Huáng Jĭngrén 黃景仁
ADDIO ALLA VECCHIA MADRE
Prima d’avviarmi verso il ponte sul fiume (1)
sollevo la tenda e saluto mia madre.
Guardo con tristezza i suoi capelli bianchi,
gli occhi che ormai non versano più lacrime.(2)
Quanta amarezza nella povera casa,
col vento che urla nelle notti di neve.(3)
In ore come quelle, che differenza
tra l’avere un figlio accanto e il non averlo. (4)
NOTE
1) Il termine 河 粱 (“hé liáng” “asse sul fiume”), sinonimo di ponte”, è una metafora dell’addio, forse perché era spesso su un ponte che si salutavano i parenti e gli amici prima di partire.
A Cháng ‘Ān 長 安, per esempio, ciò avveniva sul “Ponte delle Anime Consumate” (消 魂 橋 “xiāo hún qiáo”) , che attraversava il fiume Bà 灞 河 (“bà hé”) alla periferia orientale della città.
Da quest’uso è nata l’espressione 河 粱 攜 手 (“hé liáng xié shŏu” ”prendere per mano sul ponte”) che significa “congedarsi”,”dire addio”.
2) Ho reso in questo modo l’espressione 淚 眼 枯 (“léi yăn kū”), letteralmente: “gli occhi lacrimosi (sono ormai) asciutti”.
3) Il poeta immagina con sgomento la vecchia madre sola nella casa abbandonata durante le rigide notti d’inverno. Il termine 柴 門 (“chái mén” ”capanna del legnaiuolo”) è usato in Cina per indicare, con modestia, la propria abitazione. Si veda l’espressione corrente 柴 門 小 戶 (“chái mén xiăo hù” “la capanna con la sua porticina”) vale a dire “la mia povera casa”.
4) Ho aggiunto l’avverbio “accanto” perché mi è sembrato che la cosa più importante non sia semplicemente “avere un figlio” (有 子 “yŏu zĭ”), ma averlo vicino nei momenti difficili. Questa interpretazione è facilitata dal fatto che l’espressione cinese 有 子 può essere resa non solo con “ha un figlio”, ma anche con “c’è un figlio”, e, forse addirittura, forzandone un po’il senso, con “è presente un figlio”.
別 老 母 bié lăo mŭ
搴 帷 拜 母 河 梁 去 qiān wéi bài mŭ hé liáng qú
白 发 愁 看 泪 眼 枯。 bái fà chóu kàn léi yăn kū
惨 惨 柴 门 风 雪 夜 căn căn chái mén fēng xuĕ yè
此 時 有 子 不 如 无。 cĭ shí yŏu zĭ bù rú wú