Non sono i giovani d’oggi che hanno cominciato ad inviare il proprio curriculum vitae ai potenziali datori di lavoro. Qui di seguito, un curriculum vitae spedito più di duemila anni fa, nel 139 a. C. Il mittente si chiama Dōngfāng Shuò 東方朔. Il destinatario è l’imperatore Wŭdì della dinastia Hàn 漢武帝.
Ho perso quando ero ancora bambino entrambi i genitori e sono cresciuto in casa di mio fratello maggiore. A dodici anni (1) ho imparato a leggere e scrivere e in due anni (2) ho acquisito buone conoscenze di letteratura e di storia. A quattordici anni ho imparato a tirare di scherma. A quindici conoscevo bene “Il Libro delle Odi” e “Il Libro dei Documenti”, duecentoventimila parole in tutto. A diciotto ho studiato i libri di Sūn (3) e di Wú (4) sull’arte della guerra, nonché opere relative alle tattiche militari (5) e alle tecniche di comando (6), per altre duecentoventimila parole, che fanno un totale di quattrocentoquarantamila parole. Ho anche mandato a memoria i detti di Zĭlù. (7)
Ho attualmente ventun anni d’età. Sono alto nove piedi e tre pollici. (8) Ho occhi vivaci, denti sani. (9). Sono coraggioso come Mèng Bēn (10), abile come Qìng Jì (11), onesto come Bào Shū (12) e fedele come Wēi Shēng (13). Mi considero perciò adatto a ricoprire un alto incarico statale e, rischiando la morte (14), attendo rispettosamente la risposta di Vostra Maestà.(15)
NOTE
1) ll testo cinese reca “tredici”, ma, per tutte le indicazioni di età, occorre scalare di un anno perché, come è noto, gli antichi Cinesi calcolavano l’inizio della vita dal momento del concepimento.
2) Ho interpretato l’espressione “tre inverni” (三冬 “sān dōng”) come “periodo compreso in tre inverni”, cioè due anni.
3) A Sūnzĭ 孫子 (nome personale Sūn Wŭ 孫武), generale e letterato, vissuto secondo la tradizione dal 544 a.C.al 496 a.C, viene attribuita la paternità di un famoso libro sull’arte della guerra: “I Metodi Militari del Maestro Sūn”
( 孙子兵法 “sūnzĭ bīngfā”).
4) Il “generale Wú Qǐ (440 a.C.-381 a.C.) scrisse anche lui un celebre trattato d’arte militare intitolato “I Metodi Militari di Wū Qĭ” (吴起兵法 “wúqǐ bīngfǎ”).
5) Ho così tradotto l’espressione 戰陣之具(“zhàn zhèn zhī jù”), letteralmente “arte di disporre le truppe”.
6) Ho così tradotto l’espressione 鉦鼓之教 (“zhēng gǔ zhī jiào”), letteralmente “dottrina dei gong e dei tamburi.” I gong e i tamburi erano gli strumenti usati per dare ordini alle truppe durante le battaglie: i tamburi suonavano l’attacco, i gong comandavano la ritirata.
7) Zhòng Yóu 仲由 , detto Zĭlù 子路, (542 a.C.- 480 a.C.) fu uno dei più noti discepoli di Confucio, protagonista di molti episodi dei Dialoghi e menzionato anche in altre opere della scuola confuciana. Non ci è giunto alcun suo testo scritto, ma è possibile che nei tempi antichi circolassero raccolte di detti a lui attribuiti.
8) La lunghezza del “piede”( 尺 “chĭ”) e del “pollice” (寸 “cùn”) variò notevolmente nelle diverse epoche storiche. Alcuni storici ritengono che in epoca Hàn la misura del “piede” oscillasse tra i 23 cm ed i 24 cm, la misura del “pollice” tra i 2 cm ed i 2,5 cm. Se si accettassero questi valori, Dōngfāng Shuò risulterebbe però straordinariamente alto rispetto alla statura media di quei tempi.
9) Le frasi che figurano nell’originale cinese (目若懸珠,齒若編貝 ” mù ruò xuán zhū, chǐ ruò biān bèi”), letteralmente “occhi come perle oscillanti, denti come file di conchiglie”, sembrano corrispondere, in termini più coloriti, a quello che oggi è detto un “certificato di sana e robusta costituzione”.
10) Méng Bēn 孟賁 fu un famoso guerriero che visse negli ultimi tempi della dinastia Zhōu 周朝 intorno al 300 a.C.
11) Qīng Jì 慶忌, vissuto nel VI° secolo a.C., fu celebre per la sua abilità nelle arti marziali e nella caccia.
12) Bào Shū 鮑叔, fu primo ministro del regno di Qí 齊 durante il Periodo delle Primavere e degli Autunni (VIII°secolo - V° secolo a.C.). Fu noto non solo per la sua saggezza e per la sua intelligenza, ma anche per la sua rettitudine. Chiamò, per esempio, a far parte del suo governo un antico avversario politico perché lo riteneva particolarmente capace ed atto a servire lo Stato.
13) Secondo la leggenda, Wēi Shēng 尾生 aveva dato appuntamento alla sua amata presso il pilastro di un ponte. Mentre aspettava la donna, che era in ritardo, Wēi Shēng si accorse che un’improvvisa piena stava gonfiando le acque del fiume, ma, non volendo mancare alla promessa fatta, non si mosse dal posto in cui si trovava e si strinse al pilastro finché la corrente non lo travolse. La sua figura è diventata simbolo di fedeltà assoluta alla parola data.
14) L’espressione “rischiando la morte” ( 昧死 “mèi sī”) era la clausola di stile con cui si chiudevano tutti gli scritti e i documenti indirizzati all’Imperatore. Essa corrispondeva spesso ad un rischio concreto perché, tenuto conto della spietata lotta di potere che si svolgeva intorno all’Imperatore, i ministri ed i dignitari, proponendo al sovrano una determinata linea politica, mettevano non di rado in gioco la propria testa. È però difficile pensare che si rischiasse la morte per la semplice presentazione di un curriculum vitae.
5) L’originale cinese reca la frase (再拜以聞 “zài bài yǐ wén”), vale a dire “mi inchino ripetutamente in attesa di ricevere una risposta”, che era una delle formule in uso per esprimere un rispettoso saluto.
臣朔少失父母,長養兄嫂。年十三學書,三冬文史足用。十五學擊劍。十六學《詩》、《書》,誦二十二萬言。十九學孫、吳兵法,戰陣之具,鉦鼓之教,亦誦二十二萬言。凡臣朔固已誦四十四萬言。又常服子路之言。臣朔年二十二,長九尺三寸,目若懸珠,齒若編貝,勇若孟賁,捷若慶忌,廉若鮑叔,信若尾生。若此,可以為天子大臣矣。臣朔昧死再拜以聞。
.