sulle rive del fiume azzurro
  • Home Page
  • Poesie Cinesi
    • Aì Qíng
    • Anonimo Múlàn
    • Bái Pŭ
    • Bái Yùchán
    • Bĕi Dăo
    • Fán Chéngdà
    • Féng Zhī
    • Qín Guān
    • JIĒ XĪSĪ
    • Jĭn Chángxù
    • Láng Qĭbō
    • Lí Dēng
    • Lĭ Duān
    • Lĭ Qĭ
    • Lĭ Yánnián
    • Liú Chánqíng
    • Liú Yŭxī
    • Màng Kè >
      • Il girasole nella calura
      • La luna sulla strada
    • Sū Dōngpō
    • Táng Yín
    • Wáng Chánglíng
    • Wáng Jiàn
    • Wèi Lĭtóng
    • Xí Mùróng
    • Xū Zhimò
    • Zhào Yì
  • Versi Cinesi
    • M'ero appena annodati i capelli
    • Un graffito
    • "Le contadine del Kuízhōu"
    • Dispiaceri d'amore
    • "Le montagne"
    • La quartina dei sette passi
    • "Il pelo d'orango"
    • Chángshā
    • Pensando a Dù Fŭ
    • Sull'aria di "Sciogliendo i pendagli della cintura"
    • "La sciabola giapponese"
    • "L'amato"
    • "Le sette tazze di tè"
    • Il cavaliere della Guardia Imperiale
    • "Il ritratto del giovin signore"
    • La Mia Amante
    • In biblioteca con Xiè Shīhòu
    • "Poesia sui pidocchi"
    • "Mattino di primavera"
    • Aneddoti, testi e poesie di Su Dongpo
    • A un'orchidea nascosta
    • "La canzone della sciabola giapponese"
    • "La canzone della moglie fedele"
    • "Una passeggiata in campagna"
    • "In memoria di Lĭ Píngshān"
    • "Il tè"
    • Un epitaffio
    • Se guardo una rosa
    • Vergogna di vivere
    • Il Sentiero dei Gelsi
    • Il Canto dei Chì Lè
    • Una Sedia Intagliata
    • La mosca assopita
    • Il tempio di Jīn
    • Il dipanamento dei bozzoli
    • Il pappagallo in gabbia
    • A Dù Fŭ
    • Cercando Hú l'eremita
  • Poeti Cinesi
    • BÁI JŪYÌ >
      • La Canzone dell' Eterno Rimpianto
      • La canzone del liuto
      • Il Vecchio Carbonaio
      • Guardando mietere il grano
      • La gente del Dàozhōu
      • Il vecchio invalido di Xīnfēng
      • Ahimè, la calvizie!
      • Una poesia sulla vecchiaia
      • Il pappagallo di Qín
      • La cetra abbandonata
    • CHÉN ZĬLÓNG >
      • Pensieri Sparsi
      • La tredicesima notte
    • DÙ FŬ >
      • Il canto dei carri da guerra
      • Il canto delle belle fanciulle
      • Lamento in riva al fiume
      • Il principe sventurato
      • Una bella signora
      • La danza della spada
      • Presentazione di un dipinto
      • Ammirando una scena di cavalli
      • Il poeta Yŭ Xìn
      • I Palazzi di Chŭ
      • La concubina splendente
      • L'imperatore Liú Bèi
      • Il ministro Zhūgĕ Liàng
      • La canzone dei polli legati
      • Una notte sulla torre di guardia
      • Fuoco
      • Siccità
      • Arruolamento forzato a Shíiháo
    • DÙ MÙ >
      • Una notte in albergo
      • Sera d'autunno
      • Uno Sfogo
      • Poesia estemporanea
    • GUŌ MÒRUÒ >
      • La rinascita delle fenici
    • HÀN YÙ >
      • I tamburi di pietra
      • La notte della festa della luna
      • Poema scritto sulla porta di un monastero
    • HUÁNG JĪNGRÉN >
      • Addio alla Vecchia Madre
      • La Tomba di Tàibó
      • Notte d'Inverno
    • LĬ BÁI >
      • Bevendo da solo sotto la luna
      • Arduo è il cammino di Shū
      • Il canto del cavaliere errante
      • Omaggio a Mèng Hào Rán
      • Una serata in una baita
      • Una pura, serena melodia
      • Ascoltando il suono di un flauto a Luòchéng in una notte di primavera
      • La canzone di Cháng Gán
      • Sempre pensando a Cháng'Ān >
        • a) Sempre pensando a Cháng'Ān
        • b) Un solo pensiero
      • Addio in un’osteria di Jīnglíng
      • Le ballate delle quattro stagioni
      • Si versi il vino!
      • Notte in un monastero di montagna
      • Il lamento della sentinella
      • Una canzone all'antica
      • Amore Amaro
      • Ricordo di un buon distillatore
      • Dedicato a Dù Fŭ
      • Di fronte a un bicchier di vino
      • La luna sul valico di montagna
      • La Terrazza del Sole
    • WÁNG WÉI >
      • DALLA MIA DIMORA DI WĂNG CHUĀN AL LETTERATO PÉI DÍ
      • Il Canto della Sorgente dei Peschi
      • L’Antologia del Fiume Wăng
      • "Nostalgia"
      • All'imbrunire, d'autunno, in montagna
    • WÈI YÌNGWÙ >
      • Partenza
      • L’EREMITA DEL MONTE QUÁNJIĀO
      • All'ancora sul fiume Huái
      • Incontro con un amico
      • Alla figlia che va sposa in casa Yáng
    • WÉN YĪDUŌ
  • Prosa Cinese
    • Lu Xun "La vera storia di Ā Q" >
      • Capitolo I
      • Capitolo II
      • Capitolo III
      • Capitolo IV
      • Capitolo V
      • Capitolo VI
      • Capitolo VII
      • Capitolo VIII
      • Capitolo IX
    • Lŭ Xùn "Kŏng Yĭ Jĭ "
    • Lŭ Xùn "Un momento difficile"
    • Lŭ Xùn "Il diario di un matto" >
      • Capitoli I-III
      • Capitoli III-VI
      • Capitoli VII-X
      • Capitoli X-XII
    • Zhào Mèngfŭ "Il tempio di Guān Yīn"
    • Sīmă Qián "Cervo o cavallo?"
    • Lù Yŭ "Il libro del tè"
    • LE MANI
    • Tào Yuānmíng "La sorgente dei peschi"
    • Il governatore di Nánkē
    • Wáng Xīzhī "Il padiglione delle orchidee"
    • Una serata di teatro
    • L'ignorante smascherato
    • Féng Jìcái >
      • Il signorino Cài
      • La Santa Madre del Ranuncolo Giallo
      • Sū “Sette Monete”
      • Lĭ l’imbianchino
      • La Vecchia Beona
      • Il signor Féng il quinto
      • "Uccello Morto"
    • Lăo Shĕ >
      • Il signore coi pantaloni alla cavallerizza
      • Vicini di casa
    • Lín Huīyīn
    • Il sogno del bodhisattva Guānyīn
    • Il religioso taoista e la vedova
    • Attenti all'alcooll
    • Yù Dáfū >
      • L'autunno nella vecchia capitale
    • La moglie di Zhuāngzhōu
    • La lettera di Lĭ Bài.
  • Romanzo dei Tre Regni I-XVII
    • Capitolo I
    • Capitolo II
    • Capitolo III
    • Capitolo IV
    • Capitolo V
    • Capitolo VI
    • Capitolo VII
    • Capitolo VIII
    • Capitolo IX
    • Capitolo X
    • Capitolo XI
    • Capitolo XII
    • Capitolo XIII
    • Capitolo XIV
    • Capitolo XV
    • Capitolo XVI
    • Capitolo XVII
  • La Via ed il suo Potere
    • Capitoli I-X
    • Capitoli XI-XX
    • Capitoli XXI-XXX
    • Capitoli XXXI-XL
    • Capitoli XLI-L
    • Capitoli LI-LX
    • Capitoli LXI-LXX
    • Capitoli LXXI-LXXXI
  • I DIALOGHI Capitoli I-X
    • Capitolo I
    • Capitolo II
    • Capitolo III
    • Capitolo IV
    • Capitolo V
    • Capitolo VI
    • Capitolo VII
    • Capitolo VIII
    • Capitolo IX
    • Capitolo X
  • I DiALOGHI Capitoli XI-XX
    • Capitolo XI
    • Capitolo XII
    • Capitolo XIII
    • Capitolo XIV
    • Capitolo XV
    • Capitolo XVI
    • Capitolo XVII
    • Capitolo XVIII
    • Capitolo XIX
    • Capitolo XX
  • Storia della Cina
    • La Canzone di Gāixià
    • Poesia dedicata all'Occidente
    • Versi scritti in prigione
    • Come Matteo Ricci divenne Lì Mădòu
    • Nome, grandezza e sito della CinaNuova pagina
    • “Pulendo i cessi in compagnia di Méi Zĭ”
    • La concessione italiana di Tientsin
    • L' Ultimo Imperatore
    • I Meloni della Terrazza Gialla
    • " Hánfēizĭ " ( Capitolo I )
    • La canzone della lavanderia
    • Un poeta patriottico
    • Brutte poesie o poesie false?
    • In fuga dalla Grande Fame
    • L' Imperatore Giallo
    • Il Grande Massacro
    • L' Albania
    • Vita di Guān Yú
    • Il Cattolicesimo in Cina
    • Lune di metallo
    • Le bacchette d'avorio
  • Argomenti diversi
    • Chi era Turandot?
    • Cartolina delle MIssioni
    • Il Diario
    • Errori di traduzione?
    • MIssionari cattolici in Cina
    • Il Dà Qín (Impero Romano)
    • Un racconto monotono?
    • La poesia nippocinese
    • Porcellana a fiori blu
    • Gŭ Lăo Huŏyàn Zhōng Nà Gè Biàn Dà Jiăo
    • Il Gobbo
    • Poesie in cinese
    • Ménage à trois
    • Fiori di Ciliegio
    • Il Nostradamus cinese
    • Un poeta poco noto
    • Una poesia fatale
    • Come si è arrivati al pīnyīn
    • Arashiyama
    • Il ritorno dei Wasei Kango
    • Come svolgere un tema
    • Una strana poesia
    • Una brutta storia
    • Il vecchio della frontiera ha perso un cavallo
    • Un testo di Guōdiàn
    • Primavera Cinese
    • Il Dialogo del Cavallo Bianco
    • Una poesia sino-coreana
    • La storia di Xiè Xiăo’é
    • L' Angelo della Strada
    • Le haiku di Bashō
    • Ninna nanna di Pechino
    • Che cos'è lo "humour"?
    • Sinfonia di Guerra
    • A proposito della parola “tāmāde”
    • Tintin in Cina
    • Il Destino della Nazione
    • Un Curriculum Vitae
    • "Diario del viaggio in Italia"
    • Lava la scodella!
  • SHĪ JĪNG
    • Il Nido della Gazza
    • I Falchi Pescatori
    • Un cerbiatto giace nella boscaglia
    • Poesie di soldati
    • Se nasce un maschio
    • Raccogliamo le felci
  • L'altra metà del cielo
    • Io sono te e tu sei me
    • La casetta del vicolo Qìngyún
    • La rondine solitaria
    • IO SONO FÀN YŬSÙ
    • Che cosa dice una foglia
    • Primavera a Wŭlíng
    • Sull'aria di "Un'eterna nostalgia"
    • Sipario
    • Il Biancospino
    • Una fontana, d'autunno
    • Ricordo ancora
    • Sull'aria "Il giorno della pernice"
    • Amaro Destino
    • Diciotto canzoni per il flauto dei barbari
    • La vecchia signora di Shànyáng
    • Grazie delle perle
    • Poesia di una dama di corte
    • La canzone del corvo e della gazza
    • Un Ricordo
    • Ho attraversato più di mezza Cina...
    • Senza Titolo
    • Ritorno in patria
    • La sorgente in mezzo la deserto
    • Meditazione
    • Nel mondo tu sei un giorno d'aprile
    • Hotel Europa
    • Oh Mamma! e altre poesie
    • L'acqua distillata della mamma
    • Biografia di Zhāng Àilíng
    • L'Addio del Re Egemone
    • OTTOBRE
  • Antologie della poesia Táng
    • Ritorno al villaggio
    • Sentendo qualcuno cantare una canzoneNuova pagina
    • Una canzone di Liángzhōu
    • Addio presso il Padiglione del Loto
    • Incontrando un messaggero diretto alla capitale
    • Compassione per i contadini
    • Cercando invano il maestro
    • Ascoltandola suonare l'arpa
    • Un vecchio canto dei soldati
    • A un suonatore di liuto
    • La Ballata del Viaggiatore
    • La bella si pettina
    • La sposina prudente
    • Dai "Canti delle Branche di Bambù" Seconda poesia
    • Rimpianto di donna
    • Una notte in albergo
    • La Canzone del Lóngxī
    • Il canto del gabbiano
    • Un Amore Impossibile
    • Poesie di Jiă Dăo
    • Giunge l' Autunno
    • Pensando a chi è partito
    • Canto della Frontiera
    • Soggiorno d’autunno a Bàshàng
    • La Fanciulla Povera
    • La Ballata della Tigre Feroce
    • Attraversando il fiume Hàn
    • Oltre il confine
    • Quattro canti di frontiera
    • La Canzone di Gēshū
    • Sul pendio di Măwéi
    • Il Torrente dei Fiori di Pesco
    • Il Messaggero
  • Canzonette ("Cí")
    • Pensando alla bella di Qín
    • Alle farfalle piacciono i fiori
    • Sull'aria di "Prevedendo il futuro"
    • Due Canzoni Popolari
    • La canzone del palazzo
    • Il Canto dell'"Urlare al Fuoco"
    • Boccioli di biancospino
    • La Tomba delle Anatre Selvatiche
  • Zhuāngzĭ
    • Una cosa vale l'altra
    • I princìpi che nutrono la vita
    • L'uomo nella società
    • Il segno della perfetta virtù
    • Il grande e onorato maestro
    • Come si devono comportare i sovrani
    • I Piedi Palmati
    • Gli zoccoli dei cavalli
    • I tagliaborse
    • Lasciar correre
    • Cielo e Terra
  • Teatro Cinese
    • Il Letterato Frustrato
    • Come farsi prendere una foto
    • Il Temporale >
      • Atto Primo
      • Atto Secondo
      • Atto secondo (seguito)
      • Atto Terzo
      • Atto Terzo (seguito)
      • Atto Quarto
      • Atto Quarto (seguito)
    • La casa da tè >
      • Atto Primo
      • Atto Secondo
      • Atto Terzo
    • L'Errore dell'Aquilone
    • L' Alba
    • L'Orfano di Casa Zhào
  • Romanzo dei Tre Regni XVIII-
    • Capitolo XVIII
    • Capitolo XIX
    • Capitolo XX
  • Pittura e altre arti
    • Giuseppe Castiglione
    • Hán Gàn
    • Gù Kăizhī
    • Il Gēngzhītú
    • Le Sfere d'Avorio degli Spiriti
    • Le case-fortezza del Fújiàn
    • Il LIbro del Cielo
    • L’arduo cammino di Shŭ
    • La Via del Tōkaidō
  • Mozi
    • L'Amore Universale
  • Foto di Ningpo
  • Blog



                                                                        IL RITORNO DEI WASEI KANGO


Sembra, a prima vista, una delle tante storie di emigrazione.

Molto tempo fa, la famiglia cinese Hànyŭ attraversò l’Oceano per andare a lavorare in terra straniera. Una volta installatasi nel paese di destinazione,cominciò presto ad adeguarsi alla realtà locale ed adattò il proprio cognome alla lingua del posto, divenendo la famiglia Kango.

I figli, cioè la seconda generazione di immigranti, si naturalizzarono con grande facilità e si mescolarono agli autoctoni, creando una nuova famiglia: i Wasei Kango.

Col passare degli anni, alcuni membri della famiglia, tormentati dalla nostalgia, ritornarono in Cina e ripresero il vecchio cognome, accompagnato da quello del paese di emigrazione. Sono ora conosciuti come i Rìzhì Hànyŭ, cioè i Hànyŭ nati in Giappone.

Questa storia ha però una particolarità che la distingue da tutte le altre: i suoi protagonisti non sono uomini, bensì parole. Il termine “hànyŭ” 漢 語 designa infatti i caratteri della scrittura cinese che, come si sa, non sono segni fonetici, bensì rappresentazioni di concetti.

È storicamente accertato che, nei primi secoli dell’era cristiana, i Giapponesi non avevano ancora elaborato una propria scrittura. Nel IV° secolo d.C., in seguito ai contatti stabiliti con i Cinesi attraverso la Corea, essi cominciarono ad utilizzare i caratteri cinesi ( in giapponese “ kanji”漢 字).

Si sviluppò allora un fenomeno assai interessante e complesso.

Era naturale che, utilizzati nel contesto della società giapponese, i caratteri cinesi venissero “tradotti”, cioè pronunciati col suono che corrispondeva nella lingua giapponese al concetto da essi espresso. Questa pronuncia fu detta “kunyomi” 訓 読 み, cioè “lettura esplicativa”o “pronuncia concettuale”.

Tuttavia, poiché la lingua cinese corrispondeva ad uno stadio di sviluppo sociale, scientifico ed intellettuale assai più avanzato di quello in cui si trovava, a quell’epoca, la popolazione giapponese, si constatò ben presto che innumerevoli concetti non avevano alcun corrispettivo nella lingua giapponese, per cui l’unica soluzione era di conservarne , nei limiti del possibile, la pronuncia originaria. Nacque così la pronuncia detta “onyomi” 音 読 み, vale a dire “lettura fonetica”. La pronuncia “onyomi” si affermò in molti casi, non soltanto per supplire alla mancanza di una pronuncia”kunyomi”, ma anche accanto a quest’ultima. Poteva infatti accadere che un carattere cinese avesse diverse sfumature di significato e che solo una di queste fosse coperta da una pronuncia “kunyomi”, rendendo così necessario trovare una diversa soluzione per esprimerne le altre.

Se si tiene conto del fatto che molti caratteri entrarono in Giappone a più riprese, ogni volta con nuove accezioni semantiche e nuove pronunce , secondo le diverse epoche e le diverse regioni di provenienza, si può accertare per parecchi “kanji” la presenza di numerose pronunce “cinesi” (“onyomi”) e talvolta, anche, “giapponesi” (“kunyomi”).

Una volta acclimatatisi in Giappone, i caratteri cinesi cominciarono tuttavia a vivere un’esistenza autonoma, avulsa dai successivi sviluppi della lingua cinese, e contribuirono, seguendo l’evoluzione della società giapponese, alla creazione di termini tipicamente giapponesi, i “wasei kango”和 製 漢 語.

Vocaboli quali 幕府(“bakufu”), 大名(“daimyō”), 和歌 (“waka”), 俳句 (“haiku”), 芸者(“geisha”) , 町人(“chōnin”) , 抹茶(“matcha”), 煎茶 (“sencha”), 和紙 (“washi”), 柔道(“jūdō”), 剣道( kendō”), 神道( “Shintō”), 将棋(“shōgi”), 道場(“dōjō”) , 切腹(“seppuku”) e molti altri si riferiscono a realtà esclusivamente giapponesi e non hanno per i Cinesi alcun significato o possono eventualmente avere un significato del tutto diverso.

I “wasei kango” sarebbero però rimasti un fenomeno puramente giapponese e del tutto irrilevante per la lingua cinese, se Giappone e Cina non fossero stati toccati (e travolti), nel XIX° secolo, dalla spinta delle Potenze occidentali, le quali cercavano, anche e soprattutto con la forza, di sottoporre i paesi dell’Estremo Oriente alla loro influenza politica, economica e culturale.

Di fronte a questa minaccia, le reazioni della Cina e del Giappone furono diametralmente opposte.

Il Celeste Impero cercò ostinatamente di conservare la propria cultura tradizionale, sottraendosi, finché gli fu possibile, a qualsiasi influenza esterna, con il risultato di rimanere, fino agli inizi del XX° secolo, nonostante sanguinosi conflitti con le Potenze, pressoché impermeabile alla cultura occidentale.

Il Giappone, al contrario, comprese fin dall’inizio che solo una rapidissima acquisizione della scienza e della tecnica occidentali in tutti i campi gli avrebbe permesso di dialogare in condizioni di parità con gli stranieri, salvaguardando la propria cultura ed i propri valori ancestrali. Questa politica fu sinteticamente espressa nello slogan “ wakon yōsai” 和 魂 洋 才(” spirito giapponese, tecnica occidentale”).

Ne conseguì, tra l’altro, la traduzione, in un brevissimo periodo di tempo, di una massa enorme di opere scientifiche occidentali, per la quale i traduttori giapponesi dovettero creare una impressionante quantità di neologismi.

È ovvio che se, in quello stesso scorcio di tempo, un analogo fenomeno si fosse sviluppato in Cina, gli studiosi cinesi avrebbero potuto creare un nuovo vocabolario scientifico, in modo del tutto indipendente da ciò che accadeva in Giappone. Ma non avvenne nulla di simile !

Quando finalmente, negli ultimissimi anni della dinastia Qīng e nei primi decenni della Repubblica, anche i Cinesi compresero che era ormai indispensabile assimilare le conquiste della civiltà occidentale , la lingua più adatta per veicolare il flusso di informazioni apparve il giapponese, che aveva già prodotto un importante lessico tecnico e scientifico direttamente trasponibile, grazie all’identità dei caratteri, in un testo cinese.

Fu così che fecero il loro ingresso nella lingua cinese i “wasei kango” 和 製 漢 語, che, quando sono usati in Cina, sarebbe più corretto chiamare 日 制 汉 语 “rìzhì hànyŭ “, cioè “vocaboli cinesi fabbricati in Giappone”. Ricordiamo (per citarne solo alcuni) 科学 (“kēxué”, in giapponese ”kagaku “,,”scienza”'), 銀行 (”yīnháng”, in giapponese “ginkō”, ”banca”), 医院 (”yīyuàn”, in giapponese “byōin”,”ospedale”), 社会  (“shèhuì”, in giapponese “shakai “,”società”),  電話 ( “diànhuà”, in giapponese “denwa”,”telefono”), 文化  (“wénhuà”, in giapponese “bunka”,”cultura”,”civiltà”),革命 (“gémìng”, in giapponese “kakumei “, “rivoluzione”)., 経済(“jīngj씓in giapponese “keizai”,”economia”(1), 数学(”shùxué, in giapponese “sūgaku”, “matematica”), (金融 “jīnróng”, in giapponese “kinyū”, “finanza”),(資 本 主 義 “zībénzhŭyì”, in giapponese “shihonshugi”, “capitalismo”) , (心 理 学 “xīnlĭxué”, in giapponese “shinrigaku”, “psicologia”), (物 理“wùlĭ, in giapponese “butsuri”, “fisica”).

In alcuni casi i Cinesi formarono tuttavia direttamente i propri termini, anche se con un procedimento logico analogo a quello seguito dai Giapponesi. Ad es. la bicicletta è per i Giapponesi 自 転 車 “jitensha”, mentre i Cinesi la chiamano 自 行 車 “zìxíngchē”, utilizzando, al posto del carattere 転 (“zhuān”,“muoversi”,”girare”), il carattere 行 (“xíng”,”andare”). Un caso analogo è quello del termine “oncologia” che i giapponesi traducono con 腫 瘍 学 (“shuyougaku” “scienza delle ulcere gonfie”), mentre i Cinesi lo traducono con 肿 瘤 学  (“zhŏngliúxué” “scienza dei noduli gonfi”).

Il prestito di termini scientifici stranieri attraverso il giapponese fu particolarmente intenso nei primi decenni del XX° secolo, nonostante la resistenza degli intellettuali che cercarono di opporsi a questa tendenza creando essi stessi, talora con successo, dei neologismi. Attualmente, ciascuno dei due paesi procede autonomamente alla traduzione della terminologia scientifica, anche se spesso si prescinde da una trasposizione concettuale e si opta per la soluzione assai più semplice della trascrizione fonetica. Sono i cosiddetti “loan words” che in giapponese vengono chiamati 外 来 語 (“gairaigo”), in cinese 外 来 词  (“wàiláicí”).

L’infittirsi delle relazioni tra la Cina ed il Giappone negli ultimi anni ha fatto sì che vengano ormai presi a prestito non solo termini del linguaggio scientifico, ma anche vocaboli della lingua corrente che spesso hanno addirittura una connotazione negativa. Così è stata osservata, in testi cinesi, la presenza di parole quali 不 倫  “bùlún” (dal giapponese “furin”) nel senso di “comportamento immorale”, ”adulterio” e 電 話 詐 欺 “diánhuà zhàqī” (dal giapponese “denwa sagi”) nel senso di “frode telefonica”.

Si è molto diffuso, di recente, l’uso di suffissi che, in giapponese, servono a formare categorie di parole.


Ad esempio:

1) 族, che in giapponese si pronuncia “zoku” ed indica una “famiglia”, un “gruppo” di persone o di cose, è spesso impiegato per designare una categoria di persone:



暴 走 族                      bàozŏu- zú             (giapponese: 暴 走 族         bōsō-zoku)          le bande di motociclisti

自 行 车 族                 zìxíngchē-zú            (giapponese: 自 転 車 族  jitensha-zoku)       le squadre di ciclisti

通 勤 族                     tōngqín-zú              (giapponese:  通勤族           tsūkin-zoku)          i pendolari

独 身 族                     dúshēn-zú               (giapponese:   独身族          dokushin-zoku)    i “single”

御 宅 族                     yùzhái-zú                (giapponese:   御 宅 族         otaku-zoku)          i fanatici di un’attività, i “monomaniaci”



2) 風 , che in giapponese significa anche “stile”, “moda” è usato per indicare che qualcosa è “nello stile di”, “alla moda di”:


中 國 风 (2)                  zhōng guó-fēng       (giapponese: 中 国 風   chūgoku-hū)        alla cinese

日 本 风                       rìbĕn-fēng                 (giapponese: 日 本 風  nihon-hū)              alla giapponese

西 洋 风                       xīyáng-fēng               (giapponese: 西 洋 風  seiyō-hū)              all’occidentale



3) 中, che in giapponese esprime l’idea di svolgimento, è usato per indicare che qualcosa è “in corso”:


营业中                        yíngyé-zhōng            (giapponese: 営業中 eigyō-chū)                  in affari

发卖中                        fāmài-zhōng              (giapponese:  発売中 hatsubai-chū)           in vendita

准 备中                       zhŭnbèi-zhŏng          (giapponese:  準備中 junbi.chū)                  in preparazione

放 送 中                      fàngsòng-zhŏng        (giapponese: 放送中 hōsō-chū)                  in onda

休业中                        xiūyè-zhŏng               (giapponese: 休業中kyūgyō-chū)               chiuso


  
4) 屋, che in giapponese si pronuncia “ya” ed esprime l’idea di “attività professionale”, “negozio”, è usato per indicare i mestieri e coloro che li esercitano:


海 鲜 屋                    hàixiān-wú                     (giapponese:  魚 屋         sakana-ya)               pescivendolo, pescheria   

肉 屋                         ròu-wú                          (giapponese:  肉 屋           niku-ya)                    macellaio, macelleria
     
茶 屋                         chá-wú                          (giapponese:  茶 屋          cha-ya)                     casa da tè

水 果 屋                    shuĭguŏ-wú                   (giapponese:  果 物 屋     kudamono-ya)         fruttaiolo,frutteria
 
靴屋                          xié-wú                           (giapponese:  靴 屋           kutsu-ya)                 calzolaio, calzoleria
  
书屋                          shū-wú                          (giapponese:  本 屋           hon-ya)                    libraio, libreria

酒屋                          jiŭ-wú                            (giapponese:  酒 屋           saka-ya)                  vinaio,vineria

花屋                          huà-wú                          (giapponese:  花屋           hana-ya)                  fioraio, fioreria.


  
Da ultimo, esempi di “wasei kango” si riscontrano persino nello “slang”. Così, si può ritrovare il termine “ichiban”   いちばん  (一番),  che in giapponese serve a formare i superlativi, trasformato in “yījíbàng”  一 級 棒  nel gergo degli adolescenti cinesi col significato di “numero uno”, “il meglio”. (3)




NOTE

1) La storia di questa traduzione è molto interessante. Il traduttore giapponese si sarebbe infatti ispirato ad una massima di Cáo Pī  曹 丕, fondatore della dinastia Wèi 魏 朝 , che è del seguente tenore: “経 世 済 民” (“ in cinese” jīng shì zài mín”, in giapponese “ keisei zaimin”), vale a dire: “Mantieni in ordine il mondo ed il popolo ne sarà avvantaggiato”.Il concetto di “economia” sarebbe così stato tratto dall’osservazione che la stabilità sociale porta benessere.

2) Occorre ricordare che, a causa dell’adozione di caratteri semplificati nella Repubblica Popolare Cinese, parole composte con i medesimi caratteri possono spesso risultare graficamente diverse secondo che siano scritte con caratteri giapponesi o cinesi tradizionali oppure con caratteri semplificati.

3) Ho tratto la maggior parte degli esempi di “wasei kango” qui riportati da un interessante articolo pubblicato nel settembre 2012 dal Prof. Xuexin Liu dello Spelman College di Atlanta con il titolo:”Chinese Lexical Borrowings from Japanese as an Outcome of Cross-Cultural Inflence”.

Fornito da Crea il tuo sito web unico con modelli personalizzabili.