Lĭ l’imbianchino
La gente del quartiere del porto è tutta gente che lavora sodo. Gli artigiani contano sulle proprie mani; è nelle mani che è racchiuso il loro talento.Chi sa usarle mangia bene (1), è stimato ed abita nelle zone migliori. Chi non sa usarle mangia male, è disprezzato ed abita nei vicoli più poveri. Questa discriminazione non deriva dall’arbitrio di qualcuno, ma è interamente dovuta al modo di essere della gente del porto.
Esibirsi nel quartiere portuale di Tiānjīn è sempre stato il sogno di tutti i cantanti d’opera. Gli abitanti di Tiānjīn, infatti, non sono soltanto appassionati d’opera, ma anche ottimi conoscitori:hanno l’occhio esercitato, l’orecchio fino, il gusto sicuro.Se la prestazione è valida, non hanno ritegno a manifestare il loro entusiasmo con urla ed applausi come se si trovassero di fronte all’Imperatore in persona e non pochi artisti celebri hanno conquistato un’immensa popolarità proprio cantando a Tiānjīn , ma se chi sale sul palco fornisce una prova mediocre, priva di carattere, se non si mostra all’altezza delle aspettative, allora sono fischi e schiamazzi, allora volano per aria le tazze di tè e i resti delle foglioline di tè si spiaccicano sul costume di scena e sulla barba del malcapitato. Non esiste, nel mondo dello spettacolo, un pubblico più pronto di quello di Tiānjīn sia ad applaudire sia a stroncare. Mi vorreste dire che non è questo il modo di comportarsi? Non poche persone di talento si sono fatte le ossa proprio così.
A Tiānjīn ogni corpo di mestiere vanta dei rappresentanti leggendari dotati di capacità che si direbbero soprannaturali. Liú il tagliatore di mattoni, Zhāng il modellatore d’argilla, Wèi il costruttore di aquiloni, Wáng il meccanico, Lĭ l’imbianchino e tanti altri. Gli abitanti di Tiānjīn hanno l’abitudine di aggiungere sempre al nome di una persona l’indicazione del suo mestiere. Se tu dici solo Zhāng, nessuno sa chi sia.Nel quartiere del porto sono unicamente i soprannomi che risuonano di continuo come uno scampanio ininterrotto.
Lĭ l’imbianchino era un maestro d’arte alle dipendenze di un’impresa di costruzioni che aveva sede nel viale Hébĕi. La sua specialità era l’intonacatura; non si occupava di nient’altro. Se lo avevate incaricato di intonacare le pareti di una stanza, vi consigliavano di non uscire dalla stanza , ma di sedervi in un angolo e di guardare, perché era uno spettacolo affascinante.(2) La cosa più stupefacente era che lavorava sempre vestito di nero, ma, quando aveva finito il lavoro, non si scorgeva sui suoi abiti neppure una minuscola macchia bianca. È vero. Credetemi! S’era fissato una regola: se sui suoi abiti fosse stata scoperta una sola macchietta bianca, avrebbe restituito il compenso ricevuto e l’intonacatura sarebbe stata gratuita.Con questi presupposti, se quanto si raccontava di lui non fosse stato vero, sarebbe stato ben presto ridotto alla fame.
Tuttavia, poiché questa reputazione era fondata sulle voci che circolavano, anche coloro che ci credevano non ne erano sicuri al cento per cento. Quelli che non erano del mestiere e che non lo avevano ancora visto all’opera non ci credevano, mentre quelli del mestiere negavano, per rabbia ed invidia, che ciò potesse essere vero.
Un giorno Lĭ l’imbianchino assunse un apprendista chiamato Cáo Xiăosān. Agli inizi, l’apprendista è uno che svolge i compiti più insignificanti: accende le sigarette al capo e gli corre dietro per porgergli gli attrezzi. Naturalmente, Cáo Xiăosān aveva già sentito parlare della leggendaria abilità del maestro, ma, un po’ ci credeva, un po’ non ci credeva, ed ora era fermamente intenzionato a vedere con i propri occhi come stavano le cose.
Quel giorno il maestro andava a lavorare per la prima volta nella concessione inglese, dove gli era stato affidato l’incarico di intonacare una casa di stile occidentale appena costruita sul viale Zhénnán.
Quando arrivarono sul posto, Cáo vide Mastro Lĭ andare a discutere col capocantiere e capì subito che il maestro era un uomo di carattere. Lĭ informò il capocantiere che, per principio, lui non intonacava più di una stanza al giorno. Poiché la casa aveva nove stanze, il lavoro sarebbe dunque durato nove giorni. In seguito, prima di mettersi all’opera, aprì un fagottino quadrato che aveva portato con sé e, come era prevedibile indossò una blusa nera, dei pantaloni neri e un paio di scarpe nere. Il nero dei suoi abiti contrastava nettamente con il secchio di pittura bianca posato sul pavimento.
Come si sa, una stanza è composta da un soffitto e da quattro pareti laterali. Si comincia a dipingere il soffitto e si continua con le pareti. L’intonacatura del soffitto è un lavoro particolarmente difficile. Quando la pennellessa, appena immersa nella vernice diluita, viene sollevata verso il soffitto, su chi credete che si metterà a gocciolare? Su chi la tiene in mano, naturalmente. Ma, quando Mastro Lĭ sollevava il suo pennello, si sarebbe detto che non lo avesse immerso nella vernice. Eppure, il suo passaggio lasciava sul soffitto una traccia perfettamente regolare, d’una luminosità translucida, di un bianco puro e riposante. Secondo alcuni, questo risultato straordinario era dovuto alla tecnica con cui il maestro intingeva il pennello nella vernice; secondo altri, invece, il segreto stava nella particolare composizione della miscela.
Cáo Xiăosān, lui riusciva a capirne qualcosa?
Vedeva solamente le braccia del maestro muoversi avanti e indietro, senza fretta, proprio come se seguissero il ritmo dei tamburi (3) o accompagnassero il suono di uno strumento a corda, ed ogni pennellata lasciava sulla parete, con un “paf” chiaro e melodioso, che era molto piacevole ascoltare, una lunga striscia di vernice. “Paf”,”paf”,”paf”, una banda di vernice dopo l’altra, alla fine il risultato era perfetto (4) e le pareti intonacate erano così lisce e regolari da sembrare un paravento spalancato candido come la neve.
In realtà, ciò che interessava più di tutto Cáo Xiăosān era accertare se Mastro Lĭ si fosse macchiato o no.
Occorre ancora ricordare che, sul lavoro, Mastro Lĭ aveva un’abitudine costante: ogni volta che aveva terminato di intonacare una parete, si sedeva immancabilmente su uno sgabello e rimaneva lì un buon momento a fumare la pipa e a sorseggiare una tazza di tè prima di mettersi a tinteggiare un’altra parete. Ora, Cáo Xiăosān,che doveva, in queste occasioni, versargli l’acqua nella tazza e porgergli l’accendino, ne approfittava per osservare attentamente il maestro in ogni parte del corpo. Ogni volta che una parete era terminata, dunque, Cáo Xiăosān scrutava con cura il maestro, ma, soprendentemente, non era ancora riuscito a scorgere nemmeno una macchietta, fosse pure piccola come un granello di sesamo.Si sentiva portato a credere che quegli abiti neri possedessero una sorta di potere soprannaturale che li rendeva refrattari a qualsiasi macchia.
Ma, ad un certo punto, mentre Mastro Lĭ si riposava, dopo aver tinteggiato una parete, e Cáo Xiăosān gli stava porgendo l’accendino, l’apprendista notò all’improvviso una macchia bianca sui pantaloni del maestro Era una macchietta minuscola, delle dimensioni di un granello di soia, ma il bianco sul nero risalta molto di più che il nero sul bianco. Orrore! Mastro Lĭ era stato smascherato. Non aveva alcuna dote sovrumana.La sua leggendaria reputazione, alta come una montagna, crollava con immenso fracasso.Tuttavia, l’apprendista non osò dire niente per paura di mettere in imbarazzo il maestro. Non aveva neppur più il coraggio di guardarlo in faccia, ma si limitava a lanciargli qualche occhiata furtiva.
Fu allora che Mastro Lĭ, voltando improvvisamente la testa verso di lui, gli disse:
“Xiăosān!. Hai visto la macchia bianca sui miei pantaloni, non è vero? E naturalmente, tu, stupidotto, hai pensato che io fossi un impostore, che la mia fama fosse immeritata.Guarda bene un’altra volta, facendo più attenzione!”
Così dicendo, prese fra due dita il tessuto e lo sollevò un poco: la macchietta bianca scomparve istantaneamente. Lo lasciò di nuovo andare e la macchia ricomparve.
Che cosa strana! L’apprendista accostò la faccia per guardare ancora una volta, con cura. In effetti, la macchia bianca era un piccolo foro che il maestro aveva fatto un attimo prima lasciando cadere sui pantaloni, per disattenzione, un pizzico di brace della pipa. Attraverso il buchetto facevano capolino le mutande bianche del maestro, dando l’impressione che proprio lì fosse caduta una gocciolina di vernice e vi avesse lasciato una minuscola macchia bianca.
Vedendo la faccia sbalordita di Cáo Xiăosān, che era rimasto senza parole, Mastro Lĭ gli domandò sorridendo:” Credi che una persona possa guadagnarsi una reputazione senza meritarla? Ti sbagli davvero! Apprendi prima perfettamente le basi del mestiere!”.
In quel primo giorno di apprendistato Cáo Xiăosān vide, ascoltò e imparò cose che altri –temo- non riescono a capire in tutta una vita.
NOTE
1) Il testo cinese reca rispettivamente le espressioni 吃 荤 (”chīhūn””mangia carne”) e 吃 素 (“chīsù””mangia verdure”).
2) Il testo cinese reca l’espressione (赛 升 天 一 般 美 “sài shēngtiān yī bān mĕi”) che significa ,letteramente “gareggia per bellezza con una salita al Cielo”.
3) Negli spettacoli d’opera i protagonisti si muovono spesso al ritmo dettato dal battito dei tamburi (鼓点 “gŭdiăn”).
4) L’espressione idiomatica 天衣无缝 (“tiānyī wúféng”), letteralmente “un abito celeste, senza cuciture”, esprime l’idea di un lavoro perfetto.
刷子李》
码头上的人,全是硬碰硬。手艺人靠的是手,手上就必得有绝活。有绝活的,吃荤,亮堂,站在大街中央;没能耐的,吃素,发蔫,靠边呆着。这一套可不是谁家定的,它地地道道是码头上的一种活法。自来唱大戏的,都讲究闯天津码头。天津人迷戏也懂戏,眼刁耳尖,褒贬分明。戏唱得好,下边叫好捧场,像见到皇上,不少名角便打天津唱红唱紫、大红大紫;可要是稀松平常,要哪儿没哪儿,戏唱砸了,下边一准起哄喝倒彩,弄不好茶碗扔上去,茶叶末子沾满戏袍和胡须上。天下看戏,哪儿也没天津倒好叫得厉害。您别说不好,这一来也就练出不少能人来。各行各业,全有几个本领齐天的活神仙。刻砖刘、泥人张、风筝魏、机器王、刷子李等等。天津人好把这种人的姓,和他们拿手擅长的行当连在一起称呼。叫长了,名字反没人知道。只有这一个绰号,在码头上响当当和当当响。
刷子李是河北大街一家营造厂的师傅,专干粉刷一行,别的不干。他要是给您刷好一间屋子,屋里任嘛甭放,单坐着,就赛升天一般美。最叫人叫绝的是,他刷浆时必穿一身黑,干完活,身上绝没有一个白点。别不信!他还给自己立下一个规矩,只要身上有白点,白刷不要钱。倘若没这本事,他不早饿成干儿了?
但这是传说,人信也不会全信。行外的没见过的不信,行内的生气愣说不信。
一年的一天,刷子李收个徒弟叫曹小三。当徒弟的开头都是端杀、点烟,跟在屁股后边提东西。曹小三当然早就听说过师傅那手绝活,一直半信半疑,这回非要亲眼瞧瞧。
那天,头一次跟师傅出去干活,到英租界镇南道给李善人新造的洋房刷浆。到了那儿,看刷子李跟管事的人一谈,才知道师傅派头斗足。照他的规矩一天只刷一间屋子。这洋楼大小九间屋,得刷九天。干活前,他把随身带的一个四四方方的小包袱打开,果然一身黑衣黑裤,一双黑布鞋。穿上这身黑,就赛跟地上一桶白浆较上了劲。
一间屋子,一个屋顶四面墙,先刷屋顶后刷墙。顶子尤其难刷,蘸了稀溜溜粉浆的板刷往上一举,谁能一滴不掉?一掉准掉在身上。可刷子李一举刷子,就赛没有蘸浆。但刷子划过屋顶,立时匀匀实实一道白,自得透亮,白得清爽。有人说这蘸浆的手法有高招,有人说这调浆的配料有秘方。曹小三哪里看得出来?只见师傅的手臂悠然摆来,悠然摆去,好赛伴着鼓点,和着琴音,每一摆刷,那长长的带浆的毛刷便在墙面“啪”的清脆一响,极是好听。啪啪声里,一道道浆,衔接得天衣无缝,刷过去的墙面,真好比平平整整打开一面雪白的屏障。可是曹小三最关心的还是刷子李身上到底有没有白点。
刷子李干活还有个规矩,每刷完一面墙,必得在凳子上坐一大会儿,抽一袋烟,喝一碗茶,再刷下一面墙。此刻,曹小三借着给师傅倒水点烟的机会,拿目光仔细搜索刷子李的全身。每一面墙刷完,他都搜索一遍,居然连一个芝麻大小的粉点也没发现。他真觉得这身黑色的衣服有种神圣不可侵犯的威严。
司是,当刷子李刷完最后一面墙,坐下来,曹小三给他点烟时,竟然瞧见刷子李裤子上出现一个白点,黄豆大小,黑中白比白中黑更扎眼。完了!师傅露馅了,他不是神仙,往日传说中那如山般的形象轰然倒去。但他怕师父难堪,不敢说,也不敢看,可忍不住还要扫一眼。
这时候,刷子李忽然朝他说话:
“小三,你瞧见我裤子上的白点了吧。你以为师傅的能耐有假,名气有诈是吧,傻小子,你再细瞧瞧吧——”
说着,刷子李手指捏着裤子轻轻往上一提,那白点即刻没了,再一松手,白点又出现了。奇了!他凑上脸用神再瞧,那白点原是一个小洞,刚才抽烟时不小心烧的。里边的白衬裤打小洞透出来,看上去就跟粉浆落上去的白点一模一样!
刷子李看着曹小三发怔发傻的模样,笑道:
“你以为人家的名气全是虚的?那你是在骗自己。好好学本事吧!”
曹小三学徒头一天,见到听到学到的,恐怕别人一辈子也未准明白呢!