Nella primavera del 766 d.C. una terribile siccità, che si prolungò per tutta l’estate (1), colpì gran parte del territorio cinese.
Gli abitanti della regione delle Tre Gole 三 峡 (“sān xiá”) sul fiume Yiángzĭjāng 扬 子 江 ricorsero allora, per ottenere la pioggia, ad un metodo molto antico, ma di dubbia efficacia: l’incendio dei boschi. (2)
Dù Fŭ 杜 甫, il quale si trovava a Kuízhōu 夔 州, nella zona delle Tre Gole, scrisse, in quella circostanza, una poesia intitolata “Fuoco” 火, che riportiamo qui di seguito.
In tale poesia egli osserva che “è d’antico uso scottare i draghi dell’acqua perché, spaventati, mandino giù la pioggia” (舊 俗 燒 蛟 龍, 驚 惶 致 雷 雨 “jiùsú shāo jiāolóng jīnghuáng zhì léi yŭ”). (3)
Il poeta contesta tale usanza, ma non motiva le sue critiche partendo, come si farebbe oggi, dall’affermazione che non esiste alcuna prova scientifica dell’esistenza dei draghi, né, tantomeno, della loro influenza sulle precipitazioni amosferiche.
Egli non mette affatto in dubbio le credenze della sua epoca, ma ritiene vana e controproducente qualsiasi azione violenta che miri a forzare il comportamento dei draghi, visto che essa non solo è una mancanza di rispetto verso questi esseri sovrannaturali degni di venerazione, ma per di più li irrita senza poterli in alcun modo sottomettere alla volontà umana.
Dù Fŭ, come risulta da altre sue poesie , è invece favorevole a metodi diversi, quali la tradizionale “danza della pioggia”. (4)
Il pregio della lirica non sta tuttavia nella discussione “dottrinale”, bensì nella vivida descrizione del paesaggio sconvolto dagli incendi.
FUOCO
Vive fiamme divampano sui monti di Chŭ (5)
Così si lotta contro la grande siccità.
È d’antico uso scottare i draghi dell’acqua (6)
perché, spaventati, mandino giù la pioggia.
Esplodono le gole (7), urlano gli spiriti .(8)
Si dissolve la fredda bruma delle cime.
Arde rosseggiante il dorso delle montagne.9)
Tizzoni roventi cadon giù dagli alberi. (10)
Ribollono gorgogliando cento sorgenti (11)
che sgorgavano tutte dai tempi dei tempi.(12)
I verdi boschi sono ridotti in cenere
ma non ci son nuvole che rechino pioggia.
Violenti bagliori illuminano la notte.
Brillano nel cielo Bovaro e Tessitrice. (13)
Si levan nel vento enormi lingue di fuoco.
Colonne di fumo s’alzano accanto alle barche.(14)
Terribile! Come se ardesse il monte Kúnlún.(15)
Un immenso chiarore illumina le isole.
Si diffonde un odore di carne bruciata, (16)
si innalza un clamore che ricorda il ruggito
di una tigre selvaggia presa in trappola.
Ma la sacra creatura (17) vola già in alto.
Di lassù non scorge più la terra e le rocce.
Perché mai ricorrete ad insulti e minacce
e vi avvicinate ai limiti dello scherno? (18)
Perché mai temete il cruccio dei notabili (19)
che trascurano del tutto i loro doveri?
Voi cacciate chi può risolvere il problema (20)
e il fuoco rischia di raggiungere le case.
Giaccio in sudore nel padiglione sul fiume,
respirando a fatica anche se è notte fonda.(21)
NOTE
1) Secondo il “Vecchio Libro dei Táng”(舊 唐 書 “jiù táng shū”) “solo nel sesto mese lunare cominciò a piovere” (cfr.vol.11 – 283).
2) Risulta dalle fonti storiche disponibili che questo metodo era praticato da tempo immemorabile.
Il “Libro di Shénnóng sull’invocazione della pioggia”(神 農 求 雨 書 ,“shénnóng qiú yŭ shū”), di cui l’enciclopedia Táng intitolata “Collezione di testi letterari classificati per categorie”(藝 文 類 聚 “yìwén lèijù”) riporta, al volume 100, paragrafo 15, alcuni passi, che sono gli unici giunti sino a noi, suggerisce,quando gli altri sistemi utilizzati per impetrare la pioggia non danno risultati, di “ammucchiare legna secca in cima alle montagne e bruciarla al suono dei tamburi”.
Secondo il “Commentario al Classico dell’Acqua (水 經 注 “shuĭ jīng zhù”), opera di geografia compilata nel V° secolo d.C., le ceneri degli alberi bruciati vanno gettate nella Sorgente degli Spiriti (神 淵 “shén yuān”) sotto la Roccia del Sale Bianco (白 鹽 崖 “bái yán yá”).
Wáng Sìshì 王 嗣 奭 (1566-1648),erudito dell’epoca Míng 明 朝 , che compose una vasta opera intitolata ”Il pensiero di Dù Fŭ” (杜 臆 “dù yì”), nella parte relativa ai luoghi famosi che compaiono nelle poesie di quest’ultimo (名 胜 志 “míng shèng zhì”) , scrive: ”Tra le gole fluviali, ci sono in particolare le Tre Gole del Fiume Azzurro, che si stendono per un tratto di circa quindici chilometri.... Sulle alture della riva settentrionale si trova la Sorgente degli Spiriti. A nord della sorgente s’innalza la Roccia del Sale Bianco, alta più di tremila metri. Quando infuria la siccità, danno fuoco ai boschi e gettano le ceneri ancor calde nella Sorgente degli Spiriti per far cadere la pioggia. Inoltre, nella contea di Chángqùyí c’è uno spirito dell’acqua che ha sede in un laghetto di montagna.Durante i periodi di siccità, battono i tamburi intorno a questo laghetto per invocare la pioggia...”.
La Roccia del Sale Bianco sorge presso Fèngjié 奉 节 nel Sìchuān 四 川 , lungo il corso del Fiume Azzurro.
3) La logica di questa pratica era la seguente: bruciando i boschi intorno alle sorgenti di montagna o gettando in esse ceneri ancora calde, si terrorizzavano i draghi dell’acqua nascosti nelle vicine grotte, che, per paura di scottarsi, abbandonavano i loro rifugi e, volando nel cielo, facevano cadere la pioggia. Il rullo continuo ed ossessivo dei tamburi, che accompagnava gli incendi, aveva lo scopo di accrescere lo spavento dei draghi e di aumentare così l’efficacia del metodo.
Per capire il ragionamento sottostante occorre ricordare che, nella mitologia cinese, i tuoni annunciatori della pioggia non erano altro che i ruggiti dei draghi che volavano nel cielo. Un sistema infallibile per ottenere la pioggia era dunque quello di costringere i draghi ad alzarsi in volo.
4) In un’altra poesia di Dù Fu ,intitolata “Tuono” 雷 (“léi”), leggiamo:”Nei feudi intorno alla capitale si effettua la danza della pioggia, nella zona delle Gole si ode solo il rullo dei tamburi”. (封 內 必 舞 雩, 峽 中 喧 擊 鼓 ”fēng nèi bì wŭ yú xià zhōng xuān jī gŭ).
La “danza della pioggia” 舞 雩 (“wúyú” letteralmente “danza, sacrificio e preghiera per invocare la pioggia”) era un antichissimo rituale propiziatorio a cui si faceva ricorso in caso di prolungata siccità. Essa era eseguita dagli stregoni (巫 “wū”) ,ai quali veniva riconosciuto un ruolo di intermediari tra gli uomini e gli spiriti che controllavano la pioggia. Gli stregoni dovevano danzare incessantemente su una pedana situata in mezzo ad un cerchio di fuoco finché la loro abbondante sudorazione non producesse, per una sorta di effetto mimetico, la caduta delle gocce di pioggia. La piattaforma per la danza è citata in molti antichi testi, fra cui “I Dialoghi di Confucio” 論 語 (“lùnyŭ”),11.26.
5) La regione delle Tre Gole aveva fatto parte, a suo tempo, dell’antico regno di Chŭ (楚 国 “ chŭ guó”).
6) Il termine 蛟 龍 (“jiāo lóng”) designa i “draghi dell’acqua”, animali mitici che vivevano, secondo le credenze popolari, in grotte situate presso fiumi, laghi e sorgenti e che avevano il potere di provocare la pioggia.
7) Le “profonde valli” (嵌 “qiàn”) della montagna sembrano esplodere per la violenza del fuoco che fa scoppiare gli alberi. Un 嵌 岩 (“qiàn yán”) ha, secondo la “Collezione di rime antiche e moderne”( 古 今 韵 会 举 要 “gŭ jīn yùn huì jŭ yào”) , pubblicata verso la fine del XIII° secolo d.C., ”l’apparenza di un angusto passaggio di montagna” ( 山 险 貌 “shān xiăn mào”) e può quindi essere inteso come ,”vallone”,”gola” “stretta”.
8) I “chī” ( 魑 ) e i “mèi” ( 魅 ), menzionati nelle “Memorie Storiche” (史 記 ”shĭ jì”) di Sīmă Qiān 司 馬 遷 erano gli spiriti delle montagne e dei boschi. Avevano una testa umana su corpi rispettivamente di tigre e di cinghiale.
9) L’originale cinese reca l’espressione 陰 昈 (“yīn hù”). Nel “commento di Shào” (邵 注 “shào zhù”) il termine 陰 (“yīn”) è spiegato come “il dorso delle montagne” (山 背 “shān bèi”). Al termine 昈 (“hù”) i dizionari on line attribuiscono il significato di 红 光 (“hóng guāng”= “luce rosseggiante”) o di 红 色 光 纹 (“hóng sè guāng wén= striscia luminosa di color rosso”).
10) Le difficoltà d’interpretazione di questo verso nascono dal termine 羅 (“luó”), che indicava in origine una rete di seta a maglie molto strette usata per catturare gli uccelli. L’espressione羅 落 (“luó luò”) letteralmente “cadono le reti”, potrebbe essere intesa nel senso che il fuoco distrugge e fa cadere a terra le reti stese fra i rami degli alberi dai cacciatori , ma una simile immagine è un po’ fiacca e stride con il resto della poesia. Sembra quindi più logico pensare che il poeta intenda paragonare lo strato di faville, braci e ceneri che si deposita sulle sorgenti e le fa ribollire ad una specie di sottile rete lanciata dall’alto.
11) La cifra “cento” (“百 “băi”) è spesso usata in cinese per indicare un gran numero di cose o di persone. Si vedano ad es. le espressioni: 百 家 姓 (“băi jiā xìng”)= i cognomi delle famiglie cinesi; 諸 子 百 家 (“zhūzĭ băi jiā”)= le scuole filosofiche del periodo degli Stati Combattenti; 百 花 运 动(“băi huā yùndòng)= la Campagna dei Cento Fiori.
12) L’espressione (萬 古 “wàn gŭ“), di uso letterario, significa “attraverso i tempi”, “dalla più remota antichità”.
13) Questo verso ci induce a pensare che nella Cina sudoccidentale la siccità del 766 d.C. si sia protratta sino al settimo mese lunare, visto che le stelle conosciute come il Bovaro (牛 郎 “niúláng”) e la Tessitrice (織 女 ”zhīnǚ”) sono al centro della grande festa popolare che si svolge il settimo giorno di tale mese. Il riferimento al settimo mese lunare è confermato nel testo originale dal termine “nuovo autunno” (新 秋 “xīn qiū”) con cui viene spesso designato questo mese. L’espressione “in cielo”, cui ho fatto ricorso per ragioni di metrica, dovrebbe quindi a rigore leggersi “nel cielo del nuovo autunno”.
14) L’espressione 河 棹 (“hé zhào”), che significa “i remi del fiume” è qui usata per indicare le “barche” ormeggiate in riva al fiume. Il “Commento scritto con l’inchiostro rosso” (朱 注 “zhūzhù”) osserva che tale espressione indica ”le barche fabbricate dal clan Cài sul fiume Hàn”.Una lettura erronea (河 漢 “hé hàn”= “il fiume Hàn del cielo”, vale a dire la “Via Lattea”) ha indotto alcuni a tradurre: “nuvole di fumo si innalzano sino alle stelle” (cfr. la traduzione riportata in ”Elegies for the Empire.The Poetics of Memory in the late Work of Du Fu”, tesi di laurea presentata nel 2013 da Gregory M.Patterson alla Columbia University: ”and pillars of smoke shoot up to the River of Stars”).
15) I Monti Kūnlún 崑 崙 si stendono, per una lunghezza di oltre 3.000 chilometri dall’altopiano del Tibet alle pianure della Cina settentrionale. Secondo la dottrina taoista, ospitano il paradiso.
Con questo paragone Dù Fŭ intende sottolineare quanto sia spaventoso, e al tempo stesso affascinante, lo spettacolo delle rive del Fiume Azzurro avvolte in un mare di fiamme.
16) L’incendio dei boschi provoca la strage della selvaggina.Il puzzo di carne bruciata ammorba l’aria. Dù Fŭ sceglie a personificazione dei diversi tipi d’animali una sola specie: il serpente (長 蛇 “cháng shé”).
17) La “sacra creatura” (神 物 “shén wù”) è il “drago della pioggia”( 蛟 龍“ jiāo lóng”), essere sovrannaturale che merita, secondo il poeta, rispetto e venerazione.
18) Il termine 侮 (“wŭ”) viene tradotto dai dizionari con “insulto”, “scherno”, “disgrazia”. Per una persona attenta ai riti e al rispetto della religione come Dù Fŭ l’incendio dei boschi è un atto indecoroso e quasi blasfemo.
19) Ai tempi della dinastia Hàn 漢 朝 erano chiamati 長 吏(“zhănglì”), i funzionari pubblici che percepivano uno stipendio annuo superiore a 600 石 “dàn”.( Poiché il “dàn” era una misura tradizionale di peso che corrispondeva a 60,49 chili di grano, uno stipendio di 600 “dàn” equivaleva al valore commerciale di oltre 360 quintali di grano). Nella poesia di Dù Fŭ questo termine assume il senso generico di “notabili” o “anziani”. In pratica, il poeta incita gli abitanti di Kuízhòu a non accettare supinamente le decisioni prese da autorità che, in questo caso, sembrano mancare chiaramente ai propri doveri e non avere alcuna idea di quale sia il bene del popolo.
20) Il verbo 撲 滅 (“pūmiè”) che significa “distruggere”, ”estinguere” va qui inteso come “risolvere il problema”,”far sparire la siccità”. Se si considera che uno dei suoi significati è anche “estinguere un incendio” si può pure ritenere che Dù Fŭ abbia voluto ironizzare sul comportamento ridicolo di chi appicca incendi per provocare la pioggia senza pensare che il fuoco allontana proprio quegli esseri che possono portare la pioggia e spegnere gli incendi, cioè i draghi dell’acqua.
21) Letteralmente il verso dice : “L’aria (o il respiro) è come un filo nel pieno della notte” (更 深 氣 如 縷 “gēng shēn qì rú lŭ”). L’espressione descrive bene la sensazione angosciosa da cui non ci si riesce a liberare neppure a notte fonda, poiché quel minimo di frescura che potrebbe essere offerto dall’oscurità e dalla vicinanza del fiume è completamente annullato dal calore torrido degli incendi che divampano nei dintorni.
火
楚山經月火,大旱則斯舉。舊俗燒蛟龍,驚惶致雷雨
爆嵌魑魅泣,崩凍嵐陰昈. 羅落沸百泓,根源皆萬古
青林一灰燼,雲氣無處所。入夜殊赫然,新秋照牛女
風吹巨焰作,河棹騰煙柱。勢俗焚昆侖,光彌焮洲渚
腥至焦長蛇,聲吼纏猛虎。神物已高飛,不見石與土
爾寧要謗讟,憑此近熒侮。薄關長吏憂,甚昧至精主
遠遷誰撲滅,將恐及環堵。流汗臥江亭,更深氣如縷
huŏ
chŭ shān jīng míng huŏ dà hàn zé sī jŭ
jiù sū shāo jiāo lóng jīng huáng zhì léi yŭ
bào qiàn chī mèi qì bēng dòng lán yīn hù
luó luò fèi băi hóng gēn yuán jié wàn gŭ
qīng lín yī huī jìn suŏ yún qì wú chù
rù yè shū hé rán xīn qiū zhào niú nǚ
fēng chuí jù yàn zuò hé zhào téng yān zhŭ
shío sú fén kún lún guāng mí xīn zhōu zhŭ
ĕr níng yāo bàng dú píng cì jìn yīn wŭ
báo guān zhăng lì yōu shén mèi zhì jīng zhŭ
yuăn qiān shéi pŭ mié jiāng kŏng jí huán dŭ
liú hàn wò jiāng tíng gēng shēng qì rú lŭ
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