Méi Yáochén 梅 尧 臣 (1002 d.C – 1060 d.C.) , letterato dell’epoca Sòng, non ebbe paura di affrontare, nella sua opera, anche temi generalmente considerati poco “poetici”.
Abbiamo già visto che scrisse, tra l’altro, una poesia sui pidocchi. La composizione che segue è invece dedicata alle rane.
LE RANE
Le rane dello stagno guardano
con occhi di sfida, (1)
mentre tutt’intorno brulicano
masse di girini. (2)
Sanno come far sì ch’un sovrano
gli mostri rispetto, (3)
sanno imitar la musica
di flauti e temburi. (4)
Erano uno dei piatti tipici
della gente di Yuè,(5)
ma neppure gli abitanti di Qín
le disdegnavano. (6)
Chissà in che modo s’arrampicano
sulla chiara luna, (7)
contando soltanto sulle loro
fragili zampette. (8)
NOTE
1) Gli occhi brillanti e sporgenti delle rane possono dare l’impressione che questi animaletti si guardino intorno con un atteggiamento di sfida.
2) L’espressione 縱橫 (“zhōng hèng”) vale a dire “ su e giù”, “in senso orizzontale e in senso verticale”, rende bene l’idea del brulichIo dei girini, che si muovono disordinatamente in tutte le direzioni.
3) Una leggenda riportata nel “Maestro Hàn Fēi”, opera filosofica del IV° secolo a.C. ( 韩非子 “hànfēizĭ”), capitolo 30, intitolato “Discorso sulle risorse interne” ( 內儲說上” nèi chǔ shuō shàng”), parte prima, paragrafi 6, 49 e 50, vuole che Gōujiàn 句踐, il quale fu re di Yuè 越國 dal 496 a.C. al 465 a.C., desiderando arruolare uomini coraggiosi per far guerra al regno di Wú 吳國, si inchinasse rispettosamente dinanzi ad una rana che lo guardava con fiero cipiglio, intendendo così far capire che avrebbe trattato con grande onore chiunque fosse così ardito da schierarsi al suo fianco nel conflitto che stava per cominciare.
La storia è brevemente menzionata anche in un’opera del IV° secolo d.C., il ”Maestro che predilige la semplicità”( “bàopῡzĭ” 抱朴子), seconda parte, cap.39, intitolato “Larghi esempî” (“guăngpì” 廣譬 ), par. 19, in cui si legge che “Gōujiàn si inchinò dinanzi ad una rana dallo sguardo fiero” (句践曲躬于怒蛙 “gōujiàn qῡ gōng yú nù wā”).
4) Il poeta paragona qui - con una certa libertà – il gracidare delle rane al suono solenne dei flauti e dei tamburi.
5) Le rane erano una specialità culinaria di Yuè.
Si legge nel “Bàopῡzĭ” 抱朴子, seconda parte, cap.9, intitolato “Norme per i funzionari”(“guānlĭ” 官理), par. 2, che “la gente di Yuè trascura le otto leccornie ed ama mangiare le rane”( 越人棄八珍而甘蛙黽 “yuè rén qì bā zhēn ér gān wā miǎn”).
Il volume 483 della “Grande raccolta dell’era della Grande Pace” ( 太平广记 “tàipíng guǎngjì”), opera pubblicata nel 981 d.C., riferisce che nelle “Notizie sui Chǔ Meridionali”( 南楚新闻 “nán chǔ xīnwén”) di Yù Chíshū 尉迟枢, pubblicate verso la fine dell’epoca Táng, si leggeva quanto segue:
”Alle tribù Yuè piace mangiare le rane, che sono il piatto preferito in occasione dei banchetti. Esse vengono bollite in una zuppa di germogli di bambù”.(唐末尉迟枢《南楚新闻》言:“百越人好食虾蟆,凡有筵会,斯为上味 ... 又或先汤内安笋笴,后投蛙 “táng mò yù chíshū “nán chǔ xīnwén” yán:“bǎi yuè rén hǎo shí há má, fán yǒu yán huì, sī wéi shàng wèi... yòu huò xiān tāng nèi ān sǔn gǎn, hòu tóu wā”).
6) Il regno di Qín 秦國 era uno dei regni che esistevano in Cina all’epoca dei Sette Stati Combattenti ( 戰國七雄 “zhàn guó qī xiōng”).
Secondo l’enciclopedia Băidù Băikē 百度百科 ,“uno storico della dinastia dei Hàn orientali ha scritto nella “Biografia di Dōngfāngshuò ( 東方朔傳”dōngfāngshuò zhuán”) che ”nei fiumi e negli stagni di Cháng’Ān si trovano molti pesci e molte rane” e che “di consequenza la zona è adatta a nutrire numerosi abitanti”(东汉历史学家在《东方朔传》提到:长安水多蛙鱼,得以家给人足 “cháng'ān shuǐ duō wā yú, déyǐ jiā jǐ rén zú. “)
Se ne deduce indirettamente che anche gli abitanti del regno di Qín, nel cui territorio è situata Cháng’Ān, mangiavano rane.
7) L’enciclopedia Băidù Băikē 百度百科 spiega così l’antichissimo mito del rospo che abiterebbe la luna:
“In tempi lontanissimi, l’immortale arciere Yì abbattè a colpi di freccia 9 dei 10 soli che, con il calore dei loro raggi, stavano trasformando la terra in un deserto.
L'Imperatore Celeste, che era il padre dei soli uccisi, cacciò allora dal Cielo Yì e sua moglie Cháng’é e li esiliò sulla terra.
Yì si rivolse alla Regina Madre dell’Occidente, una dea che possedeva il farmaco dell’immortalità, e le chiese di dargli questa medicina affinché lui e sua moglie potessero ridiventare immortali.
La Regina Madre dell’Occidente gli rispose che le era rimasta una sola pillola di tale medicina, ma che si trattava di una dose sufficiente per due persone.
Yi tornò da sua moglie con la pillola dell’immortalità e i due decisero di consumarla insieme nel loro anniversario di matrimonio.
Tuttavia, un giorno, mentre Yi era a caccia, Cháng’é non poté resistere alla tentazione e inghiottì da sola tutta la dose della medicina.
Ritornata immortale, volò verso il cielo, ma temendo di essere male accolta alla Corte Celeste, decise di rifugiarsi nel Palazzo della Luna. Lì, dopo lunghi secoli di rimpianto e di solitudine, si trasformò in un rospo.”
8) Il testo cinese reca il carattere 誇 (“kuā”), che significa letteralmente “vantarsi”, al quale ho attribuito, nella mia traduzione, il significato un po’diverso di “usare”, “sfruttare”, "servirsi di".
蛙
陂蛙怒目生,科斗亦纵横。
自得君王揖,能为鼓吹声。
越人尝入馔,秦客不须惊。
谁解缘明月,徒夸两股轻。
Wā
bēi wā nùmù shēng, kē dòu yì zònghéng.
zìdé jūnwáng yī, néng wéi gǔchuī shēng.
yuè rén cháng rù zhuàn, qín kè bù xū jīng.
shéi jiě yuán míngyuè, tú kuā liǎng gǔ qīng.