Sǔ ShÌ Poesie palindrome
Il tempio del Monte Jīn
Questa composizione di Sū Shì 蘇 軾 ( 1037 d.C-1101 d.C.) è presentata da un internauta cinese come esempio di poesia palindroma o 回 文 詩 (“huí wén shī”).
Una poesia palindroma è quella che mantiene un senso compiuto quale che sia la direzione della lettura, tanto se si va avanti partendo dal primo verso quanto se si torna indietro partendo dall’ultimo verso.
Il colmo dell’artificio, in un sistema alfabetico di scrittura , consiste evidentemente nel riuscire a comporre una poesia che presenti le stesse lettere e quindi un identico significato indipendentemente dalla direzione di lettura. Questo esercizio, data la sua estrema difficoltà, può avere successo soltanto con testi molto brevi.
Può tuttavia intendersi come poesia palindroma anche quella in cui l’opposta direzione di lettura fornisca un risultato diverso, ma comunque coerente ed intelligibile.
È questo il caso delle poesie palindrome cinesi, visto che l’uso estremamente limitato di preposizioni, congiunzioni ed avverbi conferisce al verso cinese quel carattere “vago”che lascia al lettore un ampio margine di interpretazione e rende quindi un po’più facile trovare ad una poesia un significato compiuto anche leggendola in senso contrario.
Con un certo arbitrio, dal momento che sono ben lontano dal padroneggiare le sfumature della lingua cinese, e meno che mai quelle dell’antico linguaggio poetico, ho immaginato che Sū Shì dipinga lo stesso paesaggio in momenti diversi (al tramonto secondo la lettura normale, all’alba secondo la lettura inversa) e da punti di vista differenti (salendo dal mare alla montagna oppure scendendo dalla montagna al mare).
Se,per giungere a questo risultato, ho compiuto qualche forzatura di interpretazione, ne chiedo venia a chi mi legge.
Poesia dedicata al tempio del Monte Jīn
題 金(山) 寺
PRIMA VERSIONE
潮隨暗浪雪山頂,遠浦漁舟釣月明
橋對寺門山徑小,巷當泉眼石波清
迢迢綠樹江天曉,靄靄紅霞晚日晴
遙望四邊雲接水, 碧峰千點數鷗輕
Tí Jīn Shān Sì
cháo suí àn láng xué shān tíng
yuān găo yŭ shŏu diào yuè míng
qiào duì ji mén shān jīng xiāo
xiàng dāng quán yăn shí bō qīng
tiáo tiáo lǜ shù`hé tiān xiăo
ăi ăi hóng măi wăn rì cìng
yáo wàng sī biān yùn jiē shuĭ
bì fēng qián diăn shù ōu qīng
La marea monta. S’increspan di bianco l’onde scure.
Al largo, barche di pescatori sotto la luna.
Un ponte conduce dinanzi alla porta del tempio
donde un sentierino s’inerpica sulla montagna.
All’estremità del vialetto si scorge una roccia
ed ecco apparire una fonte d’acqua cristallina.
Verdi alberi salutan di lontano cielo e fiume.
Il sole del crepuscolo tramonta fra nubi rosa.
All’orizzonte le nuvole toccano l’acqua.
Tra mille picchi azzurri volan leggeri i gabbiani.
SECONDA VERSIONE
輕鷗數點千峰碧,水接雲邊四望遙
晴日晚霞紅靄靄,曉天江樹綠迢迢
清波石眼泉當巷,小徑山門寺對橋
明月釣舟漁浦遠,頂山雪浪暗隨潮
Tí Jīn Shān Sì
qīng ōu shù diăn qián fēng bì
shuĭ jiē yùn biān sī wàng yáo
cìng rì wăn măi hóng ăi ăi
xiăo tiān hé shù lǜ tiáo tiáo
qīng bō shí yăn quăn dāng xiàng
xiao jing shan mén ji duí qiao
míng yuè diào shŏu yŭ găo yuān
tíng shān xuè láng àn suí cháo
Leggeri gabbiani come punti tra mille picchi.
Lungi, dovunque tu guardi, l’acqua tocca le nubi.
Una nebbiolina rosa intorno al sole sereno.
All’alba, cielo e fiume salutano i verdi alberi.
Acqua limpida sulla roccia. La fonte del viale.
Un piccolo sentiero scende giù dalla montagna
e giunge fino al tempio che sorge dinanzi al ponte.
Al chiaro di luna, lontano sul delta del fiume,
si possono scorgere le barche dei pescatori.
Le cime nevose sembran muoversi con la marea.
Un’altra poesia palindroma attribuita a Sῡ Shì è quella intitolata:Poesia palindroma sull’aria del Púsàmán”(1)
迴文菩薩蠻”
Prima Versione
落花閑院春衫薄,
遲日恨依依,
夢回鶯舌弄,
尤便問人羞.
Cadono i petali nel quieto giardino
sul leggero abito primaverile.
Nelle giornate ch’ora si allungano (2)
soffre la bella i tormenti d’amore.
Sul viale sente cantar l’usignuolo
e si ridesta dal mondo dei sogni.
Si vergogna di domandare intorno
se sia arrivata una lettera per lei.
Seconda Versione
薄衫春院閑花落
依依恨日遲。
弄舌鶯回夢
羞人問便尤.
Cadon lenti i boccioli sulla gonnella
nel giardin che s’apre alla primavera.
Tormentata dalle pene d’amore
la bella trova più lunghe le giornate.
Il canto vivace dell’usignuolo
la tira fuori dal mondo dei sogni
e, nonostante la sua timidezza,
chiede se si può inviare una lettera.
1) La melodia intitolata “Púsàmán” è indicata con due differenti grafie: 菩薩蠻 (che significa”i barbari del Bodhisattva”) e 菩薩鬘 ( che significa “l’acconciatura del Bodhisattva”).
Entrambi i termini sembrano riferirsi all’origine di tale melodia.
La “Storia della dinastia Sòng”( 宋史 “sòng shĭ”) ricorda infatti, al capitolo “Cronache della Musica” (樂志 “lèzhì”) che “Púsàmán” era il nome di un “gruppo di danzatori barbari della tribù Nǚ”.( 女弟子舞隊名 “nǚ dìzǐ wǔ duì míng”).
Nella sua “Miscellanea di Dùyáng” (杜陽雜編 “Dùyáng zàbiān”), Sǔ’È 蘇鄂, scrittore dell’epoca Táng, narra quanto segue: “Sotto il regno dell’imperatore Xuānzǒng, negli anni dell’era Dàzhōng, i barbari Nǚ inviarono una ambascieria, i cui membri portavano ricchi gioielli ed alte acconciature. Si facevano chiamare “I Barbari del Bodhisattva”. Ad essi è legata la melodia raccolta dall’Accademia Imperiale della Musica che ha per titolo “La canzone dei Barbari del Bodhisattva”.(唐宣宗大中年間,女蠻國遣使者進貢,她們身上披掛着珠寶,梳着高高的髮髻,號稱菩薩蠻隊,當時教坊因此製成《菩薩蠻曲》”táng xuānzōng dà zhōng niánjiān, nǚ mán guó qiǎn shǐzhě jìngòng, tāmen shēnshang pīguàzhe zhūbǎo, shūzhe gāo gāo de fà jì, hàochēng púsà mán duì, dāngshí jiào fāng yīncǐ zhì chéng “púsà mán qū”.”
Questo testo sembra quindi spiegare l’origine di entrambe le grafie del titolo della melodia.
Fra le canzoni dei barbari doveva figurare anche quella poi conosciuta come “Púsàmán”, che piacque molto all’imperatore Táng Xuānzǒng “唐宣宗 e fu poi utilizzata come “cípài” (詞牌) per la composizione di canzonette da numerosi poeti delle dinastie successive.
2) Il termine 遲日 (“chírì”), letteralmente “i giorni che s’allungano” è un chiaro riferimento alle giornate di primavera.