Capitolo I
1.“ Non è piacevole “ domandò il Maestro” studiare e mettere in pratica, ogni tanto, ciò che si è studiato? Non dà soddisfazione ricevere le visite di amici che vengono da lontano? Non è degno di un uomo virtuoso (2) essere ignorato dalla gente e non indignarsene? ”.
2. Yŏu Zĭ (3) osservò: “ Esistono persone che, pur essendo riguardose verso i genitori ed amabili con i fratelli, non ritengono sconveniente disobbedire alle autorità (4), ma non si trova nessuno che rispetti le autorità e non sia, al tempo stesso, un buon cittadino. Il galantuomo ha cura dei princìpi. Se i princìpi sono saldamente stabiliti, la Via può prosperare.(5) Rispetto filiale ed amore fraterno non sono forse le radici di quella virtù che è l’umanità? ”.(6)
3. Il Maestro disse: “ Le belle parole e gli atteggiamenti suadenti raramente caratterizzano un uomo virtuoso ”.
4. Zēng Zĭ (7) disse:“ Nel mio esame di coscienza quotidiano mi soffermo sempre su tre punti: Ho svolto con lealtà gli incarichi che mi sono stati affidati? Sono stato sincero nei rapporti con gli amici? Ho messo in pratica ciò che mi è stato insegnato? ”.
5.Il Maestro osservò: “ Per governare uno Stato di medie dimensioni (8) occorre amministrare con serietà e con onestà (9), moderare le spese, amare il popolo e non sottoporlo a corvées nei periodi inadatti. "(10)
6. Il Maestro disse: “Un giovane, in casa deve rispettare i genitori, fuori casa deve rispettare gli anziani ed i superiori. Deve essere assennato e sincero. Deve essere amico con tutti, ma privilegiare i rapporti con le persone virtuose. Se, dopo aver fatto ciò, gli restano tempo ed energia, li impieghi nello studio.”
7. Zĭ Xià (11) osservò: “ Prendiamo il caso di un uomo che antepone la virtù alle passioni, che si prende cura dei genitori con tutte le sue energie, che si sacrifica senza riserve per il proprio sovrano, che è sincero nei rapporti con gli amici. Se mi obietterete: ' Non è una persona colta ! ', io vi risponderò che vi sbagliate: 'Lo è ! '. "
8. Il Maestro disse: " Un uomo istruito che non si comporti con serietà non sarà rispettato. Avrà pur studiato, ma non è una persona solida ed affidabile. Fondate i vostri comportamenti sulla lealtà e sulla sincerità. Non coltivate amicizie inadeguate. Se avete un difetto, non esitate a correggervi. "
9. Zēng Zĭ disse: " Celebrate con decoro i funerali, non dimenticate di fare sacrifici agli antenati ed il popolo ridiventerà virtuoso.”
10. Zĭ Qín domandò a Zĭ Gòng (12): “Quando il Maestro si reca in un altro Stato riceve invariabilmente ampie informazioni sul governo del paese. Le chiede o gli vengono fornite spontaneamente? ”.
Zĭ Gòng rispose: “ Il Maestro è così dolce, amabile, rispettoso, modesto, accomodante che le informazioni gli vengono fornite senza difficoltà. Il modo in cui il Maestro si procura le informazioni non è ben diverso da quello degli altri? ”.
11. Il Maestro disse: “ Quando il padre è in vita occorre valutare le intenzioni di un uomo, dopo la morte del padre occorre valutarne il comportamento. Se, durante i tre anni di lutto, non si allontana da ciò che il padre aveva disposto, si può dire che dimostra rispetto filiale."
12. Yŏu Zĭ osservò: “Nella pratica dei riti ciò che si deve particolarmente apprezzare è l’armonia, la più bella delle eredità che ci sono state trasmesse dagli antichi sovrani. Dobbiamo ispirarci ad essa tanto nelle piccole faccende quanto nelle grandi, ma occorre esercitarla sempre nell’ambito dei riti. Coltivare l’armonia indipendentemente dai riti è una cosa che non va bene. " (13)
13. Yŏu Zĭ disse: “ La sincerità è come la giustizia che attribuisce ad ogni parola un solo significato. Il comportamento rispettoso è come il rito, che tiene lontani vergogna e discredito. Chi non trascura i legami con la propria famiglia è degno di onore ”. (14)
14 Il Maestro dichiarò: “ Se un uomo perbene mangia senza ingordigia e non cerca di avere in casa sua tutte le comodità, è rapido nell’agire, lento nel parlare ed approfitta della compagnia delle persone virtuose per correggere i propri difetti, allora di lui si può dire che è uno cui piace imparare ”.
15. Zĭ Gòng domandò al Maestro: “ Che cosa ne pensi del proverbio che dice ’ Si può essere poveri con dignità e ricchi senza arroganza ' ”. Il Maestro rispose: “È un bel proverbio. Ma è ancor meglio questo:' Anche i poveri possono essere felici ed anche i ricchi possono essere cortesi'. "
Allora Gòng osservò: “ Nel Libro delle Odi si legge: “tagliato e limato, cesellato e smerigliato ”(15) Mi pare che questi versi esprimano bene ciò che tu hai voluto dire ”.
Il Maestro esclamò: “ Con uno come te, Cì , si può finalmente cominciare a parlare delle Odi. Ti ho fornito una premessa e tu hai saputo trarne le conseguenze.” (16)
16. Il Maestro disse: “ Io non mi rattristerei di non essere conosciuto dagli altri. Mi rammaricherei piuttosto di non conoscerli.”
NOTE
1) I “Dialoghi” ( 論 語 “lún yŭ”) sono una raccolta di pensieri, espressi di solito in forma dialogica, attribuiti a Confucio 孔 夫 子 (551 a.C.-479 a.C.) ed ai suoi discepoli. Essi furono compilati, probabilmente da più autori, nei decenni successivi alla morte del filosofo.
2) Come si deve tradurre il termine 君 子 (“jūn zĭ”) che incontriamo qui per la prima volta? Con esso Confucio ha inteso indicare l’uomo che, grazie alle sue doti morali ed intellettuali, costituisce un modello per la società, modello che per gli Elleni era l’” (ảνήρ) καλὸς κἀγαθός “, per i Romani il “vir bonus dicendi peritus”, per il Rinascimento il “gentiluomo”, per i Francesi del “Siècle d’Or” l’”honnête homme”, per il nostro Ottocento il “galantuomo”, per il nostro Codice Civile, seppure in un ambito più modesto e circoscritto, il “buon padre di famiglia”. Secondo l’angolazione da cui lo si guarda, questo modello può presentarsi di volta in volta sotto aspetti diversi: l’uomo virtuoso, il saggio, lo studioso, il buon politico, l’amministratore onesto, etc. Ho perciò scelto di tradurre questo termine con parole diverse secondo l’aspetto che ogni volta l’autore ha voluto porre particolarmente in rilievo.
3) Yŏu Ruò 有 若, detto Zĭ Ruò 子 若, fu uno dei più autorevoli discepoli di Confucio. Secondo la tradizione, Confucio fu seguito ed ascoltato da più di tremila persone, ma egli stesso riconobbe ( se si accetta quanto affermato dallo storico Sīmă Qiān 司 馬 遷 nei Shĭjì 史 記 ) che solo una settantina di costoro si dimostrarono capaci di comprendere il suo insegnamento. I discepoli più eminenti, che trasmisero alle generazioni successive il pensiero di Confucio, furono onorati anch’essi con il titolo di. 子 (“zĭ”, “maestro”).
4) Questa osservazione può essere ritenuta ancor oggi di grande attualità. La morale, infatti, non può operare a compartimenti stagni. Non si può essere uomini virtuosi se non si è anche buoni cittadini. Chi è rispettoso ed obbediente nei confronti dei genitori e dei fratelli maggiori, sincero, onesto e leale nei rapporti con gli amici, ma ritiene lecite frode, malafede e disobbedienza nei confronti delle autorità è virtuoso a metà, cioè non lo è affatto.
5) Il termine 道 (“dào”, ”via”) è usato dalla filosofia cinese per indicare il cammino di crescita spirituale ed intellettuale che ciascuno può compiere ispirandosi ad alcuni princìpi fondamentali di condotta.
6) I princìpi fondamentali, di cui ne sono qui ricordati due ( il rispetto per i genitori e la deferenza per i fratelli maggiori) si desumono secondo Confucio dai cinque tipi di rapporti che costituiscono l’ossatura di ogni società ( padri-figli, fratelli maggiori-fratelli minori, marito-moglie, superiore-inferiore, amico più anziano-amico meno anziano ). Essi non funzionano però in modo unilaterale. In ciascuno dei rapporti summenzionati, il rispetto dovuto all’elemento più autorevole della coppia è controbilanciato dall’amore e dalla sollecitudine che egli deve dimostrare nei confronti dell’altro.
7) Zēng Shēn 曾 參, uno dei più eminenti discepoli di Confucio, è ritenuto l’autore di almeno una parte del 大 學 ( “dà xué”, “il grande insegnamento”), uno dei quattro libri canonici del Confucianesimo.
8) Confucio distingue gli Stati secondo la loro forza militare: una “media potenza” può schierare mille carri da guerra ( 千 乘 “qiān chéng” ), una “grande potenza può schierarne diecimila ( 萬 乘 “wàn chéng”). I criteri del buon governo rimangono però identici indipendentemente dalle dimensioni e dall’importanza dei singoli Stati.
9) I termini originali sono 敬 ( “jìng”, ”rispetto” ) e 信 ( “xīn”, “sincerità” ).
10) Se volessimo attribuire a quest’ultima frase un significato più generale, svincolato dal riferimento ad una precisa epoca storica, potremmo scrivere “ fare le cose giuste al momento giusto”. Le“corvées” erano i servizi gratuiti che i sudditi, in particolare i contadini, dovevano fornire nell’interesse dello Stato ( ad es. prestazioni di lavoro per la costruzione di strade, dighe, fortificazioni ). Un governante avveduto si guardava bene dal lanciare grandi lavori pubblici o dall’intraprendere una spedizione militare nel periodo della semina o della mietitura, perché una stagione agricola andata a male significava fame e carestia.
11) Zĭ Xià 子 夏 è il nome di cortesia di Bŭ Shāng 卜 商, un altro discepolo di Confucio, che non è tuttavia considerato particolarmente brillante.
12) Duānmù Cì 端 木 賜, detto Zĭ Gòng 子 貢, compare in numerosi passi dei Dialoghi ed è ricordato come persona brillante, ma presuntuosa, che il Maestro dovette più volte rimettere in riga. Seppe però riconoscere il valore di Confucio. Pregato di dare un giudizio sul Maestro , rispose così: “ Ho sempre avuto il cielo sulla testa, ma non saprei dire quanto sia alto, ed ho sempre avuto la terra sotto i piedi, ma non saprei dire quanto sia spessa. Per me l’insegnamento del Maestro è come l’acqua del fiume: se ho sete prendo un recipiente e ne raccolgo quanta mi serve, ma non saprei dire quanto sia profonda”.
Chén Kàng 陳 亢, detto Zĭ Qín 子 禽, è invece un personaggio minore.
(13) L’armonia è – secondo me– la perfezione dei riti tramandati dalla tradizione. Le parole solenni, i gesti ieratici, gli addobbi lussuosi, le vesti magnifiche, la musica esaltante creano un insieme in cui ciascun dettaglio si combina a meraviglia con gli altri per emozionare ed affascinare lo spettatore. I Dialoghi ritengono però indispensabile precisare che la bellezza delle cerimonie non è fine a se stessa e che coloro i quali ne apprezzano l’armonia come un fatto puramente estetico sono sulla cattiva strada. Le cerimonie hanno infatti un senso soltanto nell’ambito dei riti, cioè come celebrazione ed evocazione dei valori fondamentali su cui si fonda la società. L’idea espressa in questo brano non appare in fondo diversa da quella che sta alla base della splendida descrizione delle cerimonie cattoliche offertaci da Chateaubriand nella sua opera “Le Génie du Christianisme”.
(14) Sono sintetizzati in questo brano i valori fondamentali del confucianesimo: la sincerità, il rispetto dei superiori ed il senso della famiglia.
(15) I versi citati sono tratti dalla poesia “ I recessi del Fiume Qí " ( 淇 奧 “Qí ào”) , Libro delle Odi ( 詩 經 “shījīng” ), Canti degli Stati ( 國 風 “guófēng” ), Canti di Wèi ( 衛 風 “Wèifeng”), in cui è lodato un principe “ tagliato e limato “ (come l’avorio) “cesellato e smerigliato " (come la giada).
(16) Confucio afferma qui che con Gòng si può finalmente discutere delle Odi perché questi ha dimostrato di possedere la capacità di ragionamento indispensabile per cogliere il significato, non sempre evidente, di un’opera così difficile.
Riflettendo sul significato del proverbio citato da Confucio ( i poveri dovrebbero saper vivere la loro situazione non solo con dignità, ma addirittura con serenità, i ricchi dovrebbero saper godere della loro ricchezza non solo senza arroganza, ma addirittura mostrandosi cortesi), Gòng si è infatti reso conto del fatto che questa esigenza di perfezionamento spirituale è la stessa che viene implicitamente enunciata dai versi del Libro delle Odi.