposta convince Confucio che il suo interlocutore è un saggio. Perciò gli si rivolge con il titolo di Maestro (夫 子 “fūzĭ”) e lo invita ad assistere alle proprie lezioni.
21) Lăo Dān 老 聃 (“il vecchio dalle grandi orecchie”) è uno dei nomi con cui è conosciuto Lăo Zĭ 老 子, il fondatore del Taoismo.
22) Il termine 刑 (“xíng”), normalmente reso con “pena”, va qui inteso più in generale come “sorte”, “destino”, un po’ nel senso in cui noi diciamo, ad esempio, “questa è la sua condanna”, senza con ciò voler alludere ad una punizione per una colpa più o meno grave. Non si vede infatti quale possa essere la colpa che avrebbe commesso Confucio. Piuttosto, si potrebbe parlare di un’insufficienza, di una mancata realizzazione, in quanto, dal punto di vista taoista, Confucio non riesce a cogliere l’unità della natura e fallisce quindi l’obiettivo di raggiungere la vera saggezza.
23) Āi 魯 哀 公 fu duca di Lŭ dal 494 a.C. al 468 a.C
24) Ho letto in questo modo l’espressione 十 數 而 未 止 也 (“shí shù ér wèi zhĭ yĕ”) vale a dire “ dieci volte e senza sosta”, che altri considerano invece come una frase distinta e traducono: “ciò accadde decine di volte e ininterrottamente”.
25) L’opinione del saggio coincide sempre con quella della gente. Stiamo attenti, perché la frase non significa affatto ciò che potrebbe sembrare a prima vista. Non è il saggio che si accoda all’opinione della gente, bensì la gente che, dopo aver discusso, argomentato, lottato, sperimentato e, il più delle volte, sbagliato, giunge ad una soluzione razionale dei problemi e si accorge con sorpresa che è la soluzione che il saggio, dimessamente e quasi in silenzio, aveva proposto fin dall’inizio.
Si vedano, in proposito, numerosi passi del Dào Dé Jīng 道 德 經 :
Cap.II :... Perciò il saggio si fonda sulla regola del non agire ed insegna senza dare lezioni.
Cap VII: Il saggio si tira indietro e si ritrova tra i primi.
Cap.X : Opera senza pretendere. Guida senza dominare.
Cap.XVII: Il miglior governante è quello di cui il popolo neppure si.accorge
,,, Fate il vostro dovere, svolgete i vostri compiti e tutti diranno: “Noi stessi non avremmo fatto diversamente”.
Cap.XXII: Il saggio sa cogliere l’unità della Via e diviene perciò un modello per tutti. Non si mette in mostra ed è celebrato. Non fa nulla per distinguersi ed è famoso. Non si vanta di ciò che fa ed è stimato. Non è orgoglioso di sé e viene onorato. È il solo che non si pone in concorrenza con gli altri eppure nessuno al mondo è in grado di competere con lui.
Cap.XXVIII: Chi conosce la propria luce, ma sa rimanere nell’oscurità, è il modello a cui tutti guardano. Cap.LXIII: Così ho compreso il vantaggio del non agire anche se ben pochi riescono a rendersi conto che si può insegnare senza bisogno di parole ed ottenere risultati senza bisogno di azioni.
Cap.XLIX Il saggio non ha opinioni particolari. Egli condivide i pensieri della gente.
26) Questa frase riprende sostanzialmente un passo analogo del Cap. XLVII del Dào Dé Jīng:
Non varca mai la soglia di casa sua e sa tutto dell’Impero.
Non guarda mai dalla finestra e conosce la Via del Cielo.
È inutile andare lontano per acquistare sapienza.
Il saggio non viaggia eppure comprende il mondo,
non osserva eppure discerne bene tutte le cose,
si astiene dall’agire eppure porta tutto a buon fine.
27) È difficile dire che cosa venga indicato precisamente con il termine 翣 資 (“shàzī” “ornamento di piume”). Si può pensare che sia qualcosa di analogo alla “coda di fagiano” (雉 尾 “zhìwĕi”), ornamento detto anche 翎 子 (“língzĭ”) o 雉 雞 翎 (“zhìjīlíng”), costituito da due lunghe piume di fagiano che sormontavano l’elmo di un guerriero.Questo uso è documentato nel “Libro degli Hàn Posteriori” (後 漢 書 “hòu hàn shū”) e nel “Libro dei Qí Meridionali” (南 齊 書 “nán qí shū”).
28) Il motivo del congedo matrimoniale è di evitare che il novello sposo possa correre rischi per la vita o per l'integrità fisica nell’esercizio delle sue funzioni. Alcuni traduttori considerano la frase come riferita a compiti particolarmente pericolosi, come quelli dei soldati, anche se ciò non risulta esplicitamente dal contesto, e la interpretano di conseguenza. Il Watson, ad esempio, traduce: “When a man has just taken a wife, he is kept in post (outside) the palace and is no longer sent on (dangerous ) missions”.
29) Gli esempi addotti da Confucio aiutano ad istituire un parallelo con il comportamento di Aītái Tuō. Già gli uomini ordinari ( per non dire gli stessi animali) non si curano di ciò che non serve.Gli uomini e le donne che intendono raggiungere la perfezione fisica si astengono da qualsiasi pratica che potrebbe imbruttire il loro corpo o compromettere la loro salute. Una persona che ambisca alla perfezione morale trascura giustamente tutto ciò che non è utile al raggiungimento del suo scopo. Per Āitái Tuō il governo dello Stato presenta la stessa utilità che può avere un paio di sandali per una persona priva dei piedi.
30) Sembra qui di cogliere un’incongruenza perché “fame”(饑 “jī”) e “sete”(渴 “kĕ”) non indicano fenomeni di segno contrario come nelle altre coppie di termini che figurano nella lista, anzi sono spesso usati insieme per indicare una situazione di miseria. Si potrebbe pensare che proprio ciò abbia tratto in inganno l’autore il quale ha usato una coppia di termini assai corrente senza notare che essa non esprime una vera contrapposizione e si è quindi dimenticato di aggiungere un vero contrario. Occorre però considerare che anche la coppia “fame” e “sete” può esprimere il passagio da una condizione ad un’altra: si può essere affamati senza essere assetati e, in seguito, si può essere assetati senza essere affamati. Pure questo potrebbe dunque essere un esempio del cambiamento perenne che è una caratteristica dell’universo.
31) Ho interpretato “giorno e notte” (日 夜 “rì yè”) come soggetti della frase. Il Legge li interpreta invece come complementi di tempo e pone come soggetto sottinteso i fenomeni indicati in precedenza traducendo : “ day and night they succeed to one another before us”. Non mi pare che ci sia una differenza sostanziale. Anche l’alternanza del giorno e della notte è un esempio classico della contrapposizione tra “yáng” 楊 e “yīn” 陰 .
32) Il saggio dovrebbe accettare come tali i fenomeni che l’intelligenza umana non è in grado di spiegare, senza lasciarsene turbare e senza lasciarsene influenzare nel proprio operato. L’espressione 不 可 入 於 靈 府 (“bù kĕ rù yú líng fŭ”), letteralmente “non possono entrare nei depositi dello spirito”, mi sembra appunto indicare che tali fenomeni dovrebbero rimanere assolutamente estranei alla sfera decisionale di un individuo e totalmente ininfluenti rispetto al suo modo di determinarsi.
33) L’espressione cinese è 與 物 為 春 (“yŭ wù wéi chūn”) che letteralmente significa “fare primavera con le cose”.
34) La disponibilità ad accettare il mondo qual è, adattandosi alle circostanze, anziché cercare di forzarle per imporre la propria visione delle cose, è, secondo la dottrina taoista, la caratteristica fondamentale del saggio.
35) Mĭnzĭ 閔 子 era uno dei nomi con cui era conosciuto Mĭn Sŭn 閔 損, discepolo di Confucio, detto anche Zĭqiā 子 騫.
36) Letteralmente 憂 其 死 (“yōu qí sī”), vale a dire “triste per la sua morte”. Il sovrano che si rattrista per la morte dei sudditi è evidentemente un principe che ha caro il benessere del suo popolo.
37) L’espressione 輕 用 ("qīng yòng") indica in questo caso un comportamento leggero, superficiale. La superficialità va naturalmente intesa come mancata comprensione e applicazione dei princìpi della dottrina taoista, perché, secondo i comuni criteri di giudizio, il duca sembrerebbe essere un sovrano coscienzioso e attivo. Ricordiamo però, ancora una volta, che per il Taoismo il buon sovrano non è semplicemente chi “si dà da fare”, ma chi agisce conformandosi alle leggi della natura.
38) Líng ,duca di Wèi, 衛 靈 公 regnò dal 534 a.C. al 492 a.C.
39) Il testo cinese riprodotto in Wikisource riporta tra parentesi il carattere 脤 (“shèn” “carne cruda offerta in sacrificio”) che figura nel testo originale e lo sostituisce con 脣 (“chún “”labbra”), probabilmente secondo una lettura molto antica, condivisa da tutti i traduttori. 無 脣 (“wú chún” “colui che è senza labbra”) è quindi una persona affetta da un labbro leporino.
40) Huán ,duca di Qí﹐ 齊 桓 公 regnò dal 685 a.C. al 643 a.C.e fu il primo degli Egemoni (霸 王 “bàwáng”).
41) Nella scala di valori del saggio i difetti fisici sono evidentemente la prima cosa da dimenticare.
42) Il testo cinese reca 約 為 膠 (“jĭ wéi jiāo”), letteralmente “considera gli accordi come una colla”. La colla può essere vista, in senso positivo, come ciò che serve a unire insieme elementi diversi per fabbricare oggetti, ma può anche essere vista, in senso negativo, come ciò che tiene legate le cose e ne limita il movimento. Metaforicamente essa rappresenta le limitazioni che le convenzioni sociali impongono all’uomo e che il saggio riesce ad eludere.
43) Anche qui è superfluo rimandare in dettaglio al Dào Dé Jīng. Mi limito a qualche breve citazione:
Cap.III
I saggi reggitori abbiano per regola di riempire le pance e non i cervelli,di rafforzare i muscoli e non la volontà, di tenere il popolo lontano dalla conoscenza e dalle passioni. Non permettano ai filosofi di occuparsi della vita pubblica.
Cap.XLVIII
Chi studia accresce giorno per giorno le proprie conoscenze, chi segue la Via riduce giorno per giorno le proprie passioni.
Cap.LII
Modera l’attività esterna, richiuditi in te stesso, e morirai libero d’affanni. Apriti agli scambi con tutti, occupati degli affari del mondo, e morirai disperato.
Cap. LVII
Più son numerose le prescrizioni e le proibizioni, più il popolo è povero.
Più son numerosi gli strumenti utili, più lo Stato e le famiglie deperiscono.
Più son numerosi gli abili artigiani, più novità deprecabili si vedono in giro.
Più son numerose le leggi ,più cresce il numero dei ladri e dei briganti.
44) L’espressione originale è 不 斲 惡 用 膠 ("bù zhuó è yòng jiāo"), vale a dire: “non taglia (e non assembla), a che gli servirebbe la colla?”. Il senso della frase è senz’altro metaforico.
45) In questa frase si può cogliere un curiosa consonanza con la predicazione evangelica (Matteo 6,24-34):
“Guardate gli uccelli del cielo: non seminano, né mietono, né ammassano nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non contate voi forse più di loro? E chi di voi, per quanto si dia da fare, può aggiungere un’ora sola alla sua vita? E perché vi affannate per il vestito? Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro.”.
46) Gli uomini sono sempre portati a distinguere e valutare (是 非 “shì fēi”), separando il “buono” dal “cattivo”, il “giusto” dall’”ingiusto”, il “bello” dal “brutto”, e così via. Il saggio, che è cosciente dell’unità della natura e dell’arbitrarietà di ogni distinzione, rimane indifferente a queste valutazioni.
47) Huìzĭ 惠 子 ( 380 a.C.-305 a.C. ) fu un filosofo che appartenne alla Scuola dei Nomi (名 家 “míng jiā”) , comparabile sotto certi aspetti al Sofismo della Grecia Classica. Le sue opere non ci sono pervenute, ma alcuni frammenti figurano in altri testi, ad es. nel Zhuāngzĭ, che, al cap.33 “Sotto il Cielo" (天 下 “tiān xià”) riporta i suoi dieci paradossi, che ricordano un po’ i famosi paradossi di Zenone.
48) Per rendere più vivace e più chiaro il dialogo, Zhuāngzĭ fa recitare a Huízĭ la parte dello sprovveduto che intende sempre in senso letterale le parole dell’interlocutore e lo obbliga quindi , ogni volta,a spiegare il suo pensiero.
Ci viene così spiegato chiaramente che il 無 情 人 (“wú qíng rén”), non è l’uomo privo di passioni e di desiderî, il che sarebbe impossibile, bensì l’uomo che sa dominare le proprie passioni e i propri desiderî.
Allo stesso modo ci viene chiarito che 不 益 生 (“bù yì shēng”), letteralmente “non accrescere la vita”, “non migliorare la vita”, non significa “non preoccuparsi di guadagnarsi la vita”, cosa che andrebbe contro ogni buon senso, bensì semplicemente non avere ambizioni personali e non preoccuparsi degli agi materiali.
49) L’espressione 據 槁 梧 (“jù gāo wú”) appare nel contesto di una frase che tende a mettere in evidenza la futilità delle occupazioni cui si dedicano Huízì ed i suoi colleghi della Scuola dei Nomi. Il Wilhelm considera il “ramo secco di sterculia”( 槁 梧 ”gāo wú”) come la materia prima da cui è stato tratto uno strumento musicale e, attribuendo al carattere 據 (“jù”) il senso di “tenere in mano”, traduce: ”Ihr haltet die Zither in der Hand”. Il Watson attribuisce invece al carattere 據 (“jù”) il significato di “base”,”appoggio”e, considerando 槁 梧 ”gāo wú” come un tavolino tratto dal legno di sterculia, traduce “slumping at your desk and dozing”. Nella mia traduzione ho seguito l’interpretazione del Watson, ma non escludo che siano possibili altre letture.
50) Gōngsūn Lóng 公 孫 龍 (325 a.C-250 a.C.), esponente della Scuola dei Nomi (名 家 “míng jiā”) , scrisse un libro ricordato sotto il suo nome, il Gōngsūn Lóngzĭ 公 孫 龍 子 , di cui ci sono giunti alcuni capitoli. In uno di essi figura il famoso ”Dialogo del Cavallo Bianco” (白 馬 論 “bái mă lùn”) in cui si discute la questione se, dal punto di vista logico, ”un cavallo bianco sia un cavallo”. Discussioni di tipo analogo sono svolte in altri capitoli dello stesso libro con riferimento ai concetti di “durezza” (堅 “jiān”) e di “bianchezza” (白 “bái”). Appare evidente che qui Huāngzĭ sta prendendo in giro quei filosofi che, come Huízĭ e Gōngsūn Lóng, invece di riflettere sulla natura dell’universo, sprecano il loro tempo in sofismi ed acrobazie verbali.