La dura vita dei soldati nei territori di frontiera fu fonte di ispirazione per molti poeti dell’epoca Táng, fra cui Lĭ Bái 李 白 e Dù Fŭ 杜 甫 . Anche Lĭ Hè 李 賀 tratta questo tema suggestivo nella poesia che segue.
CANTO DELLA FRONTIERA
Il corno dei Tartari ridesta il vento del nord.(1)
Brilla più chiara dell’acqua la Porta dei Rovi (2)
ed il cielo inghiotte il cammino del Lago Azzurro.(3)
Mille miglia di luna sulla Grande Muraglia.(4)
Le gocce di rugiada inzuppano gli stendardi.
Gong di bronzo scandiscono le ore della notte.
Son scaglie di serpi le corazze dei barbari. (5)
Nitriscono i cavalli. Secchi i verdi tumuli.(6)
Nel silenzio d’autunno splendono le Pleiadi.(7)
Lontani tra le sabbie, inquieti in mezzo alle steppe.(8)
Là dove il fiume varca mormorando il confine,
a nord del loro accampamento, finisce il mondo.(9)
NOTE
1) Si sarebbe potuto tradurre il termine 引(“yĭn”) anche con “attira”,”trascina” ”evoca”, ”provoca”, ”suscita”, “porta con sé”. Nella mente dei soldati di guardia alla frontiera il suono dei corni è indissolubilmente legato al pensiero dei gelidi venti settentrionali che soffiano dalla steppa.
2) La Porta dei Rovi 薊門 (“jìmén”) sorgeva al confine della regione chiamata 薊 ("jì"), cioè “boscaglia”, che si estendeva nella parte settentrionale del Hébĕi 河 北, a nord della zona in cui oggi sorge Pechino. Non è evidente per quale motivo il poeta la chiami “più bianca dell’acqua”, forse perché era sovente coperta di neve, forse perché la sabbia portata dai venti del deserto le dava un colore chiaro.
3) L’immagine del cielo che inghiotte la strada è molto suggestiva e dà un’idea delle enormi distanze che dovevano affrontare i soldati inviati a guerreggiare nell’Asia Centrale.
Il termine Qīnghăi 青 海, letteralmente “Il Mare Azzurro”, designa il Kokonor, un grande lago che si trova nella provincia del Qīnghăi sull’altopiano tibetano.
4) Abbiamo quasi l’impressione che il poeta contempli dall’alto con un solo colpo d’occhio tutta l’immensa regione della frontiera, dalla Manciuria al Tibet. Questa visione a volo d’uccello ci ricorda le esperienze sciamaniche che costituiscono un tema frequente della poesia di Lĭ Hè. I primi versi ci descrivono anche con forza ciò che caratterizza la frontiera: gli incontri e gli scontri con i selvaggi, il terreno aspro e desertico, il clima gelido, le distanze infinite.
5) I barbari indossavano armature leggere fatte con lamelle di metallo che ricordavano vagamente le squame dei pesci o le scaglie dei serpenti.
6) Il verso può essere inteso in senso generico. I tumuli che sorgevano nella steppa e che nascondevano le tombe di antichi khan erano ricoperti d’erba. L’aggettivo 白 (“bái”) indica che essi erano divenuti bianchi vuoi perché l’erba era stata nascosta dalla neve durante l’inverno vuoi perché era appassita.
È però verosimile che vi sia qui un riferimento al “verde tumulo”( 青塚 "qīng zhǒng") per antonomasia, quello che ricopriva la tomba della celebre principessa Wáng Zhāojŭn 王 昭 君 a Hohhot (呼 和 浩 特 ”hūhéhàotè") nella Mongolia Interna (內 蒙古 “nèi mĕnggŭ”). Secondo la leggenda, l’erba che ricopriva questo tumulo era sempre verde. Indicando che anche l’erba del “verde tumulo” è appassita il poeta intende esprimere l’idea della desolazione assoluta.
7) L’espressione 旄 頭 (“máo tóu”), che alcuni intendono come “testa irsuta”, si riferisce alla costellazione delle Pleiadi, conosciute come 昴 (“măo”). Il ventiseiesimo volume del “Libro dei Hàn” (漢 書 “hànshū”), intitolato ”Trattato di Astronomia” (天 文 志 “tiān wén zhì”) precisa, al paragrafo 17, che ”le Pleiadi sono dette testa irsuta o anche stelle dei barbari e sono presagio di grande sfortuna”.( 昴 曰 旄 頭 ﹐胡星 也 ﹐為白衣會 “măo yuē máo tóu , hú xīng yĕ, wéi bái yī huì”). Nella credenza popolare la loro apparizione in cielo era segno di una imminente invasione dei barbari.
8) Soggetto implicito del verso sono ovviamente i soldati che presidiano le regioni di frontiera. Un commento cinese della poesia spiega che il termine 席 羈 (“xíjī”), scritto anche 席 箕, equivale a 馬 草 (“măcăo”), letteralmente “l’erba dei cavalli”, e designa un’erba che cresce nelle steppe dell’Asia Centrale. Ho quindi inteso questo termine come una metafora per “steppa”.
9) L’espressione 天應盡 (“tiān yīng jìn”) significa letteralmente “deve finire il cielo”. Al di là dell’ultimo posto di guardia finisce il mondo civilizzato e comincia l’infinita distesa della steppa, regione misteriosa e terrificante abitata da crudeli selvaggi.
塞下曲 sài xià qǔ
胡 角 引 北 風 hú jiǎo yǐn běi fēng
薊 門 白 於 水 jì mén bái yú shuǐ
天 含 青 海 道 tiān hán Qīnghǎi dào
城 頭 月 千 里 chéng toú yuè qiān lǐ
露 下 旗 濛 濛 lù xià qí méng méng
寒 金 鳴 夜 刻 hán jīn míng yè kè
蕃 甲 鎖 蛇 鱗 fān jiǎ suǒ shé lín
馬 嘶 青 塚 白 mǎ sī qīng zhǒng bái
秋 靜 見 旄 頭 qiū jìng jiàn máo tóu
沙 遠 席 羈 愁 shā yuǎn xí jī chóu
帳 北 天 應 盡 zhàng běi tiān yīng jìn
河 聲 出 塞 流 hé shēng chū sài liú